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andrea

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di andrea

  1. Pizza, birra e tiramisù?
  2. La dieta da 6000 calorie di Erling Haaland: no a zuccheri, sale e olio, sì all'acqua filtrata Alla base delle straordinarie prestazioni del centravanti del City, c’è (anche) un rigido regime alimentare. Scopriamola Fisico notevole elastico, potente: madre natura ha fatto la sua parte, ma Erling Haaland lo gratifica ogni giorno con una cura maniacale fatta di allenamenti e non solo. L’attaccante norvegese è in un grandioso stato di forma. A parte le sue immense qualità fisico-tecniche, sembra che le eccezionali prestazioni dipendano anche dal suo stile di vita e dalla sua dieta: Haaland è rigoroso nell’alimentazione. Le regole? Le ha rivelate lui stesso nel documentario Haaland: The Big Decision. Per raggiungere le calorie richieste, 6000 al giorno, il giocatore consuma di tutto: pasta, pollo, pesce, verdure, frutta, verdura, banditi però olio e sale e carne bovina; il cibo deve essere di assoluta qualità, il più locale possibile, predilezione per cuore e fegato bovino. Una dieta attenta anche ai liquidi: acqua filtrata, niente bevande zuccherate, niente alcool. Per uno sportivo d’élite come Haaland, fenomeno definito “alieno”, che fa yoga prima di dormire, si celano tantissimi sacrifici e una routine alimentare finemente organizzata. “Consumare circa 6000 kcal al giorno non è cosa semplice, soprattutto in termini di bilanciamento dei macronutrienti – spiega Gaia Gottardi, biologa, nutrizionista-. Ogni individuo necessita di una dieta cucita sulle proprie esigenze, personalizzata. Un calciatore professionista si sottopone a svariate sessioni di allenamento, sia in campo sia in palestra: sarà necessario introdurre una quantità di cibo adatta a sostenere tutte le attività svolte, oltre alle opportune integrazioni”. PER ERLING HAALAND DIETA SENZA OLIO E SALE — “Diminuire il quantitativo di grassi dato dai condimenti può contribuire a bilanciare la quota lipidica a fronte di un consumo di cibi di provenienza animale che altrimenti diventerebbe eccessiva - precisa l'esperta -. Senza però dimenticare che una quantità giornaliera di olio extravergine di oliva per noi comuni mortali conserva una potente attività antiossidante data dai polifenoli presenti al suo interno. In particolare riducono i livelli di radicali liberi proteggendoci dallo stress ossidativo e inibiscono l’attivazione di processi infiammatori. Inoltre sono utili nel contrastare la formazione della placca aterosclerotica e insieme alla vitamina E hanno risvolti positivi sulla pressione arteriosa, dati dal miglioramento dell’elasticità à dei vasi sanguigni. Eliminare il sale, più nello specifico il sodio all’interno del cloruro di sodio, può aiutare su più livelli. Il quantitativo giornaliero di sale deve essere inferiore ai cinque grammi circa; due grammi di sodio e un eccesso di sale può portare a problematiche di ipertensione, con conseguente aumento del rischio cardiovascolare e renale. Eliminare o abbassare il quantitativo di sale riduce il gonfiore addominale dato da una minor ritenzione dei liquidi, il rischio di calcolosi renale, osteoporosi e cancro allo stomaco". 27 marzo 2023
  3. Juventus, oggi prima udienza l’obiettivo: cambiare tribunale La difesa del club chiederà di portare gli atti a Milano o Roma, la Procura si oppone Di Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi · 27 mar 2023 Quasi due anni di indagini e oltre quattro mesi di intercettazioni, finiti in 18 faldoni di inchiesta sui conti della Juve, arrivano stamattina davanti al gup di Torino Marco Picco, per l’inizio dell’udienza preliminare: secondo l’ipotesi della Procura, con la contabilizzazione delle plusvalenze (quelle giudicate «artefatte o fittizie») e le manovre stipendi, gli ex vertici del club avrebbero sostanzialmente alterato i bilanci; per le memorie difensive, invece, ci potrebbero essere tuttalpiù «profili di non conformità, ma nessuna falsità bilancistica, come rilevato dalla Consob». Gli accertamenti della guardia di finanza, coordinata dall’aggiunto Marco Gianoglio e dal pubblico ministero Mario Bendoni, si sono concretizzati in quattro capi d’accusa: false comunicazioni sociali di società quotata (per i bilanci 2019/20/21), ostacolo agli organi di vigilanza, false fatturazioni e manipolazione del mercato. Ed è su quest’ultima imputazione che s’annuncia la prima battaglia, per decidere su quale campo (giudiziario) giocare: i legali dei bianconeri chiederanno di portare gli atti a Milano o, in subordine, a Roma; con un’istanza che già era stata avanzata alla Procura generale della Cassazione. E dichiarata inammissibile solo perché l’allora richiesta di rinvio a giudizio dei pm aveva chiuso la fase procedimentale. Ora deciderà la corte di Cassazione, dove il gup — anche di propria iniziativa — dovrebbe spedire la questione. «In adesione all’univoca giurisprudenza di legittimità e di merito sul tema — sostiene la difesa — il contestato reato più grave si è consumato a Milano». Poiché lì, tramite il sistema informatico Sdir, diventerebbero pubbliche le comunicazioni a Borsa e investitori. Con la concretizzazione della manipolazione del mercato. Oppure sarebbe competente Roma, dove si trova il server del service. Di opposto avviso la Procura, che depositerà memoria: i comunicati furono emessi alla Continassa, e da quando viene premuto il tasto invio, sono immodificabili. Un reato istantaneo. Gli imputati sono 12: l’ex presidente Andrea Agnelli, l’allora vicepresidente Pavel Nedved, l’ex ad Maurizio Arrivabene e l’ex ds Fabio Paratici (oggi al Tottenham), più altri ex manager e componenti del vecchio cda (Marco Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato, Francesco Roncaglio, Enrico Vellano) e alcuni revisori dei conti (Stefania Boschetti, Roberto Grossi). Sott’accusa anche Cesare Gabasio, capo dell’ufficio legale, considerato dagli investigatori «l’ideatore» delle manovre stipendi. Imputata la stessa Juve, chiamata in causa come società. Tutto era partito nella primavera-estate del 2021, quando era iniziata anche l’ispezione della Consob: proprio questa fece intrecciare decine di telefonate tra i dirigenti, ignari di essere ascoltati dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle. C’è chi spera di «supercazzolare» gli ispettori della Consob e chi, al ristorante, confida: «La situazione è davvero delicata. Io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Lì c’era tutto il mondo che ci tirava contro, questa invece ce la siamo creata noi». Conversazioni che però — avvertono i legali, tra i quali gli avvocati Luigi Chiappero, Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio, Paola Severino — devono essere contestualizzate e lette nella loro completezza. Alcuni piccoli azionisti chiederanno di costituirsi parte civile.
  4. Il primo oggi è già a ventuno tweet e la giornata è ancora lunga
  5. De Paola su Sportitalia.com: “Il 19 aprile capiremo se ha ancora senso la giustizia sportiva” 26.03.2023 Paolo De Paola su Sportitalia.com: "Giustizia sportiva, Nazionale e calcio italiano sono argomenti legati da un comune denominatore. Hanno un vertice dirigenziale clamorosamente inadeguato. Gravina e Mancini sono le due facce della stessa medaglia. Una medaglia di plastica rispetto a quella di metallo puro che stanno mostrando i nostri club in Europa. Possibile non rendersi conto dello stridore fra due realtà così diametralmente opposte? Mentre le nostre squadre fanno tremare l’Europa in tutte le manifestazioni, la Nazionale arranca e continua a perdere anche dopo una vergognosa eliminazione dal Mondiale. Le mancate dimissioni di Gravina e Mancini rappresentano un peccato così gigantesco da scatenare una malinconica crisi di rigetto nei confronti della nostra rappresentativa più amata. Crisi che coinvolge spettatori e giocatori. Mentre un cambio avrebbe rappresentato linfa vitale verso un miglioramento, la stagnazione deprime ogni slancio di rinnovamento. Ricordiamo che Abete e Prandelli ebbero la dignità di dimettersi dopo il deludente mondiale in Brasile del 2014 ma almeno erano arrivati fin lì e comunque Prandelli aveva raggiunto una finale europea due anni prima. Insomma il calcio è momento, non è storia. Il calcio è privo di riconoscenza. Il calcio è scoperta. La memoria riempie gli albi d’oro, non aiuta a vincere le partite. Per ottenere risultati bisogna scegliere il meglio che c’è in un dato periodo e saperlo mettere in campo. Senza far prevalere l’orgoglio personale come nel caso Zaccagni che fa a pugni con la pazienza dimostrata invece nei confronti di Balotelli. Mancini è un formidabile allenatore e nessuno può dimenticare l’Europeo vinto, ma dopo l’eliminazione dal Mondiale la sua strada è diventata drammaticamente in salita e avrebbe dovuto capirlo da tempo. La Nazionale non ride, ma la giustizia sportiva piange. Se, e ribadiamo se, il Collegio di Garanzia del Coni, il 19 aprile, dovesse cancellare (per motivazioni insufficienti o vizi di forma) la decisione del meno quindici comminata dalla Corte d’Appello alla Juventus, il presidente federale non avrebbe più scampo: dovrà dimettersi prendendo atto dell’evidente inadeguatezza degli organismi disciplinari da poco riformati dallo stesso Gravina. Non ci sembra normale che in prima istanza ci sia una sentenza, in seconda un’altra e in terza ancora un’altra. E non sarebbe la prima volta. Tutti ricorderanno il papocchio fra Napoli e Juve durante la pandemia: si passò da uno 0-3 a tavolino, a partita da rigiocare con intervento delle ASL campane. Sempre con sentenze diverse in ogni grado di giudizio. Comprendiamo la necessità della giustizia sportiva di essere celere ma in questo modo non si capisce nulla e soprattutto si trasmette un sentimento di profonda ingiustizia. Che senso avrebbe togliere quindici punti a una squadra per poi restituirglieli tutti o quasi a campionato in corso? Se togli, momentaneamente, a qualsiasi club la possibilità di raggiungere un obiettivo neghi, alterandola, la natura stessa della competizione. Come se non bastassero i guai in casa si mette anche l’Uefa di Ceferin e degli sceicchi a condurre battaglie contro chiunque si frapponga sul loro cammino per risollevare i club dalla crisi e per uscire da un’egemonia antistorica e indegna che ha prodotto quel bel pateracchio del Mondiale in Qatar. E non parliamo solo di Juventus: sentito De Laurentiis di recente? Per carità, non chiamatela Superlega, ma un modo diverso di concepire le competizioni deve pur esserci. E ricordiamo che il periodo d’oro per il calcio cominciò proprio in quel 1986 al quale fa riferimento il presidente del Napoli quando il campionato era a sedici squadre, si giocava di meno, ma l’attesa di qualsiasi avvenimento era vissuta e narrata in altro modo. Oggi, nel nome di un consumismo sfrenato non si apprezza più nulla e si bruciano in un lampo milioni e campioni. C’è ancora un grande desiderio di calcio e le nostre squadre in Europa stanno dimostrando di tenere testa a squadroni con ben altre risorse, ma è tempo di cambiare a tutti i livelli.
  6. Plusvalenze per 400 milioni, così partì l’inchiesta sulla Juve Dai giornali il fascicolo K e il 25 maggio 2021 la prima delega alla Guardia di finanza Simona Lorenzetti Massimiliano Nerozzi · 26 mar 2023 Tutto inizia da diversi articoli di giornale, che evidenziavano plusvalenze record della Juve: «Dal 30 giugno 2018 al gennaio 2021 ne sono emerse per 416.933.597 euro», scriverà la Guardia di finanza. Così, la Procura apre un fascicolo «modello K», ovvero «atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono eventualmente richiedere approfondimenti». E il 25 maggio 2021, l’aggiunto Marco Gianoglio e il pm Mario Bendoni firmano la prima delega d’indagine alle Fiamme gialle. Tutto inizia da diversi articoli di giornale che sottolineavano plusvalenze da record da parte della Juve: «Dal 30 giugno 2018 al gennaio 2021 — scriverà nella prima annotazione la Guardia di finanza — ne sono emerse per 416.933.597 euro, conseguenza delle operazioni di cessione dei diritti relativi a 71 calciatori». Così, a primavera del 2021, la Procura di Torino apre un fascicolo «modello K», ovvero «atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti». Succede non di rado negli uffici inquirenti, e la maggior parte delle volte il tutto finisce archiviato, senza che nessuno ne sappia alcunché. In questo caso, l’indagine è relativa «a bilanci ed oscillazioni del titolo di società quotata». Non ci sono ipotesi di reato e ancor meno persone indagate. È il 25 maggio dello stesso anno quando, con una paginetta a firma del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e del pm Mario Bendoni, la Procura delega i primi accertamenti al nucleo di polizia economico finanziaria di Torino delle Fiamme gialle. Così scrivono i magistrati: «In relazione al procedimento in epigrafe — all’epoca ancora un fascicolo modello K, numero 3160/2021 — si prega di visionare gli atti e di approfondire le operazioni di trasferimento di calciatori poste in essere, in entrata e in uscita, dalla Juventus negli esercizi chiusi al 30 giugno 2018, 2019, 2020, nonché nell’esercizio in corso». In particolare si chiedevano accertamenti sui «valori dei cartellini», sugli «stipendi», e sulla «disciplina contabile e fiscale delle plusvalenze». Al momento, si tratta di approfondire la vicenda, «attraverso l’utilizzo delle banche dati in uso alla guardia di finanza e delle fonti aperte». Il mese successivo arriva la prima annotazione dei militari — 34 pagine che riassumono l’attività di due marescialli della sezione Reati societari e fallimentari e del capitano Vincenzo Piccolo, che la dirige — firmata dal comandante del gruppo Tutela mercato capitali, il tenente colonnello Mauro Silvari. All’ultimo paragrafo c’è la conclusione: «Si vogliano valutare eventuali ulteriori approfondimenti, anche nella prospettiva della configurabilità di possibili ipotesi di reato di false comunicazioni sociali delle società quotate». Nel documento si sottolineavano le operazioni «a specchio» e l’ipotesi che «la società potrebbe aver indicato nei bilanci valori di cessione superiori a quelli effettivi al fine di compensare le perdite di esercizio o, comunque, influire sulle stesse». Come pure si osservava un «costante incremento» di perdite e ammortamenti, e una parallela crescita delle plusvalenze. Il 12 luglio 2021 — emerse nella relazione finanziaria — la Consob avviò poi una verifica ispettiva sul club: tre giorni più tardi, iniziarono le intercettazioni della Finanza.
  7. I tormenti di papà Kean «Sfrattato per debiti ho fatto tanti errori ma Moise non mi aiuta» Simona Lorenzetti · 25 mar 2023 ” Il sindaco di Fossano Assurdo che il figlio non lo aiuti, basterebbero 10 mila euro all’anno... «Ho sbagliato, nella mia vita ho commesso tanti errori. Ho chiesto scusa e vorrei solo che i miei ragazzi mi perdonassero». Biorou Jean Kean, 62 anni, è il padre dell’attaccante della Juventus Moise. Sa di non essere stato un papà perfetto, tutt’altro. Ma ora vorrebbe provare a rimediare e riannodare un filo spezzato più di quindici anni fa. Oltre che di Moise e del fratello maggiore Giovanni, Biorou Jean Kean è padre di altri tre figli, nati dal suo secondo matrimonio, che vivono con lui a Fossano, in provincia di Cuneo: «I ragazzi si conoscono, ma non si frequentano. Comincio a invecchiare e vorrei tanto rivedere la mia famiglia unita. Tutti i giorni prego perché possa accadere». Qualche settimana fa l’uomo si è trovato improvvisamente in mezzo a una strada: «Siamo stati sfrattati perché avevamo 13 mila euro di debiti di spese condominiali. Il padrone di casa aveva le sue buone ragioni e non si capacitava che non riuscissimo a pagare. Forse pensava fossi ricco perché lo è mio figlio. Ma non è così». Lui e la sua famiglia ora sono ospiti in una struttura a spese del Comune e il sindaco di Fossano Dario Tallone sta cercando di dar loro una mano. «Come farei per qualunque fossanese in difficoltà — spiega il primo cittadino della città piemontese —. Nell’ottobre scorso gli abbiamo riconosciuto la cittadinanza italiana. Ed entro aprile gli verrà assegnato un alloggio». Tallone conosce bene la storia di Biorou Jean: «Mi sembra assurdo che il figlio non lo aiuti economicamente. Bastano 10 mila euro l’anno per un affitto». Insomma, questione di soldi e di sentimenti. «Ogni tanto gli mando qualche messaggio. A volte neanche mi risponde, altre si limita a inviarmi un “Ciao”». Da genitore riconosce i propri sbagli, come la decisione di tornare in Africa dopo il divorzio e di lasciare che la moglie se la cavasse da sola con due bambini piccoli: «Hanno sofferto molto per causa mia e mi dispiace». Ma ricorda anche di aver assecondato il talento calcistico dell’attaccante: «Lo portavo alla scuola calcio ad Asti e poi a quella del Toro. Fino alla Juventus. Vederlo giocare e segnare mi riempie di orgoglio e vorrei poter esultare con lui».
  8. Rivoluzione Bayern Che botto a Monaco Fuori Nagelsmann e squadra a Tuchel di Pierfrancesco Archetti · 24 mar 2023 I rossi superati domenica dal Dortmund ma il tecnico paga anche per il carattere Quando al Bayern sentono puzza di bruciato, e basta anche un secondo posto per far scoppiare un incendio, agiscono in maniera drastica: Julian Nagelsmann, allenatore campione di Germania in carica, è stato licenziato. La società non ha ancora ufficializzato il divorzio, dovrebbe farlo oggi, ma i media tedeschi lo già hanno annunciato e Nagelsmann è stato informato ieri sera dal club. La decisione è clamorosa, visto che la squadra è in corsa su tre fronti. E’ seconda in campionato, sorpassata di un punto dal Borussia Dortmund e con lo scontro diretto in programma alla ripresa del campionato. Ma i bavaresi sono anche nei quarti di Champions, dopo aver eliminato il Psg: si scontreranno con il Manchester City dell’ex Guardiola. E anche in Coppa di Germania, il Bayern è ai quarti, se la vedrà con il Friburgo il 4 aprile. Il Triple, come lo chiamano in Germania, è ancora possibile. Arriva Tuchel Il posto di Nagelsmann sarà preso da Thomas Tuchel, vincitore della Champions 2021 con il Chelsea e licenziato dai Blues lo scorso 7 settembre. Tuchel, ex Borussia Dortmund ma anche ex Psg, con cui perse la finale di Champions 2020 proprio contro il Bayern, vive a Monaco e già nei giorni scorsi ha avuto contatti con la dirigenza. Lunedì dovrebbe dirigere il suo primo allenamento a Saebenerstrasse. Già nel passato Tuchel era stato vicino al Bayern: nel 2018 il Psg bruciò sul tempo Hoeness e Rummenigge. L’allenatore tifoso Nagelsmann, 35 anni, più giovane del suo capitano Manuel Neuer, era arrivato alla squadra di cui era tifoso da bambino nella scorsa stagione. Per strapparlo al Lipsia, al Bayern avevano dovuto pagare 15 milioni al club della Red Bull, con bonus a salire che avrebbero potuto far lievitare la cifra di altri 10 milioni. Per far quadrare la spesa, lo stesso Nagelsmann aveva rinunciato a una parte d’ingaggio, pur di far parte della squadra dei suoi sogni. Ma nel primo anno al Bayern, l’allenatore bambino ha vinto “soltanto” il titolo di Bundesliga, il decimo consecutivo. In Champions era stato eliminato ai quarti dal Villarreal; in Coppa di Germania era uscito perdendo 5-0 con il Gladbach. «Lo so che dovevo fare di più, dal Bayern si attendono tutti il massimo» disse tirando il bilancio annuale. Rimontato dal Borussia La situazione attuale è diventata complicata per lui perché dalla ripartenza del campionato il Borussia Dortmund ha mangiato 10 punti al Bayern, arrivando domenica al sorpasso dopo la sconfitta dei campioni a Leverkusen. Il Bayern però ha passato il turno in Champions eliminando il Psg, vincendo entrambe le gare, come del resto ha vinto tutte le altre sei di questa competizione, in stagione. Ma domenica a Leverkusen il ds Hasan Salihamidzic aveva sbottato: «Questo non è il vero Bayern. Senza mentalità vincente, durezza nei contrasti, senza forza, voglia di imporsi. Una cosa del genere l’ho vissuta raramente». L’allenatore in questi giorni di sosta è andato in vacanza in montagna per cercare di rilassarsi e tenersi lontano dai veleni. Inutile. Nagelsmann paga anche un carattere particolare: l’ultimo scontro con Neuer dopo il licenziamento del preparatore dei portieri. Non che Tuchel sia uno tenero, però a Monaco sono abituati a questi spettacoli, non per niente il Bayern ha come soprannome Fc Hollywood.
  9. «Ronaldo ha firmato...», la chat che prova la carta segreta Simona Lorenzetti Massimiliano Nerozzi · 24 mar 2023 Alle 13.42 del 23 aprile 2021, Paolo Morganti, segretario organizzativo della Juve, scrive sulla chat «seconda manovra stipendi»: «Cristiano ha firmato». E un minuto dopo, aggiunge: «Ha una copia di tutti i documenti». Risposta del ds Federico Cherubini: «Bene!». Per la Procura è uno degli elementi di prova che portano alla «carta famosa» di Ronaldo, con cui la stella portoghese rinunciò a 19.548.333,33 euro, per l’annata 2020-21. La chat è contenuta nell’ultima annotazione depositata dalla guardia di finanza, nell’ambito delle indagini suppletive sui conti del club. Per un’inchiesta che lunedì vedrà l’inizio dell’udienza preliminare. Emerge così la ricostruzione di quei momenti e gli accordi con 17 giocatori: rinuncia alle mensilità con un primo contratto, per un risparmio a bilancio di circa 60 milioni di euro; poi accordi di integrazione, depositati dopo il 30 giugno, cioè nel successivo esercizio finanziario. Accordi di integrazione depositati in Lega solo per 9 giocatori — per 18.562.416,73 euro — e senza la previsione della restituzioni degli stipendi anche come «incentivo all’esodo». L’ipotesi d’accusa del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e del pm Mario Bendoni, è che però furono sottoscritte delle «side-letter», sequestrate in studi legali, a garanzia di un pagamento «incondizionato» delle 4 mensilità. Per questo, oltre a Cherubini e Morganti, nella chat c’era Cesare Gabasio, capo dell’ufficio legale del club. Lo stesso che, il 20 aprile 2021, scrive: «Il primo pronto per firmare è Cristiano». Tre giorni dopo, la conferma, nei messaggi di Morganti. Ma tutto si complicherà a fine agosto, con il passaggio di CR7 allo United e, ancora di più, con il suo addio all’Inghilterra, poiché salteranno i bonus pianificati sugli stipendi arretrati, secondo i pm. Convinti che il numero 7 abbia una copia del documento, come da una mail interna dell’11 settembre 2021, inviata da Morganti: «Possibilmente la somma indicata nell’incentivo deve essere quella della scrittura in mano al calciatore».
  10. L'IMBOSCATA - Pecoraro, Santoriello e Chinè, cose immonde attorno alla Juventus. Astio totale nei confronti di Gravina. Paraculata al Coni? Bianconeri nel mirino dalla vigilia dell'8° Scudetto: ecco perchè. ADL dovrebbe far causa alla Figc 24.03.2023 10:00 di Andrea Bosco Ho tanti difetti. Ma sono una persona sincera. Non riesco a dissimulare quello che provo. E quello che provo da qualche mese è un astio totale nei confronti di Gabriele Gravina e della sua Federazione. Fino a qualche tempo fa, l'ho scritto ripetutamente, avrei accettato qualsiasi decisione da parte della giustizia sportiva. Così come la accetterò certamente da parte di quella ordinaria. Nel caso la Juventus dovesse risultare colpevole. Ma negli ultimi mesi quanto è accaduto ai confini della Juventus è a dir poco immondo. Io non uso le parole a sproposito. Le iperboli non mi piacciono. Ribadisco: cose immonde. Per esempio le fedi calcistiche di molti dei giudici chiamati a sentenziare sulla Juventus. Nessuno mi venga a dire, che “quello è un giudice di specchiata onestà eccetera“. Quando si tratta di tifo la “specchiata onestà va a farsi f***e“. Il caso più clamoroso (quello di Santoriello alla Procura di Torino, che si è astenuto da processo Prisma, lodato a destra e a manca), è esemplare di quello che la realtà fotografa. Primo: le immagini nelle quali Santoriello spiegava di “odiare la Juve“ e che la “Juve arrubava“ come un De Laurentiis qualsiasi, le hanno tirate fuori i tifosi. Non è stato Santoriello “sua sponte“ a dire (ma avrebbe dovuto farlo quando l'inchiesta Prisma è iniziata): “Mi ritiro: odio la Juve e per una questione di opportunità non posso indagare su di lei“. Ha aspettato e ancora aspettato. Tradotto: ha fatto un passo indietro con grave ritardo. Per quanto vale il mio pensiero, reputo che Santoriello sia un bravo magistrato. Non lo penso di Chinè, Torsello and company. Ma di Santoriello, sì, lo penso. Ma ovviamente è una mia idea. Peraltro suffragata dai fatti. Nel passato di Chinè, spicca il sonno profondo da sostituto a Latina nella vicenda dei passaporti e della patenti rubate alla Motorizzazione di quella cittadina “in bianco“ . Arrivarono da quella città di passaporti di Recoba e pare, anche quello di Veron. Azioni, allora, da parte della magistratura: piume spiumate. Spicca la vicenda “tamponi della Lazio“ passata grazie al buon Chinè in cavalleria. Tralascio le miserie di alcuni componenti del Collegio di Garanzia del Coni: tifosi partenopei spudorati con tanto di selfie. Non so perché mi indigno: Giuseppe Pecoraro quello che c'era prima di Chinè, scelto da Tavecchio (presidente federale, allora) con la benedizione dei Gianni Letta, dei Lotito, dei Malagò, dei Petrucci, oltre che di alcuni “patres coscripti“ allocati in Parlamento, tutti entusiasti di avere come procuratore federale (capace di fabbricare false intercettazioni: è accaduto o no?) l'ex Prefetto di Roma che con il faccendiere Bisignani (l'uomo che “sussurrava ai potenti“) discuteva dell'ordine del giorno del Copasir (a che titolo? Mai saputo) anche lui era un tifoso del Napoli“. Contento Marzullo del campionato del “nostro Napoli“? Risposta di Marzullo: “Io veramente tifo Avellino“. Indimenticabile Pecoraro. Che aprì una inchiesta per stabilire per quale motivo un arbitro in un Cagliari-Juventus non avesse fischiato un fuorigioco contro la Juventus. Nessun esito collaterale. Solo un fottutissimo fuorigioco del cavolo. Ma Pecoraro, uomo dabbene, e privo di prevenzioni, aprì un fascicolo. Quindi, alla larga con le considerazioni che “non mi dovrei permettere“. Non credo più alla giustizia sportiva. In generale non credo più alla giustizia ordinaria che spedisce gli assassini ai domiciliari o in casa di cura invece che in galera. E che neppure persegue una ladra perennemente gravida, che "fa“ anche 1000 euro di borseggi al giorno perché le donne incinte per la legge italiana non devono andare in galera. Le quali come la ladra di cui sopra ti sbattono in faccia che “io per mestiere rubo. Ogni giorno“. Di andare a lavorare neanche a parlarne. Meglio rubare. Specie a donne anziane fragili, scelte come prede . Nell'indifferenza volgare di una magistratura che non vuole occuparsi di casi del genere. Potrebbe ma non vuole. Quindi non mi fido. Ieri si attendeva la sentenza del Consiglio di Stato. Qualche notizia? Io non ne ho avute. Forse sono distratto. Forse faccio male il mio mestiere. Forse sono talmente incazzato con questo Gravina che mi ha tolto il gusto, persino di tifare Italia, e che si permette di assistere senza fare un plisset ad un inno nazionale sfregiato con un bestiale remix, da aver perso il lume della ragione. L'inno nazionale, porca vacca. Senza vergogna . Sono stanco di questo calcio. Una cloaca alimentata da gazzette che più faziose non si può, da opinionisti, neppure incompetenti o di parte: solo bestialmente tifosi . Sono stanco di Infantino che sta vendendo a fondi dei satrapi del Golfo il calcio intero, aumentando il numero dei partecipanti, aumentando le competizioni. E lorsignori imbecilli e incapaci di vedere più lontano del proprio naso a protestare per una Superlega per “ricchi“ a scapito dei “poveri“. A parte che nel mondo del calcio di “poveri“ non ce ne sono: ci sono spiantati, bancarottieri, maneggioni ma “poveri“ proprio no. Con la riforma Infantino (e quella di Ceferin) di grazia, macroscopici imbecilli chi pensate andrà nell'Olimpo? I club più ricchi o quelli con minori possibilità economiche? I Qatar che “ungono le ruote“ o le Isole Faroer? Il Psg o il Burgos (una a caso)? Io detesto Gravina. Che finge di essere caduto sulla Terra da Marte. Come se non avesse governato il calcio dal 2018 in poi. Che non si prende responsabilità. Che, porca la pupattola, non ha fatto una riforma che sia una. Fosse stato per lui, non lo avessero costretto, col cactus che avrebbe concesso il professionismo al calcio femminile. Lo ha fatto solo perché il vento sociale era cambiato. Non lo avesse fatto le Murgia e le Cirinnà si sarebbero (giustamente) accampate fuori dal portone della Federazione. Ci si continua a chiedere per quale motivo la Juventus sia entrata nell'occhio del ciclone. Per proprie responsabilità, certamente. Nessuno l'ha obbligata a certe spese, a certe retribuzioni che ne hanno terremotato il bilancio. Il Covid è stata una sfiga non conteggiabile a priori. Ma le aziende quotate in Borsa, dovrebbero ipotizzare anche il futuro più fosco, oltre che la crescita felice. Poi l'invidia: il grande motore dei vizi umani. La Juventus ha rappresentato un dito nell'occhio . Con il suo stadio di proprietà, il suo Museo, il suo Jmedical, la sua Continassa, con sede, albergo ed annessi, con la sua squadra femminile strapotente, con la Nex Generation, unica società di serie A a partecipare con la seconda squadra al campionato di Lega Pro. Con il suo marketing portato anche in Asia e negli Stati Uniti. I suo Scudetti e le sue Coppe. Troppo e troppo avanti rispetto agli “altri“. E quando essendo “avanti“ vinci a ripetizione “sfruttando il sistema” come ha detto a quella cena che ho più volte citato (e pazienza se nessuno ha ripreso la cosa: a proposito di invidia) un uomo potentissimo “nuoci al sistema“ . Lo ripeto: la bufera sulla Juventus si è addensata prima che Allegri conquistasse l'ottavo scudetto. A Torino lo sanno anche loro. Perché le informazioni che ho io le hanno anche loro. Complotto? Qualcuno mi ha spiegato: “Una necessità“. Il Coni toglierà i 15 punti di penalizzazione? Se lo farà, voglio vedere in quanti club faranno causa alla Figc per aver manipolato il campionato. Il primato del bellissimo Napoli di Spalletti non è a rischio. Ma anche De Laurentiis dovrebbe far causa alla Figc: le vicende giudiziarie hanno tolto spazio e lustro (sacrosanto) alle imprese di Osimeh e compagni. Il Napoli ha subito un danno indotto. Dopo decenni lo scudetto tornerà a Napoli e si continua a parlare di plusvalenze. Anche delle sue: quelle relative proprio all'acquisto di Osimeh. Voglio vedere quanti media avrebbero le palle di chiedere le dimissioni di Chinè. Io per quelle attendo. Il Coni potrebbe fare il paraculo e rimandare il processo alla Corte d'Appello (del garantista Torsello). Insomma “decidere di non decidere“: non sarebbe un novità per la giustizia sportiva. Ma intanto continuo chiedere quelle di Gravina. Chissà a che a forza di farlo, come quel romano che ogni volta in Senato pretendeva la "distruzione di Cartagine“, qualcuno non mi segua. E le chieda anche lui. Questo “povero pazzo“ troverebbe qualche suo simile: vertical.
  11. Juve, ecco la top 11 di sempre secondo l'intelligenza artificiale! Siete d'accordo? del 23/03/23 alle 19:30 7 Qual è l'undici più forte della storia della Juventus? E' questa la domanda fatta a ChatGPT, la nuova frontiera dell'intelligenza artificiale. Un sistema quello sviluppato da OpenAI che è capace di simulare i comportamenti umani e che funziona come una chat a cui fare delle domande. Le risposte sono in linea con quelle di un essere umano, ma dietro, in realtà, c'è una macchina. Dunque, qual è la miglior formazione del club bianconero? Schierata con il modulo 4-3-1-2, è stata elaborata dal bot tenendo in considerazione le statistiche a partire dal 1980. Undici nomi, tante esclusioni, anche eccellenti... Buffon Thuram Cannavaro Scirea Montero Zidane Pirlo Platini Baggio Del Piero Ronaldo Allenatore: Lippi
  12. Gianoglio, uno dei due PM rimasti, già nel 2009 indagò la Juve per falso in bilancio senza ottenere nulla
  13. E questo sarebbe un campione del mondo?
  14. O lo prendiamo noi in quel posto o si rompe lui le corna
  15. Secondo il giornale di proprietà di Elkann perché ha detto che è tifoso del Napoli
  16. Quando viene a Torino a vedere la Juve avrà pure i biglietti gratis
  17. Comunque il movimento del bicipite di vede ed eventualmente il fallo è lì
  18. Questo il consiglio all'Inter dello sportivissimo Tancredi Palmieri, giornalista della tvdellosport Lo scandalo Var che può costare 50 milioni all’Inter. La società si ricorda cosa ha fatto il Milan? 20.03.2023 12:27 di Tancredi Palmeri Non sono solo errori. Sono gravi mancanze della professionalità richiesta che possono costare all’Inter i 50 milioni della qualificazione Champions. Gli errori arbitrali fanno parte del gioco. Ma come è possibile che il Var abbia deciso di non decidere in presenza delle immagini? La società Inter allora prenda esempio dal Milan. L’anno scorso i rossoneri dopo l’annullamento a vanvera del gol da parte di Serra, riempirono per settimane l’etere sul maltolto. E in quel caso peraltro il Milan subì in seguito anche un gol che tra l'latro nemmeno era legato all’errore arbitrale. Stavolta lo scandalo Var è troppo evidente, ma soprattutto ingiustificabile sotto tutti i punti di vista di quella che è la dinamica. Il Var non ha preso in esame delle immagini che erano chiare. O ha detto che non erano chiare. Spiace usare la parola scandalo. Ma questo è.
  19. Un po' come la storia di Beppe Severgnini e Scarlett Johansson
  20. In un'intervista, mi pare ieri, ha detto che sui social, per vivere tranquillo, non parla di calcio
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