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CRAZEOLOGY

Tifoso Juventus
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  1. Rilancio. 27 maggio 2004 Affetto da cancro, muore il Dottor Umberto Agnelli nella sua residenza della Mandria, vicino a Torino, assistito dalla moglie e dai due figli.29 maggio 2004 "Generazione Elkann. Presto"- Con questo titolo, un articolo pubblicato a pagina 5 della giornalaccio rosa dello Sport paventa il possibile ingresso di John Elkann nel cda della Juventus.31 dicembre 2004 John Elkann incontra il dirigente sportivo francese Jean-Claude Blanc a Marrakech; lo ammetterà lui stesso in una intervista a "LeMonde" alla fine del 2009, aggiungendo inoltre: "Abbiamo parlato di sport e dei valori sportivi e tre mesi più tardi al Cafè de Flore di Parigi mi ha chiesto di far parte della Juventus. Come dire no? Elkann ha scelto me per creare una rottura con il passato".8 febbraio 2005 Lapo Elkann indica la via per tornare al successo in casa juventina in due mosse: diventare più simpatici ("Avrebbero tutti bisogno di uno 'smile' sulla giacca) e puntare su giocatori di classe ("Cassano mi piace perché ha avuto un'infanzia difficile e in campo fa cose straordinarie").9 febbraio 2005 Antonio Giraudo ai sorrisi di Lapo, nipote di Gianni Agnelli, risponde a muso duro: "Senza 'smile' in questi ultimi 10 anni abbiamo vinto 5 scudetti, abbiamo disputato 16 finali di coppe e vinte 8, abbiamo avuto 2 palloni d'oro e siamo la prima società ad avere vinto 3 Viareggio consecutivi".
  2. Guarda che ti ricordi male. Sono da subito uscite quelle del Milan, della Lazio, ecc. E' stata un'estate dove uscì di tutto di più. Pensa che il 23 maggio 2006, addirittura, Repubblica pubblica un articolo di Giuseppe D'Avanzo dal titolo: "Dall'Inter a Telecom i 100mila file degli spioni". E' la prima volta che l'Inter viene in qualche modo accostata allo scandalo Telecom sullo spionaggio. A differenza della Juventus, pur se con le indagini ancora in corso esattamente come quelle su calciopoli della procura di Napoli, l'Inter non subirà durante l'estate del 2006 nessun processo sportivo. Riguardo a questo filone di indagini della procura di Milano la dirigenza bianconera, nei mesi successivi, nonostante le notizie che gradualmente verranno diffuse, non prenderà mai nessuna posizione. Ovviamente era una roba da radiazione/retrocessione. I modi di difendersi e fare casino c'erano eccome. C'erano prima delle sentenze, dopo le sentenze, e molto dopo le sentenze. E invece hanno fatto silenzio per 6 anni, e gli Elkann su questo tema non hanno mai detto una parola. Mai. Ancora oggi se ne guardano bene. Ancora oggi JE ha detto che qualunque cosa succeda, non verranno mai messe in discussione le decisioni prese nel 2006. Più chiaro di così...
  3. Per non parlare poi dello squallido comportamento della società tenuto al processo di Napoli... Hanno fatto scena muta per tutto il processo, l'unica cosa decente è stata l'arringa finale, quando ormai i giochi erano fatti.
  4. Sciocchezze, perché fin da subito è stato chiaro che coi designatori parlavano tutti, perché le telefonate c'erano. Anche se ciò fosse stato illecito (e non lo era), le retrocessioni, esattamente come i processi penali, avrebbero dovuto toccare quasi tutti i grandi dirigenti e i presidenti di serie A e B. E la Juve invece di difendersi ha accettato le colpe. Se ti difendi e perdi, allora lo potrei capire, ma se non ti difendi e usi i giornali di famiglia per alimentare il fuoco, allora devo pensare che sei come minimo complice.
  5. Perché quella cosa che ti sei fatto togliere non è solo tua, e sei stato scoperto. E quando tutti gridano che il Re è nudo mi sembra normale che lui, il Re, si cerchi un paio di mutande da indossare al volo per coprire le vergogne. Per questo rompo le palle io. Perché solo loro hanno qualche probabilità, provandoci seriamente, di farci restituire il maltolto. Tifosi, ex dirigenti e simili possono fare tra il poco e il nulla. Ma ci devono provare seriamente, e invece non molto prima che AA entrasse nel club addirittura JE provò a comprare il Tuttosport per provare a metterlo a tacere su certi temi. E' l'unico giornale che pur di vendere copie ai gobbi ha lavorato su calciopoli in un certo modo. Meno male che non era in vendita... Cioè, questi Exoriani vanno dalla parte opposta alla nostra.
  6. Continui a girare attorno al problema. Altro che ragionamenti terra terra, stai viaggiando con le ipotesi. Per ragionare devi partire dai fatti. "sia Moggi che Corona in tempi diversi e per fatti totalmente diversi ora sono uno alle prese con la giustizia penale invischiato in farsopoli e l'altro in galera" Questi sono fatti. Concordo. E aggiungo che Corona ha tentato di vendere un servizio giornalistico, per così dire, alla Fiaz. Quindi nella vicenda ci è entrato ad un certo punto. Ma partendo dal tuo presupposto che tutto sia potuto nascere già la sera stessa, ad opera di chi vuoi tu, scherzetti o foto che siano, poi devi trovare chi da la notizia. E non lo trovi manco se piangi in giapponese. Se invece la notizia parte da media vicini alla famiglia, allora qualcosa non torna eh. Allora a Torino abbiamo un problemino nè.
  7. Brava. Di certo non per rispetto. C'era il possibile acquisto o la paura di rappresaglie. E ho detto tutto. Il discorso Corona potrebbe essere iniziato quella sera, ma è un fatto a parte. Devi separare i due aspetti. Non conta ciò che accade, conta che possa essere diffuso. Lapo è andato di sua spontanea volontà a quella serata, con annessi e connessi. Può esserci stato un qualche tranello? Può essere. Chi lo sa... Magari manco era da solo, e oltre al trans poteva esserci qualche amico... Per dire. Mettici pure chi vuoi tra i colpevoli, fai pure a tua discrezione. Poi però dovresti trovare un movente per ognuno... Ed è un po' più dura. Vogliamo pensare che qualcuno abbia deliberatamente passato della coca tagliata male al malcapitato, tanto per fare un esempio? Rischiando non di sputtanarlo ma di ammazzarlo? Boh... Io non me la sento. Lapo è un ragazzo simpatico che di fondo non fa e non faceva del male a nessuno. Che senso avrebbe? Approfittare invece del fatto già accaduto era più semplice. Ma l'accendino che ha appiccato il fuoco è torinese. C'erano tre sole persone, circa, in grado di dare il via libera per la pubblicazione della notizia. E tra questi non c'era Moggi di sicuro. E su uno di questi tre... mi sento di escluderlo dalle possibilità reali. Anche se una certa convenienza poteva forse esserci...
  8. Concordo su tutto. La gestione è buona per quella che è la situazione generale. E si basa su una strategia di sviluppo e sostenibilità. A mio modesto avviso, è quello che speravo e che sostengo da sempre. Almeno da quando è arrivato Giraudo alla Juve tanti anni fa a darci l'esempio che si poteva fare. Idem sui ricorsi. Il problema è sempre stato solo quello che la guerra la si fa davvero, con tutti i mezzi che si hanno, ed Exor di mezzi ne ha tanti e potentissimi, e invece fa il contrario. Se solo avessero fatto una grande campagna di informazione invece che di diffamazione, oggi saremmo in un'altra situazione. Le sentenze non sarebbero quelle che abbiamo visto finora. E certa gente invece di sparare cazzate impunemente starebbe zitta per non perdere la faccia. I nemici sarebbero sempre nemici, ma sarebbero un bel pò più inoffensivi. Ma ormai è tardi, e infatti gli scudetti non li rivedremo più. E a questo punto credo anche che se ce li restituissero non servirebbero a nulla, perché l'infamia è indelebile. Su questo punto Agnelli è praticamente un fantasma.
  9. Mi sa che del mio post non hai capito nulla. Guarda che quando l'avvocato era in vita e nel pieno dei suoi anni e poteri, è stato fotografato nudo diverse volte, al mare. Il problema è che nessuno si sarebbe mai permesso di pubblicare le foto. Perché non si poteva. Era una legge non scritta. Tecnicamente si può pubblicare, ma in pratica non si può pubblicare, a meno che non arrivi il permesso (che ovviamente per certe cose non arriva). Tu mi stai dicendo col tuo discorso che Moggi non è uno stinco di santo e che, essendoci la possibilità, seppur remota, che davvero possa essere stato lui ad organizzare lo scherzo a Lapo, o che comunque sia venuto a conoscenza del malore, abbia pagato qualcuno affinché la notizia fosse di pubblico dominio. E visto che la notizia è partita da Torino, dobbiamo ipotizzare che egli abbia corrotto qualcuno dei giornali di Torino. E ovviamente il giorno dopo colui che si è permesso di dare la notizia e poi l'ha ritirata, non ha subito nessuna conseguenza.... Il discorso Corona è arrivato molto dopo. Ok, d'accordo con te, gli elefanti volano, ma lasciami almeno precisare che questo vale solo per i film di Walt Disney e quando eventualmente qualche matto decide di caricarli su un aereo e non su una nave.
  10. Io in realtà facevo riferimento ad altri scandali intercettatori. Comunque anche per Lapo la notizia è partita da Torino... Non appena è stata ripresa da alcuni media nazionali, è stata stranamente ritirata e data con calma il giorno successivo in coda a tutti gli altri. E dal giorno successivo in tutta Torino girava la voce che fosse stato Moggi a fargli lo scherzo. Chissà chi ha messo in giro a Torino quella voce... Come se Moggi mò si mette pure a tentare di ammazzare la gente, o abbia anche solo la forza di corrompere le redazioni per far pubblicare una notizia di quel genere per sputtanare Lapo. Mai sentita una roba così assurda. Ma forse per Lapo quella versione era bevibile, visto il personaggio imbarazzante che è, e magari anche per John, e forse quando in famiglia si doveva decidere per l'impiccagione pubblica di Moggi e famiglia, anche Lapo ha abbassato il suo pollice. Chissà... Anche su questo punto, non sapremo mai davvero com'è andata. Quello che so è che essendo un incidente avvenuto in un modo un po' particolare, la notizia non sarebbe mai stata pubblicata senza permesso. E qualcuno il permesso lo avrà dato, evidentemente... Un paio di idee per la testa io ce l'avrei.
  11. Veramente nei libri seri pubblicati non si parla molto degli Elkann. E, se non lo sai te lo dico io, non hanno avuto gran successo. Poche migliaia di copie vendute. Non si è arricchito nessuno. Fortuna una cippa. Quelli che parlano degli Elkann sono i due di Moncalvo, ma calciopoli viene appena sfiorata in un capitolo. E comunque contano i fatti, e quelli ci dicono che tutto è partito da Torino. Ci sono i pacchetti azionari, ci sono le testimonianze dei protagonisti, ci sono le dichiarazioni, ci sono gli articoli di giornale che anticipavano cambiamenti molto prima dello scandalo, ci sono le intercettazioni, ecc ecc. Quello che ancora non si è capito con sicurezza è il perché. Ci possono essere due o tre ragioni possibili, ma forse non sapremo mai la verità, perché dubito che loro un giorno confessino. E calciopoli, al contrario di quello che pensi tu, non è stato l'unico scandalo telefonico dove loro hanno detto "si"...
  12. Ho sempre cercato di tenere aperta una porta rispetto ad un'altra ipotesi di lavoro. Ossia che rispetto al pre-2006 e al primo post-2006 in famiglia si possano essere capite alcune cose, in particolare quelle relative ai loro rapporti con Milano. Tutto lì.
  13. Mi sa che non sai nulla di Stampa, RCS, Banche, Telecom, e via discorrendo... La famiglia ha organizzato lo scandalo, e ci sono anche le prove. Deduttive, ma ci sono.
  14. Cazzate. Può arrivare un deficiente a cui non frega nulla o fa pasticci stile Malaga (e non è detto che Thohir sia così, lo dobbiamo ancora scoprire), come può arrivare uno sceicco che mette soldi a camionate (Chelsea, MC, PSG, ecc) e che tenterà di vincere sempre tutto. Il si o il no ha senso, da parte nostra intendo, solo se si conosce il nome dell'acquirente. A bocce ferme come si fa a dare un'opinione specifica?
  15. Concordo con la riconoscenza alla famiglia, ma gli Agnelli sono morti. La famiglia che conoscevamo non esiste più. Fai un discorso validissimo per 20 anni fa, ora è tutto molto diverso. Ora c'è gente che se ne frega del club, e lo stradominio calcistico della Fiat è finito da almeno 20 anni. Potranno anche gestirla bene, non dico di no, e credo anche che attualmente stiano facendo bene, ma qui si sta facendo un altro discorso. I nuovi eredi sono coloro che hanno deciso di buttare l'onorabilità del club e delle sue vittorie direttamente nel cesso e che hanno dato mandato ad amici e nemici di mandarci in serie B. E così hanno fatto con l'onorabilità di 14 milioni di tifosi. Compresa la mia. E lo hanno fatto in modo autoritario e irragionevole. Questo non lo permetto. Hanno avuto 7 anni per mettere tutto a posto e sono ancora a zero. Tempo scaduto, fuori dalle balle. Se la vendono gli acquirenti arrivano a frotte. Concordo con la tua idea su Moggi e Giraudo. Senza le loro assoluzioni è difficile ottenere qualcosa. Soprattutto quando poi i media di famiglia spingono per la condanna.
  16. Non è mica una questione di soldi. Le questioni di soldi le fa Adel, qui si fa un discorso molto più serio. Ciò che è avvenuto è un fatto gravissimo.
  17. No. Tutto ciò che è stato fatto, dal 2004/2005 in poi, dimostra che 1) li ha scelti lui personalmente, o quasi, di comune accordo con il gruppo (Gabetti e Stevens in particolare). 2) sapeva che avrebbero obbedito senza discutere, come soldati perfetti senza scrupoli, e che non sarebbero mai riusciti a costruire una squadra competitiva, neanche per sbaglio. 3) Avrebbero lavorato in modo che l'Inter potesse vincere 4+1 scudetti consecutivi. E così è stato. Se avesse scelto gente dell'ambiente e molto competente, come avrebbe fatto uno con un'intelligenza medio bassa (neanche un fenomeno eh), l'inter non avrebbe vinto ciò che ha vinto (Ibra e Viera non li avrebbero certo dati a loro). Ecc. Ecc. Finito grossomodo il piano quinquennale, JE ha permesso che i due o tre fenomeni da baraccone si dileguassero, e che si tornasse a vincere, anche se il piano originale era che non si sarebbe di certo seduto AA alla presidenza, probabilmente, ma o lo stesso JE, o qualcuno del gruppo, ma sempre ramo Elgàt (mio amico Mario cit.).
  18. Bè, in quegli anni c'era Blòn, il quale aveva un compito ben preciso... (Cobolli non lo calcolo nemmeno, anche perché lo adoro in quanto genio assoluto della comicità)
  19. Io rivoglio la mia dignità di tifoso. Se vinciamo due cèmpion con degli imbrogli, o anche senza, non la riavrò di certo indietro. E nel caso qualche imbroglio lo facessero davvero, la dignità riandrebbe nuovamente a bagasce. Comunque io non dico che le possano comprare, ma potrebbero creare delle situazioni per cui ci sia la convenienza a livello europeo di darci una mano. Un po' come è successo all'Inter.... Io non voglio vincere così. Voglio solo guardare tornei vari, regolari, e tirare fuori tutto il marcio e tutta la verità di ciò che è successo. E che paghi chi deve pagare. Per me un giudice può anche annullare gli ultimi 20 anni di calcio, compresi tutti i nostri titoli e quelli altrui, se non è in grado di ricostruire con precisione tutte le colpe di tutti e prendere decisioni chirurgicamente giuste. Capisco benissimo le difficoltà.... E' un campionato-casino il nostro, da anni e anni. Ma non mi vengano a raccontare la favola che i ladri siamo noi e solo noi. Andassero a vendere il didietro per piacere. E i primi che si devono vendere il didietro sono proprio i nostri proprietari, che volevano vincere, senza mettere soldi, con la puzza sotto il naso, volevano cacciare M&G che avevano osato pensare di poter fare uscire il club dall'orbita Exor, non volevano ragionare seriamente su un progetto, volevano questo, volevano quello, volevano tutto, ma non volevano niente, tifano Juve, tifano Inter, tifano i soldi, di su, di giù.... Ma oh! Qua l'unica cosa che sarebbe servita, e che invece non hanno mai voluto, sono due schiaffi. Peccato, bastava contattarmi, li avrei schiaffeggiati io stesso, e gratis. Io sono un tifoso, nel calcio si può vincere o si può perdere, e io accetto tutto. Ma di passare per ladro no. Di dover litigare con la gente no. Di dover io difendere il club, mentre loro fanno il contrario con tutte le loro forze, no. Ennò, adesso basta. Fuori dai co*****i, e più in fretta che si può. Delle loro beghe famigliari me ne frego. A questi gli auguro tutto il male possibile. Oggi poi mi girano...
  20. E' Gabetti che ha portato il belloccio Alain a Torino e lo ha presentato in famiglia. Margherita poi ci è cascata, e tutto il resto è storia. Compresi i 3 figli tifosi dell'Inter. E la storia, quella storia, tutta la storia di cui sopra, a ben guardare si può leggere in tanti modi.... E' tutto molto interessante.
  21. Exor non cerca di fare soldi con la Juve, al massimo ce li rimette. Concordo in linea di massima su tutto il resto. Di certo non sono Juventini ed hanno fatto la cosa più grave mai vista nella storia dello sport. Per me sono ragioni più che sufficienti per spedirli via a calcioni nel deretano. Dei risultati attuali e futuri me ne fotto. C'è un limite a tutto, e loro lo hanno superato da un pezzo. Ed è anche gente poco limpida, nel senso che non mi sorprenderebbe se ci rimandassero in B nel caso gli servisse per qualche ragione, o comprassero un paio di Champion's League nel caso gli servissero per qualche altra ragione. E' gente di cui non mi fido a prescindere... Ma rassegnati, non venderanno mai.
  22. 22 OTT 2013 19:00 DIAVOLO DI UN CAV – MA QUALE MILAN! SE BERLUSCONI NON HA PRESO L’INTER È STATO SOLO PER I RIFIUTI DI FRAIZZOLI - IL MUNDIALITO DELLA P2 Dopo aver provato ad entrare nel Milan come socio di Colombo, nell’aprile del ’86 Berlusconi salva il club rossonero dal fallimento: il calcio gli serve per affermarsi come imprenditore di successo – Superate le antiche riserve scaturite da una seduta spiritica: alla parola Milan erano state predette lacrime e sangue…. Alfio Caruso - Estratto dal capitolo 14 "Un secolo azzurro" (ed. Longanesi) In campionato ('78-'79) al Milan basta gestire il vantaggio accumulato alla fine del girone di andata. Gli resta in scia il Perugia, ma il sagace presidente degli umbri, Franco D'Attoma, è consapevole di non possedere i mezzi e le conoscenze per eccedere nei sogni. Il traguardo diventa allora chiudere imbattuti e entrare in tal modo nella storia calcistica. La sorpresa matura tra le squadre impegnate a evitare la retrocessione. Malgrado la riconferma di Rossi, il Vicenza non ripete l'exploit della stagione precedente. A dieci giornate dalla fine veleggia a metà classifica. All'improvviso la situazione precipita. La squadra di Fabbri non riesce più a vincere: colleziona quattro sconfitte e cinque pareggi. All'ultima giornata va in casa dell'Atalanta anch'essa coinvolta nella lotta per la permanenza. La vittoria dei bergamaschi sancisce la condanna di entrambe: si salva il Bologna per la miglior differenza reti. Fondamentale lo 0-0 a San Siro contro il Milan troppo impegnato a festeggiare lo scudetto per ricordarsi di vincere. Farina denuncia un complotto contro di lui. Ovviamente non ha prove, ancora non sono venuti di moda i <>, ai quali addossare qualsiasi responsabilità, quindi lascia intendere che sia stata la vendetta di Boniperti per lo sgarbo di avergli strappato Rossi alle buste. La retrocessione del Vicenza apre il problema di Paolino, che non vuol saperne di giocare in serie B. Per meno di 5 miliardi Farina non intende cederlo. A poterselo consentire sono pochissime società, ma nessuna pare intenzionata a un tale esborso. L'unico disponibile è un imprenditore al di fuori del sistema, Silvio Berlusconi. Dall'edilizia è felicemente trasbordato all'emittenza televisiva, ha messo un piede nel Giornale e ora vorrebbe metterlo nel Milan, antico amore di gioventù. E' stato compagno di collegio con Colombo, un pomeriggio di maggio gli spaparanza sulla scrivania dell'ufficio di via Turati cinque libretti al portatore da un miliardo l'uno. Vai a comprare Rossi, gli dice con uno di quei sorrisi in panavision, che diventeranno il marchio del personaggio. In cambio, chiede di fare il socio di minoranza. Memore della spregiudicatezza di Silvio già famosa ai tempi del collegio, Colombo respinge l'offerta. Non vuole esporsi alla sventagliata di polemiche, che accompagnerebbe una simile trattativa, non vuole mettersi alle costole un socio, che finirebbe con il mangiargli in testa. ...La sosta natalizia (1980) permette di accogliere l'invito dell'Uruguay: un torneo tra i vincitori del mondiale per festeggiare i cinquant'anni della edizione inaugurale organizzata a Montevideo. Si tratta di una manovra propagandistica della dittatura militare appena sconfitta, contro ogni previsione, nel referendum che avrebbe dovuto consolidarla. Sull'esempio dell'Argentina i generali confidano nella forza dell'evento sportivo per ricevere una legittimazione internazionale, malgrado il regime sanguinario e le indiscriminate persecuzioni degli avversari politici. Accettano di partecipare Brasile, Argentina, Italia e Germania Ovest. Rifiuta l'Inghilterra per la forte opposizione dell'opinione pubblica. Al suo posto è invitata l'Olanda. I diritti televisivi vengono a sorpresa rilevati da una misteriosa società panamense, che li offre all'Eurovisione per un milione e mezzo di dollari. La controproposta è di 750 mila dollari. Nella trattativa s'inserisce Berlusconi, la cui Fininvest è proprietaria delle tre principali emittenti private, Canale 5, Italia 1, Retequattro. Berlusconi è ai primi passi nella costruzione dell'impero mediatico, tuttavia è abissalmente avanti agli altri. Intuisce che il <>, così gli uruguaiani l'hanno chiamato, può offrire un'enorme cassa di risonanza al suo gruppo e favorire la raccolta pubblicitaria, della quale ha assoluto bisogno. Rilancia perciò fino a 900 mila dollari (circa due milioni e mezzo di euro) e in quarantott'ore mette a segno il gran colpo. Berlusconi ha rotto lo strapotere della Rai allo stesso modo in cui la marcia dei quarantamila quadri e impiegati della Fiat ha rotto in ottobre a Torino lo strapotere dei sindacati e messo fine all'occupazione della fabbrica automobilistica. La Rai difende la propria scelta con il costo altissimo dell'evento: ognuna delle sette partite è stata pagata circa 130 mila dollari, 150 milioni di lire, mentre per il mondiale in Argentina ogni partita prezzava 20 milioni di lire. Il novello Signore delle Antenne ha però un problema: per trasmettere abbisogna del satellite, gestito in Italia da Telespazio. Costei l'ha concesso alla tv di Stato con l'eccezione dell'emittente del Vaticano, Telepace, che lo utilizza la domenica per diffondere l'Angelus del Pontefice in Sud America. Berlusconi è già iscritto alla misteriosa loggia massonica P2, vanta amici potenti nei giornali e diversi onorevoli a libro paga. Sulla stampa si scatena la protesta contro la pretesa della Rai di non far vedere il <> agli italiani. La Rai accetta di concedere l'uso del satellite, ma le partite potranno andare in diretta nella sola Lombardia; nel resto della Penisola dovranno accontentarsi della differita. In cambio la Rai ottiene l'esclusiva delle gare degli azzurri. A Berlusconi va già bene così: tutti hanno parlato di lui e delle sue televisioni, per di più ricava una montagna di soldi dalla pubblicità e dalla cessione dei diritti alle Nazioni interessate. A carte scoperte, si può intravedere la tela di ragno stesa intorno alla manifestazione dalla P2 (Propaganda 2), la loggia massonica, più o meno coperta, risalente alla fine dell'Ottocento: già allora vi risultavano iscritti pezzi importanti del Regno. E pure nella sua filiazione gestita da Umberto Ortolani, la mente, e Licio Gelli, il braccio, abbondano burocrati altolocati, generali, ammiragli, ministri, politici, industriali, finanzieri, giornalisti, editori, spioni. Gelli possiede diverse proprietà in Uruguay e una villa nell'elitario quartiere di Carrasco. Lui e Ortolani sono intrecciati in diversi affari sia con la dittatura uruguaiana, sia con quella argentina: uno dei suoi massimi esponenti, l'ammiraglio Emilio Eduardo Massera fa parte, assieme ad altri colleghi, della loggia segreta. Oltre Berlusconi alla P2 sono affiliati il direttore del Corriere della Sera, Franco Di Bella, il proprietario della casa editrice, Angelo Rizzoli, l'amministratore delegato, Bruno Tassan Din. Forse non è un caso se il grande giornale milanese non dà risalto al documento di protesta contro il regime di Montevideo firmato da quarantuno tecnici e giocatori. Ci si ricorda, allora, degli articoli entusiastici apparsi nel Corriere durante il mondiale del '78 e si comprende perché un giornalista con la schiena dritta come Enzo Biagi avesse rifiutato di andare a Buenos Aires. A benedire il <> è anche Franchi. Ha fatto opera di persuasione con Sordillo e ottenuto per l'Italia un ingaggio di 130 milioni (poco meno di 300 mila euro). Fra qualche mese pure il nome di Franchi comparirà nelle liste degli appartenenti alla P2 e la sua smentita non convincerà. ... Nell'aprile '86 pure l'evento destinato a incidere sugli sviluppi del Paese è orientato da un tribunale, stavolta quello milanese. Riguarda il Milan e la perigliosa navigazione, cui l'ha sottoposto la presidenza di Farina. Giussy avrebbe anche buone idee, ma gli difettano i soldi e per tener dietro alle aspirazioni del tifo rossonero ne servono in discreta quantità. Sommerso dai debiti, circa 10 miliardi (11 milioni di euro), si è dovuto dimettere, poi è partito per il Sud America. A ventiquattr'ore dal fallimento l'intervento di Berlusconi risolve l'intricata successione, nella quale è rispuntato il petroliere Dino Armani, già interessatosi dieci anni prima. Il Milan costa a Berlusconi circa 15 miliardi, ma il vulcanico Silvio inquadra l'investimento nella creazione del personaggio carismatico, capace in seguito di trionfare in politica. La televisione gli serve per costruire il consenso, il calcio per affermarsi trasversalmente come dirigente e imprenditore di successo. Sono questi calcoli che gli fanno superare le antiche riserve scaturite da una seduta spiritica dedicata proprio alla società rossonera: alla parola Milan erano stati predetti lacrime e sangue. Dopo sei anni di pene infinite, i sostenitori del Diavolo inneggiano al novello Messia. Neppure il crollo della squadra, un punto nelle ultime cinque giornate, e la conseguente esclusione dalle coppe scalfiscono l'enorme bagaglio di fiducia. E poco importa che nel '72 e nell'82 Berlusconi non sia diventato presidente dell'Inter soltanto per il rifiuto di Fraizzoli alle ricche offerte d'acquisto. Un po' meno euforici appaiono Sordillo e Carraro. Li preoccupa l'eccessiva vicinanza di Berlusconi a Craxi. I due hanno già dovuto fronteggiarlo quando aveva tentato di soffiare i diritti televisivi del calcio alla Rai, ora paventano nuovi attacchi alla diligenza. Neppure immaginano di quanto Berlusconi abbia alzato l'obiettivo delle proprie mire. http://www.dagospia.com/rubrica-30/Sport/diavolo-di-un-cav-ma-quale-milan-se-berlusconi-non-ha-preso-linter-stato-65079.htm
  23. 22 OTT 2013 18:56 PIRELLI COLTELLI - SCIOLTO IL “PATTO”: GENERALI, MEDIOBANCA E FONSAI LASCIANO CAMPO LIBERO A SPOSITO E UNICREDIT Il patto di sindacato di Pirelli (31,54% del capitale) si scioglie in anticipo - Soddisfatti Mediobanca, Generali e FonSai, in consiglio entrano Sposito per Clessidra e Fiorentino per UniCredit (Lauro 61 la fa da padrone) - Il socio forte ora è Camfin - Che faranno i Malacalza?... Laura Galvagni per il "Sole 24 Ore" Il patto di sindacato che governa Pirelli e che, ad oggi, detiene il 31,54% del capitale della Bicocca, con ogni probabilità verrà sciolto anticipatamente rispetto alla naturale scadenza del prossimo 15 aprile. La svolta è stata suggerita dallo stesso Marco Tronchetti Provera a compimento di quella razionalizzazione che sta avvenendo a monte della catena di controllo con la presa da parte di Lauro Sessantuno delle redini di Camfin. Al punto che è stato dato mandato all'avvocato Alessandro Pedersoli di avviare un veloce sondaggio tra i soci per capire se tutti sono dell'idea di estinguere il vincolo prima della scadenza. La risposta sarà probabilmente affermativa e a quel punto partirà la macchina burocratica per provare a dare a Pirelli un assetto simile a quello di una public company, magari già a partire dall'anno nuovo. Certo, il capitale del gruppo degli pneumatici non sarà così frammentato come la tradizione anglosassone prescrive, tuttavia la svolta sul piano della corporate governance sarà rilevante. La società oggi è gestita da un patto che governa oltre il 30% del capitale mentre, a valle dello scioglimento del sindacato, la compagnia degli pneumatici avrà un unico socio forte: Camfin. La holding metterà sul piatto la quota oggi legata al patto (13,32%) e quella fuori dall'accordo (12,87%) il che varrà complessivamente un 26,19% di Pirelli. Abbastanza per tenere le redini di una società che a Piazza Affari capitalizza poco meno di 5 miliardi? Si vedrà. Certo, in parte dipenderà dalle scelte che compiranno gli altri soci legati al patto. LE PROSSIME USCITE L'addio anticipato all'intesa di sicuro verrà accolto con favore da quegli azionisti che da tempo hanno messo in agenda una prossima dismissione del pacchetto detenuto in Pirelli. Tra questi, evidentemente, Mediobanca, Generali e Fondiaria Sai. Lo scorso giugno, in occasione della presentazione del piano strategico, il vertice di Piazzetta Cuccia è stato piuttosto netto: «Se il patto non verrà rinnovato per noi sarà l'opportunità per avere i titoli disponibili per la vendita», aveva dichiarato l'amministratore delegato Alberto Nagel. Il ceo sarò quindi pronto a cogliere l'occasione anche se, quasi sicuramente, le azioni non saranno scaricate sul mercato alla prima finestra utile ma secondo un percorso che valorizzi al meglio la partecipazione. Anche per evitare che sul mercato venga riversato un eccesso di carta che zavorri le quotazioni di Pirelli. D'altra parte, tra Mediobanca (4,61%), Generali (4,41%) e Fondiaria Sai (1,85%), passerà di mano, con tempi e modi da stabilire, un 10,8% del gruppo. Al contempo ci sono azionisti, come Edizione della famiglia Benetton (4,61%), Intesa Sanpaolo (presente anche a monte della catena con una quota importante in Lauro 61) e Massimo Moratti (0,49%), che resteranno ancora a lungo soci della compagnia. Assieme valgono quasi un 7% di Pirelli. Quota di un certo peso in vista delle future dinamiche di governance. Che non potranno prescindere, peraltro, dalla presenza nel capitale Pirelli della famiglia Malacalza con poco meno del 7% della società. Intanto, però, ieri il riassetto a monte ha avuto i suoi primi effetti sul board della Bicocca. IL NUOVO CDA PIRELLI Ieri è stato annunciato l'ingresso di Claudio Sposito, presidente e amministratore delegato di Clessidra, e Paolo Fiorentino, direttore generale di UniCredit, nel consiglio di amministrazione della Bicocca. Sposito è stato nominato anche componente del comitato strategie. La nomina è avvenuta in sostituzione dei dimissionari Vittorio Malacalza e Giulia Maria Ligresti ma soprattutto ricalca le operazioni di riassetto Camfin con Piazza Cordusio e il fondo di Sposito diventati azionisti chiave, tramite Lauro 61, della catena che controlla Pirelli. Al momento resta vacante solo il posto lasciato da Carlo Salvatori. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/pirelli-coltelli-sciolto-il-patto-generali-mediobanca-e-fonsai-lasciano-campo-libero-a-sposito-65078.htm
  24. 22 OTT 2013 17:28 DIEGUITO DELLA VALLE SPARA PALLONATE CONTRO I FURBETTI DI VIA SOLFERINO, BAZOLI E ELKANN - NO ALL’IPOTESI DI FUSIONE “CORRIERE”-“LA STAMPA”, SE CI PROVATE, VI TRASCINO TUTTI IN TRIBUNALE Bazoli e' un uomo finito, come banchiere e come padre nobile del ‘’Corriere’’. E Kaki Elkann non pensi di comandare in Rcs e magari di portarci dentro i bilanci in rosso della ‘’Stampa’’, con un'operazione di smaltimento che sarebbe utile solo ai bilanci degli Agnelli… Giovanni Pons per "la Repubblica" Dottor Della Valle, alcuni azionisti di Rcs Mediagroup hanno deciso di sciogliere il patto di sindacato che esisteva dal 1984. Lei da molto tempo si è dichiarato contrario a questo tipo di accordi, ora che cosa dice? «Con una presa di coscienza di azionisti vecchi e nuovi, anche se non tutti, si è capito che con il patto non si andava da nessuna parte. È finita questa idea di gestione medievale, anche se con molti anni di ritardo, e ora l'azienda ha l'opportunità di essere gestita pensando ai risultati e alla creazione di valore per gli azionisti. Vedremo se ne sarà capace». In futuro come verranno prese le decisioni chiave dell'azienda? Dovranno esserci cambiamenti nella governance? «Come in tutte le aziende quotate. Credo che ora sia opportuno chiedersi se il cda attualmente in carica sia espressione degli azionisti rilevanti che ci sono oggi, e allo stesso modo se c'è fiducia nell'amministratore delegato. Dopodiché occorre capire se il piano industriale che si sta portando avanti sia veramente efficace e il migliore possibile per poter far uscire la Rcs dalla difficile situazione in cui si trova. Terzo, occorre garantire l'indipendenza e l'autonomia del Corriere della Sera dall'influenza di qualsivoglia socio». Ha intenzione di rientrare personalmente a far parte del cda? «Non sono disponibile a rientrare in alcun organo. Come azionista rilevante ritengo che il cda vada rivisto, mantenendo alcuni membri che hanno le caratteristiche di reputazione e indipendenza, mentre qualcun altro, che non possiede queste caratteristiche, deve prenderne atto. Servono altre persone competenti, oltre a quelle che ci sono già, e qualche "ciambellano" in meno». Chi vorrebbe sostituire? «Credo che l'inserimento di qualche personaggio che conosca bene questo mestiere e abbia una visione internazionale sia necessario, anche per supportare l'ad. Per quanto riguarda Scott Jovane, leggo che non sarebbe da me gradito: non è così, i nostri rapporti sono cordiali anche se, come è noto, io non considero adeguato il piano da lui preparato. La sua permanenza alla Rizzoli sarà decisa dai risultati che porterà a casa e non dalla vicinanza a questo o a quell'azionista». John Elkann ha appena promosso la nascita di un Advisory board con personalità di spicco del mondo dell'editoria. Non crede sia sufficiente? «Il cda dovrebbe focalizzarsi solo ed esclusivamente su quello che serve a mettere a posto i conti. Se poi qualcuno, avendo tempo libero, ha voglia di incontrare a colazione esponenti della stampa internazionale, non vedo nulla di male. Importante sarebbe invece se alcune persone esperte di media volessero entrare in cda portando contributi veri allo sviluppo del gruppo». Dunque secondo lei, dopo il ricambio in cda e la fiducia al management, occorre rivedere anche il piano industriale? «Io dissi pubblicamente che il piano industriale non era adeguato, vedremo nei prossimi mesi l'andamento del business e, sulla base dei risultati che saranno ottenuti, faremo tutti le valutazioni necessarie. Nel frattempo, bisogna stare molto attenti a non preoccupare il mercato con operazioni non utili a Rcs come quelle con altre parti correlate ». Per parti correlate intende La Stampa che è di proprietà della Fiat la quale è anche il primo azionista di Rcs con il 20,5%? «Sento voci preoccupanti su ipotesi di accordi tra i due gruppi che sarebbero disastrosi per Rcs. Pertanto chi tenterà operazioni di questo tipo se ne assumerà la responsabilità anche a livello personale. Rcs ha già pagato alla Fiat il pedaggio Fabbri, operazione che non ha certo fatto bene a Rizzoli, e nessuno pensi che si possano riproporre cose simili». E nella Rcs senza patto chi dovrà decidere le operazioni di carattere strategico? «Da questo momento in poi è bene che le operazioni strategiche rilevanti vengano sottoposte al vaglio di chi ha investito molto nell'azienda. Credo nella logica delle decisioni condivise, e per molti azionisti oggi è importante solo che il gruppo sia ben diretto e che crei valore». A suo parere basteranno questi interventi per rimettere in carreggiata la Rcs? «Rimane comunque il grande errore di come è stato gestito l'aumento di capitale. Noi lo abbiamo contestato, anche legalmente, e ne chiederemo conto anche nelle sedi opportune, ma la Rcs si porterà dietro la scellerata gestione di quell'operazione. Invece di portare a una ristrutturazione di un debito che doveva risultare più leggero, ha destinato soldi alle banche e non allo sviluppo. Operazione costata centinaia di milioni ad alcuni azionisti». E ora come giudica l'andamento del business in casa Rcs? «Purtroppo non vedo al momento prodotti nuovi e interessanti da proporre al mercato. Vede, io vengo da una scuola che impone, nei momenti di crisi, uno sforzo maggiore da parte delle aziende per proporre prodotti innovativi che devono cercare di intercettare l'interesse dei clienti, in questo caso lettori e investitori pubblicitari. Inoltre in azienda non c'è certezza sul futuro per i continui malumori tra i soci. Mancano stimoli, le persone sono demotivate, si naviga a vista senza entusiasmo». Perché, voi soci importanti, non la smettete di litigare? «Come è noto a tutti, in Rcs oggi vi sono due scuole di pensiero. Quella degli azionisti che vogliono aziende ben dirette e buoni profitti e quella ancorata a vecchi sistemi in via di estinzione, che vivono di relazioni, di posti da occupare e di rapporti da gestire tra di loro sotto al tavolo con il vezzo di voler fare credere a tutti, compresi i giornalisti Rcs, che sono loro a "controllare" il gruppo ed il Corriere». A chi si riferisce esattamente? «E' evidente. Ma oltre a questo ci sono fatti positivi. Basta guardare all'atteggiamento di Mediobanca e Fonsai e anche di altri azionisti che hanno fatto dichiarazioni contrarie ai patti per capire che il futuro della Rcs ci sarà solo con un'azienda solida e i conti a posto. Oggi nulla potrà prescindere dal tener conto che Rcs è quotata in Borsa e appartiene al mercato». Secondo lei Elkann e Bazoli non gradiscono questo modello? «Mi pare che aver tentato di ricostruire un patto e non esserci riusciti è la risposta chiara di come molti azionisti la pensino. Le azioni si contano e non si pesano, per comandare in un'azienda devi avere la maggioranza, senza scatole o patti tra persone che investono poco di tasca loro». Ritiene che l'era Bazoli al Corriere della Sera sia finita? «Premesso che non vi è nulla di personale, dico che visti i risultati e la condizione di Rcs oggi, l'era Bazoli al Corriere sia da considerarsi finita, per fortuna. Se l'azienda oggi è in queste condizioni è prevalentemente colpa sua, anche se non solo sua. È finita anche l'epoca di Bazoli banchiere; sarà sempre più imbarazzante per chi lo sostiene giustificare il suo modo arcaico e miope di operare. Mi auguro che ne prenda atto il prima possibile e decida da solo di farsi da parte. Banca Intesa ha ottimi manager pronti a sostenere lo sviluppo di una grande banca; bisogna dare loro fiducia». Ha intenzione di crescere nell'azionariato Rcs visto che Mediobanca ha annunciato di voler vendere il suo 15%? «Premesso che, vista la capitalizzazione, non sarebbe un impegno gravoso, ho sostenuto invece mesi fa che sarei pronto a fare, se tutti fossimo d'accordo, un passo indietro invece che uno in avanti, a patto che ci sia qualcuno che faccia l'editore puro e che, investendo quanto serve, si occupi del gruppo. Se ciò, come sembra, non è possibile allora ogni altra valutazione e decisione dovrà essere fatta al momento opportuno». Quanto ha investito nella Rcs? «Compreso l'ultimo aumento, oltre 200 milioni. Credo che oggi siamo gli azionisti che hanno investito di più in questa azienda e gli ultimi sforzi non li abbiamo fatti pensando al profitto, ma in un'ottica di protezione dell'azienda e della sua indipendenza da appetiti che consideriamo pericolosi». http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dieguito-della-valle-spara-pallonate-contro-i-furbetti-di-via-solferino-bazoli-e-elkann-65057.htm
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