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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. Sospendere la radiazione? Moggi va al Tar il 2 agosto di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 19-07-2012) ROMA. E’ stata fissata per giovedì 2 agosto davanti alla terza sezione quater l’udienza per la sospensiva della radiazione di Moggi sancita dall’Alta Corte di Giustizia presso il Coni il 4 aprile dopo 5 anni e 8 mesi dalla prima condanna. Al Tar ha fatto ricorso anche Innocenzo Mazzini, pur puntando al risarcimento dei danni senza la richiesta di sospensione della sanzione e vedrà discusso il ricorso direttamente nel merito dal Tar di Roma. La mossa del Tar per i legali di Moggi, Tedeschini e Prioreschi, per poter finalmente adire alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
  2. IL CALCIO DEI POVERI Imperi travolti dalla crisi Così è finito il mecenatismo all'italiana Le difficoltà di Fininvest e Saras dietro l'austerity di Milan e Inter. Stop spese folli, altrimenti le big saltano in aria Club legati ai soci: Moratti non ha più dividendi dal gruppo La Borsa preoccupa molto Berlusconi di MARCO IARIA (GaSport 19-07-2012) C'è una postilla che non manca mai nelle relazioni dei revisori dei conti di Inter e Milan: «Il socio di riferimento ha espresso il consueto impegno a supportare anche per il futuro la società e su tale presupposto è stato redatto il bilancio nella prospettiva della continuità aziendale». Il discorso è semplice semplice: se le big del calcio italiano continuano a far rotolare il pallone è perché c'è qualcuno alle spalle che li sorregge, altrimenti dovrebbero chiudere bottega. Ora che la crisi ha travolto le aziende dei mecenati e che questi ultimi hanno dovuto ridurre drasticamente i finanziamenti delle squadre-giocattolo, tutto è cambiato. Ecco perché Ibrahimovic — l'ultimo della lista — è andato via. Dovendo camminare con le proprie gambe, la società rossonera non è più in grado di pagargli 12 milioni di stipendio netto. Tutto previsto Non si scappa di fronte ai numeri. Quegli stessi con cui a marzo la giornalaccio rosa lanciò l'ennesimo allarme sulla situazione del calcio italiano: la Serie A ha sì un fatturato di 1,6 miliardi, ma nel 2010-11 ha prodotto un deficit di 285 milioni e accumulato debiti netti per 1,55 miliardi, in assenza di asset che non siano i volatili (in tutti i sensi) calciatori. Quella gestione totalmente fuori controllo è dovuta principalmente alle realtà che, nel bene e nel male, trainano l'intero movimento: ossia le grandi. Se la Juventus, dopo la caduta di Calciopoli, ha impostato una strategia anti-ciclica rispetto alla crisi per rientrare nel giro europeo pianificando massicci investimenti compreso lo stadio, le milanesi si sono adattate allo spirito del tempo. Anche in questo caso, parlano le cifre. Mediaset, il fiore all'occhiello del gruppo Fininvest, ha perso in Borsa l'80% dall'aprile 2010 a oggi. Il calo pubblicitario e le difficoltà della pay tv avevano portato, la scorsa estate, a varare un piano triennale di tagli di 250 milioni all'anno: secondo il Sole 24 Ore, adesso si è saliti a quota 400. Aggiungiamoci il salasso di 564 milioni che la famiglia Berlusconi ha dovuto pagare a De Benedetti per il lodo Mondadori e il quadro è fatto. Passiamo all'Inter. Massimo Moratti era solito assecondare i sogni dei tifosi utilizzando i ricchi dividendi della Saras, dalla cui quotazione a Piazza Affari nel 2006 incassò 800 milioni. Il colosso della raffinazione petrolifera, però, non distribuisce cedole dal 2009, ha chiuso i bilanci 2010 e 2011 in rosso e nelle sue relazioni parla di «scenario congiunturale decisamente complesso». Tagli Sono lontani i tempi in cui il Milan poteva ingaggiare un Pallone d'oro come Papin per fare da riserva a Van Basten. Già da un po' rossoneri e nerazzurri si sono votati all'austerity. Non a caso, il saldo cessioni-acquisti delle ultime tre stagioni è stato addirittura positivo: +15 milioni per l'Inter, +25 per il Milan. Questa è l'era dell'autosufficienza e bisogna cominciare a immaginare le squadre del cuore come vere e proprie aziende: si può spendere solo quel che si ricava. Le big hanno un rapporto tra stipendi e fatturato fuori controllo: 88% per l'Inter (190 milioni di ingaggi e 217 di fatturato), 85% per il Milan (206-243). È vero che negli ultimi sei anni Galliani è riuscito a sistemare i conti in due occasioni, cedendo Shevchenko (2006, utile di 11,9 milioni) e Kakà (2009, -9, 8), ma adesso le plusvalenze non bastano. Perché sono un tampone che val bene per l'anno in corso. Qui, invece, la prospettiva è di stringere la cinghia per più tempo. Ecco perché sia Moratti sia Berlusconi si stanno liberando dei contratti più onerosi: solo abbattendo il monte-stipendi la gestione costi-ricavi può normalizzarsi. Prospettive È un senso d'impotenza quello che pervade il management italiano, figlio anche di un giro d'affari che pare aver raggiunto il suo apice. Impossibile pretendere di più dalle tv, l'area commerciale si scontra peraltro con specificità culturali che difficilmente ci faranno raggiungere i livelli d'introiti delle inglesi. Restano gli stadi, con la fantomatica legge che entro l'anno dovrebbe essere approvata dal Senato. Ma il presente è quello che è sotto gli occhi di tutti. L'idea di un calcio finalmente sostenibile, tuttavia, non ci dispiace affatto. ------- «Con arabi ed Euro 2016 la Ligue può superare la A» La Deloitte sui ricavi: «Italia in vantaggio di mezzo miliardo ma la Francia crescerà» di MARCO IARIA (GaSport 20-07-2012) Prima ci ha sfilato l'Europeo 2016, poi si è portata via Ibrahimovic. In futuro, chissà, ci sorpasserà nel ranking Uefa e pure nel fatturato. Che la Francia ce l'abbia a morte con l'Italia, sportivamente parlando, lo sappiamo già: sentimento ricambiato. Ma sui soldi, finora, non c'è mai stata partita. Eppure qualcosa potrebbe cambiare davvero, dopo la rivoluzione qatariota. L'allarme non lo lancia una Cassandra qualunque, ma l'autorevolissima Deloitte, società di consulenza che sforna rapporti su club e leghe del calcio europeo. «L'operazione attorno al Psg e l'ammodernamento degli stadi in vista della rassegna continentale — spiega Dario Righetti, partner di Deloitte — potrebbero rappresentare un eccezionale volano per l'intero movimento francese. Adesso la Ligue 1 è alle spalle della Serie A in termini di ricavi, ma attenti perché nel giro di alcuni anni potrebbe superarci. E, nelle retrovie, anche la lega russa è in fase d'espansione». Differenze Il vantaggio italiano è ancora consistente, tra noi e loro balla mezzo miliardo: nel 2010-11 le entrate della A sono state di 1,553 miliardi di euro, quelle della Ligue di 1,040 miliardi, e nella stagione scorsa non è cambiato quasi nulla. A dire il vero, dovremmo essere al riparo da cattive sorprese almeno per un triennio. Basti guardare ai proventi tv che sia qui sia Oltralpe incidono tantissimo sulla torta della ricchezza (quelle francese e italiana sono le leghe maggiormente dipendenti dalle televisioni, che rappresentano il 58% dei ricavi per la prima e il 60% per la seconda). Bene, i diritti futuri sono stati già venduti e la situazione è la seguente. La Serie A incasserà dal 2012 al 2015 un miliardo a stagione, in aumento rispetto ai 940 milioni del 2011-12. La Francia, invece, non solo non segnerà un incremento nel quadriennio 2012-16 (da 668 a 606 milioni annui) ma ha evitato addirittura il tracollo: uscita di scena Orange e ridotto l'impegno di Canal Plus, è arrivata in soccorso Al Jazeera, che ai diritti esteri ha aggiunto quelli domestici. E qui gli intrecci col Psg sono tutt'altro che casuali. La presa parigina dello sceicco Al Thani potrebbe far decollare tutto il calcio francese, fino al momento parente povero delle big four d'Europa. Innanzitutto lo squadrone di Ancelotti promette di andare lontano in Champions accumulando punti utili per il ranking da cui dipende il numero dei club partecipanti alla coppa: l'Italia è attualmente quarta ma Portogallo (5a) e Francia (6a) sono vicinissime. Il rischio dello strapotere Psg è quello di un campionato francese meno avvincente, però le stelle che giocano a Parigi rappresentano un richiamo forte per gli sponsor. E poi c'è Euro 2016: 4 nuovi stadi (Lilla, Lione, Nizza e Bordeaux), 5 ristrutturazioni (Marsiglia, Lens, St Etienne, Tolosa e il Parc des Princes) per un affare da 1,7 miliardi. La Francia spera di sfruttare l'evento come fece la Germania col Mondiale 2006. Ricette E l'Italia? Deve spaventarsi soprattutto di se stessa. È vero che la A è cresciuta grazie alle tv ma non ha diversificato le fonti, così negli ultimi anni la Premier ha preso il largo e Bundesliga e Liga hanno messo la freccia. «Proprio i tedeschi — dice Righetti — sono il modello da seguire. Per qualche tempo sono stati costretti a recitare da comparse ma hanno lavorato in silenzio su stadi e vivai. Il calcio italiano è un malato grave, gli serve un piano di rientro. La crisi può essere l'occasione per fermarsi 3-5 anni e investire sui giovani, sfruttando la passione popolare che in Italia continua a essere massiccia. I fondamentali economici imponevano comunque una stretta: rapporto stipendi-ricavi fuori controllo, troppi debiti. Un sistema sostenibile — conclude l'analista — servirebbe anche per attrarre investitori esteri, che un certo interesse per le nostre squadre lo nutrono ma poi fanno la due diligence (la verifica dei conti, ndr) e si mettono le mani ai capelli».
  3. SCOMMESSOPOLI Oggi tocca a Semeraro jr Palazzi, sprint deferimenti di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 19-07-2012) ROMA. Non ci sarà il gran finale con i fuochi d’artificio, ma oggi con l’audizione di Pierandrea Semeraro (ieri è stata la volta di Altinier e Agostinelli per Portogruaro-Crotone) la procura federale metterà il punto esclamativo sui casi di responsabilità diretta. L’ex presidente del Lecce è atteso nel pomeriggio, dovrà rispondere del suo presunto coinvolgimento nella combine (che la procura di Bari ritiene certa) del derby Bari-Lecce del 2011. Pesano le conferme arrivate da Gianni Carella e le accuse ribadite da Andrea Masiello in Figc. Ci sarebbero circa 250 mila euro consegnati in più tranche ai “Masiello Boy’s” dalla società salentina. Nel frattempo Palazzi sta già stilando i deferimenti, la priorità per il primo processo va ai casi di responsabilità diretta: Lecce, Grosseto e tutte le posizioni stralciate al primo processo, e (forse) Siena. Nel caso dei toscani, siamo in bilico: giocarsi Carobbio o no? Oggi intanto sarà sentito Pierpaolo Sganga, il componente del Cda del Siena ha chiesto di essere ascoltato, la sua posizione sarebbe relativa al tentativo rivelato da Carobbio di corrompere Coppola prima di Siena-Varese. Per il processo per la responsabilità diretta, i tempi sono ristretti, forse i primi deferimenti arriveranno già la prossima settimana (25 luglio la data papabile) con primo grado entro il 10 agosto. Processo con Conte o senza? È un quesito: se il Siena venisse deferito per sola responsabilità oggettiva, Palazzi potrebbe far slittare il suo processo con gli altri casi a settembre. Ma se ci fosse per lui la condanna, il rischio per la Juve sarebbe quello di trovarsi senza tecnico in autunno. Palazzi potrebbe così usare la stessa «corsia preferenziale» che è pronto ad usare per le “dirette”. ___ LE AUDIZIONI DI PALAZZI DEFERIMENTI IN DUE TRANCHE: SIENA E CONTE ENTRO FINE LUGLIO? E' il giorno di Semeraro junior: Lecce a rischio retrocessione di MAURIZIO GALDI (GaSport 19-07-2012) Sempre più probabile lo sdoppiamento del prossimo procedimento sportivo: entro fine luglio i deferimenti per quelle società e tesserati che possano vedere un coinvolgimento per «responsabilità diretta», oltre a una parte di quelli che erano stati stralciati dalla Disciplinare: Turati, Joelson e Bertani. Resta il dubbio di eventuali deferimenti del Siena: potrebbero essere anticipati per chiarire subito la situazione di Conte. A fine agosto, e sicuramente dopo i giudizi che possono influire sulle classifiche, si procederà ai deferimenti degli altri tesserati e delle società coinvolte per la sola responsabilità oggettiva che possono comportare penalizzazioni, ma non dovrebbero influenzare le formazioni dei campionati. Portogruaro-Crotone Ieri è stata ancora la giornata che la Procura federale ha riservato a fare chiarezza sulla partita Portogruaro-Crotone e se ci fosse stata o meno la possibilità di una combine. Ieri si sono alternati davanti agli 007 federali Andrea Agostinelli (ai tempi allenatore del Portogruaro) e il calciatore Cristian Altinier (ai tempi al Portogruaro, oggi al Benevento). Entrambi hanno smentito l'eventualità che sulla partita ci fosse stata una combine, Altinier ha anche ricordato che in quella gara segnò ed esultò. I dirigenti Oggi sarà il giorno dei dirigenti. Innanzitutto l'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, chiamato per il derby Bari-Lecce. L'accusa è che abbia utilizzato suoi soldi per pagare Masiello e i suoi amici, ma i suoi legali spiegano: «Si tratta di versamenti fatti dal Semeraro ai propri familiari che possono essere ampiamente giustificati». Sarà anche sentito (lo ha chiesto lui) il consigliere del Siena, Sganga, e il d. s. del Crotone Ursino. ___ CALCIOSCOMMESSE Arriva Semeraro jr, la Procura chiude Bari-Lecce Ultimi interrogatori per i federali prima dei deferimenti (25 luglio). L’ex presidente del Lecce dovrà difendersi da tante accuse. C’è anche Sganga (Cda del Siena) di EDMONDO PINNA (CorSport 19-07-2012) ROMA - E’ il giorno di Bari-Lecce. E’ il giorno di Pierandrea Semeraro, ex presidente del club giallorosso, che la Procura della Repubblica di Bari ha indagato, per frode sportiva, la scorsa settimana, notificandogli l’avviso di conclusione delle indagini. L’incartamento (42 pagine) è stato trasmesso agli inquirenti della Federcalcio. Oggi la resa dei conti, per il club retrocesso la scorsa stagione in serie B c’è il rischio - concreto - di un nuovo salto all’indietro, fino alla Lega Pro, con punti di penalizzazione. RISCONTRI - Palazzi ed i suoi uomini avevano già diversi indizi a carico del figlio dell’ex patron del Lecce. Mancava loro, per chiudere il cerchio, l’ultimo anello della catena, l’eventuale prova del passaggio di denaro al clan-Masiello. Le indagini della magistratura pugliese hanno permesso di tracciare questo denaro, da Semeraro jr al giocatore biancorosso, per un totale di 230mila euro. Ci sarebbe un assegno (o più assegni) con la firma di Pierandrea versati da Carlo e Claudio Quarta e poi incassati. Non solo. Nelle carte dell’inchiesta, Gianni Carella (amico di Masiello) riconosce Semeraro jr come la persona che era con Carlo Quarta quando fu studiata la combine. C’è poi la confessione di Masiello, che ricorda come «quando il risultato era sullo 0-1 ho sfruttato un’occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari e per poter – quindi – ottenere il pagamento promessomi realizzando così l’autogol con cui si è concluso l’incontro» . Insomma, una partita “taroccata” sulla quale la Procura non ha molti dubbi, visti i riscontri trovati fino a questo momento. Nel caso fosse riconosciuto colpevole per responsabilità diretta, il club giallorosso rischia la retrocessione in Lega Pro per l’illecito, con l’aggravante della consumazione, il che porterebbe anche a punti di penalizzazione. ULTIMI COLPI - L’inchiesta sportiva è arrivata praticamente alla fine (il 25 sarà ascoltato il ds del, Cittadella, Marchetti, ma questo non sposterà le lancette dei deferimenti, attesi proprio per quel giorno), dopo oltre duecento interrogatori. Oggi sarà ascoltato anche il componente del Consiglio d’Amministrazione del Siena, Pier Paolo Sganga (che in una nota personale ha già negato tutto e questo farà davanti ai federali). Il suo nome sarebbe accostato all’episodio raccontato da Carobbio e che riguarda il presunto coinvolgimento di Mezzaroma: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima, all’esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita (Contro il Varese, ndr). Coppola mi fece anche il nome ma in questo momento non ricordo (...) gli aveva detto che il presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta» . Poi Palazzi e il suo pool di inquirenti federali faranno il punto, il procuratore studierà le risultanze di questa inchiesta e procederà ai deferimenti, per un processo (forse più corposo di quanto previsto) che dovrebbe aprirsi i primi di agosto. ------- LA GRANA Portogruaro-Crotone e l’eventuale combine E’ caccia al... “mister” di EDMONDO PINNA (CorSport 19-07-2012) ROMA - Rischia di complicarsi la vicenda che riguarda Portogruaro-Crotone del 29 maggio 2011, finita 2-3 con un gol nel recupero di Curiale (rete che accese gli animi in campo e a bordo campo). La Procura federale ha ascoltato ieri l’ex tecnico del Portogruaro, Agostinelli (è rimasto due ore e mezzo negli uffici degli 007) e l’attaccante Altinier, difesi rispettivamente dagli avvocati Annalisa Roseti e Michele Cozzone e dall’avvocato Eduardo Chiacchio. I sospetti, molto solidi, da parte della Procura ci sono, tanto che per oggi è stato convocato anche il ds calabrese Ursino, che si aggiunge ai già ascoltati Espinal, Dei (Portogruaro), Curiale e Cutolo (Crotone). L’idea che circola è che la partita fosse stata “sistemata” da entrambe le squadre per un pareggio, cosa che non avrebbe spostato nulla al già salvo Crotone ma che avrebbe consentito al retrocesso Portogruaro di avere una chance in più in un eventuale ripescaggio. Ci sarebbe pure un’intercettazione nella quale si nomina il «mister» che, però, potrebbe non essere Agostinelli. ___ GaSport 19-07-2012
  4. L'inchiesta Pm e Digos irrompono a Bormio interrogati 13 giocatori del Genoa Nel mirino il blitz a Pegli e l’aggressione a Dainelli Le audizioni sono durate tutto il giorno nella caserma della Finanza di GESSI ADAMOLI (la Repubblica - Genova 19-07-2012) TREDICI giocatori del Genoa, tutta la vecchia guardia, a rapporto dal pm Biagio Mazzeo che è arrivato appositamente da Genova per capire cos’era davvero successo il 12 gennaio di quest’anno a Pegli, quando una quarantina di ultrà fece irruzione negli spogliatoi del Pio XII, dopo aver avuto facilmente ragione della resistenza del direttore sportivo Capozucca che, con quel suo fisico non certo da corazziere, si era messo davanti alla scaletta che porta nei fondi di Villa Rostan intimando: «Qui non potete entrare, è casa nostra...». Invece, eccome se sono entrati. E ora il magistrato potrebbe ipotizzare i reati di sequestro di persona (a Dainelli in particolare ma anche a tutti i giocatori della rosa, fu di fatto impedito di lasciare lo spogliatoio) e minacce. E potrebbe anche esserci stata violenza fisica perché, secondo alcune indiscrezioni, Dainelli avrebbe cambiato la sua precedente versione dei fatti ed ammesso che invece volarono un paio di schiaffoni. Dainelli da quel momento non giocò più nemmeno una partita con la maglia del Genoa. Chiese infatti di andare via e al mercato di gennaio la società rossoblù lo cedette in prestito al Chievo (in questa sessione di mercato il prestito si è poi trasformato in cessione a titolo definitivo). In ballo c’è sempre il derby dell’8 maggio 2011, quello deciso dal gol di Boselli al 96’. Nel mirino ci finì soprattutto Milanetto, ma non solo. E a questo riguardo è significativo il comunicato che fu emesso dalla “Tifoseria organizzata” del Genoa in data 26 luglio: «Tranquillo, lasci un brutto ricordo e qualche degno compare, si passa dal nebbiolo al chianti, ma presto sarà settembre, tempo di vendemmia...». Il messaggio è in codice ma non troppo: Milanetto e Dainelli sono notoriamente sono due amanti del vino ed uno è piemontese (nebbiolo) e l’altro toscano (chianti). Sbagliati invece i tempi della resa dei conti: non settembre, ma gennaio. Nel raid di gennaio nel mirino, anche se in maniera molto più marginale, ci finì pure Jorquera che ai tempi del famigerato derby di Boselli era ancora in Cile, ma al quale vennero contestate alcune notti un po’ troppo allegre in discoteca. C’era già stato un primo interrogatorio in aprile a Milano, alla vigilia della partita che il Genoa doveva giocare con il Milan, e che era stato condotto da alcuni funzionari della Digos. Ma la ricostruzione dei fatti non aveva convinto, tanto che il pm Mazzeo a tutti ha subito chiarito il rischio di andare incontro ad una denuncia per falsa testimonianza. Rossi, Frey, Mesto, Gilardino, Biondini, Moretti, Jankovic, Jorquera, Zè Eduardo, Antonelli, Kucka, Merkel e Bovo sono stati convocati nella caserma della Guardia di Finanza, erano accompagnati da Bega che era il dirigente più alto in carica (il general manager Lo Monaco è arrivato poi in serata), all’ex difensore del Genoa, che ha appena appeso le scarpe al chiodo (l’ultimo campionato l’ha giocato nel Lugano di Preziosi), è stato infatti affidato l’incarico di team manager. I tredici giocatori sono stati divisi in tre gruppi, nove sono stati sentiti in mattinata e gli ultimi quattro nel pomeriggio. A chiudere la lista delle audizioni è stato Marco Rossi, il capitano. Proprio per la sua lunga militanza nel Genoa, si presuppone possa essere il custode di tanti segreti del club rossoblù. Il suo interrogatorio è durato oltre un’ora, è entrato alle 17, dopo Zè Eduardo, ed è uscito alle 18.05. Singolare la posizione di Biondini, quel 12 gennaio era infatti il suo primo giorno da genoano essendo appena stato prelevato dal Cagliari. Un impatto choccante, anche se in conferenza stampa provò a scherzarci su: «Come primo giorno decisamente non c’è male. . . ». Intanto la società rossoblù, attraverso il generale manager Lo Monaco, invita a non parlare di blitz: «Sapevamo che la Procura di Genova voleva sentire i nostri giocatori, del resto questa è un’inchiesta che va avanti da mesi. E noi li abbiamo messi a disposizione senza il minimo problema, tutto si è svolto nella massima serenità. L’unica obiezione che mi sento di muovere è l’eccessiva spettacolarità che ogni volta si fa ogni volta che c’è di mezzo il calcio». ------- Le indagini Tempi rapidi per la chiusura dell’inchiesta relativa ai disordini durante la partita dello scorso 22 aprile Genoa-Siena, si va verso il giudizio immediato Quella di ieri per il pm Biagio Mazzeo è stata una vera e propria maratona dieci ore in tutto di GIUSEPPE FILETTO (la Repubblica - Genova 19-07-2012) DECISI a chiudere. E molto presto. Verso il giudizio immediato in tempi brevi. Dovrebbe essere questa l’intenzione della procura della Repubblica sui dieci arrestati per i disordini della partita Genoa-Siena. L’interrogatorio di ieri a Bormio è servito per verificare le pressioni a cui sono stati sottoposti i giocatori: dalle minacce ricevute nello spogliatoio di Pegli, fino a privarli delle maglie durante l’incontro del 22 aprile scorso, interrotto per oltre 40 minuti. Dieci ore di interrogatorio (con la sola pausa di un’ora per pranzare) ieri non sono bastati. Il pm Biagio Mazzeo, il vicedirigente della Digos, Riccardo Perisi, e tre ispettori partiti da Genova con due auto, erano arrivati in Alta Valtellina martedì sera. Ieri mattina, alle 8, gli agenti si sono presentati nel ritiro della squadra ed hanno invitato i calciatori a seguirli, tre per volta. Alle 8. 45 il primo interrogatorio, l’ultimo dopo le 17. 30. Tutti i giocatori, sentiti come “persone informate sui fatti”, hanno confermato l’irruzione degli ultrà nello spogliatoio del Pio XII, ma avrebbero sminuito la portata delle minacce: «La squadra andava male, proveniva da due sconfitte ed i tifosi volevano un maggiore impegno». Il pm e gli uomini della Digos forse si aspettavano di più, ma pare che siamo rimasti soddisfatti delle dichiarazioni. Comunque, vogliono sentire ancora due, tre giocatori, tra cui Rodrigo Palacio. Qualcuno di quelli che sono andati via da Genova sarà interrogato per delega. Non è chiaro se la procura della Repubblica intenda convocare il presidente Enrico Preziosi. In ogni modo, le testimonianze di ieri sono bastate per cristallizzare il clima in cui il Grifone ha giocato l’intero campionato. Questo pezzo di indagine non si sa che fine farà, mentre il resto va avanti, anche se il Tribunale del Riesame proprio il 12 luglio scorso ha rimesso il libertà uno dei tifosi rossoblù rimasti coinvolti nell'inchiesta per i fatti allo stadio Ferraris. Ha rigettato invece le istanze per ottenere l’attenuazione delle misure nei confronti di altri 4 ultrà. In totale erano 10; sette ai domiciliari, tre obbligati a dimorare a Genova, con divieto di allontanamento dalle loro case. ------- Il caso Il procuratore capo Michele Di Lecce prudente sul dossier ricevuto dai colleghi Derby, la Procura fredda con Cremona “Indagati? Stiamo studiando le carte” Quattro giocatori sul registro dei pm lombardi: “Ma noi faremo le nostre autonome valutazioni” di GIUSEPPE FILETTO (la Repubblica - Genova 19-07-2012) «VEDREMO». «Vedremo e leggeremo attentamente le carte, per capire se c’è qualcosa di interessante sul versante genovese», si limita a dire il procuratore capo Michele Di Lecce. «Vedremo». Un solo verbo per rappresentare l’orientamento della Procura della Repubblica di Genova sugli atti della presunta combine del derby tra Genoa e Sampdoria del maggio 2011. Un fascicolo di oltre 200 pagine, inviato l’altro ieri dai colleghi di Cremona, uno stralcio della vasta indagine condotta dal pm Roberto Di Martino, che ha portato in carcere e agli arresti domiciliari diversi giocatori, indagati sul calcioscommesse. Cinque-sei nomi, iscritti come indagati dalla procura di Cremona, tra cui vi sarebbero quattro giocatori. Tra il materiale trasmesso anche l’interrogatorio di Massimo Leopizzi, la telefonata “incriminata”, l’intercettazione in cui il capo storico degli ultrà genoani, pregiudicato per detenzione di armi e droga nonché amico personale di alcuni calciatori come Beppe Sculli, racconta il clamoroso retroscena sul discusso derby. Appunto il ”biscotto” tra le due squadre genovesi. Le posizioni dei sei indagati saranno riviste dalla Procura di Genova. «Non ci interessa quello che hanno fatto a Cremona — dice Michele Di Lecce, peraltro con tono fermo e irritato — se ci sono prove, indagheremo, se si parla di soli sospetti, allora non sentiremo nessuno ». Come a voler prendere le distanze da quanto è stato fatto dai pm lombardi. Peraltro, lo stesso gip di Cremona, Guido Salvini, ha scarcerato l’ex calciatore del Genoa Oscar Milanetto, così come il giocatore della Lazio Stefano Mauri. Facendo capire che la “prova devastante”, che avrebbe dovuto sconvolgere il calcio a Genova, se non addirittura azzerarlo, è una telefonata di Leopizzi, che parla al telefono con un altro tifoso. Leopizzi diceva di aver saputo da Zauri, giocatore della Samp, che 18 compagni di squadra avrebbero sborsato 100 mila euro a testa per “comprare” 4 calciatori del Genoa: Criscito, Dainelli, Palacio e Marco Rossi per vincere il derby. Il piano sarebbe andato a monte per l’opposizione di Rossi. «Ho semplicemente riferito le mie sensazioni, voci sentite da terze persone», ha dichiarato Leopizzi (assistito dal suo avvocato Stefano Sambugaro) al pm Di Martino. Tanto da far dire all’avvocato Mattia Grassani, difensore di Milanetto, che «giorno dopo giorno si sta smontando tutto l’impianto accusatorio sul calcioscomesse: l’ordinanza di scarcerazione del gip, peraltro non sollecitata, ne è la conferma». Nelle scorse settimane Domenico Criscito, ex genoano tirato in ballo dall’inchiesta cremonese, è stato sentito dal pm genovese Biagio Mazzeo. Il calciatore sul derby ha smentito ipotesi di combine. Comunque, il fascicolo arrivato l’atro ieri da Cremona è stato affidato sempre a Mazzeo, lo stesso che indaga sui disordini di Genoa-Siena, quando gli ultrà rossoblù obbligarono ad una pubblica umiliazione i giocatori del Grifone facendoli spogliare delle maglie. Un’inchiesta che ha portato all’arresto di numerosi tifosi e ne ha indagati un centinaio.
  5. SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 18-07-2012) Scommesse, agosto di processi ma attenzione alle trappole... Il 25 luglio tocca a Stefano Marchetti, direttore sportivo del Cittadella: le audizioni di Stefano Palazzi e degli 007 della procura federale per ora si fermano qui. Da febbraio hanno sentito centinaia di persone, confrontato migliaia di pagine dei verbali che sono arrivati dalle Procure di Cremona, Napoli e Bari. Un lavoro immane, C'è già stato un processo: un errore farlo prima, forse per dare un segnale? Conveniva aspettare quando le cose fossero state più chiare. Ci sono stati anche dei patteggiamenti (su tutti quello del Grosseto, che ora sarà riprocessato...) che non sono piaciuti nemmeno alla Figc ma Giancarlo Abete, fortunatamente, si è fermato ad un passo da quello che sarebbe stato un grave errore, avocare a sé agli atti. Per carità, è consentito dalla norme. Ma sarebbe stato un atto di sfiducia nei confronti di una giustizia sportiva che va riformata, rinforzata (e Abete questo lo sa). Ora ad agosto ci saranno altri processi, forse addirittura due: uno riservato eventualmente ai club coinvolti in illecito con responsabilità diretta, e quindi, se condannati alla retrocessione, cambierebbero gli organici dalla A alla Lega Pro (già incasinata di suo). Poi ci sarà un altro processone che coinvolgerà nomi e club illustri della serie A. Certe situazioni vanno valutate con estrema calma e sicurezza: che attendibilità può avere ad esempio il tabaccaio ed ex calciatore Massimo Erodiani, già radiato, che su Facebook ha insultato Lotito e la Lazio? Erodiani sostiene di aver saputo da Tisci un coinvolgimento diretto della Lazio... Conversazioni generiche, che riscontri ci sono? Mah... Bisogna indagare a fondo, capire da dove viene quell'astio assurdo nei confronti di Lotito e della Lazio. Il compito di Palazzi è delicatissimo: deve saper separare i millantatori dai finti pentiti, da chi ha interessi e da chi invece dice la verità. Questo non è certo per sminuire l'inchiesta, lo scandalo è vastissimo (basta sentire le intercettazioni) e coinvolge centinaia di persone, inquinando sino alla radice il tessuto del nostro calcio. Ma attenti alle trappole. Come detto, agosto sarà un mese di processi che continueranno magari quando il campionato sarà già iniziato (il 25 e 26). A meno che si voglia rinviarlo: ma ne vale la pena? Credo di no, Abete deve dare un segnale forte, di pulizia, di rigore. Deve garantire che questo calcio vuole lasciarsi alle spalle tutto il marcio che c'è. Poi c'è da pensare alle riforme, da lavorare sodo. Il 17 settembre ecco l'assemblea statutaria: diminuiranno i consiglieri federali, cambieranno i "pesi" delle Leghe e delle componenti. Ma i problemi sono tanti, in tempi di crisi: il Club Italia per fortuna, almeno per ora, funziona (oggi presentato Mangia, erede di Ciro Ferrara alla Under 21) ma i giovani trovano poco spazio e questa invasione di stranieri, anche scarsi, lascia sospetti. E poi che fine ha fatto il settore tecnico? Che aspetta il consiglio federale a rispondere a Robi Baggio? Sono passato due anni ormai. A dicembre si vota per la Figc: Abete deve presentarsi alla riconferma con un piano serio, dettagliato, completo. Con quella svolta di cui il nostro calcio, soprattutto ora, ha assoluto bisogno. Domani c'è un consiglio generale: perché non gettare le basi?
  6. LINK Davvero godibile, mi ha ricordato le atmosfere dei programmi di Carlo Lucarelli. La vittima la conosciamo bene.
  7. CALCIO IN CRISI Il valore della produzione del calcio professionistico è di 2,4 mld. Ma la perdita è di 428 mln Il giocattolo sta per implodere In Italia il valore della produzione del football professionistico è superiore ai 2,4 miliardi di euro, ma c'è una perdita pari a 428 mln. Diminuisce il numero dei club iscritti nei quattro campionati, ma resta il problema dell'impiantistica sportiva. di MARCEL VULPIS (ItaliaOggi 09-07-2012) Da almeno due lustri i bilanci del calcio europeo segnano "rosso". Un mercato ,dalle forti connotazioni socio-economiche, che si sta purtroppo avvitando su se stesso. Al termine di ogni stagione, infatti, il deficit economico cresce a velocità doppia. Si è passati dai -649 milioni di euro del 2008, a -1,2 miliardi di euro (2009), fino ad arrivare, nel 2010, alla cifra "monstre" di -1,6 miliardi. Nel confronto dell'ultimo biennio, secondo i dati forniti dall'Uefa (organo di governo del football continentale), i ricavi dei club di 58 campionati sono cresciuti da 12 a 12,8 miliardi, ma, parallelamente, sono schizzate in alto le spese: da 13,3 a 14,4 miliardi. Una voragine difficile da contenere, anche perchè il 52% delle società ha dichiarato un peggioramento del bilancio e l'incidenza degli stipendi sul fatturato aziendale è superiore al 64%. Livelli gestionali non più sostenibili, soprattutto in tempi di crisi. Lo stato dell'arte del mercato tricolore Il valore globale della produzione del calcio professionistico italiano nel 2010/11 è stato pari a 2,47 miliardi di euro (-1,2% rispetto ad appena un anno fa). La serie A-Tim genera l'82% dei ricavi, la serie Bwin il 14% e la Lega Pro (la ex C1/C2) il restante 4%. Il costo della produzione ha raggiunto il livello record di 2,88 miliardi di euro. La perdita netta prodotta dal nostro sistema quindi è pari a 428.208.944 euro, in aumento rispetto al 2009/10 (+80.956.773 euro, +23,2%). Solo 19 dei 107 club analizzati nell'indagine "Report calcio 2012" (commissionata dalla Figc alla Arel e Pwc) presentano un utile di esercizio. Un ulteriore segnale negativo è il livello di indebitamento complessivo della serie A, sempre nel periodo 2010/11: ben 2,65 miliardi di euro. In aumento del 14% rispetto ad un anno fa. I debiti finanziari pesano per il 35%, quelli commerciali per il 16%, e quelli verso enti settore per il 21%. Il restante 28% si riferisce ad altre tipologie di debiti. Significativa anche la contrazione dei ricavi da ingresso stadio, a causa anche della contestatissima "tessera del tifoso", che non sarà più operativa dalla prossima stagione. Una riduzione dei ricavi vicina ai 22,4 milioni di euro e pari a circa l'8,2% del totale (253 milioni di euro nel 2010/11 contro i 275,47 milioni del 2009/10). Il sistema calcio professionistico è ancora dominato dalla "torta" dei diritti audiovisivi (gestiti centralmente dalla Lega calcio, con il supporto dell'advisor Infront sul mercato domestico e all'estero). In totale, se si considerano le tre principali leghe (A, B e Pro), è del 47,8% e domina incontrastata l'area revenues dei club. Nella massima serie rappresentano il 55,6% dei ricavi di esercizio (contro il 58,3% della stagione 2009/10), mentre in serie B pesano per il 16,7%. A incidere sui risultati gestionali dei club è la voce "costo del lavoro", soprattutto se messa a confronto con i ricavi di vendita. Secondo i dati monitorati da Arel-Pwc, questo rapporto è pari al 71% (circa 69% se si considera la sola serie A) nella stagione sportiva 2010/11. A conferma del fatto, che, al di là delle dichiarazioni di facciata, i club italiani continuano a spendere sul terreno dei salari e anche quando non erogano cifre a nove zeri, durante le sessioni di calciomercato (agosto e gennaio), portano avanti una politica del "ritocco" contrattuale sulla stragrande maggioranza dei calciatori top, generando, in questo modo, una lievitazione dei costi, stagione dopo stagione. Ci sono, però, alcuni segnali positivi all'orizzonte. Uno dei problemi principali del nostro sistema era, fino ad alcuni anni fa, la presenza di troppi club professionistici. Nel 2009/10 sono state iscritte 132 squadre (ben 90 inserite nei gironi di Lega Pro). Quest'anno sarà un miracolo se alle 20 di A e alle 22 di B riusciranno ad unirsi 68 società della ex C1/C2, per un totale di 110 club. Nelle stagioni a venire molti addetti ai lavori auspicanoche questo plotone possa fermarsi a quota 90 società, con tagli prevedibili anche nella massima serie e in quella "cadetta". Un ulteriore elemento di riflessione è il potenziale sviluppo legato all'asset stadio di proprietà. La Juventus l'ha inaugurato, per prima in Italia, nell'ultimo campionato, stimando di poter generare non meno di 32 milioni di euro, ma il resto delle società non riesce a trovare investitori, se non quelli del settore edile. Il disegno di legge Lolli-Butti, attualmente alla Camera (il relatore è il deputato FLI, Claudio Barbaro), nasce per sviluppare l'impiantistica sportiva del Paese, ma ha posto come unico "paletto" l'assoluta assenza di speculazione edilizia. Gli stadi possono essere costruiti, ma devono rispettare i vincoli ambientali e, soprattutto, devono servire a riqualificare aree specifiche presenti sui territori. Ma dopo il lancio dello Juventus stadium, non è stato presentato alcun progetto concreto o fattibile. Un segno dei tempi di crisi, ma anche dell'incapacità di fare sistema tra pubblico e privato.
  8. CALCIOSCOMMESSE La Procura riflette su Lotito e il Siena Palazzi s’interroga su Erodiani e la Lazio (e i tifosi sul web ironizzano). Sganga (Cda bianconero) si presenta domani spontaneamente Sganga sarebbe l’uomo che per Carobbio avvicinò Coppola prima di Siena-Varese di EDMONDO PINNA (CorSport 18-07-2012) ROMA - La Procura federale sta valutando le dichiarazioni rese da Erodiani lunedì, le sta confrontando con le risultanze degli altri interrogatori, solo dopo deciderà se allargare l’indagine a nuovi tesserati. Erodiani aveva riferito di aver sentito da terze persone (una è Tisci) che il presidente della Lazio, Claudio Lotito, sarebbe stato a conoscenza delle combine nelle partite contro il Siena e l’Albinoleffe, quest’ultima in Coppa Italia. La società biancoceleste ha reagito sdegnata, «Lotito non conosce né ha mai avuto contatti con questa persona (Erodiani, ndr), è una notizia falsa e calunniosa» fanno sapere dalle segrete stanze del club. CONFRONTO - Secondo quanto confessato da Erodiani, che ha ricordato situazioni riferite da altre persone, il patron della Lazio avrebbe saputo che le sfide contro il Siena e l’Albinoleffe erano taroccate. Nel primo caso (2007, l’eventuale reato sarebbe prescritto), Lotito avrebbe saputo dell’alterazione a gara conclusa, allontanando dalla squadra poi quelli che dovrebbero essere gli eventuali esecutori materiali della combine. Nel secondo caso, invece, la notizia criminis sarebbe arrivata prima, under primo tempo (2-0) e over secondo tempo (3-0). Le due erano partite chiacchierate anche prima delle nuove rivelazioni, ma quello che ha colpito i federali che hanno interrogato Erodiani, sarebbe stato il nuovo accenno soprattutto alla partita contro l’Albinoleffe. Gara della quale, nelle sue confessioni, parla anche Gervasoni: che ai pm di Cremona, il 12 marzo, parlando di Gegic, dice che «mi riferì che Lazio-Albinoleffe di Coppa Italia terminata 3-0 credo nel 25 novembre del 2010 era stata combinata dai giocatori dell’Albinoleffe con over e sconfitta» , confermando tutto anche ai federali. Ai tifosi della Lazio, però, non è sfuggito un particolare: sulla sua pagina Facebook, Erodiani ha fra i preferiti anche il gruppo «Tutti uniti contro la Lazio» , nel cui logo c’è il presidente biancoceleste con il vestito dei galeotti. IL CHIARIMENTO - Ieri la Procura della Federcalcio ha comunicato che sarà interrogato, domani, anche Pierpaolo Sganga. Sarebbe lui, membro del Consiglio d’amministrazione del Siena , l’uomo che avvicinò Coppola qualche giorno prima di Siena-Varese per sapere se la gara si poteva perdere, visto che che «il presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta» , come ha dichiarato Carobbio. Sarebbe stato, ed è un particolare decisamente importante, lo stesso Sganga a chiedere di essere ascoltato dai federali, anche per chiarire alcune voci che lo avrebbero riguardato. Secondo Carobbio, Coppola entrò nello spogliatoio «sbiancato in volto» . Situazione che il portiere ha smentito, confermando però di essere davvero stato avvicinato da una persona, senza però dargli peso. Sganga sarà ascoltato lo stesso giorno di Pierandrea Semeraro, l’ex presidente del Lecce che, per la Procura della Repubblica di Bari, avrebbe comprato il derby contro i biancorossi. Gli uomini di Palazzi hanno tutte le carte in mano per valutare, vogliono però riscontrarle con Semeraro, ascoltando le sue verità. GROSSETO&C. - Ieri ancora nuove verifiche sul Grosseto e sulla posizione, sempre più delicata, del suo presidente Camilli. Sulla famosa Salernitana-Grosseto, Cafaro (team manager dei toscani, ascoltato pure su Ancona-Grosseto), ma anche Mariano Stendardo (che per Turati sarebbe il referente della Salernitana) e Nicola Mora, avrebbero negato qualsiasi tipo di coinvolgimento. Oggi sarà il turno di Portogruaro-Crotone: su questo saranno sentiti Cristian Altiner e Andrea Agostinelli (che all’epoca allenava il Portogruaro). ___ Calcioscommesse Frasi contro la Lazio del tabaccaio che ha tirato in ballo Lotito Erodiani fa l’ultrà su Facebook di ANDREA ARZILLI & ARIANNA RAVELLI (CorSera 18-07-2012) Se una lite tra mogli è un buon motivo per giustificare un’acredine personale (riferimento alla difesa di Antonio Conte che mette in dubbio la credibilità del pentito Filippo Carobbio) come verrà valutato dagli uomini della Figc un profilo Facebook con la foto di Claudio Lotito vestito da carcerato, più alcuni insulti da stadio e numerosi sfottò più o meno divertenti? Il profilo in questione è quello di Massimo Erodiani, il proprietario di una ricevitoria di scommesse che l’altro giorno agli uomini di Stefano Palazzi ha parlato di due partite combinate proprio dalla Lazio, la gara con il Siena del 2007 (finita 2-1 per i toscani, già nel mirino delle procure, ma i fatti sono prescritti) e soprattutto quella con l’AlbinoLeffe del 25 novembre 2010 (Coppa Italia), anche questa già citata dal pentito Carlo Gervasoni. «Lotito sapeva di quella combine. Ivan Tisci mi ha rivelato che c’era di mezzo la dirigenza della Lazio ». Così parlò Erodiani in Figc. Ma la verve anti-Lotito del pescarese (ex calciatore, radiato nel primo processo sportivo e per la Procura di Cremona parte integrante dell’associazione dedita alle combine), che sul social network fa parte di due gruppi dai nomi suggestivi, «Tutti uniti contro la Lazio » e «Lazio in B», può minare la sua credibilità? Al di là dei sorrisi—c’è anche una poesiola che prende in giro la Lazio per i guai con le scommesse «Dorme a Rebibbia il tuo capitano » —, forse qualche dubbio lo insinua. Di sicuro fornisce un bell’assist alla difesa della Lazio. I federali, a dire il vero, avevano già accolto le sue deposizioni con una certa prudenza. Per capirci, Erodiani non gode della stessa credibilità che viene riservata a Carobbio e Gervasoni. Un po’ perché la sua rivelazione nasce da una conversazione generica («Nell’ambiente si dice che Lotito sapesse»), un po’ perché riferisce di partite non nuove. Ivan Tisci — la fonte citata da Erodiani, amico di Antonio Bellavista (a proposito: anche Erodiani è amico di Bellavista su Facebook) — è un calciatore che ha patteggiato la sua squalifica a un anno e attende l’esito delle indagini della Procura di Cremona: secondo il suo avvocato Gaetano Mari non ha mai parlato di Lotito e ha incontrato Erodiani una sola volta a una festa di compleanno. Ma questo non significa che non ci sia abbastanza per indagare. Erodiani in tutto ha parlato di 60 partite, mostrando quindi una decisa volontà di collaborare. Se il presidente della Lazio fosse stato davvero a conoscenza di una combine rischierebbe l’accusa di illecito e la società quella di responsabilità diretta (tra l’altro la «Lazio in B» a quel punto ci andrebbe davvero). Tisci potrebbe quindi presto essere chiamato in via Po a deporre. Di sicuro ci andrà domani Pierpaolo Sganga (membro del cda Siena), che ha chiesto di essere ascoltato per chiarire i fatti relativi alla gara col Varese, quella in cui—secondo Carobbio — un dirigente avvicinò il portiere Coppola per chiedergli di perdere. ___ Calcioscommesse È scontro dopo che l’ex portiere del Napoli ha ribadito alla Procura Figc di aver tentato l’illecito con la Samp «Gianello diffama, lo denunceremo» I legali di Cannavaro e Grava «Non ha mai offerto combine i giocatori non sono coinvolti» Il Napoli L’avvocato Grassani: si decida subito non si possono escludere conseguenze per la società di GINO GIACULLI (IL MATTINO 18-07-2012) Scintille azzurre. Non c’è pace in casa Napoli dopo la deposizione di lunedì alla Procura Figc di Matteo Gianello, ex terzo portiere azzurro, che ai procuratori ha ribadito la sua versione sulla presunta combine di Sampdoria-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010. Alla presenza del suo legale Eduardo Chiacchio, Gianello ha «confermato quanto detto alla Procura di Napoli». In breve: per aggiustare la gara avrebbe chiesto la sponda di Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, offrendo soldi ma «Cannavaro e Grava diedero immediatamente e con estrema decisione risposta negativa». Le difese di Cannavaro e Grava vanno al contrattacco e valutano in queste ore, ciascuna per conto proprio, la possibilità di denunciare Gianello per diffamazione, sostenendo a spada tratta la linea consolidata: la proposta indecente non è mai stata fatta. Il tutto mentre Mattia Grassani, legale del Napoli, interviene a sua volta sulla vicenda. E partiamo da qui. Cioè dal Napoli. Il legale della società azzurra Grassani interviene a Radio Kiss Kiss durante «Radio Gol» e spiega che dopo le parole di Gianello «la posizione di Grava e Cannavaro si complica, ed ora non si possono escludere conseguenze anche per la società. Le parole di Gianello dinanzi alla Procura Federale hanno un peso maggiore dal punto di vista del diritto sportivo. La prova acquisita ieri è una prova concreta, ora è possibile che Grava e Cannavaro vengano risentiti. Ora spetterà alla Procura Federale fare le valutazioni tra la versione di Gianello e quella esposta da Grava e Cannavaro. Chiaramente sarebbe preferibile che questa vicenda sia definita prima dell’inizio del campionato, per avere così certezze prima dell’inizio della stagione. Se dobbiamo essere sottoposti a giudizio è giusto che questo si esaurisca in tempi brevi». Come dire: stavolta la cosa si complica, si decida subito. Ma sono invece le difese dei difensori Cannavaro e Grava, per restare in linguaggio calcistico, a piazzare stavolta il contropiede, non escludendo di procedere per diffamazione contro l’ex terzo portiere. Così Luciano Ruggiero Malagnini, legale di Paolo Cannavaro, contrattacca: «Vogliamo capire chi è Gianello e stiamo valutando una diffamazione. Gianello ha prima parlato di un colloquio con Cannavaro e Grava. Poi, in una memoria, aveva smentito di aver detto quelle cose a Paolo e Gianluca. Poi, ancora, di fronte a un’intercettazione ha cambiato di nuovo versione e dice che è vero. Non vorrei, quindi - prosegue Malagnini - che Gianello oggi diventi un pentito peloso. Vuole passare per uno che collabora pure. Se avesse avuto sempre una linea, allora sarebbe stata la sua parola contro quella degli altri. . . Invece è contraddittorio, da quanto ci è dato capire. La nostra posizione è stata sempre la stessa davanti agli inquirenti ordinari e sportivi: Gianello non ha mai rivolto quella proposta a Cannavaro, anzi Paolo ha detto che lo avrebbe denunciato se lo avesse mai sentito». Malagnini replica poi alle parole di Grassani: «Farebbe bene a non formulare sentenze prima del tempo, faccia l’avvocato del Napoli e non di altri dai quali non ha avuto incarico». La stessa linea d’attacco la mette in campo l’altra difesa, quella di Gianluca Grava, che è assistito dall’avvocato Luisa Delle Donne: «Stiamo valutando di denunciare Gianello per diffamazione. Lui prima dice una cosa e poi ritratta, penso che il suo sia un tentativo di beneficiare del patteggiamento come pentito. Davanti alla giustizia ordinaria - insiste la Delle Donne - Gianello ha dato due versioni: ha parlato di tentativo di combine, poi ha ritrattato. Mentre per noi le cose non sono mai cambiate: ribadiamo la completa estraneità di Grava». Per la cronaca, la gara del 2010 finì 1-0 per la Samp, segnò Pazzini, Gianello non era neppure in panchina. La Procura di Napoli ha già archiviato. È la Procura di Palazzi, ora, in divisa da arbitro a dover decidere. Il Napoli potrebbe rischiare un punto in classifica o un’ammenda ma non l’Europa League. ___ SCOMMESSE Il presidente era stato tirato in ballo sulle gare con Siena e Albinoleffe «Accuse infondate» Lotito reagisce alle rivelazioni del pentito Erodiani: tutto falso «Aspetto che depositino le carte, poi mi muoverò» Intanto si aggrava la posizione del Grosseto di CARLO SANTI (Il Messaggero 18-07-2012) ROMA - Rabbia in casa Lazio. Tirato in ballo da Massimo Erodiani, uno degli artefici del calcioscommesse, Claudio Lotito si difende. «È tutto inventato - ha affermato il dirigente - Aspetto che depositino le carte per muovermi». Il presidente della Lazio, che verrebbe tirato in ballo da Erodiani per due partite, quella contro il Siena risalente al campionato 2006-2007 (e quindi in prescrizione: nessun rischio di condanna sportiva ma solo di etica) e con l’AlbinoLeffe di Coppa Italia del 2010, allontana tutte le ombre dal suo club. «Che senso ha dire queste cose? L’avvocato - ha continuato Lotito - ha mandato per muoversi: sa come procedere. Io non conosco queste persone ma, lo ripeto, non è un problema». Non vorrebbe parlare, il presidente laziale. «Non rispondo nulla, lo farò in tribunale. Ripeto, sono tutte fesserie inventate e non so perché». Erodiani, che secondo gli inquirenti sarebbe stato colui che teneva i contatti con gli Zingari, già interrogato dalla Procura di Cremona e adesso dalla giustizia sportiva, avrebbe detto che il patron della Lazio era al corrente di vicende poco chiare che coinvolgono la squadra. Insomma, di partite truccate, di combine. Ha parlato, Erodiani, di quella con il Siena di tanto tempo fa ricordando che, lo stesso Lotito, dopo quella sconfitta maturata allo scadere del tempo con un gol di Negro (ex biancoceleste) ha allontanato qualche giocatore (Zauri e Mutarelli), vicenda questa che, però, non prova alcun coinvolgimento con quel risultato. Il possibile risultato al Franchi di Siena, 2-1 per i padroni da casa, sembrerebbe essere maturato dopo il pareggio tra Chievo e Catania. Con quel risultato al Siena serviva la vittoria per salvarsi mentre alla Lazio nessun risultato avrebbe cambiato la sua posizione. Il lavoro della Procura della Federcalcio deve concentrarsi, perché qui non c’è prescrizione, sulla partita di Coppa Italia con l’AlbinoLeffe del 25 novembre 2010 vinta dalla Lazio per 3-0. Su questa gara ci sarebbero dei riscontri alla Procura di Cremona. Lo stesso Erodiani ha spiegato, lo scorso marzo al pm Di Martino, che «Gegic (uno degli Zingari, ndr) mi riferì che Lazio-AlbinoLeffe era stata combinata dai giocatori dell’AlbinoLeffe con over e sconfitta. Non mi disse chi è che aveva organizzato la combine». Adesso, però, Erodiani afferma che Lotito era al corrente di tutto. Lo sdegno di Lotito - che a questo punto tra non molto verrà convocato da Stefano Palazzi - e l’offensiva dell’avvocato Gianmichele Gentile. «Non conosciamo il contenuto dei verbali - ha spiegato il legale parlando della presunta confessione di Erodiani - Il presidente mi ha detto di non conoscere assolutamente questo signore, non ha mai avuto contatti con lui e quindi è una notizia palesemente infondata e calunniosa. Quello che mi meraviglia - ha aggiunto l’avvocato Gentile - è che si getta fango addosso alla società, al presidente, ma soprattutto ai tifosi. Avremo modo di dimostrare che queste notizie sono solo un pettegolezzo». Sotto la lente della Procura della Figc adesso c’è la Lazio. Le parole di Erodiani la mettono nei guai anche se, in una vicenda come questa dove tutto è aleatorio e le finte verità sono mille come le parole che sono sempre diverse, tutto deve essere dimostrato. Ieri in Procura a via Po l’attenzione si è spostata sul Grosseto. Marco Turati, ex giocatore del club, ha ribadito le accuse rese al gip di Cremona subito dopo il suo arresto (28 maggio). Parole pesanti perché Turati avrebbe affermato che Piero Camilli, il presidente, avrebbe comprato il risultato di Salernitana-Grosseto (3-4) dell’aprile 2010. Come dire: responsabilità diretta e rischio di gravi sanzioni anche perché ci sono altre partite che coinvolgerebbero il Grosseto come Ancona-Grosseto. «La partita vinta con la Salernitana? Il nostro presidente Camilli l’aveva comprata - ha detto Turati - e l’ho saputo una settimana dopo da Carobbio che lo aveva sentito dal collega Mora». ___ Scommesse Il legale della Lazio dopo le accuse di Erodiani: solo pettegolezzi. Gianello vuota il sacco Lotito al contrattacco. Il Napoli nei guai di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 18-07-2012) «Le notizie riportate sui giornali sono solo pettegolezzi. Il presidente Lotito non conosce il signor Erodiani, non ha mai avuto contatti con lui: i fatti apparsi sui giornali sono palesemente infondati e calunniosi». Così l'avvocato della Lazio Gianmichele Gentile ha difeso la società biancoceleste e il suo presidente dalle accuse ricevute da Massimo Erodiani, interrogato lunedì scorso dalla Procura federale nell'ambito dell'inchiesta sportiva sul calcioscommesse. Secondo quanto raccontato dal tabaccaio abruzzese ai collaboratori di Palazzi, Lotito sarebbe a conoscenza di due presunte combine: Siena-Lazio 2-1 del 27 maggio 2007 e Lazio-AlbinoLeffe 3-0 del 25 novembre 2010. «Non conosciamo il contenuto dei verbali – ha aggiunto Gentile ai microfoni di Lazio Style Radio – ciò che è stato chiesto e riferito. Si accusa il presidente di un comportamento poco lecito, ma quando verranno pubblicati gli atti vedremo chi ha ragione. Intanto i soliti amici della Lazio hanno tratto spunto da questa notizia, non approfondita e non illustrata, per buttare fango sulla società, sul presidente e soprattutto sui tifosi: faremo denunce e querele per diffamazione verso tutti quelli che hanno parlato di questa cosa. Chi ha sbagliato pagherà». Intanto il legale del Napoli Mattia Grassani, ha confermato la difficile situazione del club partenopeo dopo la deposizione del pentito Gianello: «La posizione di Grava e Cannavaro si complica – ha spiegato Grassani a Radio Kiss Kiss – e non si possono escludere conseguenze per la società. La Procura dovrà ora valutare la credibilità dell'accusatore: a Napoli Gianello voleva ritrattare le accuse, mentre a Roma ha confermato tutto», ovvero la tentata combine di Sampdoria-Napoli del maggio 2010. Domani, intanto, la Procura federale ascolterà l'ex presidente del Lecce Semeraro e Pierpaolo Sganga, consigliere del Siena che avrebbe tentato di alterare il risultato di Siena-Varese del maggio 2011: entrambi i club rischiano un deferimento per responsabilità diretta. ___ IL PATRON DELLA LAZIO Furia Lotito «Erodiani? Sono accuse da ridere» di DAVIDE STOPPINI (GaSport 18-07-2012) «Mi viene da ridere. Anzi, di fronte a queste cose non so se ridere o incavolarmi», dice Claudio Lotito. Il presidente della Lazio preferisce non commentare le indiscrezioni relative all'audizione di Massimo Erodiani, che avrebbe tirato in ballo lui e la dirigenza biancoceleste per Siena-Lazio del campionato 2006-07 e Lazio-AlbinoLeffe di Coppa Italia del 2010. Piuttosto, alle parole Lotito preferisce l'azione. E così ha dato mandato al suo legale di fiducia, l'avvocato Gianmichele Gentile, una volta ricevuti gli atti dell'inchiesta, di procedere a una querela per calunnia e una richiesta di risarcimento danni nei confronti del tabaccaio abruzzese. L'avvocato Altro materiale per Gentile, dunque. «Sono incredulo — ha detto l'avvocato — ma abbiamo già pronte le contromosse. Ho parlato con il presidente, mi ha detto di non conoscere Erodiani e di non aver mai avuto contatti con lui. È solo un pettegolezzo. È tutto palesemente infondato e calunnioso, un pretesto per buttare fango sulla Lazio». E a questo proposito ai legali del club biancoceleste non è sfuggito quanto contenuto sul profilo Facebook di Erodiani con insulti espliciti alla Lazio. ___ Calcio scommesse Lotito risponde “Chi è Erodiani? Aspettiamo le carte” Napoli, si fa dura di MATTEO PINCI (la Repubblica 18-07-2012) ROMA — «Questo signore non lo conosco, vediamo cosa c’è di vero in quello che dicono i giornali». La Lazio risponde alle accuse del pentito Massimo Erodiani. Anche se le parole del presidente Claudio Lotito, a conoscenza secondo il tabaccaio pescarese di una combine per Siena-Lazio 2-1 del 27 maggio 2007, arrivano filtrate dalla voce del suo legale, Gentile. «Non ho letto le accuse di Erodiani — dice l’avvocato — ma quello che i giornali dicono avrebbe detto. E non è una base sufficientemente solida per alcun ragionamento. Quando avremo visto le carte valuteremo le sue affermazioni, capiremo che tipo di credibilità abbia. E allora faremo le nostre valutazioni». Valutazioni dovrà farne anche il procuratore Palazzi: convocare o meno Lotito? In fondo Erodiani, che avrebbe detto anche di aver saputo da Ivan Tisci come dirigenti del club capitolino avessero “pattato” Lazio-Albinoleffe del 2010, viene ritenuto dai pm di Cremona soggetto di provata credibilità. Ma c’è anche chi sostiene la tesi dell’astio personale verso il club di Lotito, motivandolo con le preferenze da lui accordate a gruppi facebook contro la Lazio. Se in via Po riterranno credibili le sue parole, potrebbe essere convocato lo stesso Tisci. Lo suggerisce anche il suo legale, Gaetano Mari, che aggiunge: «Per quello che mi risulta, Tisci non sa nulla di questa partita». Ma in Procura Federale per ora sono altri i presidenti sotto osservazione. Domani, oltre all’ex numero uno del Lecce Pierandrea Semeraro, gli 007 Figc sentiranno anche Pierpaolo Sganga, consigliere d’amministrazione del Siena: sarebbe stato lui, uomo vicino al presidente Mezzaroma, a chiedere a Ferdinando Coppola di perdere con il Varese. Sul filone di Napoli, invece, i timori dell’avvocato del club azzurro, Grassani, dopo la confessione di Gianello: «La posizione di Grava e Cannavaro si complica, al momento non posso escludere conseguenze anche per la società». ___ Sotto accusa Il presidente laziale inguaiato dalle dichiarazioni del faccendiere pentito Erodiani Lotito avrebbe saputo delle combine col Siena (in campionato) e con l’Albinoleffe (in Coppa Italia). La replica: querelo chi mi diffama. Gianello mette paura al Napoli di GIAMPIERO DE CHIARA (Libero 18-07-2012) Non è un buon momento per Claudio Lotito, il presidente della Lazio. Prima le polemiche in diretta tv con il conduttore di Sportitalia Michele Criscitiello, sull’assenza (dopo essere stato invitato) negli studi televisivi del patron biancoceleste. Ieri la notizia, molto più grave del diverbio con un giornalista, di un coinvolgimento della Lazio e del suo presidente nella vicenda calcioscommesse. L’altro giorno, infatti, è tornato a parlare Massimo Erodiani, considerato dagli inquirenti uno dei perni dell’organizzazione che manteneva i contatti con gli «zingari » e con coloro che finanziavano la corruzione delle partite. Il pentito avrebbe affermato che Lotito sarebbe stato a conoscenza delle presunte combine di Siena-Lazio (2-1) del maggio 2007 e Lazio-Albinoleffe (3-0) di Coppa Italia, giocata nel novembre 2010. Un fulmine che ha squassato la tranquilla e operosa attività di casa Lazio in quel di Auronzo di Cadore, dove la squadra biancoceleste, agli ordini del nuovo mister Petkovic, sta svolgendo la preparazione estiva. Il caso Mauri, il laziale finito in galera e sotto accusa per un altro giro di scommesse, sembrava passato: messo alle spalle. La società, però, nega ogni coinvolgimento. Il presidente sarà comunque ascoltato dalla Procura federale. Per ora le accuse di Erodiani non hanno riscontri diretti. Il pentito avrebbe riferito agli inquirenti di aver saputo da altri che Lotito fosse a conoscenza delle due presunte combine. Mancano, riscontri, fatti e prove. La replica biancoceleste, comunque, non si è fatta attendere. A difendere Lotito ci ha pensato l’avvocato della Lazio Gianmichele Gentile: «Non conosciamo il contenuto dei verbali. Il presidente mi ha chiamato, dicendo di non conoscere assolutamente questo signore (Erodiani, ndr), non ha avuto nessun contatto con lui, e quindi per quanto riguarda Lotito è una notizia palesemente infondata e calunniosa». L’avvocato Gentile annuncia poi che la società prenderà dei provvedimenti: «Avremo modo di dimostrare che queste notizie sono solo un pettegolezzo. La società e il presidente faranno denunce e querele per diffamazione, verso tutti quelli che hanno parlato di questa cosa. Aspetteremo di avere in mano i verbali per vedere che chi ha parlato di questo, e chi ci ha costruito sopra». Nei verbali, cui Erodiani ha fatto riferimento nell’interrogatorio dell’altro ieri, Siena-Lazio era giunta all’attenzione degli inquirenti per una denuncia di estorsione fatta da Paolo Negro. La partita venne vinta dai toscani per 2-1, con gol decisivo proprio del difensore. Negro secondo le accuse di Erodiani avrebbe fatto un cenno ad alcuni laziali per indicare la sconfitta del Chievo a Catania (risultato apparso sui tabelloni), che avrebbe consentito al Siena, vincendo, di rimanere in A. Proprio negli ultimi minuti Negro segnò il gol vittoria, gol della salvezza senese e della retrocessione veronese. Lotito – ha rivelato Erodiani «de relato» - una volta saputo della combine avrebbe voluto cacciare i due giocatori della Lazio protagonisti del presunto fattaccio. Un primo tassello che ridimensiona le nuove accuse è il fatto che proprio venerdì scorso la Procura Federale ha archiviato le indagini relative alla vicenda della tentata estorsione all’ex difensore della Lazio, Paolo Negro. Altro punto a favore della Lazio, riguarda la questione delle segnalazioni del tabellone su Chievo-Catania. Quel giorno, rivela il sito biancoceleste lalaziosiamonoi.it, il tabellone luminoso mandò in onda soltanto il risultato di Reggina-Milan. E l’accusa di combine si basa, invece, su un presunto cenno di Negro ai laziali, una volta venuto a conoscenza – proprio dai tabelloni dello stadio - della contemporanea sconfitta del Chievo a Catania. Si complica anche la posizione del Napoli e di Cannavaro e Grava, dopo l’audizione dell’ex portiere partenopeo Matteo Gianello davanti alla Procura Federale. A dirlo è l’avvocato Mattia Grassani, legale della società partenopea. L’ex terzo portiere del Napoli, ai pm campani, aveva ammesso la presunta combine di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, per cui aveva tentato di coinvolgere Cannavaro e Grava, che rischiano una squalifica per omessa denuncia.
  9. Porto Franco a cura di FRANCO ARTURI (GaSport 18-07-2012)
  10. Grazie Agnelli che mi fai odiare di nuovo la Juve! Dopo la retrocessione i bianconeri erano tornati simpatici. Poi ci ha pensato il giovane presidente, con la battaglia per gli scudetti e la cacciata di Del Piero. di GIANCARLO GOVERNI (globalist.it 18-07-2012) Vi devo dire la verità: la Juventus mi stava diventando simpatica. Era accaduto quando fu punita con la sottrazione di due scudetti (che non sono pochi. Ditelo a noi laziali che ne abbiamo vinti proprio due, come la Fiorentina e il Napoli) e un anno di purgatorio in Serie B. Lo seguii tutto quel campionato di B che si giocava il sabato. La Juventus lo vinse dando lezioni di calcio e ottenendo la promozione con molte settimane di anticipo. Sembrava una purificazione con i suoi vecchi campioni che le erano rimasti fedeli, in primis Del Piero ma anche Buffon, mentre tanti si erano dati, al primo agitar delle acque, con capitan Cannavaro in testa. Per la prima volta ho provato tenerezza e simpatia per la squadra più odiata d'Italia da tutti quei tifosi che a torto o a ragione la accusavano delle più grandi malefatte, di scudetti scippati, di partite rubate e di esercizio del potere in maniera sfacciata, come negli anni di Moggi che avevano portato la società più titolata sul banco degli imputati. A questo si aggiunga la mia simpatia per il Torino e si potrà capire quanto avrei dovuto gioire per il declino di quella società di cui ricordo il presidente che implora clemenza, chiedendo la retrocessione nella serie inferiore. Tutte le squadre più titolate avevano subito l'onta della retrocessione, persino il Milan pluriscudettato, tranne due: la Juventus e l'Inter. Ricordo una vignetta del giornale umoristico il Travaso, della serie "La vedova scaltra": si vedeva una vedova in gramaglie che, singhiozzante, diceva: "Fatemi vedere la Juventus in serie B e poi raccoglietemi pure accanto a quell'anima benedetta". Ora c'è rimasto soltanto l'Inter a poter vantarsi di non essere mai retrocessa. Ora che la tragedia impossibile si era verificata, io laziale simpatizzante del Torino, anziché gioire, mi ero ritrovato a simpatizzare per la Juventus. Mi ero indignato pure quando uno degli scudetti revocati era stato, inopinatamente, assegnato all'Inter, mentre, pensavo insieme a tanti italiani, che, anche per quell'anno nell'almanacco sarebbe dovuto apparire la scritta "revocato". Ebbene, ora che la Juventus è ritornata a vincere è tornata ad essere antipatica ma non perché ha vinto ma per colpa del suo presidente Agnelli, l'ultimo rampollo di cotanta famiglia che di suo zio non ha ereditato neppure un barlume di classe. Ha cominciato facendo capire che Alex Del Piero, uno degli ultimi fuoriclasse nostrani, sarebbe stato segato. E il sospetto che avesse preso questa decisione dopo aver visto, alla inaugurazione dello stadio, il campione di oggi accanto a Boniperti, il vecchio campione che della Juve fu anche presidente, apparve subito fondato. Per gelosia. Poi la pretesa di far cucire sul petto la terza stella, che sta a dire che non accettava la revoca dei due scudetti. E per ultimo, l'aver riesumato il motto "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta". Magari, aggiungono i maligni, malversando, pilotando gli arbitri come si sospetta sia avvenuto in passato. Che cosa impareranno i ragazzi da questa Juventus? Che tipo di educazione allo sport sta dando la "vecchia signora" del calcio italiano? Questa cosa è uscita proprio quando Del Bosque, il grande allenatore della Spagna che nella sua carriera ha vinto tutto quello che c'era da vincere, affermava di "aver imparato a vincere, grazie alle sconfitte". Devo dire che nei confronti di questo Agnelli qui provo un senso di gratitudine per avermi fatto passare la voglia di simpatizzare per la Juventus e di avermi fatto tornare alla vecchia sana abitudine di detestare i "gobbi" e la loro storia.
  11. l'Unità 17-07-2012 ___ C’era una volta il Foggia dei miracoli Fallisce la società rossonera: ripartirà dai dilettanti. L’Andria si salva in extremis di ENZO TAMBORRA (la Repubblica - Bari 17-07-2012) POVERO calcio pugliese. Dopo il Taranto, da ieri nel calcio che conta non c'è più neanche il Foggia, mentre per il rotto della cuffia si è salvata l'Andria. Come previsto, entro le 13 di ieri, termine ultimo per presentare ricorso contro la mancata iscrizione al campionato di Prima Divisione, non è stato possibile per il club rossonero presentare né la fideiussione bancaria di 600mila euro, né i bonifici per quasi 900mila euro, relativi al pagamento di stipendi, Irpef ed Enpals. Già ieri sera, mentre davanti ai cancelli dello Zaccheria circa duecento tifosi celebravano la giornata dell'orgoglio rossonero, il sindaco Gianni Mongielli attivava la procedura per l'assegnazione di un nuovo titolo sportivo, primo passo per l'iscrizione al prossimo campionato di serie D, se tutto andrà nel verso giusto. Sta di fatto che è finita nel baratro la città di Zemanlandia, oasi di un calcio mai visto. Dopo cinquantacinque anni di vita, undici dei quali trascorsi in serie A, il Foggia dovrà ripartire dai Dilettanti e la mazzata per la passionale tifoseria dei Satanelli è tremenda. Se Taranto aveva vissuto altre giornate così nere, per Foggia è una novità difficile da sopportare. «Ma bisogna andare avanti. Ho ritenuto indispensabile agire a tutela della tradizione calcistica della nostra città, avviando le procedure di iscrizione alla serie D», ha spiegato il sindaco Mongelli, che le ha provate tutte per salvare la società appesantita dai debiti maturati in modo consistente anche durante l'ultima gestione Casillo. Inutili i tentativi di avvicinare alcuni imprenditori, l'ultimo il ligure Pedemonte, che si è arreso di fronte alla difficoltà della situazione. Che la vita debba continuare, lo dimostra anche la richiesta giunta nelle scorse ore al Comune di Bari per l'utilizzo del San Nicola, visto allo Zaccheria almeno sino al 30 luglio ci sarà il cartello di lavori in corso. Se non altro, il calcio pugliese, oltre al Barletta, sarà rappresentato l'anno prossimo in prima divisione anche dall'Andria, protagonista di un salvataggio davvero rocambolesco. Le carte per il ricorso sono state presentate solo tre minuti prima della scadenza dei termini. Fallito in mattinata il tentativo di mettere insieme una cordata di imprenditori, a garantire il pagamento dei restanti 260mila euro necessari per completare la fidejussione è stato ancora una volta Gianni Attimonelli, che già aveva garantito in precedenza 200mila euro. Altri 70mila li aveva resi disponibili l'ex presidente Fusiello, altri 70mila erano stati ricavati dalla raccolta fondi dei tifosi. C'è voluta però una corsa in taxi ad alta velocità per arrivare davanti agli uffici della Covisoc, appena in tempo prima che fosse troppo tardi. Da definire ora l'organico societario, a cominciare dal ruolo di presidente. Ma questo salvataggio non basta a riscattare lo scivolone della Puglia del calcio. ___ bandieraBianca SQUADRE SCOMPARSE: LA PROVINCIA PAGA LA CRISI ECONOMICA NAZIONALE di NICOLA BINDA (GaSport 17-07-2012) Chiudono le fabbriche, e chiudono le squadre. E' la crisi, ragazzi. E lo sport non può restare indenne, con tutto quello che succede in Italia. Non è la prima estate dolorosa nello sport: da anni al momento delle iscrizioni ci sono squadre che alzano bandiera bianca, o vengono estromesse per motivi economici. Ma in questo momento storico del nostro Paese, certe bocciature sono una ferita in più. Qui non sono in discussione i posti di lavoro, come se a chiudere fosse un'azienda. Quello è un problema reale, ma marginale rispetto al dolore che si provoca a migliaia di tifosi che perdono il loro punto di riferimento del weekend: niente stadio, o niente palazzetto. Per rivedere la squadra del cuore in campo — se va bene — bisognerà seguire un torneo minore. Amen. Non è solo un problema calcistico. E' tutto lo sport a soffrire. A oggi la Lega Pro ha perso otto club (in passato è anche andata peggio), alcuni prestigiosi, in tutta l'Italia: le mitiche Spal e Triestina, il Piacenza, le pugliesi Foggia e Taranto, il Pergocrema, il Siracusa e il Giulianova. Per un pelo sembra salvo il Treviso, squadra di una città che già piange la discutibile mancata ammissione nel basket in serie A (out anche Teramo). La pallacanestro paga a carissimo prezzo questa crisi, con 39 squadre saltate nelle prime quattro divisioni (c'è anche Piacenza, che fa una triste doppietta con il fallimento nel calcio) e altre 13 tra quelle femminili. E non parliamo della pallavolo, dove la crisi tocca la capitale: niente Roma, e anche qui niente Treviso (anche se la squadra giocava a Belluno), oltre a Monza e Novara che, nel volley femminile, ha fatto la fusione con Villa Cortese. I presidenti non possono investire, gli sponsor hanno chiuso i rubinetti, gli incassi sono quelli che sono perché la gente fa fatica a pagare il biglietto. E i criteri d'iscrizione sono sempre più severi, per evitare patatrac a stagione in corso. Non tutti sono come la Serie A del calcio, che grazie ai diritti tv vive su un altro pianeta. Gli altri piangono, fanno sacrifici e tirano avanti. Chi non ce la fa si arrende, i più fortunati restano in pista e chiedono ai tifosi di essere comprensivi se vengono ceduti i beniamini. Fino a quando l'Italia sarà in questo stato, lo sport ne pagherà le conseguenze. L'attualità dei club sarà i problemi economici, non i risultati. Consoliamoci con le Olimpiadi: lì per partecipare servono atleti veri, non le fideiussioni.
  12. Calcioscommesse, il pentito Erodiani tira in ballo il presidente biancoceleste: sarebbe venuto a conoscenza della combine dopo la gare col Siena del 2007, tanto che poi avrebbe allontanato i colpevoli. L’altro match nel mirino è con l’Albinoleffe Accuse alla Lazio “Due partite truccate, Lotito sapeva tutto” Gianello conferma le sue rivelazioni su Samp-Napoli. Bonucci e Criscito negano gli addebiti di MARCO MENSURATI & MATTEO PINCI (la Repubblica 17-07-2012) Lotito aveva saputo della combine di Siena-Lazio. Questo avrebbe confessato ieri Massimo Erodiani davanti alla Procura Federale, parlando di due gare “combinate”. Si tratta della sconfitta per 2-1 con i toscani, ultima giornata del campionato 2006-2007, e di Lazio-Albinoleffe di coppa Italia del 2010. Secondo il tabaccaio pescarese ed ex calciatore, radiato dalla giustizia sportiva, il presidente della Lazio sarebbe venuto a conoscenza della combine del match grazie al quale il Siena, il 27 maggio 2007, strappava la permanenza in serie A battendo la squadra biancoceleste, grazie a un gol all’86’ di Paolo Negro. In via Po, durante una giornata attesa soprattutto per le convocazioni di Bonucci, Ranocchia e Criscito, la vera bomba l’ha fatta esplodere Erodiani, assistito davanti al pool romano dall’avvocato Paolo D’Incecco: sessanta partite, quelle di cui si è parlato nel corso del lungo interrogatorio con gli 007 del procuratore Palazzi. Una domanda quasi dovuta, poi, cambia la storia della giornata: «Possibile che nessun dirigente sapesse nulla?». Tutt’altro che scontata la risposta del “pentito”: «Nell’ambiente si diceva che Lotito sapesse», avrebbe risposto Erodiani. Abbastanza per iniziare a parlare di quel Siena-Lazio. Una gara per la quale già mesi fa si erano mossi gli uomini dello Sco (Servizio centrale operativo della Polizia), inviando un’informativa alla procura di Cremona: l’ex difensore laziale Paolo Negro, in campo con i toscani, secondo gli inquirenti avrebbe indicato sul maxischermo del “Franchi” il pareggio tra Catania e Chievo, risultato grazie al quale sarebbe bastato un gol al Siena per salvarsi. E all’86’ proprio Negro siglava la rete salvezza. Una partita che, secondo Erodiani, sarebbe stata organizzata dai giocatori in campo. Per questo il presidente sarebbe diventato furioso, perché tenuto all’oscuro dell’accordo. Per lo stesso motivo avrebbe poi fatto in modo di allontanare tre giocatori “infedeli” di quella squadra. Discorsi, va specificato, relativi a episodi prescritti, e che Erodiani spiega di aver ricevuto “de relato”. Come per ogni altra confessione, d’altronde, tutte finora riscontrate dai fatti. Ma non solo Siena-Lazio. Perché, e qui le accuse si fanno ancora più pesanti, il tabaccaio pescarese avrebbe anche riferito di aver saputo da Ivan Tisci, ritenuto dal tribunale del Riesame di Brescia “parte integrante” dell’associazione, come Lazio-Albinoleffe di coppa Italia del novembre 2010 sarebbe stata “accomodata” dalle dirigenze per ottenere un under alla fine del primo tempo e over a fine gara. In questo caso non comparirebbe il nome del presidente biancoceleste: il racconto potrebbe quindi riferirsi anche ad altre figure dello staff dirigenziale del club. Appare quasi inevitabile, però, che la Procura Federale possa decidere nei prossimi giorni di convocare proprio il presidente Lotito. Per chiedergli conto di accuse tanto gravi, raccontando la propria versione. E a questo punto anche lo stesso Tisci dovrebbe essere chiamato a presentarsi davanti ai federali: per fornire la testimonianza chiave per confermare o smentire le parole di Erodiani. Ieri intanto in procura è stato anche il giorno di Bonucci, Ranocchia e Criscito. L’esterno ha «chiarito la sua posizione » sul colloquio con gli ultrà prima di Lazio-Genoa e risposto sul «devastante» derby Genoa-Samp. Matteo Gianello, ex terzo portiere del Napoli, ha invece ribadito quanto detto ai pm partenopei il 15 giugno dello scorso anno: tentò di pilotare Sampdoria-Napoli (1-0, 16 maggio 2010) provando a coinvolgere nell'illecito anche gli ex compagni Paolo Cannavaro e Gianluca Grava che ora rischiano il deferimento per omessa denuncia, mentre il Napoli quello per responsabilità oggettiva. ___ Calcioscommesse Erodiani tira in ballo Lotito e la Lazio «Il presidente sapeva» La rivelazione Il riferimento è alla presunta combine di Lazio-AlbinoLeffe di Coppa Italia «Me l’ha detto Tisci» di ANDREA ARZILLI (CorSera 17-07-2012) ROMA — La sorpresa arriva quando nessuno se l'aspetta. E non dai «big» convocati ieri in Figc, come i due azzurri Mimmo Criscito e Leonardo Bonucci o l'interista Andrea Ranocchia. È il titolare dell'agenzia di scommesse Massimo Erodiani (già ritenuto dalla procura di Cremona membro dell'associazione che mirava a taroccare le partite e più volte ascoltato) a ritirare in ballo con i federali due gare chiacchierate della Lazio: una con l'Albinoleffe in Coppa Italia (3-0, 25 novembre 2010) e l'altra col Siena nella stagione 2006-07. Solo che nel primo caso paventa il coinvolgimento diretto del presidente Claudio Lotito. Erodiani — difeso dall'avvocato Paolo D'Incecco — parla prima genericamente, citando «voci risapute nell'ambiente, chiacchiere diffuse». Poi però fa nome e cognome della sua fonte: «A raccontarmi che c'era di mezzo la dirigenza della Lazio è stato Ivan Tisci». Tisci, ex giocatore di Avellino e Lanciano, ha già patteggiato una squalifica di un anno nel primo filone del calcioscommesse. Se i federali dovessero credere a Erodiani e alle sue rivelazioni «de relato», il presidente della Lazio rischierebbe anche l'accusa di illecito o — quanto meno — l'omessa denuncia. Le puntate erano sull'over (2-0) nel primo tempo e anche come risultato finale. Di questa partita — e negli stessi termini —, aveva già parlato il pentito Carlo Gervasoni al pm di Cremona Roberto Di Martino: «Gegic mi riferì che Lazio-AlbinoLeffe di Coppa Italia era stata combinata dai giocatori dell'AlbinoLeffe con over e sconfitta. Non mi disse chi aveva organizzato la combine». In Siena-Lazio del 2007 (2-1), invece — partita che decretò la salvezza dei toscani a scapito del Chievo —, l'accordo sarebbe stato tra calciatori: «In questo caso Lotito non c'entra niente», ha raccontato Erodiani ieri in Figc. Il presidente della Lazio ne sarebbe venuto a conoscenza a cose fatte e, a fine stagione, avrebbe cacciato tre suoi giocatori ritenuti responsabili della combine. I fatti sono comunque prescritti. Anche questa partita era già finita sotto la lente delle procure di Cremona e Napoli per una denuncia di estorsione fatta dal difensore Paolo Negro (autore del gol decisivo per il Siena, con un passato nella Lazio) che avrebbe concordato la vittoria con gli ex compagni. Lo Sco in un'intercettazione tra due pregiudicati carpì la frase: «Guarda che Negro c'entra eccome, a questo togliamo un sacco di soldi». Tornando alla giustizia sportiva, tutto il filone Lazio potrebbe però arrivare a processo solo in autunno, assieme ai fatti che riguardano il Genoa. E sui fatti di Genova ieri è stato sentito Criscito: su di lui pendono la presunta combine nella gara con la Lazio e il legame che scotta con alcuni tifosi rossoblù. Bonucci invece è accusato da Andrea Masiello per Udinese-Bari: lo juventino in due ore ha respinto ogni addebito. Ma dalla Procura di Bari è arrivato il rinvio a giudizio di Pierandrea Semeraro, ex presidente del Lecce: per Palazzi la conferma dell'attendibilità di Masiello. Invece Ranocchia (non indagato) è stato sentito solo come testimone. ___ Scommesse Lo accusa, senza fornire prove, di essere stato a conoscenza di combine Erodiani tira in ballo Lotito Bonucci non convince la Procura. Gianello inguaia Napoli di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 17-07-2012) Matteo Gianello inguaia il Napoli, Leonardo Bonucci rischia grosso, mentre Massimo Erodiani tira in ballo Claudio Lotito senza però citare fonti né fornire prove. L'ultima settimana del terzo filone dell'inchiesta sul calcioscommesse ha riservato conferme, sorprese e inattesi quanto clamorosi colpi di scena, come appunto le accuse di uno dei personaggi principali dello scandalo 2011 nei confronti del presidente della Lazio. Chiariamo subito lo scenario: interrogato dai collaboratori del procuratore Palazzi, Erodiani ha riferito accuse de relato, riportando presunti fatti ascoltati da altre persone. Di chi possa trattarsi non è dato sapere. In ogni caso, le accuse a Lotito riguardano due partite: Siena-Lazio 2-1 del 27 maggio 2007 e Lazio-AlbinoLeffe 3-0 del 25 novembre 2010. Per ciò che riguarda la partita col Siena, ultima giornata del campionato in questione, Lotito sarebbe venuto a conoscenza della presunte combine – naturalmente secondo Erodiani – soltanto dopo l'incontro: arrabbiato per l'accaduto, il presidente biancoceleste avrebbe anche allontanato due «traditori» dalla propria squadra. Quel 27 maggio il Siena conquistò la salvezza grazie alla vittoria firmata in extremis dall'ex Paolo Negro, poi finito nell'occhio del ciclone per una strana intercettazione telefonica colta dagli investigatori della squadra mobile di Roma: «Negro c'entra eccome, a questo togliamo un sacco di soldi». Ben diversa l'accusa mossa da Erodiani per Lazio-AlbinoLeffe: Lotito avrebbe saputo della combine della partita. Una partita già citata, sempre de relato, anche da Gervasoni: «Gegic mi riferì che l'incontro era stato combinato dai giocatori dell'AlbinoLeffe con Over e sconfitta – dichiarò il calciatore ai magistrati di Cremona lo scorso 12 marzo – ma non mi disse chi aveva organizzato la combine». Ora Erodiani accusa Lotito, senza però fornire le prove necessarie. Ma la lunga giornata in Procura ha fornito altre, importanti notizie. A partire dall'audizione di Bonucci, la cui posizione è davvero complicata: convocato per chiarire la presunta partecipazione alla combine di Udinese-Bari del 9 maggio 2010, il difensore della Juventus ha negato ogni addebito senza però convincere la Procura. Del resto le accuse del pentito Andrea Masiello, ex compagno di squadra a Bari, sono molto circostanziate: «Io, Bonucci, Belmonte e Parisi giocammo per raggiungere il risultato a cui mirava Di Tullio, agevolando la segnatura di tre reti». Il difensore della Juventus rischia un lungo stop, almeno tre anni: la Juventus ha già trovato il sostituto, l'ex interista Lucio, ma certo non può sorridere. Come non può sorridere il Napoli, nei guai per le dichiarazioni di Gianello. Dopo tanti dubbi legati alla condizione fisica e non solo, l'ex portiere partenopeo ha infatti deciso di rispondere alla convocazione della Procura. Una notizia poco gradita a Napoli, dove tutti speravano che Gianello ritrattasse le confessioni dello scorso anno sulla tentata combine di Sampdoria-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010. E invece il portiere ha confermato le accuse contro Paolo Cannavaro e Grava (a rischio omessa denuncia), come spiegato dall'avvocato Eduardo Chiacchio: ora il Napoli rischia il deferimento per responsabilità oggettiva con uno o due punti di penalizzazione. ___ GIANELLO CONFERMA LA TENTATA COMBINE DI SAMP-NAPOLI Ranocchia-Bonucci, il muro delle scommesse Ascoltati in Procura i difensori, ex compagni al Bari: «Tutto a posto». Per Criscito due ore di domande di STEFANO FIORE (il Giornale 17-07-2012) Con l’audizione di Matteo Gianello, che ha confermato la tentata combine di Sampdoria-Napoli del 2010, si è chiuso anche il filone napoletano del calcioscommesse. Il pm Palazzi si avvia a chiudere le indagini, poi si prenderà qualche giorno prima di decidere i deferimenti e renderli noti: si arriverà a fine mese, sempre che il calendario non slitti ancora (l’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro doveva essere interrogato domani, è slittato a mercoledì). Poi dovrà decidere se privilegiare i processi ai club con responsabilità diretta, come anticipato dal dg della Figc Valentini. Ma la giornata di ieri è stata importante perché ha visto la «sfilata» di Andrea Ranocchia e Leonardo Bonucci, compagni di squadra ai tempi di Bari e che hanno spiegato le loro posizioni in merito a Udinese-Bari e Bari-Genoa della stagione 2010-11, oltre a quella di Domenico Criscito, interrogato su Lazio-Genoa della stessa annata. Dopo quasi cinquanta minuti, il difensore dell’Inter (interrogato come «persona potenzialmente informata sui fatti») è uscito rilasciando solo una breve dichiarazione: «Tutto a posto». Più lunga l’audizione di Bonucci, due ore, ma all’uscita il difensore della Juventus non ha voluto dire niente al riguardo, al contrario dell’avvocato Chiappero, che lo assiste insieme al collega Bianchi, che ha «copiato» Ranocchia: «Tutto a posto». Più loquace il legale di Domenico Criscito, partito dalla Russia per parlare di Lazio-Genoa 4-2 del maggio 2011, incontro che secondo gli inquirenti potrebbe essere stato aggiustato dall’ex terzino rossoblu assieme a Milanetto, Sculli e Mauri. Nell’ora e mezzo di audizione «Criscito ha chiarito la sua posizione e speriamo, in tempi abbastanza veloci, di definirla in maniera positiva» ha detto l’avvocato Guadalupi. Con la trasmissione degli atti di Cremona a Genova, Criscito spera di risolvere anche la sua posizione nel processo penale. Chi invece era già stato sentito è Antonio Conte che ieri, per la prima volta dopo l’interrogatorio di venerdì, ha parlato della sua situazione: «Ho sempre avuto grandissima stima e fiducia in chi sta conducendo le indagini» ha detto nel ritiro della Juventus a Chatillon. «Ho potuto chiarire punto per punto, raccontando una verità assolutamente credibile. Un uomo conquista la credibilità nell’arco della vita. Penso che nei miei 42 anni, la mia vita sia stata molto credibile. La società, il presidente, 14 milioni di tifosi sanno chi è il loro allenatore. Io sono molto sereno, la coscienza mi fa stare molto sereno» ha detto Conte. Meno sereni i suoi tifosi, che hanno dedicato cori poco carini al grande accusatore dell’allenatore bianconero: «Carobbio pezzo di m...» lo slogan più gettonato a Chatillon. ___ Gianello conferma: «Si tentò di combinare Sampdoria-Napoli» Erodiani rivela: Lotito furioso per il k.o. con il Siena del 2007 E tira in ballo i dirigenti Lazio per la combine con l'AlbinoLeffe di MAURIZIO GALDI & GAETANO IMPARATO (GaSport 17-07-2012) Il portiere Matteo Gianello ha confermato le confessioni fatte ai magistrati di Napoli («Ci fu un tentativo di combinare Sampdoria-Napoli»), ma ieri le novità sono arrivate dall'audizione di Massimo Erodiani. Il tabaccaio abruzzese avrebbe tirato in ballo Claudio Lotito e la dirigenza della Lazio. Siena-Lazio Erodiani, in particolare, avrebbe riferito di aver saputo in ambienti delle scommesse che il presidente della Lazio era a conoscenza che Siena-Lazio della stagione 2006-07 non aveva avuto un finale regolare. E' una partita chiacchierata, in un'informativa della Squadra mobile di Roma, inviata a Cremona, gli investigatori erano giunti alla conclusione che a un certo punto della gara Negro — all'epoca al Siena, ma in precedenza per molti anni alla Lazio — avrebbe fatto un cenno agli avversari per ottenere il gol necessario per salvarsi ai danni del Chievo (cosa che avvenne, e il gol lo segnò proprio Negro). Secondo Erodiani, Lotito si sarebbe arrabbiato moltissimo. Eventuali illeciti, in ogni caso, sarebbero prescritti. Lazio-AlbinoLeffe Diverso il discorso per un'altra partita già finita nell'inchiesta cremonese, Lazio-AlbinoLeffe di Coppa Italia del 2010. Ha raccontato Gervasoni: «Gegic mi riferì che la partita era stata combinata dai giocatori dell'Albinoleffe con Over e sconfitta». Erodiani aggiunge però di avere saputo da Tisci che la combine sarebbe avvenuta anche con il contributo della dirigenza della Lazio. Ora bisognerà trovare i riscontri a queste parole. Conferme Sull'altro fronte, Gianello ha confermato quanto aveva già detto ai magistrati della Procura di Napoli: ci fu un tentativo di combine per Sampdoria-Napoli. Il portiere (ai tempi il terzo del Napoli) aveva spiegato: «Ricordo che decisi di fare la mia proposta per aggiustare la partita ai miei compagni della difesa. Scelsi per farlo l'occasione offertami da un allenamento alcuni giorni prima della partita. Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava e a nessun altro; escludo, in particolare che fosse presente Santacroce, che pure ricordo giocò quella partita anche perché coinvolto nell'azione del gol della Sampdoria. Escludo altresì che fosse presente De Sanctis. Escludo infine di aver parlato con Quagliarella della richiesta del Giusti». Ora si dovrà vedere se Cannavaro e Grava, che finora hanno negato sia davanti ai magistrati che agli 007 federali, cambieranno la loro dichiarazione o rischieranno un deferimento per omessa denuncia se venisse ritenuta credibile l'ammissione di Gianello. Non sono mancate domande su altre partite nel mirino: Napoli-Parma, Lecce-Napoli e Napoli-Inter. Ma l'avvocato Eduardo Chiacchio al termine ha spiegato: «Gianello non ha aggiunto nuovi particolari». ___ Calcioscommesse Davanti ai collaboratori di Palazzi sono sfilati anche Ranocchia, Bonucci e Criscito. Attesi tra una settimana i deferimenti Gianello conferma: tentai la combine per la Samp L’ex portiere del Napoli ascoltato per due ore dalla Procura federale di CARLO SANTI (IL MATTINO 17-07-2012) ROMA. Un lungo giorno in Procura alla Federcalcio, inte rrogatori importati per chiarire diverse posizioni. Due ore di domande per Leonardo Bonucci, quasi altrettante per Matteo Gianello che è il personaggio chiave per la vicenda che coinvolge il Napoli. Interrogati anche Ranocchia, Criscito e Massimo Erodiani, il titolare di un’agenzia di scommesse a Pescara coinvolto nel calcioscommesse. «Tutto a posto», il breve commento dell’avvocato Chiappero che difende Bonucci, il giocatore della Juve chiamato dal procuratore Palazzi per la presunta combine della partita Udinese-Bari del maggio 2010 - a coinvolgerlo è stato il pentito Andrea Masiello - quando il difensore era in forza al club pugliese. Il giocatore ha lasciato rapidamente via Po quasi senza parlare ma è parso piuttosto provato, un segnale non certo incoraggiante per il futuro. Eccoci a Gianello e al Napoli. L’ex terzo portiere del club di De Laurentiis ha avuto il via libera dai medici per poter venire a Roma visto che era malato e poco più di una settimana fa aveva presentato il certificato per evitare l’interrogatorio: una colica renale e lo stress gli impedivano di essere nella Capitale. Alle 18.15 Gianello si è presentato, accompagnato dal suo avvocato Eduardo Chiacchio. Poco meno di due ore dopo l’ex terzo portiere degli azzurri e oggi in serie D, al Villafranca, era fuori. Cosa ha detto Gianello ai procuratori? «Ha confermato quello che ha detto alla Procura di Napoli», ha spiegato l’avvocato. Gianello nei mesi scorsi aveva raccontato agli inquirenti napoletani di una presunta combine per Sampdoria-Napoli (1-0 per i liguri) del 16 maggio 2010. Per aggiustare quella partita avrebbe chiesto la collaborazione di Paolo Cannavaro e Grava offrendo denaro. «Cannavaro e Grava diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa», ha detto Gianello. Cannavaro e Grava, che sono stati ascoltati dalla Procura della Figc il 6 luglio hanno smentito il contatto ma Gianello insiste. Di certo quella partita non è stata taroccata ma il secco no del capitano e di Grava non è stato seguito da una denuncia dei due giocatori. Da qui il possibile coinvolgimento del Napoli per responsabilità oggettiva. È un caso particolare, questo, che dovrà essere accertato con cura. Gianello ha detto la verità? Oppure ha millantato perché sollecitato alla combine da chi voleva scommettere? E non avendo il coraggio di proporre la combine ha inventato tutto, ossia il colloquio con Cannavaro e Grava? L’ex terzo portiere, che a Marassi il 16 maggio 2010 non era neppure in panchina, dovrebbe tornare in Procura, ma in quella della Repubblica di Napoli per raccontare la sua verità. Difficile che Gianello ritratti la prima versione, ma qui siamo alla sua parola contro quella di Paolo Cannavaro e Grava che smentiscono il contatto. Tempo per chiarire la questione Palazzi ne ha perché il processo, deferimenti a parte (che non costituiscono condanna o colpevolezza) si terrà non prima di settembre. Abbiamo detto di Andrea Ranocchia chiamato anche lui per il suo passato al Bari. Il quesito posto all’interista è stato quello su una somma (1700 euro) che Ranocchia avrebbe versato a Iacovelli. Risposta, durata meno di un’ora: servivano per curare un problema di salute. Per quanto riguarda Criscito, invece, il giocatore ha cominciato a difendersi davanti alla giustizia sportiva in attesa che quella penale - ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Cremona che gli è costata la partecipazione agli Europei - faccia il suo corso. Il difensore dello Zenit, che è implicato per il suo passato al Genoa e in particolare per Lazio-Genoa 4-2 del maggio 2011 non ha parlato. Qualche parola, invece, del suo legale, l’avvocato Rosso: «Criscito ha chiarito la sua posizione». ------- Il retroscena L'INTERROGATORIO Matteo: «Vi giuro, ho sempre rispettato la squadra e i tifosi» Deferimenti Il club rischia un punto Per i due difensori il timore di uno stop di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO 17-07-2012) Assistito dal suo avvocato Eduardo Chiacchio, ex calciatore napoletano da sempre esperto in materia di diritto sportivo, Matteo Gianello si è presentato davanti ai procuratori federali poco dopo le 18. Ha parlato per quasi due ore con quattro sostituti: Lucarelli, Sanzi, Mormando e Mattei. L’avvocato Chiacchio aveva una copia del verbale dell’interrogatorio di tredici mesi fa, quello dei magistrati napoletani all’ex portiere del Napoli. Una copia anche nelle mani dei quattro vice di Palazzi. «Mi riporto al verbale», ha più volte detto Gianello, confermando quanto aveva dichiarato sulla partita Samp-Napoli del 16 maggio 2010 e sul tentativo di combinarla dietro pressione di due ex compagni, Giusti e Cossato, conosciuti ai tempi del Chievo. Ha parlato solo di quella partita, non di Lecce-Napoli e di Napoli-Inter del campionato successivo, alle quali aveva fatto vaghi riferimenti un anno fa. «Giusti e Cossato insistevano, spesso a loro dicevo cose non vere per levarmeli da torno». Pressione psicologica, quella che Gianello avverte anche da quando la storia della tentata combine è diventata nota. È stato a Napoli per l’ultima volta nello scorso febbraio per una visita specialistica; è in uno stato depressivo, come ha detto ai sostituti procuratori della Federcalcio. Polo scura, occhiali da sole, barba lunga, dimagrito, così si è presentato negli uffici di via Po il portiere che è stato tesserato per il Napoli dal 2004 al 2011. Le ultime due stagioni vissute ai margini, Mazzarri preferiva Iezzo come vice di De Sanctis. «Ho sempre tenuto al Napoli e ai suoi tifosi», questo passaggio figura nel verbale redatto dalla segreteria della Procura federale. Gianello sente di aver fatto esplodere un caso: non credeva che potesse essere di tale portata. Ha deciso di volare a Roma ieri mattina dopo aver ricevuto il parere favorevole del medico. Molto turbato, non ha parlato né prima né dopo l’interrogatorio in cui ha confermato di aver avvicinato Cannavaro e Grava alla vigilia di Samp-Napoli, dicendo che vi erano suoi amici pronti ad investire somme di denaro sulla sconfitta degli azzurri a Marassi. La risposta dei due difensori fu ovviamente negativa, anzi sdegnata. Gianello ha confermato il colloquio, negato invece dagli ex compagni, interrogati il 6 luglio a Roma. A chi crederanno i giudici della Disciplinare quando comincerà il processo? Se fossero stati contattati dal portiere, Cannavaro e Grava avrebbero dovuto denunciare il fatto alla Procura federale. Adesso rischiano il deferimento per omessa denuncia: la sanzione oscilla dai 12 mesi ai 3 mesi con ammenda. E il Napoli? Nella prossima settimana (Palazzi conclude gli interrogatori venerdì) potrebbe essere deferito per responsabilità oggettiva perché Gianello era un suo tesserato: il rischio è una lieve sanzione, un punto in classifica o un’ammenda. La società è assolutamente al di sopra di qualsiasi sospetto, pulita, e non ci sono dubbi sulla partecipazione alla prossima edizione di Europa League. Gianello e il suo legale Chiacchio puntano sul patteggiamento della pena. ___ L’inchiesta Scommesse: anche il club deferito (“tentato illecito sportivo”) ma si prevedono sanzioni lievi Gianello confessa in lacrime il Napoli non rischia l’Europa di ANTONIO CORBO (la Repubblica - Napoli 17-07-2012) PALLIDO, dimagrito, la voce rotta da fumo e pianto. Matteo Gianello porta nel certificato medico e negli occhi i segni di una profonda depressione. Ha parlato a fatica per due ore, interrogato verso le 19 da quattro inquirenti della Procura federale. «Ho deciso di dire la verità, anche qui», promette. La confessione non gli evita il processo sportivo per “tentato illecito sportivo”, ma assicura a lui e al Napoli una lieve sanzione. Un anno di squalifica invece di tre a Gianello, che era tesserato del Napoli: quindi in dibattimento trascina la società, per “responsabilità oggettiva”. Pena prevista: un punto, se va bene un’ammenda. Dipende anche dagli avvocati. Uno sarà Mattia Grassani, bolognese, non sempre fortunato nella difesa del Napoli. Si ricorderà la lunga chiusura delle curve dopo Roma-Napoli del 31 agosto 2009 per incidenti attribuiti per errore agli Ultras, come dimostrò poi la Procura di Napoli. Andò meglio nel marzo scorso quando Grassani ottenne la riduzione della squalifica di Mazzarri, ed il suo ritorno in panchina a Londra con il Chelsea. È comunque certa la Europa League, perché il presidente Michel Platini durante gli Europei ribadì che la sua Uefa «valuta caso per caso in autonomia». E il caso Napoli rivela la più astratta responsabilità del Napoli. Matteo Gianello ha confermato la confessione del 15 giugno 2011 al pm Antonello Ardituro e ai suoi colleghi Dario De Simone e Vincenzo Ranieri. Inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo. Fallito il tentativo di ritrattare. È stato l’avvocato Eduardo Chiacchio a salvare Gianello ed il Napoli da una condanna più pesante: la giustizia sportiva non crede a chi nega confessioni già rese, e non concede il patteggiamento. Lo avrà il 35enne Gianello, che spera di diventare allenatore dei portieri nel Veneto appena possibile. L’ex terzo portiere alla vigilia di Samp-Napoli (16 maggio 2010) propose a Cannavaro e Grava di perdere, per favorire le vincite di due suoi amici scommettitori, Silvio Giusti e Michele Cossato. In Procura nega la proposta, ma quando ascolta la telefonata intercettata, ricorda meglio: «Cannavaro e Grava diedero con estrema decisione una risposta negativa e capii che erano risentiti». I due difensori, che hanno ancora una volta negato tutto, saranno deferiti per omessa denuncia. La ritrattazione era impossibile: l’avvocato Eduardo Chiacchio ha infatti letto anche carte riservate trasmesse alla Procura federale. Non solo la telefonata, c’era il rapporto di un poliziotto della Mobile “infiltrato” (Gaetano V.) che si fingeva amico di Gianello. Come poteva ritrattare? In quelle pagine è riferito anche qualche aiuto a Lavezzi, riportato a casa non sempre sobrio, e a notte alta. Gianello ha pregato gli inquirenti Lucarelli, Marmondo, Mattei e Sansi di concludere: «Non ho mai pensato dopo sette anni a Napoli di creare danni alla squadra e ai tifosi». Era uno scommettitore, in un giro più grande di lui, amici che puntavano fino a 50mila euro a settimana. Ancora da decidere la data del processo. Con Gianello compaiono il Napoli, Cannavaro, Grava e Mascara, nome in codice “Dentino” nella montagna di intercettazioni e verbali. Ascoltare e rileggere: il Napoli protagonista di un “Grande Fratello”, lungo un anno. Scene e pagine che hanno forse deciso qualche cessione. ___ Lo scandalo “Semeraro firmò assegni alla sua fidanzata per comprare il derby” La procura: “Ad incassare era il padre di Masiello” di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 17-07-2012) QUELL’AUTOGOL era necessario per evitare che “qualche giocatore “lealista” facesse sfumare la ghiotta opportunità di un’importante occasione di guadagno, frutto della meticolosa gestazione del disegno orchestrato, nei giorni precedenti, dal lavoro di un’intera equipe”. Avrebbe dovuto essere una cronaca sportiva. E invece il resoconto (reale) del derby di serie A tra Lecce e Bari è affidato al lavoro del procuratore Antonio Laudati, del sostituto Ciro Angelillis, e riassunto in un’informativa dei carabinieri. Quarantadue pagine che sembrano inchiodare Pierandrea Semeraro e costringono a una difesa difficilissima il Lecce anche davanti alla giustizia sportiva (l’interrogatorio davanti a Palazzi di Semeraro non si terrà più domani ma giovedì). Alla base delle accuse ci sono le dichiarazioni di Carella che racconta di averlo riconosciuto in uno degli incontri con Carlo Quarta, l’imprenditore che secondo la procura avrebbe fatto da tramite. A testimoniare l’incontro le celle telefoniche che dimostrerebbero come Pierandrea fosse nella stessa ora, nello stesso posto di Carella e Quarta. “Ma la cella telefonica è la stessa della sua abitazione” rispondono i suoi legali. La Procura fa notare, però, nell’informativa come le dichiarazioni di Carella siano genuine: mai è caduto in contraddizione e tutto quello che ha detto è stato riscontrato (compreso quando ha raccontato di aver portato i soldi frutto della corruzione al padre di Andrea Masiello). Inoltre i carabinieri del reparto operativo ritengono di “aver tracciato il compenso consegnato al gruppo Masiello dal 28 maggio al 22 agosto del 2011” da Semeraro e i suoi amici. Quarta il 30 maggio apre presso una filiale del Monte dei paschi un conto corrente e versa un assegno di 50mila euro firmato da Semeraro. Da quel giorno vengono prelevati 25 mila euro. Contemporaneamente Semeraro emette assegni per 110mila euro sul conto della fidanzata e per cinquantamila su quello del fratello di Quarta. Inoltre preleva ottantamila euro in contanti. Tutto tra il 27 maggio e il 18 luglio. Bene: la fidanzata nel giro di pochi giorni preleva 110mila euro in contanti, cioè l’equivalente degli assegni versati, in tre tranche da 15, 15 e 70mila euro. I carabinieri non hanno dubbi che si tratti dei soldi che sono serviti per comprare Masiello, visto che la data dei prelievi corrispondo con i pagamenti fatti da Quarta agli amici di Masiello. «Gli esiti dell’attività investigativa - scrive nell’informativa il comandante del nucleo investigativo, il maggiore Riccardo Barbera - hanno dimostrato che Carella e Giacobbe hanno sfruttato il contatto con Quarta in qualità di rappresentante di Semeraro. Masiello, a sua volta, dopo aver cercato il coinvolgimento dei suoi compagni di squadra (ndr, Masiello parla con Rossi, Bentivoglio e Parisi che però declinano l’invito) offriva in concreto il suo personale e indefettibile contributo alla vittoria del Lecce con un autogol volontariamente provocato”. “Successivamente continua - il Quarta, tenendo fede agli impegni presi, dopo aver ricevuto il denaro dal Semeraro, il 28 maggio 2011 consegnava a Carella la prima tranche di 70mila euro. Di seguito l’emissario leccese consegnava, sempre a Carella in quattro distinte occasioni, 80mila euro. Infine il 22 agosto il gruppo si recava a Lecce per riscuotere ulteriori 50mila euro. Sulla riscossione non c’è alcun dubbio, vista l’analisi dei traffici telefonici analizzati. Tutto questo consente di sostenere che il terzetto poneva all’incasso il frutto della frode, magistralmente suggellata dall’autorete di Andrea Masiello che, trovandosi sul campo di gioco, non poteva evidentemente rischiare che l’eventuale gol del pareggio di qualche suo compagno di squadra “lealista” gli facesse sfumare la ghiotta opportunità di un’importante occasione di guadagno”
  13. Attacco frontale al calcioscommesse Confindustria Sistema gioco vuole essere ammessa come parte lesa e minaccia l'avvio di una class action del settore L'ALLARME Il presidente Passamonti: «Dobbiamo assicurare la credibilità e la tenuta di questo settore. Se i giocatori non si fidano più, potrebbero rivolgersi ad altre forme di gioco, non controllate» di MARCO MOBILI (Il Sole 24 ORE 17-07-2012) Gli operatori del gioco legale in Italia come parte lesa nei confronti del calcioscommesse. E se avranno il via libera dei loro avvocati nell'individuazione del soggetto passivo, non escludono affatto di promuovere una vera e propria class action. Non ci stanno, insomma, a passare per quelli che hanno rovinato il mondo del pallone, soprattutto poi se l'usanza di scommettere su circuiti illegali affonda le radici nel totonero degli anni 80. Perciò, per tutelare chi, invece, ha investito risorse e mezzi per alimentare il gioco legale, Confindustria Sistema gioco Italia ha richiesto alla Procura di Cremona di essere ammessa come parte lesa nell'inchiesta sul calcioscommesse. Con questa azione, spiega Massimo Passamonti, presidente di Sistema gioco Italia, «intendiamo tutelare le oltre 6mila aziende che operano nel mercato regolamentato delle scommesse con professionalità e serietà e, soprattutto, le migliaia di giocatori che, in buona fede, vogliono continuare a scommettere sugli eventi sportivi». Ma non solo, Passamonti nel calcio scommesse intravede anche una ulteriore pericolosa deriva: «il rischio che siamo chiamati ad arginare - sottolinea - non è solo quello di un danno di immagine, ma riguarda, più in generale, la credibilità e la tenuta di questo settore. Se i giocatori non si fidano più potrebbero rivolgersi ad altre forme di gioco, magari non controllate e meno sicure». Le cronache delle ultime settimane sul mondo del calcio più legato alle procure della Repubblica che ai terreni di gioco non fanno che confermare anche un'altra emergenza del mercato italiano: i punti di raccolta di scommesse non autorizzati. Prova ne è che i fatti contestati sia dalla procura di Bari sia da quella di Cremona riguarderebbero operazioni di gioco transitate su operatori esteri, per l'appunto, non autorizzati. In Italia, precisa il presidente di Confidustria Sistema gioco Italia, tutto ciò non sarebbe potuto accadere «per via del meccanismo di controlli che, oltre a garantire il monitoraggio dei flussi di gioco, prevede un sistema trasparente di tracciabilità delle puntate, nel rispetto di quanto previsto dalla legge in tema di antiriciclaggio e di contrasto alle infiltrazioni criminali nel settore». Per coprire questa falla, la strada, secondo Passamonti, è già tracciata: la gara, prevista entro il 31 luglio di quest'anno, per l'assegnazione di 2mila nuovi diritti per le scommesse, rappresenta la grande occasione per regolarizzare le centinaia di punti di raccolta gioco che oggi operano in Italia senza le necessarie autorizzazioni, al di fuori dei controlli e degli obblighi fiscali a cui, invece, sono sottoposti gli operatori autorizzati. Il nuovo bando, previsto dal decreto sulle semplificazioni fiscali del marzo scorso, nel recepire i rilievi mossi sul tema dalla Corte di giustizia europea, conferma uno degli elementi fondamentali su cui poggia il settore delle scommesse sportive e, più in generale, il mercato dei giochi nel nostro Paese, ovvero il sistema concessorio e il ruolo del regolatore a salvaguardia dello stesso. Controllo pubblico ancor più decisivo, se si considera l'altro grande settore in pieno sviluppo, i giochi online. In questa nuova frontiera la legislazione italiana è incisiva sul fronte dei controlli e delle limitazioni imposte ai giocatori, in particolare a tutela dei minori, tanto che il "modello italiano" è stato preso come esempio da altri Paesi quali la Francia e lo Stato americano dell'Illinois. Alla luce dei fatti, almeno secondo il rappresentate di Confindustria, la sola strada percorribile è quella di «inasprire i controlli e prevedere sanzioni più dure nei confronti di chi opera al di fuori del quadro normativo a cui tutti i concessionari attivi in Italia sono chiamati ad adeguarsi». D'altronde, come ricorda Passamonti, «il mercato non autorizzato, che secondo stime accreditate raccoglie intorno ai 3 miliardi di euro annui fra scommesse tradizionali e online, a fronte di una raccolta legale di circa 80 miliardi di euro, ha un impatto devastante non solo per l'Erario, ma anche per le centinaia di concessionari che lavorano nel rispetto delle regole, pagando tasse e oneri di concessione a differenza degli operatori non autorizzati». Positiva, dunque, secondo Confindustria Sistema gioco Italia, la decisione annunciata di tassare anche i proventi di questi ultimi: «Si tratta di un segnale importante, nell'interesse del gioco legale e responsabile, ma, in particolar modo, di tutta la collettività».ù ------- Scandali nuovi e antichi Il comparto replica alle accuse degli ex calciatori L'AUTODIFESA DI RUZZETTU «Rileggendo i fatti del passato, scaricare le responsabilità del nuovo calcio scommesse sul gioco legale, sembra una via d'uscita inappropriata e poco elegante» di MARCO MOBILI (Il Sole 24 ORE 17-07-2012) Al gioco legale deve corrispondere un "calcio legale". È quanto chiedono gli operatori delle scommesse che, dopo aver investito ingenti risorse e favorito il riemergere dal nero miliardi di euro anche per l'Erario, respingono al mittente le accuse, seppur velate, giunte dal mondo del pallone. «Da quando le scommesse sono diventate legali, tutto è peggiorato», oppure, «Il nostro mondo è stato superficiale quando ha valutato l'introduzione delle scommesse. A noi porta veramente poco, anche sul piano economico e alcune persone sono rimaste coinvolte in meccanismi molto più grandi di loro». A dirlo, sono stati Gianni Rivera, presidente del settore giovanile e scolastico, e Demetrio Albertini, vicepresidente della Figc, che – sottolinea Enea Ruzzettu, vicepresidente di Giochi e società che fa parte della filiera Sistema Giochi di Confindustria – con il loro intervento rischiano di creare ulteriore confusione in un momento delicato sia per il calcio che per il mondo dei giochi. «Scaricare le responsabilità del nuovo calcio scommesse sul gioco legale, rileggendo i fatti del passato – aggiunge Ruzettu – sembra una via d'uscita inappropriata e poco elegante». Basta sfogliare l'album dei ricordi per ritrovare quelle fotografie non ancora sbiadite dell'irruzione negli stadi italiani delle gazzelle della polizia. Era il 1980 ed esplodeva lo scandalo delle scommesse clandestine con il coinvolgimento di numerose società di serie A e B e di professionisti di grido. Questo, con puntuale coincidenza, a soli tre mesi dall'inizio del campionato europeo di calcio che si disputò proprio in Italia. In quell'occasione Artemio Franchi, presidente dell'Uefa, fu costretto a dimettersi, ma erano altri tempi e le scommesse legali ancora non c'erano. Pochi anni dopo, nel 1986, durante i mondiali in Messico, fu accertata l'esistenza di un altro giro di scommesse clandestine su partite di calcio dei campionati dalla serie A fino alla C2, che andava avanti dal 1984. Anche in quest'occasione le scommesse legali non esistevano, essendo state autorizzate solo nel 1998. Ci sono esempi, più recenti, maturati in pieno regime di scommesse autorizzate, su cui il calcio ha perso una grande occasione, che, guarda caso, vedono implicati alcuni protagonisti dell'attuale scandalo. Il riferimento è ad Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia del 2001. In quell'occasione le scommesse transitarono sul circuito legale e per questo furono sospese e segnalate. Poi, dopo una condanna in primo grado furono tutti prosciolti. Una decisione che oggi pesa come un macigno. Nell'ultimo scandalo, invece, questo monitoraggio non è stato possibile proprio perché i flussi sono transitati su circuiti privi di controllo, legati al mercato asiatico e su alcune agenzie collegate a reti di scommesse non autorizzate che operano in Italia. Dal 1998 ad oggi il controllo dello Stato ha comportato l'emersione di miliardi di euro, tutti incanalati in circuiti legali e controllati ed è proprio sul contrasto al gioco illegale e al gioco d'azzardo che si gioca la grande partita del futuro. Le garanzie che il gioco legale e lecito dà nei confronti del sistema e del singolo giocatore, fa notare infine Ruzzettu, sono dei passaggi fondamentali da cui non si può prescindere. ------- Risvolti incerti dalle nozze tra Monopoli e Dogane L'obiettivo è rendere i controlli sul territorio più capillari ed efficaci FOCUS SULLA SPENDING REVIEW Il Governo Monti ha riacceso il confronto sulla governance del gioco in Italia, per contrastare le illegalità che danneggiano anche gli operatori onesti e i concessionari di MARCO MOBILI (Il Sole 24 ORE 17-07-2012) La spending review dell'Economia è partita dai Monopoli, da accorpare all'agenzia delle Dogane. E il dibattito tra chi li vuole chiudere (l'Economia) e chi al contrario li vuole trasformare in un'Agenzia snella (il Parlamento) si è subito infiammato. «Negli ultimi tempi, i Monopoli di Stato non sono stati così efficaci come avremmo voluto fossero nel contrasto all'illegalità». Non solo. «I giochi hanno una diffusione territoriale capillare che richiede una vigilanza altrattanto capillare che non può essere fatta da un'Agenzia così com'è costituita, quindi dobbiamo rafforzarne il presidio e obbligare tutte le Agenzie ad avvalersi della Guardia di finanza sul territorio». Con queste parole il neo-ministro dell'Economia, Vittorio Grilli (prima sottosegretario), ha voluto rispondere alla levata di scudi della commissione Finanze della Camera sul taglio delle agenzie fiscali (Dl n. 87) e, in particolare, dei Monopoli. Una risposta reiterata ieri, davanti alle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Le obiezioni e i problemi evidenziati da Grilli, è stato fatto notare da più parti, sono gli stessi che già da qualche anno sono stati sollevati dalla stessa amministrazione autonoma dei Monopoli, soprattutto sul fronte dei controlli. Ma su questi ha, spesso, pesato le rigidità dell'Esecutivo nel derogare, ad esempio, ai blocchi del turn-over per potenziare proprio quelle strutture da dedicare ai controlli sul territorio. E questo anche quando all'Aams è stato chiesto uno sforzo suppletivo di risorse e di idee per assicurare nuove e maggiori risorse all'Erario. Basti pensare che nel 2011 il settore giochi ha garantito all'Erario circa 9 miliardi di euro, sfiorando i 65 miliardi complessivi dal 2003 al 2011. Numeri che non sembrano aver scalfito le convinzioni di Grilli sul futuro dei Monopoli. Nel corso della stessa audizione alla Camera delle scorse settimane, a chi in commissione gli faceva notare che la decisione presa sulle Agenzie e sui Monopoli assomiglia più a una fusione per incorporazione e che con decisioni affrettate si mettono a rischio gli oltre 19 miliardi di euro complessivi che i Monopoli hanno garantito all'Erario tra giochi e accise sui tabacchi, Grilli ha risposto convinto che «se il Governo ha agito con lo strumento del decreto legge è perché ritiene ci sia una vera emergenza nel ridisegnare la macchina dello Stato». Ma dallo stesso presidente della Commissione Finanze, Gianfranco Conte (Pdl) è giunto un monito preciso al Governo: «È chiaro che il Governo presenta i provvedimenti al Parlamento e li esamina l'Aula, ma i testi passano dalle Commissioni e se le Commissioni non sono d'accordo... la fiducia si mette sul testo delle commissioni». Queste sono le schermaglie di uno scontro destinato ad accendersi ulteriormente. Non è escluso, infatti, che il decreto legge n. 87, già all'esame delle commissioni Finanze e Bilancio del Senato, finisca per essere trasferito integralmente nel più ampio decreto legge sulla spending review (Dl n. 95) già all'esame della sola Commissione Bilancio. Se così sarà, l'addio ai Monopoli non passerà più sotto la lente delle Commissioni Finanze. Intanto, in attesa che Parlamento e Governo definiscano il futuro dei Monopoli, l'Esecutivo, nel consiglio dei ministri che ha approvato il decreto sui tagli di spesa, e ha nominato Luigi Magistro, già direttore accertamento delle Entrate, nuovo direttore dell'Amministrazione autonoma.
  14. 17 07 2012 SCANDALI ALLA ROVESCIA Ci si indigna perché Lucio, diventato juventino, fa lo juventino Ubbidisce al padrone, esattamente come Alfano... Il bubbone scommesse invece è grosso davvero ma, chissà perché, di questo nessuno si stupisce Lo sport, o quello che ancora chiamiamo così, non cessa di mandare segnali di fumo poco sportivi e molto politici. Una metafora continua che dimostra quanto sia poco sportivo quel mondo e sia invece vuoto e riempibile l’assetto sociale di cui il primo fa parte. La disciplina olimpica più praticata è quella del servilismo, intesa come gara a chi fa più in fretta ad attaccare l’asino dove vuole il padrone. È stata evocata per Lucio, il centrale brasiliano che dopo tre anni di Inter è passato a fine contratto alla Juventus sub specie Pirlo (e non è escluso che la riuscita possa essere analoga). La sua prima dichiarazione è stata anti-Inter, per gli scudetti che secondo Andrea Agnelli e a questo punto simultaneamente anche secondo il suddetto macrostelo della difesa “sono 30” per la rabbia di Moratti. Il tutto nella querelle senza querela su Calciopoli. Apriti cielo: il giocatore è stato subito accusato di opportunismo, cattivo gusto e “dipendenza di giudizio ed espressione”. L’ultimo virgolettato nobile e riassuntivo è mio e temo vada bene anche e soprattutto per la gens Angelina, ossia gli Alfani che adesso “sparano” contro la Minetti che deve mollare il consiglio regionale lombardo dopo che per anni l’incantevole Crudelia De Mon aveva curato l’igiene dentale dei consiglieri all’ombra del celeste Formigoni e delle sue camicie hawaiane. Contro Nicole Minetti, interprete rigorosa del mantra di Arcore ed eponima di un’epoca andata via di c**o e di bolina, si è scatenato tutto l’entourage del rinnovato Satrapo, che vuole rivestire un potere esibito fino a ieri in perizoma. Ma sembra quasi che la frase smozzicata di Lucio sia il peggio, per un giornalismo per nulla sportivo abituato a crocifiggere eroi o simileroi del campo per una frase infelice. Nel caso del lungagnone passato da Milano a Torino, poi, da parte sua pare semplicemente un dovere d’ufficio, una specie di comunicato stampa. Ma su queste cose la stampa di settore è appunto inflessibile, e si divide con il solito tifo d’accatto nel derby d’Italia delle magagne. Che una – la Juve – ha pagato, e in modo discutibilissimo, e l’altra – l’Inter – invece no in una furia prescrittiva degna del miglior Berlusconi (e il cerchio quasi quasi si chiude). Ritengo che tutto ciò sia grave, anche se consueto. Invece che dibattere sull’autonomia di pensiero del Lucio, sarebbe più logico dolersi della mancanza di stile di Agnelli jr nei confronti di Del Piero, liquidato come un’auto da rottamare. Pensate: Conte non gli ha certamente usato alcun trattamento di favore in una stagione culminata a sorpresa in uno scudetto, ma Del Piero è stato “la” Juve anche in questa occasione. Adesso che è stato costretto ad andarsene almeno come “ex top-player” (mamma mia, come si parla male.. . ), davvero non lo si poteva incensare come meritava? La memoria è un diritto e un dovere, e se esercitata in un contesto positivo è un regalo per tutti. La stessa stampa intignata su Lucio sembra fregarsene degli esiti di Scommettopoli. Attenzione scarsa, notizie in piccolo, domande rarefatte. Proviamo a farne qualcuna. I contratti dei giocatori ritenuti colpevoli dalla giustizia sportiva sempre dopo e mai prima delle indagini di quella ordinaria, sono ancora validi o sono stati rescissi? Non so, un Doni, per esempio, e gli altri a scalare ma non di importanza minore perché ancora in cartellone in A e in B. Se non fossero stati rescissi, malgrado le sentenze, la domanda potrebbe essere: perché no? Perché assisteremmo al festival del ricatto incrociato tra calciatori, tecnici, presidenti, dirigenti, addetti ai lavori, scommettitori ecc.? E perché Palazzi e i suoi, il mitico Palazzi di tutti questi anni con un commovente passato da “porto delle nebbie” sportivo e geopolitico giacché sempre di Roma si tratta, anche se non esattamente di Piazzale Clodio, differenziando le sentenze stanno facendo in modo che cominci il prossimo campionato senza vera luce su tutto lo scandalo? In queste settimane, girando l’Italia la voce comune a tutti gli addetti che ho raccolto è che lo scandalo delle scommesse sia un bubbone dieci volte più grosso di quello che ci fanno credere, e ciò rimanda a mesi fa, quando il Procuratore capo di Cremona, Di Martino, invocò poco più che metaforicamente una sorta di “amnistia” per un ambiente eticamente e in parte anche legalmente polverizzato. Invece, vedrete che anche questa volta, come e meno che per Calciopoli (visti gli strascichi di un summum jus summa iniuria in calzoncini che ha avuto del grottesco) finirà con la frittura di pesci piccoli, senza speranze per una palingenesi futura. Del resto per li rami il boss planetario del calcio, il reprensibilissimo Sepp Blatter, non ha appena accusato di raggiri l’attribuzione alla Germania dei Mondiali 2006? E lui non c’entrava? E Platini che predica il fair play finanziario mentre vicino a casa sua, a Parigi, lo sceicco del Psg fa compere sceiccose dal Milan e da chiunque? Per fortuna che in tempi di ritiri Totti salva anziani e bambini attraverso il suo cane Ariel, mandato in gol a Civitavecchia mentre lui faticava con Zeman. E “per fortuna che c’è il Riccardo”, alla Gaber, cioè il ciclismo, il Tour de France e il Tour della Mapei. Nel primo fioccano i chiodi da tappezziere che appiedano i corridori in un festival di forature con clavicole rotte, mentre si indaga sui risvolti “politici” dell’attentato che irrimediabilmente macchierà comunque l’immagine dello sport dopato, ma tradizionalmente corretto nei suoi suiveurs. Nel secondo, dove i chiodi sono tutti per gli italiani, due pedalatori di gran lena aggrappati allo Stelvio richiamano l’attenzione delle folle: nell’ordine l’ex tycoon del ciclismo Mapei, ora presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, e il grimpeur Romano Prodi. Loro vanno in bici, Berlusca corre (cammina) a piedi, il Paese è fermo anzi arretra e tutti attaccano il famoso asino. Ebbene sì, preferisco la Minetti.
  15. Blatter, accuse alla Germania e la Fifa dei veleni "Il Mondiale 2006? Qualcuno se ne andò al momento del voto". Indignati i tedeschi. Storia dell'uomo più potente del calcio e di un decennio di polemiche e veleni di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.IT 16-07-2012) L'accusa nemmeno troppo velata di essersi comprati l'assegnazione del Mondiale 2006 a colpi di corruzione ha indignato media e dirigenti tedeschi pronti alla guerra contro il presidente della Fifa Blatter. Accusa dura da digerire perché lanciata dall'uomo che più di tutti conosce i segreti delle stanze di Zurigo e che, al di là della possibilità o meno di dimostrare quanto afferma, lascia intendere una strategia. Perché Blatter rivela ora particolari così scottanti senza, però, fornire prove? Le sue parole al tabloid svizzero 'Blick' sono ambigue e chiare allo stesso tempo: "Mondiali comprati. . . Al riguardo mi ricordo dell'assegnazione di quelli del 2006 dove all'ultimo momento qualcuno lasciò la sala ed alla votazione invece di 10 a 10 finì 10 a 9 per la Germania - ricorda -. Fui contento, non doveva esserci nessun ballottaggio. Ma insomma, all'improvviso uno si alza e se ne va. Forse sono stato troppo di buon cuore e troppo ingenuo!". E alla domanda diretta 'lei ritiene che il Mondiale 2006 in Germania sia stato comprato?' risponde: "No, io non suppongo niente. Io constato". Difficile pensare alla gaffe di un uomo che pure qualche volta è scivolato, come quando definì "una sciocchezza" il problema del razzismo nel calcio. Più facile legare l'uscita di Blatter allo scandalo che sta coinvolgendo l'ex presidente Fifa Joao Havelange e il presidente della federazione brasiliana Ricardo Teixeira per una presunta mazzetta da 14 milioni di euro ricevuta dalla ISL, agenzia che gestiva i diritti tv della Fifa. Scandalo con accuse feroci provenienti soprattutto dalla Germania che ora Blatter mette al centro del mirino ribaltando i sospetti di aver comperato l'assegnazione di un Mondiale. L'ultimo anno è stato forse il più movimentato dell'intera era Blatter. Presidente dal 1998 dopo esserne stato potentissimo segretario generale, Blatter ha affrontato nel maggio scorso un processo interno alla Fifa con l'accusa di compravendita di voti per la rielezione a presidente. Una vicenda da cui Blatter è uscito pulito fino alla rielezione (quarto mandato fino al 2015) in una corsa senza avversari dopo il ritiro del sospeso Bin Hamman e di Warner. Allora erano stati gli inglesi a denunciare la farsa senza, però, riuscire a far rimandare le elezioni. Ora sono i tedeschi a chiederne un passo indietro forse per accelerare l'ascesa di Michel Platini la cui chiamata sulla poltrona del governo mondiale del calcio è attesa invece per il 2015 quando a meno di colpi di scena Blatter lascerà all'età di 79 anni e dopo 17 di dominio incontrastato. Le accuse di corruzione legate all'assegnazione di un Mondiale non sono, però, un inedito nella storia recente della Fifa. Basti pensare alle polemiche seguite alla decisione dello stesso Blatter di assegnare contemporaneamente sia l'edizione del 2018 (Russia) che quella del 2022 (Qatar). Uno sgarbo che ha negato al suo successore la torta più importante nella gestione commerciale della Fifa e che è stato accompagnato da polemiche e veleni. Nei mesi precedenti l'assegnazione del dicembre 2010 la Fifa aveva aperto un'inchiesta sul Mondiale 2018 quando il 'Sunday Times' aveva parlato di soldi in cambio della preferenza da parte dei presidenti della confederazione dell'Africa Occidentale e dell'Oceania con tanto di video girato con telecamera nascosta da due reporter. Accuse tornate d'attualità nel maggio scorso dopo le parole di Lord Triesman, ex presidente del comitato inglese che correva per il 2018, secondo cui molti membri della Fifa gli avrebbero prospettato la possibilità di dirottare il loro voto sulla Gran Bretagna in cambio di donazioni. per complessivi tre milioni di sterline Operazione rifiutata e alla fine assegnazione alla Russia nello stesso giorno in cui il Qatar otteneva quelli del 2022. Come? A Londra hanno pochi dubbi e 'The Times' lo ha scritto senza troppi giri di parole: "Il gioco sporco: come il Qatar si è comprato il Mondiale". Accuse respinte al mittente dai diretti interessati che hanno sempre negato di aver pagato tangenti per un milione di dollari per ammorbidire il giudizio sul loro dossier da parte di sei funzionari della Fifa. Come si vede le parole di Blatter riguardanti il Mondiale 2006 si inseriscono in un filone abbastanza fecondo. Anche in passato c'erano stati sospetti e polemiche, ma l'esplosione di costi e ricavi per una manifestazione seconda solo alle Olimpiadi per interessi economici ha reso le edizioni del Terzo millennio particolarmente appetite. La curva deli ricavi da sponsorizzazione è impressionante: si parte dai 65 milioni di euro di Italia '90 per arrivare ai 650 milioni di Germania '06 e ai 740 di Sudafrica '10. I diritti tv delle edizioni 2002 e 2006 venduti insieme hanno fruttato complessivamente 2,4 miliardi di dollari (+ 700% rispetto alle tre precedenti) e quelli del Sudafrica addirittura 2,7 miliardi da soli con ricavi complessivi da oltre 6 miliardi di euro. Una montagna di denaro che fa gola a tanti. Difficile controllare tutto. ___ il commento MAI FIDARSI DI BLATTER di FULVIO BIANCHI (la Repubblica SERA 16-07-2012) http://k005.kiwi6.com/hotlink/3u92n9k83o/rsera_f_bianchi_mai_fidarsi_di_blatter.mp3 ___ FRANCE football | MARDI 17 JUILLET 2012
  16. FALLIMENTO L’undici agosto il debutto in terza divisione «Venduta la maglietta blu» I Rangers e la grande colpa «La sfida allo Stato» non è stata perdonata da Federazione e società Il club di Glasgow cancellato per 11 milioni di euro non versati al fisco FUTURO DI PROBLEMI Allerta per le trasferte E la Scottish Premier «trema» per i diritti tv di TONY DAMASCELLI (il Giornale 16-07-2012) Se ne avete la possibilità, il prossimo undici di agosto, fatevi un giro in Scozia, dalle parti di Peterhead. Quattrocento chilometri da Glasgow. Si gioca il campionato di terza divisione scozzese, in calendario la prima giornata, Peterhead contro Rangers. Proprio così, il club più titolato al mondo (sorry per i collezionisti di ossa delle altre parti), al conteggio sono 115 trofei, il club che ha vinto cinquantaquattro volte il titolo di campione di Scozia, il club che per trecentoquaranta volte ha sfidato il Celtic nel derby più affascinante, l’Old Firm, la vecchia fabbrica, l’antica fedeltà, il club di Gattuso e di Amoruso, di Gascoigne e di Jim Baxter, di Graeme Souness (allenatore-giocatore in contemporanea, il primo ad avere ingaggiato un cattolico nella squadra dei protestanti), la squadra di Mo Johnston e di Trevor Francis, i Rangers, ai quali qualcuno aggiunge di Glasgow come se scrivessimo, per esteso, l’Inter di Milano o la Juventus di Torino, dunque il club dei protestanti, i nasi blu, i teddy bears, ricominciano il loro cammino dai bassifondi del porto di pesca di Peterhead, stadio Balmoor, capienza di quattromila kilt, si prevede festa grandiosa, con relativo consumo industriale di birra. C’è poco da brindare, in verità. David Murray e Craig Whyte, ex padroni e jene di denaro, hanno stracciato la storia di uno dei club più storici del calcio mondiale. The men who sold the jersey , gli uomini che si sono venduti la maglietta, la Bbc ci ha fatto pure un documentario inchiesta, documenti, telefonate, denunce che hanno smascherato l’inganno, il tradimento, il futuro, trenta milioni di euro prelevati dal club e girati sulle imprese personali dei signori succitati. I Rangers affondano e scompaiono per 11 milioni di euro non versati al fisco. Questa è la colpa maggiore, la sfida allo Stato. I Rangers sono stati condannati dopo consultazione e voto dei trenta club scozzesi, venticinque hanno respinto la richiesta di iscrizione alla premier, soltanto cinque si sono detti favorevoli. I Rangers hanno cambiato insegna, oggi sono Newco Rangers, il fallimento, la vergogna, debiti per 80 milioni di euro, cento cause di lavoro, una cronaca volgare che ha cancellato cento e quarant’anni di storia, quella di Glasgow, quella della Scozia, quella del calcio britannico. Non c’è spazio per la nostalgia anche se il primo ministro scozzese ha allertato Murdoch e le forze di polizia. Si teme che la retrocessione dei Rangers porti alla perdita del monte sterline di Sky , oltre al deficit per la mancata vendita di biglietti che garantivano i tifosi dei blues in giro per il Paese. Si teme che la stessa transumanza in borghi e villaggi che ospitano le squadre di terza divisione (l’Annan Athletic ha uno stadio, il Gala Bank, da duemila e sette posti, cinquecento dei quali a sedere) possa creare problemi di ordine pubblico. Sulla pelle dei tifosi dei Rangers sono calde ancora le ferite di quel tragico gennaio del Settantuno, sessantasei morti e duecento feriti a Ibrox, per il derby con il Celtic. Pagine straordinarie di un diario che non prevedeva questo epilogo miserabile ma, insieme, fotogrammi di una realtà crudele che appartiene a un popolo e a un Paese con altissima dignità e coerenza. «Non potevamo privilegiare i Rangers, perché altrimenti sarebbe stato un campionato squilibrato, falsato, tra chi sopporta i sacrifici ed è in regola con la legge e chi, invece, viola i regolamenti e inganna lo Stato», sono le parole di Stewart Regan, chief executive della federcalcio scozzese. Nessun perdono, dunque, nessun alibi, condanna e basta, accettata senza dimostrazioni di piazza, fumogeni e sit in dai tifosi, sopportata con serietà da Alistair McCoist, bandiera e cannoniere in campo e da un anno boss in panchina del club. La squadra è tutta da rifare, i calciatori se ne sono andati, svincolati, infuriati. Si ricomincia dal Balmoor, lo stadiolo di Peterhead. Fino a ieri in Scozia circolava questa battuta: «Che hanno fatto oggi i Rangers?» «Zero a zero», «Chi ha sbagliato il rigore per i Rangers?». L’epoca bella del potere è finita. Due uomini hanno venduto la maglietta blu.
  17. laSmagliatura di NICOLA CECERE (GaSport 16-07-2012) GLI SCUDETTI DI LUCIO E I BACI DI IBRA BASTA IPOCRISIE: L'ESEMPIO È PIRLO A Lucio Da Silva Ferreira Lucimar, neo acquisto bianconero, è stato chiesto durante la presentazione un parere sugli scudetti della Juve: per te sono 28 o 30? Lui ha detto che la pensa come il presidente Agnelli. Lo pensa davvero o «deve» pensarlo per cancellare agli occhi dei nuovi tifosi i tre campionati da interista? Lucio ha giocato 9 anni in Germania e nella stagione 2005-06 era impegnato col Bayern a vincere la Bundesliga. Ha forse letto la storia della Serie A? Si è documentato in questi tre anni vissuti a Milano su Calciopoli arrivando alla convinzione di aver giocato in una squadra che ha scippato un titolo? Zlatan Ibrahimovic bacerà la maglia del Psg il giorno della presentazione? Probabilmente sì. Dirà che ha sempre sognato Parigi? Probabilmente sì. Eravamo al Camp Nou quando, appunto, si fece immortalare nel gesto d'amore e pronunciò al microfono il giuramento di eterna fedeltà al Barcellona. L'anno dopo è passato al Milan, ora sta trasferendosi in Francia per la gioia di Ancelotti (e pure di Raiola, che ad ogni trasferimento incassa una commissione da favola). Ora, siccome anche la durata dei matrimoni veri si è attestata su di una media di 15 anni, i tifosi non potrebbero rinunciare a un rituale ormai privo di significato? Non potremmo cioè accettare in modo «naturale» che un professionista approdi in un club senza doversi sottoporre a questa ipocrita purificazione? E i giocatori non potrebbero prendere esempio da Pirlo? L'anno scorso Andrea lasciò il Milan per la Juve senza avvertire l'obbligo di pronunciare una sillaba che rinnegasse i 10 anni rossoneri e senza gesti scenografici per ingraziarsi il nuovo ambiente. Ha fatto parlare il campo e sono state parole dolcissime per le orecchie del popolo bianconero. E' stato una bandiera del Milan? Certo, ma che fa: oggi è un patrimonio Juventus. ___ la Repubblica SERA 16-07-2012 ___ IL TEMPO 17-07-2012
  18. Scommessopoli Oggi c’è Bonucci: rischia la squalifica di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 16-07-2012) ROMA. I figli di Prandelli sulla graticola. Dopo Conte, si riparte da Leonardo Bonucci, Andrea Ranocchia e Domenico Criscito: presente e futuro della difesa azzurra nel mirino degli 007 federali. Lo juventino e l’interista osservati speciali per le combine del Bari. E se la posizione di Ranocchia è tutta da definire (al di là delle generose elargizioni in denaro a Iacovelli), per il difensore bianconero pesano le dichiarazioni di Andrea Masiello alle procure di Bari e Cremona: «Bonucci mi disse: se si può fare io ci sto». «Dice il falso, ero in ritiro con la Nazionale», si era difeso Bonucci, ma lo stesso Masiello contrattaccò: «C’era anche lui, fu prima del ritiro a Udine». Masiello sembra aver prodotto materiale documentato che accerterebbe la presenza dell’azzurro a quel summit. Secondo il pentito c’erano anche Salvatore Masiello, Parisi e Belmonte, quest’ultimo ha deposto per 5 ore in Figc e qualcosa potrebbe aver aggiunto, gli altri hanno smentito. Se non sarà bravo nello slalom, Bonucci rischia 3 anni di squalifica. GENOA Forse incrocerà il suo (ex) compagno in azzurro, Criscito, che dopo aver detto addio agli Europei oggi è chiamato a spiegare gli incontri con gli ultras genoani a “L’Osteria del Coccio” con Sculli, Altic e Leopizzi. Palazzi corre verso i deferimenti ai presidenti, e dopo aver ascoltato Camilli (Grosseto) e Mezzaroma (Siena), ora è pronto a chiudere il caso Bari-Lecce, sentendo l’ex leccese Vives e mercoledì l’ex patron salentino Pierandrea Semeraro, considerato il mandante della combine. In forse le audizioni di Matteo Gianello e di Massimo Erodiani. Gli altri interrogatori: Imborgia (Grosseto), Dei, Espinal, Curiale e Cutolo (Portogruaro-Crotone). ___ CALCIOSCOMMESSE Bonucci più Criscito Azzurri da Palazzi Oggi sfilata di big in Procura Figc: c'è pure Ranocchia Tocca a Gianello: rischiano Napoli, Grava e Cannavaro In programma anche gli interrogatori di Vives, Espinal, Cutolo e Curiale di MAURIZIO GALDI (GaSport 16-07-2012) Settimana importante per l'inchiesta sportiva sul calcioscommesse. Da oggi a giovedì la Procura federale dovrebbe chiudere il suo giro d'orizzonte sulle inchieste penali di Cremona, Napoli e Bari. I vice del Procuratore federale, Stefano Palazzi, sono chiamati al tour de force finale prima di lavorare ai deferimenti che porteranno al secondo procedimento sportivo dell'anno che dovrebbe partire nei primi giorni di agosto davanti alla Disciplinare. La novità Tra le carte arrivate dalla Procura di Napoli è sfuggito ai più, ma Ġazzetta lo aveva riportato, che nel mirino sarebbe entrata anche la partita Portogruaro-Crotone. Nel documento di chiusura indagini della Procura di Napoli erano poche righe in una nota, ma nella mani di Palazzi dovrebbero essere arrivate carte più dettagliate che riguarderebbero Silvio Giusti e i suoi contatti con Stefano Bettarini, Franco Salvagni, Claudio Furlan, Ernesto Renzi, Luigi Giomignani e Stefano Cecchini. Per questo oggi saranno sentiti per il Portogruaro Vinicio Espinal (ora alla Pro Vercelli) e il preparatore dei portieri David Dei; per il Crotone, Davis Curiale (ora al Grosseto) e Aniello Cutolo (ora al Padova). Il grande atteso Dopo aver saltato per un'indisposizione la convocazione, oggi si aspetta di sapere se il medico darà il via libera a Matteo Gianello, ex terzo portiere del Napoli. Dopo le audizioni dei suoi ex compagni di squadra (Cannavaro, Grava, De Sanctis, Quagliarella, Mascara) e del tecnico del Napoli, Mazzarri, è atteso per far chiarezza su Sampdoria-Napoli ma anche su altri avvenimenti di cui ha già dato risposte esaurienti ai magistrati napoletani del pool «reati da stadio» coordinati dall'aggiunto Giovanni Melillo. In quella sede aveva ammesso di aver avuto pressioni per chiedere ai suoi compagni di favorire la vittoria della Samp sulla quale Giusti e alcuni suoi amici avevano puntato. I suoi ex compagni di squadra hanno negato questo tentativo, ma lui lo aveva ammesso (anche se solo nei confronti di Cannavaro e Grava) davanti ai magistrati napoletani che lo avevano interrogato per oltre cinque ore. Gli altri fronti Oggi saranno sentiti anche Vives (ora al Torino ma all'epoca dei fatti al Lecce), una sorta di «preparazione» all'audizione di Pierandrea Semeraro prevista per mercoledì e che è frutto delle ultime carte ricevute da Palazzi per l'inchiesta sul derby Bari-Lecce. Poi si tornerà a parlare dell'inchiesta di Cremona (anche se in parte «migrata» poi a Bari) e che riguarda l'audizione di Leonardo Bonucci e Andrea Ranocchia relativamente alla partita Udinese-Bari, mentre Domenico Criscito dovrà rispondere su Lazio-Genoa, partita che per l'inchiesta di Cremona gli è costata il posto in Nazionale dopo la perquisizione a Coverciano. Un ritorno molto atteso è quello di Massimo Erodiani: era indicato come una sorta di «cervello» della manipolazione di partite, ora potrebbe chiarire importanti particolari. ___ CALCIOSCOMMESSE Lo juventino oggi in via Po Bonucci da Palazzi rischia 3 anni di stop Dal procuratore federale anche Ranocchia e Criscito di STEFANO CARINA (Il Messaggero 16-07-2012) ROMA - Agli Europei ha tappato la bocca a Mario Balotelli. Oggi con Leonardo Bonucci, nessuno farà altrettanto. Anzi, in procura si attendono che il difensore della Juventus abbia voglia di parlare e spiegare. C'è un pentito, Andrea Masiello, che lo chiama in causa in modo diretto a proposito del presunto tentativo di combine in Udinese-Bari, 9 maggio 2010, finita 3-3: «Fu una delle tante volte che ho incontrato De Tullio (ristoratore indagato, ndc) - ha spiegato il difensore al gip di Bari, Abbattista - mi disse che lui poteva scommettere sul live. Vado al campo, parlo con Bonucci, Belmonte, Parisi e Salvatore Masiello e gli faccio presente questa cosa. Leo mi disse: Se si può fare siamo interessati». E in un secondo momento: «Per quanto non avessimo raggiunto l'accordo con l'Udinese, io, Bonucci, Belmonte e Parisi giocammo per raggiungere il risultato a cui mirava De Tullio, agevolando la segnatura di tre reti». Accuse che pesano come un macigno per il difensore della Nazionale che è uscito indenne prima degli Europei dal blitz della polizia a Coverciano, solamente perché - a differenza di quanto capitato a Criscito (anche lui oggi a via Po) - la sua posizione era al vaglio della Procura di Bari e non di Cremona (nonostante fosse finito nel registro degli indagati il 3 maggio). E se sul piano giudiziario le due situazioni erano e rimangono uguali, a livello sportivo, a rischiare è soprattutto Bonucci. Questo perché Masiello, nell'audizione di 10 ore di martedì, avrebbe aggiunto ulteriori particolari, fornendo dettagli e materiale che dimostrerebbero il reale coinvolgimento del difensore. Interrogato per due volte come testimone a Bari, Bonucci ha negato la circostanza («Ero in Nazionale quella settimana»). Lo stesso hanno fatto gli altri calciatori coinvolti (dubbi solo su Belmonte) e Angelo Iacovelli (il factotum dello spogliatoio del Bari) che ha scagionato sia lo juventino che Ranocchia (anche lui oggi tra gli interrogati): «Non sapevano nulla». Poco, troppo poco per Palazzi, alla luce della nuova audizione di Masiello. Bonucci rischia tre anni per illecito. ___ GLI INTERROGATORI Bonucci, Criscito Ranocchia e quei derby da chiarire di EDMONDO PINNA (CorSport 16-07-2012) ROMA - Il giorno di Bonucci. Di Ranocchia. Di Criscito. E di (probabilmente) Gianello. Parte una nuova settimana, l’ultima, prima del nuovo processo al calcioscommesse. La Procura ha fissato altri interrogatori, undici solo per oggi. Sul filone di Cremona c’è ancora qualcosa da chiarire, Palazzi dovrà tirare le somme. Restano aperti i filoni di Bari e Napoli. sui quali bisognerà mettere un punto. Bonucci sarà ascoltato per Udinese-Bari. Ad accusarlo, Andrea Masiello, che alla Procura di Bari aveva dichiarato che Di Tullio «mi propose di manipolare la partita Udinese-Bari, della penultima giornata di ritorno del campionato 2009/2010. Io girai la proposta ai miei compagni di squadra trovando dei consensi, parlai con Bonucci, Salvatore Masiello, Belmonte e Parisi (.. . ) io, Bonucci, Belmonte e Parisi, giocammo per raggiungere il risultato a cui mirava Di Tullio, agevolando la segnatura di tre reti. La partita finì infatti 3 a 3». Compagno di squadra di Bonucci, in quel Bari che ha quattro gare sotto la lente d’ingrandimento, era Ranocchia, ora all’Inter. Il difensore dovrà chiarire a Palazzi i suoi rapporti con Iacovelli l’infermiere amico dei giocatori biancorossi che era un po’ il tramite per agevolare le combine. Criscito, invece, sarà ascoltato in merito al derby Genoa-Samp del maggio 2011, dei suoi rapporti con Sculli e gli ultrà Fileni e Leopizzi (quest’ultimo ne parla anche in una telefonata intercettata), oltre che agli slavi Altic e Qoshi, incontrati in un ristorante prima di Genoa-Lazio. In procura, fra gli altri, si presenterà anche Matteo Gianelllo, il personaggio chiave del’inchiesta di Napoli, se avrà risolto i suoi problemi di salute. Non venisse, per lui potrebbero aprirsi subito le strade per la radiazione. Gli 007 hanno convocato anche Erodiani (c’è ancora qualcosa da chiarire su Pescara-Albinoleffe), Curiale e Imborgia (c’è di mezzo il Grosseto) ___ Lo scandalo Calcioscommesse Gianello, oggi il medico decide se può essere interrogato art.non firmato (IL MATTINO 16-07-2012) Stefano Palazzi, il magistrato napoletano che guida la Procura federale, saprà stamattina se Matteo Gianello si presenterà in giornata all’interrogatorio fissato negli uffici romani di via Po. Il portiere, che ha ottenuto un certificato medico che prescrive un periodo di assoluto riposo di venti giorni per colica renale e principio di stress, si reca oggi dal dottore di fiducia per chiedere se lo autorizza a volare a Roma per essere sottoposto all’interrogatorio. Difficile che arrivi l’ok. In attesa, comunque, anche l’avvocato che assiste l’ex portiere del Napoli per la parte sportiva, Eduardo Chiacchio. Reo confesso davanti ai pm di Napoli sul tentativo fatto per combinare la partita Samp-Napoli del 16 maggio 2010 (poi persa dagli azzurri per 1-0, ovviamente senza alcun ”aggiustamento”), Gianello avrebbe dovuto essere ascoltato il 6 luglio con Mazzarri e due ex compagni, Cannavaro e Grava, i difensori a cui aveva chiesto ”collaborazione” per quella partita in cambio di una contropartita economica messa a disposizione da scommettitori del nord. Ma dieci giorni fa inviò il certificato medico. Il periodo di riposo prescritto scade a fine settimana, ma in caso di secondo forfait sarebbe improbabile una terza convocazione da parte di Palazzi, che potrebbe deferire Gianello per illecito sportivo senza ascoltarlo. In sede dibattimentale potrebbe non essere accolta un’eventuale richiesta di patteggiamento dell’ex portiere del Napoli, che nella scorsa stagione era stato tesserato dal Villafranca, società veronese di Eccellenza. Al di là dei problemi fisici evidenziati nel certificato prodotto nei giorni scorsi, Gianello lamenta una «difficoltà ambientale» a recarsi a Napoli dopo le rivelazioni fatte nei mesi scorsi sulla partita giocata dagli azzurri a Marassi (lui neanche era in panchina). Il processo che riguarda il giocatore e il Napoli (responsabilità oggettiva) potrebbe cominciare tra settembre e ottobre. È confermata l’intenzione della Federcalcio di accelerare i tempi soltanto per i casi che riguardano la responsabilità diretta dei club. ___ L'INCHIESTA DI BARI «Sì è Semeraro Jr» Così Carella inguaia il Lecce di FRANCESCO CENITI (GaSport 16-07-2012) «È questa la persona che accompagnava Carlo Quarta il giorno in cui voi andaste a proporgli l'affare della vittoria del Lecce a Bari?». La risposta di Gianni Carella, arrestato il 2 aprile con Andrea Masiello e Fabio Giacobbe, al pm Ciro Angelillis non lascia margini ai dubbi: «Sì, è lui». A pagina 40 dell'informativa dei carabinieri contenuta negli atti dell'indagine condotta dalla Procura di Bari (chiusa da pochi giorni) sul calcioscommesse, c'è il riconoscimento dell'ex presidente del Lecce da parte di uno degli indagati. Un riscontro molto forte che gli 007 di Palazzi contesteranno dopodomani all'allora numero uno giallorosso: il club rischia la retrocessione in Lega Pro per l'ipotesi di aver comprato il derby con 230 mila euro. E nel materiale girato a Palazzi ci sono altre prove giudicate chiare dagli inquirenti. I soldi, ad esempio. La procura è convinta che siano stati messi a disposizione da Semeraro jr. I controlli bancari evidenziano come il 30 maggio Quarta versa sul suo conto un assegno di 50mila euro firmato da Pierandrea. Subito dopo ne sono staccati altri tre a Claudio Quarta e a Claudia Nervino: totale 160mila euro versati e immediatamente prelevati allo sportello. I movimenti avvenivano in corrispondenza con le dazioni di denaro di Quarta al gruppo Masiello. E a proposito del difensore: davanti al procuratore Laudati (che chiede: «ma non è difficile fare un autogol volontario?») racconta: «Ho cercato in tutti i modi di toccare la palla verso la porta, questo è stato. Dopo la partita mi hanno mandato una foto, Di Lorenzo (ndr, uno degli amici indagati) con Giacobbe e Carella che fanno il segno del tre con la mano, come a dire 300mila euro. . . ». ___ Deferimenti entro il 25 luglio, processi dal 1 agosto Il rischio per Conte: essere giudicato a settembre Processi differiti, se comincia la nuova stagione... Illecito: per i club tre punti a vincere, uno a perdere Ecco se e cosa rischiano Napoli, Lecce e Bari di EDMONDO PINNA (CorSport 16-07-2012) 1 Comincia l'ultima settimana di interrogatori per la Procura federale: che tempi si prevedono per i processi? Dopo mercoledì, quando gli uomini di Palazzi interrogheranno anche l'ex presidente del Lecce. Pierandrea Semeraro, la Procura si prenderà circa una settimana di tempo per fare il punto della situazione e valutare il materiale raccolto. Spetterà al procuratore capo stabilire chi mandare a processo e con quali capi d'imputazione. I deferimenti potrebbero arrivare entro il 25 luglio, il processo davanti alla Disciplinare di Artico i primi d'agosto. Molto, è chiaro, dipenderà dal numero dei deferiti. 2 Il direttore generale della Federcalcio, Valentini, ha confermato l'idea di una corsia preferenziale per gli eventuali deferimenti per responsabilità diretta, ovvero con il coinvolgimento del presidente o di un legale rappresentante del club. Che significa? Significa che ad agosto potrebbe svolgersi un processo solo per le società (e le posizioni collegate) eventualmente riconosciute responsabili per responsabilità diretta. Chi rischia? Lecce e Grosseto più di Pescara e Siena. Questo significa anche che tutto il resto sarà giudicato a settembre. E se, come sembra, la posizione di Massimo Mezzaroma è ora meno delicata, a settembre sarà giudicato anche Antonio Conte, che di quel Siena era allenatore e per quei fatti potrebbe essere deferito. Per il tecnico della Juventus significherebbe rischiare di perdere, in caso di condanna per omessa denuncia (in caso di patteggiamento), la prima parte della stagione. 3 Questa disparità tra i processi non potrebbe creare anche disparità fra le penalizzazioni? Le pene, lo dice il Codice di Giustizia sportiva, devono essere afflittive. Chiaro che, se comincia la stagione, qualsiasi tipo di sanzione inflitta sarà scontata sul prossimo campionato. E potrebbero esserci dei casi di club non ripescati pur non avendo fatto nulla, mentre altre società, anche se invischiate in questo procedimento, conserverebbero la categoria, iniziando la stagione nuova da penalizzate. 4 Quali sono le sanzioni previste per i reati ipotizzati? Per illecito sportivo, la pena minima per un club sono tre punti se la combine è a vincere, uno se la combine è a perdere. Per i tesserati, il minimo sono tre anni, mentre l'omessa denuncia da codice porta ad almeno sei mesi di squalifica, anche se è giurisprudenza consolidata considere un anno. In caso di patteggiamento il solo art. 23 del Codice di giustizia dà lo sconto di un terzo della pena, più ampia la discrezionalità nel caso ci sia anche l'art. 24 (collaborazione attiva). Il divieto di scommesse porta ad almeno 18 mesi per itesserati, all'ammenda (in caso di responsabilità oggettiva) o alla penalizzazione (in caso di responsabilità diretta) per le società. 5 Con questa settimana, la Procura federale chiude anche il cerchio sulle inchieste di Napoli e Bari. Cosa rischiano le società? Le verifiche devono essere ancora effettuate. Per quanto riguarda l'inchiesta partenopea, nel caso in cui il Napoli dovesse essere deferito, il suo destino è legato a quello di Matteo Gianello. Se il portiere patteggerà, il club rischia teoricamente solo un punto, altrimenti si arriva a due. Potrebbe essere pesante la situazione del Lecce: in caso di responsabilità diretta (per la Procura di Bari fu Semeraro a comprare la partita), c'è la retrocessione in Lega Pro con l'aggravante della consumazione dell'illecito (punti di penalizzazione). Anche il Bari potrebbe rischiare per l'illecito, ma solo in via oggettiva (a perdere). Un punto per ogni partita contestata.
  19. Verbali scommesse Masiello: “Che ridere il mio autogol da 300 mila euro” di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 16-07-2012) Da un lato c’è il vademecum del calciatore antieroe: così il talento si usa per segnare un autogol. Dall’altro le prove — con tanto di soldi e telefonate — che dimostrano come, appena un anno fa, un presidente abbia comprato la salvezza in serie A della sua squadra, il Lecce. La storia è tutta nelle 42 pagine di informativa depositate dal procuratore di Bari, Antonio Laudati, e dal sostituto Ciro Angelillis nel processo all’ex presidente, Pierandrea Semeraro. Documenti per i quali il Lecce rischia ora seriamente la retrocessione in C visto che mercoledì, il procuratore federale Stefano Palazzi (che ha ricevuto l’informativa nei giorni scorsi) sentirà proprio Semeraro. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il presidente giallorosso comprò il derby contro il Bari, penultima giornata del campionato di A 2010-2011 pagando circa 200mila euro all’allora terzino del Bari, Andrea Masiello. Il Lecce vinse 2-0. La seconda rete fu un’autorete di Masiello. «Ma non è difficile un autogol volontario da un punto di vista tecnico?» gli chiede uno sconsolato Laudati durante l’interrogatorio. «Effettivamente — spiega il giocatore — io rivedendolo mi sono anche un po’ messo a ridere perché poi sono cascato male... Io sinceramente quando faccio la corsa verso la porta, sapevo che ero vicino alla porta, non mi sono reso conto se ero dentro... cioè dentro lo specchio... Poi rivedendo le immagini ero fuori. Ho cercato in tutti modi di toccarla verso la porta, questo è stato... Poi è andata a finire anche di palo... ». «Quando lei cade — gli chiede Laudati — Gillet viene da lei e che le dice?». «Dice, “alzati, perché... la potevi lasciare, andava fuori la palla” (...) Io non gli ho detto che avevamo vinto, che avevamo preso quei soldi (...) Dopo la partita mi hanno mandato una foto, Di Lorenzo ( ndr, uno degli amici indagati) con Giacobbe e Carella che fanno segno così con la mano, come a dire 300mila euro». La procura è convinta che i soldi siano stati messi a disposizione da Semeraro jr, figlio del patron del Lecce. Lo raccontano gli indagati ed è provato dagli assegni: il 30 maggio Quarta ( ndr, l’intermediario di Semeraro) versa sul suo conto un assegno di 50mila euro firmato da Pierandrea. È il primo di una serie, dal valore finale di 160mila euro. Appena versati gli assegni, il corrispettivo veniva poi prelevato in contanti allo sportello. Tutti i movimenti avvenivano in corrispondenza con le dazioni di denaro di Quarta al gruppo Masiello. «In sostanza — dice la procura — quel giro di assegni è servito a tracciare il compenso». ___ CALCIOSCOMMESSE Masiello ai pm: «Vi spiego come si fa un autogol» di MASSIMO MALPICA (il Giornale 16-07-2012) «Rivedendolo mi sono anche un po’ messo a ridere, perché poi sono cascato male...». A verbale, lo scorso 4 aprile, l’ex difensore del Bari Andrea Masiello racconta al capo della procura pugliese Antonio Laudati la cronaca istante per istante dell’autogol «fatto apposta », quello che cristallizzò la sconfitta per 2- 0 nel derby contro il Lecce. Una partita venduta, secondo i magistrati baresi, dal difensore e dai suoi amici-scommettitori Carella e Giacobbe ai rivali salentini che con quella vittoria si salvarono (per l’episodio è indagato per frode sportiva anche l’ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro) per «circa 200mila euro». Eppure Masiello, ex idolo della curva barese, non s’è vergognato dell’affare. Anzi. Racconta di aver riso, rivedendo in tv quel suo intervento goffo che lui stesso aveva confessato in un memoriale di aver fatto di proposito. E ora spiega anche in che modo. «Fare un autogol volontario è difficile dal punto di vista tecnico (...) diciamo come ha fatto? », domanda Laudati. E l’ex «Thuram bianco» parte, senza fare una piega: «Guardi, io sinceramente quando faccio la corsa verso la porta, io sapevo che ero vicino alla porta, non mi sono reso conto se ero dentro... cioè, dentro lo specchio della porta o fuori, e rivedendo le immagini ero fuori. Ho cercato in tutti i modi di toccarla verso la porta, questo è stato... che poi è andata a finire di palo, anche». Laudati ironizza: «Bisogna essere bravissimi ». Masiello non coglie il sarcasmo, e si vanta del risultato: «Infatti, infatti. Non ci arrivava. . . ».
  20. LA LEGGE IN SENATO Calcio e politica all’ultimo stadio di PAOLO BERDINI (il manifesto 15-07-2012) L’effetto Europei di calcio ha dato i frutti sperati. Chissà se fuori dell’agenda protocollare se ne è parlato anche nella cerimonia di ringraziamento generosamente concessa al Quirinale: fatto sta che a quindici giorni dal fischio di chiusura del campionato europeo, alla camera dei deputati è stato approvato il provvedimento di legge che concede alla società di calcio la facoltà di realizzare, in deroga a qualsiasi regola urbana, nuovi stadi, ipermercati, alberghi e alloggi. Insomma, la solita overdose di cemento. La legge sugli stadi in discussione alla camera parte con tutta evidenza da un presupposto oggettivo: il deficit della squadre di calcio è arrivato a una voragine pari a un miliardo di perdita nei tre campionati, dovuti a spese folli e a gestioni irresponsabili. Nella nostra società a dominio finanziario, questo enorme debito mette in affanno le già affannate banche. Chi non ricorda la complessa trattativa sulla vendita della Roma Calcio effettuata lo scorso anno sotto la regia di Unicredit, fortemente esposta con la società calcistica romana. Che di legge a favore della speculazione immobiliare si tratti non c’è dubbio. Sempre le statistiche della Lega calcio ci dicono che gli introiti delle partite rappresentano soltanto il 18 per cento dei bilanci societari, mentre soltanto i diritti televisivi valgono più del 50 per cento. Non saranno dunque i nuovi stadi a rimettere a posto i bilanci delle società calcistiche, la legge approvata alla camera è l’ennesimo regalo al sistema bancario. Ne saranno felici Monti, Passera e i ministri che provengono da quel mondo. Ma non ne saranno felici i milioni di cittadini che in ogni città italiana vedranno crescere, in luoghi incontaminati in aperta campagna, nuovi quartieri strade e, forse, anche gli stadi. Si dirà che questo è un quadro fosco, o prevenuto. Basta allora ripercorrere l’incredibile vicenda avvenuta a Roma nel mese di aprile, quando è apparso su tutta la stampa nazionale un bando per cercare le aree dove costruire lo stadio della Roma Calcio promosso dalla Cushman & Wakefield, società controllata dalla Exor della galassia Fiat. Evidentemente chi non sa più produrre automobili sa invece come produrre plusvalenze immobiliari, perché la Cushman & Wakefield chiedeva ai proprietari delle aree la loro disponibilità ad alloggiare il nuovo stadio della Roma compreso albergo, ipermercato e quant’altro. L’importante era avere dieci ettari di territorio incontaminato. Questo è il provvedimento che è stato approvato alla camera dei deputati e che sta per essere inviato al senato, speriamo soltanto che ci sia un sussulto da parte di alcuni dei partiti, in particolare di chi fa opposizione al governo Monti, e da coloro che all’interno del partito democratico, come Roberto Della Seta, sono risolutamente indipendenti dalla cultura che domina quel partito. La legge andrà in discussione al senato e speriamo che invece di continuare con il sistema delle deroghe si ricominci a parlare di ripristinare le regole e a mettere i bisogni sociali al primo posto dell’agenda politica.
  21. Il CONI non ha atteso neanche un amen. Se una volta ogni tanto lo staff legale della Juve si degnasse di rispondere a tono contro insinuazioni e diffamazioni... spec.in un periodo delicato come questo della nuova ondata denigratoria anti-juventina.
  22. Scommesse, Gianello potrebbe non deporre L’ex portiere è atteso domani dal procuratore della Figc per la tentata combine 2010 Dal medico Il giocatore in possesso del certificato che rileva anche una iniziale depressione art.non firmato (IL MATTINO 15-07-2012) Atteso domani alle ore 11 dalla Procura federale, Matteo Gianello potrebbe non presentarsi a Roma. L’ex portiere azzurro, che tredici mesi fa rivelò ai magistrati napoletani di aver tentato una combine nella partita Samp-Napoli del 16 maggio 2010, era stato convocato il 6 luglio con Mazzarri, Grava e Cannavaro, i due difensori a cui si sarebbe rivolto per aggiustare quel match, l’ultimo del campionato 2009-2010, ricevendo uno sdegnato rifiuto. «Motivi di salute», la spiegazione del forfait, avallata da un certificato medico. Il procuratore federale Stefano Palazzi ha nuovamente convocato il giocatore, che ha fatto parte della rosa del Napoli dal 2004 al 2011 (ma nelle ultime due stagioni era stato emarginato da Mazzarri), per domani negli uffici romani di via Po. C’è la concreta possibilità che Gianello rinunci. Dipende dall’esito del colloquio con il medico che gli ha prescritto un periodo di riposo per coliche renali e un principio di depressione. Il giocatore è in contatto con il suo legale per la parte sportiva, Eduardo Chiacchio, e deciderà tra stasera e domattina se volare a Roma per essere interrogato: in questo caso l’incontro con Palazzi slitterebbe alla serata. Cosa accadrebbe se Gianello, tesserato per il Villafranca Veronese, saltasse la seconda convocazione? Non ve ne sarebbe una terza. Palazzi potrebbe direttamente decidere di rinviare il giocatore a giudizio per illecito sportivo e non accetterebbe patteggiamenti in sede dibattimentale, quindi l’ex portiere del Napoli rischierebbe fino a 5 anni con proposta di radiazione e non avrebbe la possibilità di dedicarsi all’attività di preparatore dei portieri, già cominciata presso una scuola calcio in provincia di Verona. Potrebbe esservi un riflesso anche per la società, che rischia di essere deferita per responsabilità oggettiva, dato che Gianello era un suo tesserato? Dipende dalle valutazioni della Procura federale. Il Napoli appare assolutamente estraneo rispetto ai comportamenti del portiere. Gianello, assistito dall’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi per la parte penale, non si presenterà nuovamente in Procura per ulteriori testimonianze sulle sue relazioni con scommettitori del nord. C’è una sorta di «incompatibilità ambientale»: l’ex portiere non vuole tornare a Napoli, dove l’ultima volta è stato visto in febbraio. Domani, intanto, saranno ascoltati dal procuratore Palazzi tre big: il difensore della Juve e della Nazionale vicecampione d’Europa, Leonardo Bonucci; il difensore dello Zenit San Pietroburgo, Mimmo Criscito, escluso dagli Europei perché indagato dai pm di Cremona, e il difensore interista Andrea Ranocchia. ___ Scommesse I processi verso il 10 agosto, secondo grado prima dell’inizio del campionato I deferimenti entro il fine mese di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 15-07-2012) L'ultima curva prima dello sprint finale. Dopo aver ascoltato i pentiti Carobbio e Masiello, i presidenti Mezzaroma, Sebastiani e Camilli e soprattutto l'atteso Antonio Conte, il lavoro della Procura federale sul terzo filone dell'inchiesta sul calcioscommesse volge ormai al termine. Non tanto per il materiale ancora da esaminare – da Bari sono appena arrivate le carte sul derby sospetto con il Lecce del 15 maggio 2011, mentre Cremona e Genova (al lavoro sul discusso Genoa-Samp del 8 maggio 2011) potrebbero presto fornire nuovi documenti – quanto per i tempi ristretti: il terzo processo deve chiudersi prima dell'inizio dei campionati, al via tra 40 giorni. Ecco perché l'ipotesi emersa nei giorni scorsi sembra sempre più plausibile: un mini-processo subito e un maxi-processo più avanti, forse in autunno. Entro metà agosto vanno esaminate le eventuali responsabilità dirette: le spiegazioni fornite dal presidente del Siena Mezzaroma non hanno convinto la Procura, così come le risposte date dal numero uno del Grosseto Camilli. Mercoledì prossimo, poi, gli investigatori federali ascolteranno Semeraro sul derby con il Bari, comprato per 230 mila dall'ex presidente del Lecce . Questi tre club – con i rispettivi tesserati, dunque anche Conte se la Procura crederà alla versione di Carobbio – rischiano il deferimento immediato. Le date? Dopo aver ascoltato 75 persone in 38 giorni, gli investigatori hanno fissato altre 18 audizioni fino a mercoledì, ma non sono escluse alcune aggiunte. In ogni caso i deferimenti devono arrivare entro fine mese. Primo grado entro il 10 agosto, appello intorno al 20. Domani, intanto, si riparte con Bonucci, Ranocchia, Criscito e soprattutto il pentito Gianello, la cui presenza a Roma è però ancora in dubbio.
  23. Le vacanze John e Lapo a pranzo a Nerano tra vino bianco e mozzarella di ANNA MARIA BONIELLO (IL MATTINO 15-07-2012) Crociera nel Mediterraneo per John Elkann, il giovane e affascinante presidente Fiat che prima di recarsi negli Stati Uniti si è regalato una vacanza tutta familiare a bordo del «Dionea», una delle imbarcazioni della «flotta Agnelli» che è stata trasformata da barca d’epoca in un superaccessoriato e moderno yacht a bordo il quale Jaki e Lapo Elkann hanno navigato nelle acque del Golfo insieme con tutta la famiglia di John. L’elegantissima Lavinia Borromeo che nei tratti e nello stile rievoca nonna Marella e i piccoli di casa Elkann, Leone, Oceano e Vita, l’ultima arrivata, nata sette mesi fa. La passione del mare che unisce gli Agnelli da generazioni, da quando nonno Gianni li trasportava a Capri con il suo «Stealth», la barca più cara all’Avvocato, dalle linee innovative e uniche e dalla vela completamente nera e che ha poi visto al timone il nipote Lapo, che come il nonno sfida i mari nelle regate più ardite. Il tour nel Golfo di John Elkann in questa insolita versione familiare è durato alcuni giorni con itinerario nei piaceri della cucina nostrana e tappa a Lo Scoglio a Nerano uno dei luoghi più frequentati dalla famiglia Agnelli. Menù classico del locale di Marina del Cantone dove John, Lapo e Lavinia hanno respirato l’atmosfera familiare che li ha visti sin da bambini essere tra i clienti più amati e dove si gustano i sapori e i piatti tipici della nostra cucina. Un menù tutto mediterraneo che è stato molto apprezzato dai giovani Agnelli e dall’esile Lavinia, partendo dai classici spaghetti alla Nerano con le zucchine alla mozzarella e vino doc. La skyline dell’isola azzurra che si stagliava lungo la rotta che portava la «Dionea» a Ponza ha fatto da richiamo per una sosta fuori programma nella baia di Marina Piccola, davanti ai Faraglioni e un blitz a terra per John e Lapo che hanno voluto regalarsi una passeggiata fuori programma nel borgo marinaro di Marina Grande. Poi all’imbrunire la crociera è continuata per la meta finale dell’isola di Ponza dove si è fermata la navigazione per far ripartire il presidente della Fiat verso i suoi impegni che lo hanno visto volare negli Stati Uniti, nella Sun Valley, nello stato dell’Idaho dove insieme al nostro premier Mario Monti ha preso parte alla cena organizzata da Herb Allen nella sua sontuosa dimora e alla quale erano invitate oltre cento persone, tra miliardari e guru dell’hi-tech. Insieme al presidente della Fiat e al presidente del consiglio dei ministri, c’erano il sindaco di New York Michael Bloomberg, il presidente di Google Eric Schmidt e il tycoon della comunicazione Rupert Murdoch. Un’intensa scaletta di impegni per John Elkann che sono riusciti ben presto a riportare il patron della Fiat lontano dalle atmosfere rilassate e soft del break vacanziero che lo ha visto navigare nelle acque del Golfo e quelle intorno all’isola di Ponza. Ma prima di andar via ha fatto una promessa: «Torneremo presto per vivere ancora qualche giorno di assoluto relax».
  24. Il pallone di Luciano È sempre il solito Zeman più santone che allenatore di LUCIANO MOGGI (Libero 15-07-2012) Il lupo perde il pelo, ma non il vizio; e l’italiano, nonostante i lunghi anni passati nel nostro Paese, deve essergli ancora in parte sconosciuto. D’altra parte fu già penoso ascoltarlo (e capirlo) nella deposizione fatta durante il processo di Calciopoli. Quante volte la presidente Casoria dovette invitarlo a spiegarsi meglio e quante volte la parola “esoneri”, che pur lo ha accompagnato nella sua vita, fu intesa diversamente dall’interessato quasi che mai gli fossero capitati.... Zeman, sempre lui, un uomo un programma (di vecchia data naturalmente), attualmente vive un periodo di fulgore personale, visto che, una volta tanto, un risultato l’ha ottenuto portando il Pescara in serie A, e il ritorno alla Roma ha fatto il resto. Così gonfio è il petto, ma non gli basta: i titoli di prima pagina continua a cercarli e non c’è sistema migliore di attirarli che parlare (male) della Juve, rimestando vecchie fandonie usurate dal tempo e confondendo anche il significato di qualche mia personale ramanzina, che poi voleva essere solo un invito a far meglio. Alla sua età non ne ha bisogno? Non mettiamo limiti alla Provvidenza... Se sono giunto a dargli anche del «buon allenatore» (!) con l’aggiunta di un piccolo difetto, cioè che si distrae troppo perdendo così di vista l’essenza del calcio, mi pareva chiara la spiegazione dell’assunto. Otterrebbe, anzi avrebbe ottenuto, molto di più nella sua carriera, se non avesse perso tempo in polemiche sterili e fuori luogo, tutte al di fuori del campo, mentre era il campo lo spazio dove doveva impegnare tutte le sue energie, al servizio della squadra e dei club che lo hanno pagato, ma troppo spesso non lo ha fatto. Alla fine il vestito di santone che ha voluto indossare gli è piaciuto, e continua a portarlo, da attore consumato, tanto che per lui è diventata routine e un palinsesto già visto. Ecco così la domanda di sempre sugli scudetti della Juventus e sul sottoscritto e lui a rispondere con apparente nonchalance (mentre in realtà non aspettava altro), pontificare e dare sberle, in veste di grande moralizzatore. Solo che gli capita, come gli è capitato, di andare fuori binario, scivolando su terreni pericolosi (di cui risponderà nelle sedi adatte), con l’aria da informato saccente, in realtà propalando falsità totali, che lui dovrebbe conoscere, ma, si sa, il successo dà alla testa e il fulgore che gli attraversa la mente deve avergli confuso le idee. Zeman sa che l’essenza del calcio, cui si fa riferimento, non è né il doping né il comprare arbitri, però fa finta di non saperlo. Sa perfettamente che nessuna accusa di questo tipo è stata contestata, per il semplice motivo che non è esistita neanche nei teoremi dell’accusa e lui dovrebbe sapere che nessun euro è transitato dalle parti di Calciopoli, ma solo chiacchiere, tra le quali le sue, però fa finta di non saperlo. Calciopoli è stata solo una Farsopoli: lo intuì fin dal primo momento il pm del calcio-scommesse dell’80, Corrado De Biase, quando gli fu chiesto un parere e lui fu chiarissimo. L’ho già ricordato, ma per i duri d’orecchio non fa male ripetere: «Non c’è traccia di illecito, non c’è denaro, non ci sono assegni, l’illecito ambientale non è reato, non è contemplato da nessun ordinamento, e il procedimento sportivo per come è stato fatto è un aborto giuridico». Al dimentico Zeman ricordo che già la Corte Federale, presieduta da Piero Sandulli, stabilì che nessuna partita e nessun campionato erano stati alterati, e la medesima conclusione è contenuta nelle motivazioni della sentenza penale di primo grado. Se Zeman la vede diversamente, adesso lo dovrà dimostrare. Non si possono far passare indenni accuse irresponsabili e ingiuste, non dovrebbe star zitta la Juve, come giustamente rileva il sito di Ju29ro. È vero, nei riguardi di chi semina odio, come di sicuro fa Zeman quando mette la sua firma su una maglietta che riporta un messaggio esattamente di questo tenore (“Odio la Juve”), dovrebbero intervenire la Procura Federale e più in generale Lega e Figc, ma il comando non viene da sé, si deve sapere come esercitarlo; e se finora c’è solo chi sa dare dell’inconsistente all’altro, il quadro è fosco oltre che confuso. Qualcuno drizzi le orecchie, il momento è pericoloso: prossima fermata l’anarchia.
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