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Il Film Su Calciopoli
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di Antonio1897Juventus in Calciopoli (Farsopoli)
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1- I nerazzurri possono dire che M&G sono prescritti ma erano associati a delinquere. E tanto basta. 2- I nerazzurri possono dire che M&G sono prescritti ma erano associati a delinquere. Loro invece nessuno li ha toccati. Piaccia o no è così. Riottenere gli scudetti a queste condizioni sarebbe solo l'ennesima foglia di fico per nascondere le vergogne di casa Agnelli/Elkann. 3- Quegli scudetti sono morti. Sono vivi solo nei nostri cuori ormai, come vale per i defunti più cari. Nella vita non puoi vincere sempre, soprattutto poi quando non vuoi assolutamente vincere e quando non fai di tutto per riuscirci.
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Capisco perfettamente il tuo stato d'animo. Però se non riesci a scucirglielo è come regalargliene un altro. Sarebbe l'ennesima vittoria mediatica contro di noi. Il problema siamo noi, la nostra testa di comando e quello che hanno fatto, le cacche nerazzurre ne sono sono una conseguenza. Sono solo le iene che attaccano una carogna, ma l'assassino vero non sono loro. Se vuoi risolvere un problema devi partire da chi l'ha creato. Bisogna partire dal problema, le conseguenze poi si correggono in automatico, o quasi. Non dimentichiamoci che le iene hanno avuto il permesso di fare quello che hanno fatto. Non che siano innocenti eh, proprio no. Si devono vergognare. Ma diciamo che forse hanno una piccolissima attenuante. In fondo nella savana italiana queste cose capitano, o possono capitare.
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A parte che, come scrivevo dalle parti di pagina 150, o giù di lì, c'è l'ostacolo enorme del cartonato dato all'Inter. E quello non se lo fanno togliere così, come se niente fosse. Ancora di più quando hai i tuoi dirigenti a cui è stata confermata un'associazione, e quando loro, gli onestoni, sono agli occhi del mondo puliti e profumati come il c**o di un neonato dopo il bagnetto. Per ridarli a noi entrambi, uno devono toglierlo a loro. Poi, anche se fosse, a queste condizioni sinceramente riottenere gli scudetti non ha senso. Se vengo chiamato ancora oggi ladro, sai che me ne frega degli scudetti... Sentenze alla mano, la situazione sarà sempre la stessa. Tutti coi documenti in mano, per quanto ridicoli, a insultarci come un Travaglio qualunque. Dai su, un po' di realismo e dignità. L'art. 39 non ci serve più. E' arrivato il momento di dimenticare i nostri due figlioli vinti sul campo e mandare a fare in C coloro che li hanno svenduti per mantenere buoni rapporti con gruppo industriale che ha messo in piedi un centro spionistico che ha fatto economicamente bene ad entrambi.
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Non è abbastanza. A noi serviva, per poter cominciare a pensare di battere i pugni sul tavolo, che fossero quantomeno smontati i processi precedenti. Ma in questo caso l'associazione, per quanto ridicola, per quanto prescritta, c'è. Mettersi a sottilizzare sui singoli, e su quelle assoluzioni, vale la pena solo per loro, perché quando al bar qualcuno si permetterà di dire che erano arbitri del sistema Moggi, potranno dire di essere stati assolti, zittire in malo modo qualcuno, e se gli va potranno anche querelare. Io, sia ben chiaro (ma molto ben chiaro, molto molto molto), sono contentissimo per i singoli che ne sono usciti, perché a livello umano è stata una grande ingiustizia e una grande vergogna quello che hanno subito. Ma per quello che ci riguarda qui, ossia in un forum di tifosi di un club, sinceramente mi sembra che la nostra sia una sconfitta e non una vittoria. Se vuoi vederla calcisticamente, è come vincere una partita di champions 1-0 quando per passare il turno dovevi farne 3. Hai vinto, ma sei fuori. Quindi, hai perso. Ecco, noi abbiamo perso.
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E' inutile cercare appigli legali per sperare di riottenere gli scudetti. Ragionare in questo modo è da persona per bene che vive in un paese civile. Ma qui siamo in Italia. Il danno subito è incalcolabile. Visto che in sostanza non c'è nessuna accusa che sta in piedi, e visto che i campionati pre e post 2006 non sono regolari, e non sembra manco lontanamente che si voglia andare verso una regolarità in tempi brevi, la famiglia deve vendere il pacchetto di maggioranza a qualche arabo o asiatico pieno di soldi, e togliersi dai piedi a titolo definitivo. Non è coi cavilli che rivoglio indietro gli scudetti. Ci sono/c'erano solo poche condizioni adatte a far si che potessero restare, e purtroppo non hanno fatto nulla, sono tutte svanite. Manco una ne hanno realizzata, in ben 8 anni. (8 anni! 8!) 1- Sentenze di assoluzione su tutta la linea, per tutti, grossomodo. (E niente). 2- Giustizia nei confronti della banda degli onesti longobardi. Anche se non proprio totale almeno una bella bastonata. (E niente). 3- Scuse pubbliche a tutto il popolo bianconero con ammissione, anche solo generica, delle colpe di quanto è avvenuto, con la motivazione di essere stati dei grandissimi teste di m*****a. (E niente, anche se sarebbero ancora in tempo. Ma figuriamoci se fanno una roba così... ) 4- Capacità e volontà di far scoppiare una terza guerra mondiale, mediatica e non, contro il sistema attuale, di giustizia sportiva e ordinaria. (E anche qui niente). 5- Riabilitazione del club e della sua onorabilità e ufficiale riottenimento degli scudetti con relativo annullamento dagli albi della serie B. (E niente). Il 4 e il 5 sarebbe il minimo indispensabile quanto meno per mandarli solo a*******o ma senza prenderli a schiaffoni. Hanno fallito scientemente salvaguardando interessi di altro genere. E' comprensibile, volendo ci può anche stare, ma a questo punto l'atteggiamento è lo stesso che avrebbe il presidentino di un piccolo club, un piccolo industrialotto del nord, che non ha la forza economica e politica per confrontarsi con un mondo più grande di lui. Peccato però che stiamo parlando di un gruppo economico che vale centinaia di miliardi di euro in tutto il mondo e che ha agganci e uomini ovunque. Ok, senza ulteriori indugi ne prendiamo atto, senza fare troppi discorsi e polemiche. E' finita. Questi arnesi di latta non ci servono più. Fuori dalle balle. E che non si facciano più vedere. Vendere, vendere vendere. Meglio un futuro incerto e forse triste, piuttosto che un presente e un futuro finti e di cartone, che valgono come gli scudetti dell'Inter.
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Come dico da tempo immemore, e come ha avuto modo di vedere AA coi suoi stessi occhi, la revoca del cartonato è la cosa più difficile da ottenere. Per togliergli il cartonato, serve una grossa campagna stampa per abbattere l'Inter e Moratti. Non ci sono altre vie. E la campagna stampa da Torino contro Moratti non parte, perché "siamo amici, siamo cresciuti assieme..." cit. Con questa proprietà il discorso credo che grossomodo sia chiuso qua.
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Ok. Grazie. Mi ricordo, certo. Ma restiamo in topic. La mia è stata solo una piccola deviazione, non proprio OT, ma quasi, visto che c'era ancora da aspettare... ne ho approfittato, perché se tra due giorni lancio un topic apposito, ci verranno dentro a leggere un centesimo degli utenti che sono qua ora. Ma direi di fermarci qua, nel rispetto della discussione. A tempo debito vi faccio sapere tutto. Poi chi ha davvero voglia ci sarà, chi non ha voglia leggerà altro e farà altro. Lo sappiamo, è la vita del forum, purtroppo va così.
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Veramente all'epoca gli chiesero in relazione al sistema Moggi, dandolo per assodato. Per via della famosa telefonata tra loro due. (quella risultata tagliata, hai presente?) E lui mai ha avanzato dei dubbi su questo scenario. Mai ha raccontato come stavano le cose. Predica bene ma razzola male, il dieghino a pois...
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Tra le altre cose, ironia della vicenda, il violaceo nel 2006 disse in tv (su consiglio dell'amico Luchino, credo) che il sistema era un qualcosa a cui lui si era dovuto adattare per non rimetterci. Dunque, anche se da succube, bisognerebbe considerarlo e processarlo come parte del sistema... Ovviamente da quanto si è capito dopo, mentiva. E ho detto tutto....
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Il Film Su Calciopoli
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di Antonio1897Juventus in Calciopoli (Farsopoli)
Approfitto del topic per anticipare una cosa utile, ossia un evento importante a tema. Purtroppo però, vale, (per il momento), solo per chi vive a Torino e dintorni. Come molti sanno, su Calciopoli nel 2012 è stato girato un film molto carino da un regista di fede bianconera. Il film si intitola Nel paese di Giralaruota - Il grande inganno di calciopoli. (da qualche parte forse c'è ancora un topic? Boh...) Ho sentito e incontrato di recente il regista, persona simpatica e molto per bene, con cui ho un ottimo rapporto, e mi ha detto che ha già preparato il nuovo finale del film. In sostanza lo ha aggiornato, perché questa sentenza sarà un po' la prima grossa conclusione di tutta la vicenda, e gli ultimi ritocchi al docu-film verranno apposti nei prossimi giorni. Dopodiché, la nuova versione verrà ri-presentata al cinema, con proiezione (più di una) come al solito gratuita. Sarà una roba del prossimo paio di settimane, non ci sarà da aspettare molto. Inizialmente vi saranno proiezioni a Torino sicuramente e Roma (credo). Nei prossimi giorni credo di poter avere le date, gli orari e le sale. A quel punto lancerò un topic apposito per tenervi aggiornati e scriverò qualcosa anche per ju29ro, in modo che si possa spargere un po' la voce. Poi c'è in ballo anche altro per il futuro, ma per ora non posso assolutamente dire nulla. Vi invito ad andare a vederlo e a passare una serata gratis un po' diversa. E magari ad incontrare ed abbracciare un po' di gente gobba e rancorosa... Quelle sere sarà anche possibile acquistare il dvd della prima versione (a cui di fondo non manca nulla, perché il senso del film non cambia con quello che accade oggi). Ho consigliato al regista di portarsi dietro le ultime copie rimaste, se ne ha ancora, e di allestire un banchetto o che ne so, così se uno ne vuole una copia da far vedere agli amici o ai parenti... E penso che lo farà. Poi forse ci sarà anche un dibattito o qualcosa del genere. Ma su questo ancora non so nulla, perché credo stia organizzando le serate e mi chiamerà appena sarà tutto pronto. A quel punto vi dico tutto (anche se ci sarà qualche ospite particolare, ecc). Spargete la voce. Bisogna assolutamente cavalcare l'onda mediatica della notizia, qualunque sia l'esito della cassazione. -
Non penso. Credo ci siano solo degli spot sul tubo. Comunque quelle sere sarà anche possibile acquistare il dvd della prima versione (a cui di fondo non manca nulla, perché il senso del film non cambia con quello che accade oggi). Ho consigliato al regista di portarsi dietro le ultime copie rimaste, se ne ha ancora, e di allestire un banchetto o che ne so, così se uno ne vuole una copia da far vedere agli amici o ai parenti... E penso che lo farà. Poi forse ci sarà anche un dibattito o qualcosa del genere. Ma su questo ancora non so nulla, perché credo stia organizzando le serate e mi chiamerà appena sarà tutto pronto. A quel punto vi dico tutto (anche se ci sarà qualche ospite particolare, ecc).
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Vedo moltissimi utenti in linea, dunque approfitto per anticipare una cosa utile, ossia un evento importante a tema. Purtroppo però, vale, (per il momento), solo per chi vive a Torino e dintorni. Come molti sanno, su Calciopoli nel 2012 è stato girato un film molto carino da un regista di fede bianconera. Il film si intitola Nel paese di Giralaruota - Il grande inganno di calciopoli. (da qualche parte forse c'è ancora un topic? Boh...) Ho sentito e incontrato di recente il regista, persona simpatica e molto per bene, con cui ho un ottimo rapporto, e mi ha detto che ha già preparato il nuovo finale del film. In sostanza lo ha aggiornato, perché questa sentenza sarà un po' la prima grossa conclusione di tutta la vicenda, e gli ultimi ritocchi al docu-film verranno apposti nei prossimi giorni. Dopodiché, la nuova versione verrà ri-presentata al cinema, con proiezione (più di una) come al solito gratuita. Sarà una roba del prossimo paio di settimane, non ci sarà da aspettare molto. Inizialmente vi saranno proiezioni a Torino sicuramente e Roma (credo). Nei prossimi giorni credo di poter avere le date, gli orari e le sale. A quel punto lancerò un topic apposito per tenervi aggiornati e scriverò qualcosa anche per ju29ro, in modo che si possa spargere un po' la voce. Poi c'è in ballo anche altro per il futuro, ma per ora non posso assolutamente dire nulla. Vi invito ad andare a vederlo e a passare una serata gratis un po' diversa. E magari ad incontrare ed abbracciare un po' di gente gobba e rancorosa... Spargete la voce. Bisogna assolutamente cavalcare l'onda mediatica della notizia, qualunque sia l'esito della cassazione.
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Poi c'è un altra questione non da poco. Grossa come un grattacielo, oserei dire. Quando si parla poi di tentativo, bisogna ricordarsi che bisogna conoscere con certezza l'esito della supposta condotta criminosa. Se si tratta di un omicidio, deve esserci il morto, e costui, ossia il poveraccio, bisogna essere sicuri che è morto, di cosa è morto, e quando è morto. Con precisione, e non alla pene di cane. Se è morto è omicidio, se non è morto è tentativo. Ora, nel caso di cui stiamo parlando qui, la prima cosa da fare era controllare/visionare i filmati delle partite, e leggere i verbali delle stesse, quelli che gli arbitri devono per regolamento compilare alla fine del match. Poi, ma solo come base iniziale di indagine, mettere a confronto le risultanze empiriche con i dialoghi delle intercettazioni e cominciare a vedere se si trova qualcosa di strano. A quel punto, se si trova qualcosa di strano, si comincia a focalizzare un eventuale nucleo di persone da tenere sotto osservazione e su cui approfondire le indagini. (conti bancari, movimenti, ecc) In questo caso l'inchiesta è stata fatta in modo tale che non si è trovato nulla, si sono fatti pasticci su pasticci pur di trovare una scenografia adatta per montare lo scandalo e, cosa GRAVISSIMA, si è pasticciato ad un punto tale che se per caso ci fossero davvero dei colpevoli di qualcosa (il qualcosa non possiamo dirlo così, 'a muzzo, si tratta infatti di un presupposto di pura fantasia), non è più possibile scoprirlo. Infine, sono riusciti scientemente a nascondere le colpe della banda degli onesti longobardi, con cui evidentemente può esserci stata una qualche collaborazione.... Chi lo sa... Metti mai che il pc di Tavaroli, (tanto per fare un esempio del tutto inventato, sia chiaro), sia finito ai PM napulitaner.... Insomma, robe così... Siamo un paese di serie B, fatto di gente di serie B, che ha mandato la squadra più forte in serie B. La motivazione principale è stata l'invidia. Vedete voi...
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Il codice penale italiano disciplina il tentativo all'art. 56, rubricato delitto tentato: « Chi compie atti idonei, diretti in modo non equivoco a commettere un delitto, risponde di delitto tentato, se l'azione non si compie o l'evento non si verifica.» L'idoneità degli atti a commettere un delitto c'è in questo caso? Truccare partite senza soldi, senza corruzione vera almeno come possibilità concreta (arbitri nel sistema, designatori nel sistema, avversari succubi, ecc ecc), senza mettere le mani sui sorteggi, senza mettere in sostanza potenzialmente le mani sul campo, è come chiedere agli asini di volare. Ma non di volare con le ali, ma di prendere il brevetto da pilota, farsi assumere da una compagnia di aviazione, e mettersi alla guida dell'aereo o dell'aviogetto a vostra scelta. Ergo, c'è giusto un pezzo di tentativo di questi miei beati organi genitali. L'univocità degli atti diretti a commettere un delitto li troviamo in questo caso? Nein. Manco per il caz... anzi no. Manco per gli organi genitali di cui sopra. Che suona più dolce e forbito. Le intercettazioni, o meglio, i dialoghi in esso contenuti, non sono adeguati a poter costruire uno scenario di quel tipo. Non sono adeguati per tanti aspetti, sia nel contenuto, sia nella quantità (aspetto non da poco, visto che si parla di centinaia di migliaia di telefonate ascoltate, e di pochissime utilizzate per costruire questo baraccone). Poi, certo, in teoria ne basta una per tentare anche solo una volta, perché no.... Ma manca anche quella. L'unica cosa che si può dimostrare è che tutti conoscevano tutti e parlavano con tutti (questo può essere, almeno in teoria, un buon modo /motivo per iniziare un check-up investigativo sul sistema, ma poi bisogna trovare gli illeciti, non le cagate...) Altra cosa importante, i dialoghi contenuti spesso sono difficilmente interpretabili, e spesso possono essere interpretabili a favore delle difese (è avvenuto anche quello). Ergo, non c'è nulla. E ricordatevi una cosa. Qualunque sia l'esito, in questo tipo di scandali, si tratta di una sentenza politica. Niente più di questo. In questo bordello la giustizia non c'entra nulla e non è mai c'entrata nulla
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Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
20 MAR 2015 16:05 1. FERMI TUTTI! DELLA VALLE HA INTENZIONE DI VENDERE IL PROPRIO PACCHETTO DEL 7% IN RCS - 2. “L’INVESTIMENTO IN RCS È TUTTO SBAGLIATO. NON SONO RIUSCITO QUASI A TOCCARE PALLA”, AVEVA SBUFFATO A NOVEMBRE. ORA LO SCARPARO CORRE AI RIPARI VENDENDO (IN PERDITA) - 3. MISTER TOD’S VENDE PERCHE' SI SENTE LE MANI LEGATE PER COLPA DEI TRENI DI NTV DAGOREPORT Lo sfogo gli era sfuggito di bocca in una delle sue ultime esibizioni pubbliche, prima di chiudersi in un lungo silenzio. A un convegno organizzato da Pambianco-Deutsche Bank, intervistato dall’amico del cuore Chicco Mentana, Diego Della Valle aveva detto che “l’investimento in Rcs è tutto sbagliato. Non sono riuscito quasi a toccare palla”. Poi, quando il direttore del tg de La7 gli aveva chiesto se quindi avrebbe venduto la sua quota in via Solferino, lo Scarparo a pallini si era rifugiato in un prudente “no comment”. Era il 13 novembre scorso e da allora Della Valle è sparito dai radar. Stop agli insulti al rampollo Fiat e a Marpionne, bocca chiusa su Renzi dopo averlo liquidato come un tipo “pericoloso”, patta chiusa sui ministri “inadeguati”. Più che il ben dell’intelletto, potè l’opportunità economica. Attraverso Urbanetto Cairo, ciccio Della Valle si è in qualche modo riavvicinato agli odiati azionisti torinesi di Fiat, anche grazie alla mediazione di Mediobanca di Nagel. Per parlare di cosa? Del prossimo direttore del Corriere e della composizione del nuovo cda di Rcs? Beh sì, forse. Ma secondo quanto risulta a Dagospia in ballo c’è molto di più. Mister Tod’s è davvero pentito dell’investimento “sterile” fatto in Rcs e ha deciso di mettere in vendita il suo pacchetto del 7,3%. Una quota che ai valori di Borsa odierni vale una quarantina di milioni di euro, mentre va ricordato che Della Valle ha investito su Rcs, compreso l’ultimo aumento di capitale, la bellezza di 200 milioni. Insomma, rischia di perderci parecchi denari. Ma del resto l’ha detto lui che è stato “un cattivo investimento”. La motivazione di un simile, clamoroso, passo, è molto semplice: Della Valle si sente in un vicolo cieco. Vorrebbe fare fuoco e fiamme anche con l’Intesa di Abramo Bazoli, azionista e grande creditore di Rcs, ma non può permetterselo perché di Ca’ de Sass ha bisogno come il pane per i suoi pericolanti treni di Ntv. E vorrebbe tuonare contro i progetti di Matteo Renzi, che vuole un direttore se non amico almeno non-nemico in via Solferino (Antonio Polito), ma anche qui ha bisogno di non inimicarsi il governo, sempre per quei maledetti treni che viaggiano sulla rete pubblica. Questo duplice imbarazzo spiega anche l’assordante silenzio dello scarparo su Rcs. Non sa letteralmente che pesci prendere. John Elkann, che ha già in mano il 16% della Rizzoli, spera di fare il colpo e di portarsi a casa la quota di Della Valle, con la quale sostanzialmente chiuderebbe la partita del controllo. Ma prima deve chiedere il permesso, cioè i soldi, a Marchionne. Un incontro tra i due per parlare di questo affare è già in calendario per i prossimi giorni. Marchionne, com’è noto, non è particolarmente interessato a che Fiat-Chrysler butti soldi in Rcs e gli interessa soltanto che il prossimo direttore del Corriere vada a bene a Renzi. Se non dovesse andare in porto l’operazione Della Valle-Elkann, Bazoli riuscirà ancora a orientare in qualche modo la scelta del successore di Ferruccio De Bortoli. Il patròn di Intesa per la direzione vedrebbe bene l’attuale condirettore e uomo-macchina dek quotidiano Luciano Fontana, benedetto anche dallo stesso De Bortoli. Fontana, è chiaro, risponderebbe totalmente a Bazoli. Per la presidenza, invece, registrato che è in campo la candidatura “istituzionale” di Maurizio Costa (è presidente Fieg), salgono le quotazioni dell’ex gran capo di Enel Fulvio Conti. Ma l’uscita di scena di Della Valle, specie se a comprare sarà la Fiat, rischia di sparigliare tutti i giochi. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/fermi-tutti-valle-ha-intenzione-vendere-proprio-pacchetto-96916.htm Vero è che se proprio devi/vuoi vendere, i primi a poter essere interessati sono i torinesi. Ma mi sembra una ricostruzione poco credibile, che vede una via poco praticabile. Comunque, se così fosse, se andasse così, sarebbe una clamorosa vittoria di JE. Comprerebbe le azioni proprio da colui che lo definì un imbecille. Dubito che andrà così. Ma continuiamo a tenerli d'occhio e vediamo che succede. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
17 MAR 2015 12:24 CORRIERE DELLE MIE TRAME – I FONDI USA PRESENTI NEL CAPITALE DI RCS NON VANNO DIETRO A JOHN ELKANN – SMENTITO L’APPOGGIO DEI FONDI INVESCO ALLA LISTA DELLA FIAT PER IL RINNOVO DEL CDA - Invesco rappresenta il 5% e raccoglie una serie di fondi esteri tutti gestiti in modo autonomo. Al momento non è neppure sicuro che parteciperanno all’assemblea, ma non si esclude che presentino una lista di minoranza patrocinata da Assogestioni… - Da “il Giornale” Invesco, socio di Rcs con il 5%, non fa parte a oggi di alcuno schieramento per la definizione delle liste del nuovo cda del gruppo editoriale e non è neanche detto che partecipi all'assemblea del 23 aprile, almeno con l'intera partecipazione. È possibile, invece, che venga presentata una lista di minoranza da parte del comitato dei gestori che fa riferimento ad Assogestioni. È quanto dicono diverse fonti citate dall'agenzia Reuters, smentendo l'esistenza di un asse tra Fiat, Invesco e forse Mediobanca a sostegno di una lista di maggioranza: «Non risulta al momento nessuna alleanza di Invesco con Fiat» in vista del 29 marzo, termine per la presentazione delle liste. «La quota Invesco è suddivisa tra molti fondi esteri, gestiti ciascuno in modo autonomo e senza logiche comuni» e «non risulta neanche che ci sarà qualcuno di Invesco in assemblea». Appare quindi poco verosimile uno sbilanciamento della società di gestione internazionale indipendente verso questo o quel socio, anche perché gli investitori istituzionali solitamente appoggiano liste di minoranza. Mentre fervono i lavori sulla lista di maggioranza, che sancirà anche la conferma o meno dei vertici del gruppo, il comitato dei gestori è intanto al lavoro per presentare una propria lista di minoranza, per la quale è necessario avere, secondo lo statuto, il 2,5% del capitale. «Ci sono buone possibilità che venga presentata una lista dei gestori», dice una fonte vicina alla situazione. Secondo l'azionariato registrato sul sito Consob non ci sono altri fondi con una quota superiore al 2% oltre a Invesco. Lo statuto di Rcs prevede che alle minoranze vada un terzo dei 9 o 11 consiglieri. Fiat, che secondo Consob ha il 16,7% del capitale, punta alla conferma dell'ad Pietro Scott Jovane, mentre Mediobanca (6,2%) ha messo in chiaro di essere disposta a votare solo una lista condivisa e di qualità. Anche Urbano Cairo, che ha il 3%, potrebbe presentare una lista di minoranza. http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/corriere-mie-trame-fondi-usa-presenti-capitale-rcs-non-96616.htm -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Concordo. Ho conosciuto bene un arbitro e conosco abbastanza alcune dinamiche della loro vita personale. I sacrifici, i casini di vario genere con cui si devono confrontare, gli impegni che vanno oltre i 90 minuti della gara, la burocrazia che devono sbrigare, i tanti rischi che corrono, ecc. Anche questo tipo di conoscenza mi è stata utile per decodificare meglio lo scandalo di calciopoli. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
14 MAR 2015 15:36 IL SALOTTO IN SOFFITTA - L'ULTIMA PARTITA DI MEDIOBANCA NELL'EX SALOTTO BUONO È IL VERTICE RCS. MA SE NAGEL NON TROVA UNA LISTA CONDIVISA, VINCERÀ LA LINEA ELKANN (CON DELLA VALLE-CAIRO IN MINORANZA) Nagel cerca di convincere gli azionisti contrari, da Tronchetti a Bazoli, da Cairo a Della Valle, a trovare un accordo sull'ad, piazzando Maurizio Costa alla presidenza - Se Mediobanca non voterà in assemblea, il peso di Fiat più gli americani di Invesco porterà alla conferma di Scott Jovane... Giovanni Pons per "la Repubblica" È probabilmente l’ultima grande trattativa tra poteri forti, quella che si sta consumando sul rinnovo del cda di Rcs Mediagroup. E come nella migliore tradizione degli ex salotti buoni, gli ingredienti ci sono tutti. Al centro, come sempre, c’è Mediobanca, che l’ad Alberto Nagel sta faticosamente traghettando al di fuori del mondo delle partecipazioni incrociate, causa di tante battaglie e tante perdite procurate nel decennio passato. Nagel non vuole essere l’ago della bilancia della partita in corso, il 6,2% di Mediobanca si presenterà e voterà in assemblea solo se vi sarà una lista di nomi di qualità, condivisa e unitaria. Altrimenti resterà alla finestra in attesa di dismettere la partecipazione quando i prezzi saranno favorevoli. Ma per arrivare al risultato condiviso, a parole auspicato da tutti, bisogna sudare non poco poiché occorre mettere d’accordo due personaggi taglienti come John Elkann, presidente della Fiat, e Diego Della Valle, che in un passato non lontano hanno riempito le cronache a suon di invettive incrociate. Nagel ci sta provando, da buon banchiere che non vuole perdere clienti importanti, anche se il risultato tarda ad arrivare. C’è tempo ancora una settimana per tirare le fila e un timido tentativo di convergenza è stato provato sul nome di Maurizio Costa alla futura presidenza Rcs. Costa è presente nel cda Mediobanca in quota Fininvest ed è una persona stimata da Della Valle che alle persone a lui vicine ripete di non avere preclusioni per una lista di gente preparata, dal curriculum impeccabile e in grado di gestire bene l’azienda. Ma il nodo verrà presto al pettine, quando si arriverà a parlare del futuro amministratore delegato Rcs: per Torino si dovrebbe sicuramente confermare Pietro Scott Jovane, che sta portando la casa editrice fuori dalle secche in cui era finita in seguito alla disastrosa operazione Recoletos. La posizione della Fiat, però, pare al momento condivisa soltanto dal presidente di Mediobanca, Renato Pagliaro. Gli altri azionisti di peso, da Marco Tronchetti Provera a Giovanni Bazoli, da Paolo Rotelli a Urbano Cairo, fino allo stesso Della Valle, ritengono fallimentare la gestione Jovane e vorrebbero una sterzata forte sulla posizione di comando. Riuscirà Nagel a far digerire il nome di Jovane a questa platea così variegata? Ci sta provando ma non può nascondersi che anche i due vicepresidenti di Unicredit (primo azionista di Mediobanca), Fabrizio Palenzona e Luca di Montezemolo sono, per ragioni diverse, schierati un cambio di gestione. Tutto ciò prima di aver cominciato a parlare del nuovo direttore del Corriere della Sera . Cosa succederà se il “lodo Nagel” non andasse in porto? Elkann ostenta sicurezza poichè può contare almeno sul 26% del capitale, composto dal 18% della Fiat (arrotondato con azioni acquistate dalla famiglia Pesenti) e da un 8% che il fondo americano Invesco sarebbe disposto a schierare grazie ai buoni uffici di Sergio Marchionne. Se Mediobanca, in assenza di lista condivisa, non si presentasse in assemblea, nessuno avrebbe la forza di opporsi all’asse Fiat-Invesco. A quel punto potrebbe scattare un’alleanza Della Valle-Cairo per una lista di minoranza in grado di portare in consiglio tre consiglieri su nove. Ma nessuna delle due liste potrebbe contare su Intesa Sanpaolo, pronta a vendere le sue azioni e restare solo creditrice. Ovvio concludere che la situazione è ancora molto fluida: l’unica cosa certa è che la Mondadori sta per avviare la due diligence per l’acquisto di Rcs Libri. Un’operazione non condivisa da tutti gli azionisti e che sta creando polemiche anche in ambito politico. «Della fusione tra Rcs e Mondadori si occuperà l’Antitrust - ha dichiarato ieri il ministro della Cultura Dario Franceschini a Libri come- . Un unico editore controllerebbe il 40% del mercato, una fetta che può far gola ad acquirenti stranieri », ha aggiunto stimolato dagli interventi di Sandro Ferri di E/O, Elido Fazi, Antonio Sellerio, Stefano Mauri (Gems). http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/salotto-soffitta-ultima-partita-mediobanca-nell-ex-salotto-96459.htm -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Nemici amici Juventus e Roma hanno disdetto il contratto con Infront per i diritti d'archivio. La prima mossa di una battaglia politica? 13 MARZO 2015 - FULVIO PAGLIALUNGA Quando nel calcio irrompe Infront, qualunque sia la notizia, non è sufficiente leggerla. Va interpretata, compresa, resa circolare e senza angoli nascosti. In sintesi, non è mai solo la notizia. Per questo, quello che è successo negli ultimi giorni non sembra banale: Juventus e Roma hanno disdetto il contratto con Infront per i diritti d’archivio (valeva fino al 2018), e quel che sembra un semplice ragionamento economico appare in realtà come una mossa che apre una battaglia politica all’interno della Lega e della FIGC. Intorno ai diritti tv, e a quei soldi su cui le società fanno affidamento a volte come unica fonte certa di ricavi, si sta giocando una partita delicata, che è solo agli inizi. Cosa sono i diritti d’archivio Prima di andare avanti, bisogna capire cosa sono i diritti d’archivio e perché c’entrava Infront: sono le immagini che hanno otto giorni di vita, quindi non più considerate cronaca in senso stretto. A ritroso, fino al 1954. Più pomposamente l’archivio viene definito in molti casi “library” e rappresenta una parte di immagini che le società possono gestire individualmente perché non rientra nell’accordo per la vendita centralizzata dei diritti tv. È uno stratagemma della legge Melandri che vale come una sorta di risarcimento per le grandi società, che con la contrattazione collettiva hanno perso qualcosa sui diritti tv. Vendi l’archivio e recuperi denaro, perché se sei un club importante vale di più. Ogni società li gestisce da sé e anche in questo caso (e qui il problema dell’assenza di un management capace di trattare argomenti ormai fondamentali per i club si manifesta, ma è un’altra storia) quasi tutte avevano affidato il compito a un advisor. Infront, naturalmente. Che aveva in pugno questo asset per diciannove società di Serie A su venti, Sassuolo a parte. Ora Juve e Roma vanno verso Sky (anche se mancano conferme), senza advisor (come ad esempio hanno tenuto a precisare i giallorossi). La partita però è politica. Proviamo a spiegarla in cinque punti. 1. Togliere risorse a Infront Abbiamo detto cosa sono, ora vediamo quanto valgono i diritti d’archivio. Ad esempio per la Juventus basta dare uno sguardo al resoconto intermedio di gestione al 30 settembre scorso: 9,96 milioni di euro (alla pari o quasi ci sarebbero Inter e Milan). Per la Roma il valore si aggira intorno ai 4 milioni (contratto di sei anni per 23,9 milioni più iva) per «la digitalizzazione dell’archivio dell’AS Roma dal 1954; la commercializzazione dell’Archivio in tutto il mondo; la produzione audiovisiva delle partite casalinghe della squadra (Serie A e Coppa Italia); la fornitura di immagini degli allenamenti della squadra o, in alternativa, la concessione dei relativi diritti di accesso, riprese e diffusione». Certo, non è la mancanza di queste risorse (che non sarebbero direttamente di Infront, ma che chi gestisce come intermediario può ovviamente far fruttare anche nel suo interesse) che potrà indebolire economicamente un colosso appena venduto ai cinesi di Dalian Wanda per un miliardo di euro, ma è comunque una minaccia. È una mossa in cui Sky (approdo non dichiarato delle due società) ha una parte in commedia, certificata dalla risposta fatta trapelare all’Ansa dopo che la notizia della rottura del contratto era venuta fuori: «Negano—scrive l’Ansa—che siano già stati stipulati accordi ma confermano “l’ovvio interesse” per i diritti d’archivio di squadre come Juventus e Roma. Interesse che, spiegano fonti di Sky, “vale anche per club come il Napoli”, legato contrattualmente a Infront». Sky, cioè, si dice pronta: ha preso due colossi, ne accarezza un terzo (nonostante le recenti schermaglie, che però c’erano state anche con Infront per la gara di Coppa Italia con l’Inter). Entra in campo un competitor, almeno per un asset solo, ma l’unico possibile in questo momento. E Infront non se l’aspettava. 2. Togliere forza alla comunicazione di Infront Con l’elezione di Tavecchio è diventato chiaro il ruolo potente di Infront: sono state le squadre in affari con il colosso svizzero ad aver deciso il posizionamento di Beretta in Lega di A e del nuovo presidente della FIGC. A quel punto Infront è venuto allo scoperto. A quel punto Bogarelli, l’uomo di Infront Italy, ha deciso di esporsi e iniziare a venire allo scoperto, giocando la sua partita anche dal punto di vista comunicativo. Un modo per evitare di essere schiacciato dal sospetto di essere il grande padrone del pallone: ponendosi come un partner e basta, uno che ha interesse a far fare soldi ai club e al calcio italiano per fare business a sua volta. L’intervista più significativa, per le domande sottoposte, per i messaggi lanciati, e anche perché esclusiva, l’ha fatta Marco Iaria sulla giornalaccio rosa dello Sport. Qui Bogarelli lancia un messaggio: «Con la Juve abbiamo un contratto per la library». Sembra una cosa raccontata mentre si sta spiegando il proprio mestiere, ma prima Bogarelli dice che «questo è business, non me ne frega niente della politica sportiva» e gli viene obiettato che non si può certo dire che tutte le società sotto contratto siano funzionali al business. E lui tira fuori la Juventus, che è invece una mossa politica, perché la Juve, appunto, è all’opposizione del fronte-Infront in Lega e FIGC. Nei giorni scorsi, poi, Bogarelli è stato a Trigoria per parlare con i plenipotenziari della Roma: Zanzi e Baldissoni. Frasi e mosse per mettere tutti dentro. Cioè: Juve e Roma sono all’opposizione? No, la Juve ha un accordo con noi e sono pure stato a Trigoria. 3. È più di un contratto rescisso Fa rumore in questa operazione il fatto che non si stia parlando di un contratto scaduto e non rinnovato, quindi con libertà di affidarsi ad altri per l’uso dei diritti d’archivio. Si parla di una rescissione di un contratto che sarebbe durato ancora tre anni. E fatta in contemporanea da Juve e Roma è a sua volta una contromossa politica: le due società vanno alla prova di forza, cercano la rottura evidente. E infatti hanno creato la notizia da una mossa che poteva sembrare semplice e che così non lo è. La Juve aveva firmato il contratto nel 2012 (dopo l’elezione di Beretta, ma in un periodo di relativa pace con il gruppo di Philippe Blatter, visto che nel 2013 Agnelli fu protagonista nella task force per i diritti tv, assegnati a Infront) con «ricavi addizionali netti per circa 4,5 milioni all’anno» e la Roma con Infront aveva anche un contratto da seicentomila euro all’anno con l’impegno delle parti (spiegato nel prospetto informativo depositato alla Consob a giugno) a «rinegoziare in buona fede il contenuto e il corrispettivo del Media Package ove AS Roma dovesse diventare proprietario di, o la Prima Squadra dovesse iniziare a giocare le proprie partite casalinghe in, un nuovo stadio inclusivo di una nuova area ospitalità». Peraltro la Roma poteva rescindere il contratto al termine di questa stagione (come sarà), altrimenti non avrebbe più avuto la possibilità. Perché Juve e Roma lo fanno ora e in modo tanto eclatante? Per far arrivare il messaggio, creare brecce improvvise nel quasi monopolio di Infront, che gestisce i diritti tv della Lega di Serie A, è advisor della Lega e anche della FIGC, ha contratti di marketing e sponsorship con dieci club di A e i diritti d’archivio di diciassette società su venti. Il colosso abbandonato da due grandi, nello stesso momento: peraltro, la prima e la seconda del campionato, quelle dunque con la maggiore visibilità internazionale. 4. Si ufficializza l’opposizione Juve e Roma non sono nel gruppo di potere del calcio italiano. Non volevano Beretta nel 2012 e nemmeno Tavecchio nel 2014. Hanno Lotito, uomo ombra di tutte le operazioni che fanno capo a Infront, come avversario dichiarato, al punto di essere quelle che contro il patron della Lazio hanno avuto le parole più forti, dopo ormai la celebre telefonata a Iodice dell’Ischia. Marotta aveva invocato l’intervento del governo e Pallotta lo aveva declassato da dirigente federale a “individuo”, attribuendogli anche colpe per la crescita troppo lenta del calcio italiano. Sono insomma due grossi granelli di sabbia che cercano di inserirsi nell’ingranaggio per far saltare tutto. Quando accadrà? La deadline è il 2018, ma occorre muoversi con anticipo per creare una fazione solida: se subito dopo sono state messe tra le probabili “seguaci” della mossa di Roma e Juve squadre come Fiorentina (pure nel fronte minoritario) e Napoli (che insieme alla Juve è tra le società che non fanno gestire la produzione delle immagini televisive girate nello stadio, e che pur avendo sempre votato con la maggioranza non è nel portafoglio clienti di Infront) indica in qualche modo la strategia. Muovere le più grosse, per poi trascinarsi le altre. Con il tempo, tirare ad esempio dentro la Sampdoria, altro club dato per pronto a togliere i diritti d’archivio a Infront, che non ha una linea precisa, perché in Lega nel 2012 aveva votato contro (ma c’era Garrone), in FIGC (con Ferrero) a favore, ma inizialmente era firmataria dell’appello a fare un passo indietro indirizzato a Tavecchio. Da qui al 2018 c’è il tempo per aprire altre brecce e capire chi sta con chi. 5. La battaglia sui diritti tv e sulla FIGC Cosa accade nel 2018? Scade la prima parte del contratto di Infront come advisor della Lega per la vendita dei diritti tv. O meglio: l’azienda svizzero-cinese ha un accordo per la commercializzazione dei diritti per il triennio 2015-2018 con un minimo garantito annuo a favore della Lega Calcio di 980 milioni di euro, rinnovabile automaticamente fino al 2021 nel caso in cui l’incasso nei primi tre anni sia superiore a 1,04 miliardi di euro all’anno. Ma è una data in cui andranno rivisti i conti e arrivarci con uno schieramento forte potrebbe essere uno degli obiettivi, dando anche il tempo a eventuali competitor di crescere o attrezzarsi. E poi scade l’ultimo degli accordi che Infront ha sottoscritto con il calcio italiano: quello come advisor commerciale della FIGC, firmato a novembre, apparso come il passo finale della strategia politica di Bogarelli e i suoi. Il resto è tutto da valutare (anche l’accordo da ottanta milioni in quattro anni tra Inter e Infront, quello che ha spinto i nerazzurri a passare dall’opposizione in Lega alla maggioranza in FIGC, scade nel 2018), ma intanto togliere pezzi e riequilibrare il potere è quello che cercano Juve e Roma. Proprio Andrea Agnelli lo ha detto senza giri di parole, in una lunga intervista al settimanale tedesco Die Zeit: «Abbiamo bisogno di persone che vogliano realizzare progetti a lungo termine. In James Pallotta, il presidente della Roma, abbiamo trovato un alleato. La sua squadra è nostra rivale nella lotta allo scudetto, ma Palotta e noi abbiamo una filosofia molto simile su come gestire un importante club europeo». Primo: le alleanze e un progetto a lungo termine. Secondo: l’avversario. Eccolo: «C’è una situazione poco trasparente, come ad esempio nel caso dei diritti tv. Di essi e del marketing della Serie A, si occupa Infront, azienda attiva nello sport marketing. Allo stesso tempo Infront si occupa anche dei diritti e del marketing di alcuni club di Serie A e della Nazionale. Questo porta inevitabilmente ad un conflitto di interesse». Non è solo la rescissione di un contratto. Siamo alla prima mossa forte di una battaglia all’inizio. Forse. http://www.ultimouomo.com/nemici-amici/ -
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11 MAR 2015 13:02 LAPO, "BICIO" E COCA - IL PAPARAZZO FINITO IN GALERA PER L'ESTORSIONE AL GIOVANE ELKANN: "IO LO DISTRUGGO NEL MONDO. QUEL VIDEO VALE UN MILIONE". MA IL FILMATO CON LAPO STRAFATTO E MEZZO NUDO GLI È VALSO SOLO LA GALERA I due fratelli che trovarono Lapo in difficoltà e lo filmarono avevano coinvolto Fabrizio "Bicio" Pensa per avere di più. Ma partito da 350 mila, siccome la trattativa non decollava (Elkann aveva presentato denuncia), aveva ripiegato su 90 mila. Fino quasi a elemosinare. "Senti... prendiamo ’sti soldi... se me li vuoi dare... io spero che me li dai"... Michele Focarete e Andrea Galli per il “Corriere della Sera” «Io lo distruggo nel mondo... tu non hai capito, io non sono Fabrizio... questa finisce male». A questo giro è finita male per lui, il «Bicio», nomignolo di Fabrizio Pensa, 42 anni, già primo collaboratore dell’altro Fabrizio del gossip (Corona), una vita a campare sulle cadute altrui, come amava bullarsi con gli amici: «Quando i famosi escono dalle discoteche, sono talmente ubriachi che non si accorgono che gli sono accanto e li fotografo». I carabinieri l’hanno arrestato per l’estorsione ai danni di Lapo Elkann, protagonista di video compromettenti dopo una stramba giornata milanese di periferia, in stato confusionale, raccolto per strada da due camerieri che l’avevano portato a casa e filmato, che avevano steso su un tavolino della cocaina e avevano filmato di nuovo, il corpo mezzo nudo e il corpo avvolto in coperte e tute, corse notturne di taxi, vie di palazzi popolari. I due balordi, per «cancellare» le immagini, avevano chiesto e ottenuto 30 mila euro. Poi, introdotto da conoscenti comuni, ecco il «Bicio». Il gran burattinaio. Eccitato dalla preda e dal bottino, aveva alzato il prezzo del riscatto (350 mila euro) e progettato il piano B (vendere il «servizio» al direttore di «Chi» Signorini). Dall’entourage del «Bicio» dicono che il vero «Bicio» è un altro, per esempio quello che aveva inseguito uno scippatore, l’aveva bloccato e consegnato alle forze dell’ordine, quello che si era rimesso a lavorare onestamente come freelance per un’agenzia fotografica, quello innamorato perso della figlioletta nella casa popolare sui Navigli. Dopodiché di Pensa, leggendo le intercettazioni dell’inchiesta guidata dal tenente colonnello Alessio Carparelli e coordinata dal procuratore aggiunto Alberto Nobili e dal pm Giancarla Serafini, al di là delle promesse di violenze («Io lo distruggo nel mondo...», riferito a Elkann), dopodiché di Pensa rimane il suo catalogo di insegnamenti: «Questi ragazzi non sono dei farabutti che stanno cercando di fare un’estorsione. Sono persone che si sono sentite prese in giro. Hanno preteso pochi soldi, il materiale vale più di un milione». Adesso al «Bicio», rinchiuso ai domiciliari, mancherà il bar-tabacchi di piazzale Loreto, che frequentava per aperitivi con anonimi personaggi noti, un Costantino Vitagliano, un Daniele Interrante, gente del giro di Lele Mora. Gli piace fare il leader, il capogruppo. Pensa invitava i complici all’arte dell’attesa, senza giri di parole: «Così non andiamo proprio, dobbiamo aspettare, sennò andiamo a finire tutti nella m... e non prendiamo un c..., stai realmente partendo con l’embolo, tu». Ma sempre si riallineava con la sua squadra, il «Bicio», che in testa aveva soltanto il denaro da guadagnare e i guai da evitare: «Ho vissuto l’esperienza e ti dico che il mio timore è per me, per la vostra famiglia... questa gente ha il potere Enrico!». Enrico, già arrestato, è uno dei Bellavista, quelli che raccolsero Lapo in stato confusionale; i carabinieri hanno ammanettato il fratello Giovanni e denunciato il papà. Una famiglia intera aveva sognato il gran colpo. Avevano visto Lapo in difficoltà e si erano ingolositi, convinti che il «Bicio» fosse il gancio giusto. Non avevano fatto i conti col tempo che passa. Anche per Pensa, l’«altro» Fabrizio. Partito da 350 mila, siccome la «trattativa» non decollava (Elkann aveva presentato denuncia), il «Bicio» aveva ripiegato su 90 mila euro di riscatto. Da gran burattinaio s’era ridotto a comprimario. Fino quasi a elemosinare. «Senti... prendiamo ’sti soldi... se me li vuoi dare... io spero che me li dai». http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/lapo-bicio-coca-paparazzo-finito-galera-estorsione-96227.htm ------------------------------------------------------ 12 MAR 2015 15:54 IL SEGRETO PER RESTARE JOVANE - IL CAPO DI RCS SPINGE SULLA CESSIONE DEI LIBRI: "LA REDDITIVITÀ SAREBBE OTTIMA". I SOCI FINGONO DI FRIGNARE, MA È L'UNICO MODO PER EVITARE IL DEFAULT SUI DEBITI E L'AUMENTO DI CAPITALE (CHE NESSUNO VUOLE FARE) I conti presentati ieri sono in chiaroscuro: migliori di quelli del 2013 ma peggiori delle aspettative. I debiti crescono da 473 a 482 milioni, se non saranno abbattuti, a settembre gli azionisti saranno obbligati a iniettare altri 200 milioni di capitale - Le liste per il cda vanno presentate entro il 29 marzo... Marcello Zacché per “il Giornale” Chi ha ragione: il presidente di Fca John Elkann quando dice che l'ad Pietro Scott Jovane ha risanato la Rcs? O l'editore e socio Urbano Cairo, che ritiene fallimentare la sua gestione in questo triennio? Ieri sono arrivati i numeri del bilancio 2014, molto attesi perché sono gli ultimi prima del rinnovo del cda del gruppo. E dunque decisivi per la conferma o meno di Jovane. Ma anche per il consolidamento o meno di Fca come dominus dell'editrice del Corriere della Sera, anche al di là della quota del 16,7% che ne fa il primo azionista. Ebbene i conti 2014 appaiono tipici di un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Per Jovane rappresentano un passo avanti perché ben migliori del 2013. Ma chi non crede in lui, può sottolineare come alcuni numeri siano peggiori del previsto e dei piani dello stesso Jovane. I ricavi sono calati del 2,6%, ma solo per effetto delle cessioni; le perdite sono rimaste elevate, a 110,8 milioni, benché dimezzate sui 218 del 2013. Ma il focus è tutto sul margine operativo lordo, il cosiddetto ebitda, preso al netto di oneri e proventi straordinari: 70 milioni nel 2014, contro i 27 del 2013. Quindi molto migliori. Ma 20 milioni di meno rispetto ai 90 previsti dall'originale piano industriale del 2012 e 10 circa in meno rispetto alle attese di qualche analista. Che, per questo, mette ora in dubbio l'obiettivo ribadito da Jovane di arrivare a 150 milioni nel 2015. Per quanto riguarda i debiti, essi si sono fermati a 482 milioni contro i 473 dell'anno scorso, ma meglio degli analisti che se li aspettavano sopra quota 500. Comunque l'indebitamento resta elevato e in grado di mettere a rischio le garanzie bancarie e gli impegni che fanno scattare, già da settembre, l'aumento di capitale da 200 milioni che nessuno dei grandi soci ha voglia di fare. Per questo la cessione di Rcs libri, al di là degli accordi tra azionisti in vista del prossimo cda, sembra sempre più sicura: con queste cessioni il rapporto ebitda/debito e gli importi previsti per le cessioni rientreranno senz'altro nei parametri che fanno evitare sia il default, sia la ricapitalizzazione. E non è forse un caso che, sempre secondo gli analisti sentiti dal Giornale, la redditività dei libri del 2014 risulti proprio bassina: 4% contro il 12% dei media Italia o l'8% dei media Spagna. Come a dire che con la cessione dei libri il gruppo non farebbe che migliorare la propria marginalità. Questo è senz'altro lo Jovane-pensiero. Messo nero su bianco, dopo il cda di ieri là dove si è sottolineato che lo sviluppo dei «due core business», identificati nel «settore News» e nel «settore Sport» punta a «un diverso mix di ricavi» per arrivare a una «profittabilità in linea con quella dei migliori operatori internazionali del settore (oggi al 15%)». In altri termini, una spinta forte sui due mondi del «Corriere» e della «giornalaccio rosa». Ora la parola passa ai grandi soci per il rush finale: le liste del cda vanno presentate entro il 29 marzo. http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/segreto-restare-jovane-capo-rcs-spinge-cessione-96329.htm ------------------------------------------------------ 12 MAR 2015 17:30 C’ERAVAMO TANTO ODIATI – LA GUERRA IN RCS AI DETESTATI TORINESI RICOMPATTA DELLA VALLE E BAZOLI, CHE SI SONO INCONTRATI PER UNIRE LE FORZE CONTRO ELKANN – PER LA DIREZIONE DEL “CORRIERE”, “O SPUNTA UN FUORICLASSE O TANTO VALE TENERSI DE BORTOLI” I due ex duellanti hanno concordato di rivedersi nelle prossime settimane, ma intanto va registrata la strepitosa battuta di Della Valle al vecchio banchiere: “Vede, anche io sono odiato da Marchionne, ma mai quanto Marchionne odia gli Agnelli”... Dagonews "Se Giovanni Bazoli avesse un briciolo di dignità, dovrebbe chiedere scusa agli italiani e dimettersi immediatamente da ogni incarico pubblico". Così parlò Diego Della Valle il 21 giugno scorso, riferendosi all’inchiesta giudiziaria su Ubi Banca nella quale il presidente di Intesa è indagato. Due giorni dopo l’ottantaduenne Abramo annunciò che l’avrebbe trascinato in tribunale perché “da troppo tempo si rivolge con ingiurie”. Per esattezza, dai tempi di Cesare Geronzi e dei “due arzilli vecchietti” che il patron della Tod’s voleva mandare ai giardinetti. Ma il tempo passa e le ingiurie anche. E i comuni nemici aiutano a dimenticare gli sgarbi reciproci. Così nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra Della Valle e Bazoli per parlare di Rcs e di come compattare un fronte che resista all’avanzata di John Elkann e della Fiat. Un incontro al quale hanno lavorato, nelle vesti di accorti mediatori, l’ad di Intesa Carlo Messina e Marco Tronchetti Provera, che con Pirelli controlla il 5% di via Solferino. Sulla scelta del prossimo direttore del “Corriere della Sera”, lo Scarparo e Nonno Abramo hanno concordato che o si trova un autentico fuoriclasse oppure tanto vale tenersi l’affidabilissimo (per loro) Ferruccio De Bortoli. E par di capire che per loro Mario Calabresi non figuri alla voce “fenomeni”. I due ex duellanti hanno concordato di rivedersi nelle prossime settimane, ma intanto va registrata la strepitosa battuta di Della Valle al vecchio banchiere: “Vede, anche io sono odiato da Marchionne, ma mai quanto Marchionne odia gli Agnelli”. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/eravamo-tanto-odiati-guerra-rcs-detestati-torinesi-ricompatta-96349.htm -
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9 MAR 2015 11:20 MARPIONI E MARPIONNE - "LA FERRARI CONTINUERÀ A PAGARE LE TASSE IN ITALIA". IL TRIBUTARISTA DI TANNO: "NON CREDO PROPRIO. SE TRASFERISCE LA SOCIETÀ IN OLANDA, È PER SFRUTTARE IL PARADISO FISCALE DELLE ANTILLE" Il boss della Ferrari ha detto che "può essere" che la società avrà sede fiscale in Olanda. "Dove probabilmente andranno marchi e brevetti", dice Di Tanno. "Lì il fisco prevede delle scappatoie grazie agli accordi con le Antille olandesi". E il marchio (che vale 4 miliardi) è stato già scorporato... - 1. FERRARI: MARCHIONNE, CONTINUERÀ PAGARE TASSE IN ITALIA ANSA del 3 marzo 2015 "La Ferrari continuerà a fare tutte le sue vetture in Italia, a fare profitti e a pagare le tasse in Italia". Così il presidente del Cavallino Sergio Marchionne al Salone dell'Auto di Ginevra. "Cerchiamo di non confondere - aggiunge - l'azienda che poi viene quotata e le azioni che vengono scambiate sul mercato con la sede dell'azienda". "La Ferrari - ribadisce - continuerà a fare tutte le sue vetture in Italia, a fare profitti e a pagare tasse in Italia. Poi può darsi che ci sarà una società non operativa, che sta sopra la Ferrari, e che raggruppa le attività per dare possibilità all'azienda di essere quotata. Ma la Ferrari è e resterà italiana". "Può essere" che la Ferrari avrà una sede legale in Olanda, come già per Fca, "ma è un'azienda che è e resterà italiana" ha assicurato Marchionne. 2. “SE LA FERRARI VA IN OLANDA È PER PAGARE MENO TASSE” - IL TRIBUTARISTA DI TANNO: «IL VOTO MAGGIORATO? UNA SCUSA. È PROBABILE CHE TRASFERISCANO I MARCHI» Intervista a Tommaso Di Tanno di Fabrizio Patti per www.linkiesta.it Se sarà creata una holding in Olanda per la Ferrari, non sarà semplicemente perché i Paesi Bassi hanno una burocrazia efficiente. Né per permettere alla Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, di avvalersi del voto maggiorato. Se spostamento ci sarà – e per Sergio Marchionne, Ceo di Fca, “può essere”, come ha detto ai cronisti al Salone di Ginevra – sarà per il motivo più semplice: pagare meno tasse. Ne è convinto Tommaso Di Tanno, socio fondatore dello Studio legale e tributario Di Tanno e associati, uno dei tributaristi più noti d’Italia. È vero che “Fiat continuerà a pagare le tasse in Italia”, come ha detto Marchionne, ma è ipotizzabile che in Italia rimangano quelle legate alla produzione, non quelle legate alle attività immateriali, come i marchi e i brevetti. Sarebbe, d’altra parte, in buona compagnia, dato che le maggiori multinazionali mondiali fanno ricorso alle scappatoie che (finora) il fisco olandese prevede, grazie agli accordi stretti con il fisco delle Antille. Cominciamo dalla questione più semplice: se Ferrari sposta solo la sede legale in Olanda, cambia qualcosa dal punto di vista fiscale? Non cambia nulla. Il solo trasferimento della sede legale non implica alcuna modifica dal punto di vista della tassazione. Non credo però che si attui un mero trasferimento della sede legale senza attaccarci qualcos’altro. Il sistema olandese è meno rigido e più efficiente di quello italiano, ma non penso che si sposti la sede legale per una questione di maggiore duttilità della burocrazia. È evidente che si pensi a qualcos’altro. A che cosa starebbe pensando la Ferrari? Un’ipotesi è che oltre alla sede legale si trasferiscano anche dei beni immateriali, cioè marchi, brevetti, know how. In Italia resterebbero le attività materiali, cioè industriali, e in Olanda andrebbero quelle immateriali. È opinabile quale sia il concorso ai profitti delle due attività, cioè quale parte deli utili sia prodotta dalle attività materiali e quale da quelle immateriali. In tutti i casi, quando si vende un prodotto Ferrari, una quota va a retribuire i marchi. Ferrari, come è stato riportato dalla stampa, un anno fa, ha scorporato una società a parte solo per i marchi. Il brand della Ferrari vale circa 4 miliardi di euro, nel 2013 ha generato ricavi per 100 milioni di euro e un utile di 50 milioni di euro. È stato detto che questa mossa sia il preludio a un trasferimento all’estero delle attività immateriali. La cosa da sottolineare è che se i marchi vanno sotto una società olandese, smettono di contribuire alla base imponibile italiana e contribuiscono a quella olandese. Anche se gli utili fossero tassati allo stesso modo di quanto avviene in Italia ci sarebbero tasse pagate in più in Olanda e in meno in Italia. La Ferrari potrebbe creare una “letterbox company”, cioè una società praticamente senza personale che è possibile in Olanda e che permette di pagare le tasse alle Antille? Certamente. C’è un accordo tra il fisco olandese e il fisco delle Antille, riguardo ai beni immateriali. La proprietà giuridica del bene rimane alla società olandese, ma la proprietà economica è attribuita alla società antillana. Nella pratica cosa accade in questi casi? Supponiamo che ci sia una holding olandese, sotto la quale ci sono due società, Ferrari spa, che produce le auto, e un’altra società, chiamiamola per dire Ferrari Antille. La holding olandese è proprietaria dei marchi. La società italiana, che produce e vende prodotti marchiati Ferrari, paga una royalty , diciamo 100, a Ferrari Olanda per l’uso del marchio. Quei 100 sono costo per la società italiana e ricavo per la società olandese. Se si percepissero in Italia, su quei 100 bisognerebbe pagare il 27,5% di Ires. In Olanda no. A quel punto che succede? La società olandese può trasferire fino al 95% di questi profitti alla società antillana, che ha la proprietà economica dei marchi. Quindi in Olanda si pagano le tasse su 5. Ponendo che l’Ires sia al 27,5% (è al 25%, ndr), in Olanda si pagherebbe 1,3. Sui restanti 95 tassati alle Antille, si paga una tassa di circa il 3,5%. Quindi si pagherebbe in totale 3,2 alle Antille e 1,3 in Olanda, per un totale di 4,5. Rispetto a pagare 27,4, c’è un risparmio di 23. Questo viene fatto spesso? È un giochetto diffusissimo. Sono tutti giochi possibili se la società ha residenza fiscale in Olanda. Attenzione: questa è la sostanza. Ma nella realtà le cose non si vedono in modo così limpido come le ho appena spiegato. Nel realizzare queste operazioni si mettono dei “fiorellini”, degli abbellimenti. Non ci sarà un contratto di cessione del marchio, ma una cessione di ramo d’azienda e il ramo ceduto guarda caso conterrà anche il marchio. Le Antille non sono sulla blacklist del fisco italiano? Il punto è dividere la proprietà giuridica dei marchi dalla proprietà economica. Se la società italiana pagasse a una società in un paradiso fiscale, non potrebbe dedurre i costi (i 100 versati dalla società italiana a quella olandese menzionati prima, ndr). Se l’Italia paga l’Olanda, che è nella white list, i costi sono perfettamente deducibili. È stato detto che la Ferrari si sposterebbe in Olanda per poter usufruire del voto maggiorato, che permette agli azionisti storici di avere un voto più pesante rispetto agli altri azionisti. Ma questa possibilità non è prevista ora anche in Italia, dallo scorso giugno? Certo. Sono palesemente delle scuse. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/marpioni-marpionne-ferrari-continuer-pagare-tasse-italia-96032.htm ----------------------------------------------------------- 9 MAR 2015 11:41 RCS, LARDO A JOVANE - TRONCHETTI CERCA UN ASSE "CENTRISTA" CON BAZOLI E PALENZONA PER CAMBIARE AD E PRESIDENTE DI RCS, E DECIDERE IL NUOVO DIRETTORE DEL 'CORRIERE'. SCOTT JOVANE ORMAI È DIFESO SOLO DA ELKANN Nella lotta per la gestione di Rcs, il capo di Pirelli vuole unire l'azionista Bazoli e i creditori Palenzona/Montezemolo (Unicredit) per proporre nomi 'moderati' che facciano convergere i 'talebani' Elkann e Della Valle (più Cairo), che al momento se le danno di santa ragione. Se non ci riesce, al cda sarà scontro sulle nomine... - Giovanni Pons per "la Repubblica" Si aprono due settimane decisive per il futuro di Rcs Mediagroup. I numerosi soci devono cercare di mettersi d’accordo sulla presentazione delle liste per rinnovare il cda il quale a sua volta dovrà nominare il nuovo direttore del Corriere della Sera. La Fiat è il maggiore azionista con il 16,7% e dovrebbe fungere da catalizzatore di tutte queste scelte ma il presidente John Elkann è l’unico che vorrebbe confermare alla guida della società Pietro Scott Jovane, che secondo lui ha quasi risanato la casa editrice presa in una situazione prefallimentare. Dunque per evitare l’ennesima contrapposizione si è venuta a creare una formazione “centrista” le cui redini sono state prese in mano da Marco Tronchetti Provera e che agirebbe in stretto contatto con Giovanni Bazoli e Paolo Rotelli. Questa formazione, che può contare su un pacchetto azionario poco superiore al 12% dovrebbe cercare di individuare i tre nomi — presidente, ad e direttore del Corriere — su cui poi cercare di far convogliare anche le ali, rappresentate da Fiat e Diego Della Valle. Ma anche due azionisti di peso come Mediobanca, che ha il 6,2% e Unipol con il 4,6%. I nomi che girano per le tre posizioni sono diversi e disparati e nei prossimi giorni potranno variare a seconda dei colloqui in corso. Per esempio i due vicepresidenti di Unicredit, Fabrizio Palenzona e Luca Montezemolo, cercano di avere voce in capitolo in quanto la banca milanese è tra i principali creditori di Rcs e azionista indiretto con l’8,6% in Mediobanca. Se Tronchetti riuscirà a far convergere almeno una delle due ali sulla triade centrista allora è possibile che il rebus delle liste venga sciolto in fretta. Altrimenti tutto torna in alto mare e qualsiasi soluzione sarebbe possibile, anche la presentazione di più liste. Sullo sfondo l’unico editore della compagine, cioè Urbano Cairo, con il 3%, fortemente critico sulla gestione Jovane. Prima o poi, se troverà il coraggio, potrebbe lanciare con la sua Cairo Communications un’Opas sulla Rcs. E cercare di gestire in prima persona tutto il gruppo. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/rcs-lardo-jovane-tronchetti-cerca-asse-centrista-bazoli-96039.htm
