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Pressing

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  1. non scopriamo di certo oggi le divergenze tra lega e fi. il quotidiano in questione tifava e tifa centro-dx
  2. ALTISSIMA TENSIONE Silvio Berlusconi, la frase rubata ai fedelissimi: "In confronto a Salvini Di Maio è uno statista" 14 Marzo 2018 Le intemperanze euro-scettiche di Matteo Salvini, poche ore prima del vertice a Palazzo Grazioli, non sono andate giù a Silvio Berlusconi. "Il tetto del 3% che fa parte delle regole io sarei per rispettarlo, ma se devo trovare 31 miliardi di euro allora contratteremo con Bruxelles in modo sereno per rispettare le esigenze italiane", ha detto il leader della Lega e candidato premier del centrodestra nel suo ultimo giorno a Strasburgo, con tanto di selfie d'addio con Nigel Farage, il nemico pubblico dell'Unione europea. Non il massimo, secondo il Cav, per una forza di governo che già è vista con sospetto (sia pur ingiustificato) da Bruxelles e per un partito come Forza Italia che aveva candidato premier Antonio Tajani, big del Ppe e presidente del Parlamento europeo. "In confronto - si è confidato con i suoi Berlusconi - Luigi Di Maio appare un vero statista", una frase forte considerata la scarsissima stima che l'ex premier nutre nei confronti del candidato premier del M5s. D'altronde, lo stesso Di Maio in queste settimane si è espresso in termini molto morbidi su Unione europea ed euro, mentre Salvini ha proseguito sulla strada delle picconate. Ricetta che ha funzionato, e alla grande, in campagna elettorale ma che potrebbe costargli caro in prospettiva Palazzo Chigi. ruttoliberoquotidiano.it W la lega
  3. Silvio potrebbe smuovere le acque a modo suo, senza farsi sgamare però Compravendita senatori: fascicolo Corte dei Conti su Berlusconi Vicenda riguarda inchiesta Napoli su movimento De Gregorio La procura della Corte dei conti del Lazio ha aperto un fascicolo sui soldi finiti sul conto del movimento Italiani nel mondo di Sergio De Gregorio passato nel 2007 con Silvio Berlusconi e tra gli artefici della caduta del governo di Romano Prodi. La Corte dei conti ha delegato la Guardia di finanza ad acquisire a Napoli gli atti del procedimento. Difficile invece che si possa approfondire la valutazione su quanto la vicenda della caduta del governo di centrosinistra per via dell'accordo possa avere impattato sui mercati finanziari. Si tratta infatti di una valutazione complessa e legata a diversi fattori che difficilmente potrebbero essere condotti ad una sola motivazione. Per questa vicenda Berlusconi, e Valter Lavitola, erano stati condannato in primo grado a tre anni per corruzione, ma poi tutto è caduto in prescrizione. Ad anticipare oggi la notizia dell'apertura del fascicolo della Corte dei conti è stato Il Tempo. L'indagine della Corte dei conti, che potrebbe portare alla richiesta di un maxi-risarcimento a Berlusconi, è legata al presunto danno di immagine per lo Stato che ha avuto conseguenze anche sullo spread. L'indagine dei magistrati contabili era partita dopo la conclusione del processo penale, nel 2015, che aveva portato una condanna di tre anni al fondatore di Forza Italia per corruzione. Il 20 aprile 2017 era arrivata poi la prescrizione in appello. Ma nella stessa pronuncia i giudici della Corte d'appello di Napoli sottolineavano: "Berlusconi ha agito, pacificamente, come privato corruttore e non come parlamentare nell'esercizio delle sue funzioni". Di qui il dossier è passato alla Corte dei conti. http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/berlusconi-compravendita-senatori-fascicolo-corte-conti-20eed71b-1350-4d2d-92b7-27cebc16cb6c.html
  4. Lo stesso discorsopotremmo estenderlo alla moda, quanti ne vuoi di italiani che votano in maniera responsable che preferscono la maglia del cc e fanno le pulci allo stilista che ha studiato 40anni.
  5. Premesso che della pizza di Cracco nun me ne po frega de meno. Le pizzerie più gettonate di Napoli, che vendono una pizza a 10 euro, nel week-end son sempre piene... due ore di fila se tutto va bene. La notiziona per chi ha scritto l'articolo è che ci vanno pure i povery che hanno fatto ironia sulla pizza di Cracco. Per quanto mi riguarda da buon taccagno non disdegno la pizza a domicilio e nemmeno lo street food a qualsiasi ora del giorno. Bufala e piennolo appena sfornata alle 6-7 del mattino mezzo ubriaco, ma che ne sanno i clienti di Cracco e Michele...
  6. Pensavo fosse amore invece era un calesse. Berlusconi-Salvini, lo schema del centrodestra è già saltato: uno guarda al Pd, l'altro agli interessi della Lega Il leader di Forza Italia apre ai dem ma il segretario del Carroccio lo zittisce. Divisi anche sulle presidenze delle Camere Uno apre ad alleanze con il Pd: "Se intere forze politiche dimostreranno disponibilità e responsabilità, si potrà andare verso una soluzione più stabile". L'altro, mezza giornata dopo, davanti al cancello del quartier generale di via Bellerio a Milano dove si è riunito il Consiglio federale, lo zittisce così: "Gli italiani non ci hanno votati per riportare Renzi al governo, e non credo che chi ha scelto la Lega voglia Gentiloni" ancora a Palazzo Chigi. Le dichiarazioni incrociate rilasciate in queste ore da Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sanciscono quella che, dopo le dimissioni di Matteo Renzi dalla guida dei dem, è la seconda certezza una settimana dopo il voto: e cioè che lo schema pre-elettorale della coalizione di centrodestra è saltato.
  7. Direzione Pd, Emiliano contro Orfini: “No primarie? Un artista, cambia regole a seconda delle sue opportunità di vittoria” https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/03/12/direzione-pd-emiliano-contro-orfini-no-primarie-un-artista-cambia-regole-a-seconda-delle-sue-opportunita-di-vittoria/4220702/
  8. Cuperlo alla riunione della direzione nazionale del PD Noi non dovremo fare la stampella di nessuno. Ed è giusto che la parola passi a chi si dichiara vincitore: e almeno nelle percentuali lo è. Ma non credo si debba escludere la terza forza del Parlamento dal compito che le deriva dalle urne: fare politica. Usare il consenso raccolto per cercare lo sbocco possibile evitando una paralisi deleteria per l’Italia. Anche eventualmente con un governo di scopo che si rivolga al complesso delle forze e degli schieramenti. Con un programma limitato e poi un ritorno governato alle urne.
  9. Quindi per coerenza e dignità non dovrebbero "tifare" per un governo Lega+5S. Secondo me hanno un approccio sbagliato sul RdC, seppur in forma diversa fino a qualche anno fa era nell'agenda politica di diversi partiti di sinistra. Aprire un tavolo e provare a correggere insieme il RdC potrebbe essere il primo passo verso gli elettori che li hanno abbandonati. La flat tax li collocherebbe definitivamente a destra, il passo successivo potrebbe essere la fusione con FI. Stare lì ad aspettare e sperare nel peggio è una strategia che potrebbe pagare oppure no. Negli ultimi anni non ne hanno beccata una. Vedremo...
  10. L'ipotesi Lega+5S era devastante fino al 2 marzo 2018. . I renziani hanno fatto campagna elettorale contro i populisti e i sovranisti "danneggiando", con la storiella del voto utile, pure LeU. Ogni voto alla sx radicale è un voto alla Lega(cit).
  11. Stai venendo al mio discorso, è pura strategia. Hanno tutto il diritto, almeno evitassero di parlare di responsabilità. Se quell'ipotesi è devastante per coerenza, e per il bene del paese, dovrebbero sperare che l'alleanza 5s+lega non vada in porto.
  12. L'ago della bilancia è il pd non prendiamoci in giro. Dagli altri gruppi non nascerà una maggioranza, fortunatamente aggiungo io. L'ipotesi 5s+Lega era stata bollata come cacca pupù da tutti i renziani, adesso, loro, quelli che parlano di responsabilità, tifano per un governo tra populisti e sovranisti (cit)... Si stanno vantando di mantenere il punto come a loro tempo fecero i grillini duri e puri, giusto rimarcare le differenze.
  13. certo, potrebbe essere un governo di breve durata per tornare velocemente al voto se sono duri e puri questa è la strada da seguire...
  14. I rappresentanti del pd sono fantastici, vogliono un governo a tutti costi per fare opposizione Non ci sono i numeri, di quali responsabilità vanno parlando?... Se vogliono giocare a fare i duri e puri, come i 5S, devono spingere per tornare al voto piuttosto che sperare in un governo per tirare a campare. Comunque la sconfitta brucia.
  15. Ciriaco De Mita da Fazio dopo una bruciante sconfitta, la bocciatura del nipote prediletto nel suo collegio ad opera di uno scapigliato Cinquestelle, figlio di un comunista che gli è stato avversario per tutta la vita. Ma non è questo il punto. Il punto è il solito da una cinquantina d’anni, gli applausi, l’apprezzamento per “lo statista”, e in questo, a giudicare dai primi commenti sui social, in prima fila sono gli ex comunisti, soprattutto quelli che hanno origini irpine. Non vedevano l’ora di diventare democristiani, anzi, demitiani in servizio permanente effettivo da qui all’eternità. Neppure la mazzata che hanno preso a livello nazionale e dalle loro parti, li ha fatti svegliare. Moriranno democristiani senza aver assaporato la grandezza tragica della Dc. De Mita, lo statista, quello che nel mondo stringeva le mani dei Grandi, nella sua Irpinia era il gestore di un feroce sistema di potere. Certo, non lui direttamente. Il “Presidente” non si sporcava le mani. Per lui lavoravano, in una precisa divisione del territorio, Gargani, Salverino De Vito, Nicola Mancino. Il sistema ti accompagnava dalla culla alla bara. Volevi un posto, una casa popolare, il trasferimento, l’appalto, finanche il loculo al camposanto, dovevi rivolgerti ai loro sottopanza. La democrazia dove loro comandavano era questa, il sistema offriva, al di là e al di sopra del dritto e delle regole, e chiedeva poco in cambio: il voto, ad ogni elezione. E poi il terremoto e quello che venne dopo con il grande sperpero di miliardi di lire in opere inutili, costose e faraoniche e in una industrializzazione morta prima di cominciare. E l’oggi, l’Irpinia degli anni Duemila. I giovani partono, il lavoro non c’è, la ruggine ha mangiato i cancelli delle fabbriche costruite in montagna. I paesi si spopolano e la città capoluogo non ha più un’anima. Questo resta di quel sistema di potere, macerie e un piccolo personale politico fatto dei cascami del demitismo che fu. Piccoli portaborse promossi amministratori, lacchè sempre alla ricerca di nuovi padroni, replicanti di quart’ordine che ancora citano a casaccio De Sanctis e Dorso, che se fossero ancora vivi gli sputerebbero in faccia. Godetevi De Mita in tv, ignorate il passato e fatene buona salute. Enrico Fierro
  16. Governo, Brunetta: "Le porte del centrodestra sono aperte per Renzi" Il capogruppo uscente di Forza Italia, ospite a Radio Capital con Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto, vedrebbe bene il segretario dimissionario del Pd e Silvio Berlusconi insieme nel centrodestra allargato. E precisa: "Renzi aveva avuto l'idea del partito della nazione. Penso che si possa fare, ma avendo come perno il centrodestra"
  17. Il voto del Sud per il M5S (e la Lega) non è di rabbia ma di identificazione. Con i leader sentiti più vicini, “più uguali a noi” Roberto Saviano Esiste una parte d’Italia dove spesso quello che accade all’intero Paese si riesce a leggere con maggiore chiarezza. È quella parte di Italia dove tutte le forze politiche amano dragare voti, ma che in campagna elettorale, nel dibattito pubblico, è evitata come la peste, come questione irrisolta e irrisolvibile. È il sud Italia, che un tempo consideravamo feudo di Berlusconi e, allo stesso tempo, luogo di un forte consenso al Pd retto da ras locali capaci, per decenni, di portare valanghe di voti, creando gruppi di potere anche oltre i confini del proprio partito. Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, a commento del primo video pubblicato dal suo quotidiano online sui legami tra politica, faccendieri, camorra e gestione del ciclo dei rifiuti, si chiedeva come fosse possibile che la Sma Campania, società in house di una regione a guida Pd, che si occupa di questioni cruciali come lo smaltimento rifiuti, potesse avere ai vertici esponenti di Fratelli d’Italia, partito di colore opposto a quello del presidente della Regione. Ma era una domanda retorica, perché sul territorio si va avanti per consorterie che significano mutuo sostegno. Dall’inchiesta di Fanpage.it è emerso un quadro sconfortante (ma chi conosce le dinamiche al Sud non fatica a ritenerlo veritiero) di corruzione, malcostume, familismo e conflitto di interessi: è stata la conferma per molti italiani che i partiti sono solo centri di potere marci e da loro nulla di buono ci si può aspettare. Naturalmente non concordo con questa generalizzazione; i partiti sono composti da persone e ciascuno risponde della propria onestà, del proprio lavoro e del proprio impegno. Ma qui non si tratta di ciò che penso io, quanto piuttosto del sentimento che hanno provato gli italiani di fronte a questa ennesima conferma sull’inadeguatezza dei partiti “tradizionali”. È evidente che la fase della rottamazione di Matteo Renzi è stata sepolta dall’unico modo che Renzi ha trovato per occuparsi di Sud: la promessa della ripresa del progetto del ponte sullo Stretto di Messina (cavallo di battaglia del più becero berlusconismo) e spacciando la Apple Developer Academy di Napoli come il primo segnale di una ripresa economica sul territorio. Un corso per sviluppatori Apple, un unico corso e per giunta calato in un contesto economicamente depresso avrebbe dovuto fruttare a Renzi, secondo la sua squadra di comunicazione, il bollino di “amico del Sud”. Forse il Pd ha comunicato molto peggio di come ha lavorato, ma non si discute su un punto: ha abbandonato il Sud Italia che rappresenta una porzione di Paese molto ampia, una porzione di Paese che per anni ha voluto credere alle boutade di Berlusconi e che quindi oggi non crede più a niente, e pretende un cambiamento. Ma analizziamolo questo cambiamento, per capire in che direzione si è mosso l’elettorato. L’elettorato è alla ricerca di riscatto? Forse. Ma credo che più di ogni altra cosa abbia bisogno di attenzione, un’attenzione concreta. Gli italiani a digiuno di prassi politiche vogliono sapere come il loro voto cambierà la loro quotidianità, in modo semplice e senza retorica; e se le aziende continueranno a delocalizzare il lavoro, se il lavoro resterà una speranza frustrata, vogliono la certezza che chi vince le elezioni si occuperà di loro (o forse dovrei dire noi? Sono francamente confuso). Molti diranno: ecco che nasce il partito della rabbia. Ma di che rabbia stiamo parlando? Ancora di una rabbia cieca? Ancora di un voto di ribellione? No, non lo credo. Il voto al M5S e alla Lega non solo di ribellione, ma è un voto ormai ragionato che, tra le altre cose, avrebbe il merito di aver asciugato (e molto) il voto di scambio. Ora non c’è più la volontà di ribaltare il tavolo senza ben sapere a cosa si vada incontro. Questa volta l’elettorato è stato coeso nel dare consenso a due partiti che sono specchio fedele dei loro elettori. Il voto non è stato di protesta o di opinione, ma di identità: sono ciò che voto, mi identifico in ciò che voto, o almeno in quello che conosco e vedo.
  18. Partita fondamentale, in attacco confermerei Costa al posto di Mandz. Buffon Lich/De Sci Benatia Chiellini Sandro Costa Khedira Pjanic Matuidi Dybala Higuain
  19. La sinistra muore perché si è chiusa in se stessa Dopo il voto. Sulle ragioni della sconfitta non basta il lamento, serve una spietata autocritica Gaetano Azzariti Terrei ben distinte le questioni dell’attualità politica rispetto a quelle di prospettiva. Nell’immediato bisognerà dare un governo al paese in base ai risultati elettorali. Se si vuole evitare il ritorno alle urne senza nessuna possibilità di un’inversione di tendenza si dovrà giocare di rimessa, con l’unico obiettivo di cercare di non far precipitare il paese nella spirale del peggior populismo xenofobo e salvaguardare alcune casematte della sinistra. Si potrebbe provare a condizionare un governo a direzione pentastellata (piaccia o no sono loro ad avere ottenuto il maggior consenso tra le forze politiche organizzate) individuando i temi e le formule di un possibile accordo. In fondo il reddito di cittadinanza e la questione del lavoro, il superamento delle politiche economiche restrittive e la messa in discussione del principio del pareggio di bilancio in costituzione, politiche sociali maggiormente favorevoli ai diritti dei cittadini sono terreni di possibile confronto. Su altri fronti si potrà cercare di limitare i danni cercando di volta in volta una mediazione possibile, sfruttando quel margine di intervento che c’è, vista la non autosufficienza dei 5 Stelle. Non necessariamente ciò deve portare ad un accordo di governo, basterebbe riscoprire il valore dell’attività parlamentare. D’altronde, la fine del bipolarismo dovrebbe portare «naturalmente» a quest’esito. Comprendo che non è facile cambiare passo in parlamento dopo venticinque anni di ubriacatura maggioritaria. Una storia alle nostre spalle che ha teso a considerare «inciucio» ogni possibile «compromesso» politico. PER EVITARE ESITI degenerati sono necessari alcuni presupposti che garantiscano gli accordi che si vanno assumendo. In passato bastava la forte legittimazione delle forze politiche e dei loro leader (il Pci e Togliatti non avevano difficoltà a parlare con Giannini dell’Uomo qualunque o con le diverse anime delle Dc), oggi la trasparenza si rende necessaria per rassicurare un popolo – giustamente – diffidente. Dunque, non tanto nelle sedi di partito ma è in parlamento che deve svolgersi la discussione politica. In fondo, tra le cause di degenerazione degli accordi tentati nel più recente passato v’è proprio l’assenza di visibilità. Il patto del Nazareno contratto alla sede del Pd o quello della crostata a casa Letta sono stati definiti nell’ombra e tra leader di partito a titolo privato. In una situazione ancor più complessa che non in passato, con equilibri istituzionali più fragili e forze politiche ben poco riconosciute, rendere pubblici gli impegni raggiunti a seguito di un dibattito parlamentare aperto e trasparente credo rappresenti la maggiore garanzia per conseguire più solide mediazioni politiche. NON MI ILLUDO certo che il metodo indicato, che privilegia il ruolo del parlamento, possa portare ad una rivincita della sinistra. Tutt’altro. La sinistra ha perso le elezioni e dunque, almeno nel breve periodo, potrà svolgere solo un ruolo di resistenza. La trincea parlamentare è certamente sguarnita, ma – dal punto di vista istituzionale – non ne vedo altre. Preso atto dei ridotti limiti entro cui possono continuare a sopravvivere le politiche di sinistra radicale nel breve periodo, si deve necessariamente anche riflettere sulla prospettiva di più lungo periodo. Interrogarsi attorno alle ragioni della sconfitta storica subita e valutare realisticamente le possibilità di una sua «rifondazione» (termine orribile, abusato e ormai privo di significato, ma non riesco a trovarne un altro). Su questo terreno non basta più il lamento, c’è bisogno di una spietata autocritica. La sinistra non s’è disfatta per colpa degli altri, ma per le proprie debolezze. ESSA STA MORENDO perché s’è chiusa in sé stessa. Non riesce più a prospettare un cambiamento reale della vita delle persone, le quali si sentono sempre più abbandonate dalle forze politiche di sinistra. E infatti i «dimenticati» guardano altrove, spesso alla destra populista. Per provare a sopravvivere la sinistra deve smetterla di pensare alle proprie piccole cose, che troppo spesso coincidono con la difesa di rendite di posizione personale e la voglia di regolare i conti solo all’interno delle proprie organizzazioni politiche ormai esangui. Per avere un futuro il pensiero critico deve ricominciare ad interpretare il cambiamento. Non in base a promesse roboanti (ne siamo stati sommersi in questi anni), ma mostrando il coraggio della concretezza. Si potrebbe iniziare cominciando a discutere con chi ha vinto le elezioni di temi che possono far maturare una coscienza anche a sinistra, in fondo un modo per mettere alla prova tutti: la forza degli altri, le nostre debolezze. Chissà che non ne esca qualcosa di buono?
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