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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. C’era una volta a Torino: com’è cambiato lo stile Agnelli ANDREA SI SCAGLIA CONTRO I GIUDICI, MARCHIONNE GIOCA A SPARARLE GROSSE. TRIONFA IL MODELLO BERLUSCONIANO di FERRUCCIO SANSA (il Fatto Quotidiano 04-08-2012) Chissà da dove ci guarda l’Avvocato. C’è la questione del cammello nella cruna dell’ago. Chissà se vede la sua famiglia toccata dal virus di questi anni: il berlusconismo. Le parole di Andrea Agnelli, quel “sistema dittatoriale” rivolto ai giudici sportivi, ne rivelano una forma galoppante. L’Avvocato, che pure si era trovato i giudici alle porte, non l’avrebbe mai detto. Mai. Vero, lui che trasudava fastidio per il Cavaliere aveva infine compiuto il grande inchino. Ma il gesto gli era stato perdonato, avvolto nella luce del tramonto. Ora è diverso, l’homo berlusconianus vive a villa Frescot. Pure Sergio Marchionne pare contagiato. Quel maglione nero quattro stagioni, all’apparenza tanto diverso dal doppiopetto con cravatta Marinella del Cavaliere, risponde alla stessa logica: la divisa per creare un simbolo. E non sono neanche le battaglie contro i giudici per Pomigliano ad aver berlusconizzato Marchionne. No. Piuttosto è il ricorso alla politica degli annunci. Se ti trovi con le spalle al muro, spariglia. O, come dicono i critici, buttala in caciara. Ipotizza trasferimenti in America, chiusure di stabilimenti. Annuncia nuovi modelli poi spariti nel nulla oppure miliardi per Fabbrica Italia. Berlusconi docet. Poi c’è Lapo – in Famiglia considerato una delle menti più acute – che ti molla il suv sui binari del tram che “i milanesi ancor s’incazzano”. Una manovra tanto berlusconiana. Gianni non l’avrebbe mai fatto, era una categoria a parte. Oltre l’arroganza. Oltre le regole. Ma forse l’Avvocato soffrirebbe anche di più vedendo la Fiat, perfino la Juve, guardate con antipatia. Sì, proprio la Juve, che resta la squadra simbolo d’Italia, con una tifoseria sterminata, dal Po al Belice. Certo, ci sono gli scandali, gli Scudetti cancellati. Ma in questa Italia non sono un demerito. Il punto è che l’Avvocato era il re di un Paese bisognoso di sovrani. Se lo Stato era il padre, la Fiat era la madre. Perfino le sue auto somigliavano agli italiani: fantasiose, scattanti, ma un po’ incostanti negli anni, con la ruggine che si mangiava la carrozzeria. Proprio come le virtù italiche che non resistono alla prova del tempo. Italia, Fiat e Juve unite nella buona e nella cattiva sorte. Ma ora basta: gli Agnelli-Elkann-Marchionne sono diventati internazionali, è bastata l’autocertificazione. Di italiano resta un tricolore sulla felpa. Dallo scudetto Fiat (Fabbrica Italiana Automobili Torino) rischiano di sparire la “i” e la “t”. Ma anche la “F” e la “a” traballano. DA TORINO, anzi Auburn Hills, sembrano far capire che l’Italia – pur prodiga in passato di finanziamenti – sia ferma al Giurassico. Avranno pur qualche ragione, ma gli italiani sono legati ai propri difetti e non sopportano chi glieli ricorda. Soprattutto se, magari, li condivide con loro. L’Avvocato godeva di immunità (che proteggono i potenti, ma anche i sudditi dal dubbio) da fare invidia al Quirinale. Ogni sua frase diventava aforisma (anche se a rileggerle adesso, senza la famosa “r”, viene qualche dubbio). Nessuno fiatava ai suoi attestati di stima per soggetti come Henry Kissinger e George W. Bush. Oggi, senza re, la dinastia ha perso i privilegi. Certo, per gli ex sovrani è difficile sottostare alle decisioni di anonimi burocrati: i magistrati. Intanto i sudditi si sentono orfani. Dopo la politica e la Chiesa anche gli Agnelli ci lasciano. Dissolto il velo della soggezione – insondabile miscuglio di invidia e ammirazione – l’abbandono diventa rabbia. Per la Fiat, perfino per la Juve. E davanti alla foto di Lapo, vestito tipo domatore di leoni, ti assale un dubbio: sarà pure un maestro di stile, ma ricorda tanto quei ragazzi di borgata alla festa brasiliana di Capannelle.
  2. la Repubblica SERA 3 agosto 2012 il commento di SALVATORE TROPEA UN AFFARE DI FAMIGLIA http://k004.kiwi6.com/hotlink/s55i88ym11/2012_08_03_rsera_s_tropea_un_affare_di_famiglia.mp3
  3. Quando la giustizia sportiva riesce a negare evidenze ed a giustificare, anzi avallare inconsistenze, c'è poco da fare... se non la guerra. A meno che tutti quei giudici non siano anti-juventini cronici. W Lotitus! ___ Corriere della Sera - Roma 11-07-2012
  4. ___ Conte, Juventus, giustizia sportiva, Figc, media: cronaca di un pasticcio annunciato nel marasma italiano di OLIVIERO BEHA (tiscali: socialnews 03-08-2012) Vorrei provare a squarciare il velo di confusione e ipocrisia che avvolge il fattaccio Conte-Juventus-giustizia sportiva-Figc-media: sono pressoché certo che non vi è stata raccontata la verità, o voi non l'avete voluta intendere. Il tifoso juventino perché si sente ormai perpetuamente "fregato", dopo la vicenda di "Calciopoli" fatta passare per "Moggiopoli" come se tutto ruotasse solo intorno a Moggi e alla Juve, defenestrati 6 anni fa e ancora in cerca di giustizia. I tifosi anti-juventini perché ritenendosi a loro volta "fregati" da tanti episodi sospetti del passato (due a caso, il gol di Turone nel 1982, annullato, che scippò lo scudetto alla Roma per darlo alla Juve e quel rigore su Ronaldo del 1998 che decise un Juve-Inter con modalità analoghe e titolo sempre a casa Fiat), non vogliono minimamente distinguere il grano dal loglio. Quando tre mesi fa viene fuori, dopo un anno di polemiche su "Scommettopoli", la vicenda Conte, coinvolto come allenatore del Siena in una delle ramificazioni dello scandalo, il presidente della Juventus appena scudettata e con pieno merito, Andrea Agnelli, difende il suo allenatore "senza se e senza ma". E' innocente, decide Agnelli per tutti, quindi è e rimarrà il tecnico juventino. Primo fondamentale errore. Bastava che dicesse come è giusto che fino a prova del contrario sarebbe valsa la presunzione di innocenza (per lui come per chiunque), per assumere una posizione seria e garantista: non garantista di Conte, ma della ricerca della verità e quindi della giustizia. Perché con tanta arroganza e prosopopea l'Agnelli jr ha preso quella posizione anticipando qualunque verdetto? E' chiaro. Sentendosi depauperato in "Calciopoli" degli scudetti precedenti dalla gestione maldestra e iniqua della giustizia sportiva all'insegna del solito procuratore federale, Palazzi, pensava che la "ragion di stato" potesse impedire a priori altre conseguenze negative per la Juve. Che, lo ripeto per non essere frainteso (disciplina sportiva molto praticata nei miei confronti e in generale), non c'entra nulla con tale scandalo, se non per il fatto che Conte è oggi in panchina per quel club. Quindi Agnelli non è stato né logico né rispettoso (delle prerogative dell'istituzione giustizia sportiva, per risibile e inattendibile che sia) né tantomeno "prudente". Adesso sbraita e se la prende in saccoccia. Giustamente, mi pare: pensi ai suoi errori di comportamento. Perché nel frattempo lo scandalo Conte, le partite accomodate, la responsabilità del medesimo sulla panchina del Siena -secondo le deposizioni di un suo calciatore "pentito", Carobbio, ritenute validissime dagli inquirenti – in bilico tra illecito sportivo e omessa denucia, si è allargato a dismisura. Allargamento che per chiunque conosca l'ambiente, e quindi anche per Andrea Agnelli, Marotta e compagnia cantante, juventina o di qualunque club, era tutt'altro che imprevedibile. Di qui l'atteggiamento di Antonio Conte, che spalleggiato dal suo presidente prima di qualunque interrogatorio, indagine, eventuale deferimento ed eventuale sentenza ha escluso ogni forma di patteggiamento: se lo spalleggiava uno come Agnelli, il minimo che potesse fare il suo famoso dipendente era dirsi estraneo "totalmente". Senonché le indagini hanno preso una brutta piega, e le certezze di Agnelli, Conte e compagnia cantante o non cantante (nel senso di non ammettente...) si sono via via sgretolate. Così che il patteggiamento di cui si parlava da giorni evitando la grana grossa e forse definitiva dell'illecito (apparentemente tanto più prefigurabile...) per circoscrivere il tutto all'omessa denuncia ha finito per sembrare la soluzione più ovvia, più accettabile, più "democristiana": tre mesi, e 200 mila euro di multa, da pagare da parte di Conte cioè della Juve, alla faccia della conclamata innocenza. Una sorta di compromesso all'insegna della compravendita, anticipato alla stampa urbi et orbi dallo stesso Palazzi, organo accusatorio. Il tutto faceva sembrare la decisione dell'organo giudicante, la Commissione Disciplinare presieduta da Artico, una pura formalità. Questo fino a tre giorni fa, per tutti, da Conte alla Juve, da Palazzi alla Figc evidentemente in contatto e "collusi" o d'accordo su formula, mesi di squalifica e multa, passando per i media che ne hanno fatto ovviamente una notiziona, guardandosi bene dal valutarne il merito. E invece in un rigurgito di dignità e di autonomia Artico e la Disciplinare che ti fanno? Si svegliano, e danno segnali di esistenza: ci siamo anche noi, e questo patteggiamento deciso sui giornali non ci va bene per niente, altrimenti fatevi tutto da voi come avete del resto sempre fatto (l'ultima nota è mia). Respinto "quel" patteggiamento ritenuto da un lato sproporzionato alla colpa e dall'altro "annunciato rovinosamente" prima del giudizio, Palazzi ha completato l'opera: dopo aver "patteggiato" sui giornali quei 3 mesi ne ha chiesti 15 di squalifica, come a dire "avevo scherzato". Adesso, invece che invocare un salutare "tutti a casa" per Figc, Palazzi ecc. (meno Artico e Commissione, in questo caso specifico), e chiedere verità su Conte e sugli altri coinvolti, lo scandalo viene commentato dai tifosi di qua e di là senza entrare nel merito. Per questo la vicenda è una cartina di tornasole del pasticcio nazionale, del sistema-Italia sempre più insalvabile nel marasma: e adesso forza con le paturnie degli juventini, e con le contropaturnie degli altri, allegramente, verso il baratro... ___ Juventus e Federazione, che teatrino Tra il torbido del calcioscommesse, la squalifica richiesta per Antonio Conte, i 30 scudetti sul campo e quello di cartone del 2006, il tifoso italiano chiede solo un po' di tregua. di GIAN PAOLO ORMEZZANO (FamigliaCristiana.it 03-08-2012) Chissà se i veri appassionati di calcio, nel senso di gioco e non di perenne teatrino dei nostri difetti enfatizzati, esasperati, enucleati del tutto dal concetto vero e sano di sport, riusciranno, un anno o l’altro, un secolo o l’altro, un millennio o l’altro, a concedersi una vacanza nella pineta del buon senso, dell’onestà, della non partigianeria, ad andare ad abitare la faccia buona del satellite Tifo, dove si pratica l’amore per i propri colori e non l’odio per tutto ciò che non sta in sintonia con questo amore? Siamo assolutamente pessimisti, e quello che sta accadendo tra la federazione e la Juventus a proposito di Antonio Conte ci rafforza “maledettamente” in questo pessimismo. Dovrebbe essere chiaro che non è possibile che tutta la ragione stia da una parte, tutto il torto dall’altra. Che se il club bianconero a Torino ha deciso, magari senza l’accordo pieno di Conte, restio a riconoscersi comunque colpevole, di andare verso il patteggiamento, qualcuno a Roma doveva averlo consigliato di fare così. Che però alla Juventus hanno creduto di poter imporre loro le condizioni del patteggiamento, istituto che sino a prova contraria è però modulato dal giudice, non dall’imputato. Che la giustizia federale, offesa, ha reagito chiedendo per Conte una pena forte, che magari al via del procedimento non si sognava di chiedere. Che la Juventus non può continuare a dirsi bersaglio di tutte le ingiustizie (e perché non chiedersi casomai il perché?), come fa dal 2006, quasi fosse un club piccolo e nero e non la società più amata e incoronata e spesso riverita d’Italia. Che la federazione dovrebbe rimarginare la prima ferita, quella dello scudetto 2006 assegnato troppo frettolosamente all’Inter. Che però è assurdo e provocatorio l’atteggiamento della Juventus che si attribuisce trenta scudetti ignorando una giustizia federale che essendo umana non è perfetta, ma che in mille altre occasioni della sua lunga storia le ha fatto comodo accettare. Come è possibile pensare che si possa anzi debba andare avanti così, che da Torino si minacci una marcia su Roma, che a Roma prima si prospetti indulgenza poi si eserciti severità eccessiva? Che il resto del nostro calcio assista a questo teatrino senza volere anche per sé una parte, e importante, per sporca o sporcante che possa essere? Che appassionati “naturali” e appassionati drogati o sfruttati (anche dalla politica) non usino presto o tardi le tensioni per le loro bieche strategie? E come è possibile dirsi o almeno pensarsi sportivi perché si sa cogliere il bello dei Giochi olimpici e poi perdersi nelle pochezze, nelle miserie di questo calcio? E se non ce la fa il Coni a fermare la rissa, ce la deve fare il governo (Monti potrebbe riprendere la parola), o si rischiano intrusioni forti e magari non competenti e quindi deleterie? Non abbiamo certezze, non presumiamo di sapere bene cosa fare. Semplicemente, e pensando che anche la stampa sportiva abbia le sue colpe, vogliamo confessare la nostra debolezza e intanto dire che non crediamo più a nulla se non alla magia: per cui nel calcio magicamente i dirigenti ed i tifosi ragionino, nel mondo delle scommesse magicamente si fermino i signori del crimine della truffa, nelle stanze dei bottoni magicamente si pensi alle asole e non alle pressioni sui bottoni stessi (ché poi se fossimo bottoni ci offenderemmo per l’accostamento con i pomelli che, premuti, scatenano le guerre). ___ La Calciopoli eterna di Agnelli di STEFANO OLIVARI dal blog GUERIN SPORTIVO.it 03-08-2012 Calciopoli per sempre. Andrea Agnelli e tutti noi usiamo la vicenda Conte-calcioscommesse come se fosse un capitolo, nemmeno conclusivo, di una storia che parte da lontanissimo. Precisamente dal 1994, quando Umberto Agnelli padre di Andrea affidò la Juventus a Giraudo e Moggi: due personaggi che al conteggio attuale risultano essere stati radiati dal calcio, per tacere della giustizia ordinaria (che al momento non gli ha detto bene, comunque). E’ uno schema mentale, quello della Calciopoli eterna, che fa comodo ai media, per evidenti motivi (pro Juve o contro Juve, l’importante è cliccare o stare attaccati al televisore, mentre i dati di vendita dei giornali danno indicazioni diverse), ma anche alla stessa Juventus che può così fare la parte della ‘creditrice’ di qualcosa nei confronti di una Figc sotto scacco e che si era coperta di ridicolo nella vicenda della maglia tarocca. Antonio Conte è una vittima, non nel senso che con le accuse di Carobbio non c’entri niente (non lo sappiamo), ma in quello che gli è stato impedito dalla Juventus di difendersi come avrebbe voluto, andando in giudizio alla ricerca dell’assoluzione che lo avrebbe restituito al calcio senza la macchia che un patteggiamento, un qualsiasi patteggiamento (per i giuristi in canottiera e anguria alla mano non è un’ammissione di colpa, ma il messaggio è di sicuro questo) gli avrebbe lasciato. Il patteggiamento concordato con Palazzi, incredibilmente contestato da un gruppo di tifosi juventini, era stato troppo light anche rispetto a quello pur morbido che in molti (anche noi) avevano previsto:un errore strategico della Juventus ma anche di Palazzi, con l’istanza respinta dalla Disciplinare per evidente non congruità (con casi analoghi). Risultato: senza patteggiamento la richiesta di Palazzi è ‘dovuta’ essere di 15 mesi, 6 per ogni omessa denuncia pi 3 per la reiterazione del reato. Insomma, questo ‘sistema dittatoriale’ (per usare l’arrogante espressione di Agnelli, che pensa di vivere nell’Italia degli anni Settanta) della Figc è stato quasi costretto a questa richiesta. Che però, al di là delle drammatizzazioni strumentali (sempre nell’ottica ‘creditizia’), non deve preoccupare più di tanto la Juventus. Visto che tutto è trattabile, Conte se la può cavare con 4 mesi di (relativo, visto che dalla tribuna potrà telefonare o far telefonare a Baroni) stop. A meno che, appunto, non convinca Agnelli che sia meglio il processo e quindi il muro contro muro. Certo è che Calciopoli non finirà mai, fra chi ritiene di essere stato l’unico capro espiatorio di un sistema marcio a ogni livello (la Juventus), chi ritiene che uno scudetto a tavolino sia niente in confronto a dodici anni di Moggi e Giraudo (l’Inter) e chi è obbligato ad avere una posizione ambigua (il Milan), visto che è riuscito a stare ad alto livello sia nel pre che nel post. Siccome si parla dell’80% del tifo italiano, è evidente che questo argomento tiri più del calciomercato finto. ___ Juve, guarisci dalla sindrome di calciopoli di SIMONE ETERNO dal blog PALLONATE (EUROSPORT.COM 03-08-2012) Se non fossimo in Italia, qualcuno ci prenderebbe per pazzi. Andrea Agnelli, la Juventus, la giustizia sportiva. E chi più ne ha più ne metta. In un agosto povero di mercato e ricco, come al solito, di polemiche, giusto quello che ci mancava era un scontro testa a testa, di nuovo, tra Juventus e FIGC. Stiamo per entrare in un argomento altamente delicato e, come tale, cercheremo di farlo nella maniera più chiara possibile. Perché tante sono le opinioni ma tanta è, ahinoi, l'ignoranza sull'argomento in questione. IL PROCESSO - Partiamo con ordine e facciamolo dal principio. Il fatto è questo. C'è un pentito, Carobbio, che sulla base delle inchieste della procura di Cremona, è ritenuto credibile dal procuratore federale della FIGC Stefano Palazzi. Palazzi, dopo aver sentito la testimonianza di Conte, decide che l'allenatore della Juventus non è indagato per illecito sportivo (e qui ci va quasi leggero vista la testimonianza di Carobbio), ma lo accusa soltanto di omessa denuncia per due gare: Novara-Siena (1-1) e Albinoleffe-Siena (finita con la vittoria dei bergamaschi). Per ognuna delle due gare in questione, Conte, rischia il massimo di 1 anno. 1+1 fa 2. Due anni, quindi, sarebbe il massimo della pena che Conte potrebbe prendere in termini di legge. L'INCREDIBILE - I legali di Conte (e della Juventus), consapevoli della delicatezza della posizione ma, soprattutto, del fatto (è fondamentale ripeterlo) che la testimonianza di Carobbio sia ritenuta altamente credibile e che di fatto su questa si basi tutto il processo, consigliano (e convincono) uno scettico Conte a patteggiare. Conte chiede 3 mesi in tutto e un'ammenda di 200 mila euro. Palazzi, procuratore federale, ritiene il patteggiamento congruo ma, a decidere, non è lui, bensì la commissione disciplinare della FIGC che, nella figura del presidente Sergio Artico, rifiuta clamorosamente (non succede praticamente mai!) il patteggiamento. Apriti cielo. E' qui che nasce il clamoroso incendio che continuerà a bruciare, da qui alla prossime settimane, il già torrido clima dell'estate italiana. ATTACCO RAGIONATO? - Sì perché la Juventus, nella figura di Andrea Agnelli, probabilmente affetto ancora dalla sindrome di Calciopoli (e questo è comprensibile), percepisce il fiuto di Artico e della FIGC come l'ennesimo affronto al club di Corso Galileo Ferraris. Quello meno comprensibile però è perché la Juventus si scaldi così tanto. Conte, Stellini, Alessio, Stellini, Bonucci e chi più ne ha più ne metta, sono accusati di fatti che con la Juventus non hanno nulla a che fare. Gli illeciti (o presunti tali), risalgono ai tempi in cui questi attuali tesserati bianconeri facevano parte di altre società (per la precisione Siena e Bari). Agnelli però la vede come una questione di principio e, per dirla con parole povere, la prende sul personale; quindi anziché riformulare un nuovo patteggiamento - magari di 4 mesi - e andare probabilmente incontro alla chiusura definitiva della questione (per farvi capire il Siena aveva chiesto un primo patteggiamento di -5 punti di penalizzazione, gli è stato rifiutato, ha chiesto un -6, è stato accettato...), sceglie lo scontro. Niente patteggiamento. Si attacca a testa bassa. Si va al processo. E con buone probabilità si perderà Conte per un anno perché a quel punto, Palazzi, che per lavoro deve formulare una richiesta di pena, per Conte si attesta sui 15 mesi (a fronte dei 24 massimi che avrebbe potuto chiedere!). QUANTO RISCHIA CONTE? - Posto che sulla testimonianza di Gervasoni e Carobbio si basa tutto questo filone e che questi due pentiti, meglio ribadirlo una terza volta, sono ritenuti credibili, Conte è praticamente spacciato. Con i tre gradi di giudizio l'allenatore della Juventus probabilmente riuscirà a limare la pena ma la Juventus, comunque, ha altissime probabilità di perdere il proprio allenatore più a lungo di quanto non avrebbe fatto patteggiando. (IN)GIUSTIZIA SPORTIVA - Se la decisione di Agnelli, il comunicato stampa e l'attacco del presidente della Juventus sono francamente discutibili oltre che autolesionisti, c'è da sottolineare anche la scandalosa situazione della giustizia sportiva italiana che, probabilmente gelosa dei colpi di spugna di quella ordinaria, cerca di imitarla e superarla. Sì perché al termine di questa vergognosa pagina del calcio italiano, agli occhi della gente, la situazione potrebbe essere questa. C'è un reo confesso, Carobbio, che pentendosi e collaborando dopo aver fatto le più becere schifezze, se ne uscirà con una squalifica di 4 mesi e un ammenda. C'è poi chi invece, non denunciando ciò che ha visto, si troverà a star fermo come minimo 8-10 mesi. Un po' come dare 4 mesi a un assassino e 8 al negoziante che gli ha venduto la pistola. Per fare il verso a un famoso spot di una casa sportiva: Italy, impossibile is nothing. ___ La Giustizia Emotiva di IVAN ZAZZARONI dal blog Il calcio è un cartone animato per adulti (Deejay.it 03-08-2012) Com’è possibile passare in meno di ventiquattr’ore – e in assenza di nuovi elementi – da un patteggiamento di 3 mesi più 200mila euro alla richiesta di 15 mesi di stop? O era sbagliato il primo, o è folle la seconda. Di solito il patteggiamento riduce la pena della metà o giù di lì e sappiamo tutti che per un’omessa denuncia il minimo è sei mesi (nel caso di Conte si parla di due). Ma allora, rigettato l’accordo dalla Disciplinare, perché mai Palazzi ha formulato una richiesta che quintuplica la punizione sommando in qualche modo i sei mesi della prima omissione ai sei della seconda con l’aggiunta di tre (44 gatti in fila per sei…)? Siamo di nuovo alle prese con la Giustizia Emotiva? Già sei anni fa la rapidità imposta dalle scadenze del campionato e le tensioni e confusioni del momento portarono a sentenze in seguito dimostratesi più che discutibili. Sono convinto che la Figc in questa caso non c’entri – nessun condizionamento, dunque – anche perché il procuratore gode di un’autonomia illimitata, la stessa garantita al giudice sportivo Tosel: il problema, ora, è ottenere la risposta alla domanda iniziale. Un errore Palazzi l’ha certamente commesso: o patteggiando una miseria o, in un secondo tempo, inseguendo sommariamente la congruità perduta. Una previsione? Questa brutta storia si chiuderà con 6, 7 mesi di squalifica. Ma la discussione sulla “qualità” della GS non si fermerà e il clima del nostro calcio non perderà quel senso di irrespirabilità che l’accompagna dal 2006. ___ Masiello: una punizione esemplare di DINO AMENDUNI (ilFattoQuotidiano.it 03-08-2012) Scrivo un post di pancia e da profano, con tutti i limiti che l’emotività e l’ignoranza portano in dote a un testo scritto. Andrea Masiello è stato squalificato per due anni e due mesi (patteggiamento) per aver partecipato alla compravendita del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2009. Una partecipazione abbastanza significativa, dato che lo stesso Masiello ha realizzato volutamente un autogol, necessario al raggiungimento dell’obiettivo truffaldino. Sono profano perché non conosco la giustizia sportiva né mi sto applicando particolarmente per conoscerla meglio di così (a differenza dei poveri tifosi della Juventus, che in queste settimana stanno manifestando tutta la loro competenza). Sono profano perché non conosco le carte del processo. Sono profano perché non so se Masiello ha ricevuto il massimo della pena. Ma da profano sento di dire che questa sentenza è stata esemplare. Esemplare perché il messaggio che arriva agli sportivi è fin troppo chiaro: la gamma di illeciti che puoi fare evitando la radiazione e dunque la fine della tua carriera è molto ampia. Anche se vendi una partita, anche se quella partita è il derby (non è un aggravante dal punto di vista giudiziario, ma certamente lo è dal punto di vista sportivo), anche se ti sei personalmente arricchito da questa operazione puoi cavartela con un patteggiamento e poco più di due anni di squalifica. È un messaggio deprimente, che arriva a tutti, agli esperti ai profani, agli agonisti e ai dilettanti, e che non contribuisce certamente a creare le condizioni per cui ci si possa sentire sicuri che certi fatti, anche in un futuro prossimo, non accadano più in futuro. Se gli appassionati più innamorati non rinunceranno a seguire la propria squadra del cuore, qualsiasi cosa succeda, lo stesso non accadrà per i profani, che al fastidio della sentenza forse si ritroveranno a confrontarsi con uno spiacevole retropensiero: ogniqualvolta il mondo del calcio è stato obbligato ad affrontare uno scandalo (quasi ogni anno, in verità) sembra scattare un concorso di tutte le parti chiamate in causa finalizzato a minimizzare l’impatto di quello scandalo sull’opinione pubblica e sul funzionamento del sistema-calcio. Ma se i profani si disamorano delle vicende calcistiche, smettono di comprare i biglietti per lo stadio, gli abbonamenti alla pay-tv, il merchandising. E la macchina, piano piano, rallenta fino a fermarsi. Forse è il momento di non aver paura di dare punizioni esemplari (ma esemplari per davvero) a chi sbaglia. Il colpo, a caldo, sarà certamente molto più duro, ma probabilmente si potrà tornare ad aver fiducia in questo meraviglioso gioco che scalda i sentimenti di tantissimi italiani. Sentimenti che andrebbero rispettati. Anche se profani.
  5. Non ho ancora capito se i giornali si sono accorti della smentita cinese ___ La superpotenza compra star straniere per il suo campionato. E ora il 15% dell’Inter. Una partita all’attacco. Alla conquista del calcio mondiale Il pallone cinese L’ultimo affare è stato l’acquisto di una ricca quota dell’Inter. Ma prima i nuovi nababbi del pianeta si erano già accaparrati alcuni tra i giocatori e allenatori più famosi. A suon di renminbi, la valuta locale che comincia a far gola ai signori del pallone Perché lo sport può diventare un veicolo di “simpatia” per una potenza emergente con problemi di immagine Dopo gli oligarchi russi e gli emiri arabi, è la volta di Pechino che lancia l’assalto ai big La domanda-beffa di Wenger: “Voi che siete 1,4 miliardi, perché non avete campioni?” di GIAMPAOLO VISETTI (la Repubblica 03-08-2012) Gli eredi di Mao Zedong entrano nel tempio reale del capitalismo europeo, simbolo della ricchezza coniugata in affari privati e spettacolo pubblico: il pallone, la sola sfera che, se presa a calci, proietta direttamente nel cuore del potere. E così la Cina comincia a mordicchiare anche la torta più ambita, e ultimamente carente di zuccheri, del Vecchio Continente: il football, collante estremo della polverizzata società occidentale e treno ad altissima velocità per la simpatia di potenze emergenti con spiccati problemi d’immagine. E non è un caso se la “missione-calcio” di Pechino, oltre la Grande Muraglia e in stile parimenti grande, esordisce sul palcoscenico di Milano, emblema dell’alta moda e della finanza in rotta, secondo le piazze dell’Estremo Oriente. All’Inter di Massimo Moratti andranno tra i 200 e i 350 milioni di euro, 55 di denaro fresco al netto dei debiti, l’impegno a costruire il nuovo stadio meneghino entro il 2017 e la promessa di trasformare la società, attraverso lo sponsor Pirelli, nel club più sognato da oltre un sesto della popolazione del pianeta. A fianco degli azionisti ci sono la China Railway Construction Corporation e la Qsl Sport Ltd., colossi delle costruzioni e del business sportivo sotto solido controllo della Città Proibita. Il pacchetto prevede quote tra il 15 e il 20% della squadra nerazzurra, presto il 40% e la licenza per vendere il prodotto-Inter, dalle partite al merchandising, nel mercato dei consumi più ricco e in espansione del mondo. Il denaro della seconda economia del mondo, vettore del futuro, in cambio del softpower nell’universo che ha dominato gli ultimi secoli, scrigno del passato. Ma soprattutto il grande affare del presente tra Cina e Italia, culle dei più vasti e influenti imperi della storia. Il nuovo calcio che si tinge di giallo, ma vestito del profetico rosso vivo della nuova divisa morattiana e del vermiglio della bandiera con le cinque stelle, non si limita però a una boccata d’ossigeno nei polmoni asfittici di una zona-euro che non può più permettersi di lucidare i gioielli di famiglia. Conferma piuttosto che la finanziarizzazione del pallone proietta lo show oltre lo sport e al di fuori della portata di tycoon che fanno i conti ancora in moneta unica. E sancisce le nuove ambizioni globali della Cina, impegnata a conquistare il mondo senza sprecare una cartuccia, ma innaffiandolo con il profumo intramontabile del renminbi, valuta di riserva del dopo-dollaro. Dopo gli oligarchi russi che hanno pasteggiato con il glorioso calcio inglese, gli sceicchi arabi che a quello hanno aggiunto i brindisi di Parigi, i magnati americani che non hanno resistito alla nostalgia per Roma, tocca dunque ai mandarini comunisti di Pechino, decisi a trasformare la Cina nell’Europa di questo secolo. Perché il Dragone, a differenza di Mosca, Dubai e New York, al dio-calcio non chiede solo il passaporto per il salotto buono dell’alta società irresistibilmente attratta verso il basso: irrompe nello stadio per trascinare le sue casse in casa propria, a beneficio della Borsa e del partito. Un progetto avviato da lontano, con lo scandalo-tangenti che ha decapitato il calcio-giallo, e che segue la “via cinese” anche nel pallone: acquistare campioni, assumere maestri, aprire scuole, ingaggiare top-club, produrre scarpe e magliette, inaugurare shoppingcentre, organizzare finali, vincere le aste per i match in tivù e infine infilare un piede nella sfera degli altri per importare il rito più seguito dagli umani. Obbiettivo? Guadagnare una montagna di soldi, rendere gloria universale alla grande Cina e garantire stabilità alla patria, ossia blindare il potere dell’unico partito comunista di successo nella storia. Un’impresa titanica, in una nazione che si paralizza per il ping-pong e per il badminton, per il basket e per il kung-fu, per i tuffi e ora pure il tennis, ma che ancora pensa il calcio come un pugno di borghesi in mutande che rincorrono un grumo di cuoio gonfiato. Ma pure un «grande balzo in avanti» che, già in pochi anni, dona la certezza che non ci lascerà scampo. Primo tentativo nel 2002: Pechino affidò i brocchi della nazionale al guru Bora Milutinovic, conquistò la prima fase finale dei Mondiali e incassò, con nove gol in tre partite, la figuraccia più scottante del nuovo millennio. Il salto di qualità dopo il 2008, a Olimpiadi colossali ancora calde. La nuova generazione dei leader post-maoisti, risvegliati liberisti, comprese all’improvviso l’effetto-sport, il miracolo della passione planetaria per un gioco, i suoi bilanci e il dovere contemporaneo, per chi ambisce a governare il mondo, di presentare lo show che sintetizza bellezza, ricchezza e propaganda. Era il 2011 e nella classifica Fifa la nazionale cinese compariva al 73° posto, tra Malawi e Zambia, il punto più basso di un mandarino in qualunque graduatoria. Per questo la domanda di Arsen Wenger, mago dell’Arsenal, umiliò Pechino peggio di uno schiaffo: «Perché – chiese – siete un miliardo e quattrocento milioni, avete oltre un milione di milionari, ma non avete un Pelè, un Maradona, oppure un Messi?». Sono passati pochi mesi, qualche processo, alcuni scandali, molte condanne e il nuovo calcio «made in China» esibisce vertici politici nuovi di zecca. Ma soprattutto, sull’esempio di Giappone e Corea del Sud, grazie ai primi esperimenti di Damiano Tommasi e Renzo Ulivieri, per restare in Italia, presenta al mondo i suoi giovani capitalisti di Stato e i due traguardi dei suoi prossimi leader dell’autoritarismo dell’Est più corteggiato dalla democrazia dell’Ovest: diventare la prima potenza anche nel calcio e organizzare prima possibile i Mondiali dell’azzardo più sportivo del pianeta. Come? Semplice: pagando. E’ tirando la mano fuori dalla tasca, all’occidentale, che la scorsa estate in Cina hanno zampettato sotto il monsone le star di Barcellona e Real Madrid, oltre ai primi club di Sua Maestà. Quest’anno poi, l’esagerazione: l’iridato Marcello Lippi, undici milioni di euro a stagione, è atterrato a Guangzhuo, l’ex ct dell’Argentina Batista ha raggiunto a Shanghai (il Chelsea dell’Asia) Didier Drogba e Nicolas Anelka, mentre si giura che per Maradona in panchina e Del Piero in campo, sedotti da riso e tè verde, è questione di tempo e yuan. In luglio “squadrette” come Manchester City, Manchester United, Arsenal, Bayern Monaco e Wolfsburg, hanno interrotto i ritiri per allietare le serate torride del nuovo ceto medio cinese che sostiene la nobiltà britannica venduta agli emiri. Il Liverpool è sfuggito per un soffio, la Supercoppa di Spagna, dal 2013, no. L’11 agosto, controvoglia e a corto di sponsor, Juventus e Napoli si contenderanno invece la Supercoppa italiana nel Nido d’Uccello disegnato dal dissidente Ai Weiwei. La macchine della Fiat e il cinema di De Laurentis, uniti dalla speranza che il contratto-capestro firmato dalla Figc, tre finali in cinque anni nella capitale della Cina, si riveli infine la medicina universale per prodotti in cerca di clienti. A Pechino si narra che i Sensi e Unicredit, a Roma, ancora si mangino le mani per aver preferito i dollari di Pallotta ai renminbi del fondo sovrano cinese, capace di assicurare budget da favola al brasiliano Fluminense e stipendio record a Dario Conca, campioncino misterioso da 26 milioni di euro. Gli ultimi colpi si chiamano Cleo e Muriquì, Lucas Barrios, ma la stampa di partito già si esalta alla prospettiva di aste mai viste per il viale del tramonto di Messi, Ronaldo, Robben e Buffon, convocati nella Cina capitale globale del pallone. L’ordine è trapiantare anche il soccer nel rinato Impero di Mezzo, come una multinazionale o una Borsa qualsiasi, come il cacao, trasferire Londra, Madrid e Milano a Pechino, Shanghai e Shenzhen, passare dalla cucitura del pallone al commercio del calcio, come compete a chi regna sulla terra. Poi verranno i Mondiali, Pelè si chiamerà Yang e Maradona Ming. Non finirà come negli States, aggrappati al declino delle giacche di Beckham, e in piazza Tianamen toccherà sfilare anche a Mourinho. Proprio alla guida dell’Inter di Eto’o, tre anni fa, nel Nido d’Uccello giurò di sapere perché la Cina nel calcio non aveva mai vinto niente. Non sapeva che il signor Fengchao Meng stava per comprarsi un pezzo della sua squadra del triplete. Mai avrebbe scommesso che i principi rossi, puntando su una sfera, stanno arrivando sul tetto del mondo che non si chiama Everest. ------- L’intervista Damiano Tommasi, il primo atleta italiano a giocare in quel campionato “La palla rotola verso Oriente un giorno vorrei tornare lì” di FRANCESCO SAVERIO INTORCIA (la Repubblica 03-08-2012) Tre anni prima che i cinesi sbarcassero in Serie A, un italiano aveva esportato il pallone a Tianjin, due ore e mezza da Pechino. Damiano Tommasi, ex centrocampista della Roma e della Nazionale, oggi presidente dell’Assocalciatori, è stato il primo italiano a giocare in Cina. Nel 2009 accettò l’offerta del Teda, vi restò quasi un anno, aprì con due soci una scuola calcio (Tommasi Pretti Seeber Sports Culture & Exchange Co.), di cui adesso non si occupa più. Si è preso il soprannome di Marco Polo del calcio e ha raccontato la sua esperienza in un libro, “Mal di Cina”. Tommasi, ha visto: i cinesi prendono l’Inter. «Piano, hanno comprato solo una percentuale, non hanno certo assunto il controllo del club, che resta italiano. E poi diciamo che me l’aspettavo». In che senso? «Questa è la naturale conseguenza di un processo economico globale. Il baricentro dell’economia si sposta verso l’Asia e paesi come la Cina investono in molti settori della nostra produzione. Che ora lo facciano anche nel calcio, è quasi inevitabile». Il successo del soccer in Cina però è relativamente recente. Il professionismo è stato introdotto nel 1994. «Ma l’interesse c’è sempre stato, quello che è mutato negli ultimi anni è la voglia di questo paese di passare da spettatore a protagonista. La Cina ha deciso di cambiare marcia e l’ha fatto. La nazionale nel 2002 ha partecipato per la prima volta alla fase finale di un Mondiale. Le Olimpiadi del 2008 hanno sancito la supremazia sia nell’organizzazione che poi nel medagliere. È chiaro che adesso ci sia la voglia di raggiungere gli stessi risultati nel calcio. Però non basta imitare un modello, servono anche le competenze e quelle le abbiamo noi. Vale per lo sport e non solo». E infatti in Cina sono arrivati Lippi, Drogba, Anelka. «C’è bisogno di grandi personaggi per alimentare aspettative e interesse intorno al movimento. Il calcio locale sta crescendo ma deve ancora fare strada. Al momento, i club italiani restano i più amati dai cinesi. E questo spiega la voglia di investire da noi». Gli americani hanno comprato la Roma, i cinesi entrano nell’Inter, Berlusconi tratta con russi e arabi. È in atto una rivoluzione fra i padroni del pallone, scompare la figura del mecenate legato al territorio. «È cambiato il calcio, è diventato un’impresa sempre più poco sportiva e molto economica. Ci sono ricavi importanti che allettano gli investitori stranieri e in Italia sta solo arrivando adesso un processo che ha già investito altri campionati, dall’Inghilterra alla Spagna». È un bene o un male? «Da una parte è un bene che investitori stranieri rischino capitali in Italia: vuol dire che il nostro calcio ha ancora fascino. In questo senso, è positivo anche che Pechino voglia la Supercoppa. Dall’altra, l’ingresso di capitali esteri testimonia le difficoltà più grandi delle nostre imprese. Però attenzione: il calcio non è fatto solo di capitali. Serve programmazione, cultura sportiva, una dirigenza preparata. E in questo penso che i magnati stranieri non abbiano le capacità di noi italiani». Lei ha parlato di mal di Cina. Cos’è? «Si fa fatica a non restare affascinati da quel paese, c’è un’energia particolare, percepisci la voglia di nuovo. L’impatto non è facile, ma l’accoglienza è stata stupenda e poi mi hanno considerato come uno che potesse insegnare qualcosa. Vorrei tornare, non lo nascondo ». Prima o poi i cinesi alzeranno una Coppa del mondo? «Sono tenaci e determinati, abituati a fare le cose in grande e raggiungere gli obiettivi. Ma ci vorrà ancora tempo». ___ Calcio & finanza. Dopo l'accordo chiuso da Moratti, ora si guarda al Milan che potrebbe interessare a gruppi asiatici o russi Pista cinese anche per l'altra metà di Milano I SOLDI ESTERI SUL PALLONE I grandi gruppi finanziari arabi sembrano preferire i club francesi e inglesi In Italia As Roma e Lecco gli investimenti più recenti di CARLO FESTA (Il Sole 24ORE 03-08-2012) Mentre una parte di Milano gongola per l'ingresso di investitori cinesi nel capitale del club nerazzurro (con una quota attorno al 15%) e per l'impegno a costruire il nuovo stadio di proprietà con la China Railway Construction, l'altra metà del capoluogo lombardo è in ansia per il futuro del Milan. L'intervista al presidente e azionista Silvio Berlusconi di qualche giorno fa è stata abbastanza chiara: i rossoneri punteranno in futuro, dopo le cessioni di Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva al Paris Saint Germain, a investire sui giovani pur mantenendo la stessa leadership calcistica in Italia. A chiedere una politica del rigore sarebbe anche il financial fair play che scatterà dalla prossima stagione. Berlusconi ha anche aperto le porte a possibili investitori stranieri. Ed è su queste parole che sono scattate in questi giorni le possibili ipotesi sul futuro del Milan. In realtà, è ormai da diverso tempo che Inter e Milan guardano a potenziali investitori. Così mentre Massimo Moratti trattava con investitori cinesi, anche in casa rossonera non si stava esattamente fermi. Non è un segreto che la Fininvest, che controlla il Milan, non ritenga i rossoneri un asset imprescindibile: soprattutto in un momento come l'attuale dove le corazzate del Biscione (da Mediaset e Mondadori) sono in affanno. Ma è altrettanto noto che il Milan resta da sempre prerogativa di Silvio Berlusconi e della sua famiglia, dopo l'ingresso in società della figlia Barbara. Negli ultimi due anni, in effetti, intorno al club sono state portati avanti discussioni informali con potenziali investitori. L'ultimo a muoversi, secondo indiscrezioni, sarebbe stato l'imprenditore Tarak Ben Ammar, vicino a Silvio Berlusconi e uomo di grandi relazioni con gli investitori del Medio Oriente. Tuttavia la pista araba sembra poco probabile nell'attuale momento. Gli investitori di Abu Dhabi hanno infatti già comprato il Manchester City, i reali del Qatar si sono indirizzati sul Paris Saint Germain, mentre i gruppi finanziari di Dubai in questo momento sembrano i meno ricchi per investimenti di questo tipo. Infine altri Paesi dell'area come il Kuwait e il piccolo Oman non sembrano interessati al tema. Per il Milan resterebbe quindi la pista russa (come è noto l'ex premier è vicino al presidente russo Valdimir Putin) come pure quella asiatica. Alcuni investitori cinesi nei mesi scorsi, grazie all'intermediazione di una banca d'affari internazionale, avrebbero infatti preso in esame anche il dossier rossonero. Il vero nodo resta la valutazione del club guidato da Adriano Galliani. Silvio Berlusconi ha infatti ricordato più volte quanto speso dalla sua famiglia dal 1986: un miliardo di euro. Inoltre per ora l'Italia calcistica sembra poco attraente per gli investitori stranieri, che vogliono garanzie su stadi di proprietà oltre che su marketing e merchandising. Per ora, tra i nostri confini, si ricordano pochi casi di investitori esteri. C'è la storica relazione dei libici di Lafico con la Juventus, fino al caso più recente ed eclatante con l'ingresso di un gruppo di investitori americani nella As Roma dopo la conclusione di una lunga trattativa con la famiglia Sensi e UniCredit, banca esposta con il gruppo Italpetroli. C'è poi il caso curioso e bizzarro del Calcio Lecco, visto che il club lombardo è finito da poco sotto la proprietà dell' italo-americano, Joseph Cala, presidente della Cala Corp, quotata a Wall Street. Chi sarà il prossimo a tentare gli stranieri? Dopo l'affare concluso da Moratti, sembra facile pensare al Milan. Per ora Silvio Berlusconi ha pensato a sistemare i bilanci del club rossonero. Una buona mossa per attrarre possibili (anche se per ora lontani) investitori.
  6. SENTENZA La settimana prossima il verdetto. Oggi tocca ai casi Bonucci e Pepe di MARCELLO DI DIO (il Giornale 03-08-2012) Roma Quella «sgradita scivolata» sul patteggiamento (parole infelici dell’avvocato De Rensis nella sua requisitoria) costa cara ad Antonio Conte. Un anno e tre mesi di squalifica la richiesta del procuratore federale Palazzi, una mazzata per il tecnico della Juventus (e per il suo vice Alessio, che riceve lo stesso trattamento) la cui stagione è già a serio rischio. Tanto che qualcuno profila all’orizzonte un cambio in corso d’opera sulla panchina bianconera (con una rosa di nomi che vanno da Marco Baroni, promosso dalla Primavera, a uno straniero di esperienza come Benitez). Sempre che i vari gradi di giudizio (la prima sentenza arriverà tra l’8 e il 9 agosto, la seconda intorno al 21, l’eventuale ricorso al Tnas non prima di settembre-ottobre) non riducano il periodo di stop del tecnico leccese. Quest’ultimo, al rientro dall’amichevole di Ginevra, aveva espresso la volontà di rinunciare al patteggiamento (già maldigerito nel cammino che aveva portato all’accordo poi sfumato con la procura Figc). Eppure i legali del tecnico aveva effettuato un tentativo in extremis nella pausa della seconda giornata del dibattimento: De Rensis e Palazzi hanno dialogato a lungo dietro una colonna dell’ex Ostello della Gioventù al Foro Italico, ma le parti sono rimaste lontane (in casa Juve si chiedeva un massimo di 4 mesi, la procura non sarebbe scesa sotto i 5 e mezzo coerentemente con altri patteggiamenti già sanciti dalla Disciplinare). Dunque, il muro contro muro prosegue. Con parole di fuoco degli avvocati («no a condanne senza prove certe», tuona l’avvocato Chiappero in riferimento alle accuse di Carobbio) e da Torino di Andrea Agnelli. «Avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria - così il numero uno della Juve - . Ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità». «Valutazioni inaccettabili che vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica, la Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della giustizia sportiva», l’immediata replica della Federcalcio. Che dovrebbe chiudere o quanto meno mitigare la contesa, evitando un possibile deferimento del massimo dirigente della Juve che alzerebbe ancora il livello dello scontro. Mai concluso dopo la «ferita» aperta della mancata decisione sullo scudetto prima revocato ai bianconeri con lo scandalo di Calciopoli e poi assegnato all’Inter. Intanto i tifosi juventini annunciano un’imminente manifestazione contro la Figc, mentre il club non sembra aver ancora «scaricato» Conte, sicuri di poter vincere la battaglia nei prossimi gradi di giudizio. «Se basta la mera probabilità del fatto per condannare una persona, non facciamo giustizia», così Chiappero nel suo lungo intervento di oltre un’ora. Lo scontro potrebbe proseguire in fase dibattimentale nel filone di Bari che si apre oggi. Tra i 6 club e i 19 tesserati deferiti, ci sono anche il difensore Bonucci e il centrocampista Pepe: il primo accusato di illecito, il secondo di una semplice omessa denuncia, entrambi per un’Udinese-Bari del maggio 2010. Bonucci non patteggerà, in attesa magari di una derubricazione dell’imputazione sulla falsariga del caso Larrondo (posizione diversa ma simile come accusa). I legali di Pepe attenderanno invece lo sviluppo dell’udienza, che potrebbe prevedere la solita pioggia di accordi, almeno per chi ha l’imputazione meno grave (vedi l’Udinese che per la posizione dell’esterno rischia solo un’ammenda). Intanto ieri il processo sul filone di Cremona si è chiuso con il patteggiamento di Garlini: 9 mesi in continuazione dei 3 anni inflittigli a giugno. ------- il commento SALVATECI DA QUESTA GIUSTIZIA di SALVATORE TRAMONTANO (il Giornale 03-08-2012) Ci sono due cose che tolgono al calcio tutta la magia. Quei ragazzotti che vendono le partite, magari in combutta con i presidenti, e le sentenze da azzeccagarbugli della giustizia sportiva, lenta, con la litania delle penalizzazioni, l’incertezza del diritto, le prove ambigue e quel sapore equivoco che sta sempre in bilico tra la vendetta e il pasticciaccio. Il calcio sporco alla fine ti porta in dote un’altra schifezza. E quando il pallone finisce in tribunale ti viene voglia di darti al badminton. Prendete il caso Conte. Si passa dal patteggiamento mite della procura alla mano pesante del giudice, con via d’uscita in allegato. Sembra il trionfo dell’ipocrisia. Se Conte è colpevole non deve più allenare. Se è innocente non doveva neppure patteggiare. Ma questo il tribunale non riesce a stabilirlo al di là di ogni ragionevole dubbio. Vince la logica del sospetto che si traduce con sentenze di compromesso. Conte verrà squalificato magari per tutto l’anno e forse di più, però continuerà ad allenare, con l’unico divieto di non andare negli spogliatoi e in panchina durante le partite. All’allenatore campione d’Italia basterà il telefonino. Il calcio salva la facciata, resta il dubbio se si sia condannato un innocente o salvato un colpevole e la sensazione amara che tutto questo serva a bastonare la Juve, rea di aver fatto causa per la vecchia Calciopoli e indisponente con quella storia delle tre stelle. Ipocrisie, ripicche e sporco sotto il tappeto. Sembra che la giustizia sportiva sia finita anch’essa nel pallone. In questo casino ti viene quasi voglia di tutelare la Juve, che in questa vicenda non c’entra nulla. Il guaio è che a metà degli italiani non viene da dire forza Juve. Ma per giustizia ci tocca farlo. Con un paradosso non da poco. Tutta una vita passata a maledire quella vecchia e insopportabile signora. Vederla raccattare stracci in serie B fu uno spettacolo di pura «goduria», con le trasferte da provinciale a Frosinone o a La Spezia. In certi campi le due stelle e gli scudetti si vedono poco e le maglie bianconere sembrano tutte uguali. Quelli erano anni in cui l’Inter vinceva scudetti di cartone. Perché sta qui il punto. La misura della tua grandezza te la danno i tuoi avversari. Cosa che Moratti forse non ha capito. Noi milanisti siamo diversi. Preferiamo battere i migliori. è per questo che non ci piace nulla della Juventus, ma non vogliamo che il Palazzo si accanisca contro di lei. Il Milan non è l’Inter. Guardare per un anno la Juve in B ci può anche stare, come risarcimento per certi arbitri strabici o per le squalifiche «politiche» di Rivera, ma adesso basta. Non ci sarebbe gusto. Proprio perché ci sta sulle scatole possiamo anche permetterci di difenderla. La Juventus nel calcio è come la regina d’Inghilterra. Si può anche essere repubblicani, ma senza quella vecchia signora con i suoi vestiti rosa, il protocollo, scandali e spese folli, quel mondo perderebbe senso. La Juve è il motivo per cui a fine agosto non vedi l’ora che ricominci il campionato. Quello che sogni è batterla, magari con un autogol al novantesimo all’ultima giornata. E gustarti il momento in cui la buttano fuori dall’Europa, mentre i rossoneri alzano la testa e fan­no ombra al Real Madrid. La Juventus è indispensabile al calcio giocato. Allora, con le budella in braccio, almeno per una volta non possiamo non dire: Dio salvi la vecchia signora. ___ IL MATTINO 03-08-2012 ___ L’INCHIESTA Palazzi crede a Carobbio. La stessa pena anche per il vice Alessio Conte, chiesti 15 mesi l’ira della Juve: una dittatura Dopo il no al patteggiamento, mano dura del procuratore Il tecnico ha scelto di andare a processo e non di cercare una nuova intesa di STEFANO CARINA (Il Messaggero 03-08-2012) Conte alla rovescia. E non è solamente un titolo ad effetto. E' la cronaca di una partita infinita, incanalata sino ad un paio di giorni fa verso un esito scontato e che invece è stato ribaltato a più riprese. Tutta colpa di un accordo che due parti (avvocati del tecnico e Procura Federale) avevano considerato fatto, senza però prendere in considerazione chi (Commissione Disciplinare) doveva considerare tale intesa «congrua». E così ieri, dopo il primo respingimento da parte del presidente Sergio Artico del patteggiamento proposto nella giornata di mercoledì, anziché procedere a quello che si riteneva probabile – una nuova formulazione dell’intesa da sottoporre ancora una volta al vaglio della Disciplinare - Antonio Conte (e la Juventus) ha deciso di andare a processo. Per carità, una decisione che va assolutamente rispettata, frutto di una determinazione che rispecchia lo stato d’animo di un uomo che si ritiene innocente. Una scelta, però, che contrasta con il tentativo di trovare in precedenza un accordo, sfumato per un paio di mesi in più e centomila euro in meno. Senza contare che meno pubblicità all’intesa - fatta passare come un atto esclusivamente da ratificare – avrebbe certamente agevolato la fumata bianca. E invece, con la decisione di rinunciare al patteggiamento, Conte ha accettato di essere processato. La mano pesante di Stefano Palazzi non si è fatta attendere. Al termine di un'arringa brevissima – nella quale ha spiegato di non credere all’acredine tra il tecnico e il suo grande accusatore, Filippo Carobbio, e nemmeno alle testimonianze dello spogliatoio del Siena perché «l'eventuale conferma da parte di qualunque dei soggetti, avrebbe inevitabilmente comportato un'ammissione di responsabilità personale» - il procuratore ha chiesto 15 mesi di squalifica per l'allenatore (e per il suo vice, Angelo Alessio). Richiesta che dopo i 3 mesi e 200mila euro pattuiti qualche giorno fa (per la doppia omessa denuncia nelle gare contro Novara e AlbinoLeffe) è stata considerata un affronto non solo al tecnico ma all’intero mondo Juventus. Non si sono fatte attendere, dunque, la replica dei legali, presenti in aula, e del club. Se le parole del presidente Andrea Agnelli (che costeranno presumibilmente il deferimento) sono state durissime, non da meno è stata la difesa dell’avvocato Antonio De Renzis. Difficilmente in un processo di giustizia sportiva si era assistito ad un discorso così accorato, arricchito da momenti di pathos, toni a volte troppo forti e j’accuse così diretti nei confronti della Procura Federale (con tanto di dito indice puntato verso Palazzi): «Signor procuratore, la scivolata del patteggiamento, alla fine, l'ho apprezzata poco perché avevamo raggiunto un accordo con lei e lei sa che non era un'ammissione di colpa. Se lei pensa che questi onorevoli signori possano motivare le nostre colpe attraverso i patteggiamenti degli altri, siamo proprio fuori strada. Le ripeto che non me l'aspettavo». In precedenza l’avvocato era stato un fiume in piena: «Non abbiamo riscontri, c'è la parola di una sola persona, non c'è un'intercettazione, un de relato, un passaggio di soldi, non c'è niente. Quando vi raccontiamo di acredini personali non ci prestate attenzione. Ma voi veramente credete a Carobbio che dice di essere contento di non assistere alla nascita della figlia, perché così capisce che Conte ha considerazione di lui? Mi spiegate poi perché questa rivelazione che il tecnico avrebbe fatto allo spogliatoio, il 19 gennaio Carobbio non se la ricorda ma inizia a riportarla solamente il 29 febbraio davanti alla Procura Federale? E le 29 telefonate con Ilievski effettuate con una scheda egiziana in ritiro, quando diceva di aver interrotto i rapporti, perché non gli avete chiesto nulla? Perché?». Più pacato ma non per questo meno incisivo, il legale Luigi Chiappero: «La Procura afferma che Carobbio non è portatore di un interesse: 20 mesi, più i 4 ricevuti ieri, sono la dimostrazione che si sbaglia. Voi avete raccolto testimonianze di tutti i giocatori che hanno riferito cosa è avvenuto in quella famosa riunione. Vale la parola di uno e non di 20? Gervasoni e Carobbio danno versioni contrastanti ma entrambi sono ritenuti credibili. Vi consiglio di prendere spunto dalla Cassazione che dice che l'assoluzione non presuppone la certezza dell'innocenza ma la mera incertezza della colpevolezza. Su Novara-Siena, un allenatore che a 20 minuti dalla fine sul 2-2 cambia due punte con altri due attaccanti, è uno che vuole pareggiare? Questo è il comportamento di uno che vuole vincere, non patteggiare, salvo la volontà di un avvocato che se ha la testa sulle spalle lo consiglia sempre. Ma 3 mesi sì, non 4, non 5, perché io Conte, ho una faccia». E oggi, concluso il filone di Cremona (ieri ultimate le difese dei soggetti rinviati a giudizio: tra questi Ruben Garlini ha patteggiato 9 mesi) tocca a Leonardo Bonucci e Simone Pepe. Dopo quanto accaduto ieri, sembra da escludere ogni possibilità di patteggiamento. Ma come la vicenda-Conte ha insegnato, i ribaltoni sono sempre dietro l’angolo. ------- LA SOCIETà Se è stop di un anno il tecnico si dimetterà Si parla di Prandelli per sostituirlo, la società nega. Agnelli e Figc ai ferri corti La Federazione pronta a deferire il presidente bianconero per le sue accuse di LUCA PASQUARETTA (Il Messaggero 03-08-2012) TORINO - La Juventus attacca: «E' un sistema dittatoriale». La Figc risponde: «Parole inaccettabili». E medita di deferire Andrea Agnelli. Insomma, amici mai. E' guerra totale. Di nervi. Di comunicati e di dichiarazioni al veleno. Il banco è saltato. E ieri sono volati gli stracci quando Conte ha deciso di non patteggiare, andando a giudizio, e il procuratore federale ha chiesto 15 mesi di squalifica. La settimana prossima, quando la Juventus sarà a Pechino a giocarsi la Supercoppa italiana contro il Napoli, arriverà la sentenza. In corso Galileo Ferraris non hanno dubbi: avanti con Conte, che potrebbe dimettersi se la condanna sarà superiore all'anno. Per la Juventus allenerà anche se non andrà in panchina, dove a Massimo Carrera potrebbe essere affiancato il tecnico della Primavera, Marco Baroni. Per ora non sono contemplati piani B. Solo voci. Come quella di Prandelli, smentita con forza dalla Juventus. Insomma sarà guerra totale. E se necessario non è escluso un altro ricorso alla giustizia ordinaria come nel caso del maxi risarcimento da 443 milioni richiesto alla Figc nell'ambito di Calciopoli. Andrea Agnelli è un fiume in piena. La sua dichiarazione affidata al sito ufficiale è un attacco frontale. Durissimo. «Constato che la Figc e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale - si leggeva ieri nella nota - Per molto tempo e con grande senso di responsabilità abbiamo mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle istituzioni e ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco». Poi l'affondo. «Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi - era scritto - Questo è paradossale e non può essere accettato. La decisione della Commissione Disciplinare, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Figc». E i veleni. «Rilevo nuovamente l'incapacità di interpretare le moderne esigenze del professionismo di alto livello. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità». La Juventus non abbandonerà nessuno. Anche Stellini che ha patteggiato, rimarrà al suo posto: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere, con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio». Infine un accenno al campo. «Sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l'obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013». Anche senza Conte in panchina. Nel tardo pomeriggio è arrivata la risposta di Abete: «La Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l'indipendenza e l'autonomia della giustizia sportiva: le valutazioni di Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica e contrastano con le dichiarazioni rilasciate lo scorso 26 luglio». La guerra è appena iniziata. ------- LE RIVELAZIONI Almeno sei partite truccate Masiello coinvolge Ranocchia di VINCENZO DAMIANI (Il Messaggero 03-08-2012) BARI – Le nuove rivelazioni di Andrea Masiello provocheranno un altro terremoto nel calcio italiano. E probabilmente lo sconvolgimento delle classifiche dei prossimi campionati di serie A e B. Il terzino destro dell’Atalanta, ex Bari, accusato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva e arrestato lo scorso aprile su richiesta della Procura barese, nei giorni scorsi è stato interrogato nuovamente dal pm Ciro Angelillis e dai carabinieri e ha confermato quanto già rivelato al procuratore federale Stefano Palazzi, aggiungendo ulteriori particolari. Ma soprattutto facendo altri nomi di calciatori che avrebbero accettato di combinare almeno 6-7 partite di calcio. La Procura barese, che era pronta a chiudere l’inchiesta, ora indaga ad ampio raggio, anche sui tornei 2007-2008. L’indagine e le confessioni del «pentito» ruotano sempre attorno al club pugliese, questa volta però non al Bari di Ventura e poi di Mutti, ma alla squadra delle meraviglie che con Antonio Conte in panchina stravinse il campionato di serie B. Tra i giocatori tirati in ballo da Masiello c’è Andrea Ranocchia, oggi il centrale difensivo dell’Inter, indagato per frode sportiva, sarà interrogato dai carabinieri e dal pm Angelillis. Sarà ascoltato anche l’ausiliario «tuttofare» Angelo Iacovelli, amico dei calciatori del Bari: secondo Andrea Masiello, sarebbe stato quest’ultimo, già indagato dalla Procura di Cremona, ad organizzare la combine di Salernitana-Bari del 2009, finita 3 a 2 per i campani, alla quale avrebbe partecipato Ranocchia (autore dell’ultimo gol), stando sempre alle confessioni dell’atalantino. In campo, quel giorno, c’erano il portiere Nicola Santoni (indagato a Cremona) e Stefano Guberti, accusato sempre da Masiello per la partita Bari-Sampdoria del 2011. Sia Guberti che Santoni potrebbero essere ascoltati dalla magistratura, così come la prossima settimana saranno convocati altri calciatori del Bari di Conte. Gli inquirenti pugliesi hanno acceso i riflettori su Bari-Treviso (0 a 1) del torneo di serie B 2007-2008, Piacenza-Bari (2 a 2) e Bari-Treviso (1 a 4) dell’anno successivo e su Parma-Bari (1 a 2) del penultimo torneo di A. ___ MISTER A MUSO DURO No al patteggiamento Conte rischia 15 mesi Il tecnico rifiuta il nuovo accordo: prevista per l’8 la sentenza di primo grado. Il club: «Sistema dittatoriale» di MARCO CAPIZZI (Libero 03-08-2012) è guerra totale tra la Juventus e la Figc. Il punto di non ritorno è ovviamente la vicenda Conte culminata nella giornata di ieri con la richiesta del procuratore Palazzi di una condanna di 15 mesi nei confronti del tecnico bianconero e del suo vice Angelo Alessio. Già, perché dopo il convulso mercoledì, ieri non c’è stato nessun accordo per un nuovo patteggiamento tra Conte e la Procura, di qui la decisione di andare a processo forse già maturata nella nottata di ieri. Palazzi ha potuto dunque formulare le richieste di condanna: 12 mesi per l’omessa denuncia di Novara-Siena, più tre mesi per la reiterazione di reato in AlbinoLeffe-Siena. Una richiesta decisamente superiore rispetto ai 3 mesi con ammenda che Palazzi aveva patteggiato con i legali di Conte e poi ritenuti «non congrui» dalla Commissione disciplinare. SIGNORA FURIOSA La reazione della società bianconera è stata durissima, con un comunicato sul sito della squadra, firmato dal presidente Andrea Agnelli che accusa l’intero sistema: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale - poiché continua Agnelli - le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». Poi arriva la stoccata che sancisce l’attacco finale: «Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità». Parole pesanti a cui seguono il pieno sostegno ai tesserati indagati «in tutti i gradi di giudizio». In tardo pomeriggio è poi arrivata la conferma definitiva che a tratti sorprende: «Qualsiasi sia il risultato del processo, Antonio Conte rimarrà il tecnico della Juventus». Quindi nessun piano b, nessuna alternativa al tecnico che ha fatto tornare alla vittoria la squadra bianconera. ARRINGHE E CONTRADDIZIONI A seguito delle richieste di Palazzi, poi, ci sono state le arringhe dei legali di Conte, i quali hanno dovuto dimostrare l’innocenza del loro assistito. Le argomentazioni usate sono quelle volte a minare la credibilità di Carobbio e a mostrare le contraddizioni dell’ex giocatore del Siena: non ci si spiega perché il grande pentito-accusatore il 19 gennaio non fa il nome di Conte alla procura di Cremona, mentre lo fa il 29 febbraio davanti alla procura federale. L’avvocato De Renzis nella sua arringa si è rivolto a Palazzi con parole molto dure, vista la richiesta del procuratore Figc: «Signor procuratore, la scivolata del patteggiamento, alla fine, l’ho apprezzata poco perché avevamo raggiunto un accordo con lei e lei sa che non è un’ammissione di colpa. Se lei pensa che questi onorevoli signori possano motivare le nostre colpe attraverso i patteggiamenti degli altri siamo proprio fuori strada e le dico che non me l’aspettavo». Oggi si aprirà anche il filone di Bari (in cui sono indagati Bonucci e Pepe), entro l’8 o il 9 agosto molto probabilmente si avrà la sentenza di primo grado sull’affare Conte. Il secondo grado sarà tra il 17 e il 20. Difficilmente, comunque vada, questa guerra Juve-Figc si chiuderà lì. ------- Commento Scommessopoli? No, è un duello tra Juve e Figc di FABRIZIO BIASIN (Libero 03-08-2012) Si può essere juventini, interisti, milanisti, ostrogoti, visigoti, idioti, ricchi, pezzenti, belli e bruttarelli, ma quello che sta accadendo nell’ex ostello della gioventù a Roma («della Juventus!?» diceva l’immenso Verdone in “Un sacco bello”) deve far drizzare le orecchie a tutti quanti. Antonio Conte non è simpatico neanche ai parenti stretti, forse sapeva della presunta combine in Novara-Siena o forse no, di sicuro sta passando un guaio giudiziario grottesco. L’ordinamento sportivo dice: «Se Tizio accusa Caio di aver messo le mani nella marmellata è Caio che deve dimostrare di non avere le dita appiccicose». L’esatto opposto della giustizia ordinaria. La cosa avrebbe un senso se chi si deve difendere avesse il tempo per produrre prove. Il calcio, però, non ammette rallentamenti. Conte nonostante tutto aveva pensato di combattere per dimostrare la sua innocenza, i legali gli hanno consigliato di patteggiare, lui ha accettato pur sapendo che si sarebbe preso del truffatore, la procura l’ha messo spalle al muro: sarà processo. Nessuno sa come finirà la faccenda, di sicuro abbiamo capito che siamo allo scontro totale: non è più “Conte contro giustizia sportiva” è “Juve contro Figc”. La squadra campione d’Italia, il club che dovrebbe più degli altri rappresentare la Federazione è in guerra col Palazzo: prima ha chiesto la restituzione dei titoli ’05 e ’06, poi ha è arrivata la richiesta di risarcimento per 444 milioni. La Federazione ha lasciato correre e ora ha il coltello dalla parte del manico. Sta succedendo qualcosa di spaventoso davanti agli occhi di tutti: juventini, interisti e ostrogoti. Conte forse è colpevole e pagherà, quelli coinvolti con lui o hanno patteggiato o son stati ignorati. Qualcuno spieghi perché, nel frattempo magari vinciamo un altro Mondiale, ma quelle sono cose che accadono per caso. Nell’ex ostello, invece, nulla accade per caso. Vengono i brividi. ___ La stangata è arrivata Per Conte un anno e tre mesi Guerra tra Agnellie la Figc Dopo il rifiuto di un patteggiamento a sei mesi Palazzi alza la pena. Agnelli: sistema dittatoriale. Abete valuta il deferimento di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 03-08-2012) DOPO IL PUNTO PER LA DISCIPLINARE, ANTONIO CONTE ATTACCA E SCENDE A RETE. DRITTO A PROCESSO, E CON LUI ANCHE LA JUVENTUS, COSTRETTA AD ACCOMPAGNARLO MALGRADO AL CLUB BIANCONERO NON VENGA CONTESTATO NULLA. è un gioco di ruolo, carta dopo carta, asso dopo asso, si è finiti in un vicolo cieco. E in pochi minuti scoppia il finimondo. Preso atto che Conte non sarebbe tornato indietro (nonostante le pressioni per arrivare a un accordo di buonsenso che per la Disciplinare sarebbe stato 6 mesi di squalifica) Palazzi alza la posta in palio - dai 7 mesi stabiliti come base di partenza e poi a scendere - e chiede per il tecnico (e con lui anche il suo vice, Angelo Alessio) un anno e 3 mesi di squalifica per due omesse denunce con reiterazione. La Juventus risponde con un comunicato che alza il sipario sulle speranze di pace con la Figc dopo Calciopoli. Andrea Agnelli parla di «giustizia sportiva fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale», di un «non motivato rifiuto al patteggiamento, testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo» e quindi di una «giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità». Ruvido, come la risposta che pochi minuti dopo serve in carta vetrata il presidente federale Giancarlo Abete: «La Figc e i suoi organi – recita il contro comunicato di via Allegri - operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della giustizia sportiva così come disciplinata dall’Ordinamento Sportivo Nazionale: le valutazioni del Presidente della Juventus Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica. Contrastano peraltro con le dichiarazioni (rilasciate in data 26 luglio attraverso il sito della Società) nelle quali la naturale amarezza per i deferimenti già intervenuti era - nelle parole dello stesso Agnelli - “mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio”». Non ci sono altre parole da aggiungere, è guerra totale, con rischio (seppur al momento l'ipotesi sembra azzardata) di un deferimento dello stesso Agnelli innanzi agli organi federali. Manco a dirlo, gli equilibri si spezzano proprio quando il grande paciere Gianni Petrucci è a Londra con ben altri crucci per la testa che non i soliti litigi calcistici. In tutto questo, Antonio Conte va dritto al processo, rischia il tutto o niente, ma la società è con lui e il suo vice Alessio, non li mollerà anzi «li sosterrà in tutti i gradi di giudizio – prosegue Agnelli - sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma l'obiettivo è di confermarci vincenti a maggio 2013». Il percorso del tecnico però potrebbe avere conseguenze disastrose, addirittura una squalifica fino a novembre 2013 nel caso in cui non riuscirà a persuadere la giustizia sportiva nei prossimi due gradi di giudizio. A dirlo solo due giorni fa sembrava fantascienza, tutto pareva intavolato e pronto per una exit strategy facile. Troppo per la Disciplinare, che mercoledì aveva respinto Conte e i 3 mesi e 200mila euro pattuiti con Palazzi, e ieri si è vista tornare i suoi avvocati dal summit notturno di Torino. Non per patteggiare di nuovo, ma per dichiarare guerra al torinese Sergio Artico e chiedere il proscioglimento dell'allenatore: «Questo non è un processo ma uno scontro puro», incalza l'avvocato di Conte, Antonio De Rensis, un'arringa imprevista, per lui la bocciatura del patteggiamento è una «scivolata». Il processo è chiuso, le sentenze attorno al 7-8 agosto. Oggi parte il filone barese con Bonucci e Pepe, ancora la Juve a difendersi, e ancora una volta per accuse di presunti fatti accaduti lontano da Torino. Più che una scivolata, una beffa. La Juve senza tecnico In pole Blanc, Benitez o una soluzione interna La società bianconera sta valutando il ricorso al Tnas e punta a una riduzione della pena per il tecnico ...Gli allenatori delle giovanili Massimo Carrera o Marco Baroni per la fase transitoria di MASSIMO DE MARZI (l'Unità 03-08-2012) E ADESSO SONO GUAI.UN ANNO E TRE MESI DI STOP PER IL TECNICO BIANCONERO SONO UNA AUTENTICA MANNAIA. Il verdetto, atteso tra l’8 e il 9 agosto, prima della Supercoppa in programma a Pechino, porterebbe Conte a guardare il prossimo campionato seduto comodamente in poltrona. E questo pone degli interrogativi. Il primo e il più grande è questo: chi sarà a guidare i bianconeri per la prossima stagione? La società ieri ha mostrato i muscoli, dichiarandosi pronta a combattere contro «il sistema dittatoriale». Andrea Agnelli lo ha detto con grande chiarezza: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere, con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio. Sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l'obiettivo di confermarci vincenti a maggio del 2013». Sarà anche vero che la Juve non ha mai pensato ad un piano B, come disse lo stesso Agnelli nel giorno della presentazione delle nuove maglie, ma nessuno dentro la società aveva minimamente pensato che Conte potesse essere fermato per più di tre o quattro mesi. Se la squalifica del tecnico fosse di un anno o addirittura superiore ai dodici mesi, è impensabile che la Juve non prenda in considerazione la possibilità di affidarsi ad una nuova guida tecnica. Anche se tecnicamente Conte può dirigere gli allenamenti dal lunedì al sabato e poi solo la domenica sarebbe squalificato, dovendo accomodarsi in tribuna durante le partite. Situazione che si ripeterebbe anche in Europa e qui qualche problema in più potrebbe sorgere, perché è difficile immaginare che Platini e i vertici dell’Uefa tollererebbero una situazione del genere. Per questo, considerando che anche il vice Angelo Alessio rischia un lungo stop, la Juve debba prendere in considerazione di affidare ad un altro tecnico la guida della squadra per la stagione 2012-2013. Non sono molti i nomi appetibili e liberi sul mercato: Da Torino fanno circolare il nome dell’ex allenatore dei Blues Laurent Blanc o quello di Benitez. Ma è anche possibili immaginare, nell’ipotesi di un contratto annuale, a Giampiero Gasperini, cresciuto nel vivaio bianconero e allenatore stimato (malgrado il flop dell’anno scorso nell’Inter), ma rappresenterebbe una seconda scelta. Questo scenario, però, non tiene conto delle parole di Agnelli che ha dichiarato guerra aperta alla Figc. L’alternativa, allora, potrebbe essere un’altra. La Juventus starebbe valutando un ricorso al Tnas (il Tribunale Nazionale di Arbitrato per lo Sport) al quale chiederà una riduzione della pena. Non è detto che il Tnas l’accordi, ma è molto probabile. Seguendo questa strada la Juve potrebbe anche tenersi Conte come allenatore della settimana e mandare in panchina uno degli allenatori della giovanili: Marco Baroni o Massimo Carrera. ___ TUTTOSPORT 03-08-2012 SCOMMESSOPOLI SI VA A PROCESSO Palazzi alza il tiro: 15 mesi E’ lo stop chiesto per Conte, che ha rifiutato di patteggiare Le arringhe dei legali: «Ci sono solo le parole di Carobbio. Se sul 2-2 il tecnico cambia 2 punte vuole il pari o vincere?» di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-08-2012) ROMA. Si poteva chiudere con cinque mesi di squalifica, questo brutto tiramolla nel frullatore della giustizia sportiva per Antonio Conte . Ha scelto la strada di riprendersi per intero la sua dignità di individuo che non pensa al meno peggio, ma che chiede ai suoi avvocati di difendere il sentirsi innocente. Il procuratore Stefano Palazzi , con uno dei suoi giri di valzer (incompresi anche dalla Disciplinare, che lui loda “di maniera” e ampollosamente), chiede per l’omissione di denuncia doppia imputata a Conte un anno e tre mesi di squalifica. Stessa pena richiesta per il fedelissimo Angelo Alessio , il vice, praticamente mai nominato dal Carobbio di turno ma colpevole alla stessa maniera. Un giro di valzer perché Palazzi passa da quello che la Disciplinare considerava un semi-perdonismo con tre mesi e 200 mila euro da patteggiare, ad una richiesta pesante che non può che condizionare in peggio il lavoro dei giudici. Dopo la notte dei pensieri, l’arrivo dei legali - senza l’avvocato Briamonte , ancora furibondo per il niet di Artico ai 3 mesi pattuiti venerdì 27 in Figc - De Rensis e Chiappero per chiudere come leggerete il dibattimento di questo processo sul caso Siena e Grosseto, l’abbocco per capire se un patteggiamento a 4 mesi con 100 mila euro era praticabile, all’opposizione che dai 6 che avrebbe preteso la Disciplinare si sarebbe arrivato a chiudere un accordo a 5 mesi e 200 mila euro, la decisione di rispettare la volontà di Antonio Conte. E aprire ufficialmente la seconda guerra mondiale tra Juventus e Figc. L’aria che tira nella Disciplinare? 9-10 mesi di squalifica per Conte e Alessio, questi sono convinti che Carobbio sia oro colato? Ma il cammino verso la sentenza definitiva del Tnas (il Tar per le squalifiche è diventato tabù dopo la sentenza della Consulta numero 49/2011) è ancora lungo. La guerra è cominciata, però: comunicato di Agnelli , durissimo, e conferma dell’allenatore anche con eventuale maxisqualifica; risposta della Figc che preannuncia un deferimento. Il tutto nella certezza che i giudici che decidono, quelli che chiedono - ondivagamente - le pene sono in prorogatio: attivi, ma con le domande di conferma in mano a Commissione di Garanzia e Figc. Incertezza dei giudici, prima che dei giudizi? I tempi? Beh, sentenze previste tra 8 e 10 agosto. E mentre riparte il processo bis con Bonucci e Pepe , oggi Moggi attende la decisione del Tar sulla sospensione della sua radiazione e Giraudo tenta la stessa strada. Controparte, la Figc? SCONTRO Un’arringa che non avrebbero pensato mai di fare, arrivati nel primissimo pomeriggio, gli avvocati De Rensis e Chiappero hanno dato vita a uno show in difesa di Conte e Alessio, durato circa due ore. «Questo non è un processo ma uno scontro puro», accusa De Rensis. Per lui la bocciatura del patteggiamento è una «scivolata». Poi fa leva sulla credibilità di Carobbio: «Non c’è un’intercettazione, un de relato, un passaggio di soldi, non c’è niente se non la sua parola. Carobbio è credibile, ma non è il solo». De Rensis preme sulle 29 telefonate di Carobbio (smentite a Cremona dal pentito) a Ilievski , prima, durante e dopo Novara-Siena: «Carobbio è una buccia di banana, c’è un silenzio che parla: le telefonate in ritiro con Ilievski. Il 10 luglio non poteva dire niente lì, e nessuno glielo ha chiesto. Sarebbe stata la prima cosa che gli avrei chiesto». VINCENTE Con maggiore forza chiede l’assoluzione Chiappero, facendo leva sulle 23 testimonianze giurate del Siena che scagionerebbero Conte: «Non è da poco uno contro tutti, anche Sestu e Larrondo hanno dichiarato le stesse cose che hanno dichiarato gli altri a noi. Copiate dalla Cassazione quando dice che l’assoluzione non presuppone la certezza dell’innocenza ma la mera incertezza della colpevolezza. Su Novara-Siena, uno che a 20 minuti dalla fine sul 2-2 cambia due punte con due punte, è uno che vuole pareggiare? Questo è il comportamento di uno che vuole vincere, non patteggiare, salvo la volontà di un avvocato che se ha la testa sulle spalle lo consiglia sempre. Ma 3 mesi sì, non 4, non 5, perché io Conte ho una faccia». Infine la chiosa: «Se l’Italia è arrivata seconda all’Europeo, è merito di chi è riuscito a creare un gruppo solido e unito». SFOGO CAMILLI In mattinata il patteggiamento di Garlini (3 anni e 9 mesi con impegno di non impugnazione), poi lo sfogo di Piero Camilli in difesa del suo Grosseto, per il quale Palazzi ha chiesto la retrocessione in Lega Pro e -3 punti: «Veder piangere mio figlio dopo le richieste avanzate dal procuratore Palazzi mi ha fatto male: né io né la mia famiglia meritiamo questo. Iaconi ? Un uomo dalla dubbia moralità...». ------- La sentenza attesa tra l’8 e il 10 agosto Se venisse giudicato colpevole il tecnico bianconero potrebbe ricorrere alla Corte di Giustizia e poi eventualmente trattare l’accordo con la Federcalcio al Tnas di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-08-2012) ROMA. Ha osato Antonio Conte , o tutto o niente. Fino a due giorni fa si speculava sul suo ritorno, ora sarebbe meglio pensare a quando la sua condanna. Già, a processo, e senza via d’uscita. Proscioglimento? Resta una speranza, affascinante ma poco realistica. Soprattutto dopo la strigliata della Disciplinare a Palazzi e al suo (loro) accordo «non congruo». Dopo tanto chiasso, ci mancherebbe che finisca tutto in una bolla di sapone. No, la Disciplinare lo condannerà. E ormai patteggiare non si può, c’era tempo fino alla chiusura del dibattimento. Da quando la Commissione si è ritirata in camera di consiglio, l’ipotesi dell’accordo con Palazzi svanisce. Dovrà attendere la sentenza Conte, e prima di conoscere gli esiti delle arringhe degli avvocati Chiappero e De Rensis, dovrà contare i giorni. I TEMPI La Figc ha ordinato di fare in fretta, ma è altrettanto vero che prima andrà estinto il filone barese al via stamane. Da ieri sera però, ad esclusione di Artico e del suo vice Franchini , gli altri membri della Disciplinare sono riuniti in camera di consiglio per valutare le posizioni ancora aperte. Sono sedici (14 tesserati più i club di Grosseto e Novara), compresi Conte e il suo vice Angelo Alessio , uniti nel destino. La Commissione si riunirà poi domenica sera, chiuso anche il filone di Bari, per fare il punto e scrivere le sentenze definitive di primo grado, previste tra mercoledì 8 e venerdì 10 agosto. Tempi strettissimi per rispettare l’inizio dei campionati. I GRADI DI GIUDIZIO Comunque vada, Conte non potrà guidare la Juve in Supercoppa. Ma sicuramente farà ricorso in Corte di Giustizia, dove i tempi in questo caso rischiano di allungarsi oltre Ferragosto. Il 16 sarebbe la data indicata come papabile dalla Corte presieduta da Mastrandrea , con i processi (sempre sdoppiati tra Cremona e Bari?) che potrebbero anche estinguersi in un solo giorno ciascuno per arrivare a sentenza attorno al 20 agosto. La terza via sarà il ricorso al Tnas. È quello a cui punta anche Conte che, sperando di limare di mesi la condanna iniziale, arriverà a trattare face-to-face con la Figc. L’avvocato Chiappero (Juventus) con l’avvocato Medugno (Figc): gli esiti potrebbero portare a un accordo finalmente «congruo» una volta aggirata la morsa dei giudici. Il Tnas, davanti all’ok di entrambe le parti, non potrebbe opporsi. E il giudizio arriverebbe molto presto: scongiurato infatti il pericolo che il Tnas si esprima alle lunghe, il sigillo sono le eventuali retrocessioni di Grosseto e Lecce da valutare. Prima del giudizio del terzo grado i campionati rischiano di restare bloccati a causa della richiesta di sospensiva dei club condannati. ------- OGGI IL VIA ALLE UDIENZE DEL FILONE BARESE Bonucci e Pepe, sarà battaglia in aula Il difensore punta alla derubricazione da illecito a omessa denuncia, posizione defilata per l’esterno di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 03-08-2012) ROMA. Conte e Alessio “in”, Bonucci e Pepe anche: niente patteggiamento, avanti tutta. Certo che quelle parole del presidente Andrea Agnelli li avranno lasciati a riflettere per tutta la notte, considerato che per il patron il patteggiamento sarebbe «la strada per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria». Ma salvo colpi di coda, il percorso di Bonucci e Pepe non si concluderà oggi o domani perché sono convinti che la strada migliore (in questo caso) sia quella di andare fino a sentenza, sicuri del proscioglimento. LE SPERANZE Su Pepe infatti c’è un’omessa denuncia in Udinese-Bari basata su una presunta risposta al telefono (peraltro con netto rifiuto) e smentita dai diretti interessati Salvatore Masiello , Parisi e Belmonte . «Bonucci mi disse se si può fare ci sto», l’accusa pesante che invece coinvolge Bonucci per la stessa partita. Certo fino alla nausea che non ha commesso il fatto, e nemmeno sapeva. Anche qui, qualcuno potrebbe consigliare a Leo di fare la stessa cosa, patteggiare. Candidamente, lo stesso Luigi Chiappero (che oggi affiancherà il legale del difensore, Gian Pietro Bianchi ), ieri ha ammesso che «se un avvocato ha la testa sulle spalle lo consiglia sempre». Ma Chiappero parla anche di condizioni, che se per Conte si fermavano ai tre mesi di squalifica, per i due giocatori potrebbero essere anche più basse. Dipende soprattutto dalle speranze che si hanno di portare a casa la vittoria. Pepe e Bonucci sono sicuri del proscioglimento, tanto che i legali stanno preparando le carte per la difesa di oggi e Chiappero ieri ha smentito ancora l’ipotesi patteggiamento. Ci sono però delle condizioni, la questione Pepe-Bonucci è tutta da valutare in corso d’opera. La prima speranza del difensore è quella di finire alla pari con il compagno di squadra: derubricazione da illecito a omessa denuncia. È difficile, ma possibile. Palazzi lo ha già fatto con Larrondo e potrebbe fare altrettanto con Bonucci. Da oggi Bonucci sarà con le orecchie tese a un’eventuale proposta. Altrimenti largo alle contraddizioni di Masiello, alle parole di Carella , Giacobbe e Iacovelli , e per Pepe al fatto che Salvatore Masiello abbia già negato la telefonata del presunto accordo. SEI CLUB COINVOLTI Il filone barese parte oggi alle 9.30: 6 club e 19 tesserati a giudizio, ma per gli altri i patteggiamenti pioveranno come i saldi. Non per il Lecce, che rischia la retrocessione in Lega Pro, e per l’ex patron Semeraro che rischia la radiazione. Per il derby Giuseppe Vives rischia tre anni e mezzo, anche se promette una difesa con i fuochi d’artificio con possibile testimonianza (scritta?) del fratello. Il Bologna rischia tre punti (patteggia?), l’Udinese una multa, il Bari ha sei gare al vaglio ma si costituirà parte lesa contando di ridurre al minimo la pena come l’AlbinoLeffe. Tra gli altri tesserati, sale l’attesa per Portanova (illecito) e Di Vaio (omessa denuncia), mentre molti ex baresi potrebbero patteggiare. Certo Andrea Masiello, probabili Belmonte , Bentivoglio , Padelli e Parisi . Ardua la scalata per Stefano Guberti (rischia tre anni e mezzo), per omessa denuncia a giudizio anche Angelozzi , Mutti e Sanfelice . Intanto la procura di Bari continua negli interrogatori: oggi è il turno di Ranocchia . ------- SCOMMESSOPOLI LA DECISIONE Agnelli si tiene stretto Conte La Juve conferma il tecnico a prescindere da quale sarà l’esito del processo Per Pechino in salita le chance di Carrera. In caso di stangata, possibile l’arrivo di un nuovo vice. La solidarietà di Ventura: «Spero ne esca presto» di GIANNI LOVATO & MARINA SALVETTI (TUTTOSPORT 03-08-2012) TORINO. La Juve non abbandona i suoi uomini, figuriamoci i suoi monumenti. Perché guidando una squadra reduce da un doppio disastro alla conquista del primo scudetto del dopo Calciopoli, oltretutto senza la macchia di una sola sconfitta in campionato, “Antonio Conte il capitano” ha conquistato esattamente quella dimensione. Conte per il popolo juventino è un pezzo grande di storia bianconera. E di pagine da scrivere ne ha ancora molte. Nel presente e nel futuro (prossimo), dal momento che Andrea Agnelli ha deciso di confermare il “suo allenatore” a prescindere dall’esito della vicenda processuale chiamata opportunamente Scommessopoli (in effetti capire la linea strategica della Figc ormai è una scommessa...). Ma in fondo di questo Agnelli non si cura. Conte può considerarsi confermato se verrà squalificato per tre mesi, per sei, per nove, per i quindici chiesti ieri da Stefano Palazzi . Punto. Non ci sarà una soluzione B, una corsa ad aggiudicarsi i servizi di Cesare Prandelli , Laurent Blanc , Rafa Benitez , addirittura quelli di Alessandro Del Piero (o quelli a mezzo servizio di Fabio Capello ...). Tutti nomi circolati nella convulsa giornata di ieri. Insieme alla voce, completamente destituita di fondamento, di possibili dimissioni del tecnico in caso di squalifica pesante. LA CONVENIENZA La decisione di Agnelli è destinata a trovare i consensi pressoché unanimi della tifoseria e allo stesso tempo farà molto discutere. A ragionarci bene però non si può che condividerla. Non è solo una questione di cameratismo, di amicizia, di difesa del fortino dagli attacchi esterni (la Juve ormai si sente assediata dalle istituzioni e su questo punto qualche interrogativo dovrà, a freddo, porselo). La questione è che abbandonando al proprio destino il miglior allenatore dell’ultima generazione, e magari non solo di quella, al danno si aggiungerebbe la beffa. Perché a fine pena, che comunque non sarà certo un ergastolo (e che non implica limitazioni al lavoro settimanale), ci sarebbe la corsa ad aggiudicarsi i servizi di Conte da parte di chi oggi assiste divertito alla finestra. E il diretto interessato avrebbe tutti i diritti di scegliere un’altra sponda. Oltretutto non è detto che con l’eventuale sostituto possa nascere spontaneo il feeling e magari di qui a qualche mese la Juve si ritroverebbe a essere di nuovo in cerca di un allenatore. Meglio, molto meglio, aspettare, maturando dei crediti nei confronti del proprio tecnico e dando l’immagine, peraltro veritiera, di un gruppo dove, appunto, nessuno viene abbandonato. FUORI I SECONDI I veri interrogativi che la dirigenza si è posta ieri, nel corso di una lunga riunione pomeridiana, vertono su chi siederà in panchina a cominciare dalla Supercoppa italiana in programma a Pechino. Le quotazioni di Massimo Carrera sono in forte ascesa: il collaboratore di campo può essere promosso ad allenatore in seconda e guidare la squadra contro il Napoli. Nei giorni scorsi è circolato insistentemente anche il nome dell’allenatore della Primavera Marco Baroni il quale, però, al momento non è stato allertato per aggregarsi con la squadra che partirà domenica mattina da Napoli per la Cina. La decisione finale verrà presa oggi. Questo nell’immediato, mentre nel caso in cui dalla Disciplinare arrivasse una stangata per Conte, i vertici bianconeri potrebbero valutare un profilo più esperto per l’interim in panchina. RIVALE-AMICO Intanto a Conte è arrivata la solidarietà da parte dell’altra metà del cielo torinese, quello granata. «Mi spiace per Conte, è un amico. e poi mi metto nei suoi panni... Spero che esca da questa vicenda al più presto». Così parlò Giampiero Ventura . Il derby d’andata è programmato per il 2 dicembre, se la Disciplinare non sconfesserà del tutto il Palazzi/1, il tecnico granata verrà accontentato. ------- CRESCE LA RABBIA Tifosi contro Figc Protesta in piazza di ELVIRA ERBI’ & FABIO RIVA (TUTTOSPORT 03-08-2012) TORINO. Tifosi in rivolta. Tifosi più arrabbiati che mai. Tifosi pronti a tutto per la Vecchia Signora. Sì, a scendere in piazza contro la Figc, ormai il nemico pubblico numero uno. Da calciopoli in avanti, il calcio in bianconero prende colore, il colore della passione militante. Dalle associazioni ai club, dalle curve ai bar, tutti scandalizzati per quella che è ritenuta «una persecuzione ai danni della Juve. Che è tornata e dà fastidio». I rappresentanti delle curve stanno meditando il da farsi. A breve sarà diramato un comunicato di pieno sostegno a Conte e sarà indicata la data utile per una grande manifestazione di piazza, a Roma, probabilmente in concomitanza con una giornata cruciale del processo, l’8 agosto. Tutti uniti, tutti a raccolta. Pure i siti Internet più importanti e radicati non perdono tempo. Immediata la reazione di Vecchia.Signora.com che ha sottolineato: «Preso atto delle richieste formulate dal procuratore federale, nel ribadire la ferma convinzione sulla buona fede e la professionalità dell’allenatore della Juve, Conte e dei giocatori Simone Pepe e Leonardo Bonucci, informiamo che sono già iniziati i contatti con i gruppi organizzati e le associazioni bianconere per muoversi civilmente, ma incisivamente, in merito a questa vicenda». Dura la reazione di giùlemanidallajuve.com, che ne ha per tutti sottolineando che «assistiamo all’ennesimo schiaffo da parte della federazione con il rigetto del sia pur assurdo patteggiamento senza aver commesso il fatto». Ma non solo, perché i singoli tifosi esprimono poi rabbia e incredulità su Facebook, su Twitter, sui siti di Juve e di Tuttosport: uniti, compatti, al grido di Antonio Con... te. ------- SCOMMESSOPOLI GUERRA CON IL PALAZZO Agnelli duro: «Tutelate esclusivamente chi gli illeciti li ha commessi». Rischia il deferimento di ELVIRA ERBI’ (TUTTOSPORT 03-08-2012) TORINO. La guerra dei comunicati. Che è un po’ come quella dei Roses. E (ri)scoppia perché i contendenti sono costretti, da anni, dal 2006, a convivere sotto lo stesso tetto visto che nessuno dei due può (vuole) andare altrove. La Juve da una parte, la Federcalcio dall’altra: contrapposizione innaturale, eppure reale. «Dittatori e vetusti», esplode Andrea Agnelli a capo di due giornate lunari, con i patti saltati e Antonio Conte spedito a giudizio. «Valutazioni non accettabili», ribatte piccata la Figc. ORGOGLIO GOBBO L’astio affonda nel recente passato, si sa. E l’avvento alla presidenza di un uomo forte, profondamente juventino, riporta in primo piano l’orgoglio “gobbo”, con annessi e connessi. La storia degli scudetti revocati, certo. I ricorsi, ovvio. Il rimbrotto per la lentezza della macchina giudicante, chiaro. La causa indetta dal club che minaccia di far saltare il banco: 444 milioni di danni chiesti via Tar, per la precisione 443 milioni 725 mila e 200 euro. Fallirebbe la federazione pallonara. BERSAGLIO Uno stillicidio senza fine, dal maggio 2010 in avanti, con cadenza ad arte, ogniqualvolta si allentava la “tensione”. Fino al massimo, al top registrato ieri pomeriggio. La goccia che fa traboccare il vaso. Comicia il sito della Juventus, con la dichiarazione del numero uno: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale». Un colpo dritto al bersaglio grosso. Ahi, fa male, eccome. Ma non basta, si entra nel vivo: «Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». Sintetizzando: il pentito Carobbio protetto e garantito con 4 mesi di squalifica, bandito l’accordo (appunto, stabilito dalle due parti, liberamente) di 3 mesi più ammenda per il tecnico bianconero che finisce così a processo. E qui il gancio al mento: «La decisione della Commissione Disciplinare Nazionale della Figc, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera. Rilevo nuovamente l’incapacità di interpretare le moderne esigenze del professionismo di alto livello. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità». DIRITTO DI CRITICA Clic. Clic. Ancora, clic. Sul sito della Federcalcio appare, concisa e velenosa, la risposta del palazzo (non di Palazzi, eh). «La Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della giustizia sportiva così come disciplinata dall’ordinamento sportivo nazionale: le valutazioni del presidente Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica. Contrastano peraltro con le dichiarazioni (rilasciate in data 26 luglio attraverso il sito della società) nelle quali la naturale amarezza per i deferimenti già intervenuti era - nelle parole dello stesso Agnelli - “mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio”». Ricapitolando: rapporti ai minimi termini. Il decidere di non decidere sugli scudetti contesi, i ricorsi, le stelle, la scritta “30 sul campo”, il caso Conte-Bonucci-Pepe-Alessio-Stellini deferiti, il patto che va a gambe all’aria: tutto fa brodo. Fino al testo pesante, di ieri, e il rischio deferimento per Agnelli. La guerra dei Roses (Juve e Figc, sotto lo stesso tetto, ahi loro) continua... ___ Conte non patteggia «Ora dategli 15 mesi» Si va allo scontro: Palazzi chiede una squalifica dura Salta la Supercoppa. Sebbene il tecnico chieda l’assoluzione la Disciplinare può dargli 9-10 mesi Nuvole su Conte anche a Bari: verrà interrogato come persona informata sul suo ex club di ALBERTO ABBATE (CorSport 03-08-2012) ROMA – E' un pugile moribondo, non andrà mai al tappeto. Conte non patteggia, non s'arrende e risale sul ring. La guerra è solo all’alba: «Antonio vuole sempre vincere, mi stava appiccicando al muro quando gli ho chiesto di patteggiare. Adesso torneremo a Torino con l'innocenza sua e del secondo Alessio» , giura Chiappero, legale bianconero. Palazzi stavolta sferra un gancio micidiale, una nuova richiesta: non più 7 mesi, ma un anno e tre mesi, in continuazione. La Disciplinare potrebbe ridurre la squalifica a 9-10 mesi con la sentenza. Arriverà prima del 10 agosto, gli toglierà la gioia di quella Supercoppa sudata, a Pechino. «Questa non è giustizia, è uno scontro puro - tuona l'avvocato De Rensis – perché la scivolata sul patteggiamento proprio non ce l'aspettavamo. Tuttavia, se ora pensate che riformuleremo le nostre colpe sui patteggiamenti degli altri, siete fuori strada» . Il dibattimento è chiuso, non c’è più il bivio. CONTE NON PATTEGGIA - La via bianconera era chiara alle prime ore dell'alba. Dopo il summit della notte, nuovo incontro a Torino per decidere le sorti di Alessio e Conte. Assente l’avvocato Briamonte, dopo la rottura con gli altri legali. Un silenzio assordante a Roma, alle 9.30 iniziava il secondo giorno del processo sportivo. Quindi il sussulto, un mezzogiorno di fuoco: a tarda mattina, dalla Juve spifferavano i primi sussurri della strategia. Una battaglia quasi forzata, una volta trapelate le intenzioni della Disciplinare di non accettare richieste al di sotto di 5-6 mesi di squalifica per il tecnico bianconero. Un ultimo tentativo alle 14, quando De Rensis e Chiappero irrompevano all'ex Ostello della Gioventù. Colloqui fitti con i procuratori federali nella hall. Inutili. UN ANNO E TRE MESI - Conte non patteggia. E non ci sono più carezze. Ore 15.45, rombo di tuono: « Per il tecnico bianconero e Alessio chiediamo 1 anno e 3 mesi , in continuazione» . Arriva lo schiaffo di Palazzi: «La tesi difensiva basata sul risentimento di Carobbio non regge. E tra l’altro lo stesso collaboratore Stellini, con la sua dichiarazione, ammette quanto successo nella gara Albinoleffe-Siena» . Autogol mercoledì dei legali bianconeri. De Rensis reagisce a gran voce: «Conte sarebbe stato un demente a fare un discorso davanti a 25 persone nello spogliatoio delegittimando la sua storia. E le nostre testimonianze prodotte, se non sono deferiti, sono testimoni. Pure Salvini (gip di Cremona, ndr) dice che Carobbio non è del tutto trasparente. Nel ritiro, prima di Novara-Siena fa 29 chiamate a Ilievski da una scheda egiziana. Non gli è stata fatta nessuna domanda dalla Procura Federale. Com’è possibile che sia illibato solo col Siena? Nel deferimento c’è un silenzio che parla» . OMBRE DA BARI - Chiede il proscioglimento la Juve, il legale Chiappero s’appella alla bandiera: «Se l’Italia è arrivata seconda all’Europeo lo deve a Conte, che ha creato un gruppo solido e unito. Dice la Cassazione, la condanna presuppone la certezza della colpevolezza, invece l’assoluzione la mera incertezza della colpevolezza» . Eppure nel dubbio, Conte potrebbe presto essere ascoltato - a oggi come “persona informata sui fatti” - pure a Bari, dove sono state riaperte le indagini, dopo le nuove confessioni di Masiello e Micolucci. Spifferi su Piacenza-Bari e Salernitana-Bari di fine maggio 2009. In entrambe difendeva la porta un “incerto” Nicola Santoni (che sostituiva Gillet), in formazione Parisi, Masiello, Guberti e Ranocchia, che verrà ascoltato oggi. In panchina Antonio Conte. Il Procuratore Laudati sta indagando su ogni sfaccettatura di quel Bari. E ci sono parecchie nuvole nere in lontananza. Un’altra pioggia di fango. ------- INIZIA IL PROCESSO SUL FILONE BARI Tocca a Bonucci e Pepe Lecce, incombe la Lega Pro di ALBERTO ABBATE (CorSport 03-08-2012) ROMA - Effetto Larrondo: derubricazione dell’illecito a omessa denuncia. Non ci crede affatto Bonucci, ma la speranza c’è. Solo così mediterebbe su un eventuale patteggiamento. Oggi si presenterà a processo, insieme al compagno Pepe. Deferiti per la stessa gara (Udinese-Bari), sull’esterno bianconero pesa però “solo” un’omessa denuncia: il club friulano rischia un’ammenda. Se la beccherà pure la Samp: patteggerà 1 punto e 30mila euro, per l’illecito di Guberti. Guardingo il Bologna (2 punti), ma sereno. Inquieto il Bari (rischia 12 punti, cerca un accordo sui 6), disperato il Lecce, a un passo dalla Lega Pro. E’ la situazione più critica del giudizio sul filone di Bari, che si aprirà oggi e si chiuderà domani: lunedì 6 agosto la camera di consiglio, la Disciplinare emetterà l’8-9 tutte le sentenze. Comprese quelle del troncone di Cremona. Ieri s’è chiuso il dibattimento, fra le lacrime di Camilli, presidente del Grosseto: «Ho visto mio figlio piangere, non sono un delinquente». BONUCCI - Ci sarà un intero ex Bari (6 illeciti) - c’è pure il ds Angelozzi per omessa denuncia - ad essere giudicato: dai due Masiello a Parisi, finendo per Bonucci. I legali del difensore bianconero produrranno oggi un documento per escludere indagini della magistratura a carico del loro assistito. Poi, lo difenderanno in ambito sportivo. Rischia 3 anni di squalifica. Non patteggerà e non vuole chinarsi neppure Pepe. LECCE E LE ALTRE - Disperato, il Lecce. Responsabilità diretta per l’ex presidente Semeraro: Palazzi - come per il Grosseto - chiederà la retrocessione e forse tre punti. Dovrà difenderlo l’avvocato Grassani, che tutelerà pure il Bologna: i rossoblù non sono orientati a patteggiare per i “reati” di Portanova e Di Vaio. Entro il 10 agosto, le sentenze. Il 17 agosto il secondo grado davanti alla Corte di Giustizia. Poi si andrà al Tnas: «Il dubbio pro reo non può valere solo per Conte», hanno ribadito ieri molti legali. Più che una difesa. ------- Agnelli-Figc un conflitto senza fine Il presidente bianconero parla di «sistema dittatoriale» e attacca: «Fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale». E ora a Via Allegri si valuta l’ipotesi deferimento di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 03-08-2012) TORINO - E' guerra tra Juventus e Figc. Il presidente Andrea Agnelli denuncia un «sistema dittatoriale» , la Federazione ribatte e valuta il deferimento: gli estremi ci sono, la remora è evitare ulteriori tensioni. I rapporti tra la società di corso Ferraris e l'organo di governo del calcio italiano sono incrinati ormai da un paio d'anni: i confini erano tracciati dall'esposto del 10 maggio 2010 per la revoca dello scudetto assegnato all'Inter e dalla querelle freschissima sul numero degli scudetti, in mezzo la richiesta di risarcimento (444 milioni di euro) per i presunti danni subiti da Calciopoli. Ad inasprire i toni, adesso, la decisione della Corte di respingere la richiesta di patteggiamento di Antonio Conte, già definita a caldo dalla Juve «un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società» . Ieri la scelta di non trattare ulteriori accordi e le parole durissime del presidente: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale. Per molto tempo e con grande senso di responsabilità la Juventus e i suoi tesserati hanno mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle Istituzioni e rispetto ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco ai suoi danni e ai danni dei suoi tesserati. Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». INADEGUATEZZA - Agnelli difende Conte - come gli altri bianconeri coinvolti, tutti per altro in relazione a vicende antecedenti il loro arrivo a Torino - e attacca in particolare la giustizia sportiva: «La decisione della Commissione Disciplinare Nazionale della Figc, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera. Rilevo nuovamente l'incapacità di interpretare le moderne esigenze del professionismo di alto livello. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all'onorabilità. La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere, con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio». VALUTAZIONI - La chiosa riporta al calcio giocato ( «Sarà una stagione complessa ed impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l'obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013» ), intanto la battaglia diventa incandescente: «La Figc e i suoi Organi - replica la Federazione - operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l'indipendenza e l'autonomia della Giustizia Sportiva così come disciplinata dall'Ordinamento Sportivo Nazionale: le valutazioni del Presidente della Juventus Andrea Agnelli non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica. Contrastano peraltro con le dichiarazioni (rilasciate in data 26 luglio attraverso il sito della Società) n elle quali la naturale amarezza per i deferimenti già intervenuti era - nelle parole dello stesso Agnelli - “mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza nel corso di questa partita che si svolge innanzi a vari gradi di giudizio”». ------- Juve decisa: Conte resterà Squalificato? In panchina Carrera o Baroni Riunioni febbrili ma la linea del club per ora non cambia: avanti con lui anche se lo stop sarà lungo di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 03-08-2012) TORINO - Una giornata lunghissima: riunioni, strategie, confronti. Antonio Conte e il presidente Andrea Agnelli si ritrovano presto in corso Ferraris: ci sono anche gli avvocati Michele Briamonte, Luigi Chiappero e Antonio De Rensis, un ultimo punto prima di decollare per Roma. SINCERITA' - La scelta di affrontare il processo, senza imbastire nuovi accordi, non è semplice però è condivisa: già il primo patteggiamento era una forzatura, un compromesso per uscire dall'impasse, adesso non ci sono più le basi perché la richiesta respinta fa rabbia e l'allenatore, in particolare, vuole con forza il giudizio, convinto di poter dimostrare la propria estraneità. Attorno a mezzoggiorno Chiappero e De Rensis lasciano la sede diretti all'aeroporto, Conte esce poco più tardi per preparare l'allenamento del pomeriggio, il presidente soltanto alle tre - il tempo di un tramezzino e un espresso - prima di dettare dichiarazioni di fuoco contro il sistema calcio e la giustizia sportiva. Comunque finisca, la Juventus si farà promotrice della riforma: i codici - ripetono - sono antiquati, s'impone una normativa adeguata al pallone business e non soltanto gioco. Affiorano anche riflessioni diverse: la Juve difende con sincerità i suoi tesserati, ma è ammissibile, in astratto, che un club rischi di perdere un calciatore su cui ha investito per vicende legate al passato? Non è necessario colmare il vuoto studiando una forma di tutela, anche banale come una fideiussione? FERMEZZA - Riflessioni giuste, in verità non prioritarie. Adesso il problema è la spada di damocle che pende sulla testa dell'allenatore dello scudetto. La richiesta del procuratore Stefano Palazzi, un anno e tre mesi, mette i brividi: Conte, deciso e quasi ostinato nel volere il processo, è sicuro di demolire le accuse, ma cosa accadrebbe se dovesse arrivare una squalifica, di sicuro più lunga dei tre mesi che aveva patteggiato? La Juve non vacilla, non cambia idea, non si scompone: Agnelli elude il tema nelle dichiarazioni affidate al sito ufficiale, ma la scelta di corso Ferraris è chiara: avanti comunque con Antonio, anche se dovesse prendere il massimo della pena. La determinazione bianconera rimpicciolisce le valutazioni pur legittime sull'opportunità: si può davvero affrontare, nell'eventualità, un'intera stagione agonistica con un tecnico di facciata sulle distinte e un titolare operativo a Vinovo ma relegato le domeniche (e i mercoledì di Coppa) in tribuna? E quanto peserebbe l'assenza a bordo campo di un motivatore sanguigno come Conte? E chi potrebbe arrivare, d'altro canto, con Fabio Capello Ct della Russia e Cesare Prandelli inchiodato alla Nazionale? Interrogativi spazzati via dalla fermezza di Andrea Agnelli, espressa pubblicamente più volte e sottoscritta da John Elkann. PROGETTO - Ieri si era anche diffusa la voce di possibili dimissioni ponderate di Conte in caso di squalifica particolarmente dura. Non una resa, ma un gesto rivolto alla società per consentirle di decidere senza imbarazzi il futuro. In realtà, l'allenatore ha ironizzato sul punto - con la forza d'ironizzare che può avere un uomo finito nello scandalo scommesse per un'accusa isolata, deciso nell'urlare la sua innocenza ma spinto ad accettare un accordo pur di tirarsi fuori e adesso di nuovo nel bailamme -: andrà avanti malgrado tutto, desideroso di completare il progetto Juve. Pronti Massimo Carrera, già suo collaboratore tecnico, o Marco Baroni, allenatore della Primavera: siederanno in panca, in un interregno più o meno lungo, ma lui rimarrà il condottiero. ___ Il Sole 24ORE 03-08-2012
  7. Calcio e tribunali Il garantismo da curva Sud che trasforma i casi gravi della giustizia sportiva in casi fatui di PIERO VIETTI (IL FOGLIO 03-08-2012) Il calcio è cosa buona e giusta, da quando è stato inventato diverte, educa, emoziona, insegna, esalta e intristisce. Il gesto atletico, il dribbling ubriacante, il gol capolavoro, il miracolo del portiere. Forse nessuno sport è così metafora della vita quanto il calcio, pulito per definizione e nel contempo naturalmente sporco, come tutto a questo mondo. Allo stesso modo la giustizia sportiva appare, mai come di questi tempi, metafora della giustizia italiana, con tutto quello che ne consegue: protagonismi dei magistrati, caccia alle streghe, arresti in favore di telecamera, processi mediatici che finiscono nel nulla e il solito schierarsi su due fronti, giustizialisti e garantisti. Con una differenza sostanziale, però: nel calcio il garantismo diventa immediatamente grottesco, allegro e spesso fatuo. Garantismo da bar sport, annacquato, e dunque svilito, dal tifo sportivo. Lo si vede in questi giorni di deferimenti sul calcioscommesse, con il caso del patteggiamento (rigettato) chiesto dall’allenatore della Juventus, Antonio Conte, accusato di non avere denunciato un paio di partite truccate dai suoi giocatori ai tempi in cui allenava il Siena. Di colpo nei commenti il capo d’imputazione svanisce, social network, blog e giornali diventano curve, il problema è l’attacco alla propria squadra, chissenefrega delle altre squadre colpite da penalizzazioni più gravi. Ieri, quando il procuratore Palazzi ha chiesto 15 mesi di squalifica per Conte, Andrea Agnelli ha parlato di “dittatura dei giudici” (come se fosse Berlusconi, o Cicchitto, o il Foglio). Nel paese delle carceri che esplodono, delle custodie cautelari che non finiscono, dei sospettati incarcerati perché confessino, il garantista tifoso (solitamente inappuntabile) trasforma casi gravi in casi fatui, riduce tutto in burla grottesca, meglio se con un tweet da curva Sud. Il garantismo pallonaro, oltre che essere annacquato, viaggia a fasi alterne, è subito abbandonato se a essere colpito è il rivale storico, al quale anzi spesso e volentieri viene rinfacciato qualche trascorso con la giustizia sportiva, in quel caso sì giusta (o manchevole di avere colpito l’avversario a dovere, ma la differenza è sottile). Un conto è sostenere che – nel caso specifico – Conte non è colpevole di omessa denuncia, un altro partecipare al dibattito sul caso omettendo la gravità del reato contestato, trasformando la difesa da tali accuse in consigli da allenatore in canotta e rutto libero (“patteggia!”, “non patteggiare!”, “mandali a fanċulo!”, “dimostra la tua innocenza!”, come in un derby). Permettere che una partita di calcio sia truccata è cosa grave, nel paese in cui un accusato per bancarotta finisce in carcere per un anno e viene distrutto non si può ridurre un’accusa come la truffa sportiva alla stregua di un coro della tifoseria avversaria a cui ribattere dicendo che l’arbitro è ċornuto. ___ il Fatto Quotidiano 03-08-2012 ___ Twitter 03-08-2012 ___ IL FOGLIO 04-08-2012
  8. CALCIOSCOMMESSE Per Conte chiesto stop di 15 mesi È la pena chiesta da Palazzi, dopo che il tecnico bianconero ha rifiutato il patteggiamento. Assurda la reazione di Andrea Agnelli, che parla di «sistema dittatoriale». Il procuratore federale: «Per Carobbio stesso sconto anche se non lo avesse nominato» di FIAMMETTA CASSINI (IL ROMANISTA 03-08-2012) Un anno e tre mesi di squalifica per Antonio Conte. Questa la richiesta formulata dal procuratore federale Stefano Palazzi al termine dell’udienza di ieri nel processo sportivo sul calcioscommesse in corso a Roma. Definitivamente caduta l’ipotesi patteggiamento sia per il tecnico della Juventus sia per il suo vice Angelo Alessio, entrambi deferiti con l’accusa di omessa denuncia delle presunte combine di Novara-Siena e Albinoleffe-Siena nel campionato di Serie B 2010/11. La Commissione Disciplinare si riunirà in camera di consiglio domenica sera e fra l’8 e il 9 agosto è atteso il verdetto. Intano, è durissima la reazione del presidente bianconero Andrea Agnelli, che parla di «sistema dittatoriale». D’altra parte, dopo che la Disciplinare aveva giudicato non congrua la squalifica di tre mesi patteggiata con la Procura, Conte ha rinunciato al patteggiamento e gli avvocati del tecnico sono tornati a Roma per il dibattimento. A questo punto le richieste di Palazzi sono state particolarmente pesanti. Nell’arringa difensiva l’avvocato De Renzis si è rivolto ai giudici chiedendo il proscioglimento di Conte da ogni accusa: un ulteriore cambio di strategia per il tecnico della Juventus, passato dalle dichiarazioni di innocenza all’accettazione del patteggiamento, salvo poi virare ancora sulla richiesta di assoluzione una volta che la Disciplinare ha fatto presente che tre mesi e un’ammenda non erano da considerarsi una pena congrua per una doppia omessa denuncia. Nella sua requisitoria, Palazzi ha smontato parte dell’impianto difensivo di Conte sottolineando che «Carobbio avrebbe ottenuto lo stesso sconto di pena se non avesse fatto il nome di Conte. Non esiste il motivo di risentimento personale ». La risposta della Juventus non si è fatta attendere: «Constato che la Federazione Italiana Giuoco Calcio e la sua giustizia sportiva continuano a operare fuori da ogni logica di diritto e di correttezza sostanziale – ha detto in una nota ufficiale il presidente Agnelli -. Per molto tempo e con grande senso di responsabilità la Juventus e i suoi tesserati hanno mantenuto un atteggiamento sereno e coerente rispetto alle Istituzioni e rispetto ad atteggiamenti che, fin da subito, suggerivano che fosse in atto un nuovo attacco ai suoi danni e ai danni dei suoi tesserati. Le risultanze dei vari deferimenti dimostrano enormi contraddizioni e volgono alla tutela esclusivamente di chi gli illeciti li ha commessi. Questo è paradossale e non può essere accettato». Non solo: «La decisione di ieri (mercoledì, ndr) della Commissione Disciplinare, che ha opposto un non motivato rifiuto al patteggiamento già ponderato e sottoscritto dal Procuratore Federale, è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera. Anche avendo scelto, contro ogni istinto di giustizia e con una logica di puro compromesso, la strada del patteggiamento per poter limitare i danni di una giustizia sportiva vetusta e contraddittoria, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità». Pronta anche la replica di via Allegri: «La Figc e i suoi organi operano con correttezza nel pieno rispetto delle norme statutarie che garantiscono l’indipendenza e l’autonomia della Giustizia Sportiva così come disciplinata dall’Ordinamento Sportivo Nazionale. Le valutazioni del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio per diritto di critica». La sentenza dovrebbe arrivare per metà settimana, ma intanto il tecnico della Primavera Marco Baroni si prepara a guidare la Juve nel suo primo impegno ufficiale, perché se c’è una cosa certa è che a Pechino contro il Napoli Antonio Conte non sarà in panchina. Resta da capire se e quando ci tornerà.
  9. Scommesse Niente patteggiamento per l’allenatore, la Juventus va allo scontro con la giustizia sportiva Conte a processo, rischia 15 mesi Agnelli: «Un sistema dittatoriale che priva del diritto alla difesa» di ANDREA ARZILLI (CorSera 03-08-2012) ROMA — Chiedi tre mesi e te ne prendi 15, Antonio Conte sbatte sulla giustizia mordi e fuggi dello sport dopo la deflagrazione dei piani di patteggiamento: la richiesta fatta alla Disciplinare dal procuratore Palazzi è da tabellario, un anno per la doppia omessa denuncia più la reiterazione del reato quantificata in mesi tre, e viene applicata anche al vice di Conte, Angelo Alessio. Ma c'è un abisso rispetto ai 7 mesi da cui la Juventus e la Procura Figc sono partiti nella discussione sul patteggiamento lavorando giorno e notte fino a ieri pomeriggio, fino a un attimo prima che i legali bianconeri scegliessero lo scontro di merito nel dibattimento. Ordine di Agnelli giunto in coda alla riunione fiume che ha tenuto allo stesso tavolo i vertici della società, il tecnico, Pavel Nedved e il pool dei legali bianconeri: si può ancora trattare per scendere a patti ma solo fino al tetto massimo dei 4 mesi, non di più. Dopodiché, se l'istanza è rigettata una seconda volta, si segue la tattica di Conte, si va dritti in giudizio alla ricerca dell'assoluzione. O la va o la spacca. Ma la proposta manco ce l'ha fatta ad arrivare sul tavolo dei giudici, loro avevano stabilito un minimo di congruità per i reati contestati ad Antonio Conte, oltretutto indirettamente rafforzati dalla confessione di Cristian Stellini che ha finito per corroborare la versione del pentito Carobbio: 5 mesi e 10 giorni e 200 mila euro di multa per impacchettare il compromesso, più giù non si scende. Il patteggiamento è rimasto così nel limbo dell'informalità, paralizzato da due posizioni irremovibili che, per forza di cose, sono entrate in collisione al momento della richiesta di Palazzi. «Figc e giustizia sportiva operano fuori da ogni logica — ha attaccato sul sito della Juve Andrea Agnelli —, ci si scontra con un sistema dittatoriale che priva del diritto alla difesa e all'onorabilità». «Valutazioni che non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio per diritto di critica», la replica della Figc che fa notare come le parole di Andrea Agnelli possano configurare anche il rischio di un ulteriore deferimento a carico della Juve, una strada che difficilmente verrà praticata per non acuire i toni di un confronto già asprissimo. Nel giro di una giornata si è passati dal lavoro delle diplomazie allo scontro in aula. Le arringhe dei difensori di Conte sono state apprezzate dalla Disciplinare, spunti tecnici e forza evocativa. Ieri sera la commissione si è riunita in camera di consiglio per decidere dei casi esaminati nella due giorni del filone cremonese, quello del tecnico della Juve in primis. L'8 o il 9 le sentenze di primo grado, probabile che la richiesta di Palazzi su Conte venga smussata fino a 9/10 mesi, ma sarà solo la prima tappa di un percorso che arriverà fino al Tnas. Oggi, intanto, parte il processo sul filone barese. Ci sono Pepe e Bonucci, pene diverse (rispettivamente omessa denuncia e illecito), stessa tattica: no al patteggiamento. Così come il Bologna, mentre la Samp, invece, tenterà l'accordo con Palazzi per evitare il dibattimento. (ri)salto della ranocchia GIUSTIZIA INADEGUATA MA NON PUÒ VALERE SOLO SE TI ACCONTENTA Patteggiamento Non si può trattare con un’istituzione e poi attaccarla se la trattativa fallisce di MARIO SCONCERTI (CorSera 03-08-2012) Andrea Agnelli ha molte ragioni, la giustizia sportiva è spesso sbagliata e discretamente assurda. Ma dirlo a metà di un processo è assurdo almeno altrettanto. L'attacco di Agnelli, i toni usati nel comunicato e dallo stesso Conte in aula, entrano di diritto nella medesima arroganza che vorrebbero combattere. È vero, la giustizia sportiva è inadeguata, quasi sempre sommaria, ma lo è da sempre, non è stata inventata adesso per la Juve. Ed è la stessa giustizia con cui fino a ieri la Juve ha cercato di trovare un compromesso, la stessa blandita nei giorni scorsi e nelle lunghe ore in cui si è cercato l'accordo. Fosse stato accolto il patteggiamento, avrebbe la Juve parlato ancora di dittatura? Non si può portare avanti una trattativa con un'istituzione e definirla poi inadeguata e scorretta quando la trattativa fallisce. Dà l'idea che si consideri giusto solo quello che conviene. Personalmente sono convinto che Conte non c'entri niente, che sia innocente, ma capita vivendo di trovarsi dentro a queste cose, soprattutto in un mondo fragile come il calcio. Non per questo si può sempre pensare (e far pensare) di essere al centro di una guerra, che il mondo ci ha scelto solo come avversari. Troppo semplice. Si rischia di far credere di voler usare la forza del proprio popolo come arma politica, come disuguaglianza iniziale. Cosa che per certo non appartiene storicamente alla Juve e nemmeno al suo impetuoso giovane presidente. In questo stesso processo per molti altri casi di omessa denuncia sono state fatte le stesse richieste fatte per Conte. C'è uno stupido tariffario a gestire le accuse, non un Signore del Male. Tanto stupido e automatico che si era voluto evitare patteggiando. Cambiare opinione a seconda della sentenza è comprensibile, ma abbastanza sospetto. La Juve ha subìto molto dalle sentenze di Calciopoli, ha pagato un prezzo assolutamente sproporzionato. Ora che è tornata deve però imparare a riappropriarsi del suo ruolo. Una Juve costantemente sulle barricate è fuori dalla storia, non serve né al calcio né a se stessa. Né tantomeno a riscrivere una giustizia sportiva nuova. Cosa invece ormai indispensabile. ___ Conte, chiesti 15 mesi di stop Rabbia Agnelli: “È una dittatura” Figc: “Parole inaccettabili” Oggi tocca a Bonucci. I tifosi bianconeri: scenderemo in piazza Gli avvocati della difesa: “Accuse prive di riscontri, questa non è giustizia” di MATTEO PINCI (la Repubblica 03-08-2012) ROMA — Un anno e tre mesi di squalifica. La procura della Figc quantifica così la pena per Antonio Conte, decretando a tutti gli effetti lo scontro con la Juventus. Patteggiamento addio, si va a processo con la richiesta pesantissima da parte del procuratore federale Palazzi, e rigettata con forza dal club bianconero nelle lunghe arringhe dei legali De Rensis e Chiappero. 15 mesi che segnano una retromarcia netta rispetto ai 3 mesi con ammenda del patteggiamento respinto, e rispecchiano i termini per l’omissione di denuncia contestata in passato ad altri tecnici: un anno per la prima, tre mesi per la seconda in continuazione di reato. Proposta che da oggi la Disciplinare dovrà valutare in camera di consiglio: tra l’8 e il 9 è atteso il pronunciamento, che potrebbe variare dalla conferma della richiesta a uno sconto, con pena ridotta a 9-12 mesi. «Questo è un sistema dittatoriale che priva le Società e i suoi tesserati di qualsivoglia diritto alla difesa e all’onorabilità», è la dichiarazione di guerra del presidente della Juventus Andrea Agnelli, nei confronti di una giustizia sportiva «vetusta e contraddittoria ». Parole dure quanto e più delle richieste del procuratore federale. Parole, soprattutto, che avrebbero meritato un deferimento per dichiarazioni lesive dell’onorabilità delle istituzioni sportive, ma a cui la Figc si è limitata a rispondere con un comunicato: meglio una censura verbale rispetto a un nuovo provvedimento formale che avrebbe gettato altra benzina sul fuoco delle polemiche. «La scivolata sul patteggiamento l’ho digerita poco», sosteneva il legale De Rensis, ricordando le contraddizioni tra Gervasoni e Carobbio e le telefonate di questi a Ilievski prima di Novara-Siena. «No a condanne senza prove certe», la posizione aggressiva ribadita dall’avvocato Chiappero. E pensare che i legali erano arrivati a Roma con intenzioni diverse, dopo una notte spesa a convincere inutilmente un furibondo Conte di ripercorrere la strada del patteggiamento. Poi il viaggio, senza l’avvocato Briamonte, che il giorno prima aveva colpito la commissione per un atteggiamento sopra le righe, e disertando la mattinata di discussioni — in cui l’avvocato di Mario Cassano ha evocato il principio del «in dubbio pro reo» applicato a Conte e non agli altri come bandiera della non uniformità. Poco prima delle 15, approfittando della pausa nel dibattimento, i legali hanno cercato comunque un nuovo accordo informale con la procura: qualche parola scambiata dietro un pilastro nella hall dell’ex Ostello. La richiesta: chiudere con 4 mesi di squalifica; la risposta: uniformarsi ai 5 patteggiati dai collaboratori di Conte, D’Urbano e Savorani. E, su questo punto, la rottura. A cui ha fatto seguito la presa di posizione dei tifosi bianconeri, pronti a manifestare pubblicamente il proprio dissenso, minacciando una marcia su Roma contro la Figc. A questo punto il fronte rischia di travolgere anche altri tesserati. Oggi, in questo senso, una nuova Commissione disciplinare aprirà il secondo procedimento, quello relativo al filone di Bari, e che interessa anche il difensore della Juventus Bonucci. Per lui si era parlato di “effetto Larrondo”, ossia della possibilità di veder derubricato il reato di illecito in omessa denuncia. Dopo lo scontro di ieri, il rischio che l’atto possa essere letto come un segnale di debolezza delle istituzioni, è tutt’altro che da sottovalutare. A Processo anche il Lecce, che dovrà difendersi dall’accusa di responsabilità diretta causa illecito dell’ex presidente Semeraro, e il Bologna: nella memoria dei rossoblù, anche la testimonianza di Gianni Morandi, presidente onorario del club. Calcioscommesse, la bufera infinita Masiello: centrale operativa nello spogliatoio. Oggi interrogato Ranocchia Indagini sul ruolo chiave di Bellavista e dei “senatori” e sui legami con la criminalità di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 03-08-2012) L’ultimo interrogatorio è avvenuto in gran segreto all’inizio della settimana. E ha dato una nuova certezza: l’inchiesta barese sul calcio scommesse non è finita. Ma, forse, è appena cominciata. Andrea Masiello, l’ex terzino del Bari, nei giorni scorsi si è riseduto davanti al procuratore Antonio Laudati e al sostituto Ciro Angelillis e ha raccontato l’ultimo pezzo della sua verità. Forse la più incredibile. Da anni Bari è una scuola di calcio scommesse. Gli scommettitori hanno grande dimestichezza da varie stagioni con lo spogliatoio biancorosso dove avevano contatti con i “senatori”. In questo sistema Antonio Bellavista avrebbe sempre avuto un ruolo centrale. Il caso più clamoroso è stata probabilmente la partita tra Bari e Salernitana, vinta per 3 a 2 dalla squadra campana nel maggio del 2009: il Bari è stato già promosso e alcuni giocatori intascherebbero denaro sia da alcune persone vicine alla squadra avversaria sia dagli scommettitori baresi. Ma chi sono? Ecco, questo sarebbe il vero salto di qualità che Masiello avrebbe fatto fare all’inchiesta dando altri nomi e cognomi e soprattutto spiegando l’organigramma della struttura. Al centro ci sarebbero alcuni ristoratori insieme con imprenditori e professionisti. Ma il sospetto è sempre quello che sull’affare ci abbia messo le mani anche un pezzo della criminalità organizzata. I pagamenti avvenivano infatti soltanto i contanti, proprio per non lasciare nessuna possibile traccia. La cosa veniva gestita all’interno dello spogliatoio e spesso proprio nel San Nicola avveniva la distribuzione del denaro. La partita più incredibile è stata quella con la Salernitana ma non molto diversa era stata quella dell’anno precedente (anch’essa persa) con il Treviso. Non solo. I giocatori che passavano da Bari acquisivano un vero e proprio “know how” quando poi si trasferivano nel resto d’Italia mantenendo i contatti con gli scommettitori pronti a investire capitali importanti in tutta Italia. La procura lo aveva sempre sospettato, ma non è un caso che la maggior parte dei protagonisti dello scandalo calcio scommesse sono passati da Bari: Gervasoni, Micolucci, Santoni, Bellavista o Masiello giusto per citare alcuni dei protagonisti. Al momento sono sette le persone iscritte nel registro degli indagati. Ma il numero sembra essere destinato a salire. Stamattina verrà ascoltato dagli inquirenti il difensore dell’Inter, Andrea Ranocchia, tirato pesantemente in ballo da Masiello per la partita persa contro la Salernitana. Convocato dai carabinieri anche Angelo Iacovelli, il factotum dei giocatori indicato sempre da Masiello come il tramite e in parte l’organizzatore della partita contro la Salernitana. Entro la fine del mese dovrebbero essere chiamati anche Antonio Conte e il suo assistente Christian Stellini. Quest’ultimo era il leader di quello spogliatoio del Bari. Per Conte non c’è nessuna accusa specifica, ma gli inquirenti vogliono capire se lui si sia mai accorto del suk raccontato da Andrea Masiello e dall’altro pentito di quest’inchiesta, l’ex difensore Vittorio Micolucci. ------- Il caso Voci di dimissioni, poi la smentita la Juve difende il tecnico a oltranza A Pechino con il mister della Primavera. Ma spunta l’idea Carrera di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 03-08-2012) TORINO — La Juventus resta stretta attorno a Conte: la presa dell’abbraccio non s’allenta, il piano B non esiste, l’allenatore è destinato a restare al suo posto anche da squalificato, anche se squalificato sarà pure il suo vice, Angelo Alessio, e anche se squalificato è già uno dei suoi collaboratori più fedeli, Cristian Stellini. Oggi la società bianconera deciderà chi mandare in panchina durante i lunghi mesi (a Torino, la sospensione del tecnico è data quasi per scontata) in cui l’allenatore potrà invece sedersi soltanto in tribuna: toccherà scegliere tra Massimo Carrera, l’unico dello staff di Conte (assieme al preparatore dei portiere Filippi) di cui non si sta occupando la giustizia sportiva, e Marco Baroni, tecnico della Primavera. Conte, ovviamente, spinge per Carrera: la prima decisione del club suggerirà se la solidarietà all’allenatore è davvero senza scadenza e senza condizioni. Intanto, per Baroni è stato chiesto il visto per la Cina (che Carrera già aveva): domenica la Juve partirà per Pechino, dove l’11 agosto giocherà la Supercoppa contro il Napoli, e sarà là che saprà se e per quanti mesi Conte verrà punito. I bianconeri non vogliono mostrare segni di cedimento. «Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli» aveva detto la settimana scorsa Andrea Agnelli, e Conte (ma anche Alessio, anche Stellini, anche Pepe e Bonucci che aspettano di venire giudicati) solo non è, per il momento, anche se tra mercoledì notte e ieri mattina ci sono state discussioni accesissime, furibonde. L’allenatore era imbizzarrito, non avrebbe voluto patteggiare già all’inizio e s’è rifiutato di piegarsi alla possibilità di un accordo riparatore, preferendo mostrare il petto, andare a giudizio e rischiare il massimo della pena, nonostante sia Agnelli sia gli avvocati gli consigliassero di ammorbidirsi. Ma siccome la diplomazia (anche quella interna) ha fallito, la Juve ha deciso di andare in battaglia. E in battaglia, dare un’immagine di compattezza è essenziale. La vicenda, però, ha lasciato delle scorie: inevitabile, quando la strategia è condivisa. Nel pomeriggio erano persino circolate voci sulle dimissioni di Conte, che però il tecnico ha negato — ridendoci sopra con sarcasmo — anche con i suoi collaboratori più stretti. Ma la Juve resta in una posizione di imbarazzo. Restare a lungo senza allenatore non è così grave da un punto di vista strettamente tecnico (un coach squalificato può fare tutto quello che fa di solito tranne che entrare negli spogliatoi prima della partita e sedersi in panchina durante), ma di certo non giova all’immagine di un club che ha appena ricominciato a vincere e che da settembre si riaffaccerà in Europa. Inoltre, dopo Calciopoli la società redasse un codice etico, che ora verrebbe rinnegato: a questo tema pare sia particolarmente sensibile John Elkann, che di fatto è il proprietario della Juve. Finora non ha mai contraddetto suo cugino Andrea. Finora. In ogni caso, nulla succederà né nulla potrebbe succedere fino a quando Conte non verrà squalificato, e non è detto che accada. Di certo, la dirigenza bianconera è pronta a sostenere il tecnico anche nei successivi gradi di giudizio, mirando quantomeno ad ottenere un robusto sconto alla pena di primo grado che, se ci sarà, difficilmente sarà inferiore a un anno di squalifica. L’obiettivo è di evitare che Conte perda la stagione intera, e l’imbarazzo di un giro d’Italia completo senza una guida ufficialmente e regolarmente riconosciuta. Di certo, non ci sarà un allenatore ad interim: la soluzione interna è giudicata ampiamente sufficiente. Ma il tempo può impolverare le convinzioni. E le scorie non sempre si lasciano smaltire. ___ LA JUVE DICE NO AD UN PATTEGGIAMENTO DI 5 MESI E 10 GIORNI: SI FERMA A 4 La resa dei conti Il procuratore Palazzi chiede per Conte 15 mesi di squalifica Agnelli: “Sistema dittatoriale”. Abete: “Parole inaccettabili” Mercoledì le sentenze. Ora il tecnico rischia una pena non inferiore ai 9 mesi di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 03-08-2012) Tutto in un attimo e molto rumoroso. Sono passate da poco le tre di pomeriggio quando fra i legali di Antonio Conte e la procura Figc da un lato e la Commissione Disciplinare dall’altro naufraga anche il secondo tentativo per arrivare al patteggiamento: gli avvocati del tecnico bianconero sono tornati nella Capitale dal vertice notturno di Torino con il mandato di non andare oltre i quattro mesi (e 200 mila euro di multa) come base dell’accordo bis con il pm del pallone Stefano Palazzi da presentare all’esame dei giudici, ma una nuova intesa così formata è immediatamente ritenuto «non congrua» dalla Disciplinare. Lo scenario cambia, i toni si accendono: Conte è a processo, Palazzi, dopo una brevissima requisitoria, chiede, per l’allenatore e per il suo vice Angelo Alessio, un anno e tre mesi di squalifica per la doppia omessa denuncia ai tempi in cui il tecnico campione d’Italia con la Juve era sulla panchina del Siena. Nell’aula dell’ex Ostello della Gioventù gli spifferi cominciano a raccontare di una possibile intesa fra le parti ad un soffio perchè se Conte e la Juve avessero deciso di spingersi fino ad accettare uno stop di 5 mesi, 10 giorni e 200 mila euro di multa, il patteggiamento avrebbe ottenuto il via libera della Disciplinare. A Roma, il dibattimento si infiamma. Lontano dalle arringhe degli avvocati, va in scena un duello da resa dei conti. Il presidente della Juve Andrea Agnelli prende nota dei 15 mesi di squalifica richiesti dalla procura della Figc per Conte e gioca in contropiede: il sistema della giustizia sportiva viene definito «dittatoriale» e la stessa viene etichettata come «vetusta e contraddittoria», mentre la decisione della Commissione Disciplinare di rigettare la proposta del primo patteggiamento di 3 mesi e 200 mila euro di ammenda, per Agnelli, «è la testimonianza della totale inadeguatezza del sistema giuridico sportivo e della Federazione in seno a cui opera». Apriti cielo! La nota del presidente della Juve scuote il palazzo del calcio italiano e, da via Allegri, a tuonare è il numero uno della Figc Giancarlo Abete. «Queste valutazioni non sono accettabili e vanno al di là di un legittimo esercizio del diritto di critica...», risponde Abete quando, ormai, il nuovo, durissimo, scontro fra Juve e Federcalcio è servito. Tutto in un attimo e molto rumoroso. Prima il naufragio del secondo tentativo di accordo per il patteggiamento, poi le richieste di Palazzi e i veleni fra Agnelli e la Federcalcio. Agli avvocati difensori di Conte, Luigi Chiappero e Antonio De Renzis, il compito, in aula, non di giudicare Filippo Carobbio, il grande accusatore del tecnico bianconero, come un «pentito non credibile», ma di indicarlo come «un pentito non sempre credibile». La strategia dei legali di Conte appare chiara, senza rischi di cadere in trabocchetti e riesce a calamitare l’attenzione dei cinque giudici chiamati, mercoledì, al massimo giovedì, prossimo ad emettere le sentenze di primo grado. Palazzi, nel formulare la proposta di patteggiamento respinta il primo giorno di udienza - quella dei 3 mesi più 200 mila euro di multa - era partito da una base di sette mesi di squalifica, ridotti di un terzo grazie all’accordo e, in parte, commutati in sanzione economica: ieri, al momento di avanzare le proprie richieste di pena, ha scelto una strada diversa giudicando di 15 mesi il peso dei fatti, secondo l’accusa, compiuti da Conte per le partite Novara-Siena ed AlbinoleffeSiena. La Commissione ha cominciato la propria camera di consiglio già nella serata di ieri: un primo scambio di riflessioni in attesa della decisione e della stesura delle motivazioni. Conte, non accettando un patteggiamento di 5 mesi e 10 giorni più multa, adesso rischia una squalifica ben più pesante: la valutazione della Disciplinare, presieduta da Sergio Artico e composta da Claudio Franchini, Gianfranco Tobia, Federico Vecchio e Amedeo Citarella potrebbe non essere inferiore ai nove, dieci mesi di squalifica. Conte aspetta il primo verdetto. Poi, spazio all’appello davanti alla Corte Federale - prima udienza il 17 agosto - e al terzo grado di giudizio davanti ai giudici del Tribunale Nazionale Arbitrale dello Sport presso il Coni. Intanto, il duello fra Agnelli ed Abete fa discutere. L’uscita del numero uno della Juve, per la Figc, configurerebbe il rischio di un deferimento: una strada che difficilmente verrà praticata per non acuire i toni di un confronto già duro da tempo. ------- Dal campo ai giudici Codice Conte “Non patteggio, io vinco” Il legale: “L’accordo? Quasi mi attaccava al muro” NON C’È PIANO B Per il club lui rimane l’allenatore bianconero TIFOSI CON LUI «Pronti a marciare a Roma contro la Federcalcio» di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 03-08-2012) Per dire quanto Antonio Conte sia ossessionato dalla vittoria e detesti la sconfitta: «Non vuole perdere mai, soprattutto quando ha ragione. Posso dirlo io stesso, che ho rischiato di essere appiccicato al muro quando gli ho parlato del patteggiamento». Rischi del mestiere d’avvocato, che Luigi Chiappero, uno dei legali del tecnico, confessa chiudendo l’arringa. Pare che, dopo il no della commissione Disciplinare, nessuno abbia azzardato un secondo tentativo. Non patteggio, neppure a un giorno in più, andremo fino in fondo a questa faccenda, confida l’allenatore bianconero agli amici. E già al mattino si capisce come gli avvocati, nel pomeriggio a Roma, tradurranno la rotta, impugnando codici e testimonianze: battaglia, quel che poi è un processo. Battaglia a Carobbio, l’unico, insisteranno i legali, che ha tirato in mezzo il tecnico. Non è tempo di pace. Sarebbe stata negoziabile a tre mesi di stop, oltre non se ne parla neanche. Decide lui. Come in fondo confermano le parole di Andrea Agnelli: «La rispettabilità dei singoli è messa a repentaglio ed è quindi a loro che spetta la parola finale sulle decisioni da assumere». Ma nessuno resterà solo, ricorda il presidente bianconero: «Con la consapevolezza che la Juventus li sosterrà in tutti i gradi di giudizio». Equipaggiati per la guerra, anche lunga. Su un’altra cosa Agnelli e la società non hanno dubbi: Antonio Conte sarà l’allenatore della Juve. Punto. E fine delle chiacchiere. Non ci vuole una nota, basta un messaggio telegrafico. Valutazione morale e tecnica: crediamo all’innocenza del nostro allenatore e pensiamo che sia parte centrale del progetto. Perché poi è il campo che conta, e lì finisce, anche l’intervento di Agnelli: «Sarà una stagione complessa e impegnativa, ma la concentrazione sulle prestazioni in campo della squadra da parte di tutto il nostro ambiente rimane alta con l’obiettivo di confermarci vincenti a maggio 2013». Vincere è l’ossessione del club e di Conte, sul prato e fuori. Le tribù approvano e sostengono società e allenatore se sono già pronte a marciare verso Roma, per protestare contro la Federcalcio, come annuncia il sito «Vecchia.Signora.com», che ha circa 84.000 tifosi immatricolati. L’armamentario dei fedeli va dalla fototessera di Conte con la scritta «War», all’immagine con il motto che fu del Gladiatore: «Scatenate l’inferno». S’alzano insomma i vessilli e i toni, e non è bella cosa per quando si ricomincerà a giocare. Guerre Stellari, episodio II. Nel frattempo, Conte allena a Vinovo, aspettando la prima pronuncia. Che qualcosa potrebbe cambiare, per lui o il club, perché un anno è lungo, e l’allenamento non è mai uguale alla partita. C’è chi spiffera che il tecnico si sia stufato di questo calcio italiano e che, nel caso, sarebbe pronto alle dimissioni. Lui smentisce: non ci penso neanche. E c’è sempre il miraggio dell’estero, in Premier magari, se nei voli delle trasferte, e durante la settimana, da tempo Conte s’esercita con l’inglese. Volontà e applicazione l’hanno portato fin qui, campione d’Italia al primo tentativo. Conte, che un anno fa non fu la prima scelta, ma si rivelò poi la migliore: ha moltiplicato il valore di una squadra e dei suoi giocatori. Perderlo non sarebbe la fine della Juve, ma di una bella storia appena iniziata, sì.
  10. INTERVISTA GIANLUIGI GABETTI [utilizzare colori nerazzurri non è il massimo della simpatia, ndt] di SERGIO LUCIANO (Panorama | 8 agosto 2012)
  11. Rompikoglioni sì ma non velenosissimo: ormai spara ciclicamente battute tricologiche su Conte
  12. Scommesse Dopo il lavoro delle diplomazie la ratifica sembrava automatica, ora tutto torna in alto mare Conte, patteggiamento respinto La Juventus: «Un atto gravissimo» Per la Disciplinare la squalifica non può essere inferiore a 5/6 mesi Controproposta Il club bianconero sta elaborando una controproposta, ma il tecnico potrebbe decidere di affrontare il processo Ranocchia indagato Ranocchia nel registro degli indagati della Procura di Bari per un Salernitana-Bari del campionato 2008-09 di ANDREA ARZILLI (CorSera 02-08-2012) ROMA — Si va ai supplementari di una partita ancora tutta da giocare. La Disciplinare boccia l'accordo tra la Juve e Palazzi, tre mesi (più 200 mila euro di multa) per la doppia omessa denuncia contestata ad Antonio Conte «non sono congrui» per mandare in buca il patteggiamento, certamente non sono in linea con i precedenti analoghi in due estati di processi. Non è finita per Conte, non ancora. E la questione può addirittura precipitare se il tecnico deciderà di non ascoltare più il suo club e di tentare lo sfondamento immolandosi verso il giudizio in nome della propria innocenza. è questo il primo tema del summit di fuoco iniziato nella notte e proseguito stamattina a Torino: Andrea Agnelli, il pool di avvocati, Pavel Nedved e Conte, appena tornato da Ginevra e ancora più determinato a non accettare compromessi, ma pur sempre un dipendente della società. Tutti intorno al tavolo per stabilire la linea da riproporre oggi in aula, sul piatto lo studio di un'altra formula che possa passare indenne all'esame della Disciplinare pur tenendo conto delle esigenze della Juventus. Secondo i giudici il punto di equilibrio non può essere inferiore ai 5/6 mesi: contano i precedenti e, soprattutto, i casi contestuali a quello di Conte, opportunamente fatte le debite proporzioni. Come il caso di Marco Savorani e Giorgio D'Urbano, fuori dai problemi perché hanno patteggiato la doppia omessa denuncia con cinque mesi e mezzo a fronte della richiesta di otto anche se erano «solo» preparatore dei portieri e preparatore atletico del Siena di cui Conte era allenatore, quindi una figura molto più «responsabile». I bianconeri potrebbero tornare a Roma con una proposta vicina ai 4 mesi più una multa, un'aggiunta di 30 giorni alla precedente bozza di patteggiamento, ma la realtà parla di uno sforzo che potrebbe non bastare. Eppure Palazzi, per concedere una seconda chance, per la prima volta nei processi sul calcioscommesse ha messo in «stand-by» alcuni patteggiamenti evitando di lanciare le proprie richieste all'indirizzo degli interessati, Conte e Angelo Alessio, per concedere tempo ad una riflessione. Un time-out a una richiesta che per il tecnico della Juve sarebbe potuta essere anche di una anno. Una situazione terribilmente complicata. La Juve pensava di andare sul velluto, che la ratifica fosse automatica dopo l'intenso lavoro delle diplomazie andato in scena prima di entrare ieri nelle aule dell'ex Ostello della Gioventù. Il rigetto dell'istanza è stato un colpo durissimo da incassare, proprio perché arrivato con la guardia abbassata e senza un piano B reale pronto all'uso. Almeno a giudicare dalla reazione scaglionata del club, prima in aula e poi sul sito ufficiale: «La Juventus è in silenzio stampa, domani la situazione sarà valutata — si legge su juventus.com —, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l'esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti». Prima c'era stata la stizza degli avvocati, manifestata in udienza subito dopo la camera di consiglio dei giudici che, all'unanimità, hanno mandato alle ortiche gli accordi presi col procuratore Palazzi. Un foglio scagliato con sufficienza sulla cattedra del presidente della commissione, Sergio Artico, poi una reazione rabbiosa con una raffica di richieste prima formulate e poi rigettate «in toto»: lo stralcio della posizione di Conte, la ricusazione della corte, l'ipotesi minacciosa di rivolgersi al Csm sportivo, la Commissione di Garanzia, per una violazione del diritto di terzietà. Ma il collo dell'imbuto era già imboccato. Un caos patteggiamenti che ha visto istanze respinte, riformulate e andate a segno al secondo tentativo. Come nel caso del Siena, prima rigettato a -5 e poi accolto con una penalizzazione di -6. Esce dal processo il Torino che ricomincerà in A partendo da -1. Intanto da Bari è arrivata la notizia che Andrea Ranocchia è indagato dalla Procura della Repubblica: nel fax inviato a Palazzi dal primo pentito del calcioscommesse, Vittorio Micolucci, si fa riferimento alla partita Salernitana-Bari della stagione 2008-09 e Ranocchia è stato chiamato a comparire a Bari per parlare proprio di quella gara e sostenere, probabilmente, un confronto con lo stesso Micolucci. ___ Bufera su Conte La Disciplinare boccia l’accordo con Palazzi per i 3 mesi di squalifica Vertice nella nottata per decidere se provare a patteggiare 5 mesi Nuove ombre da Bari possono coinvolgere l’allenatore nel terzo giudizio Respinta l’istanza di ricusazione Stellini confessa Bonucci ora spera Insulti per Palazzi di ALBERTO ABBATE (CorSport 02-08-2012) ROMA - Gelo Artico: «Il patteggiamento di Conte non è congruo» . Si ribella il presidente della Disciplinare all’intesa raggiunta da Palazzi e i legali del tecnico bianconero: tre mesi e 200mila euro non bastano. E’ l’ora di pranzo all’ex Ostello della Gioventù: si scalda l’aula, brucia la collina di Montemario, s’infiamma la rabbia della Juventus. Succede di tutto: urla degli avvocati, ricusazione. Tante strette di mano: «La giustizia sportiva può mantenere la sua credibilità» , sussurrano alcuni avvocati all’orecchio del Presidente Artico. Già la Procura Federale s’era spaccata sulla squalifica e sul “reato” (doppia omessa denuncia) di Conte, ieri la Disciplinare ha bocciato il patteggiamento. E ora? «Nulla è precluso, possono essere riformulati gli accordi» , bisbiglia Artico. La Disciplinare non vorrebbe accettare richieste sotto i 6 mesi, ma a 5 più una sostanziosa multa, se ne potrebbe parlare. Altrimenti Antoniocapitano rischierebbe un anno, la fascia strappata persino dalla sua amata Juve. NUOVE OMBRE - Riflettono la Juve e Conte, feriti nell’orgoglio. Il discorso patteggiamento (insieme a quello del vice Alessio: respinti 2 mesi e 60 mila euro) è rimasto in sospeso. Gridava l’allenatore al telefono a Ginevra: non voleva già chinare prima la testa, figuriamoci ora. Nella riunione di ieri notte a Torino hanno provato a placarne l’ira, ma c’è pure bufera all’interno del pool degli avvocati: oggi Briamonte non tornerà a Roma per il processo. Un segnale. E cominciano a origliarsi strani sussurri in lontananza. Sulla testa di Conte si addensano nuove nuvole, relative al prossimo processo: potrebbe rientrare in un nuovo troncone di Bari. E non solo. IL NO DELLA DISCIPLINARE - E’ un no che fa male. La Disciplinare “sconvolge” il processo. Colpito Conte, ferita la Juve, che voleva chiudere subito questa triste faccenda. E che invece s’è ritrovata a far la guerra. Briamonte, legale del club, stizzito ha addirittura sbattuto sul tavolo di Artico un'istanza di ricusazione. «La Corte Costituzionale nel 1992 spiega con estrema chiarezza che non possono giudicare i giudici che rigettano una richiesta di pena concordata. C'è una violazione del diritto di terzietà», urlava l'avvocato Chiappero, di fronte al rifiuto. L'intesa per 3 mesi e 200mila euro per Conte era stata trovata lunedì in Procura Federale. Non è affatto piaciuta alla Disciplinare, così come la richiesta iniziale di 7 mesi - ne voleva 13 - per la doppia omessa denuncia. E ieri Palazzi, incassato il colpo, ha sostenuto la Commissione: « Non sussiste nessuna incompatibilità di questi giudici. Non hanno solo ritenuto congruo il patteggiamento, non c'è stata nessuna valutazione nel merito» . INSULTI BIANCONERI A PALAZZI - China la testa, Palazzi. Incassa il “no” della Disciplinare al “suo” patteggiamento. E si becca pure gli insulti di una cinquantina di tifosi bianconeri in arrivo all'ex Ostello della Gioventù: «Pupazzo, uomo di m...» , urlavano in mattinata. Contro la Figc un immenso striscione sull’asfalto: «Dal 2006 solo noi. Omessa giustizia. Noi 30 scudetti, voi 30 denari. Palazzi e Carobbio i vostri top player» . Il Procuratore Federale sorrideva amaro, ma riceveva subito la solidarietà della Commissione. Sembrava tutto indirizzato verso i titoli di coda in bianconero. Sino a quel colpo di scena e alla furia della Juventus. STELLINI E BONUCCI - Nel pomeriggio respinta subito l'istanza di ricusazione bianconera per Conte (associati il secondo Alessio, Savorani e D'urbano) perché, tra le altre cose, «inammissibile dopo l'apertura del processo» . Rigettato quindi anche lo stralcio della posizione. Autogol dei legali zebrati in mattinata: pur di usufruire del patteggiamento, avevano prodotto una dichiarazione in cui di fatto Stellini confessava l'illecito: «E' vero, con Carobbio ho alterato l'incontro con l'Albinoleffe» . Un'ammissione che ha permesso al collaboratore tecnico di agevolarsi dell'art 24 e di ottenere lo sconto a 2 anni e 50 mila euro (nel processo sul filone di Bari, accumulerà altri 6 mesi). Eppure, contemporaneamente, quel gesto è sembrata un’ulteriore conferma al “reato” di Conte. La derubricazione dell'illecito di Larrondo a omessa denuncia ha invece aperto qualche spiraglio per Leonardo Bonucci. E’ pronto a tutto per difendere la sua innocenza. Gli hanno dato pure la fascia. Come Antoniocapitano. LE ALTRE DECISIONI Sei punti al Siena, accolte le richieste di Torino e Varese Patteggiano anche 11 tesserati, Grosseto nei guai di ALBERTO ABBATE (CorSport 02-08-2012) ROMA - Comunque, è un successo. Al secondo round. Il Siena patteggia sei punti - da scontare nel prossimo campionato - e 20mila euro: il 3 agosto, accumulerà altri 80mila euro d’ammenda per il filone di Bari. Mezzaroma non esulta: «Paghiamo per una mela marcia tra i nostri tesserati» . Dito puntato contro l'ex Carobbio, sul quale si scaglia ancora l'ira di tutti i processati. Palazzi ribadisce l'assoluta attendibilità del pentito. Accolti in tutto 15 patteggiamenti: 11 tesserati e 4 club. Oltre il Siena, Torino, Varese e Albinoleffe si beccano 1 punto e 30 mila euro. IL SIENA - Sospiro di sollievo, ma tanta amarezza a Siena: «Abbiamo patteggiato perché è l'unico modo per chiudere il processo sportivo e voltare pagina» , spiega il presidente Mezzaroma. La sua squadra ripartirà dalla Serie A (scongiurato lo spettro della B) con 6 punti di penalizzazione: «Dovrà essere un ulteriore stimolo per tutti. Dimostreremo sul campo che siamo in grado di guadagnarci la salvezza, anche partendo con questa zavorra. Abbiamo valori e capacità per superare le difficoltà, saremo ancora più uniti per difendere il sogno della Serie A» . Palazzi aveva richiesto addirittura 11 punti di penalità, i toscani ne avevano patteggiati 5. A 6 - con una multa più importante - la Disciplinare ha dato il via libera all'avvocato Rodella. Raggiunto l'obiettivo. LE ALTRE - Colpo ad effetto dell'Albinoleffe. Nel marasma della bufera Conte, l'avvocato Chiacchio patteggia 1 punto e 30mila euro. Stessa sorte per il Torino neopromosso in A e per il Varese, per la “combine” col Siena. Sprofonda il Grosseto fra le richieste di Palazzi: retrocessione e tre punti da scontare nella prossima Lega Pro. Rimane impassibile, il presidente Camilli in aula. Sulla sua testa incombe un'inibizione di 5 anni e la radiazione. La responsabilità oggettiva e presunta costa 4 punti al Novara, secondo l’accusa. Multa simbolica (10mila euro) per l’Ancona fallito. I TESSERATI - Un’intera squadra di calcio patteggia: 11 tesserati. I pentiti Carobbio e Gervasoni scontano altri 4 mesi (in continuazione), l’ex doriano Da Costa concorda 3 mesi e 30mila euro, Larrondo 3 mesi, 20 giorni e 30mila euro, l’ex Albinoleffe Sala 2 anni, l’ex dirigente del Siena, Daniele Faggiano, 4 mesi.Il collaboratore di Conte, Stellini, s’inchina a 2 anni e 50 mila euro (più 60mila per gli atti di Bari). Al secondo tentativo ottengono il patteggiamento pure Dario Passoni (6 mesi e 15 giorni), Mirko Poloni (6 mesi), Marco Savorani (5 mesi e 10 giorni) e Giorgio D'Urbano (5 mesi e 10 giorni). Richieste pesantissime per tutti gli altri, che oggi continueranno a difendersi al processo: da Bertani a Pellicori, travolti dall’illecito aggravato, richieste di 3 anni e 6 mesi. Su Vitiello incombe addirittura una squalifica di 4 anni. Un’eternità. Da stamattina - il processo riprende alle 9.30 all’ex Ostello della Gioventù - ci sarà tempo per chi vorrà ancora patteggiare. Sino a quando la Disciplinare non si riunirà in camera di consiglio per deliberare. Da allora calerà il sipario. Su un’altra pagina nera. ------- IL DIFENSORE CONVOCATO A BARI Avviso di garanzia per Ranocchia Frode sportiva l’ipotesi di reato di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 02-08-2012) MILANO - Andrea Ranocchia ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Bari e non è salito sul charter che ha portato l'Inter a Spalato, dove stasera la formazione di Stramaccioni disputerà il preliminare d’andata di Europa League. Il difensore nerazzurro sarà interrogato domani - insieme al factotum Iacovelli - dal procuratore Laudati e dal sostituto Angelillis, titolari dell’inchiesta sul calcio scommesse a Bari. Il centrale umbro, che probabilmente si avvarrà della facoltà di non rispondere, sarebbe stato chiamato in causa da Andrea Masiello per la partita Salernitana-Bari 3-2 del 23 maggio 2009. Ranocchia firmò anche il gol del 3-2, al termine di un match che per i pugliesi, guidati da Antonio Conte, già promossi in Serie A aveva scarso interesse. Scosso per l’avviso di garanzia, ieri ha detto ai legali di essere estraneo alla vicenda e di non sapere niente della gara incriminata. ASSENZA - La defezione del difensore è stata scoperta ieri pomeriggio quando alle 18 l’Inter è scesa sul campo di Spalato per svolgere l’allenamento di rifinitura. La società di corso Vittorio Emanuele si è limitata solo a dire che «il giocatore aveva chiesto di non partire con la squadra per un problema personale». Nessun’altra precisazione o aggiunta. In serata si era diffusa anche l’indiscrezione che il calciatore stamani potesse raggiungere i compagni per prendere parte al match contro l’Hajduk, ma l’ipotesi ha perso consistenza con il passare delle ore: troppo elevato il rischio di schierare un elemento distratto dalle vicende giudiziarie. A meno di sorprese, dunque, Ranocchia oggi resterà a Milano e, accompagnato da un legale della società, raggiungerà Bari. FRODE SPORTIVA - L’avviso di garanzia che è stato recapitato a Ranocchia ieri mattina ad Appiano Gentile ha come ipotesi di reato la frode sportiva e sarebbe stato una conseguenza dell’interrogatorio di Andrea Masiello del 12 luglio davanti agli 007 della Figc, una deposizione con quasi 2 pagine di omissis che, trasmessa a Bari, è stata giudicata «molto interessante e meritevole di ulteriori accertamenti». Non a caso Masiello è stato nuovamente ascoltato dagli inquirenti pugliesi che adesso hanno intenzione di approfondire il discorso anche con gli altri tesserati chiamati in causa dal difensore ex Atalanta. Anche perché nel racconto, oltre che di Salernitana-Bari, Masiello avrebbe parlato pure di Piacenza-Bari 2-2 del 9 maggio 2009 e forse di altre partite del 2008-09 (c’è pure Bari-Treviso). Sulla vicenda indagherà anche la Figc. In caso di squalifica di Ranocchia, l’Inter dovrà acquistare un altro centrale. ___ SCHIAFFO ALLA JUVENTUS NO AL PATTEGGIAMENTO PER CONTE La Disciplinare boccia Palazzi: “Troppo pochi tre mesi di squalifica” Avviso di garanzia per l’interista Ranocchia. In A penalizzate Siena (-6 punti) e Torino (-1) di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 02-08-2012) Pareva una sentenza già scritta. Concordata tra accusa e difesa, gradita ai maggiorenti del pallone. E invece no, proprio no. La Commissione Disciplinare della Federcalcio ha respinto la richiesta di patteggiamento per Antonio Conte, allenatore della Juventus, imputato nel secondo processo per il calcioscommesse, scaturito dall’inchiesta della Procura di Cremona. Per i giudici, non era una “pena congrua” quella di tre mesi di squalifica e i 200mila euro di multa chiesti per Conte dal procuratore federale Stefano Palazzi (l’accusa, nei processi del calcio), in accordo con i legali del tecnico. Sanzioni chieste per due accuse di omessa denuncia relative a Novara-Siena e Albinoleffe-Siena della stagione 2010-2011, quando Conte era l’allenatore dei toscani. TRADOTTO, il tecnico è accusato di aver saputo di due combine, ma di non averle denunciate. Secondo la procura, per “punirlo” bastavano i 90 giorni di stop concordati con la difesa. Troppo pochi però per la Disciplinare, che ha respinto anche la richiesta di due mesi di squalifica per il vice di Conte, l’ex Siena Angelo Alessio. Un muro contro cui ha sbattuto innanzitutto Palazzi. Fautore della linea morbida verso Conte (auspicata anche da ambienti federali), il procuratore esce debolissimo dalla giornata di ieri. Tanto che ieri sul web molti ne invocavano le dimissioni. Più che sorpresi i legali di Conte: talmente tranquilli alla vigilia, che non avevano neppure depositato memorie difensive. Furibonda la Juventus, che ieri sera ha alzato la voce in una nota: “I fatti odierni, qualunque sia l’esito della vicenda, sono un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società”. Ora Conte e il suo club sono di fronte a un bivio: o concordare una nuova richiesta di patteggiamento con Palazzi, per una pena ovviamente più alta, o affidarsi al giudizio della Disciplinare. Con il rischio di prendersi una squalifica tra i sei-sette mesi e un anno. Per decidere c’è tempo sino a stasera, quando si chiuderà il dibattimento. Poi sarà tutto nelle mani della Disciplinare. L’impressione è che la trattativa tra legali juventini e la procura sia in corso, o comunque ancora possibile. Lo conferma la requisitoria finale di Palazzi, che non ha chiesto pene per Conte e Alessio, proprio per lasciarsi aperta la porta per patteggiamenti-bis. Il prologo di una giornata infinita è stata la contestazione a Palazzi, accolto al suo arrivo dagli insulti di una ventina di tifosi juventini. In aula, la Disciplinare gli manifesta “solidarietà”. Poi il microfono passa proprio a Palazzi, che sgrana le richieste di patteggiamento. Conte è il piatto forte. E Palazzi spiega: “La pena prevista per lui dalla procura era di 7 mesi, che con il patteggiamento scende di un terzo, a 4 mesi e 20 giorni. Ma 40 giorni sono stati tramutati in una multa di 200 mila euro”. IL CONTO finale è: “Chiediamo per Conte tre mesi di squalifica”. Poco dopo le 12, i cinque giudici della Disciplinare si ritirano in camera di consiglio. La commissione si ripresenta dopo le 14. E respinge molte delle richieste di patteggiamento, compresa quella per Conte. “Pena non congrua” spiega. I legali della Juventus replicano chiedendo lo stralcio delle posizione di Conte e Alessio, e la ricusazione dei giudici. Non più neutrali, secondo l’avvocato Luigi Chiappero, “perché ricusando il patteggiamento avete già deciso nel merito”. Ma la Disciplinare respinge, ritenendosi “pienamente competente” nel continuare il processo “perché rigettare un patteggiamento non significa entrare nel merito”. Intanto Palazzi ripropone patteggiamenti con pene più dure. Alla fine, la Disciplinare decide: 6 punti di penalizzazione per il Siena e un punto di penalità per il Torino in Serie A, uno per il Varese in B. Più squalifiche e multe per tesserati. Spiccano i due anni di squalifica per Cristian Stellini: collaboratore tecnico di Conte, con lui anche al Siena. Alla procura, Stellini ha ammesso di aver chiesto all’ex bianconero Filippo Carobbio, il grande accusatore di Conte, di contattare giocatori dell’Albinoleffe per aggiustare la gara contro il Siena. Oggi al Foro Italico si riparte, per finire in serata. Ieri sera l’interista (ed ex Bari) Andrea Ranocchia, ha ricevuto nel ritiro dell’Inter un avviso di garanzia dalla Procura di Bari per l’inchiesta sul calcioscommesse. ___ CALCIOSCOMMESSE L’allenatore nei guai Pasticcio Juve: Conte non può patteggiare Per la commissione disciplinare la pena non è adeguata. Intanto sono stati raggiunti 15 accordi per 7 squadre MURO CONTRO MURO Dai legali prima è arrivata la richiesta di stralcio, e dopo la ricusazione SCANDALO SENZA FINE L’interista Ranocchia convocato in Procura per Salernitana-Bari di MARCELLO DI DIO (il Giornale 02-08-2012) «La richiesta non è congrua, il patteggiamento non può essere accolto ». Intorno alle 14, mentre sulle colline di Monte Mario spunta qualche foco­laio di incendio per il caldo afoso, nel­l’exOstello della Gioventù del Foro Itali­co va in fumo l’accordo tra i legali di Con­te e il procuratore federale Palazzi. La Commissione disciplinare dice no alla richiesta per il tecnico della Juve (3 mesi e 200mila euro di multa) faticosamente concordata lunedì con il pm della Feder­calcio ma anche per quella del suo vice Alessio (due mesi e 60mila euro di am­menda). Nell’occasione la Corte presie­duta da Artico dopo un’accesa e appro­fondita discussione si è spaccata a me­tà, ma con una maggioranza (3 contro 2) contraria a dare l’ok alla richiesta dei legali dell’allenatore leccese. Un colpo a sorpresa in un processo sul filone di Cremona del calcioscommesse che nella prima giornata rega­la ben 15 pat­teggiamenti accolti su 17, in pratica la metà dei sog­getti deferiti. Sembrava tutto definito, la Juve non aveva di fatto approntato nessuna memoria difensiva sicura di po­ter far uscire subito dal processo il pro­prio allenatore, c’erano volti distesi al­l’ingresso nella sala del dibattimento. E invece la doccia fredda che suscita la rea­zione veemente degli avvocati juventi­ni. «Secondo una sentenza della Corte Costituzionale del 1992 - così l’avv. Chiappero - un giudice che ha già re­spinto una richiesta di pena concordata tra accusa e difesa non può giudicare nuovamente». Così arriva prima la ri­chiesta di stralcio di Conte dal processo, poi di ricusazione della Commissione. Insomma muro contro muro, acuito dal comunicato in serata che parla di «at­to gravissimo nei confronti dell’onorabi­lità di tutti i soggetti coinvolti: professio­nisti, manager, tesserati e società». «Si tratta di incongruità della richiesta, il patteggiamento non entra, come ha sostenuto una sentenza del 2005, nel merito della valutazione della responsa­bilità e non crea incompatibilità- tende la mano alla Corte il pm Palazzi - . E poi quest’ultima è sostenibile solo su fasi procedurali diverse». Infatti stralcio e ricusazione vengono ritenuti inammissibili dalla Disciplina­re, per ora Conte e Alessio restano nel processo. Anche se oggi, seconda e ulti­ma giornata del procedimento legato al filone di Cremona, c’è ancora tempo per patteggiare fino al termine del dibat­timento. E in tal senso è lo stesso Palazzi a invitare i legali della Juve a un possibile ripensamento notturno, decidendo di lasciare in sospeso le posizioni dei tecni­ci bianconeri e del calciatore Garlini quando elenca le richieste per i soggetti ancora a processo. La sensazione è che un accordo possa essere raggiunto sulla base di 4 mesi e 100 mila euro di multa per Conte e di 3 mesi e 60 mila euro di ammenda per Alessio. A meno che i le­gali della Juve- alla luce del comunicato di fuoco di ieri sera ma l’ipotesi sembra poco probabile - non decidano di prose­guire sulla linea d­ura e affrontare un processo che potrebbe anche non essere fa­cile (il rischio è una condanna in primo grado di 7-8 mesi per Conte). Ieri intanto tra i 15 patteggiamenti ci sono stati quelli di 4 club su 7 (l’Ancona, tecnicamente fallito, ha rimediato 10mila euro di ammenda): il Siena incassa un-6 da scontare nel prossimo campio­nato e 20mila euro di multa a fronte di un possibile -15 che avrebbe compro­messo la stagione, l’Albinoleffe, il Tori­no e il Varese solo un- 1 e 30mila euro di ammenda. Più complicata la situazio­ne del Grosseto, a processo per respon­sabilità diretta e per il quale Palazzi ha ri­chiesto la retrocessione in Lega Pro e un -3 da scontare a inizio torneo. Domani, poi, toccherà al filone bare­se e agli altri juventini Pepe e Bonucci. Ie­ri a Ginevra nella sfida con il Benfica Conte (alla sua ultima panchina prima dell’eventuale stop) ha dato al difenso­re la fascia di capitano. Un altro gesto di sfida verso la Figc o semplice fiducia al giocatore? Colpi di scena anche dalla giustizia ordinaria: ieri Andrea Ranocchia ha ricevuto un invito a comparire dalla Procu­ra di Bari. Sarà interrogato nei prossimi giorni sulla partita Salernitana-Bari (3-2) del 23 maggio 2009 (Conte allena­va i pugliesi). Lo scandalo si allarga. ___ Calcioscommesse Per il tecnico la Commissione Disciplinare non ha ritenuto congrua la richiesta presentata dal procuratore Palazzi Conte, patteggiamento respinto. L’ira della Juve L’allenatore rischia una squalifica superiore ai tre mesi preventivati. Inchiesta Bari, indagato Ranocchia di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 02-08-2012) Roma. È sempre più bufera su Antonio Conte, l’allenatore della Juventus. La Commissione Disciplinare ha definito «non congrua» la richiesta di patteggiamento per il tecnico bianconero, nell'ambito del processo sul calcioscommesse in corso al Foro Italico. La proposta della Procura federale per il tecnico juventino era di 3 mesi di squalifica e 200mila euro, ma la Disciplinare non l'ha accettata definendola «non congrua». Respinte anche le istanze di patteggiamento avanzate da Siena (5 punti di penalizzazione e 40mila euro) e dai tesserati Angelo Alessio (vice allenatore Juventus, all'epoca dei fatti al Siena), Marco Savorani (preparatore portieri Siena), Giorgio D'Urbano (preparatore atletico Siena), Dario Passoni (Folzano) e Mirko Poloni (collaboratore tecnico AlbinoLeffe). Immediata la contromossa. I legali della Juve hanno chiesto lo stralcio della posizione di Conte e Alessio e la ricusazione dei giudici della Commissione Disciplinare che hanno negato loro il patteggiamento. «Respingendo il patteggiamento avete già deciso. La Corte Costituzionale nel 1992 - ha dichiarato l'avvocato Luigi Chiappero - ha detto con estrema chiarezza che non può giudicare un giudice che ha rigettato la richiesta di pena concordata». «Chiedo a questa Commissione che, una volta dichiarate non accoglibili le istanze, venga dichiarato lo stralcio perchè un'altra Commissione possa giudicare quello che è già stato giudicato», ha aggiunto Chiappero. I legali juventini, quindi, si sono dichiarati pronti a rivolgersi alla Commissione di Garanzia della Giustizia Sportiva per violazione del dovere di terzietà. Ma anche la Disciplinare ha risposto, dichiarando inammissibile l'istanza di ricusazione presentata dai legali della Juventus. «Il patteggiamento è un accordo negoziale tra le parti e non un accertamento nel merito effettuato dall'organo di giustizia», ha precisato il presidente della Commissione Disciplinare, Sergio Artico. «L'ordinamento sportivo non prevede alcun obbligo di sospensione nè incompatibilità per il giudice. E poi l'istanza di ricusazione è arrivata dopo l'apertura del dibattimento. È quindi inammissibile», ha concluso. L’ira dell Juve in una nota: «Un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». Il tutto mentre il procuratore federale Stefano Palazzi lascia in sospeso le posizioni di Conte, Alessio e del tesserato Ruben Garlini, in attesa di un'eventuale ulteriore istanza di patteggiamento. Palazzi ha invece chiesto 4 punti di penalizzazione per il Novara per responsabilità oggettiva nella presunta combine di Novara-Siena dell'1 maggio 2011. Il Procuratore ha altresì richiesto un'ammenda di 10 mila euro per l'Ancona e le seguenti squalifiche per 11 tesserati: 4 anni per Roberto Vitiello; 3 anni e 6 mesi per Cristian Bertani, Ferdinando Coppola, Claudio Terzi, Davide Drascek, Mavillo Gheller, Davide Bombardini, Alessandro Pellicori ed Edoardo Catinali; 3 anni per Emanuele Pesoli e 9 mesi di squalifica in continuazione per Mario Cassano. Intanto il difensore dell'Inter Andrea Ranocchia è indagato dalla Procura di Bari per gara di B 2008-2009 tra i biancorossi, tra le cui fila militava quell'anno, e la Salernitana. Secondo i pentiti Andrea Masiello e Vittorio Micolucci, la gara sarebbe stata pilotata. ___ SCOMMESSE La Disciplinare respinge l’accordo con Palazzi («Non congruo») e il club bianconero chiede la ricusazione Juve contro i giudici Negato il patteggiamento a Conte: «Un atto gravissimo» Oggi il tecnico potrà presentare una nuova richiesta prima della riunione della Commissione in camera di consiglio di STEFANO CARINA (Il Messaggero 02-08-2012) ROMA – «La Commissione Disciplinare non ritiene congruo il patteggiamento deciso per Conte, così come quelli per Alessio, D'Urbano, Passoni, Poloni, Savorani e per la società Siena». Sono le poche parole con le quali il presidente Artico gela i legali del tecnico della Juventus presenti in aula. E se nel pomeriggio cinque dei sette respinti trovano una nuova intesa riformulando il patteggiamento, Conte e il suo vice Alessio preferiscono restare in una posizione di attesa, rifiutando (per ora) un nuovo accordo. Non è escluso che questo possa essere comunicato oggi in extremis: c’è tempo sino a quando la Commissione Disciplinare, dopo il dibattimento, non si riunirà in camera di consiglio per emettere le sentenze. Di certo la giornata di ieri sarà ricordata a lungo. Sono da poco passate le ore 14. Mentre all’esterno brucia la collina di Monte Mario - funestata da ripetuti incendi – in aula vanno in fumo le certezze del tecnico bianconero. Dopo il respingimento delle istanze, Palazzi si affretta a chiedere il motivo, ricevendo come risposta dal presidente Artico che «si tratta semplicemente di un giudizio: le pene non vengono ritenute congrue. Anche in passato si è potuta rinnovare una nuova istanza di patteggiamento. Nulla è precluso...». Per tutte le parti in causa, occorrerebbe trovare un nuovo accordo con la Procura da sottoporre ancora una volta alla Commissione. Ma i legali di Conte, furibondi, provano a forzare la mano: «Nel 1992 la Corte costituzionale ha spiegato con estrema chiarezza come un giudice che ha già respinto la richiesta di pena concordata tra accusa e difesa non può giudicare nuovamente – attacca l’avvocato Chiappero - Chiedo dunque alla Disciplinare lo stralcio della posizione perché un'altra commissione possa giudicare quello che già è stato giudicato». Il legale, al quale si unisce il collega Briamonte, è un fiume in piena: «Invieremo l'istanza di ricusazione presso la Commissione di Garanzia della Figc per violazione del dovere di terzietà». Palazzi è tra due fuochi ma tende una mano ai giudici: «Non sussiste alcuna incompatibilità. Una sentenza del 2005 decreta che il patteggiamento non entra nel merito della valutazione di responsabilità, ma è un giudizio in astratto. Non crea per questo, alcun motivo di incompatibilità in capo al giudicante. In più una ordinanza della Corte Costituzionale del 1999 esplicita come l'incompatibilità sia sostenibile solo su fasi procedimentali diverse». Senza contare poi, che la richiesta poteva essere avanzata nel caso di processo accusatorio e non come in questo caso, inquisitorio. Versioni confermate - dopo due ore di camera di consiglio - dallo stesso Artico che respinge le istanze dei legali dell’allenatore. Palazzi riprende la parola. Riformula le nuove richieste di patteggiamento (per il Siena, ad esempio, si sale da -5 punti e 40mila euro a -6 e 100mila euro) ma all’appello mancano clamorosamente sia Conte che il suo vice Alessio. Si attende un rilancio dei due a chiudere una giornata a dir poco movimentata ma questo non avviene. E ora? Come già detto, oggi il tecnico e il suo vice (ai quali poi il procuratore aggiungerà Garlini) avranno tempo per presentare un nuovo patteggiamento sino a quando la Disciplinare non si riunirà in camera di consiglio. Diverse le versioni trapelate ieri riguardo ad una possibile accettazione della nuova proposta. Inizialmente si è mormorato che per rendere la pena «congrua», sarebbero bastati 4 mesi di squalifica e 100mila euro, saliti poi in serata addirittura a sei mesi, visto che i giudici non vorrebbero privilegiare una «giustizia che premia i ricchi». Ieri Conte, una volta avvisato del respingimento dell’istanza, avrebbe chiesto di andare a processo, frenato dalla Juventus che invece prediligerebbe il ricorso al patteggiamento anche perché, in caso contrario, la pena richiesta da Palazzi oscillerebbe tra i 9 mesi e l’anno. Club che ha già fatto sentire la propria voce: «Quanto accaduto è un atto gravissimo nei confronti dell'onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». Nella notte, summit a Torino tra gli avvocati (che hanno posizioni contrastanti), l'allenatore (rientrato da Ginevra) e il presidente Agnelli. Questa mattina il verdetto. ___ Caos Conte: tutto sospeso «Lo stop di 3 mesi non è sufficiente» La Disciplinare dice no a Palazzi La Juve si infuria I legali bianconeri reagiscono duramente e chiedono la ricusazione del Collegio: istanza respinta. Oggi si saprà se ci sarà un nuovo patteggiamento oppure se si andrà a processo Restano ancora da valutare le posizioni del tecnico, del suo vice e di Garlini Palazzi: «La nostra forza è quella delle persone perbene, la maggioranza» di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-08-2012) Una giornata cominciata male e finita peggio. Pronti via, sono le 9.30 e per il procuratore federale Stefano Palazzi, appena arrivato all'ex ostello della gioventù, è accolto da fischi, striscioni e insulti da parte di una quindicina di tifosi juventini. Ore 20 i difensori di Antonio Conte, mentre la società diffonde un durissimo comunicato (ne parliamo a fianco), escono nerissimi dall'ex ostello per prendere la direzione aeroporto. è previsto un summit notturno a Torino per decidere che cosa fare. La Disciplinare ha fatto da terzo incomodo e ha stabilito la «non congruità» del patteggiamento dell'allenatore della Juventus. I tre mesi di squalifica con multa di 200mila euro concordati con Palazzi non vanno bene. Non bastano. Per i legali (e per la società) è un'azione di lesa maestà che «prescrive» la richiesta di ricusazione (respinta per inammissibilità) e tanto nervosismo con un collegio difensivo spaccato. Cosa fare Stamattina si aspetta la decisione dei legali di Conte. Ieri sia la Disciplinare (lo ha detto subito il presidente Sergio Artico) sia il procuratore Palazzi hanno lasciato la porta aperta. Il procuratore per Conte, per il suo vice Angelo Alessio e per Garlini non ha presentato le richieste proprio perché è «in sospeso l'istanza di patteggiamento». Ma ora l'asticella del minimo si alza. I ri-patteggiamenti accettati, dopo quelli iniziali di quattro mesi, anch'essi «non congrui», di Savorani e D'Urbano a cinque mesi e dieci giorni (uno preparatore dei portieri, l'altro atletico del Siena) possono rappresentare il termine di paragone. La congruità viene anche dal fatto che non avevano un ruolo «direttivo» che è dell'allenatore. Quindi gli avvocati di Conte dovranno tenerne conto: tra i cinque e i sei mesi con l'ammenda. Altrimenti se si andrà a giudizio il tecnico rischierebbe uno stop più lungo (nove mesi?). La rabbia e lo sfogo. S'era cominciato in apertura con il presidente della Disciplinare che esprime immediatamente «solidarietà per la contestazione subita dal procuratore Palazzi» e questi replica: «La nostra forza è quella delle persone per bene che sono la maggioranza». Palazzi a mezzogiorno finisce di leggere le sue proposte di patteggiamento. Il presidente della Disciplinare Sergio Artico (con lui il collegio era composto anche dal vice vicario Claudio Franchini e dai componenti Gianfranco Tobia, Amedeo Citarella e Federico Vecchio) annuncia: «Ci rivediamo tra un'oretta». In realtà l'attesa si allunga. Qualche dubbio sul fatto che le proposte vengano tutte ritenute «congrue» comincia a insinuarsi. Il dubbio diventa certezza alla lettura della decisione: il Siena, Poloni, Passoni, Savorani, D'Urbano, Alessio e Conte scivolano verso la fine della lettura. Sono respinte. è bagarre. Uno dei legali di Conte scaglia sul tavolo la cartella con l'ordinanza appena letta. Un altro replica annunciando la richiesta di ricusazione della Disciplinare in subordine all'immediato stralcio delle posizioni dei tesserati di cui la Disciplinare ha respinto le proposte di patteggiamento. Fortunatamente scatta la sospensione per il pranzo. La ricusazione «L'ordinamento sportivo non prevede alcun obbligo di sospensione né incompatibilità per il giudice. E poi l'istanza di ricusazione è arrivata dopo l'apertura del dibattimento. è quindi inammissibile». Probabilmente sarebbero bastate queste poche righe a liquidare la richiesta dei legali di Conte. In precedenza più volte si era arrivati a richieste di ricusazione (lo aveva fatto l'avvocato di Bellavista l'anno scorso dopo il patteggiamento di Micolucci), ma al massimo la richiesta era stata liquidata dopo un brevissima camera di consiglio. Questa volta la Disciplinare ha impiegato oltre due ore per mettere a punto l'ordinanza. Un lavoro che ha demolito punto su punto tutte le contestazioni degli avvocati dell'allenatore juventino. Nell'ordinanza quando è scritto che «il patteggiamento è un accordo negoziale tra le parti e non un accertamento nel merito effettuato dall'organo di giustizia», si fa anche una netta distinzione tra il procedimento accusatorio (lo è il processo penale dove il giudice deve conoscere solo il capo d'accusa altrimenti deve astenersi e lo dicono sentenze della Cassazione citata dal collegio difensivo di Conte) e quello inquisitorio (come quello sportivo dove il collegio decide sulla documentazione fornita sia dalla Procura sia dalle difese). ------- LE ALTRE DECISIONI MANO PESANTE CON VITIELLO (4 ANNI), COPPOLA E TERZI (3 ANNI E 6 MESI) Il Siena limita i danni: -6. Il Torino da -1 Grosseto shock: chiesta la Lega Pro a -3 di MARCO CALABRESI (GaSport 02-08-2012) Serse Cosmi è un combattente, come lo è Stefano Colantuono, che un anno fa si ritrovò a guidare l'Atalanta partendo da -6: stavolta toccherà al Siena iniziare la stagione con l'handicap, e se il presidente Mezzaroma se la prende con «una mela marcia all'interno dei nostri tesserati», il tecnico sembra abituato alle sfide: «Spesso nella mia vita non sono partito alla pari con gli altri». Sei punti di penalizzazione e 20 mila euro di ammenda (più 80 mila per il procedimento che partirà domani) per i toscani, verdetto che arriva al secondo tentativo: il primo, cinque punti e 40 mila euro, non era andato a buon fine, come quelli di D'Urbano (preparatore atletico), Savorani preparatore dei portieri) e come quelli di Passoni e Poloni (che si portavano già dietro rispettivamente 14 e 12 mesi), poi tutti accolti dopo la riformulazione. Contropiede A questi se n'è aggiunto un altro, quello dell'AlbinoLeffe: l'avvocato Eduardo Chiacchio, nel momento di massima tensione della giornata — e dopo aver visto il precedente accoglimento dei patteggiamenti di Torino e Varese, 1 punto di penalizzazione e 30 mila euro di ammenda — dopo un rapido consulto con il club si è accodato alle richieste, riuscendo con una grande scelta di tempo a strappare il minimo. 1 punto e 30 mila euro, da sommare ai nove punti già inflitti al club seriano nell'ultimo processo dalla Corte di Giustizia Federale, in attesa dell'eventuale ricorso al Tnas. Le richieste Il Grosseto, unica società del filone di Cremona deferita per responsabilità diretta, è quella messa peggio, ma non c'erano dubbi: retrocessione e tre punti di penalizzazione chiesti per il club, cinque anni e preclusione per il presidente Camilli. «Sono richieste molto pesanti, rispetto alle quali reagiremo con forza, dimostrando l'estraneità di Camilli — ha detto il legale del club, l'avvocato Mattia Grassani —. Soprattutto, faremo in modo che il calcio a Grosseto continui a esistere». Trema anche il Novara, per il quale Palazzi ha chiesto -4; e ancora, chiesti quattro anni per Vitiello, tre e mezzo per Bertani, Bombardini, Catinali (senza continuazione), Coppola, Drascek, Gheller, Pellicori e Terzi, tre per Pesoli. Per Mario Cassano, invece, «soltanto» nove mesi: confrontati con i cinque anni (e radiazione) del precedente processo, sono niente. ------- DOMANI A ROMA COMINCIA IL TERZO PROCESSO SPORTIVO: L’AZZURRO COINVOLTO PER UDINESE-BARI 3-3 DEL 2010 Bonucci e l'omessa denuncia come «salvezza» Il difensore della Juve potrebbe ammettere il reato più lieve per scansare l'illecito di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-08-2012) Domani comincia il terzo procedimento per calcioscommesse dell'anno, quello legato al filone Bari. Un procedimento nel quale il Lecce rischia la responsabilità diretta (e la retrocessione), ma anche il procedimento dove, per le confessioni di Andrea Masiello, rischiano l'illecito sportivo (almeno tre anni di stop) calciatori del calibro di Leonardo Bonucci e Daniele Portanova, l'omessa denuncia Simone Pepe. Un procedimento difficile sul quale oltre alle ammissioni di Masiello, pesano anche quelle di Vittorio Micolucci e dei «pentiti storici» Carobbio e Gervasoni. Udinese-Bari La partita per la quale Bonucci è stato deferito è Udinese-Bari, ma ieri a SkySport 24 Angelo Iacovelli, l'infermiere che frequentava lo spogliatoio del Bari, ha dichiarato: «Quella partita doveva finire 2-2, non è andato in porto il risultato. Sento il nome di Salvatore Masiello, Bonucci, Belmonte, Pepe... ma quella gente non c'entra nulla perché se fosse vero io qualcosa l'avrei saputo. I soldi in quella partita se li è presi tutti il signor Andrea Masiello». La scelta di Bonucci Ora bisogna vedere cosa vorrà fare Bonucci. Fino a ieri circolava l'ipotesi che potesse ammettere un'omessa denuncia in quanto avrebbe sì avuto una proposta illecita da Andrea Masiello, ma l'avrebbe respinta con indignazione. Potrebbe servirgli questa ammissione ad evitare l'illecito? Tecnicamente potrebbe funzionare, ma Bonucci potrebbe anche cercare di andare a giudizio e puntare al proscioglimento. Una scelta che in queste ore starà valutando insieme ai suoi avvocati. L'omessa denuncia Ieri, intanto su una posizione simile — molto diversa nei contenuti, ma simile come accuse —, l'avvocato Paolo Rodella ha fatto un ottimo lavoro per il calciatore Marcelo Larrondo (Siena). L'accusa nei confronti del giocatore era di illecito sportivo. Carobbio aveva riferito nelle sue audizioni che in Novara-Siena Larrondo che era in panchina gli aveva chiesto cosa doveva fare appena entrato in campo. «Fai movimenti ma non tirare in porta», la risposta di Carobbio. Tanto era bastato a Palazzi per il deferimento, ma ieri — dopo diversi colloqui con Rodella — il Procuratore federale ha accettato il patteggiamento per omessa denuncia: 3 mesi e 20 giorni e 30mila euro di ammenda la sanzione finale e definitiva. Strada percorribile Quindi la possibilità, anche alla vigilia dell'inizio del procedimento sportivo, di trasformare l'accusa da illecito a omessa denuncia, c'è. La vicenda Larrondo, ieri, ha dimostrato che la derubricazione del capo d'incolpazione è possibile. Una strada che vorrebbe percorrere probabilmente anche Daniele Portanova. Anche per lui l'incolpazione da deferimento è illecito sportivo per Bologna-Bari. Lui ha sempre detto di aver sì ricevuto una proposta dagli emissari inviati a Bologna da Andrea Masiello, ma di averla respinta e di averne parlato coi compagni. Anche lui punta alla derubricazione. Insomma da domani si prevedono altre battaglie legali in aula. ------- Ranocchia indagato per frode sportiva perde già l'Europa Il difensore interista è «citato» da Masiello per la gara Salernitana-Bari 2009. Salta Spalato, domani interrogato di FRANCESCO CENITI (GaSport 02-08-2012) Iniziano ad avere un nome e cognome gli omissis presenti nel verbale di Andrea Masiello dopo l'interrogatorio dal procuratore Stefano Palazzi. Le stesse rivelazioni l'ex difensore del Bari le aveva fatte alla Procura del capoluogo barese che sta conducendo un'inchiesta sul calcioscommesse. Nel mirino ci sono due partite: Treviso-Bari e Salernitana-Bari 3-2 del maggio 2009. Per quest'ultima sfida è stato iscritto nel registro degli indagati anche Andrea Ranocchia, difensore dell'Inter. Il giocatore è stato convocato domani dalla Procura per essere ascoltato. L'ipotesi di reato è frode sportiva. Ieri la notizia si è abbattuta sul difensore. Partita saltata Ranocchia era arrivato nel ritiro dell'Inter, pronto a partire per Spalato dove i nerazzurri sono impegnati nella gara di Europa League. Qualcuno della società ha avvisato il tecnico Stramaccioni del problema (l'avviso da Bari era arrivato in sede). A quel punto è stata data comunicazione al giocatore. In un primo momento Ranocchia è rimasto molto colpito: «Non ho fatto nulla, credetemi (tra l'altro in quella gara il difensore ha segnato un gol, ndr)». Aveva dato la sua disponibilità a partire lo stesso in Croazia, giocare la partita rientrare nella notte e poi mettersi in viaggio per la Puglia. La società, però, d'intesa con l'allenatore lo ha esentato dalla trasferta. Ranocchia adesso si consulterà con il suo avvocato, Raffaelli. Non è da escludere che domani a Bari possa avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo Andrea Masiello, Salernitana-Bari era stata «combinata» (vittoria dei campani con over) sotto la supervisione di Angelo Iacovielli, infermiere-faccendiere che bazzicava nell'ambiente del Bari. Un altro pentito, Vittorio Micolucci, ex del Bari, aveva inviato alla procura federale una memoria scritta in cui diceva di aver saputo da amici baresi che le due gare in oggetto erano state arrangiate, perciò sarà sentito dai magistrati di Bari come persona informata dei fatti. Conte estraneo L'inchiesta promette nuovi sviluppi. Masiello avrebbe spiegato i dettagli delle due combine, facendo nomi di compagni e avversari coinvolti. Un dato però filtra dagli investigatori: non ci sarebbe il nome di Antonio Conte che quindi non rischierebbe nulla da questo nuovo filone. Non è così per altri. E scorrendo il tabellino di quella gara ci sono altre giocatori che sono già finiti in qualche modo dentro l'inchiesta sul calcioscommesse (anche solo in sede sportiva), come Santoni, Parisi e Guberti. ------- GaSport 02-08-2012 IL VERBALE DAVANTI ALLA PROCURA FEDERALE RANOCCHIA HA DETTO DI AVER AIUTATO L’EX FACTOTUM DEL BARI «Ho dato dei soldi a Iacovelli Aveva dei problemi di salute» Andrea Ranocchia era stato ascoltato dalla Procura federale il 16 luglio. Ecco uno stralcio del verbale della sua audizione. «Conosce il sig. Iacovelli Angelo (ex factotum del Bari, ndr)? Sì. Ho conosciuto Iacovelli al mio arrivo a Bari perché presentato da altri colleghi. Lui si è proposto per risolvere qualche piccola incombenza così come aveva fatto per altri compagni, quali lavare la macchina o andare a prendere all'aeroporto dei miei ospiti. Il rapporto si è consolidato, ma non a livello di amicizia (...) Intrattiene ancora contatti con il sig. Iacovelli? Andato via da Bari ho continuato a sentirlo per telefono. Dopo quanto accaduto ho interrotto qualsiasi rapporto con lui. Ha mai prestato soldi al signor Iacovelli? Sì, effettivamente ho dato dei soldi a Iacovelli. La circostanza si era presentata quando nel corso di un contatto telefonico (...) mi aveva chiesto di aiutarlo perché aveva un problema di salute molto serio. Preciso che non mi ha chiesto soldi, ma io ho ritenuto di inviargli per vaglia postale la cifra di mille euro. Lui mi ringraziò calorosamente. (...) Successivamente, quando ci trovavamo in ritiro a Bari, si è presentato richiedendomi di nuovo soldi per lo stesso motivo. In quell'occasione gli ho dato circa 500 euro, ovvero tutto quello che avevo con me. Ulteriormente ho ricevuto una sua nuova comunicazione (...) in cui mi chiedeva altri soldi (...). Siccome era la terza richiesta ho pensato di chiamare Bonucci per verificare se tali richieste erano state fatte anche a lui. Quest'ultimo mi confermava di avere avuto anche lui delle richieste di denaro, aggiungendo che effettivamente si trattava dello stesso problema sanitario». ------- ALTRO INTERROGATORIO Genoa-Samp Rossi nega: mai saputo dell'accordo di ALESSIO DA RONCH (GaSport 02-08-2012) Un altro interrogatorio per Marco Rossi del Genoa. A Bormio fu ascoltato dal pm Mazzeo nell'ambito dell'inchiesta sull'incursione degli ultrà a Pegli. Per Rossi ieri niente partenza con il resto della squadra per la seconda parte del ritiro, questa volta a Castel di Sangro. Il capitano rossoblù infatti era convocato dalla Digos, su mandato dello stesso magistrato, stavolta per essere ascoltato in quanto persona informata dei fatti in merito all'inchiesta sull'ormai famoso derby che, grazie alla rete nel finale dell'argentino Boselli, costò la retrocessione alla Sampdoria. E ora Zauri Gli inquirenti indagano su quanto affermato da un capo ultrà in una telefonata intercettata, nella quale diceva che fosse stato messo in atto un tentativo di combine tra i giocatori blucerchiati, autori di una fantomatica colletta, e alcuni rossoblù. Accordo che sarebbe stato stoppato proprio da Rossi. Il capitano del Genoa, però, avrebbe negato di essere a conoscenza di un simile accordo. Adesso dovrà essere interrogato l'ex blucerchiato Zauri, ora alla Lazio, anche lui nominato nell'intercettazione del capo ultrà Leopizzi. ___ Conte, no al patteggiamento “Sono pochi tre mesi di stop” Ira Juve, ora rischia un anno La società: “Atto gravissimo”. Ma è respinta la ricusazione Nella notte a Torino vertice tra Agnelli, il tecnico e il collegio difensivo al completo di MATTEO PINCI (la Repubblica 02-08-2012) ROMA — I sei giorni spesi per raggiungere un accordo con la procura azzerati in poche parole. «La pena non è congrua»: così la commissione Disciplinare ha respinto il patteggiamento di Antonio Conte. Un tuono rumorosissimo nel cielo della giustizia sportiva, che cancella il patto grazie a cui l’allenatore campione d’Italia se la sarebbe cavata con una squalifica di tre mesi e 200 mila euro di ammenda. Il “no” del giudice Sergio Artico ha smontato in un amen i piani della difesa, segnando anche un colpo durissimo per chi quell’accordo lo aveva voluto e disegnato, dalla Juventus al procuratore Palazzi. Ma rigettando quel patto, così favorevole al tecnico da spingere qualcuno a parlare di “compromesso” e a convincere più di un legale degli «altri» a stringere la mano del presidente Artico, la disciplinare ha di fatto scatenato la bufera. Fogli dell’ordinanza sbattuti sul tavolo e volati verso il presidente della commissione anticipano la risposta a caldo dei legali dell’allenatore campione d’Italia: richiesta di stralcio della sua posizione, in subordinazione a un’istanza di ricusazione della commissione, e con possibile nuova istanza alla commissione di garanzia per quella che gli avvocati definiscono una «violazione dei diritti di terzietà». «Non possiamo essere giudicati da un giudice che ha già ritenuto incongrua l’ipotesi di pena concordata», il pronunciamento della Corte Costituzionale nel 1992 citato dal collegio difensivo. Istanze respinte però dalla commissione stessa, che le ha ritenute inammissibili in quanto «un patteggiamento è il frutto di un accordo negoziale — come recita una sentenza della Cassazione del 1999 — e non di accertamento di giustizia. E la commissione ha valutato la congruità senza entrare nel merito. In più l’istanza presentata dopo l’apertura del dibattimento va giudicata inammissibile. E nel caso di specie non esiste ipotesi di astensione e quindi ricusazione ». Il fronte, a quel punto, era già ufficialmente aperto. «Un atto gravissimo», per la Juventus, il parere contrario della Disciplinare a un accordo, raggiunto lunedì mattina con i federali, grazie al quale il club bianconero si sentiva blindato. Anche a fronte delle garanzie ricevute a livelli indubbiamente più alti della procura di Palazzi. Per questo a Torino la sconfitta romana è stata ricevuta come un “tradimento” delle istituzioni. Lasciando l’ex Ostello del Foro Italico i legali sono stati richiamati a Torino: un vertice notturno a Vinovo a ranghi completi, da Andrea Agnelli fino a Conte e al collegio difensivo al completo. Questi ultimi continuano a credere nella possibilità di riformulare un patteggiamento, sulla scorta del pronunciamento di Artico per il quale «nulla è precluso», a patto di rivedere al rialzo «l’entità della squalifica o dell’ammenda». Ma ancora di più per quella porta aperta ad una trattativa lasciata da Palazzi, che ha preferito lasciare in sospeso la posizione di Conte (e del suo “vice” Alessio, a cui è stato ugualmente respinto il patteggiamento) rimandando a domani le richieste dell’accusa. Un modo per invitare a una nuova trattativa, che potrebbe chiudersi con uno stop forzato tra i 4 e i 6 mesi. Ipotesi che però rifiuta Conte: il tecnico, già poco convinto di patteggiare nei giorni scorsi, ha risposto a caldo al telefono ai propri legali di essere fortemente contrario. Pronto, adesso, ad andare a giudizio anche rischiando di andare incontro a una squalifica potenziale di 12 mesi. La Juventus, di fronte a una volontà ferrea, sembra orientata a lasciare al tecnico l’onere della scelta. E, inevitabilmente, anche quello delle conseguenze. ------- L’inchiesta “Frode sportiva” per Andrea Ranocchia il difensore dell’Inter domani in Procura Indagini su un gruppo criminale. Sotto accusa per combine i giocatori del Bari 2008 Non è partito con i nerazzurri per Spalato dove si gioca il match di Europa League Secondo Andrea Masiello avrebbe partecipato alla combine insieme a Guberti e altri di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 02-08-2012) BARI — Niente prima partita di Europa League. Il difensore dell’Inter, Andrea Ranocchia, domani mattina dovrà presentarsi davanti ai carabinieri di Bari per raccontare tutto quello che sa di una vecchia partita del 2009: Salernitana-Bari 3-2, ultima giornata di campionato di serie B. L’ex calciatore del Bari non dovrà parlare di calcio. Ma di frode sportiva: Ranocchia è infatti stato accusato dal suo ex compagno di squadra, Andrea Masiello, di aver partecipato alla combine. Vittoria per la Salernitana e over. A organizzare la combine, sostiene Masiello, fu il factotum dei giocatori Angelo Iacovelli, indagato sia a Cremona sia a Bari, che domani dovrà tornare davanti agli investigatori per rispondere delle nuove combine. «Con riferimento alla figura di Iacovelli — mette a verbale Masiello — devo specificare che lo stesso fu tramite e co-protagonista di una combine relativa all’ultima giornata di campionato di serbe B, Salernitana-Bari». In quella gara Masiello giocava in difesa insieme a Ranocchia. E in campo c’erano anche altri due “protagonisti” dell’inchiesta sul calcioscommesse: il portiere Nicola Santoni, poi preparatore dell’Atalanta dove è stato travolto dalla vicenda Doni. Mentre a centrocampo giocava Stefano Guberti, l’uomo che secondo Masiello gli offrì di perdere la partita con la Samp nella stagione 2010-2011. E sulla panchina di quel Bari sedeva Antonio Conte, ma il difensore non ha mosso alcuna accusa all’allenatore. Ha parlato invece di un Bari-Treviso dell’11 maggio del 2008, anche questa gara sarebbe stata truccata. Tutte queste accuse erano state messe a verbale davanti al procuratore federale Stefano Palazzi e poi sono state ripetute nei giorni scorsi davanti al procuratore di Bari, Antonio Laudati e al sostituto Ciro Angelillis che hanno riconvocato il difensore in gran segreto. Le accuse di Masiello, tra l’altro, si sposano anche con quello dell’altro pentito dell’inchiesta sul calcio-scommesse, Vittorio Micolucci, che per “puro caso” anche lui nelle scorse stagioni ha giocato a Bari. Le accuse sono contenute in un fax che l’uomo ha inviato nelle scorse settimane al procuratore federale Stefano Palazzi. E accusano lo stesso Bari del quale ha parlato Masiello. «In riferimento alle partite del Bari — scrive l’ex difensore biancorosso — le posso dire che l’anno prima della promozione in serie A il Bari regalò la partita al Treviso. Le voci dicono che presero dei soldi perché in quella stagione le ultime partite del Treviso furono quasi tutte comprate. Nella stagione della promozione, invece, con Perinetti e Conte, sicuramente è stata “fatta” Piacenza-Bari con un pareggio e Salernitana-Bari con la vittoria della squadra campana. Queste notizie le ho avute da A. G. (personaggio già coinvolto nell’inchiesta barese, ndr), un mio amico che è molto legato a Stefano Guberti e Andrea Masiello». Micolucci parla anche della stagione 2010-2011. Parte da quel Bari-Livorno di Coppa Italia che ha dato il via all’inchiesta barese. «Sempre tramite Sommese (ex calciatore coinvolto nello scandalo, ndr) — scrive — ho saputo che alcuni giocatori, per rientrare da una partita andata male sotto una combine, organizzarono con certezza la partita di Coppa Italia (gara da cui nacque poi tutta l’inchiesta condotta dalla procura di Bari, ndr) Bari-Livorno con sconfitta e over perché dovevano recuperare ». «Nell’ultima stagione in serie A — continua poi il difensore — sentendo le voci di Pederzoli e Sommese che erano legati a Tisci, Erodiani, Parlato e automaticamente agli Zingari, mi dissero che Parma-Bari era una partita fatta per la vittoria del Parma, infatti loro ci scommisero sopra ed erano arrabbiati perché persero tanti soldi. Infatti ci furono delle risse a fine partita». Le dichiarazioni di Micolucci sono utilissime alla procura di Bari anche per ricostruire chi c’è dietro le scommesse: gli investigatori sono convinti si tratti di un gruppo organizzato, che lavora da anni sul calcio, contiguo alla criminalità organizzata. ___ IL PROCESSO PER LA DOPPIA OMESSA DENUNCIA AL TECNICO DELLA JUVENTUS: NO ALLA PRIMA IPOTESI DI PATTEGGIAMENTO Scontentati La Corte respinge la richiesta di intesa tra Conte e il pm federale Palazzi “Tre mesi e 200 mila euro sono pochi”. In giornata si cerca un nuovo accordo I giudici potrebbero rifiutare un aumento di pena che resti inferiore ai sei mesi di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-08-2012) Non esce dal processo sulle scommesse, Antonio Conte. Non può farlo perchè l’accordo raggiunto dal tecnico della Juve e dal procuratore federale Stefano Palazzi non ha superato l’esame della Commissione Disciplinare: tre mesi più 200 mila euro di multa non sono stati giudicati «congrui» dalla corte e, adesso, si apre una nuova partita. Lunga, piena di trabocchetti, a tratti nervosa è stata l’udienza nell’aula più grande dell’ex Ostello della Gioventù, ai piedi della collina di Monte Mario. La bocciatura da parte della Disciplinare della proposta di patteggiamento per il tecnico bianconero è arrivata dopo una camera di consiglio dove non sono andate in scena spaccature fra i cinque membri della commissione: all’unanimità (o quasi), i giudici hanno valutato troppo leggera una squalifica di poco meno di cento giorni per un allenatore a processo per doppia omessa denuncia. A giocare al fianco delle toghe del pallone la giurisprudenza del passato, ma anche recente come i casi di ieri relativi all’ex preparatore dei portieri del Siena Marco Savorani e all’ex preparatore atletico del club toscano Giorgio D’Urbano, collaboratori di Conte ai tempi senesi: entrambi sono riusciti a patteggiare una pena di cinque mesi e 15 giorni dopo aver riformulato il proprio accordo con la procura ed entrambi erano a processo con l’accusa di una omessa denuncia ripetuta. La nuova sfida di Conte è cominciata già nella notte. Appena rientrato da Ginevra, il tecnico campione d’Italia si è chiuso in conclave con i vertici della Juve, i suoi legali, Pavel Nedved: sul tavolo i termini del possibile nuovo accordo con Palazzi da presentare alla corte questa mattina alla riapertura del processo a Roma. Conte, già contrario all’idea di patteggiare prima, sembra esserlo ancor più ora che l’accordo su tre mesi di stop è naufragato davanti alla Disciplinare, ma chi gli sta accanto resta convinto che provare una nuova intesa sia la strada migliore da percorrere. Su quali basi? Il punto di equilibrio per la corte potrebbe essere una squalifica, tramite patteggiamento, di cinque o sei mesi. La difesa del tecnico, alla fine delle sue valutazioni notturne, potrebbe ripartire per Roma con una disponibilità all’accordo che non superi i quattro mesi più una consistente sanzione economica. La partita è ai supplementari: oggi all’ora di pranzo il destino processuale di Conte sarà noto. La lunga e nervosa prima udienza del secondo processo sulle scommesse di questa estate è vissuta in un corto circuito di richieste, istanze, patteggiamenti, falliti e riproposti con successo come quello del Siena. Nel mezzo, i legali di Conte prima presi in contropiede, poi all’attacco: non appena respinto l’accordo fra il tecnico e la procura, gli avvocati del tecnico bianconero hanno chiesto lo stralcio della posizione di Conte e del suo vice Angelo Alessio e la ricusazione del collegio giudicante avanzando anche l’ipotesi di inviare gli atti al Csm del pallone, la Commissione di Garanzia per il diritto di terzietà violato. Risultato? Istanze rigettate e processo che non si ferma. Conte resta dentro al dibattimento. Palazzi, in modo inusuale, al termine della propria requisitoria di ieri pomeriggio non ha formulato le sue richieste di pena per il tecnico della Juve e il suo vice Alessio, un modo per lasciare la porta aperta a un nuovo tentativo di accordo più pesante per il condottiero bianconerò. Servirà ad ottenere il via libera della Disciplinare? Il punto di equilibrio dei giudici e quello di Conte al momento non coincide: a dividerli c’è ancora almeno un mese. ___ «Pochi tre mesi» No alla proposta di accordo di Conte Calcioscommesse Colpo di scena al processo. Rigettato il patteggiamento per il tecnico della Juve che ora rischia uno stop da 4 a 7 mesi ... Furia della Juventus che tenta di ricusare la Corte ma poi tratta per giungere a una soluzione condivisa di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 02-08-2012) GUERRA FREDDA TRA JUVENTUS E COMMISSIONE DISCIPLINARE, NON SIAMO AL RISCHIO NUCLEARE MA PER ALCUNE ORE SI È TEMUTO DI ARRIVARE A QUALCOSA MAI VISTO PRIMA NELLA GIUSTIZIA SPORTIVA. Il nodo che non si aspettava nessuno, il patteggiamento di Antonio Conte che pareva formalità dopo gli accordi presi con lo stesso Palazzi, è tutto da riformulare. La Disciplinare lo rigetta: tre mesi e 200 mila euro di multa non bastano ai giudici capitanati da Sergio Artico: «La richiesta non è congrua». La Juve si è messa così di traverso dichiarando guerra aperta alla Disciplinare fino ad inoltrare richiesta di ricusazione presso la Commissione di Garanzia. Delle 13 istanze di patteggiamento presentate in apertura al processo «Cremona Ter», 6 sono state bocciate in prima istanza, mentre vengono accolte quelle di Torino (1 punto e 30mila euro), Varese (-1 punto e 30mila euro), Carobbio (4 mesi in continuazione alla squalifica di 20 mesi dello scorso processo), Da Costa Junior (3 mesi e 30mila euro), il capo osservatore del Siena, Daniele Faggiano (4 mesi), Gervasoni (3 mesi in continuazione alla squalifica di 20 mesi inflitta nello scorso processo), Sala (2 anni). Ben lasciava sperare per il tecnico bianconero che anche il suo ex giocatore, Larrondo, fosse stato derubricato da illecito a omessa denuncia, patteggiando 3 mesi, 20 giorni e 30mila euro, oltre al miracolo di Stellini che se la cava con 2 anni e 50 mila euro, per i due illeciti e un’omessa denuncia nel filone cremonese più la spalmatura delle pendenze di Bari per cui non dovrà essere più giudicato. La chiude qui il collaboratore tecnico di Conte, uno dei più inguaiati, non l’allenatore campione d’Italia, e nemmeno il Siena che per 3 responsabilità oggettive credeva di poter uscire con -5 punti e una multa di 40mila euro comprese le accuse per il filone barese. Rimandati a nuova proposta, che arriva poco dopo: -6 punti e 100mila euro. Con i toscani patteggia anche l’AlbinoLeffe (-1 e 30 mila euro) approfittando della riformulazione del patteggiamento di Passoni. Ci sono tutti, mancano solo gli uomini Juve: Conte e Alessio. Dopo il niet della Disciplinare, su Conte si è giocata l’ennesima guerra tra Juve e Figc, un conflitto politico che rischia di riportare le lancette del calcio ai tempi di Calciopoli. A distanza di 6 anni, i bianconeri hanno acquisito più convinzioni, ma il pallino del gioco resta ai giudici. Dura la reazione immediata degli avvocati juventini Chiappero e Briamonte. Il primo ricorre agli epiteti richiamandosi «all’anzianità» del presidente di Commissione, e a quell’esperienza decennale che non avrebbe dovuto portare il processo in un punto così buio. Ricevuta la botta, la Juve ha reagito come un orso ferito, i legali appellandosi a due sentenze (Corte Costituzionale e Cassazione) chiedono la ricusazione della Commissione alla Corte di Giustizia, e subalterno alla Commissione di Garanzia (presidente Pasquale de Lise): «Respingendo il patteggiamento, avete già deciso e non potete giudicare quanto già avete giudicato. La Corte Costituzionale nel 1992 ha detto che non può giudicare un giudice che abbia rigettato la richiesta di pena concordata». È il momento più basso, Palazzi prova a metterci una pezza (d’altronde l’accordo lo aveva preso lui...), respingendo la ricusazione: «Nessuno dei componenti di questa commissione – dice il pm rivolgendosi ad Artico - ha già preso parte in altro giudizio, nel senso che siete già parte del giudizio. Non sussiste nemmeno alcun motivo di inopportunità, perché sicuramente con il patteggiamento nessuna valutazione nel merito delle richieste ma solo in astratto, ma solo in astratto». Artico osserva impassibile, la Commissione si ritira fino alle 16 fino a slittare la riapertura dei lavori alle 17 inoltrate. Nel frattempo, mentre qualcuno riempiva la pancia, gli avvocati di Conte ricominciavano quel lavorio diplomatico per evitare che la ferita di Calciopoli potesse riacuirsi riaprirsi con effetti devastanti sul piano politico e federale. E mentre all’interno dell’aula bunker dell’ex Ostello della Gioventù, alcuni federali sussurravano che «sì, un riavvicinamento c’è stato», iniziavano a girare le prime voci: «Conte patteggia a 4 mesi e 100mila euro. . . ». Forse la notte porterà consiglio, perché durante il pomeriggio Palazzi e Artico cercano con gli occhi un messaggio positivo dallo scranno juventino, dal quale però arriva solo silenzio. Non è un caso che Palazzi abbia chiesto tempo senza fare richieste per Conte (né per Alessio e Garlini, tutte istanze rigettate e «pendenti»). Oggi l’ultimo atto? Ci sono 24 ore per evitare di scendere alle armi. Con Conte che rischierebbe 7 mesi per due omesse denunce. In chiusura di dibattimento, le altre richieste non portano alcuna sorpresa: retrocessione in Lega Pro al Grosseto, -4 al Novara (da aggiungere al -3 precedente) e un fiume di condanne dai tre anni in su. ___ SCOMMESSOPOLI CHOC Il Conte non torna La disciplinare rifiuta la proposta di patteggiamento del tecnico bianconero. Oggi la decisione: nuovo accordo sulla pena (da 4 a 7 mesi) o processo. Furia Juve: «Atto gravissimo». Siena -6 punti, Torino -1 di MARCO CAPIZZI (Libero 02-08-2012) Il colpo di scena c’è stato ed è stato servito in faccia ad Antonio Conte: la Commissione disciplinare della Federcalcio ha rifiutato la richiesta di patteggiamento a 3 mesi e 200mila euro di ammenda per il tecnico della Juventus nell’ambito del filone cremonese del calcio scommesse. La giornata di ieri è stata molto intensa ed è iniziata con un capannello di tifosi bianconeri che all’ingresso dell’ex ostello della gioventù ha contestato Palazzi. Il procuratore si è quindi presentato dalla disciplinare presieduta dall’avvocato Sergio Artico con le varie richieste di patteggiamento concordate con gli indagati, tra cui spiccava quella definita coi legali del tecnico della Juventus. La Commissione ha rifiutato la richiesta di patteggiamento definendola «non congrua» insieme ad altre richieste. Accolte in prima istanza invece le richieste per Carobbio (4 mesi), Da Costa (3 mesi e 30 mila), Faggiano (4 mesi inibizione), Gervasoni (3 mesi), Larrondo (mesi 3 e 20 giorni 30mila euro), Sala (2 anni), Stellini (2 anni 50mila), Torino (-1 punto 30mila euro), Varese (-1 punto 30mila euro). I legali di Conte, gli avvocati Briamonte e Chiappero, hanno quindi ricusato immediatamente la Commissione disciplinare sostenendo che respingendo il patteggiamento, la Commissione avrebbe già deciso e non avrebbe potuto giudicare quindi quanto già aveva giudicato. La richiesta, com’era prevedibile, è stata respinta dalla Commissione stessa che l’ha definita inammissibile. Da qui sono ripartite, frenetiche, le trattative tra i vari legali e Palazzi: il procuratore ha così potuto riformulare nuove richieste tra cui però non figuravano le persone di Antonio Conte e il suo vice Angelo Alessio. Con le nuove richieste, tutte accettate dalla Commissione, si sono delineate le condanne definitive: Poloni (6 mesi), Savorani (5 mesi e 10 giorni), D’Urbano (5 mesi e 10 giorni), Passoni (6 mesi e 15 giorni), AlbinoLeffe (-1 e 30mila euro), Siena (-6 e 100mila euro). In serata sono poi continuate le riunioni tra i legali di Conte e lo stesso tecnico rientrato da Ginevra dopo l’amichevole col Benfica. Si profilano tre scenari che dovrebbero essere districati già nella mattinata di oggi: lo scenario più soft prevede un patteggiamento a 4 mesi e 20 giorni; quello più duro un patteggiamento a 7 mesi (che difficilmente però sarà accettato da Conte); il terzo scenario vedrebbe invece aprirsi il processo sportivo con il tecnico bianconero pronto a difendersi (qualora venisse condannato rischierebbe 12 mesi per ogni omessa denuncia più 3 mesi di aggravante per un totale di 27 mesi, e vista l’aria che tira sarebbe una scelta rischiosa). E la posizione della società bianconera? La Juventus ha ordinato il silenzio stampa con un pesantissimo comunicato: «La Juventus è oggi in silenzio stampa. Domani in mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». E ha poi assegnato la fascia di capitano nell’amichevole di ieri a Leonardo Bonucci, il cui procedimento inizierà domani (è indagato per illecito sportivo, rischia fino a 3 anni). Più chiara di così... ___ SCOMMESSOPOLI PATTEGGIAMENTO RESPINTO Conte tradito, saltano i patti La Disciplinare ferma pure il Siena, che poi concorda: -6 punti Ora nuovo tentativo con Palazzi, o si va a processo. Anche per Stellini situazione sospesa di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 02-08-2012) ROMA. Altro che tre mesi e 200.000 euro di multa da devolvere in beneficenza, sei mesi di squalifica patteggiati sono la pena «congrua» per Antonio Conte , secondo la Disciplinare. La Juventus è con vivo raccapriccio e con reazione rabbiosa in diretta con i giornalisti assembrati nell’ex ostello della Gioventù del Foro Italico: il presidente, l’avvocato torinese Sergio Artico , e la sua commissione tirano le orecchie di brutto al procuratore Stefano Palazzi che aveva trovato un accordo sulle due omesse denunce (con capo d’imputazione ad avviso dei giudici pesante) troppo al ribasso e troppo sbilanciato dalla parte della salatissima multa. SI RICUSANO La Juve ricusa i giudici («Hanno già giudicato nel merito rifiutando la congruità del patto con Palazzi, non sono terzi» sostengono gli avvocati Briamonte e Chiappero ); i giudici a loro volta “ricusano” la ricusazione dichiarandola inammissibile: momenti di tensione in aula perché quelli della Disciplinare digeriscono poco il modo rabbioso con cui l’avvocato Briamonte lascia il foglio della ricusazione sul loro tavolo. Il feeling non c’era prima, adesso tra Juve e Disciplinare siamo ai minimi. Palazzi si ri-schiera al fianco del giudici dicendo no alla ricusazione. Successe lo stesso anche con Moggi un anno fa durante il processo per la radiazione, che oggi approda al Tar del Lazio chiamato a giudicare sulla sospensione (domani tocca a Giraudo ). La Juve minaccia anche di rimettere il caso alla Commissione di Garanzia della Figc, il csm dei giudici sportivi , il procuratore - però - a sorpresa vuole tenere aperti i termini per la riproposizione di un patteggiamento per Conte, Alessio e il calciatore Garlini . «Aspettiamo fino a domani». FASE 2 E da quel momento parte la fase 2. Che renderebbe meno pesante la posizione del procuratore, il Grande Bocciato del giorno. E non per la contestazione dei 20 tifosi juventini rumoreggianti all’esterno (lo slogan più in voga: «Omessa giustizia»): qualcuno nella commissione se ne è lamentato («si sono portati la claque » diceva qualcuno). Più delle fiamme che divampano nelle vicinanze e tengono in tensione gli astanti. PARAMETRO D’URBANO In realtà i giudici hanno bocciato pesantemente il punto di partenza dal quale era cominciata la trattativa con gli avvocati di Conte: sei mesi più uno di aggravante è troppo poco, per la Disciplinare. Un anno come pena base. E a certificare questa distanza anche la formula adottata e approvata per alcuni dei ri-patteggiamenti, andata in scena dopo la clamorosa bocciatura dei patti presi per il caso Siena (da 5 punti di penalità rifiutati a 6 accettati), l’esempio dell’allora preparatore fisico senese, D’Urbano : al secondo giro la pena base - per un elemento definito meno decisivo nel gruppo del tecnico Conte - diventa 7 mesi più uno per la doppia omissione, che patteggiando si trasformano in 5 mesi e 10 giorni. Difficile immaginare una Disciplinare che dia il via libera a Conte senza almeno sei mesi di stop, ieri sera era difficile da immaginare. SIENA BIS Riesce nell’impresa (a questo punto...) di strappare il sì della Commissione, il Siena. Inizialmente bocciato anche il suo ricorso (-5 e ammenda), il pool di Artico ritiene «congruo» un -6 (sulla prossima serie A) e 100.000 euro di multa da spalmare sui due filoni (Cremona e Bari). Domani i toscani sono fuori. Sorride anche Larrondo , derubricato dallo stesso Palazzi in un’omessa denuncia, patteggia 3 mesi, 20 giorni e multa. La notte ha portato vertici di avvocati e la certezza che in ogni caso, qui davanti alla Disciplinare si gioca in trasferta anche quando sembra che Palazzi giochi dalla tua parte. Il ribaltone, però, è stato di quelli clamorosi e che fanno storia, riaccendendo la guerra Juve-Figc. GROSSETO GIù Nella requisitoria, Palazzi lascia vivo uno spiraglio per eventuali patteggiamenti di Conte & C. (anche Artico: «nulla è precluso...») ma non ha risparmiato gli altri. Come previsto, mannaia sul Grosseto, per cui Palazzi chiede la retrocessione in Lega Pro. Peraltro senza presidente, perché per Piero Camilli (ritenuto il mandante della combine, come sentenziano il suo ex ds Iaconi e diversi altri tesserati) ha chiesto 5 anni di inibizione più richiesta di preclusione (radiazione). Oggi c’è la replica dell’avvocato Grassani , ma Nocerina, Gubbio e Vicenza promettono battaglia a suon di eccezioni. Quel posto spetterebbe a una di loro. Palazzi usa lo stesso metro di giudizio dei processi passati, ritenendo « Carobbio e Gervasoni credibili». E chiede 4 anni per Vitiello , 3 anni e mezzo per Bertani , Bombardini , Catinali , Coppola , Drascek , Gheller , Pellicori e Terzi , 3 anni per Pesoli : tutti per le gare della discordia, AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena. Nove mesi in continuazione per Mario Cassano , che oggi deposita ricorso al Tnas contro la radiazione del primo processo. Il Novara esce con un -4 da aggiungere al -3 del primo processo. ------- GLI ALTRI BIANCONERI Assist Larrondo: Bonucci può sperare Per l’argentino del Siena illecito derubricato in omessa denuncia: l’azzurro può seguire l’esempio di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 02-08-2012) ROMA. Passo passo, l’assist della Procura e un tavolo pieno di carte da decifrare. Da domani finiranno anche loro nel calderone del processo Scommessopoli, Bonucci e Pepe , stessa partita, accusa differente. Nella sostanza la questione è sempre la stessa: scommettete che patteggiano? Ma per i due bianconeri la strategia è tutta da vagliare, nulla è scontato. BONUCCI L’accusa di illecito in Udinese-Bari lascia perplessi i legali del difensore, per le diverse ritrattazioni e mille versioni fornite da Andrea Masiello . La linea difensiva di Bonucci farà leva sulle incongruenze del “pentito”, pronto a patteggiare (si parla di due anni) e sul fatto che dalle sue parole si evince come la presunta combine, l’avesse intavolata prima che il difensore ora in forza alla Juve tornasse dalla Nazionale. Per il difensore già questi elementi farebbero una prova della sua innocenza, quindi al momento niente patteggiamento. Ma nelle ultime ore, l’ipotesi di giungere a un compromesso con la Procura (sulla carta rischia sempre tre anni e mezzo) sembra stia prendendo corpo. Avverrebbe soltanto nel caso in cui Palazzi facesse lo stesso “mea culpa” avvenuto ieri per Larrondo: illecito derubricato in omessa denuncia, il senese passa dai 3 anni e mezzo a 3 mesi, 20 giorni e 30.000 euro di ammenda. Va detto che per Bonucci il caso è leggermente diverso, ma non è detto che Palazzi non possa tornare comunque sui suoi passi, perché le prove non sono poi molte: Masiello contro tutti. A quel punto, con un’omessa denuncia l’accusa si trasformerebbe in «Bonucci sapeva». Stop. E con un rischio di 6 mesi di squalifica, Bonucci potrebbe anche valutare identica strategia del senese. Bonucci attende un segnale da Palazzi, ma se il pm federale non tornerà sui suoi passi, la sua linea sarà quella di proseguire verso la sentenza e (spera) il proscioglimento. è convinto di farcela, la Juve è con lui. E ieri, da Bari, Angelo Iacovelli ha scagionato Bonucci e Pepe: «Sto sentendo i nomi di Salvatore Masiello, Pepe, Belmonte, Bonucci, secondo me quella gente non c’entra nulla. I soldi di quella partita se li è presi tutti il signor Andrea Masiello, poi ha regalato 1000 euro a me. Bonucci è una bravissima persona, è stato tirato in ballo ma è innocente». PEPE Il bianconero era dall’altra parte del telefono quando a detta di Andrea Masiello, il suo omonimo Salvatore chiamò Simone chiedendogli se si poteva fare Udinese-Bari: «Nessuna richiesta, nessuna combine, voglio solo la verità» la risposta di Pepe in procura. Evidentemente non basta, Palazzi crede a Masiello, ma Pepe ha dalla sua un’accusa “leggera”, per questo, a differenza di Bonucci, potrebbe non attendere le richieste e liquidare il suo processo con il minimo sindacale: 3-4 mesi. Il patteggiamento non è un’ammissione di colpa, semmai di opportunità. PROCURE AL LAVORO Due notizie irrompono dalla magistratura. La Procura di Bari, a seguito delle rivelazioni di Andrea Masiello su altre tre gare dei pugliesi della stagione 2008-09, avrebbe inviato un invito a comparire per Andrea Ranocchia . Per Genoa-Samp, ieri la polizia giudiziaria, su delega del pm di Genova Biagio Mazzeo , ha ascoltato Marco Rossi sulla presunta combine del derby 2011. Il capitano rossoblù ha ribadito quanto detto al pm Mazzeo nel ritiro di Bormio, e cioè che nulla sapeva di collette tra giocatori della Sampdoria per modificare il risultato. ------- SCOMMESSOPOLI LA REAZIONE DELLA SOCIETA’ Juve al contrattacco «Atto gravissimo contro la nostra onorabilità». Stamane si decide Summit notturno: tutti con Conte e pressing per convincerlo ad accettare un “patteggiamento-bis” di FABIO RIVA (TUTTOSPORT 02-08-2012) TORINO. Incredulità, prima. Poi rabbia. Crescente. La notizia, ferale, del secco rifiuto ad un patteggiamento che sembrava cosa fatta e assodata, è stata accolta con questo duplice stato d’animo dal tecnico Antonio Conte e dai vertici bianconeri al completo. Mai ci si sarebbe aspettati una tale opposizione da parte della Commissione Disciplinare. In casa bianconera, si intende, ma non soltanto visto che in più o meno tutto il mondo sportivo (e sportivo-giudiziario) la squalifica di tre mesi con annessa pesantissima multa di 200 mila euro era data per assodata e i ragionamenti erano piuttosto già proiettati oltre: al quando sarebbe scattata la sanzione, al quali partite avrebbe saltato il tecnico, al cosa avrebbe potuto o non potuto fare Conte (allenamenti in settimana, conferenze stampa, dichiarazioni in zona mista). Insomma, nessun se : il problema era considerato chiuso, superato. Anche per questo, la vicenda ha “teoricamente” lasciato senza parole i dirigenti del club di corso Galileo Ferraris: «La Juventus è oggi (ieri, ndr) in silenzio stampa - il comunicato ufficiale, diramato ieri tramite il sito Internet -. Domani (oggi, ndr), in mattinata, verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società. Ulteriori comunicazioni saranno fornite in giornata». COESIONE Un comunicato breve, conciso, secco che annuncia silenzio, ma che in realtà lascia trapelare eccome tutto il disappunto, tutta la rabbia covata per un atto, appunto, ritenuto gravissimo e disonorevole. Nonché un comunicato che rimarca anche un altro aspetto importantissimo e nodale quando lascia intendere che i “soggetti coinvolti” non sono soltanto Conte e i suoi collaboratori Cristian Stellini e Angelo Alessio , oppure i giocatori Simone Pepe e Leonardo Bonucci . No, i “soggetti coinvolti” sono manager, tesserati e società (più i tifosi, ovviamente). E dunque - eccolo, il concetto nodale - le idee di unità e di coesione restano basilari: tanto è vero che ieri s’è deciso di consegnare la fascia di capitano a Bonucci, in un evidente atto simbolico; tanto è vero che Stellini rimarrà nello staff. E lo saranno, basilari, pure quest’oggi, allorché sarà imboccata definitivamente una strada. Quale, spetterà tendenzialmente a Conte ed ai suoi legali definirlo. Pur sapendo di poter contare sul pieno appoggio della società: su tutti gli strumenti legali di sostegno. RAGIONE E... Il summit di questa notte, però, è risultato affatto semplice e non ancora del tutto risolutore. Fin da subito la volontà dell’allenatore era orientata verso “lo scontro”. Ergo, il definitivo abbandono della strategia del compromesso, del patteggiamento, per andare invece a giocarsi a processo tutte le carte e dimostrare totale innocenza ed estraneità ai fatti. Già di per sé l’idea di turarsi il naso e patteggiare i 3 mesi non risultava particolarmente gradita a Conte; quanto all’ammenda di 200mila euro, poi, soltanto le rassicurazioni circa il fatto che la somma sarebbe stata devoluta in beneficenza hanno addolcito la prospettiva. Figurarsi però ora - date le premesse - come il tecnico possa valutare l’idea di dover sopportare uno stop di addirittura quattro, sei mesi. Di contro in casa Juventus hanno spinto e stanno spingendo per una visione più pragmatica delle cose: val davvero la pena rischiare di compromettere una intera stagione (e magari addirittura una carriera: senza patteggiamento, il rischio è addirittura di 12, 15 mesi di stop) per una questione di principio? Ecco la domanda cruciale. Oltre alla beffa, in palio ci sarebbe anche un danno enorme. A prescindere dalla strada intrapresa, comunque, ci sono alcune certezze: la Juventus - tutta, unita - andrà al contrattacco. Vuoi provando a definire nuovi parametri, condivisi, patteggiando con il pm Palazzi ; vuoi all’opposto scegliendo la strada del processo. ------- SCOMMESSOPOLI LA GIORNATA PIù LUNGA Conte è una furia Il no della Disciplinare scatena la rabbia del tecnico a Ginevra La notizia raggiunge l’albergo della squadra nel primo pomeriggio. Per la Juve e per l’allenatore è uno choc. Ma la società impone il silenzio stampa a tutti Durante la partita col Benfica è il solito Conte: incoraggia Marrone, s’adira con Matri e lo sostituisce. Poi lascia lo stadio con un sorriso che nasconde mille pensieri di GIANNI LOVATO (TUTTOSPORT 02-08-2012) GINEVRA. La pessima notizia raggiunge Antonio Conte nella sua camera all’Hotel Intercontinental di Ginevra quando sono le 14.15. Zona semicentrale, a un chilometro in linea d’aria dal lago dove i cittadini svizzeri sono accorsi in massa per godersi la giornata di festa nazionale. La Juve sta un po’ più in su, verso la collina, lontano dal traffico e dalla ressa. L’atmosfera in effetti è particolare. Nessun assedio, come accade invece in tante trasferte. Si contano giusto una decina di tifosi a caccia di autografi e foto. Decisamente pochi per gli standard bianconeri. L’enorme buttafuori posizionato all’ingresso dell’hotel ha lo sguardo annoiato di chi, probabilmente, presagiva una giornata diversa. Anche il tecnico bianconero non l’immaginava così, la sua giornata. Quando aveva lasciato Torino, alle 10.45 di mattina, Conte aveva ormai metabolizzato l’idea che questa di Ginevra fosse la sua ultima panchina prima dei tre mesi di stop patteggiati con Stefano Palazzi . Una prospettiva non allettante, certo, ma con cui il tecnico campione d’Italia ormai era deciso a convivere. L’incertezza sulla propria sorte pensava di essersela lasciata alle spalle. Almeno così sembrava. LO CHOC Invece no. La Juve pranza alle 12.30, con puntualità davvero svizzera, negli opulenti saloni dell’albergo che la ospita. Poi Conte sale gli scaloni di marmo che portano alle stanze e qui, appunto, apprende che la Disciplinare ha respinto la proposta di patteggiamento. L’annuncio arriva dall’Ansa ed è talmente tempestivo che precede addirittura i canali interni. Segue la conferma in capo a un minuto da parte del direttore della comunicazione Claudio Albanese , che si trova a Roma. Conte s’infuria, come non capirlo. Lui, lottatore per eccellenza, aveva accettato di scendere a patti con i suoi accusatori senza alcun entusiasmo ma con l’indotta consapevolezza che quella era la soluzione migliore per evitare contraccolpi (tecnici, s’intende) alla Juve, prima ancora che a se stesso. Invece la scelta concordata, improvvisamente, diventava persino beffarda nella sua inutilità. Non a caso in quei momenti l’ira di Conte si è manifestata, come dire, a 360 gradi. Rapido il consulto telefonico con Roma, immediata la decisione di andare all’attacco. Arriva la ricusazione della corte. A Ginevra si trovano anche l’amministratore delegato Beppe Marotta e il direttore sportivo Fabio Paratici che si riuniscono immediatamente con il tecnico. La Juve adotterà nel corso della giornata il silenzio stampa. Prima che la decisione venga presa, filtra una sola frase: «Siamo sotto shock». Nulla invece dice il diretto interessato quando si palesa nella hall dell’Intercontinental per salire sul pullman che condurrà la Juve allo Stade de Geneve. Elegante nella divisa sociale, percorre a passi svelti i pochi metri che lo separano dal mezzo, senza proferire parola. Forse ancora interrogandosi e magari capendo poco. CERTEZZA DELLA PENA Già, la Juve non capisce. E decide di parlare con i fatti, come si evince, appunto dal comunicato stampa diramato quando Buffon e compagni stanno per terminare il primo tempo dell’amichevole con il Benfica: «Domani in mattinata verrà valutata la situazione, a fronte dei fatti odierni, che sono da considerarsi, qualunque sia l’esito di questa vicenda, un atto gravissimo nei confronti dell’onorabilità di tutti i soggetti coinvolti: professionisti, manager, tesserati e società». Anche la scelta di consegnare la fascia di capitano a Leonardo Bonucci , presa da Conte e da Marotta, è una risposta alla cosiddetta giustizia sportiva, chiamata a decidere parimenti della sorte del difensore. Intanto Conte si agita, ma per la partita. Novanta minuti di sollievo e distrazione, seppure vissuti con la consueta intensità. Lo si vede incoraggiare Marrone , suggerirgli i movimenti difensivi, soprattutto quando si tratta di far salire la squadra. Impassibile quando Matri sbaglia il rigore a inizio ripresa, il tecnico si adira assai 5’ più tardi, quando il centravanti bianconero sbaglia tempi e modi del controllo solo davanti ad Artur . Immediata scatta la punizione: Quagliarella richiamato dall’area riscaldamento viene spedito in campo in un batter d’occhio e la partita di Matri finisce lì. Giustizia sommaria, ma veloce almeno. E con certezza della pena... Si scatena il diluvio e la Juve va sotto, ma riemerge in tempo utile. Come farà il suo allenatore. Di questo nessuno dubita dentro e attorno alla squadra. E’ un’estate strana, così diversa da quella che toccherebbe a chi ha vinto lo scudetto. Conte lascia lo stadio sorridente ma meditabondo. Lo attende la decisione più difficile: patteggiare ancora o andare allo scontro frontale. Perché a questo punto la decisione sarà solo sua, non potrebbe essere altrimenti.
  13. Scanzi contro Zuliani a Radio 24: "Conte non e' un modello di virtù". Zuliani: "Conte non ha scandali a destra e sinistra" di Redazione Tutto.Juve.com 31-07-2012 A Radio 24 nella trasmissione A Tempo di Sport sono intervenuti Andrea Scanzi e Claudio Zuliani. Pesanti le affermazioni di Scanzi a cui Zuliani ha replicato alla grande. Scanzi del Fatto Quotidiano: "Se io sono innocente non patteggio mai, ma mai nella vita, e' vero che la giustizia sportiva non e' la giustizia ordinaria, e' vero che semplificando la giustizia sportiva e' colpevolista e quella ordinaria innocentista, dopo di che se io sono consapevole di essere estraneo ai fatti non lo faccio mai il patteggiamento e ancor più nel caso di Conte perché temeva un deferimento per illecito, c'è stata "soltanto" l'omessa denuncia, in due casi, sette mesi rischiava, tutto questo patteggiamento per risparmiare tre mesi, tre mesi e venti giorni, con un esborso di 200 MILA euro, siamo sicuri che a Conte convenga? Non e' un'ammissione di colpa, ma come ha scritto sul Corriere Battista, all'ammissione di colpa assomiglia tantissimo. Zuliani: "Il messaggio normale e', Antonio Conte, il condottiero, il comandante patteggia, ma andrebbe spiegata meglio, la giustizia sportivamente, purtroppo si base sui principi opposti rispetto al procedimento penale, dove l'imputato e' innocente fino a prova contraria, qui invece ci si basa su una giustizia arcaica. Conte non fa il patteggiamento normale , ma quello con l'articolo 23, dove tu non ammetti un bel niente e la tua fedina penale rimane pulita. La Juventus ha detto, caro Antonio Conte, siccome tu vai con un deferimento che praticamente lo abbiamo visto nella storia della giustizia sportiva e' una condanna, ti conviene andare a processo, prendere un anno, un anno e mezzo e comunque per la gente sei colpevole? O ti conviene pigliare tre mesi e a novembre sei in panchina ?". La replica di Scanzi: " E' una scelta conveniente dal punto di vista sportivo, se alla Juventus interessa la concretezza siamo tutti d'accordo. A me sembra che Antonio Conte sia ciclicamente sfiorato da scandali grandi o piccoli, dal caso Gea, fino a queste due omesse denunce, e' ovvio che sono sensazioni, ovvio che ha ragione lui, la macchia un po' per me rimane. Ok, rischiava sette mesi, forse un anno, pero' la Juventus grazie allo scudetto fortemente voluto da Antonio Conte quest'anno era risalita anche come immagine e aveva offuscato il brutto ricordo di Calciopoli, a me sembra che questa idea concreta, non sia come idea morale positiva, soprattutto per Conte, perché quelli che lo ritenevano colpevole lo riterranno ancora di più colpevole, dopo questa ammissione che non e' ammissione ma passa per larga parte per ammissione". Zuliani replica nuovamente: "Questo e' quello che vogliamo far passare noi, la Juventus sfiorata da cosa, da quale macchia? Conte non ha alcuno scandalo a destra e sinistra, Conte e' accusato di omessa denuncia sportiva non illecito, con un procedimento sportivo strano, dove uno porta 23 testimoni che smentiscono il pentito, ma se il procurato decide che il pentito e' affidabile tu sei colpevole. La macchia ci sarà sempre perché quando la giustizia sportive ti deferisce la macchia ce l'hai e Calciopoli ce l 'ha insegnato. Scanzi nuovamente: "Mi sono letto i libri di Petrini e Antonio Conte non appariva un modello di virtù, da quelle pagine non appariva come un modello di moralità". Zuliani replica nuovamente: "Mettiamolo in galera subito senza passare dal via... Almeno siamo contenti, ne ho letti anche io di libri dove c'era dentro tutto il calcio italiano e tutte le squadre di Milano, se vogliamo parlare dei libri di tutti facciamo notte". Saremo di parte, ma francamente a quello che scrive Petrini non ci crede nessuno, anche lui un pentito che arrivo' tardi, molto tardi. Se dovessimo scegliere di leggere un libro, francamente sceglieremmo questo. ------- Patteggiare o non patteggiare, questo è il dilemma Ormai è sicuro Antonio Conte patteggerà tre mesi di squalifica per l'omessa denuncia di combine in Siena-Novara e Albinoleffe-Siena della scorsa Serie B. Attorno al tecnico juventino si spacca l'opinione pubblica (tifosa e non): i pro-patteggiamento, rappresentati in diretta da Claudio Zuliani giornalista Mediaset Premium, e chi, come Andrea Scanzi de Il Fatto Quotidiano, ritiene che il tentativo di ottenere uno sconto di pena sia in pratica un'ammissione di colpa. http://k005.kiwi6.com/hotlink/q9bytej2sc/2012_07_31_a_tempo_di_sport_patteggiare_o_non_patteggiare.mp3
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