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Tutti i contenuti di carlosti
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Domenica non convocato. Il minimo, in una società seria.
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Michele Di Gregorio, il portiere bianconero
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Non dirlo, nemmeno per ischerzo... -
Va anche detto che a furia di buttare m... su quelli che abbiamo, ci troviamo ridotti così... E Sulé pippa, e Huysen niente de che, e Nicolussi mediocre, e Rabiot rubastipendio, e Scezni vecchio, e Chiesa rotto... e poi.... ecco che bel risultato....
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Michele Di Gregorio, il portiere bianconero
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Si, davvero lo stiamo facendo. Guarda l'intervento a velocità normale e guarda la velocità della palla. Adesso tutti i portieri respingono così, così gli insegnano, ma devi farlo solo quando il pallone arriva forte, così che per contro inerzia la palla si allontana. Se arriva piano, la blocchi, magari in due tempi, ma la blocchi. Poi, nell'ottica del downgrade ci può pure stare, però sappiamolo. -
Igor Tudor sarà l'allenatore della Juventus anche per la prossima stagione
carlosti ha risposto al topic di Morpheus © in Archivio Calciomercato
Nel calcio moderno ci sono molte rotazioni e sostituzioni, nessuno ha più il posto fisso. Anzi da subentrante ha sempre fatto bene, mica che perché non è entrato ieri non giocherà più...- 3987 risposte
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Teun Koopmeiners, l’oggetto misterioso della Juventus
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Ripeto una cosa già detta: sbirciando in un forum di tifosi atalantini quando facevamo la corte a questo giocatore, la maggior parte dei commenti non era di gente che si strappava i capelli, ma anzi, di monetizzare il più possibile trovando l'allocco di turno. Poi confesso che anch'io ci speravo, ma così male devo dire che è il peggiore degli incubi. C'è da sperare che sia stato il Motta Touch e che da adesso le cose migliorino...- 2705 risposte
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Igor Tudor sarà l'allenatore della Juventus anche per la prossima stagione
carlosti ha risposto al topic di Morpheus © in Archivio Calciomercato
Mi piaceva Nicolussi, si poteva provare, ma il Re del Mercato (coperto) ha regalato pure quello.- 3987 risposte
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Tu scherzi, ma io sono seriamente preoccupato per Mattia Caldaia... Quanto mi manca il suo pacato e umile modo di argomentare...
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Igor Tudor sarà l'allenatore della Juventus anche per la prossima stagione
carlosti ha risposto al topic di Morpheus © in Archivio Calciomercato
Ragazzi, nel calcio bisogna fare gol. Non lo so cosa stiate dicendo nel topic di Vlaovic in quanto sono bannato a vita da tale Homer per aver detto che Dusan ha dei piedi a banana e non chiude un triangolo che sia uno, però se non risolviamo questo aspetto, possiamo star qui fino a mattina...- 3987 risposte
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Lloyd Kelly, il difensore viene acquistato definitivamente dalla Juventus
carlosti ha risposto al topic di Morpheus © in Archivio Calciomercato
Non è un campione, ma nella (voluta e cercata) generale mediocrità non capisco perché prendersela con lui...- 1437 risposte
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Michele Di Gregorio, il portiere bianconero
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Giuntoli può dire legittimamente: Missione compiuta. Mi era stato chiesto questo e questo ho fatto. Ovvio che noi tifosi un po' incacchiati lo siamo altrettanto legittimamente. Non credo che dei professionisti del calcio possano andare dietro alle fanfaluche del tipo prendiamo Motta che con gli schemi trasforma le pippe in campioni, quelle robe lì le puoi dire su tictoc, non a certi livelli. Era tutto pianificato. -
Succede in qualsisi contesto lavorativo. Se chi comandacerca di motivare le persone e cerca un buon rapprto con propri collaboratori avrà un riusultato, se non interessa proporsi in un certo modo o non ne sei capace, ne discenderà un altro. Senza che si debba per forza arrivare all'insubordinazione, siamo chiari...
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Michele Di Gregorio, il portiere bianconero
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
È proprio un errore di concetto, se il pallone arriva forte va respinto, se arriva lento va bloccato. Nell'occasione poteva benissimo bloccarlo, tanto che la respinta non ha allontanato il pallone, che poi l'attaccante ha messo dentro. -
Michele Di Gregorio, il portiere bianconero
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Concordo, sappiamo tutti il catafascio che ha combinato Giuntoli. Vorrei però un parere nello specifico, sull'intervento di di Gregorio di ieri sera, non sul valore o meno del giocatore. Secondo me si è trattato di un errore molto grave. -
Michele Di Gregorio, il portiere bianconero
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Juventus Forum
Non vorrei apparisse una banalizzazione, ma ieri, attenendoci al tabellino, abbiamo perso due punti per colpa del portiere. Ma come fai a non bloccare un pallone che andava a tre all'ora? Non sei andato di istinto, non c'era una deviazione, se non ti fidi di andare in presa su quel pallone li, cambia mestiere. -
[ Serie A enilive ] ROMA - JUVENTUS 1-1 (40’ Locatelli, 49’ Shomurodov)
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Stagione 2024/2025
Gli incalcolabili danni del calcio parlato...- 866 risposte
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[ Serie A enilive ] ROMA - JUVENTUS 1-1 (40’ Locatelli, 49’ Shomurodov)
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Stagione 2024/2025
Non tollero un portiere che non va in presa su un pallone lentissimo. Ce l'ha tutta de Gregorio.- 866 risposte
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[ Serie A enilive ] ROMA - JUVENTUS 1-1 (40’ Locatelli, 49’ Shomurodov)
carlosti ha risposto al topic di Homer_Simpson in Stagione 2024/2025
Non male fino ad adesso, invece di giocare in dieci avessimo un centrattacco saremmo una discreta squadra...- 866 risposte
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Certo non gli hanno reso un gran servigio. Anzi l'han fatto passare per un voltagabbana di prima grandezza...
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Scusate, non si potrebbe inserire la coppia Adani allenatore e Trevisan addetto al mercato??
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Se l'avesse scritto un bot di Meta sarebbe stata più originale... Grazie al cielo se n'è annato...
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Thiago Motta, perché è finita così e così presto la sua storia con la Juve? «È difficile fare un'analisi, essendo così vicini a quello che è successo. Sicuramente sono deluso perché non è andata come speravamo, soprattutto in Coppa Italia e Champions. Però non sono d'accordo quando sento parlare di fallimento: il nostro lavoro è stato interrotto quando eravamo a un punto dal quarto posto in classifica che era, a inizio stagione, l'obiettivo prioritario. Quando ho accettato questo incarico, con grande entusiasmo, sapevo che sarebbe stato un progetto triennale, fondato su una profonda rivoluzione della squadra, sul suo radicale ringiovanimento. So benissimo che, in squadre del livello della Juve, bisogna vincere. Tanto più dopo anni nei quali questo non è accaduto. Il progetto non è sicuramente andato come volevamo o come avevamo immaginato». Lei, solo qualche giorno prima dell'esonero, ha detto di aver avvertito la fiducia della società, cosa è successo dopo? «Pubblicamente avevano espresso la loro fiducia e l’indicazione di proseguire il percorso. Segnali importanti, che alla fine danno tranquillità e stimoli per continuare a lavorare. Noi abbiamo sempre avuto la convinzione di continuare a impegnarci per finire la stagione arrivando al quarto posto qualificandosi in Champions. Ma conosco il calcio e so che le cose possono finire come sono finite perché in una squadra grande come la Juventus la vittoria è un imperativo e, soprattutto nelle ultime due partite, non abbiamo fatto bene e loro hanno, legittimamente, scelto un'altra strada». Lei qualcosa si rimprovera? «Tante cose abbiamo fatto bene, tante altre le cambierei, di sicuro. Ho sempre analizzato quello che si è fatto male, ma anche dopo una vittoria penso sempre che si possa cambiare qualcosa, una strategia di gioco, una sostituzione, una scelta, un titolare. Non è che quando si vince è tutto perfetto. Tante cose rifarei, tante cose cambierei». Per esempio? «Nelle ultime due partite abbiamo giocato male e quindi certamente cambierei le mie scelte. Nessuno che non sia arrogante nega i propri errori. Ma non accetto che si butti via tutto il lavoro fatto. Una squadra tutta nuova, falcidiata dagli infortuni, stava per raggiungere l’obiettivo prefissato. Ma io ho accettato la scelta della società e spero il bene per la Juve». È vero che non aveva un rapporto di empatia con i giocatori, anzi li aveva contro? «Queste sono le cose che mi danno fastidio perché mi possono criticare come allenatore per le mie scelte e questo ovviamente l'accetto. Ma chi dice che io avevo lo spogliatoio contro è un bugiardo. Sono cose inaccettabili, non è vero. Mai nessuno con cui ho lavorato, in carriera, ha detto pubblicamente di avere avuto problemi con me. Alla Juve avevo un ottimo rapporto con tutti i miei giocatori dal punto di vista professionale e umano. Un rapporto basato sul rispetto, sulla chiarezza. Poi è normale che chi gioca meno possa essere meno contento. Sono stato anche io calciatore, e quando non giocavo non ero certo contento. Ma ho sempre rispettato le decisioni del tecnico, e così è stato con i giocatori della Juve. Credo di aver dimostrato che chi non gioca oggi può farlo in seguito, in relazione al suo stato di forma, a come si allena. Ho dovuto ascoltare in questo periodo non critiche tecniche, sempre da tener di conto, ma attacchi personali. Questo modo di agire nell’ombra lo trovo arrogante e indecente perché il rapporto con i miei giocatori e con la squadra era ottimo e questi ragazzi hanno sempre dato tutto, hanno fatto sempre il massimo. Delle volte abbiamo vinto, delle altre no. Giudicarmi come allenatore, criticare le mie scelte di campo, di giocatori, di tattica, tutto quello che ha a che fare con il calcio lo accetto e lo accetterò sempre. E anzi sono analisi che aiutano a crescere. Però non accetto gli attacchi personali fondati su maldicenze». Thiago Motta insieme a Cristiano Giuntoli È vero che Giuntoli avrebbe detto che si vergognava di averla scelta? «No. Non ho mai avuto la conversazione di cui si è scritto, mai. E mai ho avuto un litigio con il direttore, mai. Abbiamo parlato di come migliorare la squadra, come sempre, e lo abbiamo fatto con chiarezza e onestà, anche con opinioni diverse, come sempre si fa. Sono proprio queste bugie che non intendo lasciar passare». Lei ha detto a Yildiz che non doveva sentirsi Messi? «Questa cosa con Yildiz mai è successa. Non ho mai detto a Kenan una cosa simile. Ho chiesto tante cose ai miei giocatori, ho delle esigenze e dei principi come allenatore, sicuramente. Possiamo sempre discutere per trovare il modo migliore di fare, però sempre in modo positivo, con rispetto reciproco. Non ho mai avuto questa situazione con Kenan. Chi lo dice è un altro bugiardo». Cosa pensa di Yildiz? «Un ragazzo giovane, con un potenziale enorme, che con noi ha giocato tantissime partite da titolare, perché sempre l'ha meritato. Quando non l’ho schierato è perché volevo salvaguardarlo, negli inevitabili momenti di minore forma. Credo che Yildiz avrà un futuro da protagonista perché, al di là del suo talento, è un campione come ragazzo. Come giocatore, ha un grande talento naturale, ma la sua dote migliore è la voglia di lavorare, di migliorare, di fare le cose seriamente. Non è facile trovare un ragazzo, così giovane, con questa mentalità, questa cultura del lavoro. Tutto ciò, insieme alla sua qualità tecnica e fisica, ne sta facendo un ottimo giocatore. È un 2005, avrà un futuro sicuramente importante, se continua a lavorare in questo modo». Come spiega la rottura con il capitano Danilo? «Con Danilo abbiamo avuto un buon rapporto. Quando è stato con noi, quando ha giocato, è stato sempre il nostro capitano. È chiaro che stavano emergendo altri giocatori come Savona, che avevo visto molto bene. Era una concorrenza importante che Danilo ha sempre accettato nel miglior modo possibile allenandosi e cercando di fare il meglio. Sono concorrenze, in squadra, che ho sempre favorito, perché è una delle mie convinzioni: fanno crescere il singolo, ma, in automatico, anche la squadra. Il rapporto è stato un rapporto normale tra un giocatore e un allenatore. Poi è finito. Va detto che obiettivo e compito del club era anche ringiovanire la rosa». Lei ha concordato le campagne acquisti, sia quella estiva che quella di gennaio? «Sì, sono sempre stato in sintonia con il direttore per la definizione della rosa. Abbiamo iniziato con una squadra che, per motivi sportivi ma anche economici, dovevamo profondamente cambiare. Io non sono entrato nelle valutazioni economiche dei singoli giocatori, ma abbiamo sempre concordato le scelte volte a rinforzare la squadra». Quanto ha pesato l'infortunio di Bremer? Fino a quel momento la Juventus, per sei partite, non aveva subito gol. «Giocando ogni due o tre giorni abbiamo avuto tantissimi infortuni. È chiaro che tutti i giocatori sono importanti, però Bremer per questa squadra è fondamentale in tutti i sensi, sia in campo che nello spogliatoio. Con lui in campo abbiamo fatto sei clean sheet. Poi si è fatto male anche Cabal… All'inizio della stagione, quando si parlava della cessione di Bremer, ho chiesto alla società che restasse con noi. Gleison è un giocatore importantissimo, ed è chiaro che senza di lui tutto è stato, è diventato, molto più difficile». Teun Koopmeiners, pagato oltre 50 milioni di euro in estate dall'Atalanta Cosa è successo a Koopmeiners? Perché è irriconoscibile rispetto all'anno scorso? «Secondo me Koop è stato caricato fin da subito di troppe attese. Ha pesato il costo molto alto del suo acquisto. In questi casi le aspettative aumentano e gravano più di quanto si pensi sul giocatore. Però sono sicuro che saprà fare sempre meglio. È un giocatore di alto livello, è un giocatore che l'anno scorso nell'Atalanta e in Nazionale ha sempre giocato molto bene. Sono convinto che quando si equilibrerà e quando si normalizzeranno le aspettative lui tornerà ai suoi livelli. Ha bisogno di adattarsi al suo ruolo sia nello spogliatoio che in campo, ma migliorerà sempre, perché è un ottimo giocatore, è un bravissimo ragazzo, che lavora molto bene e sono certo che darà tanto a questa squadra». Lei lo ha molto difeso e tutelato. Le è mancata, dopo l’esonero, una parola di riconoscenza da parte sua? «No. Il mio modo di agire, piaccia o no, cerca di essere sempre coerente: se vedo in un giocatore impegno, dedizione, voglia di aiutare la squadra lo difenderò sempre. E non cercando qualcosa in cambio, neanche messaggi sui social. I social alterano la realtà: oggi tutto quello che non si dice pubblicamente sembra non esista, non sia vero. Invece per me sono veri e importanti i messaggi ricevuti dai giocatori in via privata. Cosa che è stata fatta da tanti di loro. Pensieri importanti perché sono lo scambio di un sentimento di riconoscenza per quello che si è fatto insieme. Sono stati molti, non solo Koop, mi hanno scritto tantissimi altri ragazzi, anche quelli con i quali magari sono stato più severo, così come le tante persone che, senza essere conosciute, lavorano nel club». È stato un errore mandare via Kean e Fagioli? «No, per me no, sono state scelte economiche e non solo tecniche. Certo, a inizio stagione la società non sapeva che Milik non sarebbe mai stato disponibile. Poi è arrivato Kolo Muani che potrà dare un grande contributo alla squadra. Fagioli all'inizio con noi ha giocato molto bene, ma poi ha avuto un periodo di maggiore difficoltà e allora, sempre in sintonia con la società, si è deciso che facesse una nuova esperienza. Mi auguro che Fagioli e Kean possano continuare a crescere come stanno facendo. Un giocatore che abbiamo sbagliato a non trattenere è Nicolussi Caviglia, che sta dimostrando grande qualità». È vero che ha avuto un difficile rapporto con Vlahovic? «Dusan ha giocato tantissimo, qualcuno diceva troppo, perché l'ha meritato, perché ha lavorato bene. Delle volte non ha potuto giocare perché ha avuto infortuni che lo hanno tenuto fuori dieci giorni. È un ragazzo intelligente, capace di discutere e condividere le scelte. Il rapporto con lui è stato buono, ma allo stesso tempo è normale che pesi il fatto di scendere in campo o no. Dusan quando non ha giocato non era felice, ma ha avuto sempre rispetto per le mie scelte, ha continuato a lavorare e quando è entrato in campo ha fatto il suo, dando il massimo e cercando di aiutare la squadra». Thiago Motta e Dusan Vlahovic E Douglas Luiz che in Premier era un fenomeno e in Italia è stato più in infermeria che in campo? «Luiz ha una grande potenzialità perché è un giocatore che ha tecnica e una dote che a me piace molto: ha personalità e coraggio. Poi sicuramente gli infortuni non lo hanno aiutato perché, per restare in forma, hai bisogno di continuità: di allenarti, giocare, allenarti, giocare, recuperare e lui non ha potuto creare questa dinamica. Sono convinto che abbia tutte le qualità per poter giocare in una squadra grande come la Juventus, perché ha una grande tecnica, ha un buon fisico, è un ragazzo coraggioso, ha voglia di avere la palla, gli piace giocare, non ha paura di assumersi responsabilità». A lei si deve la scoperta di Savona e Mbangula... «Nei primi 15 giorni di lavoro non vedevo Savona pronto a affrontare la serie A. Poi, in Germania, lui entra in un momento difficile e vedo un ragazzo sicuro di se stesso, applicatissimo nella fase difensiva, difficile da saltare, tranquillo e sereno con la palla. In allenamento lavorava molto bene, dimostrava di stare meglio delle concorrenze sane che aveva in squadra e per questo, quando andava in campo, era pronto, perché si era preparato nel modo giusto a affrontare il calcio di questo livello. Mbangula ha qualità molto interessanti: sa capire quando giocare, quando dribblare, quando dialogare con i compagni. È un altro esempio che quando un ragazzo ha le qualità, ha il talento e sa lavorare, si possono creare, con il nostro aiuto, le opportunità per emergere». È stato un errore quello di cambiare tanti capitani? Non può aver dato al gruppo un senso di instabilità? «Quando c'era Danilo il capitano era lui, ovviamente quando giocava. La Juve nata l’estate scorsa era un progetto nuovo, con tanti cambiamenti, con tanti nuovi in squadra. Dovevo trovare il giocatore adatto, perché fare il capitano per me non è un gioco. Per me il capitano ha una grande responsabilità nel quotidiano, in campo e fuori dal campo. Ho cercato la persona giusta. Lo sarebbe certamente stato Bremer, che aveva l’autorevolezza necessaria. Poi la scelta è caduta su Locatelli, che lo è da tempo e lo sta facendo bene. È un ragazzo che trasmette i valori giusti per poter essere capitano della Juventus in questo momento». Dopo la partita con l'Empoli, lei ha detto che era stata una vergogna. La squadra come ha reagito? «Dopo quella partita non ci potevano essere scuse. È stata una prestazione non da Juve. Abbiamo sbagliato tutti, io per primo, come ho sottolineato sinceramente nel dopo partita. Dopo la partita i ragazzi, sono ragazzi intelligenti, erano tristi, dispiaciuti e coscienti della occasione perduta. Noi volevamo vincerla, quella coppa». Ha mai avuto la sensazione di essere tradito dalla sua squadra? «No, mai. Io sono una persona nitida, sono molto onesto e molto diretto con i miei giocatori. Quella volta avevo espresso con durezza nello spogliatoio i miei sentimenti. Peró tradito no, mai, perché dal primo giorno questi ragazzi si sono allenati bene, hanno mostrato voglia di fare bene. Abbiamo superato momenti molto complicati, specie con gli infortuni, ma loro hanno sempre trovato il modo di dare qualcosa in più, nessuno ha fatto il furbo. Abbiamo tutti cercato di fare il meglio e ci dispiace di non esserci riusciti fino in fondo». Serie A Angela Lee Motta, il messaggio per Thiago esonerato dalla Juventus: «La delusione è una benedizione» Non è stato un errore aver cambiato troppe formazioni? «Sì, abbiamo cambiato spesso le squadre, anche perché abbiamo avuto infortuni, anche perché giocando ogni 2-3 giorni vedevamo che avevamo bisogno di ruotare alcuni giocatori per ottenere il massimo. Questo non vuol dire che ho fatto sempre tutto giusto, ma certo ho sempre fatto tutto per vincere. E come me hanno fatto i giocatori». È vero che lei ha un cattivo carattere? «No, anzi. Sono una persona onesta, diretta, mi piace dire le cose davanti, non creare sotterfugi, intrighi o pettegolezzi. Quando devo affrontare una situazione sia con una persona che lavora nel club, sia con un giocatore, preferisco discutere faccia a faccia. Con i giocatori parlo a livello individuale o a livello collettivo quando penso di dover dire cose importanti per tutti. E poi mi piace scherzare e condividere anche momenti più leggeri con i giocatori. Non sono un allenatore che si mette a urlare contro un giocatore o a fare gesti plateali durante la partita. Ho imparato da Van Gaal che le partite si preparano in settimana, lavorando sodo. Io sono stato dentro al campo e questo è il mio modo di vedere. Lo dico rispettando gli altri, ognuno fa come crede. Io penso, perché sono stato giocatore, che il momento della partita è il momento del protagonista, che è il calciatore. È la responsabilità del giocatore e lo dobbiamo lasciare il più tranquillo possibile in quel momento, perché lui sia sereno e possa fare bene il suo lavoro. So che non è facile per loro, perché soprattutto quelli che giocano saranno sempre giudicati bene o male, e in due o tre giorni si può passare da essere un fenomeno a essere uno scarto e questo non è facile da gestire. Io sono lì per aiutarli, non per creare più problemi. E per farlo conosco un solo modo: essere onesto e sincero». Da giocatore quale è stato l'allenatore più importante della sua vita e, oggi, c'è qualcuno che le piace? «Ormai quando si parla di calcio sembra sia un tema che ha a che fare con l’ideologia, la filosofia. Io non sono né ideologo né filosofo, sono un allenatore di calcio e mi piace vincere. Da quando ho iniziato con i ragazzi della Paris Saint-Germain fino ad oggi ho cambiato tantissimo, mi sono adattato sempre ai miei giocatori, perché sono loro i veri protagonisti. Ho le mie convinzioni, frutto dell’incontro con tanti tecnici e dall’aver conosciuto molti paesi e molte culture calcistiche. Se devo farle dei nomi mi viene da dirle Van Gaal, Gasperini e il modo suo di lavorare, Mourinho e la sua personalità, Carlo Ancelotti e il modo di gestire, il modo di comportarsi, il modo di essere con i giocatori. Carlo sostiene una cosa molto giusta: ci sono due tipi di giocatori, quelli che fanno la differenza e quelli che corrono, in mezzo non si può stare». Cosa ha sentito quando ha chiuso l'armadietto ed è andato via della Continassa? «Ero triste ,perché quando ho accettato questo lavoro immaginavo che andasse in un altro modo. Però è stata una grande esperienza, sia professionale che umana. In questo momento mi godo la mia famiglia perché, quando alleno, la mia famiglia rimane in Portogallo, non vogliamo cambiare le scuole alle bambine. E’ un privilegio poter essere con loro in un momento così negativo. Ma sono pronto a tornare per poter sposare un altro progetto, continuare il mio lavoro e cercare di fare il meglio possibile in una prossima tappa». C'è qualcosa che vuol dire ai tifosi della Juventus? «Li ringrazio per tutto quello che abbiamo vissuto insieme. La Juve è una grande squadra e ha bisogno di vincere, non basta mai partecipare. In 25 anni di calcio ho imparato che per vincere serve fiducia, serve chiarezza e serve che alla fine ognuno di noi assuma fino in fondo le proprie responsabilità. La Juve deve tornare a vincere. Il che non le accade da troppi anni, dopo un ciclo leggendario. Questa squadra avrebbe avuto bisogno di meno infortuni e di più tempo. Ma penso che quello che abbiamo seminato resterà. Ai tifosi dunque dico solo grazie per esserci stati vicini, anche criticamente, ma sempre con grande amore». In questa esperienza lei si è mai sentito solo? «No, perché so benissimo che in questo lavoro le vittorie sono di tutti e le sconfitte dell’allenatore. Ma so anche bene che non si deve cambiare rotta: anche in futuro prenderò le decisioni che ritengo giuste senza nessun calcolo di interesse. Se vanno bene sarò felice per tutti e se vanno male mi assumerò le mie responsabilità come sempre e come ho fatto con la Juventus». 5 aprile 2025 ( modifica il 5 aprile 2025 | 08:40) © RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi e commenta
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Il forum volgiono Dezzerbi che "così bene sta facendo a Marziglia"... Non glienè bastato di gioco moderno, ne vonno ancora...
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Considerando che Zaccheroni non allena più, uno fra Gotti, Maran, Tudor. Resto dell'idea di Trapattoni, un allenatore solamente non deve fare danni, frase che si attaglia perfettamente per il fenomeno che avevate voluto ad ogni costo.
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Visto il gol di domenica a dieci metri di distanza. Ribadisco quanto detto in tempi non sospetti, anzi ancora con maggior forza, purtroppo...