-
Numero contenuti
11014 -
Iscritto
Tipo di contenuto
Profilo
Forum
Calendario
Tutti i contenuti di Ghost Dog
-
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Andrea non farti infinocchiare: la curva bianconera ha ragione… Ascolta…Non tradirci!!! dal blog di CESARE POMPILIO 10-12-2011 Il 14 di dicembre è vicino. Franco Carraro, Presidente della Federcalcio nel 2006, in una intervista alla giornalaccio rosa dello Sport ha fatto il “cerchiobottista”: sono convinto che se fosse lui Presidente del massimo organo del calcio avrebbe risolto con grande abilità politica l’annoso problema di calciopoli. L’attuale Presidente Giancarlo Abete è l’uomo dell’ordinaria amministrazione, ecco perchè sono curioso di vedere quale soluzione tirerà fuori il Presidente Petrucci. Certo è che se un uomo del calibro (ad altissimo livello) come Guido Rossi, commissario della Federcalcio nei giorni caldi di Calciopoli, reagisce, ad una domanda del collega Capuano di Odeon Tv, nella maniera nella quale abbiamo visto, vuol dire che i rumors da Roma, che arrivano a Milano, sono quelli secondo i quali Petrucci si avvia a dare veramente una soluzione alla ferita aperta di calciopoli. Il prof. Guido Rossi, uomo ad altissimo profilo, economista di razza, persona ad alto livello, ha reagito in una maniera che rasenta linguaggi stalinisti ormai morti e sepolti. Dio bono, ci voleva tanto a rispondere: “ no coment”. Dunque la ferita di calciopoli non è ancora diventata una cicatrice. La curva della Juve ha mandato segnali chiari e semplici ad Andrea, tutto il mondo juventino la pensa come il vostro umile servitore: Andrea non si deve fare infinocchiare, deve presentarsi e inventarsi di avere le”emorroidi”, quindi non deve sedersi e, se dovesse capire che lo vogliono mettere in un …sacco, gira i tacchi e se ne va, tanto non si era seduto. La curva ha ragione, la curva ragiona, w la curva. Ecco il mio pensiero: al mare i turiferari, w la Juve, viva gli uomini juve che si fanno rispettare.Io amo il rispetto, quando sbaglio chiedo scusa sempre; Andrea non crede che è arrivato il momento di combinare una stretta di mano tra John Elkann e Luciano Moggi? Che dico ? Siamo a Natale o no… -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 10-12-2011) Il tavolo della pace, ecco cosa succederà... Tavolo della pace, ci siamo ormai. Definiti i partecipanti per mercoledì 14 dicembre al Coni (mattino presto): sono in nove. Numero chiuso. Le "convocazioni" le ha fatte Gianni Petrucci, numero 1 dello sport. Oltre, a lui ovviamente, ecco Pagnozzi, Abete, Andrea Agnelli, Moratti, Diego Della Valle, Galliani, De Laurentiis, Valentini. Non si accettano (più) autocandidature: è rimasto fuori quindi Maurizio Beretta, presidente della Lega di A perché, come spiegano dal Foro Italico, non si tratta di una riunione di Lega ma dell'occasione per chiudere col velenoso passato di Calciopoli e guardare avanti. Possibilmente, spera Petrucci, con un forte documento condiviso da presentare poi al governo. Si era autoinvitato anche Andrea Della Valle, presidente onorario della Fiorentina, ora sospeso (vedi il contestatissimo articolo 22 delle Noif): poi ha preferito, forse perché saggiamente consigliato, rinunciare. Ma intanto sia lui che Mencucci, altro sospeso, continuano a fare dichiarazioni. Si può? E perché Lotito, Foti e Massimo De Santis stanno zitti? Le regole valgono per tutti? Che fa il superprocuratore Stefano Palazzi, dorme? Aveva protestato pure il consigliere federale, e presidente del Cagliari, Massimo Cellino, tentando anche di fare firmare una lettera aperta ai presidenti da inviare poi ai giornali: ma a parte Enrico Preziosi, che è scampato (non si ancora come) alla radiazione, nessun altro lo ha seguito. Un fallimento, insomma. Si è lamentato oggi Maurizio Zamparini ("questi tavoli non servono a nulla"), ma non è una novità: lui va sempre controcorrente (e poi se lo avesse invitato, magari avrebbe cambiato idea). Gli ultrà della Juventus sono contro questa iniziativa: ma Petrucci è stato chiaro, decide lui chi invitare e ha fatto, lo ricordo, un autentico capolavoro. Solo lui d'altronde poteva riuscirci, solo lui poteva aveva il carisma di mettere di fronte i nemici (Agnelli, Moratti, Della Valle) intorno ad un tavolo e convincerli a guardare avanti più che indietro. Giancarlo Abete ci aveva provato: ma adesso il suo amico e sponsor Petrucci, ecco che gli offre una "sponda" importante, e in Figc dovrebbero capire (tutti) che questa è un'iniziativa che può davvero svelenire gli animi (almeno per un po') e che è inutile discutere, adesso, su chi c'è e chi non c'è. La lista è chiusa. E poi da lì nasceranno idee di riforma (legge 91, stadi, riduzione della serie A a 18 squadre, difesa dei marchi, riforma della giustizia sportiva che non funziona, eccetera...) che andranno discusse nelle sedi competenti, sempre che le sedi competenti (leggi: Lega di A) abbiano la voglia e la forza di farlo. E' inutile girarci intorno: la Confindustria del pallone non fa mai proposte, è "ingessata" da un sistema di governo che non può più funzionare: Abete lo ha detto per primo e ultimamente lo ha ripetuto, più volte, anche Petrucci. Ma torniamo al tavolo: si scanneranno? No, non succederà. Petrucci è stato bravo e ha convinto (sta convincendo) i "duellanti". Agnelli quindi non calcherà la mano su quello scudetto 2006, rischiando così di fare alzare Moratti subito dal tavolo. E lo stesso Della Valle userà (si spera) toni soft dopo essere entrato in rotta di collisione col patron nerazzurro. De Laurentiis poi ha (molte) proposte da fare per rilanciare il nostro calcio. Ha parlato in questi giorni anche Franco Carraro, ex presidente di Lega (oltre che Figc, Coni, eccetera eccetera). Ma lui può: ha chiesto, giustamente, un passo indietro alla Juventus. Che servono d'altronde tutti quei ricorsi? Forse Agnelli è "ostaggio" dei suoi avvocati? Il Tnas ha già detto di no alla Juve, l'Uefa non ne parliamo, il prefetto di Roma è incompetente, così come la Figc a luglio si è tirata fuori. Ora tocca al Tar del Lazio (dove la Juve ha chiesto 443 milioni di anni alla Figc!) e alla Corte dei Conti. E poi cosa resta? La Juve patteggiò nel 2006, lo ricordiamo. Ora insiste, e pare che nello spogliatoio del nuovo, splendido stadio torinese, facciano bella mostra ben 29 targhe, che "ricordano" gli scudetti della Juve. Il problema è che in realtà gli scudetti sono 27, e quello del 2006 è stato assegnato (e non revocato) all'Inter. Che poi sia stato un errore, è un altro discorso. Ma le sentenze si rispettano, anche se non condivise. Stupiscono inoltre la parole di Guido Rossi: "Le intercettazioni Inter? Non le avevamo ma non sarebbe cambiato nulla. Sono stufo di queste cose e quelli che dicono s********e vanno fatti tacere". Non esageriamo, professore: ognuno è libero (legga la Costituzione) di esprimere la propria opinione e non si capisce bene come possa essere fatto tacere (in democrazia). E poi, se ha un attimo di tempo, egregio Professore, perché non si va a leggere l'esaustiva e durissima relazione di Palazzi su Inter e dintorni? Ma per fortuna, l'ex commissario Figc non è stato invitato al tavolo della pace... Stadi, tv, marchi, eccetera: maxiconvegno martedì a Roma "Finalmente domenica... Quali riforme per un calcio migliore": SportEquality organizza per martedì prossimo a Roma (ore 10, Palazzo Valentini, sede della Provincia) un interessante, e quanto mai attuale, convegno su un calcio che fatica a trovare un accordo per andare avanti. Si parletà di dirtti tv, stadi, leggi su tutela dei marchi, format dei campionati, rilancio dei vivai, eccetera. Introduce Giovanni Lolli, deputato Pd che da anni ormai si batte per una legge sugli stadi, così come l'onorevole Claudio Barbaro, relatore alla VII commissione della Camera, potrà spiegare perché il mondo politico ha sempre voluto stoppare questa legge. Ci saranno anche Abete, Abodi, Macalli, Fenucci, Calcagno, Uva, Fassone, Leonardi, Perinetti, Sagramola, l'ex sottosegretario Rocco Crimi e tanti altri. L'occasione per capire cosa si può fare, e come si deve fare. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Finalmente Juve e Inter insieme (nel panettone) di SEBASTIANO VERNAZZA dalla rubrica "NON CI POSSO CREDERE!" (SportWeek 10-12-2011) La Balocco è una premiata ditta dolciaria, con sede a Fossano in provincia di cuneo. Biscotti e panettoni, wafer e pandori. Oltre 300 dipendenti e 130 milioni di fatturato, esportazioni in mezzo mondo e produzione in crescita. Da oltre un anno Balocco sponsorizza la Juve. Il suo marchio compare sulla seconda maglia, che nella corrente stagione è rosa con stellona nera. Un lettore ci ha suggerito di dare un’occhiata al sito dell’azienda, ramo panettoni. Per l’imminente Natale la Balocco ha creato la linea “Mondo Calcio”. C’è il panettone dedicato alla Juve e ci mancherebbe che così non fosse, visto il legame con il club bianconero. Ce n’è uno per il Milan e vabbè, lo sappiamo che tra Galliani e la società bianconera i rapporti sono ottimi. Un altro celebra il Napoli e possiamo capire, il Sud rappresenta un mercato importante. Ci lasciano di stucco gli altri due, quello per il Torino (ma dai, Balocco è sponsor della Juve!) e quello per l’Inter, e qui restiamo sgomenti. Ormai Juve e Inter sono come i cani e i gatti, il giorno e la notte, i Montecchi e i Capuleti. Avreste mai immaginato che, sotto Natale, a Vinovo e ad Appiano si sarebbe mangiato lo stesso panettone? Il signor Balocco ha riunito nemici che neppure i caschi blu dell’Onu riuscirebbero a far dialogare. Del resto lo slogan pubblicitario della casa è perfetto per le due grandi litiganti del nostro calcio: “Fate i buoni”. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
L'OMBRA DEL DOPING GIORGIO MARIANI, UN ALTRO CADUTO DELLA SQUADRA MALEDETTA di MALCOM PAGANI (Il Fatto Quotidiano 10-12-2011) Forse bisognerebbe ibernare le ipocrisie. Abbattere le pigre etichette che accompagnano il silenzioso annientamento di uomini che furono forti e oggi, semplicemente, non sono più. “Le morti sospette”. “L’ombra del doping”. “I misteri del calcio”. E dire, che andarsene divorati dalle leucemie e dalle sclerosi, dalle lesioni cerebrali e dai linfomi, dal tetro alfabeto dei tumori a 20 come a 70 anni, senza più voce neanche per imprecare, normale non è. L’ultimo addio va a Giorgio Mariani. Era nato in Emilia, a Sassuolo, nel ’ 46 e ammalato da tempo. Anche lui, come Ferrante, Mattolini, Saltutti, Lombardi e un’altra corona di vittime cadute senza un apparente motivo, aveva giocato nella Fiorentina tra i ‘ 60 e i ‘ 70. Litigando con Pesaola. Contribuendo allo scudetto del ’ 69. ANCHE LUI, come i suoi ex compagni di sventura Beatrice e Rognoni (scomparsi a 39 e 40 anni), Gil De Ponti e Petrini (aggrediti da atroci malattie) aveva trottato a Cesena tra il ’ 75 e il ’ 77. In Romagna, a Firenze e negli spogliatoi di mezza Italia, come raccontato più volte da decine di superstiti dell’epoca, si sperimentava. “Bomboloni neri” dall’incerta composizione in endovena, pilloline rosse nell’intervallo, cardiotonici e anfetamine, raggi Roengten per recuperare in fretta. Era un calcio di frontiera e la mandria da sacrificare aveva scarpini ai piedi e potere contrattuale pari allo zero. I medici somministravano, gli atleti ingoiavano e per i pochi che domandavano o peggio rifiutavano, la ricompensa era l’esilio. Così oggi ricordare Mariani, i suoi dribbling protervi e San Siro in delirio. L’unica Coppa Uefa del Cesena e la sfida al Magdeburgo nel settembre del ’ 76, i pugni a Sparwasser del dottor Lamberto Boranga e la DDR in bianco e nero dell’epoca, serve solo a rimpiangere senza illuminare il quadro. Il magistrato Raffaele Guariniello indagò a lungo. Trovando nessi e ragioni, omertà diffuse e menzogne. Ricostruì la mappa di uno scandalo alla luce del sole. Costrinse “persone informate sui fatti” a scavare nella memoria e nel fondato, inconfessabile timore che un giorno toccasse loro, farsi scivolare una forchetta dalle mani, perdere il contatto con il proprio corpo, degenerare o scadere, come accade a un genere di consumo. L’impressionante studio di Guariniello, le coincidenze, le vergogne istituzionalizzate e le ipotesi sono ancora lì. Come l’inchiesta fiorentina che si spinse a ipotizzare nei confronti dei sanitari e tecnici della Fiorentina reati come lesioni colpose o omicidio. Si dimostrò la massiccia assunzione di sostanze abili a distruggere reni, fegati e pancreas senza riuscire a legarle all’insorgere della malattie. Con il corollario di studi universitari capaci di allargare il campo delle ipotesi dal microtraumatismo, ai motoneuroni “eccitati”, fino all’uso dei fertilizzanti e dei pesticidi. Nel pallone dei Monatti senza identità, il morbo, da almeno tre decenni, ha iniziato a correre a ritmi fordisti. Il sistema, naturalmente, nega ogni responsabilità pregressa o presente e mentre il doping si affina (e chi è preposto a controllare come il Dg della Wada, David Howman ammette: “Non abbiamo strumenti per farlo”) le famiglie costrette a cure costosissime e a un’esclusione sociale solo parzialmente lenita dall’esempio di Stefano Borgonovo, si chiedono perché. Giorgio Mariani non può più domandarselo. Aveva i capelli lunghi, fumava 100 sigarette al giorno e correva sulla fascia. ALA, ALL’EPOCA in cui illudersi di volare aveva ancora un senso. Mariani stringeva verso il centro e negli allenamenti, trovava a contrastarlo Giancarlo Galdiolo, Cristo padovano che portò croce da stopper in Toscana per 229 volte. Erano duelli veri. Niente a che vedere con questo requiem vigliacco, con il Galdiolo affetto da “demenza frontale temporale” senza più corde vocali e muscoli che secondo i tre figli: “Batte i pugni sul tavolo e non capiamo cosa vuole”. Un uomo “Imprigionato dal suo corpo e dalla sua mente”. Un signore di 63 anni che fino a 24 mesi fa ancora giocava con gli amici. L’olio di canfora nell’angolo, gli abbracci dei compagni. Nella foto di gruppo sorridono. Ancora. Come ieri. Meno di domani. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Agnelli tra tavolo e tifosi intransigenti di MARCO BO (Tuttosport 10-12-2011) TORINO. Più si avvicina il giorno del tavolo della pace e più si fa asfissiante la marcatura di buona parte della tifoseria juventina nei confronti di Andrea Agnelli. C’è una larga fetta del popolo bianconero che si aspetta dal proprio numero uno un atteggiamento duro e intransigente per mercoledì mattina, quando, poco dopo il caffé, alle 9, il gotha del calcio italiano, accettando l’invito di Gianni Petrucci, presidente del Coni, si confronterà a Roma sui temi caldi che tengono banco. L’ordine del giorno è di pertinenza di chi ha allestito l’incontro ma come in ogni riunione convocata esiste sempre la famosa voce “varie ed eventuali”. Quindi ci sarà la possibilità per Andrea Agnelli di chiedere perché la Juventus ha dovuto subire una disparità di giudizio. Ma il massimo dirigente juventino oltre a ricordare la questione dello scudetto 2006 assegnato all’Inter, concentrerà le proprie attenzioni su come i colleghi intendono affrontare il futuro. Occorre al più presto una riforma della legge 91 sul professionismo, obsoleta in più parti anche da un punto di vista normativo-finanziario, così come una revisione della legge sulla distribuzione collettiva dei diritti tv. Si tratta di vere e proprie architravi su cui si basa il nostro calcio. Il club torinese, che ha dimostrato in Italia di essere avanti anni luce rispetto alla concorrenza come testimonia lo Juventus Stadium con i suoi ripetuti esauriti, al tavolo si siederà soprattutto per capire che aria tira sul domani. Per il passato c’è sempre il ricorso al Tar con la richiesta danni alla Figc di 440 milioni di lire. Ritirarla o no non potrà certo dipendere solo dalle sorti di un tricolore. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
I tre piani per «svecchiare» il torneo e renderlo appetibile per le grandi Champions, la svolta I 3 progetti in esame Dal 2015 la riforma: dalle 64 squadre alla Superlega, i piani di big e leghe per ridisegnare la prima competizione d'Europa di FABIO LICARI (GaSport 10-12-2011) Tre idee per la Champions League del futuro. Il torneo così com'è resisterà fino al 2015, poi si cambia. Lo vogliono i grandi club e le grandi Leghe che sognano più entrate e più posti in Europa. E anche l'Uefa s'è resa conto che qualcosa non va: oltretutto — in cambio del fair play e della centralizzazione dei diritti delle nazionali — qualcosa dovrà concedere. I club ne parlano da un po', sono partite le trattative informali con l'Uefa e anche qui a Venezia se n'è discusso a margine dell'Esecutivo. Una cosa è sicura: l'Europa League deve cambiare dimensione e, probabilmente, trasformarsi in qualcosa di diverso, tipo un torneo di qualificazione.. Troppa Champions La Champions uccide gli altri trofei. Se tutte le migliori finiscono lì, resta poco per la Coppa Coppe (eliminata) e per l'Uefa (diventata Euroleague dall'appeal basso): pochi ricavi, pochi premi, torneo minore (anche se ora ci sono «retrocesse» eccellenti da Manchester). Il sogno dei club è un torneo unico con più squadre per nazione: le 4/5 potenze sportivo-economiche (Inghilterra, Italia, Germania, Spagna) hanno più club da Champions che posti disponibili. Riforma Platini La Champions di Platini, più democratica e aperta ai campioni, va in senso opposto. Ma in Italia, oltre a Milan, Inter e Napoli, almeno Juve, Roma, Lazio e Fiorentina sono in corsa. Per non dire dell'Inghilterra dove sei club (Manchester United, Manchester City, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Tottenham) vogliono solo quello. Solo che la strada si restringe: massimo tre posti sicuri, più uno dai playoff. Però i club spendono e s'indebitano: e, se poi falliscono l'obiettivo, i guai si moltiplicano. Tempi medi Che fare? Fino alla finale 2015 i contratti sono firmati e cambiare, pur non tecnicamente impossibile, non sarebbe giusto né corretto. Però dalla Champions 2015-16 si può. Solo che le trattative devono cominciare subito: il 2012 servirà a confrontarsi e porre i paletti; nel 2013 andrà definita la formula; ed entro il 2015 venduti i contratti. Entrate ok La Champions non smette mai di crescere: da quando la seconda fase a gruppi è diventata a eliminazione diretta (da 17 a 13 gare) i ricavi sono sempre aumentati. Ogni stagione vale circa 1,1 miliardi di euro. Il triennio si avvicina ai 3,5 miliardi. L'impressione è che si possa avere di più. I club temono la centralizzazione dei diritti delle nazionali che drenerà risorse oggi non illimitate. Qualche concessione andrà fatta. Diversi messaggi sono già arrivati all'Uefa. Sul tavolo, tre progetti: due «dentro», uno fuori dall'Uefa. 1) Champions a 64 Il più semplice: Champions a 64 squadre, 16 gruppi da 4, niente Euroleague. Da 80 club oggi nelle coppe dopo i preliminari (32+48) si scende a 64. Le 32 qualificate (2 per gruppo) passano ai sedicesimi da febbraio. In pratica: 2 partite in più (da 13 a 15), le date ci sono. La richiesta è che le grandi nazioni abbiano 4 sicure più 2 nei playoff. 2) Champions A/B Più complicato. Doppia Champions: una di serie A, che assegna la coppa; una di B, in un necessario sistema di promozioni/retrocessioni (con sistema di playout). Alla A si iscriverebbero i club delle prime 10 del ranking: 4 per le grandi, 3 per le medie (Francia), 2 oppure 1 per le piccole (Russia). Diciamo 25/26 sicure più 6/7 dai playoff. Il problema: chi, per ranking, è dopo il decimo posto dovrebbe aspettare due anni per essere promosso e poi vincere. L'Uefa farà resistenza. 3) Superlega Infine, il metodo più traumatico: fuori dal sistema. Come l'Eurolega di basket ha fatto con la Fiba. I grandi creano un mega torneo di 48 squadre (qualcuno in Spagna pensa a 24) dove accedono per diritto: 1) club di grandi paesi; 2) campioni di Champions; 3) chi ha i migliori risultati; 4) più alcuni club dai campionati. Con un periodo minimo di permanenza (come nel basket), ma con uscita in caso di risultati negativi. Non facile anche perché, rispetto agli anni 90, non c'è un Media Partners che mette sul piatto i miliardi necessari. Ma il conto alla rovescia per la nuova Champions League è partito: c'è da capire solo «come». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Palazzo di vetro DI RUGGIERO PALOMBO (GaSport 10-12-2011) Tavolo di Petrucci si chiude a nove C'è anche il d.g. della Figc Valentini. Si punta a un documento condiviso Mercoledì prossimo, 14 dicembre, d-day. Il tavolo della pace è apparecchiato per nove e non ci saranno inviti dell'ultimo minuto, con buona pace delle Leghe, i cui presidenti non l'avrebbero presa benissimo. L'ultimo ad aggiungersi in ordine di tempo a Gianni Petrucci, Lello Pagnozzi, Andrea Agnelli, Diego Della Valle, Aurelio De Laurentiis, Adriano Galliani, Massimo Moratti e Giancarlo Abete, è Antonello Valentini, che della Federcalcio è il direttore generale e che il presidente del Coni ha voluto espressamente convocare in una sorta di par condicio tra Foro Italico e Figc. C'è il tavolo e c'è anche un'ipotesi di menù, che però non è stata ancora sottoposta nei suoi dettagli a quelli tra gli invitati che hanno i gusti più ricercati e lo stomaco più delicato. Petrucci sa bene che occorre evitare i mal di pancia, condizione necessaria per vivere un mercoledì all'insegna di una riconciliante buona digestione. Ecco perché il lunedì, giorno in cui ha in programma anche una puntata mattutina a Milano in occasione della presentazione dell'iniziativa Ģazzetta dello Sport «I piedi buoni del calcio», diventa fondamentale per Petrucci: previsti incontri, o in subordine contatti telefonici, con Della Valle, Moratti e Agnelli, che sarà nella capitale per via del posticipo Roma-Juventus. Il presidente del Coni continua a dichiararsi «ottimista» e questo lascia ritenere, al di là degli strepiti dei soliti noti, che abbia già incassato qualcosa. Che tutti ignorano, a cominciare dalla Federcalcio dove questa lunga vigilia viene invece vissuta con una certa trepidazione (e con ben celato minore ottimismo). Se comunque lunedì subentrassero improvvise complicazioni, c'è un martedì tenuto di scorta, per eventuali mediazioni e/o rammendi dell'ultimo momento. Ma quale potrebbe essere nei piani Coni il punto di caduta di un tavolo politico che, come viene ricordato nei Palazzi romani, è stato espressamente richiesto da Agnelli? Un documento scritto. Che metta nero su bianco i principi condivisi per dare una svolta propositiva al calcio italiano e aprire la stagione delle riforme. Non prima di aver chiuso col passato. Al quale qualche riga, che non tocchi sentenze e incompetenze varie (sembra diventata ufficiale anche quella del prefetto di Roma sul ricorso Juve), ma sia capace di soddisfare almeno in parte le istanze di Agnelli (e Della Valle) senza far scappare a gambe levate Moratti, dovrà pur essere riservata. Ieri Petrucci non si è perso nemmeno un minuto della conferenza stampa in diretta televisiva del presidente del Consiglio Mario Monti da Bruxelles, all'indomani della lunga notte dell'euro e dell'Unione Europea. Gli piacerebbe imitarlo mercoledì. Magari con la speranza di avere a che fare con interlocutori un pochino più flessibili del primo ministro inglese David Cameron. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
il venerdì di Repubblica 1238 9 Dicembre 2011 -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
A pranzo con Elkann di M. D. B. (l'Espresso n. 50 | 15 Dicembre 2011) Martedì 29 novembre, trattoria al Moro, vicino a Fontana di Trevi. Il locale, nel primo pomeriggio, non è affollato. L'ideale per un pranzo tranquillo. In un angolo, John Elkann, presidente della Fiat, e Luigi Contu, direttore dell'Ansa. Si corre con il pensiero alla girandola di direttori che, con l'uscita di Augusto Minzolini dal Tg1, potrebbe mettersi in moto. Per la successione è dato come favorito Mario Calabresi della "Stampa". Che Elkann, nell'eventualità, abbia voluto sondare il numero uno della più grande agenzia italiana? -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Al tavolo vogliono abrogare il passato Le strane premesse e l’uscita di Guido Rossi: «Basta con il 2006. Chi dice stupidaggini venga fatto tacere» di ALVARO MORETTI (Tuttosport 09-12-2011) ROMA. E’ dura, davvero dura abrogare per decreto il passato, come vorrebbero le istituzioni sportive e i loro grandi vecchi e assolti, come Carraro. Sì, proprio il presidente Figc della telefonata a Bergamo prima di Inter-Juve del novembre 2004 e quello che non voleva la relazione Palazzi: quel che è prescritto meglio non saperlo. Dura perché dal passato emergono e riemergono - proprio in questi giorni del Tavoliere della Pace - voci che riaprono e salano le ferite, che rimettono sotto la luce dei riflettori ogni contraddizione che rende Calciopoli qualcosa di indigeribile per chi è stato punito, pensando a chi ha ricevuto premi in quel 2006. NULLA SEPPI Guido Rossi, per esempio, dovrà ben presto fare pace con la Procura di Napoli e con Auricchio che hanno sostenuto di aver “cassato” le telefonate interiste perché ritenute non rilevanti. Mercoledì era tra i premiati della città di Milano con l’Ambrogino d’oro per quanto fatto per la città ambrosiana, un bravo cronista di TeleReporter coglie al volo l’occasione per parlare con l’uomo che ha messo tutti nell’impasse di oggi con l’assegnazione dello scudetto 2006, quando da commissario prima chiese il parere ai tre saggi, poi vergò il comunicato del 26 luglio ancora oggi materia di richieste di risarcimento da 443 milioni e vero tema - che l’amico (di Rossi) Moratti non vuol aprire - del tavolo di mercoledì prossimo. «FATELI TACERE» Eccolo il dialogo tra cronista e un Guido Rossi assai infastidito e nel solco della autoreferenzialità sulla vicenda mostrata sempre dall’ambiente nerazzurro. Lei che cosa ne pensa di questo tavolo della pace? «Ah, no, non ne so niente, non ne so niente». Secondo Lei va riscritto quello che è successo dal 2006 o no? «Quella è storia!» Davvero non c’erano le carte allora? «Non c’era niente, ma dai, tutto è stato messo, tutto, benissimo in chiaro, da tutta la documentazione, quindi...». Non è stato lasciato indietro niente, ad esempio le telefonate che sono emerse in questi mesi sull’Inter? «No, non ne sapevo niente». Ma, secondo Lei, avrebbero cambiato in qualche modo, avrebbero cambiato qualcosa o no? «Ma non lo so, non le conosco. Senta, io sono stufo di questa cosa e quelli che dicono le s********e vanno fatti tacere». Quindi non sarebbe cambiato nulla? «No, no, assolutamente no, da quello che ne so io». GIOCO DI SPECCHI Proprio una lettera di Guido Rossi, inserita nel fascicolo del consiglio federale del 18 luglio ultimo scorso, ha dato il via libera alla dichiarazione di non competenza sullo scudetto: non c’erano atti relativi all’Inter tali da poter evitare l’assegnazione del titolo. Lo ripete come un mantra anche all’Ambrogino, Guido Rossi. Le “s********e” che scriviamo da mesi (e chi ci dovrebbe far tacere, poi?), però, dimostano il contrario. Il procuratore Lepore si è vantato di una valutazione delle telefonate interiste ritenute in conferenti. Il tutto nonostante il suo ex pm Narducci dichiarasse nel 2009 il suo “piaccia o non piaccia” e l’altro ex pm Beatrice nel 2010 ammettesse di non saperne niente. Un gioco di specchi, l’ennesimo. Perché c’è chi dice che tutto fosse stato messo a disposizione nel 2006. Di certo Borrelli, che ammise la circostanza in Senato nel settembre 2006, poteva leggersi l’informativa in cui gli stessi carabinieri segnalavano le telefonate in cui Bergamo parlava di contatti con l’Inter (Moratti) sulle designazioni, poteva leggere il verbale di Bergamo che ribadiva al suo Ufficio Indagini del rapporto con Facchetti. CONTRO IL PALAZZI Poi la considerazione sul fatto che quelle telefonate non avrebbero cambiato niente: peccato che proprio Rossi poggiasse il comunicato di assegnazione dello scudetto sull’assenza di profili anche etici (ma sarebbero stati anche disciplinari, stando a Palazzi) a carico dell’Inter. Il presidente Abete si protegge con la letterina di chi dice queste cose: sarà il caso di ricordarlo al tavolo della pace, dovessero mai permettere ad Agnelli di pronunciare la parola “2006”. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Mi pare che... Carraro parla ancora di Calciopoli e non capisce che è meglio tacere di LUCIANO MOGGI (Libero 09-12-2011) Il Napoli è negli ottavi di Champions, secondo nel girone di ferro scaturito dal sorteggio. Ci aveva creduto solo De Laurentiis, bisogna dargliene atto. Non parliamo però di fatto storico. Nella storia i partenopei c’erano già stati con i due scudetti e la Coppa Uefa ’89, che valeva assai di più dell’equivalente di oggi; ed erano già arrivati anche agli ottavi diCoppa Campioni (che non stiamo a dire valeva di più anche della Champions di oggi), formata dai veri campioni nazionali. Ciò nulla toglie all’impresa del Napoli di oggi che va gratificato per i sette anni trascorsi dalla rinascita in serie C. De Laurentiis ha evitato nel dopo gara discorsi altezzosi, al contrario è rimasto con i piedi per terra, rimandando al mittente la domanda di rito, se rinforzerà la squadra: «Abbiamo una compagine con un allenatore che ha le sue idee, giocatori eccellenti, giovani che stanno emergendo, non c’è bisogno di nessuno, perché chiunque arrivasse potrebbe intaccare l’equilibrio del gruppo». Un De Laurentiis quindi con molto self control, rispetto a un Mazzarri oppresso in campo dall’importanza della posta in palio che lo ha portato a continue lamentele fino all’espulsio - ne plateale. Non è certamente questo modo di porsi che giova all’immagine del Napoli, soprattutto in campo internazionale: vogliamo sperare quindi che l’allenatore ne faccia tesoro facendo in fretta un esame di coscienza. Comunque la qualificazione porta il suo nome e nasce anche dai suoi meriti, mentre i ricchi del City (al pari dell’altra parte di Manchester) piangono, riferimento inevitabile trattandosi di sceicchi. Il fu Triplete Mancini mastica amaro sui dieci punti che non gli sono bastati ed elogia il Napoli. Il Villarreal ci ha provato, ha resistito un po’ di più perché la squadra di Mazzarri va in difficoltà quando deve far gioco: dei tre tenori l’unico che ha giocato all’altezza è stato Lavezzi, il vero trascinatore della squadra, rispetto a Cavani incappato in una giornata no, e ad Hamsik che si è autocelebrato con il gol (facile) della sicurezza. Più importante e più bello quello di Inler. Anche Milano sorride per il passaggio del turno; certo che il Milan di martedì (senza Ibra) non ha proprio esaltato, mentre l’Inter è sempre un pianto. Dal campionato alla Champions la musica non cambia e meno male che la qualificazione era già in tasca. A San Siro è passato anche il Cska di Mosca che ringrazia per l’omaggio qualificazione. Una fine ingloriosa per la squadra che vinse il Triplete appena un paio di anni fa, molti di quei giocatori ci sono ancora, ed è questo il punto in negativo: un club serio e competente non aspetta che una squadra vada alla consunzione. Come parla Carraro Carraro si è intrattenuto oggi sul cosiddetto tavolo della pace perdendo così un’occasione irripetibile per tacere. Non doveva perché in Calciopoli c’era, anche se ne è uscito nonostante alcune intercettazioni che facevano capire ben altro. Comincia col dire che «l’assegnazione dello scudetto 2006 fu un errore di politica sportiva ma non di giustizia sportiva» (forse perché c’erano intercettazioni che erano state fatte sparire?), e poi conclude che «Moratti quello scudetto ha tutto il diritto di difenderlo». Ma ce n’è ancora, sulla relazione di Palazzi: «Francamente non l’ho capita e non la condivido». Se non la condivide, nulla quaestio. Se non l’ha capita, gliela spieghiamo noi. Palazzi ha detto che l’Inter attraverso i suoi dirigenti (Moratti e Facchetti) si è resa responsabile di illecito sportivo, ex articolo 6. Le conclusioni, impedite dalla prescrizione, sono chiare. Sul punto Abete aveva invece capito tutto, suggerendo a Moratti di rinunciare alla prescrizione. Carraro potrebbe leggersi quanto scritto da Sconcerti, su “Lo sconcerto quotidiano”: «Petrucci avrebbe fatto meglio a chiedere al calcio come abbia potuto definirsi incompetente sulla rilettura di una sentenza emessa dal calcio stesso. Era il pubblico ministero del governo del calcio che aveva avanzato proposte e conclusioni. E su richiesta della Federcalcio. Come si può farlo lavorare fino ai limiti della prescrizione e poi dichiararsi incompetenti? È questo che causa la guerra attuale. Prometterà allora il Coni un nuovo giudizio che entri nel merito?». Aggiunta finale, Carraro riprende gli ultimi rumors, al tavolo non si parlerà affatto dello scudetto 2006. Ehilà, ma allora abbiamo tutti scherzato. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
L'impeccabile Guido Rossi -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Attenzione, la Mummia!!! ___ L'INTERVISTA Carraro «Juve, ora basta con i 29 scudetti Credo al tavolo» «Agnelli si fermi in attesa della Cassazione Moratti difenda il titolo, ma conceda qualcosa» di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 08-12-2011) Dottor Carraro, l'8 luglio al Corriere della Sera lei disse ad Agnelli e Moratti di smetterla di litigare e che fu un errore assegnare lo scudetto 2006. Cinque mesi dopo e a una settimana dal tavolo della pace istituito da Petrucci, conferma? «Confermo. Sono molto contento dell'iniziativa di Petrucci e mi auguro vada a buon fine perché penso che nel calcio ci sia un gran bisogno di pacificazione. Detto questo, pensare adesso di togliere lo scudetto all'Inter per motivi disciplinari è cosa che non sta nè in cielo nè in terra». Moratti sarà contento... «A Massimo dico che avrebbe fatto bene a seguire il consiglio che Candido Cannavò gli diede allora sulle pagine della giornalaccio rosa dello Sport, di non reclamare lo scudetto 2006, la cui assegnazione fu un errore di politica sportiva, ma non di giustizia sportiva. Oggi però Moratti quello scudetto ha tutto il diritto di difenderlo». Anche dopo la relazione Palazzi, le telefonate dell'Inter, la prescrizione? «Ho letto la relazione Palazzi, francamente non l'ho capita e non la condivido. Se si trattava di una vicenda prescritta, bastava dire "è prescritta". Aggiungo che Palazzi, ben indirizzato da Guido Rossi e da Borrelli, fu meritevolmente molto rapido nel 2006, ed eccezionalmente lento invece nella vicenda delle nuove intercettazioni telefoniche». Poi tutti incompetenti... «Ho stima di Abete, ma mi sarebbe piaciuto che il Consiglio federale, pur dichiarandosi incompetente, non si limitasse a questo. Era necessario parlare ad Agnelli con chiarezza. Da subito. Quanto agli organi di giustizia, mai visto il Tas di Losanna dichiararsi incompetente. Può prendere decisioni che non mi piacciono, come quella più recente sulla riammissione ai Giochi dei dopati che hanno scontato la pena, ma decide. Penso poi che Petrucci debba porsi il problema di una giustizia sportiva macchinosa e lenta. Sono commissario della Federsci a causa di elezioni invalidate un anno e tre mesi dopo che si erano svolte. Troppo tempo». La relazione Palazzi ormai esiste. E alla Juventus non piace. «Nel 2006, dopo le condanne in primo e secondo grado, la Juventus ha conciliato con la Federcalcio la propria pena presso la Cca del Coni, al pari di Milan, Fiorentina e Lazio. Ha fatto in termini sportivi quello che nel processo penale si chiama patteggiamento. Perciò la Juventus non può, e lo dico chiaro, dire che ha vinto 29 scudetti, e mettere quel numero nel proprio stadio. La Juventus è il più grande pilastro dell'organizzazione calcistica italiana, la società che ha vinto il maggior numero di scudetti. I suoi giocatori erano i più numerosi nelle squadre che hanno dato al nostro Paese quattro campionati del mondo e un oro olimpico. La famiglia Agnelli si identifica da sempre con la Juventus. Andrea ha un grande ruolo ed una grande responsabilità, suo padre è stato presidente della Figc». Ad Agnelli cosa suggerisce? «Salvo casi particolari, osservo che le sentenze della giustizia sportiva non sono state smentite da quelle in primo grado dei processi penali, rito abbreviato prima e ordinario poi. Capisco le motivazioni psicologiche che lo portano ad agire ma è su di lui che incombe la responsabilità di dire, "ci sto male, ma la chiudo lì". Prenda atto della situazione e aspetti che il processo penale si esaurisca coi suoi tre gradi di giudizio. Se la Cassazione certificasse che ci sono state storture, se emerge una realtà diversa, allora sì che potrà impugnare tutto. Ma ora vorrei vedere Agnelli fermarsi e dire niente altro che "aspetto"». Non le sembra un po' poco, o piuttosto un po' troppo? «Il bello della vita e dello sport è guardare avanti e non indietro. Dal tavolo della pace sarebbe bello che uscisse un'iniziativa positiva nel nome di Facchetti e Scirea, due grandi uomini e campioni». E Moratti, nemmeno una piccola concessione alla mediazione politica, una cosa del tipo «Forse qualcosa ho sbagliato anche io. . . »? «Sì, forse questo lo potrebbe anche ammettere, ma nel chiuso del tavolo della pace». Articolo 22 Noif, ribattezzato caso Lotito. Chi ha ragione? «Quando c'è una regola, anche se brutta, va rispettata. Tra il '97 e il 2006 anche io non mi sono accorto che quella regola del '93 non sta in piedi per come è scritta. Sarebbe utile che il Coni adottasse sull'onorabilità dei criteri da applicare in modo omogeneo in tutte le federazioni, criteri che siano in sintonia con le norme internazionali. Detto questo, anche qui un pò di calma». Blatter ha aperto alla moviola per il «gol non gol». Un evento. «Un passo avanti che non piacerà a Platini, ma non basta. Oltre al "gol non gol" la tecnologia deve essere usata anche sul fuorigioco. Non capisco perché nel calcio l'arbitro debba avere meno elementi di giudizio di chi guarda la tv. E' come se nel tennis l'occhio di falco venisse messo al servizio dei telespettatori, ma non fosse utilizzato. Ci sono fuorigioco che sono difficili da individuare ma le telecamere te lo dicono in tempo praticamente reale. E' ora di adeguarsi, lasciando all'arbitro tutta la giusta discrezionalità sui falli e i contatti, lì sì che è l'occhio e non la telecamera che deve continuare a decidere». Dal calcio ai Giochi Olimpici. Quanto traballa Roma 2020? «Per portare avanti la candidatura occorrono due condizioni: che la manovra economica del Governo diventi presto legge dello Stato, e che l'Europa, che nei prossimi venti giorni deve decidere se andare avanti con l'euro, resti in piedi insieme alla moneta unica». Lo studio di fattibilità del professor Fortis e di cui lei è stato coordinatore è in grado di risultare vincente? «Sono grato a Fortis e a tutti i componenti la commissione che hanno lavorato bene e gratis. Lo studio è costato solo 80 mila euro, per il prezioso lavoro di ricerca di Prometeia. Spiega molto bene quali potranno essere i costi e i ritorni economici di Roma 2020 e credo potrà convincere opinione pubblica, Governo e Parlamento della credibilità di questa candidatura». Cosa va fatto e cosa non va fatto tra Coni, Comune e Comitato Promotore nei prossimi due mesi? «Attendere che Governo e Parlamento si pronuncino entro i primi di febbraio. E poi lavorare ventre a terra, con la maggiore riservatezza possibile, ricordando che fino al 7 settembre 2013, quando i Giochi saranno assegnati, bisogna conquistare consenso e voti dei membri Cio. E non dirci tra noi che siamo i più bravi». Oggi Roma è ancora favorita rispetto a Madrid, Istanbul, Tokyo, Doha e Baku? «Non ho mai considerato Roma favorita. Sono testone e poco fantasioso. E' una missione molto, molto, molto difficile ma non impossibile. Tre volte molto, lo dico da tempo e lo ribadisco oggi». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CALCIOPOLI MERCOLEDI’ IL TAVOLO DEL CONI Metti la pace a colazione Petrucci fissa alle 9 l’appuntamento per rasserenare il calcio In questi giorni il numero uno dello sport italiano tesse la tela sensibilizzando i presidenti invitati. A Roma prende piede un certo ottimismo di MARCO BO (Tuttosport 08-12-2011) TORINO. Per il tavolo della pace il presidente del Coni, Gianni Petrucci , vuole gli invitati belli carichi e riposati. E’ anche per questo, probabilmente, che ha deciso di schedulare la riunione con i massimi esponenti del calcio italiano per le nove del mattino di mercoledì prossimo. Cappuccino con brioche e poi tutti seduti per ascoltare quello che, verosimilmente, sarà un robusto auspicio introduttivo da parte del numero uno dello sport italiano. La prima parola spetterà ovviamente al padrone di casa che illustrerà innanzitutto il disagio per tutto ciò che non sta apprezzando del mondo pallonaro. Dopo l’ affresco che ospiterà anche toni cupi, toccherà agli invitati esporre e presentare le priorità degli interventi che dovrebbero garantire al calcio di garantirsi un futuro migliore. VIETATO SBANDARE Per evitare che la discussione rischi di non decollare nella direzione giusta, Petrucci, da navigato politico qual è, sta continuando a sentire telefonicamente, e quindi in maniera rigorosamente separata, coloro che dovranno confrontarsi. Proseguono dunque i contatti con il presidente della Juventus, Andrea Agnelli , dell’Inter, Massimo Moratti , del Napoli, Aurelio De Laurentiis , l’a.d. del Milan, Adriano Galliani e il patron della Fiorentina, Diego Della Valle . Come si evince da questo elenco peraltro ufficioso di chi dovrà presentarsi mercoledì al tavolo, scontatissima la presenza di Giancarlo Abete , si tratterà di una riunione in cui i club più prestigiosi avranno l’opportunità di gettare le basi per far sì che il mondo del pallone possa svoltare verso parametri più corretti e seri: dal contratto di lavoro dei calciatori, alla legge sugli stadi, ai diritti tv, alla riforma della giustizia sportiva e quant’altro. LA RIFORMA Inevitabile che alla voce “altro” la Juventus, nella persona del suo presidente, intenda confrontarsi con la questione dello scudetto del 2006 assegnato e non revocato all’Inter nonostante la relazione, seppur tardiva, del procuratore Stefano Palazzi , abbia evidenziato comportamenti, da parte della dirigenza nerazzurra, omologhi o omogenei a quelli dei manager bianconeri. La sensazione è che a Roma, mercoledì, si affronterà soprattutto la questione del futuro in modo che episodi simili a quelli accaduti in passato non possano più avere titolo di ripresentarsi. Si lavorerà, quindi, per architettare una sorta di riforma del calcio in grado di garantire in maniera più piena e sicura chi nel calcio non mette solo la passione ma anche una montagna di soldi, a volte condivisi con gli azionisti come accade a Juventus, Lazio e Roma, i tre club quotati in borsa. E’ inutile poi far finta di niente sul fatto che la Juventus non si è mossa soltanto per lo scudetto del 2006 ma anche per i danni scaturiti dalle decisioni di Calciopoli, ovvero una richiesta totale alla Figc di 440 milioni e rotti. Ergo, non bisogna essere Einstein, per capire che una riappacificazione globale servirebbe a stabilizzare tutto il sistema calcio. Tra sei giorni, al tavolo della pace, il presidente del Coni richiamerà tutti a un maggior rigore. Chi sbaglierà dagli... undici metri? === Per garantirsi il futuro quanto costa il passato? di ALVARO MORETTI (Tuttosport 08-12-2011) UNA LACRIMA, almeno quella, la ministro Fornero annunciando gli indicibili "sacrifici" ai milioni di non più pensionabili d'Italia l'ha stilata. Ora che il tavolo della pace si avvicina con scampanellio natalizio e un risuonare delle note di "Scurdammoce 'o passato (chi ha avuto, ha avuto)", auspicheremmo un'emozione da poco simile a quella ministeriale se si dovessero mettere in agenda gli eventuali (ripetiamo, molto eventuali) sacrifici - rinuncia ai ricorsi - in salsa juventina. Perché la ministro piangeva? Perché sapeva che doveva far ingoiare a troppi una grande ingiustizia, che Monti chiamava "sacrificio": sapersi unica società punita sportivamente (con la Fiorentina del primo ideatore del tavolo, Della Valle, e la Reggina, a dire il vero) per i delitti di Calciopoli, società non prescritta al pari di Inter e tante altre pasciute sulla carcassa bianconerea e doversi accontentare delle prescrizioni e non competenze meriterebbe una lacrima, almeno una lacrima. No? Perché si piange quando - per prescrizione - muore l'etica? A quell'inappagato bisogno di par condicio non dovrebbe neanche rispondere un Tar? Neanche stavolta? Ma questo è 'o passato. E allora eccoci al domani, al sol dell'avvenire. L'agenda del futuro è in buona parte scritta con l'inchiostro bianconero: senza la Juve cosa voglia dire in Italia uno stadio moderno e di proprietà non lo sapremmo ancora. Hanno interesse il Milan di Berlusconi, l'Inter di Moratti, il Napoli di De Laurentiis (Della Valle sì, Lotito sì, la Roma americana sì) a fare qualcosina per la Nazione? Legge 91: senza il contratto di Chiellini, apripista con l'avvocato Briamonte, che contratto collettivo avremmo (in attesa di firmarlo, certo, e di un presidente di Lega senza se e senza ma)? Visto che la legge sugli stadi giace da 5 anni in Parlamento, che la proposta sul merchandising la conosciamo da 4, che un tavolo sulla 91 è aperto dal 31 agosto e che di defiscalizzazione forse è meglio non parlare ora, non vorremmo che l'unica novità - oltre ad un nuovo ministro, Gnudi - diventi una rinuncia ai ricorsi tout court. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Anche nell'articolo di ieri su Libero Moggi infilava una stoccatina contro Baldini in ordine a queste puttan... -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
La denuncia dell’avvocato Taormina Video e testimoni, al via l’inchiesta sui 13 abbagli arbitrali di FABIO SANTINI (Libero 07-12-2011) Il dottor Eugenio Albamonte, magistrato della Procura di Roma, apre ufficialmente l’inchiesta a seguito della denuncia presentata dall’avvocato Taormina al Tribunale di Roma. Come anticipato da Libero la scorsa settimana, Taormina chiede che venga fatta piena luce su presunte responsabilità arbitrali nella conduzione di importanti partite della Serie A. «Parlando con il dottor Albamonte», dichiara il penalista al nostro quotidiano, «ho colto che l’inchiesta stia muovendo i suoi primi passi. Sono stati disposti determinati reperti arbitrali. Poi verranno svolti accertamenti partita per partita,noncredoche a questo punto vi siano nomi iscritti nel registro degli indagati. E con molta probabilità sia il sottoscritto sia Aldo Biscardi, all’interno del cui “Processo” televisivo ho annunciato la mia iniziativa, verremo ascoltati come testimoni». Giova ricordare che la denuncia dell’avvocato Taormina prende in esame 13 episodi di 11 partite relative alla prima parte del campionato in corso. Gli arbitri coinvolti sono: Mazzoleni, Rizzoli, Brighi, D’Amato, Orsato, Rocchi, Valeri, Giannoccaro, Tagliavento con i rispettivi assistenti di linea. Possibile che in un secondo tempo il giudice si riservi di sentirli. L’azione di Taormina si completa con la segnalazione alla Magistratura dell’omissione di rapporto all’Autorità Giudiziaria dai parte dei vertici dell’organizzazione del calcio, in violazione di una precisa disposizione di legge. «Voglio ribadire», aggiunge Taormina, «che non mi spinge a questa azione alcun livore verso una squadra o un’altra. È soltanto la voglia di analizzare a vasto raggio i casi di presunta illiceità che ogni domenica si ripetono sui campi di calcio. Infine, ho suggerito al dottor Albamonte, se lo riterrà necessario, se dovesse verificare che la frequenza degli episodi sia espressione di una rete di rapporti e ingerenze, riconducibile a un’ipotesi d’associazione per delinquere, di operare con intercettazioni telefoniche, anche alla luce dei casi giudicati di recente dal Tribunale di Napoli». Taormina cerca di aprire uno squarcio nella coltre impenetrabile all’interno della quale il calcio celebra i suoi errori più marchiani e talvolta assurdi. E se persino il Presidente della Fifa Josep Blatter, noto per la sua arretratezza nel gestire il governo mondiale del calcio, annuncia che la moviola in campo verrà applicata ai casi di gol-non gol ai Mondiali del 2014, forse è ora che ci si decida ad introdurre l’utilizzo dell’occhio elettronico, usato in tutte le altre discipline sportive. I primi ad esserne contenti sarebbero proprio loro gli arbitri, condannati il giorno dopo all’impietosa gogna della moviola. In studio. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
PRIMO PIANO L'INTERVISTA AL PRESIDENTE FIFA Cambio il calcio e chiudo Basta sviste Sì alla tecnologia sui gol fantasma Una palla dentro di 70 cm non può sfuggire Risolviamo tutto coi campionati a 16 squadre di FABIO LICARI (GaSport 06-12-2011) Le altre volte suggeriva che l'addio non sarebbe stato definitivo, che un'elezione da vincere e «una missione da compiere» non mancano mai. Oggi no. Oggi Sepp Blatter, numero uno del calcio mondiale, alla Fifa da oltre 35 anni, presidente dal '98, sopravvissuto a tempeste politiche, sportive e giudiziarie che avrebbero abbattuto chiunque, confessa: «Un giorno nella vita devi dire basta. Rimetto in piedi la Fifa, poi nel 2015 la lascio nelle mani di un altro». E non è detto che l'altro sia Platini. Il 2012 può essere un anno storico: si deciderà su arbitri di porta e tecnologia in campo. Lei ci crede? «Definitivamente. Stiamo sperimentando la tecnologia sul gol fantasma: l'International Board decide a marzo. Ci siamo. Importante che il sistema sia immediato, affidabile e non complicato». Ottimista? «Ce la faremo. La Fifa non può accettare che si ripeta quanto successo in Sudafrica: un pallone dentro 70 cm visto fuori». Platini spinge per i cinque arbitri e dice: «Blatter non è a favore perché non è un'idea sua». «Davvero ha detto così?». Un po' scherzando un po' no. «Ma ne avevamo parlato: lui propendeva per gli arbitri di porta, io no. Idea brillante ma costosa. Sono arbitri, non guardalinee: quante federazioni possono permettersi le cinquine? La tecnologia è meno cara. Comunque o si applica l'una o l'altra, tutt'e due assieme è difficile». Decide il Board, organo che molti vorrebbero modernizzare. «Intanto la Fifa ha il potere di veto. E poi, cambiare: sicuro sia meglio? Il calcio è popolare perché è così da sempre, è istintivo, anche i bambini conoscono le regole. S'immagina se facessimo come hockey e pallavolo che cambiano ogni anno?». I club ce l'hanno con la Fifa: chiedono assicurazioni per i convocati e un calendario migliore. Rummenigge è stato durissimo con lei. Si rischia un nuovo G14? «Rummenigge mi ha sorpreso, poi ci siamo parlati e, per me, discorso chiuso. G14 no, però le loro rivendicazioni sono più dirette di un tempo. Ma tutti dimenticano una cosa». Cosa? «I club hanno i loro interessi, le federazioni idem, nessuno pensa ai giocatori. I grandi club sono in una situazione finanziaria terribile e cercano soluzioni, ma ci sono anche i “piccoli”. Ci incontreremo presto, già fra pochi giorni e anche a gennaio: credo in un patto tra tutti». Un assist inatteso le è arrivato dal presidente del Barcellona Rosell: «I campionati a 20 non vanno più bene». «Finalmente. Lo dico da 15 anni, avevo presentato un progetto che avrebbe equilibrato campionati e coppe, club e nazionali. Sarebbe la soluzione. Questo calendario è insostenibile». Non vogliono neanche il Mondiale d'estate in Qatar. «Altro tema… Platini. È stabilito che il Mondiale sia a giugno, e per me è così. Dev'essere il Qatar a chiedere di spostarlo». L'hanno accusata di razzismo: è sorpreso? «Malafede. Ho portato il Mondiale in Sudafrica, milioni di bianchi e neri accanto nelle strade, negli stadi… Ho solo detto che ci sono due comportamenti scorretti in campo, con il fisico e con le parole, ma al 90' è tutto finito. Che c'entra il razzismo? Ho ricevuto solidarietà da giocatori e dirigenti africani. Ma sono triste». No al 6+5, stop al 9+9. E il progetto di identità nazionale? «Basta fatiche di Sisifo: dopo tre anni ho capito che per il 6+5 non c'era spazio. Vedremo, in questo mondo globalizzato è difficile mettere barriere». Il caso Sion minaccia Uefa e Fifa. Platini ha detto: «Senza protezione politica dell'Ue, è finita». «L'Ue non dà al calcio l'importanza che merita. Hanno non so quanti commissari, ma non ce n'è uno per lo sport! Come se non si rendessero conto dell'importanza sociale». Questo è gioco politico… «È giusto che lo sport rispetti le leggi nazionali e gli Statuti federali, che diritto penale e del lavoro entrino nello sport. Quello che non va bene sono le organizzazioni sovranazionali che intervengono poco o troppo. Lo sport non può essere indipendente, ma deve avere autonomia». E il Sion? «Il giudice di secondo grado ha smentito quello di Vaud e ha detto: il diritto del lavoro non c'entra. Nel calcio, il giudice del lavoro è l'allenatore che sceglie tra i 25/30 a disposizione». In compenso per l'Ue lo sport è soprattutto business. «Potremmo aprire una discussione filosofica di ore. Lo sport è attività agonistica e gioco. Nel tempo, l'aspetto economico è cresciuto ma non può prendere il sopravvento. C'è confusione, trasferimenti continui, nazionalizzazioni facili, processi». Torniamo al calcio. Messi-Cristiano Ronaldo per il Pallone d'oro: sono i migliori? «Lo ha deciso la maggioranza. Certo, tutto in Spagna. Dove c'è anche Xavi, simbolo di un movimento straordinario che dalle giovanili è arrivato a conquistare Europa e mondo». Quindi Spagna ancora favorita per l'Euro? «Le mie favorite sono le due finaliste… Però la Spagna ha un gioco tecnico, rapido, attrattivo. Ed è bello che il calcio sia espressione della cultura del paese. Ogni nazionale dovrebbe giocare come vive la sua gente». Come vive, e gioca, l'Italia? «Più realista e concreta. Ancora un po' influenzata dal catenaccio, ma con grandi esempi storici di calcio offensivo: su tutti, i campioni del 1982. Grandissima squadra d'attacco». Del catenaccio forse, di sicuro l'Italia è ancora prigioniera di calciopoli. Petrucci e Abete hanno proposto il tavolo della pace. «Idea eccellente. Complimenti. Per eliminare incomprensioni e imperfezioni e chiudere con un'epoca». S'avvicina il «clasico» Real-Barça. «La mia “liason” con il Real è nota: per il bianco, quello del Visp quando giocavo, e perché è tra i fondatori della Fifa». È anche Mourinho contro Guardiola. «Due filosofie opposte. Un ex grande giocatore che ha un approccio particolare con i suoi, un tecnico di personalità straordinaria. I migliori». Chi sono stati i più grandi fuoriclasse della storia? «Pelé, Beckenbauer, Cruijff, Platini, Zidane, e colui che ha reso grande il Mondiale juniores nel 1979: Maradona». Negli ultimi 10 Mondiali l'Europa ha avuto 30 semifinaliste su 40: non sono pochi 13 posti? «No, è il numero giusto. Anche gli altri continenti devono svilupparsi e avere accesso al grande calcio. E poi, quando si fa il tabellone, sa com'è difficile evitare che s'incontrino subito? A meno che il sorteggio sia integrale: ma nessuno lo vuole». Si sente un po' responsabile della crisi morale Fifa? «Da presidente, sì. Il problema è che la Fifa, anche prima che fossi numero uno, ha preso a svilupparsi troppo in fretta: l'aspetto economico è cresciuto e la risposta non è stata immediata. Ora ho un mandato forte di 186 voti: con le nuove commissioni riorganizzerò la Fifa. Siamo ai lavori in corso: i primi risultati arriveranno a maggio, nel 2013 conto di aver finito. Ma una cosa non mi piace». Che cosa? «Che si parli soltanto di scandali e di corruzione. E non si ricordi la missione sociale della Fifa. Il suo aiuto a chi ha bisogno, dal Pakistan a Fukushima, dalla Somalia ad Haiti. Il fatto che a calcio si giochi anche in guerra, dall'Iraq all'Afghanistan, e che nel nostro mondo un po' disturbato sia motivo di benessere. Ecco, vorrei solo un'analisi più oggettiva. Chiedo troppo? ». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
PUGNI e Caresse Inutilità da Bordocampista di ANDREA SCANZI (Il Fatto Quotidiano 06-12-2011) SECONDO un recente studio dell’Università di Cambridge, dedicato alle figure più inutili nell’ecosistema, il Bordocampista è risultato piazzarsi in terza posizione, dietro il Pd e il componente biondo degli 883, ma davanti alle zanzare e ai Pink Floyd senza Waters. Il Bordocampista è un facente funzioni di giornalista. Il suo ruolo è quello di bighellonare, con fare trafelato, a ridosso delle panchine. Benché marginale, il Bordocampista ha un’aria perennemente solenne, come se stesse per comunicare – in anteprima – i testi dell’ultima hit di Renzo Zenobi. Sprovvisto di coraggio e amor proprio, il Bordocampista è un droide munito di sole dieci frasi-tipo. Eccole: 1) “Presidente , spera di vincere?” (prima di qualsiasi partita). 2) “Sì, sta per avere luogo una sostituzione” (dopo che 38 mila telecamere hanno inquadrato il quarto uomo con accanto un panchinaro). 3) “Non l’ho visto sorridere” (a proposito di un allenatore che ha appena subìto gol). 4) “Posso ufficializzare che il giocatore si è infor tunato” (alludendo a un calciatore agonizzante su una barella). 5) “In settimana pare che ci siano stati screzi tra società e tecnico” (“pare”, “sembra”, “si dice”: guai ad esporsi). 6) “Sì, uscendo dal campo sembrava felice (commentando Messi che riceve la standing ovation al Camp Nou). 7) “Sì, uscendo dal campo non mi è parso contento” (commentando Pazzini che subisce la mitraglia dei fischi di San Siro). 8) “Robinho è così, tanto movimento però troppi errori sotto porta” (un evergreen da usare in ogni occasione. Anche se Robinho non sta giocando). 9) “Di Natale, hai segnato ancora. Provi gioia?” (sfortunatamente, a tutt’oggi, non è mai accaduto che Di Natale abbia risposto: “No, sono deluso. Oggi speravo di sbagliare tutto e rompermi i legamenti. Peccato”). 10) “Sono in grado di confermarlo: la partita è finita” (dopo il triplice fischio). A pensarci bene, forse Cambridge ha torto: il componente biondo degli 883 era molto più decisivo. === BISOGNA SAPER VINCERE POCHI INTIMI IN MEZZO ALLA NEBBIA di Malcom Pagani (Il Fatto Quotidiano 06-12-2011) L’ idea migliore, la più contemporanea, l’aveva elaborata un anno fa Stefano Fantinel, imprenditore vinicolo ed ex presidente della Triestina. Manifesti con un finto pubblico festante, lunghi decine di metri, da stendere sugli spalti deserti dello stadio di casa per coprire un’assenza e immaginare il futuro. Il situazionismo di Fantinel cancellava per sempre l’immagine del concittadino Saba in Goal: “La folla-unita ebbrezza- par trabocchi dal campo” e dava luce definitiva alla profezia del padre del calcio indigeno, Nereo Rocco, sussurrata in punto di morte al figlio Tito: “Dame el tempo”. Ecco. Ci siamo. Il metaforico agitarsi nel nulla di Parma e Palermo. I riflettori di Padova spenti sul Torino. Il San Paolo allagato. I tubi Innocenti del Sant’Elia di Cagliari dove nel ’70, quando l’arena di una regione si chiamava Amsicora, si arrivava sui gradoni tre ore prima, con l’Ichnusa in faccia al mare per godere, ancora Saba, i “pochi momenti come questo belli” che “è dato, sotto il cielo, di vedere”. Tutto finito, ora che gli stadi sono archeologia industriale, arrivarci è come espatriare e tra riunioni in Lega, morti, rincari e tornelli, la sola ipotesi plausibile di una domenica normale è l’enfasi da poltrona. È un’onda che ti spinge, persino negli spot, con gli amici che stappano la birra, infiammano le scaramanzie e (per carità) intorno hanno sempre mura chiuse. Spazi delimitati. A distanza di sicurezza da una curva, un canto, un’avventura. Mentre con la destra davano la mano ai padroni delle tv, con la sinistra, i presidenti che piangono miseria e sognano altre più moderne e private cattedrali, incassavano. COSÌ OGGI, ricordandosi degli assegni a nove zeri pagati dalle tv per riprendere calciatori in mutande impegnati sull’iPod: “L’atmosfera negli spogliatoi, amici” è difficile stupirsi se il campionato è balcanizzato tra venerdì e lunedì o cavillare sulla regolarità generale dello stesso. È inutile, persino chiedersi se programmare la gara di mezzogiorno ai 20 gradi di Catania e quella di Parma alle 9 di sera sia solo demenza o non il corrente approdo di un preciso ragionamento. Più che da avanspettacolo, le giustificazioni sono spettacolari. Fuochi d’artificio, bugie, pretesti per tavole rotonde. Si va dalla diatriba Enel-Padova Calcio, con il Torino lesto a chiedere il 3-0 a tavolino, al “non potevamo sapere ad agosto che ci sarebbe stata nebbia a Parma” per chiudere con il solito teatrino fitto di accuse reciproche, messe cantate e promesse vane in attesa della prossima replica. Chi comanda non è incline alla distinzione poetica e anche se Paolo Conte, già nel ’74, aveva intuito che dalle sei di sera in poi la pianura padana “è un bicchiere di acqua e anice” vedremo altre foschie, lastre di ghiaccio e nuvole in un laissez-faire , per così dire, messicano. Quando tornerà il sole e solo per allora, lo stadio sarà finalmente solo un silenzioso giardino di cemento. La gente a casa. Lo schermo acceso. Umberto Saba. “Ai confini del campo una bandiera sventola solitaria su muretto”. -
06 12 2011 Il pugno chiuso del dottor Socrates Ho fatto due sogni e a colori. Il primo riguardava Natale e Capodanno: ho sognato che si giocava il campionato anche in quei due giorni santificati o festeggiati perché non si era potuta recuperare Parma-Palermo causa nebbia. E fin qui… Ma per un guasto all’impianto elettrico (modello Oms-Milan di vent’anni fa a Marsiglia con Galliani un pochino più giovane e imbufalito e una delle peggiori figure internazionali per il Tricolore prima di Berlusconi in politica…) una partita rinviata del recupero della prima giornata di quest’anno, fissata per il 21 dicembre, era stata messa in calendario per la notte del 31. Il classico brindisi di fine anno era stato previsto dalla Lega di Beretta e forse anche quella oggi infiammabile di Bossi, proprio tra il primo e il secondo tempo, durante la pubblicità… Quale partita del ricco calendario? Non lo so, il sogno non lo diceva, sapete come succede. Capisco che l’orgia di diritti tv festeggi una partita al giorno o a sera così da non lasciare buchi e magari si sia costretti a intravedere il Par-ma-Palermo di cui sopra per mancanza di date, capisco che tutto ruoti intorno a questo business e non ci sia maltempo o usura dei nostri eroi con i calzari tacchettati che possa far ragionare la montagna di milioni di euro in palio, specie di questi tempi grami, alla Monti o alla Fornero, per intenderci. MA LA DOMANDA sorge necessariamente spontanea: fino a quando può resistere un meccanismo del genere? E nessuno pensa che, rotta la molla del giocattolo, sia difficile se non impossibile ripararla? Insomma, non è troppo? E non pensano che sia troppo anche gli addetti ai lavori, che ammiccano al denaro, certamente, ma non possono ignorare la saturazione fisica e psichica degli attori e dei registi in panchina, infatti autentici fusibili di ogni corto circuito? In questo senso anche il caso-Roma fa testo: non credo che Luis Enrique sia un incapace, ma se lo fosse tale giudizio inevitabilmente ricadrebbe su Sabatini e Baldini che lo hanno ingaggiato non per caso, e a risalire su Tom DiBenedetto che comunque firma i contratti dei due dirigenti. In teoria dovrebbero andare a casa tutti (meno Totti) assieme al Mister Delgado principe asturiano e titolare di una “scucchia” (mento) epocale. Ma se invece lo spagnolo è valido e ha solo bisogno di tempo, la cosa logica sarebbe dargli la possibilità di seminare correggendo gli errori. Non è la partita di Firenze che fa testo, essendo andato tutto storto alla Roma: casomai vale il discorso generale sulla sua stitichezza offensiva, sulla renitenza a tirare in porta quasi fosse una mancanza di rispetto al tenere vivo il gioco e il possesso palla. È impensabile che trovato il bandolo della matassa (il gioco c’era in 10 e addirittura in 9) non riescano a tirare (il bandolo e in porta). Ho scritto Firenze: è il mio secondo sogno. Ho sognato che al Franchi prima di Fiorentina-Roma, morto Socrates da tre ore, i giocatori in viola alzassero il pugno chiuso della mano destra come faceva il “dottore” (era medico davvero) dopo ogni suo gol (la rivoluzione non ci fu perché non era davvero prolifico anche se a Firenze ricordano un cucchiaino da fuori area delizioso). Nel sogno alzavano il pugno anche tutti i tifosi fiorentini, lo alzava Andrea Della Valle lasciando per un momento i suoi piccoli, persino Renzi si affacciava con il pugno chiuso pur precisando che non significava affatto un armistizio con Bersani… Un sogno, vero? Bè, pensate che l’hanno fatto prima di Corinthians-San Paolo i tifosi del primo di cui Socrates fu a lungo capitano e così i giocatori… Dunque il pugno chiuso è più di moda in Brasile che da noi? In Italia si sarebbe scatenata una bagarre competitiva con le polemiche politiche: immaginatevi la Lega, sia quella dei diritti tv che l’altra, oppure il Pdl messo di fronte a quell’ignobile covo di comunisti… COSÌ, A OCCHI APERTI, Firenze ha salutato Socrates, morto a 57 anni di infezione gastrica domenica a San Paolo, con il lutto al braccio di Montolivo e Gamberini. Jovetic ne ha onorato il numero 8 anche senza strafare in colpi di tacco (Socrates era il “tacco di Dio”), quella persona eccellente oltre che preparato e civile allenatore di Delio Rossi ha fatto ammenda di non averlo ricordato come doveva, la Fiorentina terrà a mente la domenica in cui lui se ne è andato come quella del riscatto dopo tanto grigiore. Se son viole fioriranno. Ho conosciuto il “dottore” quando nell’inverno tra l’84 ’ e l’85’, cioè in mezzo a due Mondiali infelici per il Brasile da lui capitanato, era a fare esperienza più di vita che di calcio a Firenze. Ricordo una lunga intervista, a lui che non ne concedeva mai perché – diceva – “non mi fido della stampa scritta, o dei montaggi di televisione e radio”. E allora? “Allora parlo solo in diretta, e preferisco le radio alla tv, così sono costretti a star-mi a sentire davvero”. In quel caso, si fidò. Beveva, certo, e mangiava, ma era attorniato dai libri e filosofeggiava con un’aria serena e maieutica sia pure leggermente di riporto: pensai che un poco almeno ci facesse, ma ci faceva bene perché c’era. È stato un grande giocatore perché superava continuamente il terreno di gioco: fosse stato solo la sua visione in campo e i suoi colpi di tacco, forse non sarebbe rimasto come invece rimane. Il Brasile è una fucina inesauribile e fa testo uno che “non” sappia giocare al calcio (ce ne sono stati, e ne abbiamo in Italia una casistica nutrita). Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, un cristone infinito da Belem, ci lascia con il quesito più difficile: era meglio quel calcio con il pugno alzato e la “democrazia” sulla maglietta o questo con le tasche gonfie che prima o poi si giocherà le sue fiche d’attenzione (in un incubo) anche a Natale?
-
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Vinci-no (Il Foglio 06-12-2011) -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Scusate, oggi giornata pienissima. Per il momento, ecco una conferma, l'ennesima, sulla trasparenza e celerita' dell'ufficio indagini FIGC. ___ SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 06-12-2011) Palazzi, 8 mesi per un deferimento Giustizia sportiva, ecco cosa non va La partita Parma-Bari si è giocata il 3 aprile scorso e soltanto adesso il superprocuratore della Figc, Stefano Palazzi ha deferito il calciatore Palladino (e il Parma per responsabilità oggettiva). Incredibile ma vero: otto mesi ci ha messo per decidere di mandare Palladino davanti alla Disciplinare (cosa era successo? una violenta discussione fra i calciatori a fine gara). E, tra l'altro, anche su quella partita (finita 2-1 per i pugliesi, ora in B) c'è un'inchiesta della magistratura che ha messo nel mirino alcune gare del Bari della passata stagione. Giancarlo Abete è una persona perbene, e ultimamente ha fatto anche molte cose importanti in Figc: ma quando metterà mano anche alla giustizia sportiva? Ci vuole efficienza, trasparenza e celerità. Entro dicembre ad esempio si chiude l'indagine per Premiopoli: non sono più possibile proroghe. Speriamo che si sappia, e in fretta, se c'è stato deferimento o archiviazione. E' un caso minore, d'accordo, ma si trascina ormai da troppo tempo (e con troppi sospetti). La superprocura non funziona da quando deve occuparsi anche delle indagini: non è colpa certo di Palazzi ma di chi ha voluto una riforma assurda. Carlo Tavecchio, vicepresidente vicario della Figc, propone ad esempio l'istituzione di alcune procure regionali, che si occupino di tutti i casi del calcio dilettantistico e giovanile. Lasciando così i casi più importanti a Roma e snellendo il lavoro di Palazzi e dei suoi uomini (sottopagati). Il calcio è superprofessionistico, c'è anche il cancro delle scommesse adesso che preoccupa: ecco perché ci vogliono nuovi mezzi e il ritorno ad un Ufficio Indagini efficiente e forte. Il 20 dicembre ultimo consiglio federale: si parlerà, è ovvio, dei tagli del Coni. Alla Figc andranno 16 milioni in meno. Ma sarebbero importante se in quell'occasione, Abete dedicasse la sua attenzione alla giustizia sportiva. In futuro, sarebbe anche il caso di allungare i termini della prescrizione: così alcune situazioni (vedi Calciopoli-bis, con la dura requisitoria di Palazzi) e alcuni club non sarebbero sfuggiti alla giustizia "domestica", dopo che quella penale aveva giudicato le indagini di Napoli, a torto o a ragione, "non rilevanti". -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Oriali, un'altra vita da mediano di MASSIMILIANO CASTELLANI (Avvenire.it 03-12-2011) «Finché ce n’hai stai lì...», continua a cantare sul palco Ligabue e continua a pensarla così anche il suo idolo, Gabriele Oriali nella sua inesauribile “vita da mediano”. Una vita passata a recuperare palloni, a rincorrere generoso il suo destino e quello delle persone che ama, fuori e dentro il campo. «Tre cose - dice - mi hanno sempre dato una spinta in più: la fede incrollabile nel buon Dio, l’amore e il rispetto per la famiglia e poi la grande passione per il mondo del calcio...». Un mondo che ha visitato in lungo e in largo con la maglia dell’Inter, arrivando fin sotto la Grande Muraglia: «Siamo stati la prima squadra italiana ad entrare in Cina», ricorda. Un mondo che ha visto dal “tetto” più alto che c’è, a Spagna ’82, per poi ritrovarsi a piedi dopo trent’anni (19 da giocatore e 11 da dirigente) di fedeltà assoluta alla Beneamata. E allora il film della vita schietta ed intensa di Lele Oriali va rivisto partendo dall’ultima sequenza: l’addio all’Inter. «Un addio che fa ancora male, perché sono stato costretto ad andarmene. Non è stata colpa di Moratti, ma di quelle persone che girano intorno a lui... Con il presidente ci sentiamo ancora, lui sa che cos’è per me l’Inter. Metà dell’esistenza l’ho trascorsa alla Pinetina, quella rimarrà per sempre la mia seconda casa». Ma se la società lo ha sganciato, Oriali è ancora nel cuore del popolo nerazzurro che a gran voce ne chiede il ritorno. «Mi ha fatto un piacere enorme vedere gli striscioni che mi hanno dedicato allo stadio e i tanti messaggi di stima e d’affetto pubblicati su Facebook. Non pensavo di essere così amato... I tifosi mi hanno fatto capire che dopo Giacinto Facchetti l’ultima “bandiera” ero io. E prima di arrivare al dolce “triplete” quanti bocconi amari ho ingoiato. . . ». Il 22 maggio 2010 in quel Bernabeu in cui da azzurro aveva conquistato la Coppa del Mondo, con Mourinho alzò al cielo l’agognata Champions, ma il 20 luglio spiazzava tutti annunciando la fine del suo rapporto con l’Inter. «Quando Mourinho mi fece capire che sarebbe andato via, gli dissi che allora anche il mio tempo all’Inter era scaduto. Josè invece mi rassicurava dicendomi: “Guarda che noi vinciamo tutto e loro dovranno tenerti per forza”... È stata una delle poche volte in cui si è sbagliato». Parla con affetto dello “Special One” perché dice: «Ci sono due Mourinho, quello mediatico che è sotto gli occhi di tutti e il Josè padre di famiglia, amico e confidente che abbiamo avuto la fortuna di conoscere in pochi. E posso assicurarvi che quest’ultimo, il Mourinho “umano” è davvero speciale». Ora sotto i riflettori della tv c’è finito anche lui nel ruolo inedito di opinionista di Mediaset Premium, l’emittente del patron del Milan, Berlusconi. «Per ora non ho ricevuto nessuno sfottò in merito, anche perché penso di essere sempre stato obiettivo, mai avuto problemi a fare i complimenti al Milan quando li merita, così come critico tranquillamente l’Inter quando non va. Sono uno che ha sempre detto quello che pensa e magari questo viene visto come un difetto». Arruota la “r” Oriali quando fa autocoscienza su quelli che considera i suoi errori. «Quando mi guardo indietro penso: ma chi l’avrebbe detto che saresti arrivato così in alto? Però ho commesso un grosso errore. . . Aver tenuto sempre tutto dentro e non essermi mai goduto a pieno le vittorie. La notte della finale dell’82, dopo la partita mi chiusi in una stanza con Zoff e Scirea, i tre “muti”. Eravamo campioni del mondo, eppure non riuscimmo a dire una parola...». Il silenzio di tre eroi esemplari del calcio: il portiere, il libero e il mediano di Bearzot arrivato in cima, partendo dal basso. «Mio padre - continua - lavorava all’azienda municipale di Desio e mia madre doveva crescere sei figli, con una sorella che aveva bisogno di operazioni continue per via della poliomelite. A fine mese di soldi non ce n’erano più. Avevo 140 lire per il tram per andare agli allenamenti, finiti quelli addio...». Ma nel 1967 arriva la chiamata dell’Inter. «Quello è anche l’anno in cui ho perso mio fratello Gualtiero, morto a 23 anni in un incidente stradale. Stessa sorte è toccata a Giuseppe, il fratello più piccolo... Spesso ti senti dire che sei ricco, famoso e che hai vinto tutto, e invece nella mia vita, come in quella di ogni uomo, ci sono pure tante sconfitte e ferite che non si rimarginano più». Si fa triste per un attimo, ma recupera il sorriso al volo, come un pallone lì nel mezzo e torna ad essere l’eterno “Piper” di Gianni Brera. «Per Brera ero “Piper”, come lo champagne, ma quando giocavo le mie partite frizzanti. Se invece incappavo in una brutta giornata non mi risparmiava il votaccio in pagella e allora diventavo “gazzosino”. . . ». Nostalgia per il calcio di letteratura, «per le voci alla radio di Ameri e Ciotti e le sintesi registrate della Rai di un tempo solo della partita clou, in bianco e nero». Oriali sfoglia di corsa l’album dei ricordi nella sua memoria e rivede i duelli con Rivera, Claudio Sala, Platini e Maradona. Tutti campioni che ha inseguito e braccato. Insieme ai campioni che ha cresciuto da dirigente e “collezionista” di Palloni d’Oro: Fabio Cannavaro «l’ho avuto quando ero al Parma», Ronaldo e Figo «all’Inter» e Roberto Baggio «che portai al Bologna. Ho giocato con Baggio alla Fiorentina quando aveva 16 anni, era già un fenomeno. Roby è stato il calciatore italiano che più si è avvicinato al genio di Maradona». Oggi gli piacerebbe vedere l’effetto che fa Oriali contro Messi e si stupisce di come al Barcellona «Guardiola riesca a motivare ogni giorno ragazzi che hanno vinto tutto». Ma lo stesso carisma in panchina lo vede anche nel compagno di tante battaglie e di vittorie all’Inter, Roberto Mancini. «Il “Mancio” ha cambiato radicalmente la mentalità e il sistema di lavoro al Manchester City». Mancini sta anche cercando di cambiare la testa matta di Mario Balotelli. «Mario non è forte, è di più ancora. Ma ha bisogno di crescere e di avere intorno a sè gente che gli vuole bene sul serio e non perché è ricco e famoso, ma perché è Mario, un ragazzo buono che è anche un talento del calcio». Un talento al quale Oriali vorrebbe tornare a stare vicino, magari trasferendosi proprio al City. «Sono stato a Manchester da gennaio a giugno. Ho toccato con mano il “calcio vero”, noi purtroppo siamo indietro anni luce. Ho visto stadi confortevoli dove le famiglie arrivano un’ora prima con i bambini, mangiano al ristorante, visitano il museo del club e poi guardano la partita in tranquillità...». Per atterrare nel calcio dei sogni, il Lele nazionale alla soglia delle 60 primavere si è rimesso anche a studiare l’inglese. «Alla mattina in Inghilterra andavo a scuola. Un sensazione strana per uno che all’esame di terza media si sentì dire dal professore: “Oriali, i libri non fanno per te, piuttosto spendi le tue energie nello sport”. Aveva visto giusto, ma oggi so che lo studio serve eccome. Sono un autodidatta, fiero di quattro figlie (Veronica, Francesca e Valentina «le gemelle» e Federica) tutte laureate con 110». Con sua moglie Delia sono i suoi cinque “scudetti rosa” cuciti sul cuore, di cui va orgoglioso. Così come va fiero dello scudetto del 2006, assegnato all’Inter per gli effetti di Calciopoli. «L’unica vera vittima di Calciopoli è stato quel gran signore del presidente del Bologna Gazzoni Frascara. Lo scontro Juve-Inter? Ma c’è sempre stata una stupida e inutile “guerra”. L’ultima volta che giocai con l’Inter contro la Juve finì 3-3, ma poi ci diedero il 2-0 a tavolino perchè tirarono due mattoni contro il nostro pullman. Marini non potè scendere in campo e a me ci misero delle ore per estrarmi dalla pelle tutte le schegge del finestrino. Io penso che sia il momento di sedersi a quel tavolo del Coni e fare la pace sul serio, perché certi attacchi continui possono diventare pericolosi e generare una violenza che non ha nulla a che vedere con il calcio». Chiede la pace il caposcuola di quella razza, forse in estinzione, dei mediani veri. «Siamo i gregari del pallone, quelli che lavorano tanto e spesso nessuno se ne accorge di quanto sia prezioso il nostro sacrificio. Mi sono rivisto spesso in Conte, Zanetti, Tommasi e Gattuso». Quelli che natura non gli ha dato «nè lo spunto della punta nè del 10 che peccato...», canta Ligabue che ai 100mila di San Siro intona il refrain «lavorando come Oriali» in Una vita da mediano. «Certo che mi piace quella canzone, ho provato anche a cantarla, ma sono stonato come una campana. E pensare che per anni ho fatto il chierichetto cantore all’oratorio di don Luigi...». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
-
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
La classifica perfetta della Redazione (BLOG JUVENTINOVERO.COM Domenica 04 Dicembre 2011 19:09) La classifica di oggi rispecchia, finalmente, la realtà: Juventus 29 ... Inter 14* Dio (o per i non credenti il Caso e/o Fato) ha un certo senso dell'umorismo. Che anche lui sia juventino? Sicuramente non è interista infatti in quel caso, certamente, avrebbe lasciato prescrivere Sodoma e Gomorra. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
“Mi ritornano in mente i tempi di Baldini, Capello e Moratti…” di ANTONELLO ANGELINI (Calcio GP.it 04-12-2011) La classifica del campionato e questa giornata sembrano davvero un amarcord: Juventus in testa seguita del Milan, poi le altre…ma proviamo ad immaginare questi risultati in un anno a caso: il 2004-2005. I principali quotidiani sportivi titolano all’ incirca così “Juve cosi non si può!!” con vago riferimento al rigore inventato dall’ arbitro per fallo di Antonioli su Giaccherini. Il rigore in effetti non c’ era però nessuno scrive a tutta pagina che è stato dato nel finale di una partita già sull’ 1-0 e il Cesena avrebbe dovuto già da tempo essere in 10 per l’ espulsione di Rossi, fa più audience e lettori puntare sul furto-Juve. Nel frattempo l’ Inter, nonostante i miliardi spesi dal suo Patron, l’ elegantissimo e gentleman Moratti, non riesce a tenere il passo delle grandi. A Milano stanno per licenziare il secondo allenatore in 13 giornate. Ma tutto questo non conta, l’ Inter è dietro perché gli arbitri l’hanno penalizzata col Napoli e col Novara e a poco servono i risarcimenti postumi, ieri Pazzini è scivolato ma non sarebbe scivolato se (da primo in classifica) non avesse sentito la tensione sui tacchetti. Ad Appiano sono convinti che ci sia una trama contro i neroazzurri e un arbitro cavallo di T***A lo conferma. Bisognerà indagare perdiana!!! Ma la prova provata che esiste una cupola che gestisce i campionati arriva da Firenze dove in previsione di Roma-Juventus di lunedì prossimo ci pensa l’ arbitro a fare il “delitto perfetto”: Roma sconfitta ma soprattutto senza 3 giocatori espulsi, e magari Moggi riuscirà a far applicare la prova televisiva ad Heinze che innervosito dall’ arbitro e dal risultato ingiusto, ha rifilato una gomitata in faccia ad un giocatore viola. Sembra la gomitata che Tassotti rifilò ai mondiali proprio a LuissEnriche. Mi sembra di rammentare che Tassotti prese 8 giornate, li però non c’ era Moggi dall’ altra parte e allora a Heize almeno 10 sennò Lucianone non conta più nulla. Il Milan e le sue tv domenica sera forzeranno i servizi sulla crisi dell’ Inter ma soprattutto sul rigore della Juve…tanto per creare un po’ di sentimento popolare che non guasta. Ah scordavo, il Milan non ha tv, parola di Auricchio. Insomma ammonizioni “preventive”, rigore inventato per la Juve, prova tv certa che favorirà la Juve, Zeman allena in serie B e non il Barca o il Real… ci sono tutti gli indizi per Narducci…se solo non facesse l’ assessore dovrebbe ricominciare un’ altra indagine seria e particolareggiata…tanto i giornali in edicola si trovano dove cercare i riscontri, ma escluso Tuttosport mi raccomando. Calciopoli 2, diventerà Marottopoli??? Baldini in tv parla di progetto, mi sa che se non vince qualcosa alla svelta dovrà fare un altro ribaltone. Del fallo di Kaladze su Ibra nessuno ne parla, sottolineo giustamente, però se fosse stato un ex Juve o uno della Gea a fare il fallo da rigore per la Juve…chissà quante allusioni…