Vai al contenuto

CRAZEOLOGY

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    12327
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Days Won

    23

Tutti i contenuti di CRAZEOLOGY

  1. Dunque... Ieri sera ho guardato casualmente il tg di Mentana su La7. Avete sentito delle nuove accuse a Emilio Fede, pubblicate da Corriere e LaStampa? Avete sentito lui cosa ha risposto? .read Roma, 27 MAR 2012 Fede a tg La7: Soldi in Svizzera? Vogliono mettermi in difficoltà Ma chi ha organizzato stia attento, in 48 ore saprò da dove arriva Roma, 27 mar. (TMNews) - "Con una semplicità estrema, due milioni e mezzo, 'sacchettata', passo la dogana dove posso essere inchiappettato e li porto in Svizzera: guarda caso trovo un impiegato della segretissima banca svizzera che non li vuole". Lo ha detto Emilio Fede in un'intervista rilasciata rilasciata al Tg La7 di Enrico Mentana. "Qualcuno ha voluto anticipare i tempi per mettermi in difficoltà - ha continuato - Diciamo politicamente, non allarghiamoci più di tanto. Sono convinto che nello spazio di 48 ore io saprò da dove arriva, perchè ci sono come li chiamo io quei 'servizietti di toilette deviatini' che magari hanno dato una manina perchè non è possibile: qualcuno ha ottenuto da un signore impiegato una dichiarazione falsa". "Chi ce l'ha con me? Faccio prima a dire chi non ce l'ha con me. Ma chi l'ha organizzato deve essere ben certo che nell'armadio non ci sia qualche scheletro. Capita: un amore sbagliato, una frequentazione sbagliata, un transess...beh, un amore deviato. Insomma: bisogna stare molto ma molto attenti", ha poi aggiunto. http://www.tmnews.it...327_00261.shtml Esattamente questo era il dialogo tra il giornalista e Fede, molto fedele, alla lettera direi. Molto strano... Diciamo che, pensandoci un po' su... la battuta sul trans funziona bene solo con Sircana, con Marrazzo e con Lapo. I primi due non esistono più, il terzo tutto sommato è ancora in giro e ben sponsorizzato, nonostante le multe e la vita mondana di cui spesso si parla. Evidentemente le fonti da cui si è sparsa la notizia, (Corriere e LaStampa), insospettiscono parecchio Emilio Fede...
  2. Sul sorriso di Ranieri un interista scrive: perso (male) contro gobbi e napule all'andata; perso (male) contro gobbi e napule al ritorno; perso IN CASA col novara calcio; preso 3 pere dal bologna e 4 dalla roma; uscito dalla champions con un deprimente marsiglia; uscito dalla coppa italia ai primi di febbraio; fatto 5 punti in 10 partite nel girone di ritorno; e sta ancora al suo posto, tranquillo, semi-intangibile e stra-pagato... MA MI SPIEGATE PERCHE' NON DOVREBBE RIDERE???
  3. Non so che giornale sia, ma evidentemente c'è ancora gente che si deve adattare al cambio dopo 10 anni di euro... E dire che poi hanno scritto anche quanto sarebbe l'incasso, quindi i conti non tornano, perché vorrebbe dire avere 30 persone in tutto. Manco i giornalisti sanno fare questi qua... Questo è un paese allo sfascio, ve lo dico io.
  4. LUNEDI' 3 MAGGIO 2010 Exor: Alberto Musy rappresentante soci privilegio per triennio 2010-2012 (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 03 mag - L'assemblea degli azionisti titolari di azioni privilegiate Exor, riunitasi a Torino, ha nominato l'avvocato Alberto Maria Musy rappresentante comune degli azionisti titolari di azioni privilegiate per i prossimi tre esercizi 2010-2012. Red- (RADIOCOR) 03-05-10 14:56:01 (0159) 5 NNNN Visualizza altro http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-807384/exor-alberto-musy-rappresentante-soci/#ixzz1ptHsgDpV
  5. Alberto Musy, un giurista prestato alla politica La rete degli incarichi professionali Il capogruppo dell'Udc a Torino ferito nell'atrio di casa a colpi di pistola è avvocato e docente universitario. Diversi incarichi in consigli d'amministrazione, dalla Exor degli Agnelli a una società di scommesse ippiche. Ancora oscuro il movente dell'agguato L’impegno politico, ma anche un’intensa attività lavorativa nella vita di Alberto Musy, il capogruppo dell’Udc-Terzo Polo in consiglio comunale a Torino, ferito stamattina a colpi di pistola nell’atrio del palazzo dove abita, in via Barbaroux 35. Avvocato e professore ordinario di Diritto privato comparato all’Università del Piemonte orientale, presso la facoltà di Economia di Novara, Musy ricopre diversi incarichi societari di rilievo. E’ il rappresentante degli azionisti nella Exor, la cassaforte finanziaria della famiglia Agnelli, e in passato è stato consigliere di società attive nel settore immobiliare e nelle costruzioni. Fino al settembre del 2009 è stato anche nel consiglio d’amministrazione della Hippogroup spa, azienda specializzata in scommesse ippiche. Come avvocato, Musy è socio dello studio “Musy Bianco e Associati”, che si occupa tra l’altro di cause di lavoro, ed è nel board del Centro Studi Luigi Einaudi di Torino. Di formazione liberale, nel 2011 è stato candidato sindaco per la coalizione del Nuovo Polo per l’Italia e ha ricevuto più di 22mila preferenze. Nel commentare il ferimento di Musy, diversi esponenti politici hanno evocato la pista politica, ma il movente dell’agguato è ancora da individuare. “E’ stato un agguato, non è stato un caso, ma non abbiamo elementi per dire che matrice abbia” ha affermato il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, rispondendo ai giornalisti a Napoli. “Stiamo lavorando, dobbiamo capirne di più”. Secondo le indiscrezioni che trapelano, gli investigatori indagano a tutto campo, ma al momento la pista politico-terroristica sarebbe ritenuta la più debole. http://www.ilfattoqu...sionali/199084/
  6. Ovviamente non daranno nessun rilievo all'appello che verrà presentato da Moggi e altri. Siamo alle solite... Io non lo compro il corriere, quindi la cosa non mi tocca granché, perché più di questo non posso fare... Spero che tutti gli utenti facciano lo stesso, ma ne dubito.
  7. Lapo al processo Corona http://www.youtube.com/watch?v=8PraFcxvasA
  8. LA STORIA Batistuta racconta il suo calvario «Non corro più, ma cammino» «C'è stato un momento in cui stavo malissimo. Ora va meglio»: lo confida Gabriel Batistuta, ex nazionale argentino, bandiera della Fiorentina a France Football «Non posso più correre», dice Gabriel Batistuta, e già fa molta impressione a chi lo ricorda esultare con la «mitraglia» sotto la curva Fiesole o idolatrato come Re Leone dalla Curva Sud alla quale regalò lo scudetto. Ma a France Football, Batigol confida di essere stato davvero «malissimo»: «Non potevo quasi più camminare». La foto che correda l'articolo tranquillizza, c'è l'ex centravanti argentino capocannoniere di tutti i tempi della sua nazionale (56 gol) e della Fiorentina (152 in serie A) in gran forma, capelli corti e abbronzato. Ma la storia fa venire i brividi: «Non posso più giocare perché non posso più correre - spiega semplicemente - ma cammino abbastanza bene. Devo ammettere che c'è stato un momento in cui sono stato malissimo. Non potevo quasi più camminare». Troppe infiltrazioni? chiede il giornalista di France Football. «Si, ma non più di tanto - minimizza l'ex bomber - giocavo sempre. Su una stagione da 70 partite ne facevo 65. E davo sempre tutto fino in fondo. Non riuscivo ad accettare di restare fuori per un infortunio. Se tornassi indietro, forse starei più attento a me stesso, ma certamente poi nemmeno troppo... Mi piaceva fare gol, sentire il pubblico». L'AMORE VIOLA - Qualche rimpianto ce l'ha, il vecchio goleador. Un amore viscerale per la Fiorentina, poi lo scudetto vinto dalla Roma con i suoi gol: per queste due maglie ha rinunciato ad offerte che avrebbero potuto garantirgli un posto nella storia ancora più in alto. «Sono fiero che delle grandi squadre mi abbiano cercato - dice - vincere un titolo con il Manchester, all'epoca, era abbastanza facile. Vincere un campionato con 15 punti di distacco, però, non mi attirava granché. Volevo segnare contro i più grandi difensori italiani, i migliori del mondo all'epoca. Se me ne fossi andato, avrei segnato di più, avrei potuto vincere la Liga o la Premier League». Insomma, Batigol che fatica a camminare a soli 43 anni, sogna: «avrei vinto il Pallone d'Oro se avessi giocato nel Barcellona o nel Manchester... ma io volevo vincere con la Fiorentina». LA LEGGENDA - Batistuta, un mito che è stato costruito anche attraverso tante leggende, come quella che non avrebbe amato il calcio: «E' vero che da ragazzino non ho mai pensato di diventare un calciatore - racconta - ha sempre circolato questa storia secondo cui a me il calcio non piace. Ma ho sempre amato moltissimo giocare, allenarmi, scendere in campo. E poi, è sempre stato naturale per me. Tutte le polemiche intorno, invece, non mi piacciono». Infine, il mito argentino di oggi, Leo Messi: «E' un fenomeno che gioca in una squadra che vanta diversi fenomeni. Fa parte di un gruppo che si appoggia su una vera filosofia». 13 marzo 2012 http://corrierefiore...664300161.shtml
  9. Oggi ho incontrato casualmente Franzo, Il Grande, proprio lui. L'età avanza, ma porta bene i suoi anni. Non mi ha detto niente, ma ha fatto la faccia come dire: "Salutami quelli del forum e digli che comunque Moggi non doveva chiudere Paparesta nello spogliatoio... Forza Inter!"
  10. Agnelli, Sergio li fa ricchi In otto anni le quotazioni Fiat sono aumentate del 50%. L’opinione pubblica è divisa sulla sua figura - capitano d’industria coraggioso che ha salvato la più nota tra le aziende italiane o manager cinico, che guarda solo ai numeri e non agli uomini, vale a dire i collaboratori – ma c’è qualcuno che davvero non può lamentarsi di Sergio Marchionne. Si tratta degli Agnelli, che lo hanno scelto nell’estate del 2004 per salvare il colosso dell’auto all’epoca in grande difficoltà e che in questi anni sono stati ripagati con una pioggia di cedole destinate alla Exor, la cassaforte di famiglia. Ed è forse anche per questo che la famiglia torinese è disposta a mettere sul piatto 50 milioni di azioni per tenersi stretto il tanto discusso manager del Lingotto. Quotazioni in crescita del 50% Intanto va sottolineato il contributo che la “cura Marchionne” ha dato alla sopravvivenza della stessa Fiat nel contesto globale. Come già accennato, quando il manager italo-canadese ha preso il timone del gruppo, il gruppo automobilistico versava in condizioni tali da far dubitare più di un analista sulla sua capacità di restare sul mercato nel medio periodo. Quanto alle quotazioni, negli ultimi otto anni il valore di Fiat spa (con appositi aggiustamenti post-scissione con Fiat Industrial) è salito di oltre il 50%. Non male se si considera che nel frattempo i mercati hanno affrontato due crisi globali, la seconda della quale non è ancora del tutto superata. UNA PIOGGIA DI DIVIDENDI. A questo incremento virtuale (a meno di liquidazioni parziali delle posizioni) si aggiungono i soldi contanti incassati tramite i dividendi da Exor. Per fare un esempio, nel 2010 la Fiat ha dato il via libera a un dividendo complessivo di 155 milioni per i soci di Fiat spa, con la finanziaria di famiglia (detiene il 30,7% delle azioni) che ne ha incassati poco meno di 45 . La stessa Exor, peraltro, ha staccato ai soci un dividendo di 6 euro per azione per complessivi 18,3 milioni: la cedola è rimasta uguale a quella del 2009, mentre era stata di 8 euro nel 2008. SOLDI IN CASSA ANCHE SE IL BUSINESS FRENA. Due anni non certo brillanti per i conti di Fiat, tanto che la cosa ha fatto storcere il naso a più di un analista. E i valori potrebbero trovare conferma quest’anno, considerato che il primo semestre del 2011 per l’accomandita si è chiuso con un utile consolidato a 477,25 milioni di euro, in crescita rispetto ai 452,1 milioni dello stesso periodo del 2010. E se quest’anno, vista la diffiicile situazione del mercato, dovrà rinunciare ai dividendi di Fiat spa, Fiat Industrial ha fatto già sapere che distribuirà una cedola di 0,185 euro per ogni azione ordinaria, che nella cassa di Exor dovrebbero portare poco meno di 40 milioni di euro. Martedì, 06 Marzo 2012 http://www.lettera43.it/economia/aziende/4...i-fa-ricchi.htm Fiat: J.Elkann, Marchionne e' stato disciplinato GINEVRA (MF-DJ)--"Osservo che abbiamo fatto bene a non spingere sui nuovi prodotti, perche' oggi siamo in grado di avere un piano di sviluppo di nuovi modelli senza avere le difficolta' dei nostri concorrenti che oggi hanno gamme completamente rinnovate. Marchionne nella sua decisione di rinviare i nuovi modelli e' stato molto disciplinato senza sprecare risorse". Lo ha affermato John Elkann, presidente di Exor e di Fiat a margine del Salone dell'Auto di Ginevra. http://borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-d...362〈=it Exor: J.Elkann, per societa' meno cose ma piu' grandi GINEVRA (MF-DJ)--"In Exor non e' cambiato nulla, abbiamo proceduto alle semplificazioni sempre nell'intento di avere meno cose ma piu' grosse". Lo ha affermato John Elkann, presidente di Exor a margine del Salone dell'Auto di Ginevra. http://borsaitaliana.it/borsa/notizie/mf-d...329〈=it Exor: Elkann, vendita Alpitour perfezionata prossimi mesi La vendita di Alpitour sara' perfezionata nei prossimi mesi, 'quando riceveremo le necessarie autorizzazioni'. Lo ha annunciato John Elkann, presidente di Exor, conversando con i giornalisti al Salone dell'Auto di Ginevra. 'Nella nostra strategia - ha detto - non e' cambiato nulla, cerchiamo di semplificarci. Su questo abbiamo lavorato negli ultimi anni. Vogliamo avere meno partecipazioni, ma piu' consistenti'. . http://economia.repubblica.it/news/Exor:-E...mi-mesi/4126660
  11. Eredita' Agnelli: in appello condanna a Gamna ridotta a 8 mesi Milano, 02 mar - La Corte d'appello di Milano ha ridotto la condanna all'avvocato Emanuele Gamna, ex legale di Margherita Agnelli, a otto mesi, quando in primo grado, il Gup del tribunale di Milano, Andrea Ghinetti, lo aveva condannato a un anno e due mesi di reclusione con pena sospesa e a pagare una multa di 400 euro. Gamna era imputato per i reati di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato. La condanna e' stata ridotta in quanto non e' stato confermato il reato di truffa, ma solo quello di evasione fiscale. In primo grado la procura di Milano aveva chiesto una condanna di due anni e quattro mesi e 800 euro di multa. Il procedimento riguardava l'accusa di non aver dichiarato al fisco una parcella di 15 milioni di euro pagata all'avvocato Gamna dalla figlia di Gianni Agnelli, per il lavoro svolto nella controversia sulla eredita' dell'ex numero uno del gruppo Fiat. Il legale prima della condanna davanti al Gup Ghinetti aveva raggiunto un accordo con l'Agenzia delle Entrate per far rientrare nelle casse del fisco italiano oltre 10,3 milioni di euro. La sentenza di primo grado era stata emessa il 30 marzo 2010. http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Economia/Eredita-Agnelli-appello-condanna-Gamna-ridotta-mesi/02-03-2012/1-A_001265249.shtml
  12. Fiat 2016/ Rumors: Mirafiori e Pomigliano d'Arco closed, ma il Lingotto smentisce http://www.affarital...iano050312.html L'analisi/ Il mercato dell'auto va male e Marchionne si prepara al peggio http://www.affaritaliani.it/economia/fiat05032012.html Video sulla 500L, una delle nuove perle di casa Fiat, con cui finalmente conquisterà il mercato. http://www.youtube.com/watch?v=5Ky4rx7pQR0&feature=player_embedded Il lavoratore della Fiaz si prepari perché, come diceva il famoso personaggio di un film: "Stai per entrare in una Valle Di Lacrime"
  13. http://www.metacafe.com/watch/8151273/milan_juventus_1_1_il_pugno_di_philippe_mex_s/ Siamo dalle parti della Thai boxe.
  14. http://www.metacafe.com/watch/8151459/milan_juventus_1_1_pellegatti_da_denuncia/
  15. Nota a sentenza 14.02.12 Commento alla recente sentenza di Napoli sul c.d scandalo Calciopoli Avv. Andrea Bazzichi http://www.filodirit...zza&iddoc=2650# Non troppo dettagliato, perché evita giustamente di mettere sotto la lente le testimonianze e le teorie delle difese, avendo come obiettivo solo la sentenza, ma mi sembra un buon pezzo.
  16. Crazeology: "Siamo vicini alla carrozzeria e al motore".
  17. L’Emilia volta le spalle a Montezemolo Per il dopo Marcegaglia favorito Squinzi Lotta senza esclusione di colpi tra Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei alla conquista del vertice di Confindustria per la successione ad Emma Marcegaglia. E proprio ieri pomeriggio per quattro ore, davanti all’assemblea di Confindustria Emilia Romagna, sono volati fendenti sotto la cintola: segno che tra i due la competizione sta diventando una vera battaglia. E anche se Luca Cordero di Montezemolo aveva già espresso i suoi favori per Bombassei, l’endorsement ufficiale da parte degli industriali emiliano romagnoli pare orientarsi all’opposto del patron Ferrari. Così dopo gli scricchiolii di Assolombarda, dapprima favorevole a Bombassei e ora probabilmente più incline a votare Squinzi, e dopo l’abbandono dalla gara del veneto Riello e quindi della ricollocazione dei voti veneti che non sembrano così sicuri per Bombassei, l’Emilia Romagna potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso facendo pendere la bilancia per Squinzi che proprio in questa regione, a Sassuolo, ha costruito le sue fortune industriali acquistando anche la squadra di calcio omonima portandola ai vertici del campionato cadetto. Squinzi ha 77 anni e dirige da 30 anni l’azienda lombarda Mapei, produttrice di adesivi per pavimenti e rivestimenti che oggi fattura 2,1 miliardi di euro per 7.500 dipendenti in 59 stabilimenti dei cinque continenti. Di area cattolica, per lui l’equidistanza politica pare pagare: amico di Prodi ma anche di Confalonieri, vicino a Cl ma anche al Pd, sta conquistando città dopo città, voto dopo voto una carica prestigiosissima che nemmeno un mese fa lo vedeva concorrere con un misero 20% di consensi nazionali. Dall’altra parte il vicentino Alberto Bombassei, 72 anni, re dei freni per i veicoli e titolare della Brembo, multinazionale con quasi 600 milioni di euro di fatturato (di cui l’85 per cento all’estero e il 10 alla Fiat). Con lui Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo (di cui Bombassei è socio nei treni di Ntv), l’ingegner De Benedetti, Marco Tronchetti Provera e Diego Della Valle. Senza dimenticare l’apporto iniziale del Corriere della Sera, ora non più vicinissimo all’imprenditore vicentino. Uno schieramento di duri e puri, anzi di veri e propri “falchi”, che in questo momento non pare bastare. Anzi, che rischia di diventare un fardello eccessivamente conservatore per rendere la candidatura Bombassei una realtà. Infatti oggetto del contendere tra le due correnti pare essere la querelle nata attorno alla ridiscussione dell’articolo 18 da parte del governo Monti. Da un lato l’esperienza di mister Mapei (mai un licenziamento e/o una cassa integrazione nella sua azienda, n.d.r.), cauto e dialogante con sindacati e lavoratori; dall’altro Bombassei che il 17 gennaio scorso ha lanciato il programma per la “rifondazione di Confindustria” dove si sono messi subito in discussione i rapporti con la triplice e nemmeno tre giorni dopo tra i cancelli della Brembo è scattato lo sciopero. “Credo che l’articolo 18 sia una anomalia italiana, ma credo che il prossimo presidente di Confindustria non se ne occuperà più di tanto perché il problema sarà risolto prima di maggio autonomamente dal governo”. Queste le prime parole di Squinzi, al termine dell’incontro tenutosi a Bologna con gli imprenditori emiliano romagnoli di Confindustria che lo hanno ascoltato in veste di candidato alla presidenza. “L’articolo 18 non è il motivo per cui nessuno viene più a investire in Italia o per cui gli imprenditori italiani hanno perso la voglia di investire nelle loro imprese”, ha proseguito il patron Mapei prima dell’affondo velenoso al collega in gara, “io ho poche idee ma chiare, invece ho letto il programma di Bombassei, le sue dieci pagine, e non ho capito tutto fino in fondo”. Apriti cielo. Bombassei ha risposto a stretto giro, a qualche metro più in là: “Se si toglie il tappo di questo vincolo dell’articolo 18, che abbiamo peraltro solo noi in Europa, credo sarà molto più facile creare posti di lavoro per i giovani: la riforma è sulla flessibilità in entrata e in uscita e soprattutto, credo, sia per facilitare la creazione di nuovi posti di lavoro e per dare una risposta ai giovani”. Infine la stoccata che non verte di certo sui massimi sistemi, ma dell’annullamento dei voti provenienti dal comitato del Mezzogiorno che si sarebbe già espresso per Squinzi: “Forzare un territorio, come in questo caso il Meridione, a prendere una posizione, lo trovo anche di cattivo gusto oltre a essere non corretto con la raccolta di pareri tramite mail e telefonate e dopo una frettolosa riunione”. La scadenza del 22 marzo, giorno del voto, è vicina e i 190 industriali che compongono la giunta dei votanti di Confindustria sembrano oramai vicini all’opzione per il candidato più soft. In un momento di forti tensioni politiche soprattutto in ambito economico-industriale, la presidenza Squinzi potrebbe perfino risultare un segnale di insperata distensione del conflitto sociale. Montezemolo permettendo. http://www.ilfattoqu...squinzi/191444/ A lezione da Lapo Elkann: "I miei errori e le mie vittorie" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA – “Per imparare devi fare degli errori, nessuno è perfetto e io certamente non lo sono”. Parola di Lapo Elkann, “professore” per un giorno al Royal College of Art, l’università dell’arte e del design più antica (aprì nel 1837) e più prestigiosa del mondo, che lo ha invitato a tenere una lezione sulla sua esperienza di imprenditore e di creativo. Il nipote preferito di Gianni Agnelli si presenta nelle sue molteplici funzioni di presidente-fondatore di Italia Independent, marchio di brand per “trend-setters”, consulente del Centro Stile della Ferrari, autore della nuova Fiat 500 “personalizzata”. Ma il botta e risposta con gli studenti gli dà l’opportunità, quasi senza volere, di parlare anche di sé e soprattutto dell’Italia di oggi, sulle cui possibilità e qualità il fratello del presidente della Fiat non sembra avere dubbi. “La mescolanza di marchi e la contaminazione di esperienze è il futuro di ogni industria che vuole innovare, perché la fusione rende più ricchi”, dice Lapo, che a 35 anni mantiene il look del ragazzo, e pure l’abbigliamento, stivaletti di camoscio su calze verdi, pantaloni a tubo bianchi, maglione a collo alto beige con le maniche tirate su a rivelare grandi tatuaggi sulle braccia. “Customization”, ossia la facoltà data al cliente di personalizzare un acquisto, è un altro elemento della sua lezione: che si tratti di comprare “un sogno”, come definisce la Ferrari, o qualcosa di meno esclusivo, più democratico, come gli occhiali da sole personalizzati di Italia Independent. “Lo sapevate che il 90 per cento degli occhiali venduti nel mondo sono italiani?”, prosegue il giovane Elkann restando in argomento, e da lì parte la sua difesa dell’Italia, “la cui immagine è peggiorata nell’opinione pubblica internazionale in anni recenti perché è stata fatta coincidere con una certa classe politica, ma che in realtà rimane dotata di un potenziale di talento inesauribile”. In che senso?, vogliono capire gli studenti. “Il nostro artigianato, la nostra capacità di lavorare su materiali di qualità con stile e tradizione, restano unici al mondo. Io mi sento cittadino del mondo ma in cuore mio mi definisco un italiano globale, orgoglioso del proprio paese. L’Italia di oggi ha molto da offrire al mondo e sono certo che riuscirà a farlo. Anche gli inglesi sono maestri di tradizione e stile, basti guardare ai sarti di Savile Row, ma noi siamo altrettanto bravi se non di più, la differenza è che loro sanno vendere meglio la loro abilità, la loro reputazione, per questo un abito fatto a mano costa più qui che a Milano o a Napoli, ecco forse dobbiamo imparare a saper vendere meglio quel che sappiamo fare con grande destrezza”. E quel che sappiamo fare, a partire dalla Ferrari, conclude il “prof” Lapo Elkann, è “vendere passione, vendere emozione, vendere amore, anche la Mercedes e la Audi fanno splendide auto, ma sono perfetti frigoriferi, sono oggetti freddi, mentre quelli italiani sono caldi e passionali”. L’ultimo consiglio per gli studenti del Royal College of Art è quello di “essere pronti a rischiare, perché senza correre rischi non si può innovare, anche a costo di sbagliare”. Detto da uno che ammette di non essere “sempre stato furbo” e di avere commesso i suoi errori, per potere imparare anche da questi e ricominciare. (16 febbraio 2012) http://www.repubblic...e-30014109/?rss
  18. 1- A 10 ANNI DALLA MORTE DELL’AVVOCATO, UN LIBRO FA A PEZZI QUALCHE SANTINO FIAT - 2- MARPIONNE CHE PIANGE PER LO SPOT CHRYSLER? MA MI FACCIA IL PIACERE! LUI DICE SEMPRE CHE STA PER PIANGERE, MA NESSUNO L’HA MAI VISTO IN LACRIME. DI SOLITO FAR PIANGERE GLI ALTRI (CHIEDERE A LAURA SOAVE, MAMMA DELLA 500 LICENZIATA IN TRONCO O AL SINDACALISTA RON GETTELFINGER INSULTATO DALL’IMPULLOVERATO CON UNA FRASE DA SCHIAFFI: “I SINDACATI DEVONO ABITUARSI A UNA CULTURA DELLA POVERTÀ”) - 3- E POI GLI ULTIMI GIORNI DI EDOARDO, A CUI NON VIENE DATO IL NUMERO DEL CELLULARE DEL PADRE. INGRASSATO, PAZZO, GLI UNICI AMICI SONO UN ASSISTENTE SOCIALE E UN VENDITORE DI TAPPETI IRANIANO. PREOCCUPATO DI NON ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE, LEGGE NOSTRADAMUS E AVVERTE TUTTI TRE GIORNI PRIMA, CONSEGNANDO A SUO PADRE E A UNA PERSONA DI SERVIZIO PARTICOLARMENTE CARA UNA SUA FOTO. E’ SU UN PONTE DELLA TORINO-SAVONA DA CUI SI BUTTERÀ, UN LEGGERO SORRISO. “VOGLIO ESSERE RICORDATO COSÌ”, DICE ALLA PERSONA DI SERVIZIO. MA NESSUNO SE LO FILA - Michele Masneri per Rivista Studio (www.rivistastudio.com) "A Detroit sono rimasti tutti molto stupiti leggendo il mio libro, non sapevano che in Italia si producono auto dalla fine dell'Ottocento". Lo racconta a ‘'Studio'' Jennifer Clark, corrispondente per il settore auto di Thomson-Reuters dall'Italia, fresca autrice di Mondo Agnelli: Fiat, Chrysler, and the Power of a Dynasty (Wiley & Sons editori, $29.95), primo dei volumoni in arrivo in libreria per il decennale della morte di Gianni Agnelli (2013). Il libro è bello, e forse perché non è prevista (per ora) una pubblicazione italiana, non ha i pudori a cui decenni di "bibliografiat" (copyright Marco Ferrante, maestro di agnellitudini e marchionnismi) ci hanno abituati. E partiamo da Marchionne, figura che rimane misteriosa, monodimensionale nei suoi cliché più utilizzati - le sigarette, il superlavoro, l'equivoco identitario (l'abbraccio del centrosinistra con la definizione fassiniana di "liberaldemocratico", il ripensamento imbarazzato). L'aneddotica sindacale è una chiave interessante invece per capirne di più. Sul Foglio dell'11 febbraio scorso, un magistrale pezzone sabbatico di Stefano Cingolani (conflitto di interessi: chi scrive collabora col Foglio, mentre Marco Ferrante è un valente Studio-so) raccontava che Ron Gettelfinger, indimenticato capo della Uaw, United Auto Workers, il sindacato dell'auto Usa, alla fine della trattativa lacrime e sangue che ha portato all'accordo Fiat-Chrysler, in cui i sindacati hanno aderito a condizioni molto peggiorative in termini di salari e di ore lavorate in cambio di una partecipazione nell'azionariato della fabbrica, "rifiuta di stringere la mano al rappresentante della Fiat". Clark non solo conferma l'episodio ma gli dà una tridimensionalità. "Tutto vero. Me l'ha confermato Marchionne stesso. Nelle fasi più dure della trattativa, Gettelfinger e Marchionne hanno un diverbio. Marchionne, che notoriamente è un negoziatore ma non un diplomatico, dice una frase precisa: "i sindacati devono abituarsi a una cultura della povertà". Dice proprio così, "a culture of poverty". Gettelfinger diventa bianco, più che rabbia è orgoglio ferito e offesa. "Gli risponde: lei non può chiedere questo a un sindacato. A chi rappresenta operai che si stanno giocando i loro fondi pensione. Marchionne mi ha detto di essersi non proprio pentito, ma insomma...". Sempre coi sindacati, Clark racconta che col successore di Gettelfinger, General Hollifield, volano parolacce irripetibili. Hollifield, primo afroamericano a ricoprire un posto di prestigio nell'aristocrazia sindacale americana (è vicepresidente della Uaw e delegato a trattare per la Chrysler) è grosso e aggressivo quanto Gettelfinger è azzimato e composto. La trattativa tra i due sembra un match tra scaricatori di porto. Con questi presupposti, pare un po' difficile credere alle voci (riferite dal New York Times e rimbalzate in Italia) secondo cui l'ad Fiat avrebbe pianto alla visione dello spot patriottico Chrysler a di Clint Eastwood. Anche qui Clark spiega una sfumatura non banale. "No, non sarebbe strano. Marchionne è un uomo molto emotivo. Non sarebbe la prima volta. Per esempio, quando il presidente Obama annunciò il salvataggio Chrysler in televisione, Marchionne era in un consiglio di amministrazione di Ubs a New York. Vede la scena, si commuove e chiede di uscire dalla sala, per non farsi vedere piangere. Attenzione, però, perché Marchionne non usa mai l'espressione "crying". Dice solo: "I almost broke down". Almost. E al passato. E a rileggere il New York Times, che racconta di come l'ad Fiat si sia commosso vedendo lo spot insieme ai suoi concessionari, anche lì si racconta come lui chiede di uscire dalla stanza, ha gli occhi lucidi. Ma nessuno lo vede poi realmente piangere. "Per lui piangere è un valore" dice Clark. Piangere va bene, perché significa tenerci molto a una cosa". Sembra sempre che stia per piangere, ma a ben vedere nessuno l'ha mai visto in azione. "Sì, è emotivo, ma non è sentimentale". Piangere va bene ma è meglio se lo fanno gli altri. Come Laura Soave, capo di Fiat Usa, "mamma" dello sbarco della 500 in America. Per la manager italiana, Marchionne organizza una strana carrambata. Salone di Los Angeles 2010: Soave decide di utilizzare per il lancio una gigantografia di una sua vecchia foto da bambina, in cui lei siede proprio nella storica 500 arancio di famiglia. Ma Marchionne, a sua insaputa, e come un autore Rai, fa arrivare da Napoli i suoi genitori, che appaiono all'improvviso nel bel mezzo dello show. Lei piange, il suo amministratore delegato è molto soddisfatto. (Poi dopo qualche mese la Soave verrà licenziata in tronco, episodio frequente nell'epica marchionniana). À rebours. In fondo il libro si chiama Mondo Agnelli. Incombe il decennale, tocca fare la fatidica domanda: differenze-similitudini tra Marchionne e l'Avvocato. "Marchionne è considerato molto esotico, qui. Lo era già prima, con quei maglioncini e quell'accento, ma adesso lo è ancora di più con il nuovo look barbuto. Poi fa battute, scherza con gli operai e coi giornalisti, conosce il suo potere sui media e lo esercita consapevolmente. In questo è simile all'Avvocato. Ma anche a Walter Chrysler, il fondatore del gruppo. Poi Si staglia sul grigiore. Bisogna pensare che come alla Fiat i dirigenti erano tutti torinesi, qui in Chrysler sono tutti del midwest". "Però in America pochi si ricordano di Gianni Agnelli. Ormai le nuove generazioni non sanno nulla. Devo spiegare che l'Avvocato era amico dei Ford e dei Kennedy per suscitare qualche vago ricordo. A una presentazione a New York, quando ho detto che la Fiat è più antica della Ford, la gente era veramente stupita". Nessuno si immaginerebbe che il Senatore Giovanni Agnelli nel 1906 aprì la sua prima concessionaria americana a Manhattan, Broadway. Ma tra i ricordi agnelliani, la parte più interessante del libro di Jennifer Clark è forse quella che riguarda gli ultimi giorni di Edoardo, il figlio sfortunato di Gianni, morto suicida nel 2000. La giornalista Reuters è andata a spulciarsi le carte della polizia torinese, perché un'inchiesta, per quanto veloce e riservata, vi fu. I dettagli sono tristi e grotteschi: Edoardo che non ha un numero privato del padre, e per parlarci deve passare a forza per il centralino di casa Agnelli; le sue ultime chiamate con il suo uomo di scorta, Gilberto Ghedini, a cui chiede piccole incombenze, come spostare l'appuntamento col dentista. Una telefonata ad Alberto Bini, una sorta di amico-tutore che da dieci anni lo segue giornalmente dopo l'arresto per droga in Kenya nel 1990. Le conversazioni quotidiane di teologia islamica con Hussein, mercante iraniano di tappeti di stanza a Torino. È molto preoccupato per le sue finanze, cosa di cui mette al corrente il cugino Lupo Rattazzi, incredulo. Manda qualche mail (le password dei suoi account, come ricostruisce l'indagine della polizia, sono "Amon Ra", "Sun Ra" e "Jedi"). L'ultimo file visualizzato sul suo computer è una pagina web su Nostradamus. Poi, la lenta preparazione: per tre giorni di fila, Edoardo si alza presto, si veste accuratamente, guida la sua Croma blindata fino al ponte sulla Torino-Savona da cui si butterà il 15 novembre. Tre giorni prima, consegna a suo padre e a una persona di servizio particolarmente cara una sua foto. E' su un ponte, con un vestito formale, un leggero sorriso. "Voglio essere ricordato così", dice alla persona di servizio. [16-02-2012] Dagospia
  19. Processo GEA: l'associazione a delinquere non esiste http://www.ju29ro.co...non-esiste.html Adesso un po' di roba c'è. Hai da fare per un po'.... Semmai più avanti...
  20. Speciale Processo Gea http://www.ju29ro.co...ocesso-gea.html .
×
×
  • Crea Nuovo...