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[ Serie A TIM "6° G. Rit." ] Juventus F.C. - Atalanta Bergamasca Calcio
Pressing ha risposto al topic di Morpheus © in Stagione 2017/2018
BUFFON LICHT BENATIA CHIELLINI ASA COSTA KHEDIRA PJANIC MATUIDI DYBALA MANDZUKIC Alex Sandro per Dybala/Costa nella ripresa- 815 risposte
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Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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Gliel'hanno chiesto, ma la curia dovrebbe attivarsi da sola eh Quali cose? Illuminaci un pochino, quali valori sta esprimendo la destra attuale? -
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Fiore vuole espellere 1,5 milioni di immigrati -
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Il comune purtroppo non è riuscito a trovare una destinazione, la curia non collabora. Non c'erano altre soluzioni. Nei giorni scorsi a Torino e Bergamo son morti due poveracci per strada, magari i disadattati hanno evitato qualche altra tragedia, chissà?... Non ho Kompagni. Stimo Civati, mi ritrovo nelle sue battaglie e nei suoi valori. Ho avuto la fortuna di crescere e lavorare in un mondo inclusivo, alle s********e della Meloni potevo crederci forse a 12-13 anni. -
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I modi legali? Pagargli l'albergo? Guadagnano meno della Meloni e non hanno gli agganci di Passariello. L'alternativa era una sola. Lasciarli al gelo. La Chiesa è di Dio, il primo rivoluzionario di sinistra. Il Signore è dalla loro parte. -
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una chiesa abbandonata aperta ad inizio febbraio per consentire ai senzatetto di non crepare al gelo la solidarietà non sai nemmeno dove abita, è un problema tuo non dei disadattati -
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La Chiesa di Montesanto è abbandonata da anni, l'hanno """occupata""" per i senzatetto. Un letto e un pasto caldo sempre meglio che dormire al gelo... Il più lontano dal centro storico ovviamente h -
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Lorenzin: siamo contro la legalizzazione delle droghe leggere. -
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Rosarno... Villa Literno... I conservieri dell'agro-nocerino-sarnese si sono spostati in Puglia dove gli immigrati vengono sfruttati a dovere. Quand'ero ragazzino a Villa Literno c'era il coprifuoco, solo le zecche rosse scendevano in piazza per i necri. Il caporalato e l’agromafia, un’economia illegale da 17 miliardi di euro http://espresso.repubblica.it/attualita/2016/05/12/news/il-caporalato-e-l-agromafia-un-economia-illegale-da-17-miliardi-di-euro-1.265135 -
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ha esagerato un pochino... Ragusa, imprenditore e consigliere comunale del Pd lega e picchia un operaio Un lavoratore romeno gli aveva rubato una bombola del gas per riscaldarsi: colpi di fucile per spaventarlo e poi le botte con un bastone. Ha sequestrato, appeso a una trave e pestato un operaio "'colpevole" di avere rubato una bombola di gas per riscaldarsi. E' stato sottoposto ai fermo dalla polizia di Stato, in provincia di Ragusa, un imprenditore che ha voluto farsi giustizia da sè, punendo e ferendo gravemente un lavoratore romeno. Si tratta di Rosario Dezio, 41 anni di Vittoria: deve rispondere di lesioni gravi, sequestro di persona e porto d'armi. Dezio è attualmente consigliere comunale di Vittoria ed è componente della segreteria del Pd cittadina. Dezio aveva sorpreso di notte il suo operaio con la bombola e lo aveva picchiato a mani nude e con un bastone, esplodendo con un fucile alcuni colpi per terrorizzarlo. Non soddisfatto, il giorno dopo lo ha raggiunto in un casolare abbandonato e lo ha sequestrato per ore all'interno dell'azienda chiudendolo in un garage: l'operaio, legato mani e piedi e appeso a una trave, è stato colpito con un bastone in tutto il corpo. La vittima ha riportato diverse fratture e lesioni guaribili in almeno 45 giorni. Insieme a lui altri romeni picchiati in modo meno grave. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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I segreti di Roberto Fiore, il fascista a capo di Forza Nuova Terrorista nero. Condannato per eversione. Scappato all'estero. Dove ha trovato la protezione dei servizi segreti britannici. Oggi guida il partito di estrema destra. Che in cinque anni è stato denunciato per violenza 240 volte DI PAOLO BIONDANI, GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE Ventuno aprile 1999, mancano quattro giorni alla festa della Liberazione. Mentre l’Italia democratica si prepara a ricordare la storica sconfitta del nazi-fascismo, all’aeroporto di Fiumicino si materializza un neofascista conclamato. Un terrorista nero che è riuscito a restare impunito. Si chiama Roberto Fiore, è stato condannato per banda armata e associazione sovversiva come capo di Terza posizione, l’organizzazione che alla fine degli anni Settanta ha riunito alcuni dei criminali più violenti della destra eversiva. Dai ranghi di Terza Posizione è uscita una generazione di stragisti, assassini, rapinatori, sequestratori. Dichiarato colpevole in tutti i gradi di giudizio, Fiore avrebbe dovuto scontare almeno cinque anni e mezzo di reclusione. Invece è scappato all’estero. E a Londra ha fatto molti soldi con appoggi sospetti. Quando rientra in Italia, a quattro giorni dal 25 aprile 1999, è un uomo libero. Ricco. Pronto a guidare un nuovo movimento politico. Neofascista, razzista, pieno di criminali violenti. Come il precedente, ma con una sigla diversa: Forza Nuova. La prima fucina della delinquenza politica di oggi. Per capire gli attacchi di questi giorni, le minacce ai giornalisti di Repubblica e del nostro settimanale rivendicate da Fiore in persona come «il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso», si può partire da quel ritorno. Che unisce passato e presente nel segno dell’impunità. Il passato è la verità storica e giudiziaria che l’attuale leader di Forza Nuova ha potuto ignorare dopo 19 anni di latitanza all’estero. Perché in Italia cadono in prescrizione perfino le condanne definitive: giuste, meritatissime, ma non eseguibili per scadenza dei termini. Fiore scappa all’estero nel 1980, a 21 anni, prima di poter essere colpito dalla retata che decapita Terza Posizione, il gruppo armato che ha allevato una legione di terroristi neri poi confluiti nei Nar. Quando i suoi ex camerati Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini eseguono la strage di Bologna (2 agosto 1980, 85 vittime), lui è già in Inghilterra. Al sicuro, con altri complici neri. Nel 1982 un giudice britannico respinge la richiesta italiana di estradizione. Fiore e l’altro leader di Terza posizione, Massimo Morsello, restano liberi anche dopo essere stati condannati in tutti i tre gradi di giudizio. In Italia intanto Fioravanti e la Mambro, nel tentativo di sottrarsi all’accusa per la strage, inventano un falso alibi, costruito proprio attorno a Fiore e a un altro fondatore di Terza Posizione, Gabriele Adinolfi, ora ideologo di Casapound. L’intreccio tra le due organizzazioni romane del terrorismo nero è spaventoso. Un esempio tra i tanti: Fioravanti e Mambro vengono condannati anche per l’omicidio di Francesco Mangiameli, ex dirigente siciliano di Terza posizione, ammazzato il 9 settembre 1980 perché era uno dei pochi a conoscere la verità su Bologna. E ne aveva parlato con un ex colonnello dei servizi, Amos Spiazzi, che decise di lanciare l’allarme con una famosa intervista a L’Espresso. La Cassazione, nella sentenza definitiva (a sezioni unite) sulla strage di Bologna, spiega che Fiore e altri ex di Terza Posizione sono scappati proprio per non fare la stessa fine di Mangiameli. Eppure in tutti questi anni non hanno mai rivelato e tantomeno confessato nulla. Silenzio totale, perfino sui responsabili della carneficina nera alla stazione di Bologna. A Londra , nei quasi vent’anni di latitanza, Fiore e Morsello ottengono appoggi importanti e misteriosi. La stampa inglese li accusa più volte di aver collaborato con i servizi segreti (MI6). Fiore ha sempre respinto questo sospetto, che però è confermato, nero su bianco, da un rapporto firmato nel 1991 dalla prima commissione d’inchiesta del parlamento europeo su razzismo e xenofobia. Accuse poi rilanciate in Italia, in particolare, da due importanti esponenti di Alleanza nazionale, Enzo Fragalà e Alfredo Mantica. Nel dossier presentato alla commissione stragi, i due parlamentari ricordano la fortissima amicizia tra Fiore e il leader dell’estrema destra britannica Nick Griffin. Il presidente della commissione stragi, nell’audizione del 2000, mette a verbale una domanda esplicita: «Ritiene che Fiore e Morsello fossero agenti del servizio inglese?». E Fragalà risponde: «Non ritengo, c’è scritto, è un dato obiettivo, mai smentito da nessuno... D’altro canto, altrimenti come si fa a immaginare che due latitanti italiani, segnalati come pericolosi, possano costruire lì in Inghilterra un impero economico con 1.300 appartamenti?». Oggi l’avvocato Fragalà non può più cercare la verità su Fiore: è stato ucciso nel 2010 a Palermo. Per i pm Fragalà è stato ucciso da Cosa nostra perché aveva convinto alcuni clienti a collaborare. La mafia aveva progettato un raid punitivo per dare una lezione a tutta la categoria, ma l’aggressione fu talmente violenta che portò alla morte del legale. Dunque Fiore, quando rientra a Roma, è un ricco neofascista in doppiopetto, che non ha mai dovuto pentirsi del suo curriculum di terrorista e, nella lunga latitanza, ha stretto rapporti con leader razzisti e neonazisti, servizi segreti e finanziatori rimasti nell’ombra. Ai giovani italiani si presenta come un fervente cattolico, fedele ai valori della tradizione, perseguitato da imprecisati poteri forti. Nato a Roma in una famiglia borghese e fascista, è sposato con la spagnola Esmeralda Burgos, padre di undici figli, contrarissimo all’aborto e all’omosessualità. Nel 2000, pochi mesi prima della morte di Morsello, pubblica un libro con Gabriele Adinolfi (“Noi, Terza Posizione”) dove rivela che suo padre, Amedeo Fiore, combattente per Mussolini a Salò, si sarebbe «offerto volontario per il progetto, poi non realizzato, dei kamikaze italiani». Il suo nuovo movimento, Forza Nuova, lo fonda nel 1997, quando ancora è a Londra. Lo struttura come un partito nazionale, aprendo le prime 50 sedi provinciali. Ma già alla fine del 1999 il capo dell’antiterrorismo, Ansoino Andreassi, sentito dal Parlamento, lo accusa di far parte di una rete internazionale di finanziatori di naziskin. Fiore smentisce e querela, ma non intimidisce il prefetto. Un poliziotto molto esperto, il primo a capire la nuova strategia del terrorista mai pentito: non sporcarsi le mani, non farsi invischiare nelle azioni violente dei giovani di Forza Nuova. Da allora, il leader è un intoccabile: molte indagini, qualche processo, ma nessuna nuova condanna. A gestire la violenza politica sono i singoli esponenti del movimento, senza legami documentabili con il vertice, che però li difende. La strategia del doppio binario porta Fiore a presentarsi come leader ufficiale di un partito che partecipa alle elezioni. Alle comunali di Roma, nel 2001, il primo candidato è un nipote di Benito Mussolini. Negli anni d’oro di Berlusconi, Forza Nuova tratta alleanze elettorali con il centro-destra, con esiti alterni. Nel 2008 Fiore entra nel parlamento europeo, occupando il seggio lasciato da Alessandra Mussolini. E fuori dai palazzi, intanto, la base di Forza Nuova scatena un’escalation di violenze. L’Osservatorio democratico sulle nuove destre ha schedato una serie di reati impressionanti. Nell’aprile 1999, a Roma, vengono rinviati a giudizio 25 naziskin per violenze, minacce e istigazione all’odio razziale. Il gruppo fa parte della rete internazionale degli “hammerskin”: il presunto capo-cellula è il responsabile di Forza Nuova a Milano. Lo stesso Fiore viene inquisito come finanziatore dei neonazisti. Ma tutte le accuse restano poi coperte dalla prescrizione. Nel dicembre 2000, un anno dopo l’allarme di Andreassi, il neofascista Andrea Insabato resta ferito mentre fa esplodere una bomba all’ingresso del Manifesto, lo storico quotidiano comunista. Insabato era stato il capo di Terza Posizione nei quartieri romani della Balduina e Monte Mario. «Sono un suo amico», è costretto a dichiarare Fiore a caldo, «ma con Forza Nuova non c’entra nulla». Già nel precedente processo per un raid antisemita, a difendere Insabato era stato il fratello avvocato di Fiore. Negli stessi mesi, a Padova, un gruppo di neofascisti finisce in cella dopo un grosso sequestro di armi ed esplosivi: tra gli arrestati c’è un candidato di Forza Nuova alle comunali. Nel gennaio 2003 una squadraccia di affiliati irrompe in una tv di Verona e si esibisce in un pestaggio in diretta di Adel Smith, un musulmano che contestava i crocefissi nei luoghi pubblici. Nell’aprile 2004, a Bari, 15 forzanovisti vengono arrestati per una serie di raid con mazze, bastoni e catene. Nel marzo 2005 il candidato di Forza Nuova a Siracusa viene accusato di aver organizzato attentati contro la Cgil e un ospedale. Nell’aprile 2005 Andrea Rufino e Giovanni Marion, due soci fondatori di Easy London, la succursale italiana delle imprese di Fiore, vengono arrestati per l’arsenale di armi ed esplosivi (con fucili militari e bombe a mano) scoperto in via Nomentana a Roma. Nel settembre 2007 tredici neofascisti, capeggiati dal responsabile provinciale di Forza nuova, vengono fermati a Rimini mentre cercano di raggiungere un centro sociale con spranghe e taniche di benzina. Nel 2008 il leader dei giovani di Forza nuova a Bologna viene condannato a tre anni per aver spaccato la faccia a due ragazzi di sinistra (con naso e mascella fratturati). Negli ultimi anni crescono soprattutto le violenze contro gli immigrati. Un esempio recente è l’inchiesta del Ros denominata “Banglatour”, avviata dopo che 80 immigrati bengalesi erano finiti al pronto soccorso per essere stati pestati. Secondo l’accusa i raid partivano da due sedi di Forza Nuova a Roma. Dove i minorenni venivano «addestrati a usare coltelli e spranghe in una palestra di odio e violenza». Secondo l’Osservatorio, le vittime sono stranieri poveri, giovani di sinistra, gay e medici: in un assalto in Puglia i forzanovisti gridavano «assassine, criminali» contro le donne ricoverate in attesa di abortire. Le uniche cifre ufficiali su Forza Nuova nel suo insieme sono state fornite due anni fa dal ministero dell’Interno: in 65 mesi, tra il 2011 e il 2016, ben 240 denunce e dieci arresti. Quattro raid al mese. Un attacco neofascista alla settimana. Fiore si è sempre proclamato estraneo a tutti i reati. Rivendica le azioni politiche, anche se apertamente razziste. Nel 2013, ad esempio, la sezione di Macerata attacca con manifesti xenofobi la ministra Kyenge. E lui li difende: «La Kyenge dovrebbe tornare in Congo, non capisco come abbia ottenuto la cittadinanza». Tra un’inchiesta e l’altra, Fiore ha fatto strada anche nel mondo degli affari. I soldi, per lui, sembrano contare almeno quanto la politica. Ma sul tema economico mostra molto meno patriottismo. In Italia risulta infatti intestatario solo di una piccola società, la Immobiliare Brighton. Per il resto la visura camerale mostra una sfilza di cambiali e assegni non pagati. Strano, per un imprenditore che dice di sé: «Sono 40 anni che faccio attività economica e non mi è stato mai trovato un singolo errore». Ad alcuni uomini vicini a Forza Nuova qualche macchia deve averla però trovata la guardia di finanza. C’è infatti un filone tutto economico e ancora riservato nell’inchiesta sui pestaggi ai bengalesi. Nel mirino degli investigatori ci sono cinque imprenditori forzanovisti sospettati di evasione fiscale e false fatturazioni. Gli affari ufficiali di Fiore, dicevamo, sono invece quasi tutti all’estero. Si concentrano in Inghilterra, soprattutto, dove il leader di Forza Nuova è riuscito nell’ardua impresa di creare un impero finanziario mentre era latitante. «Abbiamo cominciato lavando piatti nei ristoranti e facendo gli autisti di taxi. Poi abbiamo avviato una piccola agenzia. Ma il genio degli italiani, si sa, porta oltre». Così lo stesso Fiore ha spiegato l’origine delle sue ricchezze: una rete di società specializzata in viaggi-studio a Londra, forte di proprietà immobiliari e di due marchi noti nel settore, London Orange e Easy London. Al presunto genio italico, però, si aggiunge una massiccia dose di opacità finanziaria. Fanno infatti riferimento a Fiore e ai suoi sodali tre strutture britanniche di trust (società fiduciarie, dove i titolari possono restare anonimi) nelle cui casse sono affluite centinaia di migliaia di sterline. Soldi entrati per anni come donazioni anonime. E poi finiti a società possedute direttamente dalla famiglia del leader di Forza Nuova. Solo negli ultimi quattro anni, per citare un caso, un trust intitolato all’Arcangelo Michele ha incassato 475 mila euro da elargizioni liberali in Gran Bretagna. Chi ha mostrato tanta generosità nei confronti del leader neofascista? Mistero. Di certo buona parte di questi soldi è stata poi girata a Rapida Vis, Futura Vis e Comeritresa, tutte aziende controllate dalla famiglia Fiore. L’attività economica del leader di Forza Nuova non è però circoscritta al solo Regno Unito. Il patriota Fiore ha fatto rotta anche su Cipro, uno dei più rinomati paradisi fiscali europei. Per cinque anni, fino al gennaio del 2016, Fiore è stato infatti azionista della Vis Ecologia, società che si occupa ufficialmente di «riciclo di materiali», ma che ha tutte le caratteristiche della scatola vuota: zero dipendenti, niente sito internet, sede negli uffici di uno studio di commercialisti locali. Le visure camerali dicono che l’impresa è stata registrata a Cipro «per scopi fiscali»: risparmiare sulle tasse. Ma è impossibile sapere quanti soldi abbia gestito: la società non ha mai depositato un bilancio. E Fiore non ha voluto rispondere alle domande de L’Espresso. D’altronde questa non è la sua unica ambiguità. Attraverso l’associazione Alexandrite, il neofascista romano ha di recente organizzato viaggi in Crimea di alcune imprese italiane che hanno poi deciso di trasferire lì la produzione. Non proprio il massimo per chi definisce la globalizzazione «un evento nefasto della storia». Come l’Unione europea, di cui però Fiore ha fatto parte dal 2008 al 2009 come parlamentare, con tanto di finanziamento pubblico da 600 mila euro incassato dalla Apf, la coalizione di estrema destra presieduta dal politico romano. E nefasta come gli stranieri, che a parole Forza Nuova vuole bloccare, ma con i quali intanto fa affari attraverso la società Gruppo Italiana Servizi Postali, un’azienda privata di spedizioni che ha come partner tecnologico Western Union, il servizio di money transfer prediletto dagli immigrati. Eppure proprio Gruppo Italiana Servizi Postali è una delle società più importanti della galassia neofascista: tra i fondatori c’è il figlio di Fiore, Alessandro, mentre l’attuale azionista di maggioranza è l’ex candidato Beniamino Iannace, socio del leader nero in vari altri business in giro per il mondo. Affari e proclami. Slogan per la patria e soldi all’estero. Con altri intrecci, ancora da esplorare: tifo e periferie. Perchè molti dei giovanissimi soldati di Roberto Fiore oggi vengono arruolati tra i giovani dei quartieri di Roma Nord, San Giovanni, Appio, ma anche nelle borgate dimenticate dalla politica. E sugli spalti dell’Olimpico. Nella curva nord della Lazio, in particolare. E da qualche tempo anche tra gli ultras della Roma. La ragazza che ha partecipato al blitz sotto le redazioni di Espresso e Repubblica, per esempio, fa parte degli Irriducibili della Lazio. Una fetta di tifoseria che si è fatta conoscere per le posizione violente, razziste, antisemite, xenofobe. In una parola, neofascisti. Tag -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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Salvini, come ogni lombroso, non ha mai ragione. Ha contribuito a creare questo clima di M***A. Al massimo potremmo ringraziarlo per il tanfo che dal Nord sta scendendo al Sud. -
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no no Buongiorno Italia Buongiorno Maria quant'è tradizionale la famigghia mia Buongorno Dio i necri e i frogi li sistemo io Lasciatemi cantare con la chitarra in mano sono un'italiana un'italiana vera -
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necri ignoranti -
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Il rapporto Amnesty: «L'Italia è intrisa di ostilità e razzismo» L'ong: «Nel Paese si concentrano dinamiche di tendenza all'odio». L'analisi sulla campagna elettorale: «Il 95% delle frasi xenofobe sui social viene dal centrodestra». Ma insieme all'odio crescono anche attivismo e impegno della società civile di Antonella De Gregorio Il mondo - Italia in testa - sta raccogliendo i terribili frutti della retorica intrisa d'odio, «che minaccia di normalizzare massicce discriminazioni ai danni dei gruppi marginalizzati». È questo l'ammonimento lanciato da Amnesty International in occasione del lancio del suo Rapporto 2017-2018 (pubblicato in Italia da Infinito Edizioni). Un'analisi sulla situazione dei diritti umani di 159 Stati del mondo che accusa i leader dei Paesi più ricchi di affrontare l'emergenza profughi «con un misto di evasività e vera e propria insensibilità». La sfida dei migranti «La maggior parte dei leader europei non ha voluto raccogliere la grande sfida di regolamentare la migrazione in modo sicuro e legale e ha deciso che praticamente nulla è precluso negli sforzi per tenere lontani i profughi dalle coste continentali», si legge nel Rapporto. Il segretario generale dell'Ong per i diritti umani, Salil Shetty, se l'è presa in particolare con Trump per aver dato il via a un anno in cui «i leader hanno portato la politica dell'odio alla sua conclusione più pericolosa». «Nell'orrenda campagna militare di pulizia etnica contro i Rohingya in Myanmar, abbiamo visto cosa produca una società incoraggiata dall'odio e dalla paura verso le minoranze e dalla loro individuazione come capri espiatori», ha aggiunto Shetty. «In questi tempi difficili, sono ben pochi i governi che stanno dalla parte dei diritti umani. Al contrario, leader come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi stanno spietatamente mettendo a rischio i diritti di milioni di persone», ha sottolineato. Il barometro dell'odio Quanto all'Italia, Amnesty lancia l'allarme per il clima di odio che si riverbera anche sulla campagna elettorale: il Paese è intriso di «ostilità, razzismo, xenofobia» e «sembra concentrare più di altri Paesi europei le dinamiche di tendenza all'odio», ha denunciato la Ong. Preoccupazione anche per la violenza dei messaggi politici, in particolare dal centrodestra: il 95% delle dichiarazioni dei politici sui social che «veicolano stereotipi, sono discriminatorie, razziste o incitano all'odio e alla violenza in campagna elettorale sono da attribuire a Lega Nord (50%), Fratelli d'Italia (27%) e Forza Italia (18%)», ha denunciato Amnesty. Il dato emerge dal «Barometro dell'odio», iniziativa dell’organizzazione che prevede il monitoraggio delle dichiarazioni sui social di 1.425 tra candidati ai collegi per le elezioni di Camera e Senato, 17 leader politici in corsa alle elezioni e i candidati a presidenti delle regioni Lazio e Lombardia. «Paura ingiustificata» Se nel 2014 l'Italia era «orgogliosa di salvare le vite dei rifugiati e considerava l'accoglienza un valore importante» - ha sottolineato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia - oggi sembra prevalere la «paura ingiustificata dell'altro». E l'ostilità «non riguarda solo i migranti, ma prende di mira anche «rom, persone Lgbt, le donne» e «i poveri». Questo «sta rendendo il clima impossibile» in Italia e «sta uccidendo ogni possibilità di confronto», ha lamentato Rufini. Dal rapporto annuale dell’organizzazione emerge anche che l’Italia nel 2017 «si è messa alla guida della politica europea di contenimento dell’immigrazione a tutti i costi, e il costo pagato dai migranti in carcere in Libia è terrificante», ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Questa politica di «contrasto all’immigrazione» è il dato che maggiormente «preoccupa» l’organizzazione. Il caso Regeni Amnesty continua anche esprimere insoddisfazione per il caso di Giulio Regeni: la collaborazione con le autorità per ottenere la verità sul ragazzo ucciso in Egitto più di 2 anni fa, «a circa sei mesi dalla decisione di rimandare il nostro ambasciatore al Cairo, è ancora del tutto insufficiente», ha sottolineato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. Cresce l'attivismo L'organizzazione ha però anche osservato la crescita di un movimento di vecchi e nuovi attivisti impegnati in campagne per la giustizia sociale, che fanno ben sperare che lo scivolamento verso l'oppressione verrà fermato. Persone disposte ad alzare la voce, che hanno raggiunto nel 2017 alcuni traguardi, come «l'eliminazione del divieto totale di aborto in Cile, i passi avanti per il matrimonio egualitario a Taiwan». Negli Stati Uniti «gli attivisti hanno lanciato la Women's March», mentre sulla rete sono nati i movimenti di denuncia contro la violenza sulle donne e bambine «Metoo» e «Niunamenos». Nell'anno «nero» dei diritti umani, insomma, c'è «qualche segnale di speranza che arriva dalla società civile», conclude Marchesi. -
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Secondo me Renzi commissiona gli articoli contro LeU #votoutile -
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manco il tempo di una sveltina... Pier Luigi Bersani, Pippo Civati e Nicola Fratoianni, i tre leader delle formazioni che compongono LeU, hanno già avuto parecchi contrasti durante la stesura delle liste dei candidati tanto che c'è chi mormora che, una volta in Parlamento, ognuno rifarà la propria componente. Sono almeno quattro i principali dissidi politici che dividono gli esponenti di LeU. Il primo vede Fratoianni e Civati contrapporsi ai fuoriusciti dem per la loro contrarietà a un governo del Presidente cui, invece, si è espresso favorevolmente Massimo D'Alema. Un'ipotesi che potrebbe rafforzare il consenso che si sta creando attorno alla neonata lista 'Potere al Popolo'. Il secondo problema riguarda la leadership di Piero Grasso che "non funziona" nonostante gli evidenti sforzi per piacere al popolo di sinistra. Incontro con Jeremy Corbin compreso. Con questo sistema elettorale, inoltre, spiega la giornalista Elisa Calessi, nessuno sa chi passerà, ad eccezione dei capilista della parte proporzionale. Pare difficile eleggere qualcuno nei collegi. I sondaggi, infatti, parlano di un consenso attorno al 5%, cioè la metà di quanto pronosticato da D'Alema. -
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Roberto Fiore e l'istigazione all'odio targata Forza Nuova Dopo l'aggressione di Palermo, lui accusa l'Espresso di aver «risvegliato la violenza comunista». Eppure tra bangla tour, indottrinamento dei minori e raid contro i media i cattivi maestri sono altri. L'aggressione a Palermo del responsabile provinciale di Forza Nuova Massimo Ursino ha avuto un effetto collaterale e prevedibilissimo: l'ennesima vittimizzazione dei neofascisti, per di più in campagna elettorale. E l'invito del loro leader Roberto Fiore - condannato, va ricordato, per banda armata e associazione sovversiva e fuggito a Londra invece di scontare la pena per rientrare nel 1999 da uomo libero - nel salotto di Porta a Porta. I SEMINATORI DI ODIO. Non solo: Fiore ha già individuato i "mandanti morali" del pestaggio. «Il Gruppo Espresso Repubblica ha seminato odio fino al punto da risvegliare la violenza comunista in stile Br», ha twittato. «Questo sabato sarò a Palermo, violenza e poteri forti non metteranno a tacere Italia agli italiani», e cioè Fn e Fiamma Tricolore che si presentano al voto di marzo. Tutta colpa dei giornali del gruppo, insomma, i nuovi «cattivi maestri». Quanto alla condanna di "seminare odio" forse però Roberto Fiore, prima di puntare il dito contro una certa stampa, dovrebbe guardare un poco tra i suoi "balilla". L'AGGRESSIONE NEL 2006. A partire dallo stesso Ursino che venne arrestato nel luglio 2006 per aver rapinato e picchiato due immigrati del Bangladesh nel centro di Palermo, di fronte al teatro Massimo. Dopo aver subito la rapina, una borsa e articoli di bigiotteria, le due vittime avrebbero inseguito Ursino e due suoi complici (anche loro di Forza Nuova) ma questi avrebbero tirato fuori delle spranghe e picchiato a sangue gli immigrati. Ursino venne condannato in primo grado a due anni e mezzo di carcere. Il che non giustifica certo l'aggressione di martedì sera, sia chiaro. Ma forse aiuta a tratteggiare i metodi in uso ai neofascisti. Perché quello contro i venditori ambulanti non è stato l'unico episodio violento e a sfondo razzista a cui Ursino avrebbe partecipato. Nel giugno 2005, sempre con altri due complici, aggredì con pugni e bastonate un nigeriano e un altro giovane originario di Siracusa in via Candelai, sempre nel centro di Palermo. I tre vennero rinviati a giudizio per lesioni aggravate per aver agito in base a «motivi razziali». Il dirigente di Forza Nuova nel 2008 partecipò inoltre al confezionamento e alla spedizione dei pacchi choc, inviati a varie redazioni giornalistiche, contenenti una bambola sporcata con sangue e interiora di animale per la campagna di Forza Nuova contro la legge 194. L'IRRUZIONE A LA7. Giornali, giornalisti e media in genere sono tra gli obiettivi prediletti dai militanti del partito di Fiore. Solo il 20 febbraio alcuni forzanovisti hanno cercato di bloccare la messa in onda di DiMartedì di Giovanni Floris. A denunciare l'irruzione condannandola è stato con un tweet il direttore di La7 Andrea Salerno. Un modus operandi già sperimentato in passato. Nel 2003 una ventina di militanti entrarono nella sede di Telenuovo a Verona picchiando Adel Smith, allora presidente dell'Unione dei Musulmani d'Italia, e il suo segretario. L'irruzione a Telenuovo nel 2013. Dalla tivù alla carta stampata il passo è breve. Lo scorso 6 dicembre un gruppetto (meglio dire manipolo?) di militanti col volto accuratamente coperto armati di fumogeni e un cartello con la scritta: «Boicotta Repubblica e L'Espresso» organizzò un raid sotto la redazione del quotidiano. TORCE PER LA VERITÀ. L'azione fu rivendicata da Forza Nuova Roma su Facebook. «Torce accese per 'illuminare' la verità contro le menzogne dei pennivendoli di regime e maschere sul volto. Ci siamo presentati così perché oggi rappresentiamo ogni italiano tradito da chi con la penna favorisce Ius soli, invasione e sostituzione etnica». E quindi la minaccia: «Oggi è stato solo il 'primo attacco' contro chi diffonde il verbo immigrazionista, serve gli interessi di Ong, coop e mafie varie. Da oggi inizia il boicottaggio sistematico e militante contro chi diffonde la sostituzione etnica e l'invasione (...). Questi infami sappiano che non gli daremo tregua, li contesteremo ovunque. Boicotta De Benedetti, il Gruppo L'Espresso, La Repubblica, combatti il sistema». «UNA GUERRA POLITICA». E Fiore? «È il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso e contro il Pd», commentò. «Stanno portando avanti un'opera di mistificazione e di criminalizzazione che vuole mettere fuori gioco Forza Nuova». Del resto, «il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime: è libero perché, nell'ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione». No, questa non l'ha detta Fiore ma Mussolini (che giornalista lo era) il 10 ottobre del 1928. Una dichiarazione di guerra seguita, ma questa volta su Twitter, dal solito avvertimento: «Azioni forti oggi per evitare funerali domani. Se un anarchico legge quel che #Repubblica e #Espresso hanno scritto su @ForzaNuova può essere portato alla violenza più estrema. È già avvenuto a Benevento, Trento e Rimini. Basta con la campagna di odio del gruppo #Espresso». Forza Nuova non solo semina odio. Ma, e va riconosciuta in questo una certa coerenza, difende anche chi dell'odio si è nutrito fino ad arrivare a sparare all'impazzata in un centro città. Potevano i neofascisti non difendere il mancato stragista Luca Traini che ha ferito sei persone di colore innocenti a Macerata per vendicare l'omicidio di Pamela Mastropietro? No, certo. IN DIFESA DI TRAINI. «Sarà politicamente scorretto, sarà sconveniente, in campagna elettorale nessuno farà un passo avanti, ma oggi noi ci schieriamo con Luca Traini», recita un loro comunicato. «Questo succede quando i cittadini si sentono soli e traditi, quando il popolo vive nel terrore e lo Stato pensa solo a reprimere i patrioti e a difendere gli interessi dell’immigrazione. Mettiamo a disposizione i nostri riferimenti per pagare le spese legali di Luca, a non farlo sentire solo e a non abbandonarlo. Già ci immaginiamo le condanne dell’Anpi, degli antifascisti vari e di chi serve la causa della sostituzione etnica. Già sentiamo lo sdegno dei palazzi e dei salotti tivù. Noi invece abbiamo nelle orecchie il pianto straziato della famiglia di Pamela e il grido di rabbia di un’Italia che vuole reagire e non morire d’immigrazione». Luca Traini. Anche la paura dell'"uomo nero" è un leitmotiv del partito. Lo scorso settembre, Forza Nuova mise infatti in guardia circa la pericolosità degli immigrati prendendo a prestito un manifesto della Rsi firmato da Gino Boccasile, noto per le sua propaganda "artistica" del regime e dell'alleanza con i nazisti. Lo slogan scritto sotto al disegno di un uomo di colore che afferra una donna bianca era quasi scontato: «Difendila dai nuovi invasori. Potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia». Il manifesto choc di Forza Nuova. Su una cosa però Fiore ha ragione: la scia di violenza vera effettivamente c'è stata. Il fatto che a metterla in atto siano stati "suoi" supporter evidentemente è un dettaglio. Due anni fa il Viminale diffuse le cifre riguardanti le violenze a opera di Forza Nuova: tra il 2011 e il 2016, 240 denunce e 10 arresti. IL BANGLA TOUR. L'obiettivo preferito? L'immigrato, ça va sans dire. Un ex militante raccontò per esempio delle ronde anti-immigrati, il cosiddetto "bangla tour". «È quando finisci in bellezza una serata con gli amici “facendoti un bengalino”, nel senso che ne sceglievamo uno e lo pestavamo», raccontò il ragazzo a Repubblica. Questi coraggiosi patrioti sceglievano i bengalesi come bersaglio perché «sono tranquilli, prendono le botte e non rompono». L'obiettivo dichiarato? «Per divertimento e per scoraggiare gli stranieri a venire in Italia. Ci rifacevamo a ideologie di estrema destra». Un «divertimento» costato caro a una sessantina di cittadini bengalesi che dal 2011 al 2013 sono stati medicati per percosse all'ospedale Vannini, a Roma, non lontano dalla sede di Fn di via Amulio. L'INDOTTRINAMENTO DEI GIOVANISSIMI. Nell'informativa dei Ros dello scorso novembre che ha portato al rinvio a giudizio per incitamento all'odio razziale di diversi esponenti del movimento neofascista, si mette in guardia circa l'indottrinamento nei confronti dei minori. Nella sezione di via Amulio, si legge nelle carte, i capi insegnano ai ragazzini «l'incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi, nonché il ricorso alla violenza come mezzo di risoluzione delle controversie». Nelle carte, inoltre, come scrive La Repubblica, si legge come «tale capacità di trasportare i minori in un contesto caratterizzato da dettami rigidi e intriso di odio e razzismo evidenzia la portata reale della pericolosità di un gruppo che riesce così a radicarsi negli aderenti sia da un punto di vista ideologico che comportamentale». -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
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i colpevoli pagheranno ma sostanzialmente hanno menato ed umiliato un delinquente/picchiatore/fascista/razzista la stessa umiliazione a cui vengono sottoposti i necri, i gay e tutti quelli che non sono in linea con i puzzoni neri -
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Niente tappa a Napoli per Salvini, che dispiacere. Salvini torna in Campania: «Il Sud mi piace. Si dice le elezioni si vinceranno al Sud. È per questo che ha scoperto il Mezzogiorno? «È stato un viaggio emozionante. A Reggio Calabria c'erano seicento persone, tanta gente anche a Catania, Lecce, Campobasso. Abbiamo recuperato una distanza di venti anni di mancata conoscenza. Non verrà a Napoli, è una rinuncia dopo gli incidenti di un anno fa? «Ho avuto tanti inviti per incontri a Napoli, ma ho scelto Caserta perché non ci sono mai stato e perché la provincia di Caserta soffre la presenza incontrollata di immigrati. E vado a Calvizzano per incontrare i tanti amministratori della provincia di Napoli che hanno aderito alla Lega». -
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Pd, in Alto Adige dem spaccati sulla candidatura della Boschi: 14 esponenti della minoranza lasciano il partito Tra i dissidenti l’assessora bolzanina Monica Franch, l’assessore del comune di Ora Luigi Tava, l’attuale consigliere comunale Mauro Randi e Miriam Canestrini, membro della segreteria provinciale. "Il Pd è diventato luogo preposto alla gestione del potere invece che alla discussione politica". Deve ancora decidere il presidente del consiglio provinciale Roberto Bizzo di F. Q. | 21 febbraio 2018 A 10 giorni dal voto il Pd altoatesino si spacca. Quattordici esponenti della minoranza che fa riferimento al presidente del consiglio provinciale Roberto Bizzo hanno annunciato la loro uscita dal partito in polemica contro la “candidatura impostadall’alto” di Gianclaudio Bressa e Maria Elena Boschi nel collegio Bolzano-Bassa Atesina. Tra i dissidenti l’assessora bolzanina Monica Franch, l’assessore del comune di Ora Luigi Tava, l’attuale consigliere comunale Mauro Randi e Miriam Canestrini, membro della segreteria provinciale. “Lascio il partito – ha detto Randi – per coerenza. Nonostante l’impegno del segretario provinciale Alessandro Huber ci siamo trovati due candidature paracadutate“. A partire da quella della sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, attivissima nella campagna elettorale a Bolzano e dintorni. “E’ una questione di metodo. Sono venuti meno i principi del confronto e del cambiamento per i quali all’epoca ho aderito al Pd”. La minoranza ormai ex Pd ha contestato inoltre l’esclusione della deputata uscente Luisa Gnecchi dalle recenti decisioni. I dissidenti formeranno un nuovo gruppo consiliare, confermando comunque il sostegno al sindaco Renzo Caramaschi che “è espressione del centrosinistra”, ha detto Randi. Per quanto riguarda invece le elezioni politiche del 4 marzo Randi ha rivolto un invito ai suoi elettori a “votare nell’area del centrosinistra”. L’ex assessore ha contestato che “Liberi e Uguali sono riusciti a trovare candidati locali, mentre il Pd non ha nessuna espressione del territorio in lista”. L’assessora Franch ha detto che i dissidenti ora attendono la decisione del presidente del consiglio Bizzo, che non ha ancora sciolto le riserve ma che da sempre è vicino alla minoranza del Pd altoatesino. “Il Pd – ha aggiunto – è diventato un luogo preposto alla gestione del potere, un pezzo per volta ha smesso di essere il luogo della discussione politica e della pianificazione e della ricerca del bene comune. Lascio il partito democratico non per smettere di fare politica ma per iniziare davvero a farla”. -
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il fascista legato e malmenato adesso sa cosa significa, gli han reso pan per focaccia non provo alcuna pietà -
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Cantone ha detto anche che sulla s.m.a erano emerse opacità magari con più poteri, più strumenti, non avremmo dovuto aspettare fanpage la magistratura e le forze dell'ordine se vogliono agire per fini politici non hanno bisogno dell'agente infiltrato
