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Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Il Chelsea pensa al nuovo stadio (ANSA) - LONDRA - Il Chelsea potrebbe costruire il suo prossimo stadio sulle macerie della centrale elettrica di Battersea che Roman Abramovich sta valutando di acquistare. Per il momento non è ancora cominciata una vera e propria trattativa poiché prima di acquistare lo storico edificio, inutilizzato da 20 anni e valutato circa 570 milioni di euro, il Chelsea dovrà trovare il modo di vendere lo Stamford Bridge. Ma nel frattempo ha incaricato Mike Hussey, a.d. di Almacantar, di studiare la fattibilità del progetto. http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/...001511487.shtml Yaki, l'editore di famiglia Da Rcs a La Stampa, John Elkann si tiene stretto i giornali di Fiat. A Sergio Marchionne le auto, a John Elkann i giornali. Mentre è sempre più evidente il ruolo centrale dell’amministratore delegato Fiat sul fronte motori, il presidente sembra essere diventato la figura di riferimento della partecipazione del gruppo in Rcs. Il nipote di Giovanni Agnelli, di cui ha ereditato la passione per i giornali, si è espresso in più di un’occasione sul futuro di Rizzoli Corriere della Sera, con dichiarazioni tutt’altro che disinteressate. TROVEREMO UNA SOLUZIONE PER RCS. «Sono convinto che riusciremo a trovare una soluzione per il consiglio di Rcs che sarà dimezzato, ringiovanito e con amministratori forti», ha dichiarato il 4 aprile al termine dell’assemblea degli azionisti Fiat. Poi il giorno dopo, a margine dell’assemblea di Fiat Industrial, rispondendo indirettamente a Diego Della Valle, critico sul nuovo assetto di Rcs, indicando il balzo del titolo in Borsa dopo l’annuncio delle innovazioni sul fronte della governance: «Il segnale che viene dal mercato è positivo e ci incoraggia a proseguire nella strada che abbiamo intrapreso». UN NUOVO MANAGER ALL’ALTEZZA. Elkann è poi tornato a parlare del nei giorni successivi del cda Rcs, sottolineando la necessità di trovare un nuovo amministratore delegato all’altezza del compito di guidare Rcs». Nei pensieri del presidente Fiat non ci sono solo le sorti del Corriere e di Rcs, ma anche quelle del gruppo editoriale, che edita La Stampa. FUSIONE TRA ITEDI E LA STAMPA. Il 19 aprile si è infatti tenuta a Torino l’assemblea dei soci che ha approvato la fusione per incorporazione della Itedi (di cui Elkann è presidente e consigliere) nella controllata Editrice La Stampa (presieduta dallo stesso John che siede anche in cda). L’operazione ha seguito quella varata a dicembre 2011 con il conferimento alla stessa Editrice del 100% della concessionaria pubblicitaria Publikompass in quota alla holding. SINERGIE TRA LA STAMPA E RCS. Dal bilancio del gruppo sono emerse sinergie fra La Stampa e Rcs, finalizzate a risparmiare sui costi di produzione: è infatti stato firmato un accordo industriale con Rcs ha disposto dal 1 gennaio 2012 la produzione delle copie della Stampa per l’Italia settentrionale presso lo stabilimento Rcs di Pessano, e la produzione della giornalaccio rosa dello Sport per il Nordovest presso lo stabilimento La Stampa a Torino. D’altra parte uno dei sogni nel cassetto di Elkann sarebbe quello di portare il direttore de La Stampa Mario Calabresi al vertice del Corriere della Sera; al posto di Ferruccio De Bortoli. Un sogno rimasto tale. http://www.lettera43.it/attualita/yaki-l-e..._4367549588.htm -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Lapo Elkann si racconta in un libro Lapo Elkann ha deciso di narrare la sua vita e la sua persona in un libro biografico. Il progetto è ancora top secret ma promette di mettere in luce sia le sue vittorie che le sue sconfitte. L’anticonformista della famiglia Agnelli ne avrà molte da raccontare. La sua nascita in una delle dinastie più potenti del ventesimo secolo ha posto Lapo su un piano privilegiato ma gli ha dato anche un’eredità difficile da sostenere. Lapo Elkann farà uscire il libro a Natale. A dire il vero certi episodi della sua vita non sono propriamente natalizi e Lapo è passato per molti amori, dall’angelica Martina Stella alla cugina Bianca Brandolini D’Adda, con cui ancora si ama. Qualcuno lo ha ammirato per come ha saputo liberarsi da certe dipendenze, altri invece lo deridono per qualche evitabile figuraccia. Parcheggiare un enorme Suv maculato sui binari del tram per andare a fare shopping, impedendo così il passaggio a ogni altro mezzo, causa una forte perdita d’immagine. Soprattutto perché per Lapo Elkann, responsabile Brand promotion della Fiat, l’immagine è tutto. Chissà cosa avrebbe detto l’avvocato Gianni Agnelli, considerato un autentico maestro d’eleganza. La differenza dal fratello maggiore John Elkann, marito fedele e responsabile padre di famiglia, non potrebbe essere maggiore. Ma come si intitolerà il libro? Forse “Confessioni di una mente pericolante”? http://gossip.virgilio.it/news/lapo-elkann...a-in-libro.html Rcs, ora è bagarre tra i soci per l'ad Di Andrea Montanari Quando tutto sembrava destinato ad andare nella giusta direzione, quella che porta all'individuazione di Pietro Scott Jovane quale nuovo amministratore delegato di Rcs Mediagroup, ecco che a ridosso dell'assemblea dei soci di mercoledì 2 maggio scoppia la bagarre tra gli azionisti di via Rizzoli. Perché se prima del fine settimana Mediobanca, Fiat e Intesa Sanpaolo-Mittel, nelle persone rispettivamente di Renato Pagliaro, John Elkann e Giovanni Bazoli (sostenuti fuori dal patto di sindacato da Giuseppe Rotelli) avevano raggiunto un accordo di massima sul nome dell'attuale top manager di Microsoft Italia, individuato quale principale candidato dai cacciatori di teste di Spencer Stuart, a poche ore dall'assise che dovrà approvare il bilancio 2011 (322 milioni di perdite) e rinnovare il cda alcuni azionisti del sindacato di blocco avrebbero alzato dei paletti sul nome di Jovane. E così nell'incertezza che pare regnare ai piani alti di Rcs, dove in qualche modo si fa sempre sentire, seppure con forza sempre più labile, l'attuale presidente e futuro consigliere Piergaetano Marchetti, sono spuntati e tornati d'attualità altri nomi per la carica di ad, in sostituzione di Antonello Perricone. Adesso le alternative a Jovane si chiamano Claudio Calabi (già ai vertici di Rcs, poi al Ventaglio, a Finarte, al Sole24Ore, a Risanamento e ora a Im.co.-Sinergia), Giorgio Valerio (ex top manager del gruppo di via Rizzoli sia in Italia sia in Spagna), oltre ai dirigenti di Rcs Riccardo Stilli (cfo di gruppo) e Giulio Lattanzi (dg della Quotidiani). Gli ultimi due nomi, Stilli e Lattanzi, in particolare sarebbero tornati d'attualità in casa Rcs perché in azienda e nel patto di sindacato c'è il sentore che all'assemblea di mercoledì 2 ci possano essere contestazioni dai parte degli azionisti e attacchi diretti dei piccoli risparmiatori sulla gestione che i pattisti hanno fatto e fanno della governance societaria, dopo il taglio del cda da 21 a 12 membri. http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio...%20per%20l%27ad Della Valle: aumenterò la quota in Rcs Diego Della Valle, numero uno del gruppo Tod's e azionista del gruppo Rcs Mediagroup con il 5,4%, ha reso noto di voler crescere ulteriormente nel capitale della società che controlla il Corriere della Sera. A margine dell'assemblea degli azionisti di Rcs, l'imprenditore marchigiano ha affermato: «Sono un grande azionista e ho intenzione di crescere ancora, è importante che il gruppo sia ben gestito». A chi gli chiedeva i tempi dell'ulteriore crescita, Della Valle ha risposto che avverrà «nel breve termine». La notizia ha messo le ali al titolo Rcs Mediagroup a Piazza Affari arrivato a guadagnare fino al 10%. Altri vogliono uscire ma non parlano Quanto al patto di sindacato della società, Della Valle, recentemente uscito, riferendosi alle recenti dichiarazioni dell'amministratore delegato del gruppo Generali Giovanni Perissinotto sull'intenzione di Trieste di uscire da Rcs Mediagroup. Della Valle ha voluto sottolineare che «il mercato deve essere di chi lo sa guidare». Lo stesso Della Valle si è detto «favorevole a tutto quello che metta l'azienda in condizione di essere competitiva, di poter investire, qualunque sia la strada percorribile. Prima di pensare a un aumento di capitale, per quanto mi riguarda e per il cda che l'ha deliberato, si può mettere in sicurezza l'azienda vendendo le cose che non sono strategiche». «Auguriamoci - ha aggiunto - che nessuno tenti di dare fastidio alla gestione editoriale della Rizzoli, soprattutto per il Corriere della Sera, perchè sarebbe un fatto grave». Rcs senza ad Ora che il nuovo amministratore delegato della Rcs Mediagroup sará nominato e si sará insediato, «e speriamo che sia bravo, e con un presidente che è una persona seria ma che non conosce l'azienda, ci si impiegherá un anno a capirci qualcosa», dice Della Valle. Il cambiamento di amministratore delegato, ha aggiunto «andava fatto in un modo da persone adulte, senza ragionamenti personalistici che non contano nulla. Trovo il metodo utilizzato abbastanza scandaloso». «Credo che anche chi ha messo in piedi l'operazione - ha continuato senza citare direttamente Mediobanca e Fiat - se potesse tornare indietro, lo farebbe immediatamente. A questo punto - ha continuato - speriamo trovino presto la persona che serve». A chi gli ha domandato come mai si sia arrivati ad oggi senza un ad indicato, a differenza di quanto annunciato in precedenza, il patron Tod's ha replicato: «Ho l'impressione che quando si parla di manager bravi, con una visione internazionale, che vogliono essere apprezzati per il lavoro fatto e non per il bacio della pantofola, quando sentono parlare di Mediobanca si impressionino un po'. Auguriamoci che qualcuno arrivi e che soprattutto operi nell'interesse di tutti gli azionisti. C'è un consiglio di indipendenti, persone di qualità ma indipendenti pochi, tranne alcuni casi. Auguriamoci che dimostrino di essere indipendenti nel lavoro che faranno». http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-m...l?uuid=AbdwsaWF -
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Un fratello da dimenticare DAL LIBRO “Casa Agnelli – Storie e personaggi dell’ultima dinastia italiana”, di Marco Ferrante (Mondadori)” abbiamo tratto la storia di Giorgio Agnelli, il fratello minore dell’Avvocato la cui vicenda umana è avvolta nel mistero Marta Vio lo conobbe nel 1946 a Forte dei Marmi. Era una vicina degli Agnelli, ospite al villaggio Pesenti a casa di amici. Suo padre Rufo era un banchiere, il proprietario del Credito Lombardo, che adesso è del Monte dei Paschi di Siena. «Mia madre» racconta «era una bella donna sempre vissuta della sua bellezza. In seconde nozze sposò un celebre medico romano, Pietro Valdoni.» La madre era Vera Lodi; il suo vero nome era Primavera Gioconda, ma tutti la chiamavano Pripri. Veniva da una famiglia dannunziana: suo padre, Luigi Lodi, giornalista parlamentare, era figlio di Gabriele d'Annunzio e di Olga Lodi, detta Febea, leader del movimento femminista all'inizio del Novecento. Marta aveva 16 anni quando conobbe Giorgio, un anno più anziano di lei, sulla spiaggia del Forte. «Ci riconoscemmo subito» racconta, «erano tempi strani quelli della fine della guerra. Ci si piaceva e ci si accoppiava. C'era una tempesta, un caos sessuale. Fu il primo amore della mia vita. Giorgio all'epoca era già curioso delle droghe. Successivamente accusarono anche me di esserlo, ma a me non sono mai interessati gli stupefacenti. Giorgio era castano con le lentiggini, gli occhi azzurri, era bellissimo. Ed era un angelo caduto. Non c'era niente di costruito in lui. Era un'anima in difficoltà capitata in un mondo avverso. Di certo a sedici anni era già una persona disturbata. Del resto anche i suoi fratelli erano condizionati. Erano schiacciati dall'industria e figli di una madre ribelle.» Secondo alcuni amici di quei tempi, a determinare il carattere di Giorgio contribuì il modo di essere dei ragazzi Agnelli. Sette ragazzini, praticamente orfani da sempre, figli di due genitori fitzgeraldiani, distratti da loro stessi, è che peraltro morirono molto giovani. In questa solitudine i ragazzi edificarono le loro gerarchie, i loro rapporti di potere, le loro alleanze, le preferenze, costruite su affinità dell'infanzia e dell'adolescenza senza alcun filtro posto dall'educazione e dalla mediazione degli adulti. «Era come se quei rapporti fossero cristallizzati su uno schema infantile, fatto di forza, di energia, di vitalità, e mai più modificato» racconta un amico. Rievoca ancora Marta Vio: «Gli Agnelli erano piacevoli fisicamente, simpatici, energici, magari uno li avrebbe strozzati, ma avevano fascino giovanile. Forse Giorgio, che era nella fascia dei più piccoli, i primi anni ebbe il problema di affermarsi. Ma c'era qualcosa di originario e caratteriale in lui. Testimoniato anche dal fatto che era il preferito di sua madre. Virginia lo proteggeva». Il rapporto più difficile per Giorgio fu quello con Gianni. Qualcuno dice che egli mal sopportasse il maggiorasco, il privilegio del fratello. Altri che semplicemente fossero incompatibili. «Giorgio era un Mercurio, ambiguo, liquido, si era lanciato nel baratro famigliare» dice Marta Vio. «Odiava Gianni.» Secondo Maria Sole Agnelli, semplicemente Giorgio non ne sopportava l'atteggiamento di perenne sfottò. C'è un'evocazione di Giorgio nella “Fine degli A” di Ludovica Ripa di Meana. Giorgio compare senza nome, come una Voce. Parla con Cassandro (suo nipote Edoardo) e racconta di sé, dei suoi scherzi, le trappole per i cavalli sulla spiaggia del Forte, le biglie lanciate tra i piedi della gente, il serbatoio di una moto riempito d'acqua, il sapone nelle torte per le feste dei bambini e la volta in cui sparò a Gianni. Della storia dello sparo ci sono molte versioni, nessuna definitiva. Secondo un nipote, quello che conta è lo stato d'animo in cui avvennero i fatti: «Giorgio dava segni di schizofrenia, per un senso di inferiorità rispetto a Gianni, ed ebbe delle esplosioni di violenza nei confronti del fratello». «Questa interpretazione mi sembra psicologicamente corretta» osserva Marta Vio. Giorgio e Carlo Caracciolo (foto a sin.) si conobbero in America alla fine degli anni Quaranta, a Harvard. E diventarono amici. Fu per via di Giorgio che Caracciolo conobbe il futuro cognato. Nei primi anni Cinquanta, insieme diedero vita a un'operazione editoriale, un periodico che si chiamava «L'anno», una rivista sullo stile di «Time-Life» che riassumeva i principali fatti dell'anno. Maria Sole Agnelli conserva l'edizione del 1950 e quella del 1952. L'edizione del 1952 è più curata: la copertina e alcune tavole all'interno sono di Leo Longanesi, le foto sono belle, le didascalie ironiche. L'edizione del 1950 è più artigianale, con una rilegatura verde e il nome della testata in blu al centro. Tra i collaboratori Giovanni Spadolini, Aldo Garosci, Enzo Forcella, Panfilo Gentile, Emilio Cecchi, Giulio Carlo Argan, Massimo Mila, Alberto Moravia, Irene Brin e Paolo Monelli. Nel comitato direttivo, oltre a Caracciolo, c'erano Riccardo Musatti ed Ettore Sottsass, il quale si occupò anche del progetto grafico. Sottsass fu coinvolto nella faccenda dell'«Anno» da Carlo Caracciolo, ma con Giorgio aveva avuto un rapporto che ne prescindeva. La storia era andata così. Verso la fine degli anni Quaranta Sottsass, futura gloria dell'architettura e del design (fondò all'inizio degli anni Ottanta il gruppo Memphis), viveva a Torino, dove si era laureato al Politecnico. Aveva in mente il progetto di una rivista di cultura internazionale che avrebbe dovuto intitolarsi «Mezzosecolo». Pier Paolo Orengo gli suggerì di parlarne a Gianni Agnelli, il quale si mostrò interessato al progetto e, siccome Sottsass gli era piaciuto, nelle more della conversazione gli propose anche di progettargli una palestra per la casa a Torino e di occuparsi di Giorgio. «Mezzosecolo» non si fece e la palestra neppure. Andò in porto, però, l'incarico professionale di seguire un po' Giorgio. La cosa consisteva nell'andare in casa Agnelli e conversare con lui. Sottsass non aveva capito che la situazione di Giorgio era grave. All'inizio si era fatto l'idea di una persona molto eccentrica, del tipico miliardario stravagante. Al ristorante, Giorgio cominciava dal caffè e finiva con gli spaghetti. E correva in macchina: «Sei mai andato a 200 all'ora?» gli chiese una volta, e lo portò a fare l'esperimento sulla Torino-Milano, che era una strada a due corsie. Poi la situazione di Giorgio peggiorò. Sottsass lo andò a trovare in clinica a Torino, era già ingrassato a causa dei farmaci. Da allora non si videro più. Nicola Caracciolo si ricorda di Giorgio al tempo in cui trascorse un periodo nella loro casa in via della Lungarina e rammenta che una volta sparò a una finestra con un fucile ad aria compressa. Per dieci anni Marta e Giorgio stettero insieme. I primi tempi, poiché Pri-pri viveva a Roma, Marta andava a trovare Giorgio che studiava lì, poi si vedevano a Milano. D'estate, negli anni Cinquanta, lui stava a casa di Marta a Cap Gael. «Avevo 25 anni quando capii definitivamente che non c'era una prospettiva con Giorgio e sposai Arturo Carmassi, il pittore.» Dopo il fatto dello sparo, comunque sia andato, Giorgio e Gianni non si riconciliarono più. E si detestarono (odiarono, secondo alcuni) fino al punto che Giorgio a un certo momento cercò di vendere il suo pacchetto azionario per fare un dispetto al fratello. Ma questo accadeva già nella fase declinante della sua vita. In America, durante la sua permanenza alla fine degli anni Quaranta, aveva avuto esperienze allucinogene, e il rapporto con le droghe era diventato sempre più intenso. Alla fine fu ricoverato in una clinica in Svizzera dalle parti di Losanna. Sebastiano Fürstenberg se lo ricorda, perché studiava in un collegio della zona e quando suo padre andava a trovarlo lo portava a far visita a Giorgio, che gli era simpatico. Ma a quei tempi Giorgio era già cambiato. Si era come dilatato, era vasto, largo. Dice Sebastiano: «Andavamo a Rolls, dov'era la clinica. Lui era ingrassato molto, fino a superare i 100 chili, aveva gli occhi di un tredicenne, mio padre non gli parlava mai della famiglia». Morì da solo. Secondo Marta Vio «si lanciò nel vuoto dall'ultimo piano della clinica», ma è l'unica a sostenere questa tesi. «A me lo comunicò Buratti, che era l'amministratore degli Agnelli, e mi rispedì i miei quadri che teneva con sé. Ma non partecipai al suo funerale.» Secondo Maria Sole l'ipotesi del suicidio va esclusa: morì perché il suo fisico si era molto indebolito. Lupo Rattazzi (foto a destra) si ricorda di quando seppero della morte di Giorgio: «Vidi piangere una delle cameriere». Quando morì, Gianni era a Como a Villa d'Este per un convegno, la sera pranzò con un amico, Niccolò Pignatelli, e non fece alcun cenno al lutto. «Mio nonno non ne parlava» dice John Elkann. Giorgio fu un tabù per la famiglia, la sua esistenza venne cancellata, le sorelle cercarono di rimuoverlo. Molti dei nipoti lo sentirono nominare solo da adulti. Qualcuno non aveva mai visto una sua foto prima dell'uscita nel 2004 di un libro-intervista di Carlo Caracciolo. Giorgio è ritratto al matrimonio di Gianni e Marella, davanti alle colonne del castello di Osthoffen, l'11 novembre 1953: al centro Caracciolo, alla sua sinistra Carlo di Robilant, alla destra Giorgio, tutti e tre in tight. Lui è molto alto, ha i baffi, le labbra sottili, quasi invisibili, come quelle di sua madre, una sigaretta tra le dita, la giacca del tight abbottonata. Marta Vio ha 77 anni, un figlio e tre nipoti, vive in campagna in provincia di Arezzo, dove ha fatto la coltivatrice e la poetessa. Ha scritto quattro libri: “Poesia 1”, “Poesie”, “Romanza per patrioti”, “Viaggio nelle isole beate”. Su Internet restano brandelli della vita di Giorgio: la sua presenza nell'albero genealogico di Mister Bruins, l'esistenza di una scuola infermieri professionali a lui intestata in Pinerolo, un concordato fiscale con lo Stato relativo al periodo 1960-63 (per una quota pari a 1 miliardo e 40 milioni di lire), qualche foto nell'archivio Farabola e, infine, un'inserzione commerciale: «Vendo auto e moto d'epoca a Mombercelli». L'inserzione riguarda una: «Fiat 1900 B Granluce, 1957, primo intestatario Giorgio Agnelli, in fase di avanzato restauro, motore e meccanica totalmente a nuovo, carrozzeria sabbiata, risanata e trattata, completa 100 per cento, targhe originali e documenti completi, radio e accessori d'epoca». http://www.trovanozz...heque070702.htm -
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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
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Questo non sa niente. Ma che discorsi sono? Non ricorda che Baggio l'avvocato lo paragonò a Raffaello, e che Pinturicchio ne fu una conseguenza quando gli chiesero poi del giovane Del Piero. Iperbole de che? Era tanto per dire... Una battuta... Baggio come giocatore di calcio è stato straordinario, Del Piero idem. Non erano mica mezze seghe portate ad una santificazione a tavolino, poi cadute miseramente l'anno successivo. Questi sono nell'olimpo del calcio Italiano in primis, e internazionale in secundis. Semmai è il suo pezzo colto-poetico-radical chic-snob-papocchio l'iperbole. Ma levati va, vai a raccontare le favole al bar... -
Qua Non Si Ci Rende Conto Che Rischiamo La Cl
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di juveslim in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
Stiamo affogando nella mediocrità. Vergogna! Almeno datemi una delle ragazze pon-pon, che stanotte ci ho voglia. -
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http://www.youtube.com/watch?v=A7zK8GKc6Jc Dal minuto 55 circa al 59 circa, è molto avvincente. Mazzalò che botta che gli ha tirato. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
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Mps, Alessandro Profumo eletto nuovo presidente da assemblea soci SIENA, 27 aprile (Reuters) - Alessandro Profumo è stato eletto dall'assemblea dei soci nuovo presidente della banca Mps assieme a un consiglio di amministrazione profondamente rinnovato. "Signori la vostra banca ha il nuovo consiglio di amministrazione", ha annunciato all'assemblea il presidente uscente Giuseppe Mussari leggendo la lista dei nuovi consiglieri e poco dopo con formula analoga ha annunciato l'elezione di Profumo, in cima alla lista di maggioranza. Accanto a Profumo, compongono il nuovo consiglio: Fabrizio Viola, che sarà amministratore delegato, due vice che sono Turiddo Campaini e Marco Turchi, poi i consiglieri Paola Demartini, Angelo Dringoli, Tania Groppi, Alberto Giovanni Aleotti, Michele Briamonte, Lorenzo Gorgoni, Pietro Giovanni Corsa e Frederic Marie de Courtois. (Stefano Bernabei) http://it.reuters.com/article/italianNews/...E8FR7TL20120427 Christillin nuovo presidente del Museo Egizio di Torino MATTIA FELTRI roma Sarà Evelina Christillin a succedere ad Alain Elkann come presidente della Fondazione Museo Egizio. Lo ha annunciato in un’intervista (che sarà pubblicata nell’edizione di domani della Stampa) il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi. «Inizialmente ci sarà, come succede nei grandi musei internazionali, un affiancamento ad Elkann del quale, ne sono certo, la Christillin proseguirà l’eccellente lavoro», ha detto Ornaghi. Infatti il mandato di Elkann scade a settembre. La scelta è caduta sulla Christillin, che ha accettato con entusiasmo, «per mille altri motivi, non ultimo che è una straordinaria foundraiser». Evelina Christillin, torinese, classe 1955, fra l’altro ha organizzato le Olimpiadi invernali del 2006. Dal ministero sono certi che la nomina della Christillin favorirà lo sviluppo del metodo museale torinese, fatto di partnership coi privati e di stretta interazione fra i musei. http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/ar...lo/lstp/452034/ Exor, la svolta di Elkann capitalismo familiare in salsa internazionale SALVATORE TROPEA Il 29 maggio gli azionisti di Exor si troveranno, per approvare il bilancio 2011, nientemeno che allo Juventus Stadium. Una novità, non solo d’immagine, e una scommessa della famiglia Agnelli che a quella data potrebbe aver incluso nel palmares dell'asset bianconero in portafoglio Exor un'altra Coppa Italia e un altro scudetto. Una ventata nuova rispetto agli ambienti datati e scontati del Lingotto e ancor prima del Museo della Casa madre. Il presidente di Exor e Fiat, John Elkann, e quello della Juventus, Andrea Agnelli, non hanno avuto dubbi sull'accostamento: lo stadio di un supertitolato club internazionale per l'annuale rito dell'assemblea di una società che vuole essere internazionale. Ma anche un colpo di torinesità che rimanda all'intenzione di cancellare o anche stemperare i timori di un futuro di Torino senza Fiat o con molto meno Fiat. Come il centurione romano al quale Tito Livio attribuisce la frase "hic manebimus optime", anche il presidente di Exor sembra voler trasmettere l'idea che la controllata Fiat a Torino e in Italia si trova bene, magari non bene come vorrebbe Sergio Marchionne, ed è intenzionata a restare senza dovere per forza andare altrove, tanto meno negli Stati Uniti dove negli ultimi anni ha rimesso piede conquistando la Chrysler. Ma Exor, che di casa continua ad essere al Lingotto ovvero sotto lo stesso tetto di Fiat, dall'Italia e dall'Europa è già abbastanza fuori e lo sarà sempre di più, orgogliosa di esserlo agli occhi di un mercato che in passato l'ha spesso guardata come una realtà solo italiana e nel migliore dei casi europea. Ha scritto John Elkann nell'ultima lettera agli azionisti. «Il mercato considera la società prevalentemente europea, mentre a ben vedere il 62 per cento dei ricavi aggregati dei maggiori investimenti di Exor è stato realizzato al di fuori dell'Europa». Se poi si considera che il fatturato aggregato delle quattro principali società controllate da Exor (nell'ordine, Fiat Industrial, Sgs, FiatChrysler, Cushman & Wakefield), le quali insieme rappresentano l'83 per cento del suo portafoglio, ammonta a circa 90 miliardi di euro, si desume che il 62 per cento di cui parla Elkann equivale a 56 miliardi di euro. E ancora: se lo si scompone per area geografica si scopre che per un 38 per cento è realizzato in Europa, mentre per un 33 per cento è "targato" Usa e Canada (area Nafta) e l'altro 29 per cento proviene dal resto del mondo. E' inutile ricordare che fino a un paio di anni fa l'Europa aveva un peso ben maggiore rispetto all'attuale terzo, essendo la nuova distribuzione figlia dell'operazione Chrysler e in qualche misura anche dello spin off che ha aggregato Iveco e CNH. E’ in questo nuovo scenario che si muove ora la società con la quale la famiglia Agnelli controlla una Fiat che di suo possiede il 58 per cento di Chrysler. Ed è ragionevole pensare che la strategia di Sergio Marchionne faccia parte di questo scenario e ne sia condizionata. Dopotutto nel 2011, come ricorda Elkann, l'insieme degli Ebit, cioè degli utili prima degli interessi e delle tasse, dei quattro grandi investimenti è stato pari a 4,8 miliardi di euro con un aumento del 215 per cento rispetto al 2009. Un incremento che obbliga a tenere conto della provenienza quando si deve decidere come muoversi in futuro. In apertura dell'assemblea societaria, il 4 aprile scorso, John Elkann ha detto che il «2011 ha cambiato la Fiat per sempre». Si riferiva allo spin off e alla conquista della Chrysler dunque alle due operazioni che hanno fatto fare un balzo a Exor in termini di internazionalità. E anche se è vero che Fiat è al terzo posto tra gli asset di Exor questo non può essere ininfluente nelle mosse da fare nel 2012 un anno che Elkann definisce «di continua semplificazione». Del resto le vendite di Fiat nel mercato europeo, compreso l'ultimo dato di qualche giorno fa un meno 25 a marzo preceduto da un meno 26 in febbraio consigliano di guardare fuori dal Vecchio Continente, attraverso un'uscita di sicurezza. E fanno pensare che quest'ultima è stata già imboccata dalla controllante prima che dalla controllata conferendo alla mossa forma e significato di sbocco strategico e non di abbandono. Ma che cosa vuol dire poi semplificazione? Nelle intenzioni di John Elkann significa vendere ciò che è piccolo (chiusa la cessione di Alpitour è ora il caso dell'uscita da Btg Pactual, banca d'affari sudamericana in occasione della sua entrata in Borsa) e concentrarsi sulle grandi società che per Exor sono appunto Fiat Industrial, Fiat, Sgs e Cushman & Wakefield. Naturalmente con alcune eccezioni riguardanti operazioni non di grandi dimensioni ma realizzabili a prezzi convenienti e d’impatto sicuro sul piano in fatto di autorevolezza e visibilità internazionali. Rientrano in questa tipologia il 5 per cento dell'Economist, la quota di Almacantar (società di intermediazioni immobiliare molto attiva a Londra e dintorni) e ora l'ingresso nella ParisOrléans, holdingcassaforte della famiglia Rothschild quotata in Borsa. Un ritorno agli affari assieme ai Rothschild e dunque a quel "capitalismo familiare" che piace tanto al presidente di Exor. http://www.repubblica.it/supplementi/af/20...a/015lexor.html Marchionne fa volare Chrysler ma la Fiat finisce in rosso di Pierluigi Bonora Stante così le cose Sergio Marchionne non sarà mai l'eroe dei due mondi nella pura declinazione automobilistica. Lo è negli Stati Uniti, dove la rediviva Chrysler-Jeep-Dodge ha archiviato un primo trimestre da record: ricavi su del 25%; utili netti più che quadruplicati a 473 milioni di dollari, grazie al +40% di vendite. Non lo è, invece, nella vecchia Europa, in casa della Fiat, dove le immatricolazioni languono a causa della crisi economica, ma anche di un'offerta del gruppo in questo momento piuttosto povera. «Insomma - concordano alcuni analisti - senza la Chrysler sarebbero dolori. E per fortuna che c'è la Chrysler a sostenere i conti del gruppo». I dati arrivati ieri da Auburn Hills, dove si è riunito il consiglio di amministrazione, hanno messo in allarme Piazza Affari ed è indicativo il -5,13% con cui il titolo, ai minimi storici di 3,73 euro, ha chiuso la giornata. Il Lingotto, infatti, deve dire grazie all'alleata del Michigan se è riuscito a chiudere in nero il primo trimestre. Senza questo apporto decisivo, Torino avrebbe registrato una perdita netta di 273 milioni di euro e di 207 milioni a livello di gestione ordinaria. Meglio, in Borsa, è andata a Fiat Industrial (+1,69% a 8,4 euro) dopo i risultati dell'altro giorno sopra le attese, grazie anche ai conti record di Cnh. L'Europa si conferma quindi l'anello debole del gruppo Fiat-Chrysler e nelle sale operative c'è chi sollecita Marchionne, dopo che è sfumata l'opzione Peugeot-Citroën, a spingere sull'acceleratore nella ricerca del terzo partner. «Tra Mazda e Suzuki - dice un banchiere - la seconda è l'alleato asiatico ideale: con Maruti va fortissimo in India e nelle aree limitrofe. I giapponesi devono solo risolvere i loro problemi con Volkswagen». Per ora gli obiettivi del gruppo indicati per il 2012 non cambiano: ricavi superiori a 77 miliardi, utile della gestione ordinaria fra 3,8 e 4,5 miliardi, utile netto tra 1,2 e 1,5 miliardi, indebitamento netto industriale tra 5,5 e 6 miliardi. Solo nel terzo trimestre, ha spiegato Marchionne, il gruppo sarà in grado di «articolare gli impatti della situazione economica nell'Eurozona sul proprio piano fino al 2014». I risultati del trimestre non sono confrontabili con quelli dello stesso periodo del 2011 perch´ Fiat e Chrysler non erano ancora un unico gruppo, ma il contributo della controllata Usa è evidente. Anche sul fronte dei ricavi l'ammontare complessivo è pari a 20,2 miliardi, mentre quelli del Lingotto sono pari a 8,7 miliardi (-5,7%). Sale l'indebitamento netto delle attività industriali a 5,77 miliardi dai 5,52 di fine dicembre; senza la Chrysler i debiti risultano, a fine marzo, di 3,8 miliardi dai 2,4 di fine 2011. Guardando il gruppo per aree geografiche, l'Europa è in rosso con una perdita operativa (marchi di lusso esclusi) di 170 milioni, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2011; il Nordamerica guadagna 681 milioni, il Sudamerica 235 e l'Asia 85 (il ritorno in Cina, con l'imminente avvio della produzione della berlina Viaggio darà i primi riscontri a fine anno). A proposito dei due mondi, Marchionne ha spiegato agli analisti che «non investire in Europa attualmente non significa che il gruppo Fiat-Chysler sta deindustrializzando in questa regione; le architetture le abbiamo - ha precisato - e quando il mercato europeo si riprenderà potremo installarle rapidamente». http://www.ilgiornale.it/economia/marchion...ge=0-comments=1 Brutta notizia per Marchionne e il Lingotto. S&P taglia rating Fiat Roma - Standard and Poor's ha tagliato il rating di Fiat a BB- da BB. L'outlook e' mantenuto stabile. Il taglio del rating, secondo Standard & Poor's, riflette in primo luogo "la debole performance di Fiat in Europa". L'agenzia ritiene che Fiat "continuera' a soffrire della sovracapacita' dell'industria e della sottoutilizzazione dei suoi impianti in Europa nei prossimi anni". L'outlook stabile viene mantenuto in conseguenza della ''adeguata liquidita' e della ripresa di Chrysler''. Standard & Poor's si aspetta inoltre una debole domanda dei consumatori soprattutto in Italia http://www.wallstreetitalia.com/article/13...ating-fiat.aspx -
E poi, detto sinceramente, non capisco perché noi, anche solo come cittadini, dobbiamo scandalizzarci per le sentenze sconclusionate rispetto ai fatti e alle prove, mentre loro no. Perché, loro dove vivono, su Marte? Qui bisogna rendersi conto che la situazione, dal punto di vista democratico, è molto grave. Capisco che Gramellini su La Stampa possa evitare di scrivere di Juventus e di sentenze strane, visto che è del Toro. Ma che nessuno si preoccupi di questa questione è davvero grave. O meglio, sospetto.
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No. Non nel nostro caso... Non in Italia. Non in un paese dove proprio i giornali di famiglia non disdegnano, all'occorrenza, di sponsorizzare positivamente o negativamente determinati fatti, persone o situazioni. Per 5 anni, molto prima della sentenza, l'informazione non l'abbiamo ricevuta dal clan di Torino. La sentenza è arrivata dopo.
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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Milan, bilancio in rosso, Berlusconi preoccupato 20/04/2012 MILAN BILANCIO ROSSO – Per quanto riguarda il momento topico del campionato il Milan di Max Allegri è ad un solo punto dalla Juventus, ma il problema vero e proprio che affligge il presidente Silvio Berlusconi è il rosso di 67 mln di euro di bilancio. L’unica consolazione è che le maggiori squadre in Italia come l’Inter, la Juventus e il Milan hanno un fatturato maggiore, sono tutte alle prese con “rossi” pesanti e sopportabili solo grazie alle iniezioni di denaro fresco da parte dell’azionista di riferimento. Siccome toccherà alla Fininvest (azionista del club di Via Turati) risanare, e la Fininvest è la famiglia Berlusconi e non solo il presidente Silvio, ecco che ancora una volta toccherà anche ai figli, indirettamente, mettere mano al portafoglio per ripianare il bilancio. Questo deficit del club rossonero, influirà anche per quanto riguardo il calciomercato estivo, ed è per questo che questo scudetto è importantissimo per le casse del club milanese. Qualora il caso, il tricolore se lo aggiudicasse la Juventus, si perderebbero anche i soldi della Supercoppa italiana che, da quando si gioca in Cina, ha un’incidenza non minima. Gregorio Micelli – www.calciomercatonews.com http://www.calciomercatonews.com/ultime-no...ni-preoccupato/ ----------------------------- Milan, perdite ripianate. Galliani: Grazie Berlusconi L'assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio: «Le perdite sono state coperte interamente da Fininvest. Ringrazio la passione del presidente, anche se siamo primi per i diritti commerciali. Senza Fininvest non potremmo essere un'eccellenza sportiva nel mondo» Venerdì 20 Aprile 2012 MILANO - "Le perdite vengono interamente ripianate da Fininvest. Mi sento di ringraziare Il presidente Silvio Berlusconi": lo ha detto Adriano Galliani - come si legge sul sito del Milan -, poco dopo aver aperto l'Assemblea degli Azionisti della società rossonera per l'approvazione del bilancio dell'anno solare 2011. COMUNICATO MILAN - La società rossonera ha reso noto le decisioni dell'assemblea con un comunicato: «Le Assemblee degli Azionisti di A.C. Milan S.p.A., Milan Entertainment S.r.l. e Milan Real Estate S.p.A. hanno approvato oggi i rispettivi bilanci dell’esercizio 1/1-31/12/2011. E’ stato presentato inoltre il bilancio consolidato in ottemperanza alle vigenti disposizioni introdotte dal manuale Licenze UEFA. Il valore netto della produzione del Gruppo Milan ammonta a 266,8 milioni di euro in aumento rispetto al precedente esercizio ( 253,2 di euro). Il risultato consolidato è pari a 67,3 milioni di euro di perdita contro i 69,8 milioni di perdita dell’anno 2010. Queste le dichiarazioni dell'amministratore delegato rossonero Adriano Galliani nel corso dell'assemblea: «Le perdite sono state coperte interamente da Fininvest. Ringrazio la passione del presidente, anche se siamo primi per i diritti commerciali. I diritti tv dipendono dalla UEFA e dalla Lega e con la legge Melandri qualcosa abbiamo perso dal precedente esercizio. Tutta la perdita del calcio italiano è in capo a Milan, Inter, Juventus e Roma. Nel calcio le grandi devono dividere i ricavi anche con le altre squadre e questa è un'anomalia. Senza Fininvest non potremmo essere un'eccellenza sportiva nel mondo. La volontà è di privilegiare gli abbonati e i possessori di cuore rossonero anche per i biglietti di Champions. So che ci sono state molte richieste per la gara contro il Barcellona ed è saltato il sistema. Potremmo promuovere una prelazione speciale in Champions per gli abbonati già a settembre, anche per le eventuali gara ad eliminazione diretta». http://www.corrieredellosport.it/calcio/se...azie+Berlusconi -
Io non mi concentrerei troppo sulle dichiarazioni di Moggi. Anche perché, se è per questo, pure io dico che AA dovrà riportare a casa gli scudetti. Ma mi sembra più un metterlo nell'angolo (per la serie: se sei davvero Juventino devi farlo, non devi nasconderti dietro gli attuali risultati sportivi della squadra), e non una specie di premonizione o di conoscenza del programma dello staff legale capeggiato da AA. Le parole di Moggi io le leggo sibilline, e non distensive. Le azioni legali sono state messe in piedi con una certa attenzione, ma l'unica davvero importante ad oggi può essere quella del risarcimento danni. Resta però una grande differenza tra quanto si chiede negli atti, e quanto si riporta nel mondo torinese dei piani alti dai vari personaggi e dai membri della famiglia. Idem, e questo è fondamentale, dai giornali di famiglia. E poi mai ho sentito davvero parlare di innocenza, di dubbi su tutta l'inchiesta, di analisi delle sentenze rispetto ai fatti, di tutte le incongruenze, ecc. Si parla sempre solo di parità di trattamento. Concettualmente è interessante, sicuramente, perché se trattassero tutti gli altri come siamo stati trattati noi, ci sarebbe da ridere... Ma vuole anche dire implicitamente che qualche colpa l'abbiamo. Continuano a non premere sulla vicenda Telecom, (sia mediaticamente, sia legalmente) e su tutti gli scandali che hanno danneggiato ex dirigenti del club, il club, e tante altre persone. Parlare della buona fede dei torinesi è pura follia. In questo modo: - nella migliore delle ipotesi si ottiene, forse, qualche risarcimento (del tutto insufficiente rispetto ai danni), ove il massimo è che ci ridiano gli scudetti. - nella peggiore delle ipotesi non si ottiene nulla. Per non parlare della giustizia buttata nel WC (insieme a M&G, e alla regolarità dei tornei). Se andasse male, ok, magari si potrebbe tentare qualcos'altro, ma intanto sono già passati sei anni. A che gioco stiamo giocando? Questo è il quesito da porsi.
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Dici che sono andato giù troppo pesante coi termini? Può essere, ma certi termini mi sembravano ironici e non davvero offensivi. Nel dubbio comunque ho limato il post.
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Dipende da quei 444 milioni... Io credo che gli scudi li rivogliano per un motivo semplice, ossia: sono stati scoperti e da molti gobbi vengono considerati incapaci, trafficoni e in malafede. Però li rivogliono buttando Moggi e Giraudo nel WC. Solo scudetti e basta, tutto il resto ciccia. Niente giustizia nei confronti dell'Inter, niente giustizia nei confronti di Palazzi e della prescrizione trascorsa in modo sospetto, ecc, ecc. Ce ne sarebbero di cose per cui combattere... Abbiamo perso 5 anni di calcio, campioni, trofei da vincere, ecc, mentre gli altri vincevano facile. Invece niente, al massimo rivogliono gli scudetti, ma senza disturbare troppo. Ergo, praticamente, sostanzialmente, vergognosamente, non li vogliono davvero, non per intero, ossia con annessa la nostra dignità. Ergo, praticamente, sostanzialmente, vergognosamente, sono dei torvi figuranti mascherati da suorine. Mai vista nella storia dello sport una roba del genere... E' stato davvero incredibile assistere ad uno scempio così. Del resto in quel mondo a 4 ruote abbiamo avuto un po' di tutto nel corso di molti decenni: spionaggio in fabbrica, produzione di mine anti-uomo (Valsella), finanziamenti a partiti, finanziamenti a gente tipo Edgardo Sogno, tentazioni tecnocratiche, ecc. Semplicemente dobbiamo prendere atto che la Juventus, che tutti noi credevamo essere un'isola felice, non lo è. O meglio, lo è stata solo fino a quando faceva comodo. Peccato, in fondo alla casa madre e alla famiglia ero anche affezionato, seppur da distante, e non ho niente di personale o di precostituito contro Elkann o contro Gabetti e compagni. Ma ho chiuso gli occhi per molto tempo sul passato a volte oscuro di quel mondo e questo mi ha fregato. Non ho realizzato quanto fossero pericolosi quegli ambienti, e quanto fosse corta e striminzita la coperta calda che copriva e proteggeva la zebra dal freddo. O forse no, quando Moggi e Giraudo vivevano i loro 12 anni tra 1000 difficoltà, avevo capito che le cose erano molto serie... Ma non pensavo si potesse arrivare a quello che è avvenuto poi. La proprietà ha realizzato la più grossa porcheria della storia dello sport. Un record negativo ineguagliabile. Bleaaaaaaaah, che roba.... Brrrrrrrrrrrrrrrr.... mi viene la pelle d'oca e la nausea solo a pensarci.
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Purtroppo non si vede il gol, ma fa niente.
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Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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LECCALECCA - LUCHINO NON HA BISOGNO DI COMPRARE PAGINATE DI PUBBLICITÀ SUI QUOTIDIANI, BASTA INVITARE I GIORNALISTI A BORDO DI “ITALO” E ALLESTIRE UNA PANCA DI TRAMEZZINI E DOLCETTI - SCRIVE IL CORRIERE (MA POTREBBE ESSERE L’UFFICIO STAMPA DI NTV): “ROMA-NAPOLI IN MENO DI UN’ORA, UN TRENO MOLTO BELLO (POLTRONE DI PELLE FRAU ANCHE IN SECONDA-SMART)” - “LA STAMPA” SPIEGA, ENTUSIASTA: “IL TRENO ARRIVA PUNTUALISSIMO”. COME LA PUBBLICITÀ NON A PAGAMENTO… Leccalecca per il "Fatto quotidiano" Quella di Luca Cordero di Montezemolo è un'impresa senza precedenti: il treno Italo non ha bisogno di comprare paginate di pubblicità sui quotidiani, basta invitare i giornalisti a bordo e allestire una panca di tramezzini e dolcetti. E la promozione viene ancora meglio. Scrive il Corriere (ma potrebbe essere l'ufficio comunicazione di Ntv): "Non sale, per ora, sul treno della politica ma su quello che ha lanciato insieme a Diego Della Valle e soci. Montezemolo, circondato dallo staff e assediato da 300 giornalisti, si imbarca su Italo per il primo viaggio inaugurale. Roma-Napoli in meno di un'ora, un treno molto bello (poltrone di pelle Frau anche in seconda-Smart), silenzioso e attaccato al terreno grazie alla originale trazione sui carrelli Alstom. Montezemolo, come fa quando presenta l'ultimo modello della Ferrari, va nei dettagli e mostra le grandi vetrate progettate apposta per vedere la ‘bella Italia'". La Stampa intervista un macchinista: "L'adrenalina dei 300 all'ora". E spiega, entusiasta: "Il treno arriva puntualissimo". Come la pubblicità non a pagamento. [23-04-2012] Dagospia