-
Numero contenuti
32598 -
Iscritto
-
Ultima visita
-
Days Won
30
Tipo di contenuto
Profilo
Forum
Calendario
Tutti i contenuti di GabrielKoi
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Le donne di una volta Mica 'ste maiale che girano ora, che magari chiedono pure diritti. Prima finite di stirare le camicie, prego. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Sono spettacolari Tra l'altro ci dicono chiaramente che SEL e L'Altra Europa non hanno ceduto niente al M5S. Noi veri elettori di sinitra non saliamo mai sul carro dei vincitori Ma perchè siamo proprio inabili nello sceglierlo. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Il fisco in segreto coccola le multinazionali: ma la politica fa finta di niente I tax ruling, gli accordi riservati che spesso permettono alle grandi aziende di ottenere sconti sulle tasse, sono ormai più di duemila nell'Ue. I nuovi dati mostrano che l'Italia ne ha in vigore almeno 78. A livello comunitario ne fanno più di noi solo Belgio, Lussemburgo e Olanda. Eppure se ne parla pochissimo Ikea è una delle multinazionali che ha usufruito dei tax ruling Le tasse sono state al centro della campagna elettorale italiana, ma c'è un tema fiscale su cui tutti i partiti hanno preferito glissare: gli accordi fiscali segreti tra le multinazionali e il nostro Paese. In gergo tecnico si chiamano tax ruling e sono contratti che spesso permettono alle grandi società di pagare meno imposte rispetto a quanto devono fare le piccole e medie imprese. Non è un argomento marginale: secondo le stime di Tommaso Faccio, docente di economia aziendale alla Nottingham University Business School in Inghilterra, ogni anno i tax ruling costano all'Italia circa 7 miliardi di euro di imposte non versate. Tanto per dare un termine di paragone, è la stessa cifra che lo Stato spende per finanziare le università pubbliche. IL BELGIO BATTE TUTTI Nessun partito ha però pensato di inserire tra le proprie promesse elettorali una riforma di questi contratti. Eppure gli ultimi dati ufficiali dicono che gli accordi fiscali segreti sottoscritti fra l'Agenzia delle Entrate e le imprese multinazionali hanno raggiunto un nuovo record. Secondo il rapporto appena pubblicato dalla Commissione europea, nel 2016 i tax ruling firmati dall'Italia hanno toccato quota 78: dieci in più rispetto all'anno prima. Parliamo in realtà solo degli apa, cioè quegli specifici ruling che stabiliscono i prezzi a cui le multinazionali trasferiscono beni e servizi tra le singole società del gruppo, spesso convogliando i profitti nelle filiali con sede nei paradisi fiscali. Insomma, i dati appena pubblicati dalla Commissione europea danno conto solo di una parte del problema. Leggendoli ci si accorge però che il boom dei tax ruling riguarda in generale tutta l'Europa, non solo l'Italia. Le statistiche indicano che gli apa sono passati in un anno da 1.252 a 2.053 all'interno dell'Ue. Un aumento del 64 per cento, spinto soprattutto dal Belgio. È infatti il piccolo Paese che ospita la sede della Commissione europea la vera sorpresa della classifica: con all'attivo 1081 tax ruling di tipo apa, Bruxelles si è piazzata in cima alla speciale graduatoria dei Paesi più generosi con le multinazionali, superando il Lussemburgo e tenendo a debita distanza Olanda e Italia, rispettivamente terza e quarta. A TRE ANNI DA LUXLEAKS Perché questi accordi sono preoccupanti? I tax ruling servono in teoria alle multinazionali per sapere come le autorità del Paese ospitante calcoleranno i profitti tassabili. D’altronde la struttura di una multinazionale è molto più complessa di quella di una piccola impresa. Così, diversi paesi offrono ai grandi gruppi l’opportunità di spiegare in anticipo come intendono organizzarsi fiscalmente. Con un vantaggio duplice: lo Stato sa più o meno quanto incasserà a fine anno, la multinazionale evita il rischio di controlli a sorpresa. Questa è la teoria. La pratica indica però che i ruling possono essere usati anche per eludere il fisco, quasi sempre spostando i profitti nei Paesi dove le imposte sono più basse. Lo dimostra LuxLeaks , l’inchiesta giornalistica internazionale realizzata dal consorzio investigativo Icij (di cui fa parte L'Espresso) che tre anni fa permise di conoscere i privilegi fiscali concessi dal Lussemburgo a centinaia di società private. Colossi globali come Apple, Ikea, Deutsche Bank. Che hanno ottenuto dal Granducato il lasciapassare per spostare lì buona parte dei profitti pagando in cambio tasse ridicole, l’1 per cento o addirittura meno. TRASPARENZA CERCASI LuxLeaks ha innescato un dibattito sui tax ruling. Da allora la Commissione europea ha avviato diversi indagini, arrivando in qualche caso a sanzionare delle multinazionali. È il caso ad esempio dei ruling ottenuti da Starbucks e Amazon nei Paesi Bassi, da Fiat-Chrysler in Lussemburgo e da Apple in Irlanda. La Commissione è corsa ai ripari varando anche una riforma politica. Dall’anno scorso gli Stati Ue sono infatti tenuti a scambiarsi le informazioni sui ruling emessi. In più, a partire da quest’anno tutte le multinazionali con un fatturato complessivo superiore ai 750 milioni di euro dovranno fornire alle autorità fiscali degli Stati in cui operano i dati economici divisi per nazione: fatturato, profitti, tasse, numero di dipendenti. Cifre che permettono in teoria di capire più facilmente se la multinazionale sta giocando sporco. Peccato che tutte queste informazioni non siano a disposizione dei cittadini, alimentando così sospetti sui contenuti degli accordi e ampliando quella distanza tra establishment e popolo che ha già rivoluzionato il quadro politico in diverse nazioni europee. LA GUERRA IN CASA L'Italia, che di questa rivoluzione politica è l'ultima protagonista in ordine di tempo, continua quindi a concedere accordi privilegiati alle multinazionali. Due mesi fa L'Espresso aveva scoperto i nomi di tre giganti internazionali che hanno ottenuto un ruling dall'Agenzia delle Entrate. Le storie di Michelin, Microsoft e Philip Morris permettono di capire in concreto i vantaggi concessi – legalmente - da questi contratti segreti. Le statistiche appena pubblicate dalla Commissione europea forniscono però un quadro d'insieme sul fenomeno, evidenziando un aspetto essenziale della vicenda. Attraverso i tax ruling gli Stati dell'Ue stanno combattendo una vera e propria guerra economica. Un conflitto basato sulla competizione fiscale, in cui ogni nazione cerca di concedere qualche vantaggio alla multinazionale di turno con l'obiettivo di attirala nel proprio Paese o di non farla scappare. Che c'è di male? Non solo il fatto che questi accordi non possono essere sottoscritti dalle piccole e medie imprese, stabilendo così di fatto un principio di iniquità fiscale. Secondo Mikhail Maslennikov, policy advisor sulla giustizia fiscale di Oxfam Italia, una delle organizzazione che da tempo studia questi temi, i ruling sono oggi «una delle tante forme di dumping che causa considerevoli ammanchi per le casse degli Stati e mina alla radice la lotta alle elevate e crescenti disuguaglianze nei nostri Paesi». Insomma, a perderci sono le casse pubbliche dei singoli Paesi, mentre a guadagnarci sono le multinazionali che beneficiano di questi accordi. Peccato che la politica faccia finta di non saperlo. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Elettorato schizofrenico Dopo le politiche del 2013, che avevano registrato il più alto indice di votalità della storia (40% di elettori che hanno cambiato il loro voto), il 2018 registra comunque il 28% (terzo valore più alto) nonostante non si sia presentata nessuna forza politica nuova, al contrario del '94 e del '13. Politiche 2018: il voto è liquido ma si conferma il tripolarismo Il mutamento del sistema partitico italiano non si è ancora fermato. Persiste un assetto tripolare, ma i rapporti di forza tra partiti e coalizioni sono variati considerevolmente Le Politiche del 4 marzo hanno mostrato una serie di dinamiche su cui vale la pena soffermarsi. Il primo è la conferma del superamento del bipolarismo classico, imperniato sull’asse centrodestra-centrosinistra, poiché il Movimento 5 Stelle ha dato prova di essere un polo estremamente compatto e competitivo. Il secondo elemento consiste nell’alta volatilità elettorale, intesa come quota di elettori che hanno deciso di votare una formazione diversa rispetto a cinque anni prima. Questa elezione conferma l’assetto tripolare emerso in occasione delle Politiche 2013. Aumenta però il tasso di bipolarismo: la somma dei voti ai due poli principali (centrodestra e Movimento 5 Stelle) è pari oggi al 69,7%, un valore più alto di quello di cinque anni fa, quando i primi due poli (centrosinistra e centrodestra) si fermarono al 58,7%. In parte, la dissoluzione di Scelta Civica può spiegare questa minore dispersione. Il centrosinistra, perdendo oltre il 6%, da primo polo diventa il terzo. Ciononostante, nello scacchiere politico si ritrova potenzialmente determinante nella formazione della nuova maggioranza parlamentare. Anche questo è un elemento per certi versi innovativo poiché dal 1994 al 2008 i terzi poli hanno inciso poco sugli equilibri parlamentari e sull’agenda politica. Basti guardare il grafico che segue per farsi una idea precisa. Nel corso della Seconda Repubblica, fino al 2013, i primi due poli hanno ottenuto sempre percentuali superiori all’80% dei voti (con il picco massimo raggiunto nel 2006, anno in cui l’Unione e la Casa delle Libertà totalizzarono oltre il 99% dei voti). Rimane pressoché invariato il tasso di bipartitismo, ossia la somma voti ai primi due partiti: era pari 51,1% nel 2013, è del 51,3% nel 2018. Ciò è dovuto al fatto che l’arretramento di oltre 6 punti del Partito Democratico è stato più che compensato dal balzo in avanti di 7 punti da parte del Movimento 5 Stelle. In definitiva, quindi, è rimasto quasi immutato l’assetto tripolare del 2013, ma al suo interno sono cambiati notevolmente i rapporti di forza tra i poli e tra partiti all’interno dei poli stessi. Vediamo ora come si è evoluto il voto alle varie aree politiche. Il prossimo grafico mostra la distribuzione dei voti delle ultime 4 elezioni politiche. In dodici anni il quadro politico è completamente cambiato. L’area progressista nel suo complesso ha perso costantemente terreno passando da oltre il 45% dei consensi a poco più del 25%. Il centrosinistra dal 2006 a oggi ha dimezzato i consensi, con un crollo netto proprio in occasione dell’ultima tornata. La sinistra radicale ha raggiunto il suo picco massimo con le elezioni del 2006: dalla caduta del secondo governo Prodi si è aggirata costantemente intorno al 4-5% (considerando le principali formazioni alla sinistra del PD, interne o esterne alla coalizione). La destra moderata (Pdl e Forza Italia) nelle prime tre tornate elettorali ha sempre ottenuto quote di voti maggiori rispetto all’area radicale composta da Lega e Alleanza Nazionale prima (2006), La Destra e Fratelli d’Italia poi. Le ultime elezioni hanno visto anche il sorpasso della destra radicale su moderata peraltro con un forte distacco (oltre 7 punti percentuali). In sintesi, negli ultimi dodici anni l’elettorato del centrosinistra e del centrodestra si è eroso, confluendo in buona parte nel Movimento 5 Stelle e nella destra radicale. La fluidità dell’offerta elettorale degli ultimi dieci anni ha generato negli elettori una maggiore propensione al cambiamento di voto tra un’elezione e l’altra. Ciò si traduce in una ridotta fedeltà partitica e in un aumento della volatilità elettorale. L’indice di volatilità elettorale del 2018 è pari al 28%, il terzo dato più alto della storia dell’Italia repubblicana dopo quelli del 2013 e 1994 (entrambe elezioni “di rottura”). La novità, rispetto a questi due precedenti, risiede nel fatto che in questa tornata la volatilità non è stata generata dall’emersione di una nuova forza partitica (nel 1994 Forza Italia e La Rete; nel 2013 il Movimento 5 Stelle e Scelta Civica), ma solo ed esclusivamente dall’insieme degli spostamenti di voto tra i partiti già esistenti. Un altro fenomeno notevole è poi quello del riallineamento elettorale all’interno del blocco politico del centrodestra. Infatti, il sorpasso della Lega su Forza Italia costituisce un evento raro: dal 1948 ad oggi sono avvenuti soltanto due sorpassi tra partiti afferenti alla stessa area: il PCI sul PSI nel 1953 e Forza Italia sul PPI nel 1994. Vediamo ora come si sono effettivamente rimescolati gli elettorati. Lo facciamo con un occhio ai flussi elettorali sia rispetto alle scorse Politiche 2013, sia alle Europee del 2014, così come rilevati da sondaggio di Quorum per Sky TG24. Dal 2013 sia il Partito Democratico, sia Forza Italia (all’epoca PDL) hanno perso quasi la metà dei loro elettori, mentre il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord sono riusciti a conservare oltre l’80% di chi li aveva già votati. Queste due formazioni hanno incrementato i consensi riuscendo ad attingere ai voti di due bacini elettorali molto distanti fra loro. Il Movimento ha strappato voti sia al PD (16% degli ex elettori democratici) sia da Scelta Civica (12% di ex montiani), mentre la Lega si e focalizzata nella conquista degli elettori appartenenti all’area di centrodestra, in particolare quelli del PDL (22%, oltre un quinto). Probabilmente questa capacità di attrazione di M5S e Lega ha contribuito a scongiurare il tanto temuto crollo dell’affluenza. Rispetto alle elezioni Europee del 2014, invece, il Partito Democratico ha perso più della metà degli elettori (50,5%). Anche in questo caso, sia la Lega che il M5S sono stati confermati da oltre l’80% di chi li aveva già votati. Forza Italia invece, in questa tornata, ha perso meno elettori rispetto al 2013 poiché era già avvenuta la scissione di Alfano che diede vita a NCD. A sinistra, Liberi e Uguali è riuscita a convincere soltanto il 27,1% degli elettori della lista Altra Europa con Tsipras, forse a causa delle tensioni interne tra le componenti. In conclusione, in cinque anni il nostro sistema partitico non si è ancora assestato. Rimane infatti alta la propensione degli elettori a votare formazioni diverse tra una elezione e l’altra, punendo i partiti che hanno avuto incarichi di governo. Oggi, governare può comportare un costo elettorale maggiore rispetto al passato e questo potrebbe avere delle ripercussioni negative nell’ottica della formazione di futuri esecutivi. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Beh, ci mancherebbe anche che non consultino tutti Non credo servano i 4 senatori di LeU per eleggere il loro candidato. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Il Senato andrà a Toninelli, il più vicino del M5S alla Lega -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Sono shockato Purtroppo i bravi ragazzi di CasaPound non ce l'hanno fatta ad entrare -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
L'arte di essere preso per il c**o? -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Uno che si chiama Joe Formaggio deve aver subito qualunque tipo di bullismo fin dall'asilo, è normale poi diventare così. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
"Dopo il Gender è allarme streghe": la battaglia del neosenatore leghista nelle scuole Simone Pillon, fondatore del Family Day, annuncia che la sua prima interrogazione parlamentare sarà contro la stregoneria negli istituti di Brescia. La preside: Era un progetto sul testo "Fiabe e racconti dal mondo". http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/03/14/news/dopo-il-gender-e-allarme-streghe-la-battaglia-del-neosenatore-leghista-nelle-scuole-1.319535?ref=HEF_RULLO A proposito del "cisonocosepiùimportanti!!" "iveriprobblemidellaggente" Un bel governo di cazzoni/complottisti Lega-M5S è quello che serve a questo paese -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Si fanno conti un po' troppo semplicistici Peserà tanto anche il ruolo nelle consultazioni, chi propone cosa, chi rifiuta/accetta eventuali alleanze anche di scopo ecc.. Si da per scontato che il PD possa solo peggiorar e il M5S migliorare. Calma. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Visto che non c'era un c****, tra un combattimento di Goku e l'altro, ci hanno costruito uno dei centri commerciali più grandi d'Italia, e recentemente una gigantesta SPA Parco Termale (con muri belli alti per non farti vedere il deserto nei dintorni). Unico pregio, aver dato i natali a Carlo Monni. PS: Denis Verdini è un campigiano di M***A -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Mah, ad estrometterlo dai collegi "sicuri" (per la precisione quello di Milano previsto inizialmente) non è stato il caso E di stoccate ne ha tirate diverse (curioso che ora ottenga più inviti in radio e in tv, perchè è stato "trombato") Comunque tra 1 anno ci sono pure le europee. Non si può arrivare a fare l'accrocchio qualche mese prima anche stavolta. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
In maggioritario all'inglese con collegi uninominali, preferirei votare Rizzo che Fassina. Per me era l'unico impresentabile, ed è stato pure eletto. E Pippo sta fa' a'maglia a casa. -
Maglie 2017-2018: presentate le nuove maglie della Juventus
GabrielKoi ha risposto al topic di ventitré in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
Se prendiamo questa maglia, sostituiamo il turchese con il bianco e gli mettiamo delle strisce verticale nere, il logo dell'Adidas, il colletto alla coreana e una J, potremmo farci un'idea di come sarà la maglia l'anno prossimo -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
“Non siamo disponibili a immaginare un governo diverso da quello riconosciuto dalla volontà popolare con oltre il 32 per cento. La seconda forza politica è ad oltre dieci punti di distanza da noi”, ha detto Di Maio. Forse ha difficoltà anche in matematica oltre che in italiano. Strano concetto di "volontà popolare" e di democrazia. -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
-
Mi garberebbe lo United, l'unica che non abbiamo incontrato negli ultimi anni (insieme al Liverpool, che eviterei per altri motivi).
- 2433 risposte
-
- sorteggio
- quarti di finale
-
(e 3 altri)
Taggato come:
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
E Di Maio Keffaaaaà?!1! Io leggo solo @ciwati -
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
-
Elezioni Politiche 2018: rivotare perchè no?
GabrielKoi ha risposto al topic di - Domenico - in Il nostro forum
Anche da CasaPound e +Europa. Io direi che siamo intorno al 78%.