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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. 02 04 2013 Una squadra e 1/2 da esportazione LA JUVE ORMAI SENZA RIVALI. MA A GIUDICARE DAGLI ULTIMI QUATTRO MESI È EVIDENTE CHE L’UNICA CERTIFICATA RIVALE DI RESPIRO INTERNAZIONALE SI CONFERMA IL MILAN. CHE SE NON AVESSE AVUTO QUELLA PARTENZA DISASTROSA... SECONDO TITOLO Se quello scorso è stato eccezionale, questo sembra “normale” e dunque, da un certo punto di vista, fa ancora più effetto Più che una maledetta domenica è stato un maledetto sabato, passato a rimpiangere Enzo Jannacci e a piangere il “Califfo”, rispettivamente forte matrice milanese e romana, ma tifoso l’uno del Milan e l’altro dell’Inter. In campo a dire il vero si sono visti gol e perfino sprazzi di gioco, per merito soprattutto della Juventus. Al Napoli ancora secondo è rimasta la soddisfazione della goleada e del risultato eclatante in trasferta, ma temo che non siano questi gli “scores” che vidimino la levatura e la tenuta di una squadra. Quasi quasi fa più testo lo striminzito golletto con cui il Milan ha battuto il Chievo, ma a Verona, difendendo la porta con il gioco. Non stupisca quindi la conclusione: l’ex “campionato più bello del mondo” ha all’incirca una squadra e mezza di autentico livello continentale, ossia la Juventus in toto e il Milan in parte. A giudicare dagli ultimi quattro mesi, non è impudico sostenere che l’unica certificata rivale di lungo respiro della Juve sia ancora e sempre il Milan. Paga in classifica il dazio di un inizio disastroso, con Berlusconi neppure in panchina ma solo e a malapena in tribuna mentre in campo, in un ruolo spettrale da centravanti arretrato, andava ancora Alfano Angelino, Angelinho per alcune giocate dialettiche da Zelig. Come ha fatto a risollevarsi così in fretta nello stesso torneo, dalla zona retrocessione alla fondata ipotesi che arrivi secondo e quindi si faccia una Champions senza preliminari? Beh, intanto gode di uno furbissimo anche se esteticamente discutibile specie quando sbraita sugli spalti, nonché assai competente di rotondologia, Adriano Galliani, che ha messo toppe sapienti alla squadra, al club, all’ambiente quando in autunno Caporetto sembrava un pareggio... Con Allegri pur inviso a Berlusconi, e una squadra ricompattata orchestralmente da Montolivo, il Milan ha ripreso a far punti come gli compete godendo di commoventi favori arbitrali, cui il callido Gallianenko deve ormai aver fatto la bocca... Pensate che quando alla vigilia del sabato pasquale ha lamentato “l’irregolarità del campionato” perché la sub-rivale Fiorentina giocava a Cagliari in uno stadio “chiuso”, il vicepresidente del Milan sapeva benissimo che casomai sarebbe stato uno svantaggio per gli ospiti, già labili di loro senza bisogno di un’atmosfera stregata quale quella di quando si gioca senza pubblico, come ormai il Cagliari è abituato a fare in una delle vicende più grottesche di questa stagione. E invece con la sapienza del potere, calcistico e non, il Milan galoppa da un pezzo, da prima che arrivasse un Balotelli a perfezionarlo, appunto da quando Montolivo gli quadra il centrocampo e il “Faraone” cugino del nipote di Mubarak gli tiene su l’attacco (a Verona anche il resto del campo...). La rosa era già più che discreta e dunque il Milan, prima esaltato e poi sbertucciato dal Barcellona, si avvia a completare il suo “miracolo” di squadra risorta benedetta appunto dai poteri forti, di cui sfericamente fa parte Galliani: la treccia elettoral-pallonara del Berlusca essendo invece sotto gli occhi di tutti. Dopo l’eclissi di Calciopoli, dai cui ultimi svolgimenti giudiziari mi aspetto qualche sorpresa... la Juve ha ricominciato a far la Juve e per certi versi fa più impressione la continuità “con forature” con cui sta per vincere il secondo scudetto di fila che non l’iperbole del primo, consegnato alla riscossa e all’imbattibilità. Se quello scorso è stato eccezionale, questo sembra “normale” e dunque da un certo punto di vista mi fa ancora più effetto. Rientra nella logica di un club e di una squadra dalla centenaria stamina internazionale, cui è arrivato un allenatore adatto che mischia il provincialismo alla tradizione immagazzinata da giocatore. Non indulgo sul versante scommesse: a meno di non ritenerlo un cretino, e non lo è, Conte imitato da Crozza o viceversa sa benissimo (non può non sapere) come vada il pallone oggi, scommesse comprese. Lui come tutti coloro che hanno voce in capitolo con qualche ottava di riguardo. Quindi il problema è esattamente quello di Calciopoli: se ne prendi uno solo ti sembra di far pulizia, ma in realtà stai compiendo un “delitto”, il summum ius summa iniuria steso sul campo. Soprattutto perché chi giudica non è indipendente, ma risponde allo stesso potere calcistico correo in tutte le vicende di cui parliamo. Ma su questo, da sempre e più recentemente senza competenze specifiche, si è duri di orecchio. Tornando a Conte, stasera a Monaco contro una delle tre/quattro squadre attualmente più in vista in Europa si gioca la credibilità meritatamente guadagnata in questi due anni. Si affiderà a Pirlo, o meglio alla regia di un’orchestra in cui funzionano sia i fiati che gli archi, giacché la Juventus è un insieme come nessun’altra squadra italiana, in fatto di tecnico-tattica, di agonismo, di autostima. Pensare che Pirlo ce l’aveva il Milan. . . Ma adesso ha appunto Montolivo, e si vede. . . Segnalo di Conte un episodio sotto gli occhi di tutti, dico del modo in cui ha ammansito e normalizzato Cambiasso, un secondo dopo il fallaccio e l’espulsione del medesimo. Nella soddisfazione e nel tripudio ha avuto la naturalezza di fare la cosa giusta con un avversario di rispetto, in quella lingua, il “calcese” dei gesti, che conoscono solo gli uomini di campo. Non è poco, mentre impazzano i cori razzisti e l’imbarbarimento da emulazione: che continuerà, finché davvero non si sospenderanno le partite.
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