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Il sito Swiss Ramble (mi fido) in un articolo del 2012 scrive di una sponsorship per la Munich Allianz Arena di 15 anni per 90 milioni di euro: 6 milioni all'anno (sempre che nel frattempo non abbiano ritoccato). Dunque i dirigenti-maghi, per uno stadio che forse forse forse vedrà la luce, chiedono molto più di 12 milioni all'anno, oggi.
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Ce ne sarebbe da scrivere e leggere sullo stranissimo Mondiale di pallamano in Qatar (in cui i padroni di casa hanno "comprato" arbitri, federazioni, giocatori e tifosi) e sulle prospettive del Mondiale di calcio 2022 ma son cazzate rispetto al lavoro certosino dei magistrati italiani che probabilmente si protrarrà inutilmente fino a quella data (il 2022). -
ufficiale Ufficiale: Andrés Felipe Tello è un giocatore della Juventus
Ghost Dog ha risposto al topic di FeroceSaladino in Archivio Calciomercato
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Sì! Ok è una barzelletta, almeno in Italia: Galliani quando ultimamente ha trattato in Lega per i diritti televisivi 2015-18 era in leggerissimo conflitto d'interessi (la posizione di stipendiato Fininvest - holding del gruppo che comprende anche Milan e Mediaset - sarebbe normalmente più grave rispetto alla solita condizione di contrattualizzato Milan). Che poi Sky sia stata umiliata dai Galliani boys vien naturale, sempre e comunque.
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In effetti Tuttosport ha corretto il pezzo linkato, eliminando la data (ambigua) del 17 dicembre.
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Invece Palazzi, come al solito, lascia a desiderare. Fa passare quasi un anno e mezzo per comminare (solo) il deferimento dopo una semplice verifica. -
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Direttamente dal forum principale linko quest'articolo illuminante -
I diritti tv della serie A diventano cinesi: la svizzera Bridgepoint venderà Infront al gruppo Dalian Wanda, il cui titolare è Wang Jianlin, il più grande proprietario di sale cinematografiche al mondo. Chi lo avrebbe mai detto! Dopo pezzi gloriosi dell’industria italiana e brand del made in Italy perfino i diritti tv della serie A, quelli su cui negli ultimi due anni si sono scannati club e broadcaster in un gran polverone, diventano cinesi, sì: ci-ne-si. Non è un errore, anche se la domanda viene spontanea: che c’entrano i cinesi con l’amato pallone nazionale? La trattativa — segretissima — è in corso, ma il perfezionamento dell’operazione con cui la svizzera Bridgepoint venderà Infront al gruppo di Pechino Dalian Wanda è atteso in questi giorni. Mancano le virgole. I punti ci sono già. L’impero di Marco Bogarelli che con il suo sistema gestisce ogni anno tra polemiche e grandi estimatori un miliardo circa di diritti tv del pallone cambierà dunque longitudine. Il «Boga», com’è chiamato nel settore un po’ da tutti, resterà probabilmente a capo della struttura visto che in Italia è il deus ex machina dei diritti. Ma il suo nuovo proprietario-capo alla firma dell’atto di passaggio del 100% di Infront sarà Wang Jianlin, un perfetto sconosciuto (beninteso: per noi in Italia) che è solo il secondo uomo più ricco della Cina con 16,2 miliardi di patrimonio personale nonché, con il gruppo Wanda, il più grande proprietario di sale cinematografiche al mondo. Come tutti i tycoon cinesi è un ex militare. Da pochi giorni, a conferma dell’interesse per il pallone, lo stesso Jianlin è spuntato nelle cronache sportive come socio forte dell’Atletico Madrid. Infront è guidata da un tal Philippe Blatter, cognome che pesa nel mondo del football, essendo il nipote del Blatter presidente della Fifa. Andando di moviola — che non a caso si usa per individuare eventuali falli — la parentela mostrò qualche piccolo conflitto d’interessi quando, nel 2011, il fondo del Qatar voleva acquistare Infront dagli allora proprietari (tra cui risaltava la avvenente vedova Jacobs, ex proprietaria del Toblerone amica, ricorderanno alcuni, dei fratelli Magnoni) e si trovò come concorrente la Bridgepoint di Blatter (nipote). Blatter (zio), nel frattempo, stava seguendo l’assegnazione proprio al Qatar dei Mondiali di calcio 2022. Tutto si risolse: Bridgepoint si prese Infront per 600 milioni e il Qatar i Mondiali. Oggi si parla di un miliardo. Seconda moviola per capire cosa c’entri il calcio italiano: Infront Italy — che pesa per oltre un terzo del fatturato del gruppo — è l’ex Media Partners di Bogarelli che ha saputo sfruttare molto bene la legge Melandri—Gentiloni e l’assordante silenzio della Lega Calcio costruendosi una posizione inscalfibile insieme all’ex socio Riccardo Silva (diritti esteri). Difficile, dunque, che con i cinesi possa iniziare la fase post-Boga per il calcio italiano.
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Guariniello non si lasciava sfuggire nessuna cazzata, eh! -
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E' una minaccia. Anticipata nella mattinata di ieri da questo trafiletto di un giullare di corte (anche della corte degli Agnelli). Speriamo che la Juve non ceda di fronte all'opinione pubblica ovvero che non stia scherzando oggi per poi concedere i suoi calciatori per gli stage fuori dalle date ufficiali FIFA. -
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Ed ecco il resoconto italiano sunteggiato dagli articoli del Times sull'esperimento olandese con la moviola -
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Pensieri abbastanza condivisibili, a parte quell'inciso in rosso (Kuper non conosce i postpartita italiani, raffigurati in maniera troppo positiva). -
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Vorresti farmi credere che nel lettone promiscuo degli Agnelli non sono Emma e Lavinia a simulare ma i rispettivi maritini? Beh, ci penso su un attimo... ... e non mi stupirebbe in effetti la viscida metodologia agnelliana Intanto O.Beha ci ricorda che -
27 01 2015 Tutto cominciò con Zaza. Michele LE PROCURE SCOPRONO OGGI CHE IL CALCIO NOSTRANO È SENSIBILE ALLE INFILTRAZIONI CRIMINALI: MA È DAI TEMPI DEL MUNDIAL CHE GLI AFFARI SI FANNO IN CAMPO INTANTO LA JUVE CONFERMA LA REGOLA: FILIERA SANA = SCUDETTO VINTO (IL QUARTO) IL CONTRAPPASSO Il contrario di quanto sta accadendo a Milan e Inter: acquisti da figurine e sfoggio delle porte girevoli Con l’inaugurazione dell’anno giudiziario sono fioccati gli interventi su “calcio & criminalità”, modello “s’ode a destra uno squillo di tromba...”. Da Roma il Procuratore generale, Antonio Marini, ha affermato che “crea forte preoccupazione l’infiltrazione della criminalità organizzata nel mondo del calcio come emerge da una serie di episodi e di inchieste giudiziarie avviate di recente”. E da Lecce il presidente di Corte d’appello, Marcello Dell’Anna, ci ha fatto sapere che “i gruppi criminali acquisiscono, attraverso una modifica del rapporto con la società, una sorta di legittimazione sostitutiva degli organi dello Stato. In tal senso vanno interpretati i segnali di infiltrazioni della criminalità in squadre di calcio che si pongono come canali di riciclaggio dei proventi di attività illecite. Si spiega così, ad esempio, l’acquisizione da parte delle associazioni criminali del ruolo di recupero crediti...”. Bah... se dovessi dirvi che tali esternazioni mi hanno lasciato sbalordito, mentirei per la gola. E c’è un motivo per questo, che ha un cognome preciso: Zaza. Lo so, specie l’anagrafe recente vi fa immediatamente pensare al centravanti del Sassuolo oggi così desiderato dalla Juventus, un talento già nel giro della Nazionale di Conte che fa di nome di battesimo Simone. Trattasi però di pura omonimia. Lo Zaza a cui mi riferisco è o meglio era perché defunto da vent’anni in carcere per il cuore debole è Michele, boss camorrista degli anni 70 e 80, che giocò un ruolo decisivo nell’“affaire Camerun” dei Mondiali di Spagna 82. Quando andai a intervistarlo a Regina Coeli, quattro anni dopo, mi disse testualmente davanti a un testimone allora segretario di un partito politico: “Pertini doveva fare cavaliere a me, non a Sordillo, ho fatto tutto io”. Nota per chi non sa o non vuol sapere o semplicemente preferisce non ricordare: l’avvocato Federico Sordillo cui si riferisce Zaza, detto “Michele o’ pazzo” per il cuore e tutto il resto, era il suo legale e per una meravigliosa coincidenza astrale anche l’allora presidente della Federcalcio. Sul pasticcio-Camerun, che permise all’Italia di passare il primo turno di quel “favoloso Mundial”, poi vinto, rinvio ad articoli e libri dell’epoca, con abbondanza di mistificazioni da parte di quasi tutto il sistema massmediatico, rintracciabili via Internet. Ma almeno concedetemi di dirvi che dopo quello scandalo, di corruzione e scommesse già all’epoca, adesso avrei tanta voglia di sedermi a un tavolo con i Marini e i Dell’Anna nell’anno di grazia 2015 per chiedere loro dove fossero trent’anni e più fa. Tutto quello che è successo dopo, intendo la miriade di scandali che sembra sempre travolgere un pallone che invece, in mancanza d’altro nel nostro meraviglioso sistema-Paese, si flette soltanto ma non si spezza mai, è una conseguenza di allora, e di prima di allora. Alla faccia del binomio “calcio & criminalità” periodicamente resuscitato. Il nodo vero è che di Zaza Michele nessuno voleva né vuol sentir parlare, saturo com’è di cattive notizie. Mentre di Zaza Simone, di calciomercato e calcio giocato, tutti sembrano sentire il bisogno, in una tossicità rotondolatrica che commuove. Dunque Simone, e non Michele… La volontà di acquisirlo già ora da parte della Juventus permette e invoglia a parlare di club, della loro salute, del loro modus operandi. Ebbene, la Juventus in questo senso, tifo a parte che non mi pertiene, è indubitabilmente un modello almeno tra le mura di casa. Non si vincono tre scudetti dopo la tempesta di Calciopoli (fidatevi, tutta interna alla Juventus stessa in un pro e contro Moggi che si è tradotto in un’inchiesta colabrodo, sia sportiva che ordinaria), non ci si avvia a vincere il quarto senza una società fondamentalmente sana, base di una filiera che porta allo staff tecnico e poi ai singoli giocatori. Certo, lo stadio proprio, certo, i soldi investiti... ma che non fosse solo Conte oggi è una realtà e ne devono prendere atto tutti. Il discorso sugli arbitraggi lo lascio da parte perché viene a noia. Si aiuta il potere, cioè chi guida in politica sportiva societaria, per sudditanza logica e non psicologica, e ovviamente chi vince ha più occasioni per essere favorito essendo più forte. Tornando ai club, credo che la Juve domini per la qualità dei campioni cfr. Pogba ma solo come componente della filiera che ho richiamato, perché si allena di più e magari meglio, perché ha una base di giocatori italiani, perché non si stanca di primeggiare ecc. È esattamente il contrario di due club che le contendono i palmares nazionali e la sopravanzano in quelli internazionali, Milan e Inter: è inutile attaccarsi a Inzaghi o alla sfortuna, è quella benedetta filiera di una società coesa e forte che trasmette sicurezza e non si inventa campagne acquisti da figurine come sta accadendo al Milan di Cesano Boscone/Milanello e all’Inter indonesian-morattiana, in cui tecnici e giocatori fanno sfoggio di “sliding doors”. Il bello e la fortuna del pallone è ancora la sua fondamentale semplicità: se funziona l’azienda, si va in gol, tutti. Naturalmente a parte le parentesi con gli Zaza Michele...
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L'amministrazione ordinaria di AA alla Juve è farina del suo sacco - questo non lo discuto. Ha lavorato bene ma non in maniera impeccabile. Le resistenze e disavventure in Lega e FIGC sono state causate anche da errori gravi di valutazione di AA e dei suoi consigliori. L'amministrazione straordinaria (tutto ciò che attiene al post-farsopoli ed alle vicende giudiziarie che hanno toccato A.Conte ai tempi) sono state gestite più in alto ed AA si è dovuto limitare imho a prenderne atto, rimanendo poi in ottimi rapporti con Luciano Moggi. Che AA abbia accettato questo ruolo istituzionale per amore, onore, passione, riconoscenza interessa (a me) fino ad un certo punto. La Juventus, oggi, è (co)stretta in una fase di stallo, versante Farsopoli, indegna. Continuo a seguire gli sviluppi per riconoscimento nei confronti di L.Moggi ed A.Giraudo; per tutti gli interessi famigliari attorno alla vicenda del 2006 ormai agli Agnelli attuali guardo solo con amarezza e profondo disprezzo.