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zlataniere

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  1. Ripeto, allora contano i trofei conquistati come parametro di giudizio? Meglio che non la mettiate su questo piano eh
  2. Non ho capito il tuo ragionamento allora, il metro di paragone sono i trofei, la rosa, o gli allenatori?
  3. Infatti due anni senza Allegri e con rose migliori o uguali ci hanno dato calcio spettacolo.
  4. 0.98Expected goals (xG)2.12 0.81xG first half0.90 0.17xG second half1.22 0.87xG on target (xGOT)1.83 0.84xG open play0.18 0.14xG set play1.14 0.00xG penalty0.79
  5. Il problema e' che Ceferin ha anche detto, andate siete liberissimi di fare tutti i tornei che volete ma in seguito certo non potrete chiedere di partecipare a competizioni a marchio FIFA/UEFA.
  6. Inter e Juventus hanno pensato troppo a difendersi Due squadre che devono lavorare molto per trovare la forma migliore. Condividi: Se non fosse bastata la tradizione che ha assegnato a Inter-Juventus il titolo di “derby d’Italia”, la significativa distanza dalle due capoliste Napoli e Milan aveva reso fondamentale la partita di San Siro. La squadra di Simone Inzaghi arrivava dalla brutta sconfitta della scorsa settimana in casa della Lazio, mentre quella di Allegri veniva da una striscia di quattro vittorie consecutive per 1-0 tra campionato e Champions League, quasi una rappresentazione plastica della volontà del suo allenatore di cominciare la sua seconda avventura sulla panchina bianconera focalizzando inizialmente i suoi sforzi sulla fase difensiva. L’unico ballottaggio aperto per Simone Inzaghi era quello nella posizione di mezzala sinistra del suo 3-5-2, risolto in favore di Hakan Çalhanoğlu. Le scelte di Allegri per la formazione titolare, invece, definivano chiaramente il suo progetto tattico, con l’esclusione di De Ligt, Chiesa e Bentancur, seduti in panchina assieme ad Arthur e al rientrante Dybala. Il tecnico bianconero ha optato cioè per un 3-5-2 piuttosto rigido nelle due fasi di gioco, con Kulusevski posizionato alle spalle di Morata per provare a legare il gioco in fase di possesso e, soprattutto, marcare a uomo Marcelo Brozovic in fase difensiva. Ed è proprio la fase difensiva delle due squadre ad aver definito il contesto tattico del match. Partendo da schieramenti simili e pur condividendo l’idea di portare la prima pressione alla costruzione avversaria ad altezze simili – appena oltre la metà campo – Inter e Juventus hanno adottato strategie di pressing abbastanza diverse per sporcare l’impostazione di gioco avversaria. I bianconeri, come detto, hanno impiegato Kulusevski in marcatura fissa su Brozovic, lasciando Morata più avanti, nella zona di competenza di De Vrij, e il resto della squadra disposta compatta alle spalle dei due attaccanti, con la linea dei tre centrocampisti e quella più arretata dei cinque difensori. Il 3-5-1-1 difensivo della Juventus con Kulusevski su Brozovic. Lo schieramento bianconero lasciava libertà ai due difensori laterali nerazzurri, tuttavia Allegri doveva aver individuato nelle conduzioni e nei passaggi filtranti di Bastoni, o nei suoi cambi di campo e, più in generale, nella fascia sinistra dell’Inter, la principale fonte di pericolo per la difesa bianconera. Per questo motivo ha assegnato alla trasmissione orizzontale del pallone verso il difensore mancino nerazzurro la funzione di trigger del pressing della sua squadra, con la mezzala destra, McKennie, pronta ad alzarsi velocemente in pressione su Bastoni e provare a costringerlo a tornare indietro. La palla viaggia da De Vrij a Bastoni. È il segnale che McKennie aspetta per alzarsi in maniera decisa in pressing su Bastoni. Sull’altra fascia invece la mezzala sinistra, Bernardeschi fino all’infortunio, è rimasto legato al mediano, Locatelli, accettando le conduzioni di Skriniar, probabilmente ritenuto meno pericoloso di Bastoni in fase di costruzione della manovra. Sulla parte sinistra del campo Bernardeschi non si alza in maniera aggressiva su Skriniar e rimane accanto a Locatelli controllando lo spazio. Anche Simone Inzaghi ha differenziato la sua strategia di pressione sui due difensori juventini al fianco di Bonucci, lasciando maggiore libertà di manovra a Chiellini, ritenuto probabilmente meno abile di Danilo nel muovere il pallone. A differenza della Juventus, però, l’Inter non ha scelto di marcare il mediano avversario con una delle due punte, ma ha adottato un controllo dello spazio davanti alla difesa bianconera che avrebbe dovuto indirizzare il pallone verso la zona sinistra della difesa bianconera. Con Chiellini in possesso di palla la linea di passaggio diretta e centrale verso le punte era oscurata dall’uscita in pressione di Barella, che lasciava al numero 3 bianconero solo lo scarico esterno verso Alex Sandro. A questo punto, con l’aiuto della linea laterale, l’Inter soffocava la manovra juventina e provava a riconquistare palla esternamente. Le linee di passaggio più frequenti della Juventus sono state quella da Bonucci a Chiellini (28 passaggi), seguita da quella da Danilo e Bonucci (23 passaggi) e descrivono bene la direzione dell’impostazione del gioco bianconero, forzata dalla strategia di pressione di Inzaghi. Chiellini ha poi avuto come destinatario privilegiato dei suoi passaggi Alex Sandro (16 passaggi) a dimostrazione delle difficoltà avute nel trovare una soluzione filtrante. Lautaro Martinez e Dzeko controllano lo spazio davanti a Danilo e Bonucci, schermando Locatelli e lasciando lo scarico verso Chiellini. Poi si alza Barella, che copre il centro del campo concedendo il passaggio laterale verso Alex Sandro. In mezzo, Lautaro ha ruotato venendo in marcatura su Locatelli e anticipandolo quando Alex Sandro prova a servirlo. Le strategie di non possesso delle due squadre hanno prevalso su quelle offensive, sporcando a sufficienza il gioco d’attacco che non è mai riuscito ad avere una fluidità e una brillantezza sufficiente a muovere e disordinare i due schieramenti difensivi. Sia Inter che Juventus hanno mostrato un gioco offensivo piuttosto rigido e hanno usato pochissime variazioni della propria disposizione in fase d’attacco che potessero eludere le strategie di pressione avversarie. Ad esempio, la costruzione a 4 o le conduzioni dei difensori centrali, pur nel bagaglio tattico delle due squadre, sono state usate solo marginalmente, a favore di una disposizione a 3 abbastanza statica e a una circolazione del pallone piuttosto conservativa. Circa un passaggio su 7 dell’Inter è stato un passaggio lungo e non è bastato il buon lavoro di protezione palla di Dzeko e creare una fase d’attacco davvero convincente. Dall’altro lato del campo Chiellini è stato costretto a ben 13 passaggi lunghi che, in più della metà delle occasioni, non hanno raggiunto un compagno. E forse non è un caso se il gol del vantaggio nerazzurro sia giunto, più che per meriti dell’attacco nerazzurro, in una fase di squilibrio difensivo dei bianconeri – in un momento della partita, cioè, in cui la Juventus giocava in dieci uomini per l’infortunio di Bernardeschi – e sia nato proprio da un tiro dalla zona che avrebbe dovuto essere difesa da Kulusevski, che aveva però sostituito il proprio compagno nella posizione di mezzala sinistra. La Juventus in 10 uomini difende con il 3-5-1 con Kulusevski nella posizone di Bernardeschi. La palla viaggia da Bastoni e Darmian che la ritrasmette in mezzo per Çalhanoğlu, libero di calciare. L’ingresso in campo di Bentancur, impiegato come mezzala sinistra, ha ulteriormente peggiorato la qualità dell’attacco juventino, privando i bianconeri dei movimenti interno-esterno di Bernardeschi che avevano disegnato una linea di passaggio per Chiellini e che, al contempo, aiutavano a creare spazi interni per giungere direttamente sulle punte bianconere. In compenso la Juve ha aumentato la pressione su Skriniar – non è chiaro se per le caratteristiche intrinseche di Bentancur o per la situazione di punteggio diventata sfavorevole – riuscendo a recuperare in posizione avanzata qualche pallone da fasi di pressing puntuale e ben portate. I palloni recuperati in break e le occasioni generate da calcio piazzato hanno costituito le uniche fonti di situazioni pericolose per la Juventus che, per il resto, nel primo tempo ha faticato a liberare al tiro i propri giocatori su azione manovrata. Le mosse a partita in corso Dopo il negativo inserimento di Bentancur nella posizione di mezzala sinistra, la prima vera mossa di Allegri è stata quella di invertire le posizioni di McKennie e dello stesso Bentancur, spostando lo statunitense sul centro sinistra a inizio del secondo tempo e riportando l’uruguaiano nella consueta posizione sul centro destra. La mossa ha avuto effetti positivi sulla circolazione del pallone della Juventus, mettendo a proprio agio Bentancur, mentre McKennie, che già la scorsa stagione aveva più volte occupato la posizione di mezzala sinistra, si è mosso in maniera molto più efficace supportando meglio Chiellini in fase di risalita del pallone. Nel secondo tempo, Chiellini ha trovato un passaggio davanti a sé per McKennie per ben 7 volte, mentre nel primo non era mai riuscito a servire Bentancur. A rendere più agevole la risalita del pallone per la Juventus è stato anche il più prudente atteggiamento dell’Inter che, invertendo ad inizio ripresa le posizioni di Çalhanoğlu e Barella, ha abbassato la pressione su Chiellini preferendo aspettare ancora più compatta nella propria metà campo. L’ingresso di Gagliardini per il centrocampista turco ha accentuato ulteriormente l’atteggiamento attendista dell’Inter. Poi, dopo 20 minuti dall’inizio del secondo tempo, Allegri ha inserito Dybala e Chiesa per Kulusevski e Cuadrado, mantenendo invariato un modulo di gioco che, visto l’andamento tattico del match, non richiedeva più a Chiesa grosso impegno difensivo al fianco destro di Danilo. Ed è stato soprattutto l’ingresso di Dybala a migliorare notevolmente la circolazione palla dei bianconeri, sia per la qualità dei suoi movimenti senza palla che per quella delle sue giocate. A differenza di Kulusevski, che si è mosso principalmente alle spalle del centrocampo nerazzurro e in profondità, compensando i movimenti di Morata, Dybala ha alternato ricezioni tra le linee e movimenti verso il pallone o, come di consueto, verso la zona del centro-destra, forzando i compagni a spostarsi e ad abbandonare le proprie posizioni per equilibrare i suoi movimenti. Nella prima immagine Dybala si apre a destra e Bentancur va ad occupare la zona tra le linee. Nella seconda occupa assieme alle mezzali la zona alle spalle del centrocampo avversario, riceve il laser pass di Bonucci e dialoga con qualità con McKennie. La presenza in campo di Dybala oltre all’ovvio contributo di qualità tecnica – 16 passaggi su 18 riusciti -, ha eliminato parte della rigidità posizionale della squadra, rendendo più fluido il gioco e muovendo, finalmente, i difensori avversari. L’argentino ha assunto subito il ruolo di fulcro della manovra offensiva, ricevendo spesso il pallone e ordinando, con le sue ricezioni, lo schieramento offensivo della squadra. Inzaghi ha risposto togliendo Perisic (ammonito) che il baricentro basso della squadra costringeva a difendere spesso in isolamento su Chiesa: Dumfries è andato sulla fascia destra con Darmian sul lato opposto, in marcatura appunto su Chiesa. Inzaghi ha anche provato, invano, a dare energia alle ripartenze con Alexis Sanchez al posto di un grigio Luataro Martinez. Nonostante gli evidenti miglioramenti seguiti all’ingresso di Dybala, la produzione offensiva della Juventus è comunque rimasta insufficiente e Allegri a 10 minuti dalla fine ha ancora una volta mutato l’assetto della squadra passando a una sorta di 3-4-3 con Chiesa sull’esterno, Arthur in mezzo con Bentancur, e Dybala e Kaio Jorge alle spalle di Morata. Come in occasione del gol dell’Inter, però, è servito un episodio alla Juventus (un rigore assegnato dal Var) per potere raggiungere il pareggio, proprio quando gli uomini di Inzaghi stavano ormai assaporando il gusto della vittoria. Solo 0.7 xG (e quasi interamente attribuibili al tiro del gol di Dzeko), 2 tiri nello specchio e 10 tiri totali per l’Inter. Ancora una volta, dopo la partita contro la Lazio, l’Inter non riesce a capitalizzare il vantaggio, e una situazione di apparente vantaggio tattico in campo. I difetti mostrati la settimana scorsa sembrano, sinistramente, simili a quelli emersi contro la Juventus: in entrambi i casi la produzione offensiva dell’Inter è stata insufficiente. Contro la Lazio aveva più volte sbagliato in zona di rifinitura, non concretizzando varie situazioni di superiorità numerica e posizionale sulla trequarti campo avversaria, contro la Juventus invece gli uomini di Inzaghi hanno avuto grosse difficoltà a penetrare il blocco difensivo avversario. Il passaggio dal rigido sistema offensivo di Conte, con le due punte sempre vicine e pronte a riempire l’area e a preparare, impegnando i centrali avversari, gli inserimenti delle mezzali, a un sistema più aperto, con gli attaccanti liberi di svariare e maggiori responsabilità creative ai singoli giocatori, deve ancora essere pienamente assimilato dalla squadra nerazzurra. Inoltre, come contro la Lazio, una volta in situazione di vantaggio l’Inter è stata troppo passiva, abbracciando una circolazione del pallone prudente e abbassando progressivamente il baricentro della propria difesa, regalando campo alla Juventus, non troppo a suo agio nella risalita del campo. Dall’altro lato del campo, ancora una volta, la solida prova difensiva della Juventus è stata accompagnata da una fase offensiva poco fluida e incapace di disordinare lo schieramento difensivo avversario. La sfida per Allegri è chiara ed è quella di coniugare la ritrovata efficienza difensiva con la presenza in campo dei suoi giocatori di maggiore qualità. La chiave, potrebbe essere, provare ad alzare il baricentro della squadra, difendere più avanti e utilizzare il possesso anche per togliere chance offensive agli avversari. Il “derby d’Italia” ci ha detto che Inzaghi e Allegri devono ancora lavorare molto sulle proprie squadre se vogliono annullare la distanza che attualmente le separa da Napoli e Milan e competere, come legittimamente sperano, per la vittoria del campionato di serie A.
  7. toh, dal Guardian Last season United would have sat deep against a side like Liverpool. They would have packed the midfield and looked to strike on the break. But this season they cannot do that because of Cristiano Ronaldo. He has to play, because he is Cristiano Ronaldo. He offers almost nothing in the defensive phase because he is Cristiano Ronaldo. He is not mobile enough to play as Solskjær often previously had his forwards play against high-level opposition in a sort of 4-4-2 diamond with two wide strikers because he is 36. His goals, as they did against Atalanta last Wednesday, may bring United results, but he is like some gorgeous wallpaper from an Edgar Allan Poe short story, hiding the cracks while simultaneously causing the wall to crumble. And now he’s not just a tactical problem but a personnel issue. This is a player who in the past three years has cost Max Allegri, Maurizio Sarri and Andrea Pirlo their jobs. Any team he plays for inevitably becomes FC Ronaldo and, whatever that may do for shirt sales and social media profile, that is not conducive to playing the sort of fluent integrated football that wins trophies. The dismissive wafts of the hand at every goal conceded suggest he is chafing against Solskjær. On another day, he might have been sent off for the way he swiped at Curtis Jones then wildly kicked the ball into him as he lay on the ground. That was, perhaps, the most disturbing feature on Sunday: Paul Pogba was sent off, but Ronaldo, Bruno Fernandes and Harry Maguire all could have been. Discipline was lost entirely.
  8. Come volevasi dimostrare, siamo stati sotto soltanto sulla fisicita'. per il resto meritavamo di vincere noi https://www.fotmob.com/match/3657078/stats/inter-vs-juventus
  9. Siamo stati più pericolosi di loro. I loro attaccanti non hanno toccato palla. Sculatissimi loro poco fortunati noi.
  10. Quindi siam passati dal disastro dell'anno scorso, alle sconfitte iniziali di quest'anno, a "Speriamo di cominciare a vincerne qualcuna", a magicamente "Dobbiamo vincere con due gol di scarto"
  11. Ma l'anno scorso non stavano girando il documentario Amazon All Or Nothing: Juventus? Qualcuno sa che fine abbia fatto?
  12. tu fai lo stesso con uno dei nostri top 3 allenatori della storia
  13. La Juventus ha ritrovato il piacere di difendere Con la Roma un’altra vittoria della solidità difensiva bianconera. Alla luce del risultato finale ma soprattutto di com’è andata la gara, si può dire che ormai il processo di ri-allegrizzazione della Juventus è evidente e procede spedito. Dopo un periodo di incubazione iniziale, Allegri sta infatti gradualmente ritrovando una coerenza d’insieme alla sua idea di calcio e disegnando una forma più nitida della sua nuova squadra. La Juventus, non senza difficoltà e inciampi, sta tornando a essere una squadra più di lotta che di governo, che è sempre più abituata a passare molto tempo senza il pallone e ad attaccare in maniera abbastanza “fisica”. In parte, è un processo dettato dalle caratteristiche e dalle potenzialità dei giocatori a disposizione, ma è in primo luogo Allegri che sembra sempre più convinto che questa sia una squadra che può dare il suo meglio “in contropiede”, o in generale, che debba abituarsi a soffrire. E infatti quella contro la Roma non è stata una partita semplice, tutt’altro. La Roma di Mourinho, pur non essendo pericolosissima, ha avuto larghi momenti di dominio territoriale, e alla fine si può dire che la sua sconfitta sia stata sostanzialmente casuale. Come al solito non ci concentreremo sugli episodi arbitrali che l’hanno segnata, e ci concentreremo su alcune scelte strategiche e adattamenti di entrambe le squadre, perché potrebbero darci ulteriori piccoli indizi sul loro futuro prossimo. Le scelte di pressing della Juventus e i movimenti della Roma La Juventus ha iniziato la partita con un piglio abbastanza aggressivo. L’obiettivo in pressing era quello di andare a prendere alta la Roma durante la costruzione bassa, scalando in maniera feroce con la mezzala lato palla di fianco alle due punte e con Locatelli che seguiva per dare copertura, venendo coperto a sua volta dalla mezzala lato opposto. L’obiettivo, insomma, era sporcare il più possibile la circolazione centrale, disturbando soprattutto i due mediani di Mourinho e provando a forzare l’errore in mezzo al campo per tagliare i rifornimenti ai quattro giocatori offensivi della Roma. Di fatto, però, questa iniziativa di pressing si è scontrata con una buona fluidità iniziale dei giallorossi, che a loro volta cercavano di risalire dalla destra sfruttando, con palla al terzino, l’abbassamento di Pellegrini alle spalle di Zaniolo e l’ulteriore supporto di Mkhitaryan e Abraham. Le rotazioni della Roma si intrecciavano con le scalate in avanti della Juventus e ciò portava a una piccola partita nella partita nella zona centrale del campo, precisamente alle spalle di Locatelli. In questo solco, la Roma è riuscita a creare buona parte dei migliori sviluppi della sua partita. Con Locatelli occupato ad andare verso Cristante – o a dare copertura a Bernardeschi – dietro di lui per Chiellini e Bonucci c’era il compito non facile di gestire il trequartista e la punta di Mourinho. Per sfuggire al controllo dei centrali, Pellegrini si portava fino in fascia nei suoi abbassamenti a “cucire” il gioco, venendo preso in consegna da De Sciglio, che a sua volta doveva disinteressarsi di Zaniolo, che partiva largo, ma poteva andare ad accentrarsi e creare un sovraccarico centrale insieme a Mkhitaryan e Abraham, spesso prima che Bentancur potesse rientrare per assorbire l’uscita di Locatelli. La qualità di esecuzione di Pellegrini e Zaniolo ha reso giocabili anche delle uscite particolarmente complicate per via della pressione intensa della Juventus, ma era pericolosa anche la palla lunga su Abraham, poiché Chiellini si alzava spesso direttamente su Zaniolo, con il rischio di rimanere a metà strada e creare spazi in caso di seconda palla recuperata da parte della squadra giallorossa. Il numero 22 della Roma, sostituito da El Shaarawy per infortunio al 26’, sembrava avere un certo peso anche nelle azioni manovrate in cui la Roma riusciva a far abbassare la Juventus e si ritrovava, dunque, ad attaccare di posizione nella metà campo avversaria. L’obiettivo della Roma in questo tipo di azioni – anche successivamente all’uscita di Zaniolo – era quello di riempire la trequarti con i due esterni dopo aver catalizzato l’attenzione del centrocampo avversario altrove, per esempio con gli abbassamenti del mediano lato palla tra difensore centrale e terzino, in diagonale, e il contemporaneo abbassamento di Pellegrini. Una volta uscito Zaniolo però, complice anche un atteggiamento posizionale alla lunga più cauto della Juventus dopo il vantaggio, la Roma ha fatto più fatica a trovare con continuità ricezioni pulite davanti all’area. Il piano offensivo di Allegri Dall’altra parte, la Juventus ha avuto una chiara strategia per l’attacco all’ampiezza sin dai primi minuti. L’obiettivo era quello di pescare Cuadrado e De Sciglio in posizione avanzata e arrivare al cross, ma prima di fare ciò Allegri chiedeva ai suoi di pazientare nel giro palla in modo da dare tempo alle due mezzali – Bernardeschi e Bentancur – di portarsi a ridosso dei compagni più avanzati. La Juventus formava spesso una sorta di 3-1-6, con Locatelli a galleggiare tra le due punte della Roma, e le mezzali insieme agli esterni a incastrarsi nei corridoi più esterni, mantenendo così le due punte al centro dell’attacco. Un modo per cercare di sovraccaricare l’ampiezza di fronte al 4-4-2 su blocco medio con poche uscite in pressione alta della Roma, che si manteneva sempre molto stretta e molto corta sul campo senza palla. Avendo mediamente più tempo a disposizione col pallone, spesso erano i centrali ad allargare il gioco. Una variante vedeva la mezzala lato palla, quando il terzino dello stesso lato riceveva più in basso, sganciarsi subito sulla fascia davanti a lui, per dare una soluzione lungo linea o tirare via un uomo dal centro. È proprio da una situazione del genere che nasce lo sviluppo che porta all’assist di De Sciglio sul gol di Kean. I cambi gioco da destra verso sinistra, in maniera più o meno lunga o diretta, sono stati certamente la migliore arma offensiva della Juventus, nonché l’unica risorsa effettiva per la produzione di occasioni. Oltre al gol, Mattia De Sciglio è entrato in gioco anche per le altre due grandi occasioni della partita, un cross di sinistro per la rovesciata di Bernardeschi (e il successivo errore di Kean), e una percussione dello stesso De Sciglio dopo aver saltato Karsdorp con uno stop di petto e aver proseguito la corsa portando avanti il pallone con la testa. Una partita particolarmente notevole, dati i precedenti di De Sciglio con la Juventus. Come abbiamo imparato ad aspettarci da Allegri, una volta acquisito il prezioso vantaggio la sua squadra è stata soprattutto attenta a coprire la sua metà campo anziché provare a riprendere il controllo del possesso. Il suo 5-3-2 senza palla era aggressivo soprattutto sui fianchi, tanto che si è visto a tratti anche un 4-4-2 con Cuadrado alzarsi al fianco dei centrocampisti e Bernardeschi più defilato, entrambi attenti a uscire sui terzini della Roma. Alla lunga, anche a causa dell’assedio posizionale della squadra di Mourinho, la difesa della Juventus si è retta soprattutto sull’ennesima partita stoica di Chiellini e su una partecipazione intensa e chirurgica dei due mediani, pronti a riempire buchi e portare raddoppi. La Juventus ha ritrovato un minimo di continuità nel palleggio con l’ingresso di Arthur, soprattutto nei primissimi istanti della sua partita, in cui ha giocato sul centrosinistra, ma è stata soprattutto questa rinnovata accettazione del predominio avversario ad aver portato punti al fischio finale. Mourinho invece può dirsi abbastanza soddisfatto della prestazione della sua squadra, dalla qualità dei movimenti contro pressione, all’ottima gestione difensiva in campo aperto delle punte esplosive della Juventus. Una prestazione soddisfacente che però alla fine non è risultata sufficiente per rendersi pericolosi con continuità. Ovviamente su questo ha pesato molto l’infortunio di Zaniolo, ma l’allenatore portoghese dovrà trovare un modo di trasformare in occasioni da gol il dominio territoriale nelle partite in cui le difese avversarie sono più fisiche ed esperte.
  14. Ha meno presenze di Ramsey nelle ultime due stagioni, ormai di Dybala si vive dei ricordi di quello che fu 6-7 anni fa.
  15. perde ancora troppi palloni pericolosi a metà campo
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