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Sbicca

Tifoso Juventus
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  1. Personalmente mi aspettavo molto di più. L'idea del suo arrivo mi piaceva, il lavoro svolto a Carpi e Napoli era oggettivamente buono, a tratti ottimo, ma quanto fatto alla Juventus in questi due anni è insufficiente. Ma più che da un punto di vista tecnico, la delusione più grande è stata dal punto di vista della gestione delle diverse situazioni, a partire dal lato comunicativo e dell'immagine. Due anni e due spogliatoi scoppiati, rese dei conti con due allenatori diversi, di cui una in diretta TV, nonostante parole di conferma e di elogio. Probabilmente è un accentratore, ma alla Juventus, a qualsiasi livello, personalità così non funzionano mai, anche quando sono dei fenomeni.
  2. Concordo con te, nel senso che secondo me gli manca ancora qualcosa. Come mancava ad altri che poi il salto in una grande l'hanno comunque fatto. Non tanto nella confusione dei cambi, perché la situazione attuale alla Juventus è tutta un'incognita e credo che anche solo avere idee su chi mettere e chi togliere diventa difficile, tra infortunati, squalificati, giocatori fuori condizione, giocatori che hanno staccato mentalmente e giocatori che sembrano in grado di sbagliare ogni opportunità che gli viene data. In questo contesto già beccare la formazione iniziale è qualcosa. Valeva anche per Thiago Motta, con la differenza che la gestione dello spogliatoio di Thiago Motta forse era già in parte la causa del problema. Più che altro gli auguro di dimostrare qualcosa su un progetto a medio-lungo termine. Perché finora non è stato mai più di un anno su una panchina, spesso con squadre prese a stagione iniziata. Per vedere la bontà delle sue idee deve avere l'opportunità (e se la deve creare anche lui) di poter costruire qualcosa nel tempo. Lo stesso valeva per Thiago Motta, ad esempio. Certi profili sono delle scommesse, e alla Juventus non sono quasi mai una scelta oculata. Gli auguro di trovare un ambiente tranquillo in cui lavorare, perché secondo me le idee ci sono. Detto questo ieri ha dato una lezione a Giuntoli e collaboratori. Una lezione di cosa significa essere alla Juventus. Non è uno che è venuto a farsi prendere per il c**o da nessuno, nessuno di quelli che oggi rappresentano la società e che hanno fatto delle scelte, anche su di lui, possono permettersi di spiegare cos'è la Juventus a Tudor. Piaccia o non piaccia, per Giuntoli e la dirigenza in generale è la seconda sberla nel giro di due anni. Possono piacere o non piacere, ma Allegri e Tudor hanno ben chiaro cosa significa stare alla Juventus, cos'è lo stile Juventus, come ci si comporta alla Juventus. Poi era giusto cambiare l'anno scorso con Allegri, sarebbe giusto cambiare con Tudor. L'importante sarebbe farlo da Juventus. Non da paraculi improvvisati.
  3. Considerando anche il livello del campionato italiano e le difficoltà di arrivare tra le prime quattro - specie quest'anno e nell'anno di Pirlo - la cosa diventa ancora più drammatica. Quello che a me disturba è che la Juventus in questi anni non può assolutamente permettersi un anno fuori dalla Champions League e questo non ti permette assolutamente di prenderti dei rischi o di parlare di progetti (cosa che invece viene sistematicamente fatta, ricorrendo ad esperimenti...). Disturba perché poi ad inizio anno si parte sempre con obiettivi grandi e confusi, quando la realtà è ben diversa ma nessuno sembra avere la volontà di chiarirla una volta per tutte, né di prendersi la responsabilità dei paletti che vengono messi. Doveva essere un periodo di transizione, sta diventando la normalità, ma il problema ancor prima degli allenatori è chi li sceglie. I dirigenti della Juventus che si sono susseguiti negli ultimi 6-7 anni purtroppo hanno sbagliato clamorosamente scelte fondamentali, dalla scelta degli allenatori (membri dello staff compresi) a quella dei giocatori. Ovviamente la situazione generale non ha aiutato, ma un dirigente dovrebbe saper far fronte anche a situazioni impreviste alla Juventus. La partita con la Lazio, così come le ultime partite, e più in generale le ultime stagioni, sono figlie di questa situazione: c'è una paura di fondo, i giocatori in generale non riescono a reggere minimamente la pressione. Ma è tutto l'ambiente che è elettrico e questa è responsabilità dei dirigenti (oggi Giuntoli, ma prima di lui anche Cherubini e Paratici). Tudor può anche avere qualità in questo senso, ma è stato chiamato quando la situazione era già mezza compromessa, quando il margine di errore era comunque molto basso. Ad oggi alla Juventus non c'è nessuno in grado di tenere tranquilla la squadra, di isolarla, di tenere tutti concentrati sul lavoro da fare senza troppe distrazioni. Pur avendo dimostrato in passato di averne la capacità, neanche Allegri ne è stato molto capace, per diverse ragioni ed anche per responsabilità sue. Ma finché non riusciranno a creare un ambiente dove si può lavorare serenamente e seriamente, pur con le pressioni che derivano dal giocare alla Juventus, non se ne esce.
  4. Sbicca

    EL PENTAPLETE

    Quel Barcellona lì aveva Puyol, Piqué, Rafa Marquez, Abidal, Dani Alves... Yaya Touré adattato come centrale di difesa all'occorrenza... Non avrebbe preso certamente 7 sberle dall'Inter attuale. Ne prese 3 a Milano con 4 tiri in porta subiti. Per farli fuori nel 2010 l'Inter dell'epoca ha dovuto sudare e quel Barcellona aveva tanto da recriminare (in quanto a sfiga ed episodi sfavorevoli)... Non c'è proprio paragone, magari diventeranno tutti grandi giocatori, ma più che esperienza a questo Barcellona è mancata, totalmente, la benché minima idea di come si difende durante una partita di calcio.
  5. Il punto è che c'è un livello di rabbia e frustrazione tale che diventa difficile valutare molti dei giocatori della Juventus. Complice anche il lavoro fatto sul mercato negli ultimi anni e la confusione tattica e tecnica che si vede in campo. Sono d'accordo con te, in linea di principio, ma finché non si vedrà un po' di continuità a livello generale, saranno critiche continue. Oggi a Costa, ieri a Kelly, l'altro ieri a Locatelli, domani ai nuovi acquisti che verranno. A livello ambientale ad oggi c'è un problema alla Juventus e questo si ripercuote senza dubbio anche sui giocatori. Giocatori come Savona, Mbangula, Miretti, Yildiz e altri giovani che sono passati per la Juventus sono sovraesposti a critiche eccessive e rischiano di crescere in un ambiente che per loro è tossico, in cui se non sei un potenziale campione, un giocatore già quasi fatto e finito a 18/20 anni, ti ritrovi su una montagna russa emotiva che ti distrugge. L'ideale per questi giocatori sarebbe giocare in un contesto meno isterico, con una squadra che funziona e in cui possono essere inseriti senza correre il rischio di caricarli di pressioni eccessive, con un pubblico meno umorale e con degli allenatori e dei dirigenti che sono in grado di proteggerti. L'esempio di Fagioli, al netto dei suoi errori, è palese e conferma il fatto che del lato emotivo dei giocatori, soprattutto se giovani, ne andrebbe tenuto conto e che le valutazioni fatte su di loro e la gestione dovrebbero essere fatte in maniera scrupolosa. Oggi la Juventus è un tritacarne per tutti, figuriamoci per dei giovani che arrivano in prima squadra dopo un percorso complesso e articolato e vengono bollati come giocatori da prima categoria dopo qualche partita. Il problema è che a non avere tutto questo equilibrio è anche chi lavora alla Juventus, non soltanto i tifosi. Dai tifosi posso anche aspettarmelo, ma da dirigenti e staff tecnico no. Il problema principale della rosa della Juventus sono quei giocatori che per maturità, investimento e potenzialità avrebbero dovuto avere delle responsabilità maggiori. Ci sono giocatori pagati decine e decine di milioni, con ingaggi pesanti, che giocano a livelli lontani dagli standard delle Juventus peggiori, ed è questa la colpa di quelli che negli ultimi anni sono stati i dirigenti della Juventus. Il problema sono quei giocatori che pagati fior di milioni ti passano intere stagioni a fare la spola tra l'infermeria e il campo di allenamento, che dopo una stagione ancora non si sa come collocarli in campo, quelli che sbagliano sistematicamente i movimenti, i controlli, il palleggio. Quelli che per il loro peso a bilancio ti "obbligano" a dover vendere giocatori di buone speranze che dovresti far crescere mantenendone in qualche modo il controllo. I giovani diventano un problema quando li si carica di responsabilità eccessive. In condizioni normali, intese come normali per la Juventus, un errore di Alberto Costa contro il Bologna, terzino, pagato 15 milioni e con un ingaggio bassino, non dovrebbe essere neanche un elemento di discussione su cui basare delle valutazioni. Se l'errore di un 21enne, arrivato a gennaio dal Portogallo e che ha giocato solo spezzoni di partita, diventa decisivo per un obiettivo il problema non è tanto quel giocatore, quel singolo investimento, ma tutta la baracca che non si sa su quali basi deve reggersi.
  6. Sbicca

    EL PENTAPLETE

    L'Inter, purtroppo per noi, negli ultimi anni ha acquisito una consapevolezza e una maturità che recentemente in Italia ha avuto soltanto la Juventus dei 9 scudetti e gran parte del merito va a Marotta che ha saputo gestire la situazione, dal punto di vista tecnico (non parlo di questioni extra-calcio), che era pressoché disastrosa. Ha saputo scegliere, come quando era alla Juventus, allenatori giusti e giocatori giusti nel momento opportuno. L'Inter oggi ha un'identità, ha uno zoccolo duro che si mette a disposizione dell'allenatore e dei compagni. Ha una visione generale su quelli che sono i limiti e i punti di forza della squadra. Marotta non si è inventato niente, ha solo scelto le persone giuste (tenendo prima Spalletti quando non aveva di meglio da prendere, prendendo poi Conte che nel processo di costruzione di una squadra è un fenomeno e poi Inzaghi che si è dimostrato intelligente nel raccogliere quanto di buono aveva e a dare anche lui qualcosa, esattamente come fece Allegri alla Juventus nel suo primo ciclo). Hanno beccato gli acquisti, non tutti, ma in gran parte li hanno beccati, sia giovani che esperti, sia quelli sacrificabili che quelli su cui puntare e questo è un merito. Penso a Thuram, che sta facendo la differenza, Sommer o Mkhitaryan che sembravano acquisti di poco conto e invece sono determinanti. Per un dirigente saper leggere i limiti della propria squadra e lavorare in quella direzione è un gran merito, così come per un allenatore capire come gestirli e farli giocare insieme certi giocatori. Ha fortuna, senza dubbio, ma sono rare le squadre che hanno vinto Champions League senza episodi fortunati (o le hanno perse per episodi sfortunati, e la Juventus purtroppo in questo fa storia a sé). Il format della Champions League, e delle competizioni di calcio in Europa in generale, si è sempre prestato a questo, ma il livello generale in Europa è calato rispetto a qualche anno fa e loro sono stati bravi a sfruttare il momento per arrivare a giocarsi 2 finali in 3 anni. Gli spettatori vogliono vedere i gol, le azioni che si susseguono a velocità pazzesca, poca tattica e tanta tecnica. Così è un altro sport rispetto al calcio con cui molti di noi sono cresciuti. Non dico sia migliore o peggiore ma è un altro sport. A Barcellona sono contenti di questo (e non solo a Barcellona) e Flick si sposa bene con la loro filosofia, perché potenzialmente tra andata e ritorno potevano fare una decina di gol e oltre. Io, come dici tu, sarei estremamente incazzato, ma questi qui sono andati a Dortmund forti di un 4-0 e quasi finiscono col c**o per terra pur di non snaturarsi e nessuno ha battuto ciglio. Penso che vedere Bayern Monaco e Barcellona arrivare ai quarti/semifinali di Champions League senza avere idea di cosa sia la fase difensiva è lo specchio del livello di questa Champions League (già da qualche anno il trend è questo...). Semplificando, il calcio è fatto di due fasi, se non ne fai bene una (o la ignori direttamente), non vai lontano se trovi chi ha idea di come si fanno entrambe. Anche con dei fenomeni in squadra. Vale per le squadre che fanno bene solo la fase difensiva, ma anche per quelle che si concentrano solo sulla fase offensiva. Sarò un gran nostalgico, ma vedere una partita come quella di ieri a me piace fino a un certo punto, ma in generale questo è ciò che gli spettatori vogliono. Però chi saprà fare entrambe le fasi se la giocherà sempre con squadre con questa filosofia. Ecco, l'Inter in questo contesto sa interpretare bene le partite, sa fare entrambe le fasi pur senza eccellere, ma le sa fare. Grazie ad un allenatore che non sarà un fenomeno, ma non è neanche uno sprovveduto, dei giocatori che non saranno fenomeni ma che sono calati nel loro contesto e che formano una squadra competitiva. Poi ha preso 6 gol tra andata e ritorno, ma sapeva di dover giocare così. Se guardiamo le partite che hanno giocato quest'anno quelle con Bayern Monaco e Barcellona sono totalmente differenti da quelle giocate in campionato o nei gironi di Champions League, a dimostrazione del fatto che sanno leggere le partite, pur non essendo dei fenomeni. Il rammarico è che lo fa in una competizione dove di fondo ci sono poche squadre che sono solide e concrete, che fanno bene entrambe le fasi, appunto. Quelle che hanno dimostrato di avere quantomeno una parvenza di completezza si contano: Real Madrid, Liverpool, PSG, Manchester City (sulla carta, perché quest'anno ha avuto grosse difficoltà), Atletico Madrid, Inter. Tutte accomunate dal fatto che sono in realtà molto vulnerabili, a tal punto che se beccano la partita storta possono prendere tutte delle belle imbarcate. A riprova del fatto che la Juventus, se vuole essere grande, deve trovarsi a marzo/aprile a giocarsi certe competizioni con continuità, come fatto nei 5 anni del primo ciclo di Allegri.
  7. Ragionamento pienamente condivisibile, ma non escluderei che la quota possa essere più bassa. A parte la Roma che è risalita alla grande dopo aver richiamato Ranieri, le altre, Atalanta compresa, le vedo tutte discontinue e gli scontri diretti sono tanti per tutte. In questo senso non escluderei la Fiorentina, perché sui 69/70 potrebbe arrivarci. La Roma è la mina vagante, non hanno niente da perdere e dietro non subiscono gol. Dalla partita persa con il Como a dicembre hanno fatto un bel filotto di partite in campionato, buttando via pochi punti con Bologna, Napoli e Milan. Vincere con loro in questo momento credo sia difficile per chiunque e poi vedendo come stanno andando le altre, Atalanta compresa, un pensierino Ranieri ce lo fa sicuramente. Potrebbero essere decisivi sia per la vittoria del campionato che per la qualificazione alla Champions League e si ritrovano lì a giocarsi un posto pure loro quando erano convinti di aver buttato via la stagione. La Juventus non deve buttare via punti in quelle abbordabili ma secondo me deve vincere almeno uno dei 3 scontri diretti con Roma, Bologna e Lazio (o fare quantomeno 3 pareggi) e fare 9 punti con Lecce, Parma e Monza. Se esce dalla partita con la Lazio con almeno 67 punti (quindi 12 punti nelle prossime 6 partite), può giocarsi le ultime due con relativa tranquillità. Tra le altre dubito che ci sia una squadra in grado di riuscire a fare un bel filotto di partite, proprio perché gli scontri diretti sono tanti e pure l'Atalanta ora è lì a doversela sudare la qualificazione in Champions League (se escono bene dalle prossime due faranno perdere punti preziosi a Bologna e Lazio, altrimenti corrono il rischio di ritrovarsi tutte le altre addosso, Fiorentina compresa...). Arrivare a giocarsi il tutto per tutto nelle ultime 2 giornate senza il minimo margine renderebbe tutto molto complicato, perché la pressione sarebbe tutta sulla Juventus.
  8. L'idea, forse (spero), che l'anno scorso nella testa di Giuntoli c'era un profilo come Tudor per sostituire Allegri fin da subito e se l'idea era quella di prendere un allenatore emergente quello di Tudor poteva essere un nome, venendo da un'ottima stagione a Verona dove ha fatto vedere buonissime cose e da una stagione al Marsiglia dove ha fatto bene non arrivando poi così lontano dal PSG e dal Lens che si sono giocate il campionato con una squadra che l'anno successivo non è arrivata neanche a qualificarsi per la Conference League. A luglio 2023, ma anche a gennaio 2024, il profilo di Tudor non aveva niente da invidiare a quello di tantissimi altri giovani allenatori. Lo stesso Thiago Motta a luglio 2023 non era considerato come a maggio 2024, non solo in ottica Juventus ma anche tra quelli che poi lo hanno eletto a nuovo fenomeno del calcio mondiale. Era un allenatore abbastanza normale, come tanti altri, così come lo è tutt'ora. Sono arrivati entrambi alla Juventus con dei curriculum abbastanza paragonabili. Uno però c'è arrivato con l'etichetta di futuro fenomeno, l'altro con quella di allenatore attaccabrighe/traghettatore per eccellenza. La realtà è che sono più normali di quanto si pensa. Quanto a idea di calcio sono abbastanza simili, perché al di là del modulo sono due a cui piace avere squadre solide e aggressive, che prendono pochi gol grazie a una buona densità in mezzo al campo, un buon pressing e alla capacità di riaggredire quando viene perso il possesso. Che ad oggi è più o meno quello che chiedono tutti gli allenatori, più o meno esperti. La differenza più grande sta nella motivazione che hanno (o hanno avuto) al momento della firma: Tudor ha la motivazione di lavorare alla Juventus, l'ha già dimostrato venendo a fare il secondo ad un esordiente quando poteva tranquillamente starsene a fare il primo allenatore altrove; Thiago Motta non saprei, ma a posteriori mi pare volesse dimostrare più che altro di essere il fenomeno che veniva dipinto. Oltre al fatto che a Tudor nessuno deve spiegare cosa significa stare alla Juventus. Sia chiaro, io ero tra quelli che pensavano (e speravano) che Thiago Motta potesse far bene sulla panchina della Juventus, ma non tra quelli che pensavano fosse un fenomeno. Lui, come tantissimi altri, non è fenomeno e non sta scritto da nessuna parte che avrà una carriera brillante. Anzi, sono convinto che Tudor ha, ad oggi, le stesse possibilità di far bene alla Juventus (e più in generale nel corso della propria carriera) di quelle che ha un De Zerbi, un Italiano, un Palladino, un Maresca, un Vanoli, un Fabregas e via discorrendo. Dovranno tutti dimostrare di essere bravi, di valere quanto quegli allenatori di cui si fanno nomi per certe panchine e che a differenza loro hanno già dimostrato qualcosa, di avere la capacità di calarsi nelle diverse situazioni, anche adattandosi al materiale umano che hanno a disposizione, indipendentemente dalla loro idea di calcio. Quando dimostreranno questo, ovviamente ottenendo risultati, dimostreranno di avere qualcosa in più. Ad oggi, da un punto di vista tecnico e tattico, se uno non vale l'altro poco ci manca.
  9. Dimostrando tanta presunzione quanta ne sta dimostrando lo stesso Thiago Motta. La cosa che più mi delude è proprio questo atteggiamento, che alla Juventus non ha mai pagato. Vale per dirigenti, allenatori e persino giocatori. Non paga perché chi è arrivato convinto di poter essere anche più grande della Juventus stessa è sempre andato via con le ossa rotte, ma facendo pagare un prezzo a tutto l'ambiente. In questo momento storico non parliamo solo di una figura che pecca di presunzione ma di almeno 2, Giuntoli e Thiago Motta, a cui aggiungerei qualche giocatore. Poi che ci rimettano o meno la carriera non è possibile stabilirlo. Giuntoli qualcosa di buono da dirigente l'ha dimostrato tra Carpi e Napoli. Thiago Motta ha fatto vedere buone cose. Di sicuro il rischio che ne escano ridimensionati è concreto, perché poi tanti di quelli saliti sul loro carro sono prontissimi a scendere per puntare su qualcun altro da mandare al massacro. Ma quando arrivi alla Juventus questo non basta, come non basta avere come "lettera di referenza" gli elogi pomposi di chi ancora li difende a spada tratta, dei guru senza arte né parte che hanno contribuito a costruire un alone da salvatori della patria a certi personaggi. Alone che se utile solo all'alimentare l'ego di quelli a cui viene appioppato li rende totalmente incompatibili con l'ambiente della Juventus. Nella storia recente è valso per Sarri, per Bonucci quando è tornato dopo aver spostato gli equilibri al Milan, per Pirlo etichettato da qualcuno come "esperimento alla Guardiola", per Allegri quando è tornato sulla panchina della Juventus come un mr. Wolf del calcio, per Dybala erede di Messi, per Vlahovic che doveva essere il nuovo Haaland, per Chiesa nuovo crack del calcio italiano, per Thiago Motta e Giuntoli lo stiamo vedendo. Con le dovute proporzioni è valso pure per Cristiano Ronaldo, che non doveva neanche dimostrare nulla a nessuno, alla Juventus non è riuscito a fare la differenza quanto e come ci si aspettava, a parte i suoi numeri da grandissimo campione con lui la squadra non è migliorata granché nell'arco dei 3 anni che è stato a Torino (sia chiaro, ero e sono contento che un giocatore come Cristiano Ronaldo sia passato dalla Juventus, ma prendere lui e trascurare il resto della formazione è stato l'inizio di un declino). Leggo di paragoni con Ancelotti, ma di Ancelotti ce n'è stato uno e alla Juventus non fece neanche così male. Ancelotti ha avuto l'umiltà di capire quelli che erano stati i suoi errori, già quelli fatti quando allenava il Parma, e li ha ammessi serenamente. Tutti gli altri che a vario titolo sono arrivati alla Juventus da "salvatori della patria", con un ego smisurato, non si sono più ripresi. Soprattutto quelli che venivano dal nulla sono tornati nel nulla. Se capiscono questo Giuntoli e Thiago Motta forse riescono a rimettersi in carreggiata ma serve una buona dose di umiltà, un'intelligenza tale da fare un'autocritica costruttiva, assumersi responsabilità, mettersi al servizio della squadra per cui lavorano e andare avanti di conseguenza. Mi auguro che lo facciano già alla Juventus, anche se ho dei dubbi su entrambi. Ripartire dall'umiltà, dalla voglia di dimostrare in campo quello che si vale lasciando perdere tante chiacchiere buone solo ad alimentare il proprio ego, potrebbe essere il primo passo per ricostruire una Juventus vincente. Per far questo non servono "salvatori della patria", ma figure in grado di dare concretezza e di mantenere un basso profilo, almeno fintanto che la situazione non migliora sensibilmente e i risultati non sono dalla loro parte.
  10. La dirigenza dovrebbe chiarire, per prima cosa a sé stessa, cosa vuole esattamente in questo momento. Perché se i nomi che circolano sono veri è tutto molto equivoco. Primo su tutto il resto, chiarire l'obiettivo principale. Si vuole centrare l'obiettivo della qualificazione della Champions League per quanto? Qual è il limite? Quando, in una proiezione futura, la Juventus può permettersi di rischiare? Perché se la Juventus non può permettersi di rischiare di rimanere fuori dalla Champions, come sembra, serve una guida tecnica che dia garanzie in questo senso. Allegri in questo senso dava garanzie, Spalletti ad esempio è un altro che dà garanzie. Parlano i risultati per loro, anche con squadre non al meglio, hanno centrato l'obiettivo della qualificazione alla Champions League sempre, anche in condizioni difficili, chi in un modo chi nell'altro. Conte? Su Conte dal punto di vista tecnico ci dovrebbero essere pochi dubbi, probabilmente è uno di quelli che porta i giocatori anche a fare qualcosa in più. Ancelotti? L'allenatore non si discute e in questo senso può dare garanzie e l'ha dimostrato in lungo e in largo (il secondo anno al Napoli fa storia a sé). Gasperini? Tra gli allenatori stranieri, Klopp è uno che potrebbe dare garanzie in questo senso. Poi? Mourinho? Simeone? Zidane? Deschamps? Spalletti è in nazionale e non penso si liberi, né che ne abbia l'intenzione. Conte, ipotizzo, non verrà liberato da De Laurentiis neanche sotto tortura. Ancelotti verrebbe alla Juventus di nuovo? Personalmente non penso proprio. Allegri ha già dato e lo escluderei, visti i rapporti con Giuntoli, è ovvio, ma anche perché una terza esperienza alla Juventus sarebbe qualcosa di surreale e non penso che porterebbe da nessuna parte. Gasperini sarebbe interessante, ma ha bisogno di tempo per costruire e se l'idea è quella di avere uno che dia garanzie fin da subito non mi pare il profilo migliore. Klopp è il profilo che più mi entusiasma, ma è puro fantamercato, ha un contratto appena firmato per un ruolo che partirà dalla prossima stagione, di cui tra l'altro non si capiscono bene ancora i contorni. Mourinho probabilmente sarebbe in grado di creare una banda di figli di p*****a, ma in un ambiente come quello juventino non mi pare il profilo più adatto, anzi. Simeone? Esperienza ne ha, grinta pure ed è un allenatore che indubbiamente è in grado di dare un'identità alla sua squadra ma mi pare non abbia capito neanche lui cosa vuol fare e non mi entusiasmano certi suoi atteggiamenti. Zidane rimane un'incognita, a me l'idea piacerebbe pure, ma sono più i dubbi che le certezze se penso ad un esperienza lontano dal Real Madrid, da quel Real Madrid che ha allenato, e lui pare punti alla Francia dopo il mondiale, quindi non puoi intavolare un progetto a lungo termine con uno che tra una stagione potrebbe aspirare ad altro. Deschamps lo avrei voluto tanto rivedere sulla panchina della Juventus in serie A, in condizioni migliori di quelle che aveva trovato lui alla Juventus nel 2006, ma dopo così tanti anni di nazionale francese è un'incognita, e non credo lasci il suo incarico prima del mondiale 2026 Altri non me ne vengono in mente o sono attualmente sotto contratto e nel pieno delle loro esperienze su altre panchine, come Flick, Luis Enrique, Tuchel. Mancini è un nome border line in questo senso, che può darti qualcosa ma che porta con sé dei dubbi. Per me non è migliore di nessuno degli allenatori che ho citato sopra, di sicuro è il più antipatico, però potrebbe rientrare in questa lista ed è quello più facile da prendere. E leggendo di un ruolo più centrale per Giorgio Chiellini penso che possa avere anche uno sponsor importante alla Juventus. Ha ottenuto buoni risultati, ne ha falliti altri (alcuni anche malamente, come la mancata qualificazione al mondiale) e come già detto da alcuni utenti è un po' in fase calante, tolto l'Europeo vinto con l'Italia. Comunque qualche idea buona nella sua carriera da allenatore l'ha messa in campo. Mi entusiasma? Assolutamente no. Ma di sicuro può dare qualcosa dove Thiago Motta si è dimostrato carente: gestione dello spogliatoio, carisma (anche se non brilla, soprattutto per simpatia), esperienza, flessibilità. Discorso diverso sarebbe se la Juventus fosse disposta a dare tempo ad un allenatore e a mettere in conto anche di non poter entrare in Champions League senza poi doversi ritrovare a fare una rivoluzione vendendo gente che dovrebbe invece formare lo zoccolo duro della squadra. In quel caso uno come Gasperini potrebbe darti qualcosa, anche se non mi entusiasma neanche lui. Dare un secondo anno a Thiago Motta, anche se mi pare ormai impossibile vista la situazione che si è creata, avrebbe un suo senso se si vuole correre il rischio, ma lui deve migliorare e la dirigenza dovrebbe gestire meglio sia lui che l'ambiente intorno a lui. Oppure puntare su un profilo differente ma anche in quel caso la dirigenza dovrebbe avere ben chiaro il profilo che vorrebbe, sulla base di quello che è l'obiettivo prefissato. Di sicuro, una volta stabilito l'obiettivo la dirigenza dovrebbe fare quadrato attorno al proprio allenatore, indipendentemente da chi è l'allenatore. Difendere l'allenatore, dargli una squadra che ha un nucleo di giocatori su cui poter contare al 100% che rappresenti la base su cui costruire tutto il resto. Cosa che alla Juventus non si vede da diversi anni.
  11. Guarda, nell'anno di Pirlo essere arrivati quarti in quel modo, con quella squadra, lo trovo un fallimento, tamponato dal fatto di aver vinto Coppa Italia e Supercoppa. Ma Pirlo aveva molte attenuanti, prima su tutte quella di essere un esordiente in una stagione nata già complicata. Buttato lì, nel tritacarne, figlio di scelte scellerati nei due anni precedenti. Nelle tre annate di Allegri, dal momento che non si è di fatto costruito nulla ma si è puntato solo al risultato minimo, ritengo che non si poteva accettare un risultato diverso rispetto alla qualificazione in Champions, arrivata sempre, magari in totale affanno come l'anno scorso ma comunque è sempre arrivata tutto sommato anche con relativa tranquillità (hanno dovuto togliere 10 punti per far finire la Juventus fuori dalla Champions League, senza contare i punti persi per aver giocato in certe condizioni mentali). A parte le paure di noi tifosi, la qualificazione in Champions League non è mai stata realmente in discussione. Annate strane, di cui forse fa veramente testo solo la prima, visto che poi, appunto, c'è stata una penalizzazione ridicola che di fatto non permette grandi valutazioni su quella stagione e una situazione interna imbarazzante e altrettanto ridicola l'anno scorso, da gennaio in poi. La squadra non è migliorata, ma soprattutto l'anno scorso è stato palese che non c'era la volontà di migliorare chissà cosa, quanto più che altro la voglia di arrivare a chiudere un ciclo durato 3 anni più per cause di forza maggiore che per chissà cos'altro. In questo contesto, contava solo quel risultato per respirare, per tamponare il danno creato dalla penalizzazione. Non un fallimento totale, ma un periodo in cui ci si è limitati a limitare i danni, a vivacchiare in attesa di tempi e idee migliori. Alla Juventus non dovrebbe esistere una cosa simile, ma tant'è. Quest'anno con Thiago Motta sarei stato anche disposto ad accettare una mancata qualificazione in Champions League, sono onesto, ma mi aspettavo un miglioramento sensibile in campo, una crescita sia individuale che collettiva e un gruppo unito nel portare avanti un progetto. Poi la qualificazione puoi giocartela e se gli altri sono più bravi (e più esperti) ci sta pure che sfruttino i diversi momenti di una stagione e ti finiscano davanti. Ero consapevole del fatto che la Juventus potesse trovarsi in ballo con Atalanta e Milan per terzo e quarto posto, e che almeno una tra Bologna, Lazio e Roma avrebbe potuto rappresentare una mina vagante (proprio come lo è stato lo stesso Bologna l'anno scorso) molto pericolosa in questo senso. Vuoi per alcuni episodi, vuoi perché magari all'inizio poteva essere prevedibile faticare un po', vuoi perché ci sta che quando inizi un nuovo percorso qualche punto per strada puoi lasciarlo. Non dico che sia normale in senso assoluto, ma dopo 4 anni in cui non si è costruito nulla, con una squadra giovane e inesperta, rivoluzionata rispetto all'anno precedente, puoi anche metterlo in conto. Poi però il campo ha detto una cosa diversa: la squadra non è migliorata, Thiago Motta ha mostrato tutti i suoi limiti e il campionato paradossalmente si era messo anche bene considerando che la Juventus è ritrovata a -6 dal primo posto a 11 giornate dalla fine, con una classifica mai così corta che in qualche modo poteva rispecchiare i valori di partenza, almeno per le primissime posizioni. Non che credessi nello scudetto, ma in un contesto simile arrivare a marzo in queste condizioni, con certe partite (oscene) alle spalle, mi fa pensare più ad un fallimento che ad una stagione di passaggio. Questo doveva essere il momento in cui la squadra doveva dare di più, entrando in condizione per il finale di stagione, avendo acquisito gli automatismi di campo e le idee (non l'idea...) dell'allenatore. L'anno scorso è stato tremendo, ma sapevamo tutti (o quasi) che poi le cose sarebbero cambiato, anche con degli investimenti importanti sul mercato. Quello che preoccupa quest'anno è la proiezione in avanti se queste sono le premesse. Anche arrivando quarti il problema è quello di non aver migliorato niente o quasi da agosto a questa parte. Tralasciando il discorso sui nuovi che - Thuram a parte - sono dei corpi estranei a questa squadra o giocatori destinati a tornare da dove sono venuti, non è migliorato Thiago Motta, non è migliorata la squadra, se non pochi singoli (Weah? Locatelli?) mentre alcuni giocatori sono anche involuti rispetto a come erano partiti (penso a Cambiaso, a Yildiz, a Di Gregorio preso per far partire l'azione dal basso che ora fa praticamente solo lanci lunghi). Sembra che anziché trovare nuovi stimoli la squadra abbia paradossalmente accentuato i limiti mostrati negli anni scorsi, pur avendo cambiato una quindicina di giocatori. Ci si ritrova a vivere di partita in partita, quando invece speravamo e pensavamo si potesse finalmente fare un discorso più ampio.
  12. Non escludo che possa crescere come allenatore anche se penso che Thiago Motta abbia mostrato dei limiti che dovrà superare alla svelta se vuole fare un'ottima carriera da allenatore, ma vorrei sapere perché ritieni che sia una possibilità concreta. Nella mia visione dovrebbe essere aiutato a superarli anche da una dirigenza che ha fiducia in lui e che abbia veramente un progetto, ma per me siamo ancora nel campo delle ipotesi, lontane dall'essere concrete, come per tanti altri allenatori (del presente ma anche del passato) che poi non sono andati oltre alle buone annate fatte con squadre di medio/bassa classifica. Te lo chiedo solo per parlarne serenamente, perché concreta?
  13. Non ho detto questo. Non dico che Giuntoli abbia lasciato da parte il lato sportivo, dico che nella valutazione non puoi lasciarlo da parte. Visto che ha anche un peso economico estremamente rilevante. Dico che un dirigente va valutato sulla base del lato sportivo. Se poi la squadra ti fa perdere dei soldi con risultati non all'altezza, nella valutazione del lavoro di un dirigente ci finisce inevitabilmente anche questo. Ovvio, Motta è responsabile ed è giusto valutare anche questo. Non ho detto che Thiago Motta non ha responsabilità, ma che nella valutazione di un dirigente io terrei conto anche di queste situazioni. Se esplode la situazione tra giocatori e allenatore un dirigente deve intervenire, se c'è bisogno anche prendendo le parti dell'allenatore, mettendo in chiaro quali sono i ruoli e le responsabilità di chi lavora per la Juventus. Ovviamente deve anche essere convinto della scelta fatta, cosa di cui inizio a dubitare.
  14. Forse è un po' riduttivo però. Nel senso che non è che Elkann, Scanavino e Ferrero sono corpi estranei alla Juventus. Parliamo comunque di persone che hanno un ruolo alla Juventus che non è marginale. E una proprietà forte, con delle figure apicali forti, può incidere in positivo su molti aspetti, compreso quello sportivo. Banalmente perché avere ruoli chiari, con responsabilità chiare, ha un suo peso e salvo rare eccezioni a vincere sono sempre squadre dove non c'è confusione tra i vari ruoli. Poi concordo sul fatto che dal lato puramente sportivo la situazione può (e dovrebbe) essere gestita meglio e gran parte delle responsabilità sono attribuibili a Giuntoli. E il lato sportivo, come dicevo sopra in un altro intervento, ha comunque dei risvolti economici pesanti. Pensare che Elkann, Scanavino e Ferrero chiedano più o meno espressamente questi risultati e una gestione scellerata per me è incomprensibile, considerando che tra questi c'è anche chi sarebbe il primo a perderci economicamente. Ma è vero che ad oggi non si sono dimostrati all'altezza delle responsabilità che hanno al pari di chi hanno scelto sotto di loro. Forse, banalmente, sono più inadeguati che in malafede. La situazione attuale è, a cascata, responsabilità di tutti, chi più chi meno.
  15. Quello che critico soprattutto di Giuntoli sono i metodi di lavoro. Preso per regolare i conti e siamo d'accordo, ma il lato sportivo non puoi lasciarlo da parte, perché comunque ha un suo peso anche economico. Arrivare agli ottavi di Champions League avrebbe rappresentato un bel guadagno, così come arrivare in finale di Supercoppa, arrivare in finale di Coppa Italia e un grosso peso ce l'avrà arrivare quarti. Proprio per questo non possiamo scindere il lato economico da quello sportivo. Il regolamento di conti con Allegri dell'anno scorso è una sua responsabilità (e non solo di Allegri che ha sbroccato), essendo lui il direttore. Se ci sono problemi tra Motta e i giocatori, è anche sua responsabilità (e non solo di Thiago Motta) mettere un punto e non lasciar esplodere la situazione. Un dirigente deve saper gestire la situazione e farla rientrare, almeno fino a fine stagione. Invece per la seconda volta in due anni ci sono problemi simili, con crolli mentali apparentemente inspiegabili e obiettivi da rincorrere. Detto questo, hai centrato un punto fondamentale: la differenza è che stava al Napoli. Però se andiamo a guardare le 4 campagne acquisti che ha avuto, tolta quella estiva non c'è niente di esaltante. Durante quella estiva ha preso Koopmeiners, Conceicao, Nico Gonzalez a fine mercato, e strappando condizioni che non sono proprio favorevoli. Questo si aggiunge al mio dubbio, purtroppo ancora senza risposta, di come potrebbero coesistere in un 4-2-3-1 giocatori come Koopmeiners, Douglas Luiz, Thuram che, a inizio stagione, venivano dati come potenziali titolari. Poi è vero, anche alla luce di questi dubbi, non ero insoddisfatto del mercato estivo. Forse non ero così ottimista, ma neanche insoddisfatto. Però poi i giocatori devono essere funzionali a qualcosa e questo è ciò su cui vengono valutati dirigenti, allenatori e giocatori. E in questo senso il ruolo di un dirigente è centrale, quanto è centrale il ruolo di quello che poi li deve mettere in campo, e ha le sue responsabilità. Ce l'ha chi ha scelto di sacrificare giovani giocatori per puntare su certi profili. Per questioni di bilancio non si potevano comprare certi giocatori senza prima vendere ed è verissimo, ma non è che ha dovuto vendere i giovani esclusivamente per fare cassa, visto che poi ha investito anche belle cifre, anche per giocatori su cui non ha, nel pratico, il minimo controllo come Conceicao, Kolo Muani e Veiga. Ancora più banalmente, se scegli un allenatore, sposandone la filosofia, e poi va tutto a rotoli, le responsabilità ce l'ha anche chi quell'allenatore l'ha scelto, chi ha costruito la squadra per quell'allenatore, chi ha dato carta bianca a quell'allenatore. Thiago Motta è una sua scelta e con Thiago Motta ha pianificato il mercato estivo, quello invernale, e la stagione attuale in generale. Non basta scaricarlo a gennaio, febbraio o a fine stagione.
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