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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Conte al patteggiamento Parte la trattativa: accordo con Palazzi per scontare 4 mesi di stop più una multa Il tecnico della Juve si sarebbe convinto che evitare il processo non equivarrebbe a un'ammissione di colpa Il rischio del dibattimento è alto: la squalifica potrebbe essere di un anno di FRANCESCO CENITI (GaSport 28-07-2012) Doveva essere una semplice amichevole d'inizio stagione, potrebbe trasformarsi nell'arrivederci alla panchina di Antonio Conte. Nel pomeriggio la Juve gioca a Berlino per preparare al meglio la Supercoppa di Pechino (11 agosto) contro il Napoli. L'allenatore, però, nelle ultime ore si è diviso su due tavoli: oltre all'aspetto tecnico ha studiato quello legale. Il tema è noto: la doppia omessa denuncia (Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena) recapitata giovedì mattina dalla Procura federale. Il deferimento, per quanto possa essere paradossale, è stato persino meno pesante delle aspettative. La vigilia era stata tormentata da foschi voci di un illecito, poi spazzate via dai fatti. Strategie Conte nelle ultime ore è sembrato più tranquillo, si è confrontato con gli avvocati per capire la situazione e discutere la possibilità del patteggiamento. Ha voluto capire il senso di questa scelta e soprattutto gli aspetti «collaterali». All'allenatore bianconero interessa soprattutto far capire ai tifosi e agli sportivi una cosa: in questa storia si sente vittima di una ingiustizia enorme. Rivendica con forza la sua innocenza e il suo modo di concepire il calcio. Lontano anni luce da Zingari, scommesse e combine. La sua preoccupazione maggiore era quindi conciliare queste sue prerogative con un atto che potrebbe appannarle. Ha ascoltato e si è convinto davanti alle spiegazioni dei legali. Argomentazioni giuridiche e matematiche. Un dato è certo: la difesa della Juve punta a un accordo con Palazzi. Ma su basi precise: 3-4 mesi di squalifica e una forte multa (200 mila euro). Se la Procura alzasse l'asticella allora si andrebbe al dibattimento. Sarà una «trattativa» e durerà nei prossimi giorni. Ma l'esito positivo sembra probabile. Quali sarebbero stati i motivi che hanno convinto Conte ad accettare controvoglia il compromesso? Scopriamoli insieme. Nessuna ammissione «Patteggiare non è una ammissione di colpa». E' stata questa la frase chiave che ha fatto cadere le resistenze di Conte al compromesso. Frase pronunciata dagli avvocati, difficile da capire per chi non è dentro ai meccanismi del processo sportivo, ma reale. Chi sceglie di patteggiare davanti alla Procura non deve ammettere nulla, ma usufruisce di una possibilità prevista nel codice. Quando la squalifica è ritenuta congrua da ambo le parti si può non andare a processo, evitando ai giudici di studiare il caso. E siccome i tempi sportivi sono ristretti, la scelta di chiudere la posizione in anticipo è premiata. E non serve ammettere colpe. In sostanza non si sposa la teoria dell'accusa, ma ci si mette d'accordo. Evitando i rischi del dibattimento, rischi alti perché si tratta di un processo accusatorio dove la difesa parte in svantaggio e ha molte meno possibilità di ribaltare la partita rispetto a quello che accade nella giustizia ordinaria. Questo è l'altro aspetto messo sul tavolo e discusso con Conte. Rischi inutili Andare a processo, analizzando le possibili conseguenze: la doppia omessa in via puramente teorica vale due anni (considerando il massimo della pena), ma una previsione più vicina alla realtà potrebbe circoscrivere una sentenza sfavorevole a una pena tra i 12 e i 15 mesi. C'è poi la concreta possibilità che una delle due omesse sia neutralizzata, in particolare quella col Novara dove le incongruenze di Carobbio evidenziate dalla difesa e le motivazioni poco lineari di Palazzi potrebbero far breccia sui giudici. In questo caso lo stop andrebbe da 6 a 12 mesi. Certo, c'è la possibilità di vincere su tutta la linea e quindi uscire assolti dal processo. A quel punto Conte potrebbe esultare per aver visto riconosciuta la sua innocenza e la totale buona fede anche in un processo accusatorio come quello sportivo. Ma quali sono le reali possibilità di questa ipotesi? La domanda è stata al centro del dibattito tra avvocati e Conte. I legali considerano «non semplice» uscire indenni dalla giungla del dibattimento. «Non stai ammettendo nessuna colpa e hai la certezza della squalifica. Vale la pena prendersi un rischio alto?», potrebbe essere questo il ragionamento fatto. Difficile da digerire, ma alla fine anche Conte ha compreso la situazione. Quindi via libera al patteggiamento purché sia al massimo di 3-4 mesi. Circa 10-14 gare di campionato e 3-5 di Champions. Si può fare. ------- ilCaso spinoso DEFERITO PER ILLECITO ___ Bonucci pronto a giocarsi il tutto per tutto Rischia 3 anni, se patteggia diventano 2. Per un ulteriore sconto deve fare altri nomi. Ma lui si dichiara innocente. Non resta che andare in aula di FRANCESCO CENITI (GaSport 28-07-2012) I tormenti del giovane Leonardo si chiamano illecito sportivo e squalifica. Dallo scorso giovedì Bonucci è alle prese con un incubo. Il deferimento della Procura è arrivato puntuale, non inatteso. Ma il difensore ha sperato fino all’ultimo che la sua versione («mai ricevuto nessuna proposta di combine per Udinese-Bari da parte di Andrea Masiello») avesse fatto breccia tra gli 007 di Palazzi. E’ accaduto il contrario e nella rete del pentito ed ex compagno di squadra è finito anche Simone Pepe. Per lui la scelta è più semplice: andrà a patteggiare 3 mesi per l’omessa denuncia (presunta telefonata di Salvatore Masiello e «no» alla proposta di accordo per il pari senza informare Palazzi) facendo finta che l’infortunio attuale sia un po’ più grave dei circa 30 giorni diagnosticati daimedici. Calcoli che Bonucci non può fare. L’ostacolo è molto più alto: tre anni, il patteggiamento lenirebbe di poco (12 mesi) la ferita. Ecco perché il difensore è partito per Berlino con il cuore gonfio. Anche lui si è consultato con gli avvocati. Rischiare il tutto per tutto o cercare uno sconto? Alla fine potrebbe scegliere la prima strada. Sconto effimero Il calcolo dei benefici non dàmolti appigli a Bonucci. Per scalare la montagna dei tre anni di squalifica (sarà questa la richiesta dell’accusa) dovrebbe patteggiare ammettendo l’illecito. E scenderebbe a due. Ancora un’enormità. Un ulteriore sconto potrebbe arrivare se ci fosse la collaborazione piena: ammissione di colpa più rivelazioni utili alla Procura. Vale a dire altri nomi sconosciuti a Palazzi e implicati in illeciti. Non proprio un pentito, ma quasi. In questa maniera gli avvocati potrebbero concordare 12/14 mesi di stop. Ma l’ipotesi è impraticabile: Bonucci si professa innocente e quindi non avrebbe giocatori da «consegnare » a Palazzi. Resta in piedi solo il patteggiamento con la semplice ammissione sulla combine contestata. Conviene accettare due anni sicuri di fermo oppure èmeglio giocarsi fino alla fine le proprie possibilità nel processo? La seconda opzione è quella scelta, salvo sorprese e ripensamenti dell’ultima ora. Il rischio c’è: restare fermi tre anni. Ma Bonucci non ha perso la speranza di uscire indenne dall’incubo. A 25 anni, il difensore della Nazionale non vuole perdere nemmeno un giorno di una carriera lanciatissima. Ecco perché correrà il rischio. Per non restare due anni ai margini con il dubbio lacerante di una assoluzione possibile. ------- Le accuse di Erodiani «Combine, anche Lotito sapeva» Oltre a Viviano, Coppola, Polito e Rigoni, il tabaccaio coinvolge il presidente della Lazio. Che querela di MAURIZIO GALDI (GaSport 28-07-2012) L'audizione di Massimo Erodiani, tabaccaio abruzzese, è esplosiva, anche se le sue rivelazioni (alcune inedite) dovranno essere verificate, non vanno prese per oro colato. La Procura federale il 19 luglio gli ha chiesto informazioni su alcune partite. Ecco le risposte. Brescia-Lecce 2-2 (Serie A, 2010-11) «Il gruppo denominato dei bolognesi mi riferì che la gara era combinata di certo, ma senza comunicarmi il nome dei giocatori; tale notizia, insieme al fatto che era organizzato un Over, unico risultato che interessava ai bolognesi, la appresi quando andai con Bellavista a Bologna per incontrare Signori nello studio dei commercialisti Giannone e Bruni». Lazio-AlbinoLeffe 3-0 (Coppa Italia 2010) «La mattina presto prima della gara, mi chiamò Tisci dicendomi che il risultato sarebbe stato Over con fine del primo tempo con il risultato 2-0 per la Lazio. Entrambi i pronostici si sono verificati. Posso riferire che nell'ambito degli scommettitori esce spesso la notizia che Lotito è quello che gestisce le partite e le combine della Lazio e dietro Lotito ci sarebbe l'ex presidente dell'Ancona, Ermanno Pieroni. Quando parlo di ambito degli scommettitori voglio fare riferimento a questi gruppi: Bergamo-Doni, Toscana, se non erro Forte dei Marmi-Cossato e Parlato, Verona-Pellissier, Bologna-Signori e Sartor, Cervia-Doni e Santoni, e anche Parlato, Bari-Bellavista. Preciso che ho avuto contatti con questi gruppi da ottobre 2010. Anche Pirani, con il quale avevo contatti dal 2008, mi disse che c'era un legame tra Pieroni e Lotito e tale notizia mi fu riferita perché Pirani era stato dirigente dell'Ancona con Pieroni. Il 99% delle notizie che mi giungevano da Pirani erano scommesse certe, prima dell'avvento di Paoloni». Lotito ha da tempo preannunciato una querela nei confronti di Erodiani. Livorno-Grosseto 4-1 (Serie B 2009-10) «So che Polito (portiere ora all'Atalanta, ndr) prese 150 mila euro per far accedere alla finale dei playoff il Livorno. Pirani mi riferì che lui stesso aveva consegnato tali somme a Polito in nome e per conto del Livorno. Lui mi parlò di Signorelli e Spinelli come riferimento del Livorno». La stessa accusa al portiere, per la stessa partita, venne fatta da Gervasoni («Me l'aveva detto Gegic). Siena-Ascoli 3-0 (Serie B 2010-11) «Micolucci, Sommese, Guarna e altri avevano detto che non avrebbero fatto nulla. Tisci mi disse che Sommese e Micolucci ebbero una valigetta con soldi, si vociferava di 40 mila euro. Per quanto riferitomi in seguito da Pederzoli, Micolucci fece una telefonata dal pullman, al termine della gara, dicendo a un interlocutore sconosciuto che avrebbe potuto sanare, l'indomani, un debito personale e questo fece dedurre a Pederzoli che tale possibilità economica era frutto della combine da parte di Micolucci. Preciso che per quanto riguarda il Siena il referente per le scommesse era Carobbio. So, per quanto riferitomi da Buffone, che per il Siena si muoveva la società direttamente e ciò, ovviamente, per combinare le gare». Novara-Siena 2-2 (Serie B 2010-11) «Il pareggio era dato per certo, ma non ricordo chi mi diede la notizia. Con partite precedenti del Novara, so che venivano aggiustate da Rigoni, per quanto mi riferì Paoloni che era suo amico, per averci giocato assieme in passato (per 6 mesi alla Ternana nel 2006, ndr), e che era, quindi, il referente del Novara per le nostre scommesse». Ascoli-Siena 3-2 (Serie B 2010-11) «Il Siena era matematicamente in Serie A e l'Ascoli si giocava la salvezza. So direttamente da Bellavista che questi contattò il "secondo" di Conte per cercare di convincere il Siena a dare la gara all'Ascoli; ma il secondo di Conte riferì che questi era contrario perché voleva vincere per arrivare primo in campionato e superare l'Atalanta. Da Bellavista ho anche saputo che, al termine del primo tempo, sul risultato di 2-0 per il Siena, ci fu una lite nello spogliatoio del Siena e che Coppola, ex ascolano, si era scagliato contro i suoi compagni perché non stavano agevolando l'Ascoli. Di fatto la partita si concluse con il risultato di 3-2 per l'Ascoli». Parma-Bari 1-2 (Serie A 2010-11) «So che il Bari doveva perdere a Parma e so, per averlo saputo da Bellavista, che alcuni giocatori del Parma si erano giocati somme importanti sulla vittoria del Parma e che, giacché il risultato non si era verificato, ci fu una rissa a fine gara». Bari-Sampdoria 0-1 (Serie A 2010-11) «So che avrebbe vinto la Sampdoria per averlo saputo da Bellavista. Pederzoli chiamò alcuni giocatori della Sampdoria - non mi riferì chi erano i suoi contatti - che non sapevano nulla della gara. Per mia deduzione, visto quanto mi riferì Pederzoli, la gara fu fatta direttamente dalla società». «Su Viviano e Portanova posso raccontarvi che...» A questo punto i procuratori federali chiedono a Erodiani se «sa di giocatori del Bologna o ex Bologna che sono soliti scommettere e/o si rendono disponibili ad alterare i risultati. La risposta è: «So che Viviano e Portanova sono stati avvicinati da qualcuno per la gara Brescia-Bologna finita 3-1 per il Brescia. Il contatto è stato agevolato dal fatto che la moglie di Viviano è di Brescia e che Viviano e Portanova erano ex giocatori del Brescia». In realtà, Portanova non ha mai giocato nel Brescia. «Vieri è un grosso scommettitore» Erodiani non si ferma qui, ma nel finale di audizione aggiunge: «So che Vieri è un grosso scommettitore. L'ho saputo da Tisci e Bellavista. Posso altresì riferire che con Bettarini un giorno, nel corso della stagione 2010-11, ci dovevamo incontrare per la partita Livorno-AlbinoLeffe; lui non riuscì a venire a Bologna per scommettere sulla vittoria del Livorno, non riuscì a venire per una forte nevicata. Il capitano dell'AlbinoLeffe, sulla fiducia, disse a Parlato che avrebbe cercato di far vincere il Livorno, nonostante Mondonico, che aveva saputo di voci di combine, si fosse arrabbiato nella riunione tecnica per tali voci, dicendo che avrebbe cacciato chi si fosse venduto la gara». ------- IL PENTITO OMISSIS A DIVERSE RIVELAZIONI SU PARTITE DEL BARI DEL 2008-09 Nei verbali di Masiello nascosti alcuni segreti art.non firmato (GaSport 28-07-2012) C'è ancora qualcosa che deve emergere dall'inchiesta barese sul calcioscommesse. Lo si intuisce dagli omissis relativi a partite del Bari del 2008-09 contenuti negli interrogatori di Andrea Masiello presso la Procura del capoluogo pugliese, ma anche dall'audizione davanti alla Procura federale. Altre partite, sicuramente, altri tesserati, probabilmente. Molte comunque le ammissioni e soprattutto dalle dichiarazione dell'ex capitano del Bari vengono le conferme alle accuse che Stefano Palazzi ha formalizzato nei deferimenti e dalle sue dichiarazioni nasce anche il deferimento dell'allora tecnico del Bari, Bortolo Mutti, per omessa denuncia vista che era stato avvicinato e gli era stato riferito (dice Masiello) il fatto che gli ultrà volevano che perdessero alcune gare. Bari-Livorno E per la partita dalla quale la Procura di Bari è partita per la sua inchiesta (Bari-Livorno di Coppa Italia), né Masiello né i suoi amici Carella e Giacobbe parlano. Giacobbe ammette solo che Masiello gli disse che quelli del Livorno «erano dei cadaveri», ma anche che chiesero in campo di segnare un gol. Invece è Carella a mettere nei guai il Lecce quando riferisce: «Carlo Quarta mi disse subito che la richiesta sembrava esorbitante (la prima richiesta era di 600 mila euro, ndr), ma mi disse che ne avrebbe parlato con i diretti interessati. Il Quarta mi fece chiaramente intendere che del motivo della sua venuta a Bari era stata informata la dirigenza del Lecce». ------- EX BOLOGNA L’ATTACCANTE GIOCA AMONTREAL: HA UN’OMESSA DENUNCIA Di Vaio, se condannato lo stop ci sarà in Canada art.non firmato (GaSport 28-07-2012) Oggi è tesserato per il Montreal Impact e gioca in Canada, ma Marco Di Vaio è accusato dalla Procura federale di omessa denuncia per la partita Bologna-Bari. Nel caso in cui la Disciplinare dovesse ritenerlo colpevole e condannarlo, o nel caso in cui i suoi avvocati decidessero di patteggiare, la Federcalcio dovrebbe comunicare alla Fifa e la Federazione internazionale al club della Major League Soccer in Canada l'eventuale sanzione da scontare. Un barbecue Tutto sarebbe legato alla festa per la salvezza dopo la quale Daniele Portanova sarebbe stato avvicinato da amici di Andrea Masiello per combinare la partita Bologna-Bari. Per questo a Bologna erano arrivati i suoi amici per contattarlo. Alla richiesta degli 007 federali sullo sfogo di Portanova nello spogliatoio dopo la proposta, Di Vaio replica: «Io non ho assolutamente sentito un discorso del genere. Tengo a precisare che in quel momento non avevo più alcun rapporto con Portanova, tanto che ci spogliavamo in parti opposte dello spogliatoio. Escludo che io possa essere stato diretto destinatario di un simile discorso. Tengo a precisare che del fatto che aveva "mandato a ca**re" delle persone che erano venute da Bari l'ho saputo come chiacchiera che girava nello spogliatoio, anche se adesso, a distanza di tempo, non so che dire chi me lo abbia detto». Rischia comunque almeno sei mesi di squalifica per omessa denuncia e un'ammenda di almeno 30 mila euro. -
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SCOMMESSOPOLI I NUOVI SCENARI Conte perde il Napoli Patteggiamento vicino Lunedì vertice tra legali, la squalifica partirebbe dal 1° agosto Il tecnico potrebbe trasformare due mesi di pena in una forte multa. Bonucci tra voglia di lottare e “pentimento” di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 28-07-2012) SI LEGGONO le carte, le oltre 6.000 pagine di documenti a disposizione da ieri di difese e della stessa Disciplinare, e si sfogliano come margherite. Lunedì un summit tra i legali impegnati per scegliere la strategia da opporre ai deferimenti di Palazzi . Con Conte che va verso un doloroso patteggiamento per i motivi che spieghiamo più avanti e la certezza - se così fosse - che dal primo agosto, saltando subito la Supercoppa con la Juve affidata a Baroni o Carrera , dovrà contare i giorni. 180 per due omesse denunce, magari sperimentando pene alternative, compreso il pagamento di una forte multa per 60 di questi giorni, come previsto dagli articoli 23 e 24 del nuovo codice di giustizia: c’è il precedente di Sbaffo con una parte della pena in multa (16 mesi e 100.000 euro per un illecito confessato, dopo una correzione della Disciplinare al primo patto con Palazzi). Perché sulla congruità decide la Commissione. Nel recente caso di Agentopoli, si pattuiva con mille euro a giorno di sanzione condonato: tre mesi, uguale 90. 000 euro. Vedremo. La certezza è che Bonucci la sua battaglia legale nel processo 2 dal 3 agosto dovrà combatterla fino in fondo: per l’illecito non si patteggia se non diventando “pentiti” e la sua sfida all’ondivago pentito Andrea Masiello senza l’atteso confronto diretto si gioca a viso aperto, ma con l’onere della prova rovesciato. Qui il ragionevole dubbio come discrimine tra colpevolezza e proscioglimento non c’è. DIFESA IMPOSSIBILE E se ne lamentava ieri anche l’avvocato Giulia Bongiorno (legale di Bertani e Sampdoria), che apriva allo strumento dello scendere a patti con l’accusa per farsi meno male, avendo mani troppo legate nell’agone processuale sportivo. Ed è la scelta processuale pesante da effettuare forse per Simone Pepe , ma soprattutto per Conte e il suo staff (a parte il collaboratore Stellini che deve difendersi anche dall’accusa di illecito). Patteggiare per impossibilità di difendersi efficacemente, con un confronto, con un interrogatorio aperto alle difese dei Grandi Accusatori Gervasoni , Masiello, Carobbio ; o affrontare il pericolo della richiesta di pena pesante (un anno a illecito, era la tassa Palazzi a giugno) entrando nei buchi dell’inchiesta e nelle pieghe di dichiarazioni lacunose. LA SQUADRA IL presidente della Disciplinare, Sergio Artico , ha formato le squadre speciali per l’operazione Scommessopoli preferragostana: il primo e il secondo troncone vedranno lui e il vicario Claudio Franchini dirigere le danze, cercando di dribblare le possibili ricusazioni di chi vede troppa continuità tra questo processo a base di Carobbio, Gervasoni e Masiello e quello di giugno. Per Conte e il filone cremonese avremo sullo scranno anche Citarella , Tobia e Vecchio . Dal 3 al 4 agosto in campo con Artico e Franchini, Frattali Clementi , Andriani e Morsillo . I due gruppi riuniranno gli esiti del proprio lavoro, coordineranno la gradazione delle decisioni da assumere e fonderanno il tutto con un ponte inevitabile coi procedimenti di un anno fa e di giugno. Non c’è deadline , una sentenza entro il 7-8 agosto, al massimo il 10 è verosimile. PIANO B E C Dunque per la Juventus il piano B come Baroni o... C come Carrera, che tra i collaboratori di campo dello scudettato Conte sarebbe l’unico senza pendenze disciplinari, perché il suo passato era al settore giovanile juventino e non a Siena. Tra l’altro le posizioni di 13 società e 45 tesserati coinvolti nei due processi della prossima settimana sono tante, ma la possiibilità che molti decidano di chiedere e ottenere il patteggiamento in apertura di udienza l’1° e il 3 agosto “smagrirebbe” il menu di arringhe e il lavoro di scrittura dei giudici in vista di ricorsi in appello che devono poter far celebrare processi di secondo grado appena dopo Ferragosto, con affaccio al Tnas entro tempi compatibili con l’avvio dei campionati. ------- LE CARTE DELLA PROCURA I verbali svelano gli accordi del Siena e le accuse a Lotito di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 28-07-2012) ROMA. Lo deferisce per due omesse denunce, ma sembra quasi legittimarlo. Palazzi parla di AlbinoLeffe-Siena e dell’accordo maturato all’andata, le sue parole sembrano un “elogio” di Conte: «La condotta di Conte, come descritta da Carobbio - dice Palazzi - lungi dall’apparire dissonante rispetto alle caratteristiche proprie di tale allenatore, da tutti riconosciutegli nell’ambiente sportivo ed alla sua non comune spinta motivazionale verso la vittoria, sembrano poter trovare una coerente lettura se rapportate alla situazione della squadra del Siena a quel punto del campionato, già promosso in serie A, unitamente all’importanza di mantenere i termini di un accordo già avviato diversi mesi prima, nel corso del girone di andata del campionato, e che andava onorato». Non ci sono gli “zingari”, né scommesse o guadagni («Non fu questione di soldi.. . », dice Carobbio), solo obiettivi di stagione. Peraltro, Conte avrebbe detto ai suoi che vincendo si poteva superare l’Atalanta. Ecco perché per Palazzi non è illecito. MASTRONUNZIO Carobbio aggiunge un particolare nuovo: prima di Ascoli-Siena, lo spogliatoio si trovò a scegliere se favorire l’Ascoli alla terzultima gara o l’AlbinoLeffe, poi scelta, all’ultima: «L’unico a dissociarsi fu Mastronunzio - dice Carobbio - che voleva pari trattamento anche per la sua ex squadra. L’allenatore prese atto delle richieste dello spogliatoio e limitò il suo impiego ai soli allenamenti». Il Siena perse con l’Ascoli e Conte si arrabbiò: «Non accolsi bene quella sconfitta - dice il tecnico - ma in effetti la meritammo. Misi sotto pressione la squadra perché metabolizzo male ogni sconfitta. Escludo comunque di aver parlato di AlbinoLeffe-Siena prima di Ascoli-Siena». Il tecnico conferma i dissapori con Mastronunzio ma per altri fatti: «Non sembrava condividere lo spirito di squadra, accusando i compagni di “essere un gruppo di m...” perché non avevano il coraggio di manifestarmi le loro opinioni sulla mia conduzione. Da allora Mastronunzio perse il ruolo da titolare». LE DONNE DI CONTE Escono i nomi delle 13 testimonianze giurate a discolpa di Conte: tra loro Marrone, Alessio, Bolzoni, Rossettini, Savorani, Del Grosso, Alesi Dossi, Vergassola, Brienza e Calaiò. Oggetto, l’acredine per il mancato permesso concesso da Conte a Carobbio per assistere la moglie partoriente. Della lite tra la signora Carobbio e la compagna di Conte ne parlano soprattutto le donne. Federica Del Deo (moglie di Calaiò), Agnese Molinari (Vergassola) e la compagna di Conte, Elisabetta Muscarello: «La moglie di Carobbio - spiega - mi disse che per colpa di Antonio avevano dovuto pagare un’ostetrica, 1000 o 1500 euro, somma che avrebbe dovuto richiedere ad Antonio. Rimasi senza parole». VERA ACREDINE In Bologna-Bari, Portanova dice di aver avvertito i compagni di stare attenti. La procura non gli crede e lo deferisce per illecito, Di Vaio prende l’omessa denuncia: secondo Palazzi avrebbe saputo proprio da Portanova della combine. L’ex capitano si difese: «Con Portanova non avevo più un rapporto perché non aveva accettato il mio rinnovo di contratto. Che Portanova avesse “mandato a ca**re” delle persone venute da Bari, lo appresi come chiacchiera di spogliatoio». FIUME ERODIANI Nell’interrogatorio del 16 luglio, Massimo Erodiani è un fiume in piena, gli suggeriscono 78 gare, lui risponde su 15, tirando in ballo diverse dirigenze. Sulla Lazio: «Nell’ambito degli scommettitori esce spesso la notizia che il signor Lotito gestisce le combine della Lazio e dietro Lotito ci sarebbe l’ex presidente dell’Ancona Ermanno Pieroni». Sul Siena: «Buffone mi ha riferito che si muoveva la società direttamente per combinare le gare». Dichiarazioni basate su gruppi di referenti elencati da Erodiani (c’è anche Pellissier a Verona). A Palazzi valutare la sua attendibilità, ma se per Mezzaroma non è servito a nulla, per la Lazio si profila lo stesso destino. CAMILLI-IACONI Per due volte il presidente del Grosseto, Piero Camilli, ha inviato alla procura federale richiesta di confronto con l’ex ds, Andrea Iaconi, che lo tira in ballo per Ancona-Grosseto. Richiesta rifiutata, ma Camilli aveva già urlato la sua rabbia: «Iaconi era amico dei giocatori corrotti e non posso escludere che anche lui scommettesse e facesse parte del gruppo organizzato». Oggi Iaconi querelerà il suo ex presidente. NUOVE GARE NEL MIRINO Nel verbale dell’interrogatorio del 10 luglio Andrea Masiello rivela due nuove partite che sarebbero state oggetto di combine: Salernitana-Bari (23-5-2009) e Bari-Treviso (11-5-2008). Rivelazioni secretate da Palazzi con omissis. Presumibile che stia indagando la procura di Bari. ------- LE TROPPE VERITA’ DI MASIELLO Pepe voleva vendere o comprare la Ferrari? di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 28-07-2012) ROMA. Chiamatela pure la moltiplicazione delle versioni di Andrea Masiello. Il pentito, in tre occasioni differenti, offre alla procura di Bari altrettante tesi, tutte diverse. Sembra determinato davanti al pm federale Stefano Palazzi, che infatti gli crede. Per le sue dichiarazioni, Bonucci è deferito per illecito, Pepe per omessa denuncia. Entrambi per Udinese-Bari. A forza di parlare, Masiello però si contraddice, stavolta sui motori. Vediamo. LA FERRARI Il 24 febbraio, davanti ai pm di Bari, Andrea Masiello riferisce: «Salvatore Masiello chiamò Pepe e gli gli fece l’ esempio della Ferrari, se la voleva comprare o no». Il 10 luglio, dice a Palazzi l’opposto: «Salvatore Masiello mi propose di contattare Pepe e lo chiamò davanti al sottoscritto e a Belmonte. Dopo i saluti di rito, gli chiese se voleva “vendere una Ferrari”». Stavolta la voleva vendere... La candida risposta di Pepe: «Da quando ho dieci anni ho il desiderio di una Ferrari e, quindi, potrei aver parlato di questo argomento con Salvatore Masiello in altre circostanze. Non so perché Masiello mi tira in ballo ma a me interessa solo che venga fuori la verità». A malincuore - proprio perché con enfasi chiede chiarezza - l’esterno potrebbe patteggiare vedendo così l’eventuale pena di sei mesi ridotta a due. SUL PULLMAN C’è poi la quarta versione su Bonucci e la sede in cui avvenne il presunto accordo: «Il colloquio - fa mettere a verbale il 10 luglio - avvenne durante il viaggio in pullman dall’aeroporto all’albergo di Udine. Ricordo che eravamo tutti vicino, al centro del pullman». Da buon difensore, Bonucci devia ancora in corner: «Ero in ritiro con la Nazionale, tornai a Bari il mercoledì, il giovedì mi riposai per poi aggregarmi alla squadra il venerdì. Presi l’aereo con la squadra e ci trasferimmo insieme con il pullman dall’aeroporto presso l’albergo di Udine, però nel pullman io occupavo sempre un posto nella penultima fila, mentre Masiello sedeva nelle file centrali». ------- IL PUNTO DI VISTA 2006-2012 Già trovate le differenze di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 28-07-2012) Non serve mettervi davanti due immagini quasi identiche e proporvi lo schema da Settimana Enigmistica: trova le differenze. Tra 2006 e 2012 la differenza salta agli occhi: sei anni fa, al deflagrare del bubbone di calciopoli, la proprietà della Juve liquidò lei stessa in pochi giorni il proprio passato, archiviando la Triade con una gelida battuta di John Elkann. A distanza di tempo si scoprì anche il resto di calciopoli, emerso a prescrizione fatta. Oggi, per una vicenda che colpisce la Juve solo per le sue conseguenze tecniche su allenatori e calciatori per precedenti con altre maglie (Siena, Bari e Udinese), Andrea Agnelli e John Elkann manifestano fiducia nei confronti della giustizia sportiva e nelle istituzioni apicali (dello sport), ma si mettono al fianco di Conte, Bonucci, Pepe, Alessio etc. Marcano il territorio, non permetteranno sperequazioni. E’ il senso di una “Juve ConTe”. E’ la differenza-2006-e-2012 che si percepisce subito, anche nella difficoltà del momento. E che si debba stare con l’occhio vigile lo testimonia quanto scritto da Palazzi, con le contraddizioni del caso; ma anche dal fatto che la Supercoppa si gioca tra la Juve dei coinvolti nel processo del 1-4 agosto, mentre in aula il Napoli e i suoi difensori Cannavaro e Grava - eventualmente - giocheranno in autunno. Ben lontani dalla partita che l’11 agosto si disputa a Pechino nello stadio del Nido d’Uccello, che - lo ricordiamo - è Juventus-Napoli, con pretesa che si parta dallo 0-0 sul campo. Nelle aule non è già così: non è chiaro, se non per insondabili ragioni di opportunità (quale?), cosa manchi per decidere su eventuali deferimenti al filone partenopeo chiuso dai magistrati del Golfo e passato in blocco a Palazzi. Quel Palazzi che ha inzeppato l’agenda delle audizioni di luglio di tutti i personaggi in commedia. Anche quel Mazzarri che sui pareggi di fine campionato ha dato l’interpretazione “buffoniana”. -
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Ingroiettare introiettare come Ingroia being Antonio Ingroia -
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italia E IL MERCATO, BELLEZZA CALCIO DA VENDERE. TUTTO È PERDUTO, ANCHE LA MAGLIA SIMBOLI DELL'IDENTITÀ DEI TIFOSI, QUASI ICONE DELLA RETORICA PALLONARA, OGGI QUEGLI INDUMENTI SONO DIVENTATI UN CORE BUSINESS (DOPO I DIRITTI TV). COSÌ VENGONO RIFATTI OGNI ANNO di PIERO MELATI (IL VENERDI DI REPUBBLICA | 27 LUGLIO 2012) -
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Parigi val bene una CHAMPIONS Ibra in Francia per 230 milioni di euro. Ed è solo l'ultimo colpaccio del "Psg" in versione Qatar. Così l'emiro e il patron di Al Jazeera puntano sul calcio. Per aumentare peso e affari in Europa di ALESSANDRA BIANCHI (l'Espresso | 2 agosto 2012) L'ultima perla si chiama Zlatan Ibrahimovic. L'uomo dai piedi giganteschi (porta il 47) che sforna gol acrobatici e parte in micidiali contropiede è sbarcato da poco nella città che sta diventando a suon di milioni di euro la nuova Eldorado del pallone: Parigi. Un'operazione colossale che costerà circa 230 milioni d'euro al Paris Saint-Germain (Psg) che lo ha acquistato. Per l'attaccante svedese contratto triennale e guadagno annuo netto di 14 milioni, bonus compresi, che fanno di lui il secondo giocatore più pagato al mondo dietro a Eto'o (20 milioni annui dal club russo dell'Anzhi) e si aggiunge a una lista della spesa impressionante che è stata fatta in pochi mesi e che mira a far diventare il Paris Saint-Germain uno dei club più forti, stile Barcellona. E, proprio come il Barça, vuol essere "mas que un club", più che un club. Sicuramente è già riuscito a essere uno dei più reclamizzati. è il biglietto da visita più immediato che il piccolo Stato del Qatar ha deciso di esibire al mondo. Calcio, soldi e visibilità per un frenetico shopping in cui lo sport è l'acquisto più mediatico ma non il solo né, se si vuole, il più importante. Qatar e Parigi, infatti, vanno a braccetto da quando la guerra in Libia ha rinsaldato un rapporto che era già ben collaudato. Con Nicolas Sarkozy, del resto, i rapporti erano ben stretti. Nel 2010 l'ex presidente aveva ricevuto all'Eliseo Tamim ben Hamad Al Thani, il principe ereditario del Qatar a cui era stato conferito il grado di grande ufficiale della Legion d'onore. E che era stato invitato già dopo l'elezione a presidente di Sarkozy nel 2007. Perché il Qatar è sbarcato come un colosso in terra francese ed è un rapporto che va avanti da anni. Basti pensare che la società Amaury, celebre organizzatrice di eventi, cura sia il Tour de France sia il Tour ciclistico di Doha. Un caso? Certamente no. Via via si sono aggiunti tasselli prestigiosi e importanti: la bella sceicca Mozah Bint Nasser, influente seconda moglie dello sceicco Hamad ben Khalifa Al Thani, ha rilevato la maggioranza del gruppo Le Tanneur; sono stati comprati immobili e alberghi, su tutti il Royal Monceau e ultimo il mega-store di Virgin e di Monoprix sugli Champs-Elysées per 500 milioni d'euro; ci sono partecipazioni nei gruppi Vinci, Suez e Lagardère; si organizza il Qatar Prix Arc de Triomphe. Il Qatar. Piccolissimo Stato diventato ricchissimo grazie al gas naturale che ne fa il terzo paese produttore al mondo: la compagnia petrolifera Total è uno dei suoi partner più importanti e di recente il Qatar ne ha rilevato il 3 per cento. Un valore aggiunto che nessun governo può ignorare: non è un caso se François Hollande, appena eletto presidente, ha incontrato il primo ministro del Qatar. Potentissimo perché creatore nel 1996 di Al Jazeera - la televisione che è stata una vera rivoluzione nei paesi arabi - e che ora sta comprando di tutto dalla maison di Valentino alla Costa Smeralda. Famosissimo perché l'acquisto del Psg ha proiettato di colpo il Qatar all'attenzione del mondo come solo il calcio può e sa fare. Mancava, infatti, la ciliegina su una gigantesca torta d'affari. L'avventura è cominciata un anno fa. Dopo gli anni in cui Canal Plus ne è stato il proprietario, il Psg ha vissuto momenti difficili in mano alla società americana Colony Capital da cui era stato acquistato nel 2006. Fuori dall'Europa che conta e dalla lotta per il vertice, la squadra che porta il nome di una delle capitali più amate e visitate al mondo, non riusciva ad avere un organico all'altezza per competere ad alti livelli. Assisteva frustrata allo strapotere del Lione che per sette anni consecutivi si è preso lo scudetto, al ritorno vincente del Bordeaux, alla rinascita ancora più dolorosa - vista l'acuta rivalità politica, culturale, sociale e calcistica - del Marsiglia, primo nemico storico dei parigini, e infine al trionfo del miracolo Lilla. Parigi fremeva e soffriva, squassata da polemiche continue e da un alternarsi frenetico di giocatori e allenatori. Ma a volte le preghiere dei tifosi vengono esaudite. E come nei sogni più belli si è materializzato il genio che è uscito dalla lampada di Aladino sotto le sembianze di Nasser Al-Khelaifi. Uomo d'affari discreto e potente, amico intimo della famiglia dello sceicco e amministratore di Al Jazeera: in poco tempo, i sussurri speranzosi dei sostenitori e anche di buona parte dei media francesi sono diventati solide realtà. La trattativa non è stata lunga e tempestosa ma breve e redditizia. Con 50 milioni il Psg è passato dagli americani agli arabi e la scalata al sogno è cominciata rapidamente. Nasser Al-Khelaifi ha scelto l'architetto che più rispondeva ai suoi criteri per costruire il suo gioiello: Leonardo, il brasiliano che a Parigi ha giocato una sola stagione, ma che è considerato un idolo. L'ex allenatore di Milan e Inter si è così trasferito a Parigi e a lui è stata data carta bianca, senza restrizioni finanziare, per rifondare il Psg: mentre i tifosi erano ancora intenti a chiedersi se stavano sognando e avevano paura di risvegliarsi, sono arrivati giocatori importanti, di cui il più caro è stato Javier Pastore, giovane argentino dai colpi tecnici importanti, che il presidente del Palermo Zamparini ha lasciato partire volentieri per la modica cifra di 43 milioni tutto compreso. E il tecnico? C'era già il bravo e competente Antoine Kombouaré, carattere forte ma immagine poco glamour per il ritorno ai fasti parigini. È stato quindi esonerato a dicembre, nonostante il primo posto in classifica, per fare posto al sogno italiano di Leonardo, Carlo Ancelotti, 6 milioni di euro annui per convincerlo ad accettare. Basta? Per vincere no. Ci vogliono tempo, amalgama, una squadra, cambiare la mentalità, entrare nello spirito giusto e creare quello perfetto che porta uno spogliatoio ai risultati. Alla fine lo scudetto lo ha vinto il "piccolo" Montpellier e il Psg si è dovuto accontentare del secondo posto e della qualificazione diretta in Champions League. Non male per cominciare, ma non il massimo per arrivare. Però quest'anno si ritorna alla grande nel calcio che conta. Nasser lo aveva (pre)detto, del resto. «Siamo qui per vincere e metteremo sul piatto 100 milioni d'euro ogni anno per fare grande questa squadra». Uomo di parola. Così Leonardo, che conosce bene il mercato italiano, è venuto a fare uno shopping tricolore di altissimo livello: sono arrivati Lavezzi (30 milioni), Thiago Silva (40), il giovane Verratti dal Pescara (12) e ora Ibra, l'uomo in grado di fare davvero la differenza, così come il brasiliano che da solo fa reparto a sé e sistema la difesa. Conclusione: in appena un anno, il Psg ha speso più di 200 milioni di euro per il parco giocatori (di cui circa 177 in Italia) facendo impazzire il mercato non solo francese, a questo punto, ma anche europeo. In totale, tra costo del club e contratti vari (il solo Leonardo ha un contratto di 5 milioni d'euro a stagione), il Qatar sfiora i 300 milioni di spesa. Certo, chi non è parigino si affida alla speranza che il bello del calcio è che tutto può succedere, come dimostra appunto il primato del Montpellier, ma vista da fuori la squadra fa una certa impressione. Intanto in Francia infuriano le polemiche e ci si concentra sul fatto che dovrà essere applicata la nuova tassa del 75 per cento sui guadagni che superano il milione di euro anche per i calciatori. Per non parlare del fair play finanziario richiesto da Michel Platini, presidente Uefa. Insomma è impossibile ormai non parlare del Qatar. Che ha capito che, grazie al calcio, la vetrina è immediata e assicurata. E alla luce di tutto questo, non è un caso nemmeno che, nel 2022, la Coppa del Mondo si giocherà proprio nel Qatar. E ai gufi che già obiettano che farà troppo caldo, anche 50 gradi, arriva una risposta in stile sceicco. Si sta già lavorando a un progetto per risolvere il problema. E per convincere la Fifa non si è badato a spese. Ambasciatore del Qatar è stato eletto, per una decina di milioni di euro, il giocatore più amato dai francesi, insieme a Platini, Zinedine Zidane. Insomma, l'acquisto del Psg è solo l'ultimo anello di una catena che sembra infinita. Ora ci vogliono le vittorie sul campo e tutto passa dai piedi preziosi dei giocatori. Soprattutto uno: il numero "47", quello di Zlatan Ibrahimovic che ha già un feeling con i tifosi: «Il Psg? Un sogno», ha detto. E ora Parigi lo è davvero. E val bene una Champions. Derby via satellite art.non firmato (l'Espresso | 2 agosto 2012) Non solo il Psg ma anche la creazione di un nuovo canale televisivo da parte del Qatar, lanciatissimo alla conquista della Francia. La nuova tv "BeIN Sport", il cui slogan è "Ton coeur battra au rhytme du sport", è stata lanciata il primo giugno e ha avuto il suo primo battesimo importante con gli Europei di calcio per cui ha già acquistato i diritti nel 2016. Due i canali a pagamento, BeIN Sport 1 e 2, e abbonarsi costerà pochissimo, 11 euro al mese per avere entrambi. Il secondo canale sarà inaugurato a breve, il 10 agosto, con l'inizio del campionato francese. La rivoluzione televisiva transalpina è appena cominciata e questa è la prima vera stagione delle novità dove il monopolio di anni di Canal Plus non esiste più: BeIn, infatti, trasmetterà quasi tutto il campionato francese e la Champions League (le partite di cartello sono ancora in mano a Canal Plus), l'Europa League, parte del campionato italiano e tedesco, la totalità di quello spagnolo. Per il momento solo il campionato inglese appartiene ancora a Canal Plus ma i diritti scadono tra un anno. ___ E perconquistare l’Europa l’emiro va nel pallone Con i soldi investiti nel suo Paris St. Germain, e con gli ultimi clamorosi acquisti, il principe ereditario del Qatar punta a scalare le classifiche continentali. E a vincere la Champions in tre anni di FABIO MONTI (SETTE | 30—27.07.2012) La battuta, che circola in rete, è velenosa: «Il Paris St. Germain ha cambiato anche l’autista del pullman. Da agosto lo guiderà Fernando Alonso e guadagnerà il doppio di quanto prende in Ferrari». Dopo gli acquisti di Lavezzi, Thiago Silva, Ibrahimovic, Maxwell e Verratti, è un modo per riassumere l’estate senza limiti di spesa di Nasser al-Khelaifi, il presidente del Psg e uomo di fiducia di Tamin bin Hamad al-Thani, principe ereditario del Qatar e proprietario del club dal 6 giugno 2011. La crisi mondiale non risparmia il mondo del pallone: persino Barcellona e Real Madrid si stanno muovendo con cautela e il Manchester City, che dal 2008 è di proprietà dell’Abu DhabiUnited group for development and investment, al momento pensa più a vendere che ad acquistare. Il Psg sta ripercorrendo la strada di Roman Abramovich, quando nel 2003 acquistò il Chelsea, immettendo una valanga di denaro sul mercato per arrivare in cima all’Europa, dopo un’attesa durata nove anni (Champions League conquistata il 19 maggio). Quello che colpisce è il momento storico nel quale il Paris St. Germain ha deciso di trasformarsi in un uragano economico-finanziario, ma la strategia societaria è mirata a conquistare la leadership europea in tempi brevi, nel segno di investimenti sontuosi e per certi aspetti eccessivi, se paragonati con il resto del mondo pallonaro. Investimenti e non spese folli, fini a se stesse. L’acquisto da parte del principe ereditario è stato dettato non dalla voglia di comprarsi un giocattolo un po’ costoso, semmai dalla volontà di sbarcare in una delle più belle città del mondo, in un club che ha appena 42 anni di vita, molto legato alla capitale («Paris est magique», il motto), che non vince il campionato dal 1994 e che ha enormi potenzialità (anche economiche). Proprio per evitare improvvisazioni, al-Thani, non appena arrivato, ha scelto un presidente e si è affidato a un ex famoso, un uomo di calcio, conosciuto in tutto il mondo, con un grande passato da calciatore (anche nel Psg, oltreché nel Milan): Leonardo, brasiliano, che parla cinque lingue, ha fatto il dirigente (Milan) e l’allenatore (Milan e Inter) con ottimi risultati, si sente cittadino del mondo e ha sempre cercato “un sogno” e non “un lavoro”. Anche se in tempi ristretti e con un mercato complicato, Leonardo si è mosso subito. Un anno fa ha portato a Parigi un portiere (Sirigu, dal Palermo); un centrocampista (Sissoko, dalla Juve); un fantasista (Pastore, 42 milioni al Palermo) più un centrocampista d’attacco (Ménez dalla Roma). I francesi faticano ad accettare l’idea che a dettare le strategie del club di Parigi sia un brasiliano che è vissuto in Italia e gli hanno rinfacciato cento volte di aver speso troppo per Pastore; Leonardo, che a maggio sembrava deciso a tornare in Italia, ha sempre risposto ricordando soltanto che il giocatore è del 1989 e ha davanti a sé dieci anni di carriera. Non solo soldi. Un secondo segnale che la costruzione del Psg procede nel segno della qualità e non della ricca improvvisazione è stata la scelta dell’allenatore: a fine dicembre 2011, Leonardo ha esonerato Antoine Kombouaré e ha voluto a Parigi Carlo Ancelotti. Il Psg, che era primo in classifica, ha finito la Ligue 1 al secondo posto, alle spalle del Montpellier, elogiato pure da Hollande («nel calcio i soldi non sono tutto»), ma, puntando su uno dei tecnici più preparati e più vincenti d’Europa, Leonardo ha scelto un uomo per un progetto globale, destinato a durare nel tempo e non per vincere qualche partita. In questa estate, dopo i due innesti di gennaio (Alex dal Chelsea, Thiago Motta dall’Inter), il cambio di passo, puntando con decisione sui migliori giocatori in giro per il mondo. Al contrario di quanto faceva il Real Madrid dieci anni fa, quando era nata la storia dei Galacticos (Ronaldo, Beckham, Owen, Raúl, Morientes e Zidane, tutti insieme), Leonardo non si è preoccupato di imbottire la squadra di attaccanti, ma si è preoccupato di costruire una squadra vera, senza badare a spese (i soldi aiutano sempre), però con una logica calcistica. Ha scelto il difensore numero 1 al mondo, Thiago Silva, che deve compiere 28 anni ed è nel miglior momento della carriera; ha puntato su un centrocampista di 19 anni, che ha stupito l’Europa, Marco Verratti, prelevato dal Pescara per 12 milioni, e ha cambiato l’attacco, mettendo insieme per 50 milioni di euro Ibrahimovic, 31 anni (ha vinto otto campionati negli ultimi nove anni, si è presentato palleggiando sotto la Tour Eiffel), e Lavezzi, 27 anni (30 milioni al Napoli). Giocatori veri e non campioni al tramonto, secondo il modello del soccer nordamericano, che privilegia i giocatori a fine carriera (l’ultimo caso: Nesta, 36 anni, all’Impact Montreal). Ma il Paris St. Germain appare anche un esempio di squadra che vuole giocare d’anticipo sui tempi. Vista la situazione del campionato francese, con Olympique Marsiglia e Lione costretti a ridurre il budget, e nonostante l’ostilità generale (nello sport i ricchi non piacciono), sembra difficile immaginare che il Psg possa perdere il prossimo campionato. Semmai la Ligue può diventare l’occasione per allenarsi per la Champions, perché i qatarioti vogliono trovare spazio in quello che è ormai il campionato d’Europa per club. L’obiettivo è chiaro: conquistare la vetta dell’Europa nello spazio di tre anni, mentre in questa stagione, che segna il rientro fra i grandi d’Europa, si punta ad arrivare fra gli otto migliori club. Ora il problema più grosso è dribblare la gabbia del fair-play finanziario, voluto dalla Federcalcio europea e dal suo presidente, Michel Platini, che impone di spendere soltanto quello che si incassa, nel segno del pareggio di bilancio. Per ora c’è margine per uno sbilancio di 45 milioni, che il Psg ha già infranto. Ma c’è sempre la possibilità di trovare sponsor (veri o indotti, magari attraverso la tv qatariota Al Jazeera) per scoprire che in fondo nel calcio, fatta la squadra, le regole sono un’opinione. -
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Disoccupati che scalciano Ex Campioni del mondo. Vecchie glorie della serie A. Eterne promesse non mantenute. Tutti in attività ma senza una squadra. I dimenticati dell’Italia pallonara continuano ad allenarsi in attesa della telefonata di un procuratore. Ecco la formazione ideale di left di LUCIO MOLLICA (left 28 luglio 2012) Una convocazione non l’hanno ricevuta, allora in ritiro ci sono andati da soli. I calciatori senza contratto hanno infilato gli scarpini dentro ai borsoni di pelle, le foto dei figli nell’iPad e sono partiti. Staranno via tre settimane, tra sgambate mattutine, sedute di tattica, massaggi muscolari e partitelle amichevoli. Andranno a letto presto, proveranno a smaltire i chili di troppo e a ritrovare la forma. Tutto come ogni estate, o quasi. Perché una volta finita la preparazione, per alcuni di loro il campionato potrebbe non cominciare mai. I calciatori senza squadra sono sempre di più. Effetto della concorrenza degli stranieri, che costano meno e fanno sognare i tifosi, e dei crack finanziari. Otto squadre sono fallite quest’anno, anche club storici come Piacenza, Triestina, Taranto e Foggia. Ma dappertutto la crisi ha sgonfiato i portafogli dei presidenti e assottigliato le rose. Allora si tagliano i giocatori più stagionati, quelli che magari decidono le partite ma hanno ingaggi impegnativi, oppu- re quelli dalle ossa di cristallo, che il grosso della stagione l’hanno passata in infermeria. Per accoglierli, l’Associazione calciatori guidata da Damiano Tommasi, di ritiri ne ha organizzati due: a Coverciano, nel centro federale, e a Veronello. La chioccia del gruppo è Flavio Roma, classe 1974, uno dei tanti esuberi del Milan. «I giovani sono i più spaesati. Non è facile per loro adattarsi a questa situazione», dice. «Io invece la mia carriera l’ho fatta, mi basterebbe giocare ancora un anno o due e pazienza se dovrò abbassare le pretese. Un’altra squadra come il Milan non la trovo». Chi da tempo ha abbassato le pretese è invece Fabio Bazzani, centravanti dal fisico possente, che con la Sampdoria aveva raggiunto la Nazionale. Insieme ad Alessia Merz, l’ex velina di Striscia, formavano una coppia da copertina. Che poco alla volta ha scelto di lasciare la luce dei riflettori. Gli ultimi due anni Bazzani li ha passati al Mezzolara, in Serie D: «È stato un piccolo choc. All’inizio i compagni mi guardavano come un alieno. Poi, quando vai in campo, tutto ritorna come sempre. E così sono riuscito a pas sare più tempo in famiglia e anche a divertirmi giocando a pallone». A Coverciano si allenano fianco a fianco calciatori a fine carriera e promesse non mantenute. Vittime di un club che ha chiuso i battenti, di un allenatore che non li vedeva, di un fisico o di un carattere che non hanno retto alle pressioni. Mollati sul più bello dagli dei del pallone. Samuele Dalla Bona se lo prese il Chelsea che ancora non aveva diciotto anni, esordì in prima squadra e anche in Champions league. Poi il ritorno in Italia, la panchina, i continui cambi di maglia. L’ultima che ha indossato è quella del Mantova, in Seconda divisione. Anche Andrea Rabito, scuola Milan, aveva cominciato bene: piedi buoni e tre promozioni consecutive con Modena, Samp e Livorno. Le sue squadre andavano in serie A e lui no, lo lasciavano dov’era. A un certo punto dev’essersi stufato e per il secondo anno è senza contratto. L’estate scorsa lo prese la Cremonese, quest’anno si vedrà. Si prende cura di loro un’equipe di venti persone, tra allenatori, preparatori e medici. C’è anche una psicologa, per ricordare ai calciatori che anche nella vita si può risalire. Gli racconterà, forse, la storia di Giaccherini, che nel 2008 era senza squadra e quest’anno ha esordito agli Europei, da titolare, contro la Spagna. Oppure quella di Paramatti, che Ulivieri scovò proprio al ritiro dell’Associazione calciatori. Da disoccupato che era, finì al Bologna e poi alla Juve, vincendo anche uno scudetto nel 2001. Meno incoraggiante è forse sapere che a spasso ci sono anche dei campioni del mondo. Sic transit gloria pallonara, mentre Buffon e Pirlo facevano meraviglie agli Europei, tanti loro ex compagni del 2006 cercavano sistemazione: Inzaghi e Zambrotta, Barone e Toni, persino quel Fabio Grosso che ha fatto urlare l’Italia con il gol alla Germania e il rigore decisivo segnato nella finale di Berlino. Anche Del Piero, per ora, è senza squadra. Giorni fa ha postato su internet il cartellino che la Juve gli ha restituito dopo ventiquattro anni. Vorrebbe andare in America o in Brasile, ma valuta proposte anche dalla Thailandia. Loro al ritiro dell’Assocalciatori non ci sono andati, probabilmente una squadra disposta a spendere per averli la troveranno lo stesso, a costo di andare lontano. Anche ai ragazzi del ritiro converrebbe partire. Lo consiglia Flavio Roma, che è stato otto anni al Monaco: «Sono stato uno dei primi italiani ad andare via. Esperienza fantastica, anche se l’adattamento non è facile». In realtà, qualcuno di loro all’estero c’è già stato, emigranti senza la fortuna di un Giuseppe Rossi o un Balotelli. Sono ritornati Simone Cavalli, che non ha gradito troppo il giretto in Transilvania, tra il Targu Mures e il Gloria Bistrita, e anche Marco Fortin, portiere con il numero 14 sulla maglia, «perché in inglese si dice fourteen», che voleva chiudere la sua carriera al Vicenza e invece ha passato gli ultimi due anni a Larnaca, Cipro. Adesso cercano una maglia vicino a casa, in uno spogliatoio che parli la loro lingua. Si allenano con la paura di farsi male e con un orecchio al cellulare, in attesa della fatidica chiamata di un procuratore. Quello che Bazzani non ha più: «L’ho avuto per tanti anni, quando stavo nel calcio che conta. Adesso mi gestisco da solo, molti presidenti li conosco di persona». Per chi vuol mettersi in mostra, l’Assocalciatori ha organizzato dei tornei vetrina. Andranno a vederli dirigenti in cerca di occasioni, per piazzare qualche colpo a costo zero in un mercato paralizzato dalla crisi. Perché davvero, a guardare il parco dei senza squadra, si potrebbe costruire una squadra competitiva. Una Nazionale dei “disoccupati”. In porta si va sull’usato sicuro. E c’è l’imbarazzo della scelta. Oltre a Roma, sono liberi il talentuoso Matteo Sereni, che però è fermo da un anno, e soprattutto Francesco Antonioli, uno scudetto da titolare con la Roma di Capello. L’età è il suo limite: nato nel 1969, Antonioli è stato nella passata stagione il giocatore più anziano della serie A. Ma è un portiere di classe e, nonostante la difesa del Cesena fosse una delle più battute del campionato, ha dimostrato che in porta sa ancora starci. Per la coppia di terzini, la migliore scelta possibile è quella dei due campioni Grosso e Zambrotta, “scaricati” dalla Juve e dal Milan. Sono usciti da qualche anno dal giro della Nazionale, ma per qualità ed esperienza non si discutono. Al centro della difesa, il ritiro di Coverciano offre due colonne. Sono Davide Mandelli, tra gli artefici della favola del Chievo, che ha lasciato dopo otto anni e oltre duecento presenze, e Lorenzo Stovini, nelle ultime stagioni a Empoli in serie B: stopper d’altri tempi, muscolare e affidabile, è ancora difficile da superare sui palloni alti. Le chiavi del centrocampo sono al sicuro nelle mani di Michele Marcolini. Dieci anni di serie A alle spalle, è un numero dieci integro, lo dimostrano le 34 presenze al Padova lo scorso anno, e un’ottima soluzione su cui contare per punizioni e rigori. Accanto a lui, potrebbe avere un’altra chance Dalla Bona, mentre sulle fasce potrebbero dare una bella spinta Marchionni, pallino di Prandelli al Parma e alla Fiorentina, e Simone Del Nero, che dopo cinque anni di ostracismo alla Lazio ha disputato un brillante finale di stagione a Cesena, realizzando anche due gol in undici partite. Con delle ali così, per l’attacco ci vogliono le torri. La prima scelta è Toni: ha appena rescisso un ricco contratto negli Emirati Arabi e ha ancora voglia di calcio vero. Sulla giostra con lui, un ultimo giro potrebbe farlo Fabio Bazzani, a cui gli amici tornerebbero a chiedere le maglie degli avversari ogni domenica. Viene voglia di vederla sul campo, una squadra così, che potrebbe permettersi il lusso di lasciare in panchina Alex Del Piero. Proprio come un grande club. ------- calcio mancino Il pallone che fu. Cioè quando le “piccole” facevano notizia C’era una volta la provincia Gente che si esaltava nei servizi di Novantesimo minuto asserragliandosi alle spalle dell’inviato di EMANUELE SANTI (left 28 luglio 2012) Gli anni più belli del calcio di casa nostra sono stati quelli durante i quali protagonista indiscussa, sebbene indiretta, era proprio la provincia. C’era la provincia che viveva la sua stagione di gloria, arrivando addirittura allo scudetto, oppure quella che saliva alla ribalta per una domenica soltanto o per un paio di giornate. C’era la provincia che sfornava il capocannoniere del campionato, quella che si guadagnava il titolo di squadra simpatia o di squadra rivelazione. C’era la provincia che batteva clamorosamente la capolista, facendole magari un fatale sgambetto. C’era quella che non perdeva mai sul campo di casa e quella che rappresentava l’orgoglio di un’intera regione. C’era quella col portiere più difficile da bucare, quella col difensore più temuto, quella con l’ala destra più veloce, quella con l’allenatore più scorbutico o più scaramantico o più taciturno. E poi c’era quella con il presidente più bizzarro, più intraducibile, più incomprensibile, più impresentabile e più istrionico di tutti. C’era la provincia troppo forte per la serie B e troppo debole per la serie A, c’era la provincia con lo stadio inadeguato, quella con la colonna del tetto della tribuna che impallava la telecamera e quella con le finestre dei palazzi affacciate direttamente sul rettangolo di gioco. C’era la provincia che si esaltava nei servizi di Novantesimo minuto, con la gente asserragliata nell’inquadratura alle spalle dell’inviato e c’era la provincia che si guadagnava la salvezza pareggio dopo pareggio quando, appunto, due partite impattate valevano come una vittoria. C’era la provincia che accoglieva a braccia aperte i campioni a fine carriera, sia che fossero andati a svernare sia che avessero ancora tante cose da dire o da insegnare. C’era la provincia che ci teneva a far bella figura e quella che giocava sempre alla morte, sia contro le più titolate che contro le avversarie dirette. C’era quella allergica al clima del massimo campionato, quella capace di adattarsi in fretta e quella meglio abituata a determinati palcoscenici e che, magari, si toglieva lo sfizio di diventare la bestia nera di qualche squadrone e, perché no, a costringere la stampa ad usare il soprannome di “ammazzagrandi”. C’era la provincia vivaio di tanti fenomeni in erba e quella in cui gli allenatori davano il meglio di sé. C’era la provincia dove l’arbitro correva sempre nello spogliatoio, quella col campo sempre ai limiti della praticabilità e quella che ti faceva sempre sprecare una doppia in schedina. C’era la provincia che giocava il derby contro le stesse squadre protagoniste di nobili stracittadine e che riusciva a portarsi migliaia di tifosi in trasferta. C’era la provincia che arrivava al secondo posto a un passo dal sogno e quella capace di finire imbattuta, benché capoluogo di una piccola regione come l’Umbria. C’era la provincia che non te la regalava mai, che non si arrendeva, sempre dura a morire e che non chinava la testa. C’è stata la provincia vittoriosa in Coppa Italia e anche in Europa. Nel bel calcio che fu c’è sempre stata la provincia con cui fare i conti. Ma oggi i conti si fanno soprattutto con i diritti televisivi e con un numero di spettatori tradotto in termini di audience e di utenti di servizi a pagamento. Il pubblico non è più pubblico e la provincia è tagliata fuori da un gioco per sole grandi aree metropolitane. -
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Calcioscommesse: magistratura sportiva da abolire di GIANFRANCESCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA (l'Espresso.it 27-07-2012) La magistratura del calcio ha indirizzato lo scandalo delle scommesse verso una conclusione prevedibile. Esattamente come in certe partite di fine stagione, l’inquisitore della Figc Stefano Palazzi e la sua squadra hanno mostrato un deficit di motivazioni di fronte ai padroni del pallone. Da Londra, Gianni Petrucci ha presentato i suoi complimenti per la celerità del lavoro effettuato e ha sottolineato che si tratta di accuse da sottoporre a giudizio, per i pochi che fossero preoccupati dei deferimenti. Un patteggiamento, come quello studiato per Antonio Conte dai legali della Juventus, non li seppellirà di sicuro. La sentenza di primo grado e quella di secondo faranno il loro corso che – è statistica – ridurrà progressivamente le pene rispetto all’accusa. Alla fine, qualche big sarà bacchettato con moderazione e la frittura mista finirà nell’olio bollente. Una volta ancora bisognerà affidarsi alla magistratura ordinaria per sperare in qualche provvedimento più incisivo. È accaduto pochi giorni fa con Enrico Preziosi, condannato in secondo grado per frode sportiva su Genoa-Venezia del 2005. Tra le pene accessorie proposte dalla Procura Generale al recordman di squalifiche sportive (tre, con nessuna conseguenza pratica) c’è un Daspo di sei mesi. Sette anni per stabilire che il presidente genoano va trattato come i suoi compagni di merende ultras. Eppure è qualcosa rispetto al ridicolo di una procura sportiva che procede con il motto: forte coi deboli, debole coi forti. Ma se è vero com’è vero che il calcio è un’impresa come le altre – così dicono in Lega -, a che serve la Procura federale? Da anni si lamentano che sono pochi, che non ce la fanno con il lavoro, che il nemico attacca con forze soverchianti. Allora chiudiamola e affidiamoci ai tribunali. Senza più fingere che il calcio sia in grado di liberarsi da solo delle sue mele marce. ___ Il caso Conte, ovvero solo uno juventino può negare a un uomo il permesso di andare in ospedale per la nascita di suo figlio di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 27-07-2012) Nel giorno in cui tutto il mondo (sportivo e non solo) guarda alla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Lonrda, noi che amiamo l’agonismo e le competizioni siamo costretti ad occuparci di fatti che non attengono strettamento all’attività agonistica. E cioè al cosiddetto calcio scommesse. Come si sa, la devianza esiste. Ed esiste in ogni ambito. Può capitare così che un allenatore venga accusato da un suo giocatore di aver riunito l’intera squadra in uno spogliatoio e aver tenuto un lungo e articolato discorso dal succo facie facile: ragazzi, domenica si pareggia, e basta. Nessuno dei compagni conferma queste accuse. La difesa dell’allenatore fa notare anche alcune incongruenze nelle parole dell’accusa, oltre al fatto che nessuno dei compagni ha mai avallato una versione del genere, eppure non al punto da indurre la Procura a una scelta. E allora che cosa accade? Come nella migliori delle tradizioni italiche, si dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Viene incriminato sì l’allenatore, ma non per illecito sportivo bensì per omessa denuncia. In modo che il tecnico non paghi con un massimo di tre anni per squalifica, ma magari con uno stop di sei mesi. Il solito accordo all’italiana che accontenta un po’ tutti. L’allenatore (Antonio Conte), la sua nuova società (la Juventus, perché la combine o presunta tale avvenne quando Conte era sulla panchina del Siena) e gli anti-juventini viscerali (una buona fetta della popolazione) che così potranno cantare di tutto ad Antonio Conte se, come pare, il tecnico opterà per il patteggiamento. Ora, l’unica cosa che a un anti-juventino come me (in realtà non lo sarei, sono loro che sono bianconeri) preme evidenziare è questa. Nell’esercizio della difesa legale, gli avvocati di Conte hanno premuto su un tasto: le accuse di Carobbio sarebbero leate al rancore della di lui consorte. Perché? Perché Conte, all’epoca, negò al Carobbio il permesso per andare dalla moglie che stava partorendo in ospedale. “Non puoi, perché mi servi venerdì in campo col Piacenza”. Ed è qui che a mio avviso lo juventino che è in Conte. Solo a un gobbo dentro può venire in mente di negare a un uomo il permesso di andare dalla propria moglie per assistere alla nascita del figlio. Devi essere juventino dentro. E Conte lo è. Tutto qua. ___ Baroni per Conte? Salvatemi dall’omonimo juventino di CARLO BARONI dal blog GIORNALISTI NEL PALLONE (Corriere.it 29-07-2012) Spero tanto che ci ripensino. Altrimenti sarò costretto a tifare Conte al processo. Lo so, non è elegante usare i blog per casi personali. Perdonatemi, ma la mia è una situazione disperata.C’è il rischio, neanche tanto remoto, che in caso di squalifica sulla panchina della Juventus si sieda l’allenatore della primavera bianconera. Embe’? Si chiama Marco, Marco… Baroni. Un dramma, peggio del 5 maggio. Già m’immagino i titoli. Baroni: “Con questa Juve vincerò tutto”, “GlI scudetti sono trenta e guai a chi ce li tocca!”. “L’Inter? Non è più quella del triplete”. Ecco, penso che non potrei resistere a questo stillicidio. Credo ci siano gli estremi per intentare un’azione legale. E vincerla. Quale giudice potrebbe negare il danno alla mia immagine? Baroni bianconero suona malissimo. Capisco che dopo un Conte avevano bisogno di un altro col cognome “nobile”. Ma ci sono anche dei principi (con l’accento sulla seconda i) da difendere. Uno passa tutta la vita a crearsi una reputazione (sportiva). Si congela sugli spalti di San Siro, riempie i cassetti di sciarpe e armadietti nerazzurri, piange quando vede il Castelo Sforzesco perchè gli viene in mente Ciriaco, adora navigare sul web solo perché si chiama Inter… net, ha in camera il poster stropicciato di Boninsegna. Tutto questo spazzato via per la solita vicenda giudiziaria che vede coinvolto uno juventino. Insomma, sono un danno collaterale dei loro inghippi. Vi prego: ripensateci! -
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SCOMMESSOPOLI LE REAZIONI DEI TIFOSI BIANCONERI Carobbio, troppe verità L'accusa del pentito a Conte era diversa: allora dove sta la sua attendibilità? di MAURIZIO PANIZ (TUTTOSPORT 27-07-2012) Avvocato, deputato e Presidente dello Juventus Club Montecitorio Ci sono due giustizie, una ordinaria e una sportiva: entrambe gestite da uomini, impegnati, irreprensibili, dediti con passione al compito, oltremodo sublime, di valutare il comportamento di altri uomini. Ma, se l'obiettivo è comune, ben diversi sono i mezzi, i tempi e i criteri ai quali l'una e l'altra si rapportano. La giustizia sportiva è rapida, è formale quel tanto che basta, ma è molto sommaria (limite enorme). Ciò non certo per mancanza di impegno dei suoi protagonisti, ma perché parte dal presupposto che l'accusato sia colpevole e che a lui tocchi dimostrare la propria innocenza. E a lui si chiede la "prova provata" della sua innocenza. Insomma, il principio caro all'ordinamento ordinario, stella polare della Costituzione italiana, per il quale la condanna può essere pronunciata solo se la prova della colpevolezza esiste "al di là di ogni ragionevole dubbio", va a farsi benedire. La giustizia ordinaria è lenta, è molto formale, ma ha il grande pregio del garantismo: assicurare all'accusato un sistema tale per cui, se davvero è innocente, se ha un legale che conosca il proprio mestiere e se non incorre in casi (rari) in cui l'inquirente o il giudice si distraggono o ignorano qualche aspetto importante del loro lavoro, il risultato positivo è assicurato. Certo, chi sposa un ordinamento peculiare, come quello sportivo, ne accetta le regole, ma non è detto che queste debbano valere all'infinito e non possano, prima o poi, essere messe in discussione o addirittura cambiate. Cosa c'entra tutto questo con il caso Conte? Facile rispondere. L'allenatore della Juventus è un uomo che ha fatto della cultura dell'impegno, della dedizione e della serietà del lavoro una filosofia di vita da praticare e da insegnare. Se della vicenda si occupasse la giustizia ordinaria, la risposta sarebbe già scritta in modo indelebile al solo rilievo che il grande accusatore, Filippo Carobbio, è smentito da una buona ventina di ex compagni di squadra. Basterebbe questo per chiudere il discorso: è inattendibile e basta. Ma serve la "prova provata". Ed allora Conte ed i suoi legali hanno trovato le motivazioni di un sentimento peculiare. Ma non basta ancora. Ed è qui che il sistema della giustizia sportiva dimostra le proprie carenze. Ciò almeno all'osservatore superficiale perché, a ben vedere, una breccia nel granitico impianto accusatorio sportivo si è già aperta: Carobbio ha accusato Conte di compartecipazione ad un illecito sportivo; la Procura federale ha dimostrato di non credere a questa impostazione, deferendolo per omessa denuncia. Ed allora, se i dubbi sembrano affiorare anche in chi inquisisce, non sarebbe il caso di riaffrontare con coraggio il tema dei limiti della giustizia sportiva e dare a Conte il pieno proscioglimento? La giustizia sportiva deve dimostrare non solo di essere, ma anche di apparire, una vera e propria Giustizia. Rinnegare l'assioma per cui il pentito è sempre credibile e l'accusato è sempre colpevole non è un atto di scardinamento di un sistema consolidato , ma un atto di vera e propria Giustizia. Ed in questo, tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva, non dovrebbero esserci differenze. ------- «L'unica soluzione è il Tar Siamo pronti alla denuncia» di PAOLO BERTINETTI (TUTTOSPORT 27-07-2012) Presidente dell'Associazione Nazionale Amici della Juventus L'Associazione Nazionale Amici della Juventus è nata nel 2006 subito dopo che Palazzi aveva contribuito a confezionare la grottesca sentenza che serviva a nascondere la verità e a impedire alla Juventus di vincere il 30° scudetto nella stagione successiva. La Juventus di Conte e Agnelli lo ha vinto quest'anno e per impedire che possa bissare il successo l'anno prossimo, Palazzi ha deciso di incastrare Conte. Come sei anni fa, alla giustizia sportiva non interessa granché dei testimoni a favore ma solo ciò che torna utile alla missione di danneggiare la Juventus. Se Conte non fosse l'allenatore (della Juventus, ndt), che peso avrebbero avuto le tante incongruenze di Carobbio? Così, la giustizia sportiva finisce per incarnare il peggio della tradizione giudiziaria italiana, quella dei cavilli e dei vizi di forma innalzati a cardini di interi procedimenti. Ma così sembra andare bene al Palazzo e a milioni di tifosi che non amano la Juventus. Una ragione in più perché il club proceda con la causa presso il Tar: è l'unico linguaggio che il Palazzo capisce. Cosa possono fare i tifosi juventini, ora? Una manifestazione pubblica a Roma, davanti alla Figc, sarebbe opportuna, ma è cosa complessa. Ci resta il diritto di denunciare l'ennesima disonestà del Palazzo, magari chiedendo ai tifosi di sottoscrivere una denuncia comune. ------- «La giustizia sportiva crede agli inaffidabili» di MASSIMO ZAMPINI (TUTTOSPORT 27-07-2012) Avvocato, opinionista e autore de «Il gol di Muntari» Di solito, per attestare la credibilità, si usa l’esempio della macchina usata: da chi la comprereste, Carobbio o Conte? Anche il più accanito avversario comprerebbe dal secondo. Palazzi no, si fida del truccatore di partite, che stavolta è affidabile. Al contrario di Conte, il vincente, l’orgoglioso, che però un giorno, anzi due, non aveva voglia di vincere. Senza prove, soldi, scommesse nè vantaggi in classifica. Pare funzioni così, la giustizia sportiva: bastano le parole di un accusatore. Lo ripetono, i professionisti dell’antijuventinità, che in campo non festeggiano mai e gioiscono solo per gli assist della Procura. Sorridono, per campanilismo, di fronte a una giustizia che mette sul piedistallo inaffidabili riconosciuti e umilia senza prove affidabili permanenti. Finché un giorno, se non si aspetta sempre la prescrizione, magari toccherà a qualcun altro. E non saremo più i soli a considerare deprimente non riuscire a vendere un’auto usata perché il compratore ha più fiducia in quella di un Carobbio qualunque. ------- «Disparità e incongruenze Così ci tratta il Palazzo» di SALVATORE COZZOLINO (TUTTOSPORT 27-07-2012) Presidente di Ju29ro.com Dal 2006 la giustizia sportiva si è resa protagonista di una serie interminabile di doppiopesismi. Incongruenze talmente grossolane da aver indotto un club come la Juventus a procedere con vari gradi di ricorsi per richiedere una parità di trattamento. Abbiamo riportato le contraddizioni del quadro accusatorio e le modalità con cui è stato ritenuto attendibile Carobbio le cui erratiche deposizioni, con versioni e particolari differenti, sono state sufficienti per mandare a processo i nostri tesserati. Una su tutte, se Carobbio è credibile per l'accusa di omessa denuncia in merito a Novara-Siena, non si capisce perché Palazzi non abbia deferito gli altri giocatori del Siena presenti nello spogliatoio. Oggi gli juventini sono vaccinati e sanno che devono stare con le spalle rivolte verso il muro (e con le mutande di ghisa, ndt) perché la Juventus non è amata dal Palazzo. La stessa società ha deciso di difendere e supportare il proprio allenatore. A differenza del 2006 oggi la Juventus c'è, e ci sono i suoi tifosi, uniti, compatti, che credono solo a Conte. Ci preoccupa piuttosto la posizione di Bonucci, non solo per il danno tecnico e patrimoniale, ma anche per i risvolti psicologici su un ragazzo che si era proposto come uno dei migliori difensori. ------- Se leggiamo le carte non tornano i conti di ANTONIO CORSA (TUTTOSPORT 28-07-2012) Fondatore blog uccellinodidelpiero Quello che mi colpisce dei deferimenti di Palazzi in merito alla doppia omessa denuncia di Conte è come non sia certo né chi abbia compiuto gli illeciti, né per quale scopo, né chi lo abbia avvisato degli accordi (da altri) raggiunti. Col Novara, Carobbio - unico testimone smentito da tutti - confessa: «Non sono certo di chi per primo si accordò». Fa un’ipotesi e commenta: «Credo che quello sia stato il primo contatto». Stop. Non rivela chi abbia avvisato Conte, ma dice solo che rassicurò calciatori e staff dell’accordo raggiunto. Domanda: se fu un accordo tra squadre per spartirsi i punti, perché ci sono gli zingari di mezzo? Possibile che Conte sapesse (da chi?) e Tesser no? E i giocatori presenti alla riunione tecnica? Come potevano non sapere? Con l’AlbinoLeffe è ancora peggio: i calciatori stessi avrebbero discusso per una settimana la possibilità di vendere la partita. Avrebbero poi deciso di perdere (la partita e il premio “primo posto”: soldi) non si sa perché. Avrebbero comunicato a Conte la decisione, e il solo Conte si ritrova accusato di omessa denuncia, mentre i calciatori che decisero di perdere sono innocenti. A voi torna qualcosa? A me no. -
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Verso il campionato Siamo Tutti più Poveri ma Anche più Coraggiosi Rinforzi La Juventus è l’unica squadra ad aver affrontato il mercato pensando semplicemente a rinforzarsi Più attaccanti All’impoverimento si replica con la suggestione, più attaccanti a compensare il minor valore tecnico di MARIO SCONCERTI (CorSera 27-07-2012) Proviamo a mettere ordine nel calcio degli ultimi due mesi. Il primo dato evidente è che in Italia siamo tutti più poveri tranne la Juve. Sarebbe però un errore pensare che anche la Juve possa esercitare questa diversità a tempo indeterminato. La Juve attuale perde cento milioni l'anno, non può durare. La vera differenza con Inter e Milan è che li perde da pochi anni e non da 25 come Berlusconi, ma il senso è quello. Non è stata trovata una regola vincente, sono stati trovati soldi marginali dentro una grande impresa. Nel frattempo questa superiorità finanziaria è stata brava a produrre diversità. Fra la Juve e gli avversari la differenza è aumentata. La Juve è l'unica squadra ad aver affrontato il mercato pensando semplicemente a rinforzarsi. Tutti gli altri hanno pensato prima di tutto a come rientrare. Non è uno scandalo. Il calcio non è un dovere, va accettato per come lo dettano i tempi. Nel frattempo però la Juve ha solo acquistato, l'Inter è rimasta a mezza strada, il Milan ha venduto. La differenza risulta allargata tenendo anche conto che tra Juve e Inter nell'ultimo campionato la distanza è stata di 26 punti. L'Inter in teoria avrebbe dovuto acquistare molto più della Juve. Il dato non è aritmetico ma conta pur qualcosa e questo dice che chi si è rinforzato di più è la squadra che aveva già vinto. Quindi lo spazio è stretto per tutti. La domanda diventa allora un'altra: in un calcio dove gli acquisti sono stati decisi da esigenze diverse da quelle tecniche, come si può trovare un fattore equilibrante? C'è qualcosa che può rimettere in pareggio la differenza tra partenti e presenti? La prima risposta è che l'impoverimento complessivo restituisce valore al collettivo, cioè alla tattica, alla preparazione della squadra. Se manca il colpo di classe, torna a essere determinante l'organizzazione del particolare. La seconda risposta è che tutte le avversarie della Juve sembrano aver scelto un calcio offensivo. L'Inter di Stramaccioni prevede molto orgogliosamente quattro attaccanti, Palacio-Sneijder-Coutinho-Milito. La Roma è completamente nelle mani di Zeman, maestro dell'oltraggio offensivo. La Juve stessa ha già Vucinic, Quagliarella, Giovinco, Iaquinta, Matri ma cerca Jovetic e Pazzini. Il Napoli sostituisce Lavezzi con Pandev e aggiunge Insigne a Vargas. È un calcio che sembra rispondere all'impoverimento con un aumento di suggestione, più attacco a compensare il minor valore tecnico. Può funzionare, può bastare? Relativamente all'Italia sì. Spesso nello sport conta più la qualità della gara che la qualità dei concorrenti. Un duello vale per la passione che suscita non per i guadagni dei duellanti. Mi capitò di essere sullo Stelvio molti anni fa quando Bertoglio vinse il Giro d'Italia dopo 20 chilometri di tornanti testa a testa con Galdos. Tutti dissero che era il nuovo Coppi (si chiamava anche Fausto). Non era vero, lo sapevamo tutti, ma non interessò a nessuno. Per qualche giorno fu Coppi. -
il Fatto Quotidiano 27-07-2012
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A schiena dritta di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 27-07-2012) Dunque: dopo una settimana di safarismo giuridico tra ipotesi surreali e illazioni apocalittiche, il conto presentato dal procuratore federale Stefano Palazzi è salato ma non spropositato. Deferimento per 13 società, cinque delle quali di serie A, e per 45 tesserati: il 1° agosto si aprirà il processo sportivo, però c'è già chi si è industriato a calcolare quanto potrebbe costare un'omessa denuncia patteggiata o non patteggiata, quanto vale un illecito, in che tipo di penalizzazione potrebbe incappare questo o quel club. Sono gli aspetti laterali ancorché concretissimi dell'ennesima brutta figura cui si è sottoposto il calcio italiano nell'attesa che altri filoni vengano alla luce e altri deferimenti partano per direttissima. Da giorni i clamori sono tutti per Antonio Conte, come se Scommessopoli fosse legata solo al suo profilo altissimo. Conte, secondo una grassa corrente di pensiero, dovrebbe tirare un sospiro di sollievo per aver “buscato” appena due omesse denunce e aver scansato l’illecito. Che significa - nel caso in cui venisse ritenuto colpevole della doppia inosservanza - verosimilmente 4-8 mesi di squalifica e non tre anni; che equivale (anche) a dare un seguito alla sua brillante carriera e non a verdersi marchiato per l’eternità. Il patteggiamento dovrebbe fare il resto. A naso, Palazzi poteva usare la mano più pesante, eppure chi conosce il tecnico della Juventus, chi ne ha sperimentato l’insaziabile fame di vittorie, chi ha avuto la riprova della sua schiena dritta, non fatica a immaginarlo ferito e infuriato. Ma con il sostegno totale/aziendale di Andrea Agnelli: e non è poco. Conte era, è e rimarrà “comunque” il manovratore della squadra campione d’Italia. Il presidente ha avuto il buonsenso di sottolineare l’amarezza per i deferimenti senza scivolare nel piagnisteo: piuttosto, con una sana dose di realismo ha dato parecchia importanza ai prossimi passaggi, ovvero alla lettura dei faldoni e alla strategia difensiva al processo: magari qualcosa si può raddrizzare, magari no. Vale per Conte e, a scalare, per Leonardo Bonucci - parecchio inguaiato - e Simone Pepe. Il paradosso è che, al tempo dei presunti illeci e omissioni, nessuno dei tre c’entrava con la Juventus, però la Juventus pagherà in termini di squalifiche e di conseguenze pratiche: una soluzione interna (Baroni) per Conte, una soluzione di mercato (la lista è lunga) per Bonucci. Anche il Torino vive con il batticuore, malgrado Urbano Cairo abbia ostentato tranquillità e assoluta fiducia nella giustizia. Risucchiata dall’illecito (sempre presunto) di Alessandro Pellicori, la società granata potrebbe ri-cominciare la sua avventura in serie A con una minima penalizzione a causa della responsabilità oggettiva. Come Samp, Bologna, Udinese e Siena: nel giorno della compilazione dei calendari è una bella pedata al campionato. ------- L'INTERVENTO Disciplinare ricusabile Ecco perché di FLAVIA TORTORELLA (TUTTOSPORT 27-07-2012) Avvocato, esperta di diritto sportivo È arrivato di nuovo il tempo dei deferimenti per Scommessopoli, dunque. Mi sembra che il Procuratore Palazzi abbia osservato quanto anticipato alla vigilia della seconda tornata di questo calcioscommesse, ossia la volontà di prediligere l’esame processuale delle responsabilità dirette e quelle oggettive che toccano punti nevralgici di società blasonate. Il leitmotiv è sempre lo stesso: la credibilità dei collaboratori di giustizia. Adesso toccherà alle singole difese tentare di sgretolare l’attendibilità dei delatori, cercando di rifarsi alla giurisprudenza consolidatasi sul punto e, sulla base di questa, costruire strategie difensive solide. Ritengo, però, un profilo certamente più interessante di altri emersi dalle pagine dei deferimenti: le sentenze emesse dalla Commissione Disciplinare, nel procedimento conclusosi di recente nel al Foro Italico, contengono al proprio interno una statuizione che “incidenter tantum” anticipa una valutazione su profili e soggetti che adesso si trovano ad essere giudicati da quegli stessi giudici. Ritengo che debba trovare spazio nelle difese una riflessione su una eventuale ipotesi di ricusazione, per questo aspetto più volte richiamato negli attuali deferimenti proprio dal Procuratore. In fondo, ben può parlarsi di anticipazione di giudizio laddove la Disciplinare, invece di stralciare le posizioni fra loro collegate, scelse di stralciare solo alcune di esse andando poi però a statuire, seppur marginalmente, su entrambe. Una scelta che adesso ritengo possa costituire un arma in più per le difese nell’ambito dei due processi che si vanno ad aprire sul caso Siena e su quello che ruota attorno al Bari. Specie se il Procuratore richiama con tanta forza nelle sue tesi d’accusa proprio quei passaggi dei giudici di ieri e di oggi sull’attendibilità dei Grandi Accusatori. ------- Castori: «Io l’ho vissuto. Tempra» Per 19 mesi col Cesena senza poter andare in panchina: «Conte e Juve, sarete più forti» di FILIPPO CORNACCHIA (TUTTOSPORT 27-07-2012) In campo durante la settimana e in uno speciale “gabbiotto” il giorno della partita. «Diaciannove mesi lunghissimi», racconta Fabrizio Castori, tecnico del Varese, ripensando al periodo vissuto tra il 2004 e il 2006 alla guida del Cesena. «Una punizione severissima, ancora adesso fatico a comprenderla», sottolinea. La squalifica arriva inseguito alla rissa nei play-off di C1 contro il Lumezzane. I romagnoli centrano la promozione in B e decidono di confermare l’allenatore, nonostante la pesante sanzione inflittagli dalla giustizia sportiva. Castori resta la guida e Massimo Gadda - affiancato come vice - l’allenatore in panchina. Castori cosa cambiava nel suo lavoro? «Durante la settimana nulla. In campo andavo io e allenavo come sempre. La differenza veniva il giorno della partita». Spieghi pure. «Io scendevo dal pullmann e mi accomodavo in tribuna, mentre la squadra andava negli spogliatoi e in campo con il mio vice Gadda». Durante i 90 minuti il distacco lo soffriva più lei o la squadra? «La sofferenza era solo mia. Io sono un allenatore sanguigno, non un professore, e le partite le vivo in prima persona. Col distacco si perdeva un po’ di empatia». I giocatori non pativano l’assenza delle sue urla? «La sofferenza tempra: in quella situazione la squadra si era responsabilizzata maggiormente. Davono di più per per cercare di alleviare la mia malinconia. Società e tifosi erano tutti con me: a Cesena c’è ancora un club intitolato a Fabrizio Castori». Seguire la partita in tribuna porta qualche vantaggio? «Zero. Chi lo sostiene dice cavolate». Antonio Conte, dopo gli ultimi deferimenti del calcioscommesse, dovrebbe vivere la sua situazione, seppur per un periodo più breve. «Antonio è sanguigno come me: gli dico di tenere duro perché la botta più grande è all’inizio, quando ti immagini senza panchina». Però... «La sua Juve è una squadra collaudata, proprio come il mio Cesena di quegli anni. Noi prima ci salvammo in B e poi sfiorammo la A ai play-off contro il Torino. Da questa vicenda usciranno più forti sia Conte, sia la squadra». Lo Juventus Stadium può essere un vantaggio per Conte? «Certamente: in casa sarà comunque attaccato al campo, la differenza la sentirà di più in trasferta». ___ A processo dall’1 agosto Palazzi si fida di Carobbio: «Conte sapeva delle combine» Il pm della Figc deferisce il mister della Juve per omessa denuncia. Nei guai 13 club e altri 43 tesserati. Trema Bonucci (illecito), Lecce e Grosseto rischiano la Lega Pro di GILBERTO BAZOLI (Libero 27-07-2012) Sospiro di (quasi) sollievo per Antonio Conte, mazzata per Leonardo Bonucci, doppia omessa denuncia per l’allenatore della Juve, illecito sportivo per il difensore bianconero e della Nazionale, da 6 mesi a 1 anno il rischio di squalifica per il primo, sino a 3anni per il secondo. Sono 13 i club e 45 i tesserati deferiti dalla Procura federale alla Commissione disciplinare per l’inchiesta sul Calcioscommesse nata dagli atti trasmessi dalle Procure della Repubblica di Cremona e Bari. Conte deve rispondere per Novara- Siena e AlbinoLeffe-Siena del campionato di serie B 2010- 2011, quando allenava i toscani. ESTRANEE LE MOGLI Ha evitato il deferimento per illecito che avrebbe potuto fargli rischiare fino a 3 anni di squalifica, interrompendo la sua carriera. Stefano Palazzi non è tenero con lui mentre considera completamente credibile il suo grande accusatore, Filippo Carobbio, le cui «dichiarazioni - si legge nel deferimento - appaiono univoche e concordanti ». Nella riunione tecnica prima dell’incontro con il Novara, il tecnico avrebbe detto che era stato raggiunto un accordo con gli avversari. «Non so perché Carobbio - si è difeso Conte davanti alla Procura federale - possa aver riferito una simile circostanza, forse posso ascriverlo al fatto di avergli negato un permesso per raggiungere la moglie che stava per partorire». Palazzi bolla le «motivazioni» di Conte scrivendo che «appaiono incoerenti e prive di pregio» e «non sembrano poter fornire adeguato supporto nel senso di giustificare un intento calunniatorio, da parte del Carobbio, nei confronti del proprio tecnico». E LE PROVE? Allo stesso tempo la Procura federale «ritiene che non si possa affermare» che quella di Conte sia «una condotta integrante un atto idoneo e diretto a realizzare l’alterazione del regolare svolgimento o del risultato di una gara». Insomma, l’allora mister del Siena sapeva della combine ma non ci sono le prove che sia stato uno dei suoi organizzatori. ANCHE I VICE Lo stesso discorso e le stesse conclusioni valgono per Siena-AlbinoLeffe, a proposito della quale Conte ha fatto mettere a verbale: «Non mi accorsi di nulla di particolare in quanto, essendo molto arrabbiato per il gol subito nei minuti finali, andai via velocemente. Stellini (il suo vice, ndr), solo recentemente, a seguito delle notizie stampa che lo indicavano come coinvolto in presunti accordi presi dal Carobbio per la partita di ritorno, mi ha riferito che, al termine della gara, vi era stata una rissa tra i calciatori delle due squadre alla quale il medesimo aveva partecipato». Rischia invece grosso Bonucci, chiamato in causa per Udinese-Bari del 2010. Nell’audizione, Bonucci ha negato che Andrea Masiello lo abbia coinvolto nel tentativo di pastetta. «No. Masiello non mi ha mai proposto nulla di tutto ciò anche perché quella settimana mi trovavo in ritiro con la Nazionale ». Con un nota bene: «Nel pullman, per ragioni di consuetudine, io occupavo un posto nella penultima fila mentre Masiello sedeva abitualmente in una fila centrale. Vale a dire, a 7-8 file distanti dalla mia». Palazzi non ha creduto a Bonucci. «Le emergenze probatorie inducono a ritenere pienamente dimostrato lo svolgimento di una specifica attività diretta all’alterazione del regolare svolgimento e dello stesso risultato». PEPE DI SALE Illecito, con possibile squalifica sino a 3 anni, per l’azzurro e soltanto omessa denuncia per l’altro juventino Simone Pepe che, sui rapporti con Masiello, ha detto: «Non ricordo di aver parlato con lui di una Ferrari ma, da quando ho dieci anni, ho il desiderio di una Ferrari e, quindi, potrei aver parlato di questo argomento con lui in altre circostanze». Tra gli altri deferimenti spiccano quelli di Stellini e di 13 società: Lecce, Grosseto, Albinoleffe, Ancona, Bari, Bologna, Novara, Portogruaro, Siena, Sampdoria, Torino, Udinese, Varese. A rischiare di più sono Grosseto e Lecce, le uniche per le quali si parla di responsabilità diretta. ------- Assuefatti alla corruzione Il vero dramma italiano: non ci scandalizziamo più di GIULIANO ZULIN (Libero 27-07-2012) Tutto come previsto. Tutto come sempre. Ormai facciamo fatica a scandalizzarci degli scandali del calcio. Antonio Conte rischia di non andare in panchina per qualche mese, Leonardo Bonucci potrebbe essere squalificato per qualche anno, parecchie squadre dovrebbero essere penalizzate (cinque di serie A) o addirittura retrocesse. L’accusa è forte: giocatori e squadre sapevano di partite truccate, di campionati falsati, di scommesse. In una parola erano consapevoli di prendere in giro i tifosi. Calciopoli insomma non ha insegnato niente. Così come il casino del totonero degli anni ’80. È una rogna ciclica che il calcio italiano vive come le crisi del capitalismo: prima o poi accadono e non puoi farci niente. Siamo assuefatti alla corruzione. Tant’è che non è solo il pallone nella cacca. Spuntano inquietanti intercettazioni anche nel basket: gli arbitri avrebbero favorito l’assegnazione dello scudetto. E ricordate la retata nel rugby? Si parlò anche di droga. Ovvio che non dobbiamo fare di tutta un’erba un fascio: si sa che fa più rumore un albero che cade rispetto a una foresta che cresce. Il fatto è che in Italia abbiamo troppi cattivi esempi per gridare allo scandalo. Tra banche, politica, evasione e chi più ne ha più ne metta, il calcio è solo un corollario. È parte di un sistema che è bocciato a livello globale. Quando le agenzie di rating declassano l’Italia non è solo una questione di conti pubblici. C’è un problema di affidabilità. Chi si fida a comprare titoli di Stato a 10 anni? Ovvero, fra un decennio, il Belpaese sarà migliore o peggiore? Stessa cosa accade nello sport più amato dagli italiani: chi è pronto a investire (soprattutto stranieri) su un sistema che conta stadi da buttare, di cui solo uno privato (quello della Juve)? Non c’è stata una modernizzazione, com’è avvenuta in Inghilterra. Da noi i tifosi sono in campo a chiedere di togliere la maglia ai giocatori, magari gli stessi tifosi che provano a pilotare le partite, e che poi si indignano se c’è stato un accordo su un derby. E la corruzione non abita solo nelle grandi città o in certe zone del Paese più esposte alla malavita organizzata. Albinoleffe, Novara, Varese, Grosseto, Siena, Portogruaro: la provincia, quella comunità dove fino a qualche anno fa si respirava la cosiddetta «aria buona», ora è intossicata come certe stanze di Wall Street. La grande crisi che ha portato al mal di spread è figlio di quel moral hazard, l’azzardo morale, che ha spinto i big della finanza a inventarsi di tutto e a passare sopra a tutti pur di guadagnare. Ecco, in piccolo, il moral hazard è una costante dell’Italia perché c’è troppa burocrazia, troppe tasse, troppi politici e per farsi largo si cerca sempre la scorciatoia. Tanto, questo è il pensiero dominante, se ci beccano poi si trova sempre il modo per pagare poco o, addirittura, scamparla. Questo in fondo è il Paese delle Parmalat e delle Cirio, i cui patron portarono Parma e Lazio ai vertici del calcio europeo. Poi scoprimmo che tutto era gonfiato con i soldi dei risparmiatori. Tanto alla fine pagano sempre loro. ------- Cosa rischia la Signora Agnelli salva tutti, ma è rebus-panchina Fermati anche i vice, si pensa al possibile sostituto del tecnico: pronto il fedelissimo Carrera di VALERIO FELLETTI (Libero 27-07-2012) Una delle prime reazioni alla notizia dei deferimenti non può che essere quella di Andrea Agnelli. Che, come logico aspettarsi, ribadisce la sua solidarietà verso i tesserati della Juventus coinvolti in questo processo sportivo: «Ribadisco il pieno sostegno ad Antonio Conte, Angelo Alessio, Cristian Stellini, Leonardo Bonucci e Simone Pepe - si legge sul sito bianconero -. La Juventus è una squadra e per tutti noi che dedichiamo lavoro e passione ai colori bianconeri lo è ancor di più. Nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa volta». Il presidente poi aggiunge: «Gli eventi odierni lasciano in tutti noi una profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che le regole del processo sportivo arriveranno a fare chiarezza». Ovviamente quindi si aspettano le sentenze, ma i rischi che la Juve corre sono molteplici. E riguardano innanzitutto Antonio Conte. Che comunque può tirare un sospiro di sollievo. Il rischio squalifica c’è, ma il procuratore Palazzi ha deferito il tecnico solo per omessa denuncia. La Juve non è preoccupata solo per l’allenatore ma anche per Simone Pepe, anche lui deferito per omessa denuncia, e per la più grave posizione di Leonardo Bonucci, accusato di illecito sportivo. I bianconeri rischiano quindi, nella peggiore delle ipotesi, di dover rinunciare a due giocatori fondamentali e alla propria guida per lungo tempo. Conte potrebbe essere fermato per un periodo tra sei mesi e un anno di stop in caso di squalifica (anche se Palazzi per l’omessa denuncia ha sempre chiesto un anno), ma la Procura Federale potrebbe anche decidere per l’inibizione, che gli permetterebbe di dirigere gli allenamenti senza però poter andare in panchina in gare ufficiali. In entrambi i casi la Juve si troverebbe in una difficile posizione, non avendo nessuno a disposizione, per quanto riguarda lo staff di Conte, da mandare in panchina. Perché ieri sono stati deferiti anche due stretti collaboratori del leccese, cioè Alessio e Stellini, il primo per omessa denuncia mentre il secondo per illecito sportivo (riferito a Bari-Sampdoria). «Non abbiamo ancora pensato a questa ipotesi», ha dichiarato Marotta. In realtà le opzioni sono già pronte, e sono due: Massimo Carrera oppure Marco Baroni. L’ex giocatore dell’Atalanta ha solo il patentino di 2^ categoria, ma potrebbe ottenere una deroga (come Stramaccioni). L’altra ipotesi è quella di Marco Baroni, tecnico della primavera juventina, che ha già guidato in serie A il Siena per tre gare nel 2009 sostituendo Giampaolo. Tuttavia l’avvocato di Conte si dice soddisfatto e per niente preoccupato: «Quando è iniziata questa vicenda sia a Cremona sia alla Procura federale ci sono stati scenari molto gravi - spiega l’avv. De Renzis -. Abbiamo visto ora che per la Procura Federale si tratta di omessa denuncia. Crediamo di aver ridimensionato il quadro». Sull’ipotesi patteggiamento De Renzis poi aggiunge: «Un avvocato previdente non esclude niente a priori, perché deve valutare le situazioni in cui si deve muovere. L’ipotesi non viene fatta dalla difesa: non posso dire se ci sarà o meno». Il patteggiamento probabilmente ci sarà. Per quanto riguarda i giocatori, Pepe rischia la stessa sanzione di Conte (tra sei mesi e un anno di stop), mentre come dicevamo è ben più grave la posizione di Bonucci. Il difensore è stato deferito per illecito sportivo, e per questo potrebbe essere fermato per 3 anni. La possibilità di una lunga squalifica è alta, e per questo la Juventus dovrà tornare sul mercato alla ricerca di un sostituto. I nomi che sono circolati sono quelli di Bocchetti del Rubin Kazan, Bruno Alves dello Zenit e Lucchini dell’Atalanta. ------- Commento Antonio, il Siena e le comode scuse dei tifosi juventini di ANTONIO DELL'ORTO (Libero 27-07-2012) Antonio Conte indagato per omesse denunce (Novara-Siena del 1° maggio 2011 e AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011) e se lo dici a un tifoso juventino lui ti guarda scandalizzato. Sicuramente infastidito: «La Juve che c’entra? Sono affari del Siena e la questione non riguarda noi bianconeri», tanto per allontanare definitivamente qualsiasi pensiero cattivo o per zittire chi aveva ipotizzato una responsabilità oggettiva per trascinamento come è successo alla Sampdoria, che ha pagato 50mila euro anche se Bertani, all’epoca dei fatti, giocava nel Novara. Al di là dell’assurdità delle norme, l’impressione è che qualche juventino di troppo sia pronto a scaricare Conte pur di salvare la faccia e il futuro della Juve. Come dire, quello che ha fatto il tecnico quando non era a Torino non conta e a noi non interessa quella parentesi. Peccato che l’allenatore in questione non è altro che il simbolo della Juventus, l’ex capitano, colui che ha sempre rappresentato - per i tifosi bianconeri - l’esempio di attaccamento alla maglia, correttezza, voglia di vincere. Un mito. E colui che la scorsa estate è arrivato sulla panchina bianconera invocato dal pubblico. Ecco, proprio per questo, ora, è troppo facile fare finta di niente. Che Conte sia colpevole o innocente, lo è da juventino e da simbolo bianconero. Comunque. Anche se in quel periodo allenava il Siena. ___ Non è una stangata Tra i 44 deferiti c’è Conte. Bonucci rischia Per l’allenatore della Juve niente illecito sportivo solo omessa denuncia La posizione più complicata per il difensore della Juve Lecce e Grosseto per «responsabilità diretta» potrebbero essere retrocesse. 13 i club coinvolti di SIMONE DI STEFANO (l'Unità 27-07-2012) TREDICI SQUADRE DEFERITE E 45 TESSERATI RINVIATIA GIUDIZIO (33 ILLECITI), TRA CUI IL TECNICO DELLA JUVENTUS ANTONIO CONTE PER UNA DOPPIA OMESSA DENUNCIA, I BIANCONERI SIMONE PEPE E LEONARDO BONUCCI. Numeri (ed eventuali conseguenze) dei due deferimenti separati che il pm federale Stefano Palazzi ha notificato ieri. Il Calcioscommesse entra definitivamente nella serie A, coinvolgendo ufficialmente l’allenatore campione d’Italia e due giocatori nel giro della Nazionale. Hanno pesato le rivelazioni dei due pentiti Filippo Carobbio e Andrea Masiello. Il primo ha aperto il varco sul caso-Siena e sul suo ex tecnico, Masiello ha aggiunto dettagli sul derby e su Bonucci e ciò gli vale un patteggiamento. Il Lecce è chiamato per responsabilità diretta dell’ex presidente Pierandrea Semeraro, e ora rischia la retrocessione in Lega Pro. Come il Grosseto per il coinvolgimento del suo presidente, Piero Camilli, in merito alla presunta combine Ancona-Grosseto. Il processo relativo a Cremona inizierà l’1 e 2 agosto, quello per Bari il 3 e 4 agosto. POSIZIONI Conte temeva l’illecito, ora dovrà difendersi da una doppia denuncia. Più facile scardinare la prima accusa di Carobbio relativa a Novara-Siena. «Conte ci disse di stare tranquilli che avevamo raggiunto l’accordo per il pareggio», rivela Carobbio, aggiungendo nel dettaglio che Sestu a sorpresa non fu compreso tra i titolari, e che Larrondo gli chiese durante il riscaldamento come si sarebbe dovuto comportare in partita: «Fai movimento e non segnare», la risposta dell’esperto in combine. Nell’interrogatorio Conte smentisce questo episodio, evidenziando come nel suo discorso pre-gara incitò a vincere e proseguendo sul filone dell’acredine con il suo ex giocatore per uno screzio tra la sua compagna e la moglie di Carobbio. Unico non ricordo del tecnico: «Non ricordo perché ho tenuto fuori Sestu». Per la procura federale, Carobbio resta credibile, a tal punto che una sua dichiarazione su AlbinoLeffe-Siena («Conte ha lasciato ai calciatori la decisione finale del risultato da conseguire») da un lato scagiona il tecnico da un illecito che Palazzi riteneva possibile, dall’altro fornisce l’assist alla difesa. Per quella gara, pagano con l’illecito il suo vice Stellini, oltre a Coppola, Terzi e Vitiello. Mentre per il resto dello staff tecnico del Siena (Alessio, Savorani, D’Urbano, Faggiano) scatta l’omessa denuncia. «A nome della società – ha detto Andrea Agnelli - ribadisco il pieno sostegno ad Conte, Alessio, Stellini, Bonucci e Pepe». Questi ultimi due chiamati a processo per Udinese- Bari 3-3. Leo Bonucci sta peggio, in quanto Masiello conferma di avergli chiesto della combine: «Ci raggiunse in ritiro e proprio lì gliene parlai ricevendo in risposta la sua personale disponibilità alla combine», ha riferito in procura federale, aggirando così la difesa di Bonucci («Ero in ritiro con la Nazionale»). La difesa farà leva sul fatto che Masiello aveva riferito che l’incontro si svolse a Bari e non a Udine. Dentro anche Pepe, per omessa denuncia di una presunta chiamata di sondaggio di Salvatore Masiello, che però produsse rifiuto dello juventino. Dalle dichiarazioni di Andrea Masiello, esce con le ossa rotte il Bari, compreso in ben sei gare, tutte per responsabilità oggettiva. Palazzi potrebbe chiedere dai 12 ai 15 punti in meno, con rischio di retrocessione in caso di afflittività. In Lega Pro rischia di finire più il Lecce per il derby Bari-Lecce. I soldi per farlo li avrebbe forniti Semeraro, allora patron dei giallorossi. Circa 300mila euro che il suo amico, Carlo Quarta, avrebbe offerto al sodalizio di Masiello in un incontro all’hotel Tiziano. I tabulati forniti dalla procura di Bari confermano, nonostante le smentite si Semeraro che per Palazzi sono «prive di riscontro» e non appaiono «né credibili, né verosimili alla luce del granitico quadro probatorio ». Il segno dell’avvenuto accordo sarebbe stato un incontro tra Vives e Masiello nel tunnel dello spogliatoio. La frase in codice: «Ci scambiamo le maglie?». Vives paga con la richiesta di illecito. Cesena-Bari fu oggetto combine di Bellavista, Masiello e Belmonte, mentre per le pressioni degli ultras, pagano con l’omessa denuncia Mutti e il ds Angelozzi. Bari-Sampdoria sembra oggetto di «due differenti tentativi di combine». Il primo con Stefano Guberti, il secondo con gli «zingari». Le dichiarazioni di Masiello su Guberti sono clamorose: «Mi disse che la Sampdoria lottava per la salvezza e che era disposta ad offrire 45/50mila euro per vincere la gara». Guberti ammette l’incontromanega il fine illecito, per la procura basta a deferire Guberti per illecito e la Samp, ma solo per oggettiva. Quanto a Bologna-Bari, i felsinei evitano la stangata dell’omessa denuncia generale, tutta la colpa finisce su Portanova e Masiello, per Di Vaio solo omessa denuncia. ___ il Fatto Quotidiano 26-07-2012 ___ Calcioscommesse Sono 58 i provvedimenti: per Bologna, Siena, Toro e Samp possibili punti di penalizzazione in A Conte deferito: è omessa denuncia Bonucci e altri 32 nei guai per illecito, rischiano fino a tre anni Pentiti decisivi Il 2 agosto scatta il processo: tremano tutti perché la Disciplinare dà fiducia ai pentiti B in bilico Prosciolto il Pescara, in B rischiano la retrocessione Lecce e Grosseto per responsabilità diretta di ANDREA ARZILLI (CorSera 27-07-2012) Cinquantotto deferimenti in totale, 45 tesserati e 13 club rinviati a giudizio di cui due (Lecce e Grosseto) a forte rischio retrocessione per responsabilità diretta. I numeri dicono molto, se non tutto: dicono che nelle 12 partite prese in esame dalla Procura Figc nell'analisi dei filoni di Bari e Cremona la regola della mano pesante è stata rispettata in pieno, è il laccio che tiene annodati il prossimo processo in due tranche (prima la parte di Cremona, poi il filone di Bari) che parte il 2 agosto all'ex Ostello della Gioventù ai procedimenti dello scorso anno e dello scorso giugno. Tremano tutti, la Disciplinare non ha mai ribaltato la linea della fiducia ai pentiti tenuta dalla Procura federale. Nella lista ci sono anche gli juventini Antonio Conte, Simone Pepe e Leonardo Bonucci, i primi due per omessa denuncia e l'ultimo per illecito, una macchia che può portare anche a tre anni di squalifica. L'accusa di illecito fa tremare in tutto altri 32 tesserati, tra i quali c'è Daniele Portanova, indicato tra i protagonisti nella combine di Bologna-Bari 0-4. Ci sono Andrea e Salvatore Masiello, Alessandro Parisi e Nicola Belmonte, secondo la Procura la «cricca di taroccatori» che ha lavorato al pari «over» di Udinese-Bari 3-3, indagati per aver, «in concorso tra di loro e con altri soggetti non tesserati e altri ancora non identificati, posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento e il risultato della gara» in funzione del risultato prima programmato e poi raggiunto, cosa questa che dà diritto anche al carico dell'aggravante. Quasi un sollievo, invece, per Simone Pepe che, sempre per i fatti legati a Udinese-Bari, è stato deferito con la contestazione dell'omessa denuncia per aver «violato il dovere di informare la Procura federale, omettendo di denunciare i fatti integranti illecito sportivo» di cui era venuto a conoscenza dall'amico Salvatore «Savio» Masiello. Tra gli indagati anche Marco Di Vaio (ora a Montreal): stesso reato di Pepe perché, per i federali, sapeva dei giochi pericolosi che il compagno Portanova intratteneva con gli amici di Andrea Masiello alla vigilia di Bologna-Bari, altro «tarocco» andato a segno, ma alla denuncia per legge preferì il silenzio. Tanta roba nel calderone di audizioni che gli 007 di Palazzi hanno tenuto fino a una manciata di giorni fa. Tanta serie A rischia di cominciare nel calendario appena stilato con un handicap stile Atalanta: probabili le penalizzazioni per Bologna, Siena, Torino e Sampdoria, tutte cadute nel tritacarne della responsabilità oggettiva così come l'Udinese, che però se la caverà con un'ammenda per l'omessa denuncia affibbiata a Pepe. La Samp è stata rinviata a giudizio per il presunto illecito sportivo commesso dal proprio ex tesserato Stefano Guberti nella partita col Bari, mentre il Torino dovrà rispondere per l'illecito di Alessandro Pellicori nella gara col Siena dell'anno scorso: la Procura potrebbe chiedere per entrambe le squadre dai due ai quattro punti di penalizzazione, un inizio in salita per due neo promosse. Prosciolto il Pescara, ma, in proporzione, meglio di tutti va al Siena, che rischia punti ma può far festa per aver mantenuto la categoria, cosa non scontata fino a due giorni fa. Anche in B e LegaPro la responsabilità oggettiva ha fatto vittime: AlbinoLeffe, Ancona, Bari, Novara, Portogruaro e Varese possono partire con la penalizzazione, per qualcuna ulteriore. Una passeggiata in confronto a Lecce e Grosseto: per loro la retrocessione è più di uno spettro. ------- Scenario Il tecnico sapeva, ma non ha combinato le partite: rischia sei mesi «Pieno sostegno» da Agnelli Si va verso il patteggiamento Il presidente: «In una squadra non si resta soli» Beneficio del dubbio «In dubio pro reo» è il principio che ha salvato Conte dal reato di illecito per le gare del suo Siena con Novara e AlbinoLeffe di ANDREA ARZILLI (CorSera 27-07-2012) ROMA — Non c'è illecito, questo è il punto. Antonio Conte e la Juventus si sentono oggi più leggeri per un pericolo scampato, una tagliola evitata sulla strada che porta al successo del tecnico e alla rinascita del club. C'è l'omessa denuncia, doppia o reiterata che sia può portare a uno stop quantificabile in mesi, sei o giù di lì, e non in anni, tre, come il reato più grave. È già un successo, anche se compensato dalla stangata arrivata sul groppone di Leonardo Bonucci, lui sì deferito per illecito. «Pieno sostegno ad Antonio Conte, Angelo Alessio, Christian Stellini, Leonardo Bonucci e Simone Pepe — il messaggio lasciato dal presidente Andrea Agnelli sul sito del club —: la Juventus è una squadra e nelle squadre ci si aiuta, si combatte, si perde e si vince. Ma non si resta mai soli. E non succederà neppure questa volta». Ancora insieme, prima della Supercoppa, dal 2 agosto nelle aule del processo sportivo, dove ormai il termine «patteggiamento» sembra assolutamente sdoganato. È curioso che la via del compromesso la introduca proprio il procuratore Stefano Palazzi nelle carte dei deferimenti. Certo, le parole «univoche e insuperabili» di Carobbio pesano per tutti, visto che sono scremate da intenti «calunniatori randomici» e da acredine personale, come confermato anche dallo stesso pentito nell'interrogatorio di metà luglio. Tutto fila finché sopraggiunge il dubbio. «In dubio pro reo» è il principio che ha salvato Conte dal reato di illecito. Tradotto, significa che le parole del grande accusatore Carobbio vengono ritenute certamente attendibili, ma, seppure «correttamente» riportate, non abbastanza circostanziate da incorniciare un'opera fattiva del tecnico allora del Siena nel taroccare le partite con Novara e AlbinoLeffe. Anche se tutto gira in quel senso, se il balbettare della squadra nelle precedenti giornate aveva presumibilmente indotto un allenatore «vincente» come Conte a non disdegnare la via del «compromesso», dalla riunione tecnica pre-Novara e dai racconti dell'accordo sottobanco con l'AlbinoLeffe emerge con certezza solo la consapevolezza di un risultato concordato a tavolino o lasciato alla discrezionalità degli accordi tra calciatori, non certo di una partecipazione attiva alla combine. Per questo, Conte si è beccato «solo» l'omessa denuncia, perché nel dubbio i federali hanno scelto la lettura più favorevole al soggetto. Una chiave squisitamente tecnica che, però, lascia aperto uno spiraglio su quello che potrebbe essere stato, ma che non è possibile provare con certezza. «Mancando solo 4 gare alla fine del campionato — il racconto della famosa riunione tecnica fatto il 13 luglio da Antonio Conte ai federali —, parlai molto dei miei trascorsi da calciatore, sia delle vittorie ma anche delle sconfitte, proprio per caricarli emotivamente, per fargli comprendere che, dopo un lungo cammino, sarebbe stato assurdo perdere le motivazioni proprio nel momento più delicato. Escludo di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato anche perché, in tal caso, avrei vanificato tutta la mia opera motivazionale». Circostanza confermata in blocco dallo spogliatoio e su cui Conte ha calato il jolly del rancore personale per smentire il pentito che lo accusava di aver apparecchiato la combine col Novara: «Non so perché Carobbio possa aver riferito una simile circostanza, forse posso ascriverlo al fatto di avergli negato un permesso per raggiungere la moglie che stava per partorire (...) Stellini ebbe a riferirmi di aver raccolto le lagnanze di Carobbio in merito alla mia carenza di umanità, appellandomi come uomo di m...». Più della raccolta di giuramenti dei suoi ex giocatori presenti alla riunione tecnica, più della strategia impostata sul rancore tra mogli, più di ogni resoconto da tabellino delle partite in questione, c'è solo il dubbio. ___ Sotto accusa Calcioscommesse, deferimenti di massa Conte: omessa denuncia. La Juve trema Sotto accusa 45 tesserati e 13 club. Bonucci rischia. Agnelli: “Pieno sostegno ai nostri” Elkann: “Fiducia nella giustizia, ma non lasciamo soli i giocatori e l’allenatore” [Grandissima impaginazione di quest'articolo su la Repubblica assieme ai necrologi, ndt] di MATTEO PINCI (la Repubblica 27-07-2012) ROMA — Altro che pugno nello stomaco, Antonio Conte respira: la Procura Federale, formulando i «rinvii a giudizio» per il secondo processo dell’estate al calcio scommesse, ha scelto di non far pesare la propria mano. Il tecnico campione d’Italia se la cava con due omesse denunce, in merito alle gare Novara- Siena e Albinoleffe-Siena del campionato di serie B 2010/11, quando era il tecnico del Siena. Scampato così il rischio di illecito sportivo, ipotesi accusatoria che avrebbe potuto gravare non solo sul suo futuro alla Juventus, ma addirittura sulla sua carriera. Quando alle 8.45 di ieri mattina il corriere espresso ha consegnato presso l’abitazione del tecnico e di altri 57 soggetti, tra tesserati (45 in tutto) e società sportive (13), i «rinvii a giudizio» disposti dal procuratore federale Palazzi, in molti tremavano Il bilancio è comunque pesante: 33 deferiti per illecito sportivo che rischiano fino alla radiazione, 2 club — Lecce e Grosseto — cui viene contestata la responsabilità diretta e temono dunque la retrocessione in Lega Pro. «I deferimenti sono solo il primo tempo — è il monito del presidente del Coni Petrucci — ma devo dare atto alla procura della Figc di aver più che rispettato i tempi». Tempi necessari per smuovere quello che inizia a somigliare a un vero e proprio terremoto. A giudizio 5e squadre di serie A: Siena, Torino, Sampdoria e Bologna a rischio penalizzazione, Udinese che se la caverà con una multa. Oltre alle tante di B: dall’Albinoleffe al Varese passando per Bari e Novara. E molti i nomi del calcio alcistico italiano colpiti al cuore. L’illecito contestato a Portanova priverà, a meno di sorprese, il Bologna del proprio capitano. E anche chi gli aveva lasciato la fascia per volare a Montreal, come Di Vaio, va incontro a una squalifica per omessa denuncia. Ma pur senza comparire nel lungo elenco di soggetti chiamati a presentarsi a giudizio dal primo agosto, a sentirsi colpita è la Juventus. Che, oltre a Conte, subisce il deferimento per illecito del difensore Bonucci — rischia una squalifica di 3 anni (2 se patteggia) — ma anche l’omessa denuncia dell’attaccante Pepe e le contestazioni verso uomini dello staff dell’allenatore: il vice Alessio e il collaboratore Stellini. Scenario che ha spinto la proprietà a esporsi: «Sono fiducioso, credo nella giustizia», ha detto John Elkann, dopo le parole presidente del club, Andrea Agnelli: «Pieno sostegno ai nostri tesserati. Gli eventi odierni ci lasciano una profonda amarezza, mitigata dalla consapevolezza che le regole arriveranno a fare chiarezza». Quasi a chiedere una sponda garantista, che possa agevolare la conferma dell’allenatore. Più semplice se l’allenatore fosse disposto a patteggiare per provare a ottenere una squalifica di 4 mesi e mezzo, evitando il rischio di un anno e mezzo di stop. «Non escludiamo nulla, il patteggiamento nella giustizia penale è una cosa, nella giustizia sportiva un’altra», è l’apertura dei legali di Conte. Che già ha ottenuto la considerazione del principio del «in dubbio pro reo», inedito a livello di giustizia sportiva. Un precedente che potrebbe far sperare Genoa, Napoli, Lazio: per loro, l’appuntamento con la giustizia sportiva è rimandato a settembre. ------- Il retroscena Dai pentiti credibili a metà a Lazio e Genoa stralciate il grande pasticcio della Figc Le diverse verità di Carobbio. Ombre sui processi spacchettati È venuto fuori uno strano ibrido, assai lontano dalla tolleranza zero invocata da Abete di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 27-07-2012) Dire ai propri calciatori che bisogna pareggiare perché c’era un accordo con l’altra squadra non è un illecito. Ma un’omessa denuncia. È questa la capriola nella quale si è avvitato il procuratore della Figc nelle 109 pagine con le quali ha deferito l’allenatore della Juventus, Antonio Conte. Un carpiato che, prescindendo dalle reali responsabilità, certo non si sposa né con l’accertamento della verità né tantomeno con la tolleranza zero sbandierata dal presidente Abete. I primi a essere danneggiati sono sicuramente i protagonisti di questa vicenda. Il procuratore Stefano Palazzi non ha stabilito chi mente e chi dice la verità tra Conte e Carobbio. Non ha potuto stabilire se l’allenatore fosse colpevole di un illecito sportivo, come sostiene il suo centrocampista. Oppure innocente come ha argomentato la difesa — segnalando anche alcune oggettive contraddizioni nel racconto del centrocampista — perché altrimenti avrebbe dovuto sconfessare tutto il primo processo sportivo (fondato sulle dichiarazioni di Carobbio su squadre e calciatori di serie B, contenute nello stesso verbale). Ne è venuto fuori così un ibrido, con due verità opposte che coincidono. Le accuse di Carobbio a Conte («l’allenatore ci disse di pareggiare») «appaiono univoche e concordanti» scrive la Figc nel deferimento. Aggiungendo che «in un tecnico vincente come Conte il rischio di mancare la promozione a quel punto del campionato può averlo indotto ad accettare anche il compromesso del pareggio ». Nonostante questo però «conoscenza di Conte dell’accordo non dimostrano un contributo causale dell’alterazione del risultato». Quindi, niente illecito ma omessa denuncia. «Noi siamo soddisfatti», dichiara uno degli avvocati di Conte, Antonio De Renzis insieme con Luigi Chiappero e Antonio Briamonte. «L’accusa è stata ridimensionata. Ora vedremo se patteggiare». Conte rischia una condanna a due anni e tre mesi ma se patteggiasse potrebbe cavarsela con 3-4 mesi lontano dal campo. Il caso Conte sembra l’emblema della strada scelta dalla Figc per affrontare lo scandalo scommesse. Molta confusione, poco coraggio. All’inizio la storia è stata raccontata come quella di «quattro sfigatelli» poi si è gridato alla «tolleranza zero », con pene esemplari per i giocatori minori. Non si è avuto il coraggio però di impiantare un maxi processo come si fece per Calciopoli ma si sono spacchettate arbitrariamente le accuse, provocando paradossi appunto come quelli di Carobbio. Ma non solo. La Juve per esempio è in grossa difficoltà con Pepe e Bonucci: se il centrocampista decidesse di patteggiare l’omessa denuncia per Udinese-Bari condannerebbe a una lunga squalifica il difensore. Viceversa (vista l’attendibilità presunta di Masiello che li accusa) andrebbero entrambi incontro a una batosta. Ma non basta. Il vero problema è che anche dopo questi due processi (in calendario per i primi di agosto) la vicenda calcioscommesse è tutt’altro che terminata: ci sono in ballo gli illeciti di Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, per i quali la procura di Cremona ha trasmesso tutti gli atti (in ballo le posizioni di Mauri, Sculli e altri giocatori). C’è il caso Napoli con Cannavaro e Grava accusati di omesse denunce per Napoli-Samp da Grava (e l’allenatore Mazzarri che ha parlato di «una legge non scritta dello sport» sul pareggio con l’Inter). Inoltre la procura di Genova è in piena inchiesta su Genoa-Samp, il derby che potrebbe essere stato taroccato e Cremona non ha chiuso l’indagine principale che mira principalmente al Siena e altri club di serie A. Di tutto questo la Figc non ha voluto occuparsi per il momento. Il Lecce e il Grosseto però sono nei guai. ___ il Giornale 27-07-2012 ___ IL MATTINO 27-07-2012 ___ Il Messaggero 27-07-2012 ___ «E' SOLO L’INIZIO...» di STEFANO ROMITA (IL ROMANISTA 27-07-2012) Vincere contro i Beatles fa sempre piacere, anche d’estate, anche in amichevole che poi tanto amichevole non può essere. E fa godere enormemente averlo fatto con una squadra nuova e rinnovata che tuttavia sembra già trovarsi a memoria. Nonostante piccole e grandi firme si siano scomodate per bombardare la Roma Americana, ironizzando sui suoi proprietari e sul loro antiprotagonismo (in Italia si sa è un grande difetto ciò che altrove è un pregio) la tournee negli Usa che si chiuderà nel fine settimana è stata un grande successo. E non per gli spalti di Boston pieni o per l’accoglienza ricevuta, bensì per quanto si è potuto capire di ciò che ci attende. Andando per ordine possiamo affermare che la Roma c’è. La squadra è forte e competitiva. Il suo allenatore è uno dei più forti e seri che esistano in Europa per un tifoso che voglia davvero divertirsi con il gioco del calcio. La Società esiste ed i proprietari sono fortemente motivati a fare nei prossimi anni dei passi da gigante. «Siamo solo all’inizio» ha detto Pallotta, consapevole della sterzata data rispetto alla passata stagione, ma anche di quanto sia facile per un tifoso entusiasmarsi e abbattersi nel breve spazio di un giorno. I manager ci sono e lavorano a pieno ritmo. Con la piena fiducia di Pallotta, a partire da Baldini. Il mercato fin qui fatto è più che importante. E rafforza un parco giocatori notevole. E altri colpi - almeno sembra - sono nell’aria. Il gioiellino italiano di ultima generazione, il Destro che il deferito Conte voleva portarci via con una manciata di euro in più, ha preferito accasarsi in giallorosso. Di strisce verticali bianco nere ne aveva, evidentemente, fin sopra i capelli. I progetti sullo stadio di proprietà e sulla crescita internazionale del marchio Roma vanno avanti secondo tabellino di marcia. E il calendario ci dice che dobbiamo partire sgommando fin dalle prime battute. C’è subito l’Inter stramaccioniana alla seconda giornata e, dopo poco c’è lo scontro d’epoca con il Deferito. L’uomo che, stando alle decisioni e alle inchieste di Palazzi, sapeva di imbrogli e ha taciuto. Quel Conte di nome e non di lignaggio che astenendosi dal denunciare illeciti ha indirettamente ma colpevolmente reso possibile una "combine". Qualche illecito sulla coscienza i Pepe e i Bonucci sembrano portarselo. Chi vivrà vedrà. Anche con i deferimenti e le possibili penalizzazioni «siamo solo all’inizio»; anzi per dirla con il linguaggio del presidente del Coni uscente, Petrucci, alla fine del primo tempo. ___ Il Sole 24 ORE 27-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
la Repubblica SERA 26 luglio 2012 Il commento di MARCO MENSURATI LE OMBRE CHE RESTANO http://k005.kiwi6.com/hotlink/mj6j987339/2012_07_26_rsera_m_mensurati_le_ombre_che_restano.mp3 -
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Omesso coraggio di ROBERTO BECCANTINI dal blog Beck is back 26-07-2012 Sono deferimenti, non sentenze: mai dimenticarlo. Il piatto forte è la doppia omessa denuncia contestata da Stefano Palazzi ad Antonio Conte. Niente illecito, niente archiviazione. Appartengo al plotoncino di «quelli che» Carobbio è credibile fino in fondo o no. L’omessa denuncia puzza troppo di omesso coraggio. Nei panni di Conte, e dei suoi avvocati, rinuncerei al patteggiamento: se penso di essere innocente, nessun processo mi farà paura. Non colgo i germi del complotto (sarebbe l’ennesimo): Palazzi piace agli interisti quando inchioda la Juventus; e agli juventini quando coinvolge Giacinto Facchetti e Massimo Moratti. Il sentimento popolare della Clinica ne è specchio fedele. C’è poi il caso di Udinese-Bari 3-3, con l’omessa denuncia di Simone Pepe e il tentativo di illecito di Leonardo Bonucci: non mi sembra periferia dell’impero, anche se per tutti il cuore (dell’impero) era, e rimane, Conte. Certo, sarei curioso di sapere anch’io che fine ha fatto Massimo Mezzaroma, il presidente del Siena; e perché sono stati ignorati tutti i giocatori (del Siena) presenti alla famigerata riunione tecnica in cui Conte li avrebbe invitati a «stare tranquilli». Ognuno ha i suoi dubbi da calare, come se fossero carte: non tutti, però, hanno in mano un asso o un jolly. Ripeto, per i verdetti sportivi di questa puntata di Scommessopoli, puntata senza ironia, c’è ancora (poco) tempo. Lo scandalo ha coinvolto le indagini di tre procure: Bari, Cremona, Napoli. Salvo rare eccezioni, il tifoso non vuole giustizia: vuole la «sua» giustizia; è sempre stato così – in Italia, soprattutto; e ben prima di Calciopoli – e sempre sarà così. Grazie, anche, agli slalom di Palazzi. Per l’ultima volta: se Carobbio è credibile come sembrava che fosse, perché non abbinare l’illecito a Conte; e se non lo è, perché lavarsi le mani con l’omessa denuncia? ___ Conte? No, vogliono (ri)distruggere la Juve Il deferimento del tecnico salentino? L’unica arma per fermare la società bianconera, ora che è tornata la più forte di tutte di LATERZA STELLA (PANORAMA.IT 26-07-2012) Qui non si tratta di fare la parte delle vittime, né tantomeno quella dei perseguitati. Però ormai il giochetto l’abbiamo capito. Metti una magistratura arrivista e inquisitoria, una Federazione incompetente (per sua stessa ammissione), utilizza il megafono di certi giornalacci di casa nostra ed ecco che anche un Carobbio qualsiasi può diventare il pretesto buono per scatenare lo scandalo dell’estate. Funziona sempre, e sempre solo con la Juve. Altrove, per reati ben più gravi, arrivano le prescrizioni, le archiviazioni, i cambi di regola in corsa, persino i passaporti falsi. Ma con la Juve, statene pur certi, si arriva sempre in fondo. La verità è che Conte in tutta questa faccenda c’entra poco. L’obiettivo, quella vero, è sempre lei, la Vecchia Signora. Tornata finalmente competitiva dopo essere stata colpita e affondata dalla farsa di Calciopoli la Juve va ributtata giù dalla torre. Perché colpire Conte significa colpire la Juve, non giriamoci intorno. Perché nessuno più del tecnico salentino è l'emblema e il motore della rinascita juventina. Conte è l'incarnazione terrena (cioé sul campo) dell'Agnelli-pensiero. Colui che ha rivoluzionato il modo di giocare della Juve, ma che - soprattutto - ha riportato al centro di tutto la mentalità vincente. Quella mentalità che faceva parte della sua Juve da giocatore e che – dopo Calciopoli – sembrava irrimediabilmente persa. Giocatori finiti, mezzi giocatori, giocatori da settimo posto sono diventati in un anno i più forti d’Italia e (lo dice il verdetto degli europei) fra i più forti d’Europa. E insomma, non potendo battere la Juve sul campo si riprova la carte della magistratura, delle carte, della macchina del fango. Dice qualcuno: ma il possibile deferimento riguarda il periodo “senese” di Conte mica quello juventino. Certo, ma il danno finisce per ricadere quasi esclusivamente sulla Juventus FC, tanto più se si considera che oltre a Conte il pericolo di squalifica riguarda anche Bonucci, Pepe, il vice di Conte, Angelo Alessio, il collaboratore tecnico Cristian Stellini, il preparatore dei portieri Marco Savorani e il preparatore atletico Giorgio D'Urbano. Non è l’azzeramento della Juve post-Calciopoli, ma poco ci manca. E oltretutto, per fatti che riguardano tecnici e atleti al tempo tesserati per Bari, Udinese e Siena. Dice qualcun altro: sì, vabbé, ma se Conte ha sbagliato deve pagare. Ma di cosa striamo parlando? Di due partite, Novara-Siena del 01-05-2011 e Albinoleffe-Siena del 29-05-2011. Sulla prima c’è l’opinione di Carobbio che dice di aver appreso di un biscotto per il pari durnate una riunione tecnica, presenti tutti i suoi compagni di squadra. Che però smentiscono l’accaduto. Nel secondo caso c’è ancora l’opinione unica e sola di Carobbio, che parla di una combine con quelli dell’Albonoleffe. Conte, secondo Carobbio, sapeva ed era d'accordo. Posto che anche in questo caso non ci sono altri riscontri, ci si domanda: se la combine c’è stata per quale motivo è stato deferito solo Conte, e il suo staff e non l’allenatore dell’Albinoleffe e tutti i 22 giocatori scesi in campo. E in ogni caso, se l’accusa fosse davvero fondata cosa c’entra l’omessa denuncia? Una partita taroccata non dovrebbe essere trattata per quello che è, ovvero un caso di illecito sportivo? Ma va bene, confidiamo nella giustizia. Da juventini ci rincuora il fatto che a differenza di sei anni fa questa volta alle spalle c’è una società vera, che non ci sono più gli Zaccone e i Cobolli Gigli, e che difficilmente verranno chiamati a decidere Guido Rossi e il consiglio dei tre saggi. E comunque, anche pensando al peggio, la Juve continuerà a vendere cara la pelle. In fondo noi siamo quelli antipatici, quelli ladri, quelli dopati, quelli che per farsi riconoscere due scudetti devono vincerne almeno quattro. Non penserete mica che ci spaventi la possibilità di scendere in campo per sei mesi o un anno senza l’allenatore in prima (né quello in seconda). Supereremo anche questo, statene certi. La verità però è un’altra. Ed è che in un campionato e in una giustizia siffatta non c’è più alcun tipo di garanzia. Qui siamo oltre Calciopoli. Anche volendo credere alle colpe più gravi ascrivibili ai nostri tesserati. E omettendo le contraddizioni quasi comiche dell’accusa è il sistema che non funziona: partendo dall’inversione dell’onere della prova fino ad arrivare all’immediata esecutività della sentenze. E basta con la puerile giustificazione che tutto l’impianto normativo è fatto per garantire tempi celeri e quindi regolarità dei campionati. Qui ormai di regolare c’è solo il pallone da gioco. E forse neppure più quello. Qui siamo alla commedia dell’assurdo. Lega e Federazione non riescono a garantire la regolarità dei campionati, la correttezza dei propri tesserati e una società che, con le sue sole forze e con investimenti economici immani, torna al vertice, viene penalizzata per il mancato controllo da parte degli organi competenti al tempo dei fatti. Facciamo così: la prossima volta prima di acquistare un giocatore o di tesserare un allenatore chiediamo una manleva alla federazione. Un certificato di buona condotta.In un campionato del genere: senza regole, senza controlli, senza certezza di giudizio, in cui le norme vengono cambiate e stravolte, i reati creati ad hoc, i campionati revocati pur non essendo neppure oggetto di indagine e le prove usate con pesi e misure diverse non ha più senso restare. Agnelli ne prenda atto. Si dice che non iscrivere la squadra al prossimo campionato non avrebbe senso e comporterebbe contraccolpi economici spaventosi. Verissimo. Ma restare in un campionato che non ci vuole che costi ha? Quanto è costata Calciopoli, quanto costerà quest’imboscata mascherata da Scommessopoli. Presidente ci pensi. Siamo sicuri che in Francia oltre a Ibra e Verratti accoglierebbero a braccia aperte anche i nostri, riconoscendoli come valore aggiunto per l’intero movimento e non come combricola di manigoldi, drogati e allibratori. -
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Il rispetto per le persone più anziane e le testate giornalistiche lo metto da parte: invece di gongolare, GPO, pensa alla tua squadra del cuore, pure invischiata, e vai a dormire presto. -
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Vedi che quello della finestra di calciomercato è un falso problema. Differire i provvedimenti per i filoni d'inchiesta relativi a Genoa, Lazio (e Napoli - s'è dimenticato) sta a significare, volenti o nolenti, che verranno usati criteri diversi, magari più accomodanti, dopo aver processato gli juventini ed aver inscenato una finta amnistia pro Juve quando in realtà nei confronti dei tesserati juventini coinvolti non c'è mai stato nulla. C'è qualche napoletano o genoano che si lamenta? Gli interisti si preoccupano per Palacio perché è praticamente l'unico acquisto buono finora e temono di perdere pure Wesley prima della fine di agosto. P.s. Fatta salva la presunzione d'innocenza per tutti, mi devono spiegare come fa uno come Sculli ad essere ancora "immacolato". -
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Per dire... il Napoli dell'urlatore & cafone De Laurentiis arriva tranquillo tranquillo alla Supercoppa ed entra direttamente in Coppa Uefa. -
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Calcioscommesse, arrivano i deferimenti. Ma qualcosa nei tempi e nei modi non quadra di ALESSANDRO OLIVA dal blog VIVA LA FIFA (LINKIESTA 26-07-2012) Tra oggi e domani si attendevano i primi deferimenti sulla (ennesima) indagine sul calcioscommesse in Italia. E puntuale come un treno svizzero, proprio nel giorno in cui dovranno uscire i calendari della serie A, la procura federale ha reso noti i deferimenti. Coinvolte 13 società e 44 tesserati. I nomi più noti sono quelli di Leonardo Bonucci (sì, proprio quello che a Euro 2012 ci è andato lo stesso) e Antonio Conte, oggi alla Juve ma deferiti per fatti che sarebbero avvenuti quando erano al Bari e al Siena. Dei due, quello che rischia di più è Bonucci: il difensore della Juventus è indagato per illecito sportivo, così come Daniele Portanova, Andrea e Salvatore Masiello, Alessandro Parisi e Nicola Belmonte. I fatti risalgono a Udinese-Bari del 9 maggio 2012: i giocatori avrebbero complottato per alterare il risultato finale della gara. Conte è indagato per omessa denuncia per le partite Novara-Siena del 1° maggio 2011 e e AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. La Procura non ha ritenuto di avere gli elementi per procedere con l'accusa di illecito sportivo: dovrebbe essere scongiurato quindi il rischio di una lunga squalifica per il tecnico, che dovrà comparire davanti alla Commissione disciplinare il prossimo 2 agosto a Roma. Tra le società, quelle messe peggio sono Lecce e Grosseto: i due club sono indagati per responsabilità diretta e rischiano dunque la retrocessione, mentre il Siena rischia alcuni punti di penalizzazione. Prosciolto da ogni accusa il Pescara (scarica qui il documento completo dei deferimenti). Qualcosa però non quadra, almeno nei tempi. In Italia la giustizia va sempre a rilento, stavolta si muove su piani cronologici diversi. Mentre oggi sono arrivate le prime decisioni, i prossimi deferimenti che verranno decisi sulla base delle indagini delle procure di Genova e Cremona arriveranno a settembre. Così Genoa e Sampdoria (per il derby del maggio 2011) e i loro indagati Criscito (sì, proprio quello escluso dalla Nazionale alla vigilia di Euro 2012), Milanetto, Dainelli e Palacio sapranno il proprio destino disciplinare a calciomercato chiuso, assieme alla Lazio indagata per Lazio-Lecce. Viene così a crearsi uno squilibrio. Le squadre coinvolte ora potranno, in caso di squalifiche, provare a rimediare in sede di mercato (anche se magari in extremis), mentre le altre no. Il campionato rischia così di essere falsato ancora prima di cominciare. Ecco perché gli interisti – categoria di cui faccio parte, più o meno orgogliosamente – dovrebbero astenersi dall’esultare per i deferimenti a carico, tra gli altri, di alcuni protagonisti della Juve neo campione d’Italia. Uno: perché i fatti imputati non c’entrano con la società bianconera. Due: perché le disparità di trattamento a livello cronologico si sono poi riversati sulla Nazionale, vedi l’esclusione di Criscito (ma non di Bonucci) con tanto di spettacolarizzazione dell’arrivo della polizia a Coverciano. Tre: perché i deferimenti per ‘omessa denuncia’ colpiscono alcuni, non tutti. E quelli che sapevano e non hanno parlato? Perché Carobbio, il super pentito ritenuto attendibile, ha fatto solo alcuni nomi? C’entrano davvero, come spiegano i difensori di Conte, motivi di vendetta personale per un litigio tra le rispettive mogli? Quattro: perché l’Inter rischia di perdere Palacio a settembre per squalifica, così come il Genoa rischia di essere falcidiato senza poter operare sul mercato. Insomma: la giustizia sta facendo davvero il suo corso, punendo prima gli uni e dopo gli altri? Non è che alcuni deferiti contano più di altri? -
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Calcioscommesse La Figc pronta a rendere pubblica la lista dei 50 soggetti che subiranno il processo sportivo Conte, il deferimento arriva oggi L'unico dubbio la motivazione: illecito oppure omessa denuncia di ANDREA ARZILLI (CorSera 26-07-2012) ROMA — La giornata di Antonio Conte, Massimo Mezzaroma e delle responsabilità a vario titolo, addirittura otto tra dirette e oggettive secondo quanto riesce a filtrare dal portone blindatissimo della Procura federale. Sulla cinquantina di soggetti deferiti, la linea dura di Stefano Palazzi sarebbe stata confermata nelle ultime riflessioni che hanno accompagnato la fase delle firme e della spedizione via corriere dell'incartamento, ieri pomeriggio poco prima delle cinque. Tutto top secret, dalle consegne alla Disciplinare alle notifiche di stamani, un silenzio che i più stretti collaboratori del super procuratore hanno avuto ordine di mantenere per non creare disparità o storture e, forse, per evitare giochi pericolosi sui media che potrebbero aggiungere tensione a rapporti già tesi. Tipo con la Juventus, con cui la Figc ha in ballo una causa al Tar, in autunno. Tanto rigore nel far rispettare il silenzio sembra l'accorgimento ad hoc per limitare l'impatto mediatico su Antonio Conte e sul club bianconero, gli avvocati di parte si attendono il rinvio a giudizio anche se mordono il freno per sapere quale sia la contestazione: illecito o omessa denuncia? Cambia tutto, dalla carriera dell'allenatore ai programmi di rinascita del club, eventualmente costretto a ripartire con un nuovo progetto, nuove idee e un nuovo tecnico. L'illecito è una macchia quasi indelebile (si rischiano 3 anni di squalifica, si può smussare, ma serve la collaborazione totale), l'omessa denuncia è un'ombra che può essere notevolmente ridimensionata con il patteggiamento, anche se il tecnico ha detto più volte «no» alla linea del compromesso. La speranza di non essere nel plico dei deferimenti sembrerebbe, comunque, pari a zero. I segnali che il pool della Juve ha intercettato dalla Procura non sono positivi, danno il senso dell'inevitabilità del prossimo procedimento. Tanto che già si pensa alla fase del dibattimento, dal 2 agosto all'ex Ostello della Gioventù, alla strategia che possa consentire ad Antonio Conte a alla Juve di uscire senza le ossa rotte dal processo-bis sul calcioscommesse. La bussola che ha orientato i federali è Filippo Carobbio, le sue parole valgono per tutti soprattutto se vengono confermate nell'incrocio dei riscontri. E le oltre venti dichiarazioni firmate dai giocatori che Conte allenò nel Siena alla conquista della serie A possono valere altrettante denunce omesse. I pentiti sono lo scheletro dell'accusa e i criteri sui quali la Procura ha condotto la propria indagine sono gli stessi usati l'anno scorso e a giugno di quest'anno; la mano pesante di Palazzi è il filo rosso che ha legato i vari processi ed è stata confermata anche per il prossimo. Nessun occhio chiuso, insomma. Il reato di omessa denuncia dovrebbe essere contestato a Leonardo Bonucci e Simone Pepe, sui quali pendono le accuse di Andrea Masiello, filone barese. I due sono finiti nell'inchiesta per il pregresso nel Bari e nell'Udinese, tirati dentro per un pari over combinato tra i due club che ora rischia di fargli saltare la prima parte della stagione. Anche il Bologna rischia grosso in questa infornata, c'è un'omessa denuncia di massa che pende sullo spogliatoio dei rossoblù, la Procura crede al pentito e non a Portanova. Dovrebbe restare fuori dal plico tutta la parte napoletana, rimandata a settembre insieme alla parte del filone cremonese (e di Genova) ancora sotto inchiesta. Napoli, Lazio, Genoa, Milanetto, Sculli, Criscito: il sollievo è a tempo. ___ Deferiti in settanta e due diversi processi Lecce e Grosseto sono ad alto rischio di responsabilità diretta A giudizio Siena e Bari, probabilmente Bologna, Udinese e Samp di MAURIZIO GALDI & ROBERTO PELUCCHI (GaSport 26-07-2012) L'attesa è finita, alle nove di questa mattina la Disciplinare riceverà i deferimenti della Procura federale relativi al calcioscommesse. Ma una novità c'è: non uno, ma due procedimenti diversi. Il primo riguarda i documenti della Procura di Cremona (almeno una parte), il secondo quelli della Procura di Bari. Non sono trattate le posizioni di Napoli, Lazio e Genoa. I deferimenti Saranno una settantina le posizioni dei due tronconi: per il filone cremonese le società coinvolte dovrebbero essere Grosseto (che rischia la responsabilità diretta), Siena (con l'eventuale coinvolgimento di Conte) e AlbinoLeffe proprio per la partita con in toscani. Per il filone barese ci dovrebbe essere il deferimento del Lecce (che rischia la responsabilità diretta), del Bari, ma anche di Bologna e Udinese, per le responsabilità che emergerebbero dalle dichiarazioni di Masiello. Ancora incerta la posizione della Sampdoria che, sempre in base alle ammissioni di Masiello, sarebbe tirata in ballo per un presunto coinvolgimento di Guberti. La Disciplinare Questa mattina riunione della Disciplinare (presieduta da Sergio Artico) che deve preparare due diversi procedimenti. Questo potrebbe portare all'anticipazione a mercoledì 1 agosto dell'inizio dei lavori: primo filone l'1 e 2 agosto, secondo filone il 3 e 4. Tempi raddoppiati per la Disciplinare e accorciati per le difese. Soprattutto quelle che saranno convocate l'1 agosto avranno nei cinque giorni di tempo per preparare le memorie, anche domenica 29 luglio. E non mancheranno le polemiche sulla definizione di «giorni liberi», se devono o meno essere conteggiati i festivi. Posizioni stralciate I tesserati le cui posizioni erano state stralciate il 31 maggio, perché sottoposti a provvedimenti restrittivi (Bertani, Acerbis, Turati, Pellicori e Joelson), non saranno convocati. La convocazione non dipende più dal deferimento, ma sarà la Disciplinare a deciderla. Per questo, anche se agli atti ci saranno le deposizioni di Turati e Joelson che riguardano i tempi in cui giocavano nel Grosseto, loro non saranno in aula. Comunque entrambi (il brasiliano lo ha già fatto) dovrebbero avvalersi dell'ufficio del patteggiamento e della collaborazione. Cosa rischiano Per valutare quello che le società rischiano da questa seconda infornata di deferimenti basta rileggere il precedente procedimento. Comunque, le società che verranno deferite per responsabilità diretta (nel caso fosse confermata dalla decisione della Disciplinare) rischiano la retrocessione. Le altre a seconda degli illeciti contestati potrebbero rischiare qualche punto di penalizzazione. In questa ottica è probabile che il Bari si accordi per un patteggiamento. Sicuramente il Procuratore federale Palazzi chiederà il massimo per l'illecito sportivo (tre anni più le aggravanti in caso di pluralità di illeciti, di risultato ottenuto, o di essere tecnico o dirigente) e per l'omessa denuncia (nonostante il minimo sia 6 mesi e 30 mila euro di ammenda, finora ha sempre chiesto un anno di squalifica o inibizione). ___ SCOMMESSE Il giorno di Conte Oggi i rinvii a giudizio di Palazzi Per il tecnico omessa denuncia o illecito di STEFANO CARINA (Il Messaggero 26-07-2012) ROMA – «Parleranno gli atti e i fatti». Il procuratore federale Stefano Palazzi sembra quasi sollevato quando dietro di sé chiude il portone dello stabile che ospita gli uffici del suo staff in via Po. La promessa nei confronti del presidente Abete è riuscito a mantenerla. Dopo aver effettuato oltre un centinaio di interrogatori in appena 43 giorni, ieri ha consegnato in Figc il faldone con i deferimenti. L’attesa, dunque, è finita. In una via Allegri blindata dagli sguardi indiscreti di qualche giornalista, un corriere a bordo di una Peugeot 308 nera ha ritirato il pacco che conteneva le raccomandate con i provvedimenti. Atmosfera quasi surreale: plico coperto da un foglio di giornale e inserito in uno scatolone, il segretario della procura federale, Giuseppe Martucci, che parla bisbigliando con la guardia giurata che a sua volta impartisce le direttive al ragazzo delegato a portare i deferimenti alla posta centrale. Clima da spy story a parte, nei provvedimenti che raggiungeranno in giornata i soggetti rinviati a giudizio, non comparirà il Napoli che slitta a settembre con Lazio e Genoa. Inevitabile il deferimento per Antonio Conte (da capire l’entità: se per omessa denuncia o per illecito) mentre la posizione di Leonardo Bonucci dovrebbe essere stralciata. Il calciatore ha infatti chiesto un po’ più di tempo per aver maggiore compiutezza delle indagini. Diversi i club che rischiano la responsabilità diretta (e quindi la retrocessione). Tra questi Lecce e Grosseto ma la lista potrebbe allungarsi (tremano il Siena e l’Albinoleffe). Incerte invece le posizioni di Bari, Bologna e Udinese. Il 2 agosto si parte: alle ore 9 l’appuntamento è nuovamente all'ex ostello della gioventù per l'inizio del procedimento sportivo. L’intenzione è quella di finire per Ferragosto (o al massimo slittare di 3-4 giorni) con la sentenza d'appello, in modo da consentire l'avvio regolare dei campionati. Nessun problema nemmeno per calendari e gironi: nella giustizia sportiva, infatti, il giudizio di primo grado è esecutivo. ___ SCOMMESSE: LE DECISIONI DELLA PROCURA FEDERALE. L’ALLENATORE NEL MIRINO PER LA STAGIONE DI SIENA Conte alla rovescia Oggi i deferimenti: critica la posizione del tecnico della Juve Tra le ipotesi anche l’illecito: la difesa si prepara già al processo Pepe e Bonucci rischiano lo stop per omessa denuncia in merito a Udinese-Bari Per quattro squadre incombe addirittura la retrocessione: Siena, Lecce, Grosseto e Bari di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 26-07-2012) Le ultime, delicate, riflessioni. Poi la firma e la consegna degli atti in segreteria per la spedizione: il pool del pm del pallone Stefano Palazzi ha terminato ieri il suo lavoro e, adesso, la palla avvelenata passa alle difese. Il segnale è chiaro: anche per il secondo processo sul calcioscommesse di questa estate l’accusa presenterà un conto molto pesante in fatto di capi di imputazione e di richieste di pena. Mano dura, durissima, dunque. Per tutti i deferiti - circa cinquanta - e per le società chiamate a processo per responsabilità diretta o oggettiva (almeno otto). Palazzi si prepara al dibattimento, il calcio ad andare incontro a nuove vittime illustri. A tremare ci sono club come il Siena, il Lecce, il Grosseto e il Bari, squadre che rischiano addirittura il duro fardello di un salto all’indietro di categoria. Ma, a trattenere il fiato, c’è anche, fra gli altri, Antonio Conte, il tecnico della Juventus campione d’Italia. Gli inquirenti federali hanno dedicato alla posizione dell’allenatore bianconero, all’epoca dei fatti contestati sulla panchina del Siena, gli ultimi due giorni di lavoro prima della stesura dei deferimenti, i rinvii a giudizio della giustizia sportiva, che verranno ufficializzati oggi. La difesa di Conte, gli avvocati che lo hanno accompagnato due settimane fa all’interrogatorio in via Po a Roma, hanno ricevuto dalla procura messaggi negativi tanto che le loro attenzioni si sono già rivolte al dibattimento che comincerà fra una settimana: il silenzio negli uffici federali è stato assordante come mai in precedenza vista la delicatezza dei protagonisti al centro dello scandalo scommesse (la premura degli uomini di Palazzi è stata quella di evitare fughe di notizie fino alla consegna degli atti), ma sempre più forte è la sensazione dell’inevitabilità del processo per il tecnico della Juve. Conte, in aula, potrebbe addirittura entrare accompagnato dall’accusa più pesante, quella di illecito sportivo che complicherebbe anche l’eventuale patteggiamento: infatti per ottenere una riduzione sostanziale di pena in questi casi occorre una collaborazione totale. Sullo sfondo resta il capo di imputazione più leggero, l’omessa denuncia - tre o quattro mesi di squalifica con il patteggiamento - per una delle due partite per le quali Conte è finito nel cuore dell’inchiesta dopo le rivelazioni del pentito Filippo Carobbio. Ma l’incubo peggiore sarebbe il processo con una doppia accusa: illecito per Novara-Siena, omessa denuncia per AlbinoLeffe-Siena. Le riflessioni di Palazzi, oggi, saranno note dopo quasi tre mesi di interrogatori sul filone di Cremona (solo a settembre verranno esaminate le posizioni di Lazio e Genoa) e su quello di Bari. Quest’ultima inchiesta ha portato nel mirino degli inquirenti della Figc, fra le altre, anche la partita Udinese-Bari del 9 maggio del 2010, sfida terminata 3 a 3 e per uno dei pentiti dello scandalo, l’ex di fensore barese Andrea Masiello, truccata. Masiello, nei suoi verbali, ha tirato in ballo anche i due giocatori della Juve, Simone Pepe e Leonardo Bonucci, rispettivamente ex attaccante dell’Udinese ed ex tesserato del Bari: entrambi potrebbero finire a processo per omessa denuncia in quanto avrebbero saputo, per l’accusa, della combine senza denunciare i colpevoli alla procura sportiva della Figc. I deferimenti di Palazzi potrebbero colpire anche i giocatori del Bologna per la sfida fra gli emiliani e il Bari, ma anche allenatori come Bortolo Mutti, all’epoca dei fatti alla guida del club pugliese. Rischiano il processo anche il centrocampista del Toro, Giuseppe Vives, e i difensori granata Salvatore Masiello ed Alessandro Parisi. ___ E Conte va al processo Il tecnico fra i deferiti. Stamattina centinaia di pagine sconvolgeranno il calcio Il 2 agosto Conte sarà davanti alla Disciplinare La Juve rischia di perderlo a Pechino Alle 8.30 i deferiti: in ansia il Siena e Mezzaroma Lecce e Grosseto verso la Lega Pro di ALBERTO ABBATE (CorSport 26-07-2012) ROMA - Una lettera scarlatta: «Conte, sei stato deferito» . Verrà notificata stamattina alle 8.30 al tecnico della Juventus: ieri era già imballata in uno scatolone con centinaia di rinvii a giudizio. Palazzi non ha avuto pietà: «Parlano gli atti e i fatti» , bofonchiava nel pomeriggio a via Po. Stamattina urlerà l’elenco, tutte le richieste saranno rese pubbliche. Nessuna porta della Procura Federale le secreterà. Chi tremava, ora piange o sorride. Conte dovrà provare la sua innocenza il 2 agosto: a malincuore sarà ospite al processo. Diserterebbe Pechino, la Supercoppa dell’11 agosto col Napoli, con un giudizio di primo grado sfavorevole e immediatamente esecutivo. CONTE - Busserà anche alla Juventus, il postino. Due “botte” all’ attuale tecnico campione d’Italia, pure alla società verrà notificato il deferimento di Conte. Per i fatti di Siena, ovviamente. In fondo, i bianconeri se l’aspettavano la richiesta. E pure l’allenatore. Che - con l’aiuto o meno del suo club - dovrà subito difendersi al prossimo processo. Non sono bastate 13 testimonianze dei suoi ex “amici” toscani e le 23 giurate, portate dai suoi legali. Stamattina Antoniocapitano verrà convocato anche dalla Commissione Disciplinare per il 2 agosto. Non è più uno spettro, Conte saprà contro quale accusa dovrà combattere: omessa denuncia o illecito. JUVENTUS - Dalla Procura all'ex Ostello della Gioventù, Conte lotterà per screditare Carobbio. Conosce il "nemico" e sa che la sua sorte - 67 delle 83 precedenti sentenze nei due gradi sono state emesse così - è appesa alla "credibilità" del pentito. Eppure Carobbio a Cremona, ben due volte, non aveva accennato ad alcuna "riunione tecnica", escludendo la combine - ma c’erano oltre 162 chiamate e sms da una scheda egiziana a Iliekski - di Novara-Siena; salvo poi confessare tutto a maggio. Oggi Conte saprà quanto gli è costata quella “maledetta” gara e quella con l’Albinoleffe. E finalmente sarà informata persino la Juventus, che - pur totalmente estranea - rischia d’affondare nel vortice: nel calderone dei deferimenti potrebbero rientrare anche Pepe e Bonucci per una presunta omessa denuncia in Bari-Udinese. TREMANO IN TANTI - Trema la serie A: in assoluto il Siena, in bilico fra una responsabilità diretta e un’oggettiva, che potrebbe comunque decimare la rosa, ma salvare il presidente Mezzaroma. In ansia anche Udinese e Bologna. In B c’è il Bari, terrorizzate Lecce e Grosseto, a un passo dalla Lega Pro per i “misfatti” riconducibili a Semeraro e Camilli, ex e attuale presidente. Nella bufera anche Crotone e Portogruaro. Sarà una strage, sulla quale resta ancora un leggero alone di mistero. PROCURA BUNKER - Questione di riservatezza, era un bunker ieri la Procura Federale. Non c’era un sussurro, non respirava una foglia a via Po all’ora di pranzo. Palazzi girovagava col suo vespino. Fino a quel rombo di tuono. Ore 16.30: una peugeot 208 nera faceva il suo ingresso. Si sbarravano i cancelli, c’era un corriere Tnt. Vetri oscurati e tante raccomandazioni degli 007 federali per portare a destinazione quello scatolone con centinaia di plichi. Alle 8.30 saranno notificati a tutti i destinatari. NON FINISCE QUI - Il Napoli - come Lazio e Genoa - dovrà aspettare ancora. «Solo casi chiusi» , aveva lasciato trapelare la Procura Federale. Ed effettivamente il filone partenopeo s’è prolungato sino a ieri pomeriggio. Mentre il corriere trasportava già pagine e pagine di deferimenti, nelle segrete stanze veniva interrogato Marchetti, ds del Cittadella. Rientrerà nel processo di settembre, dove il Napoli rischia la responsabilità oggettiva per le "confessioni" di Gianello sulla gara con la Samp. Hanno negato tutto Grava e Cannavaro, colpiti dall'ex terzo portiere azzurro. Eppure potrebbero beccarsi un'omessa denuncia. Insieme a Quagliarella, nominato dal poliziotto Gaetano Vittoria. Non finirebbe il tormento juventino. Un incubo. ------- IL PARERE DI UN EX JUVENTINO Furino «E’ giusto credere ad Antonio» «La scelta della Juve è chiara: inutile pensare a un altro tecnico in caso di squalifica» di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 26-07-2012) TORINO - Beppe Furino, 361 presenze e 8 scudetti con la maglia bianconera, cosa pensa della linea societaria su Antonio Conte? «Credo che il presidente e la dirigenza siano nelle condizioni di esternare massima fiducia nei confronti dell'allenatore: sanno come sono andati i fatti e concoscono il ragazzo da sempre. Conte è juventino dalla testa ai piedi e si è sempre distinto per serietà, sacrificio, determinazione e volontà: caratteristiche in cui, voltandomi indietro, mi rispecchio, attraverso le quali s'è conquistato un posto importante nel calcio, prima da centrocampista e poi da tecnico. La Juve fa bene a credere in lui». L’ombra del deferimento però si allunga e un'eventuale squalifica potrebbe sconvolgere tutto... «La Juve crederà in Conte comunque vada». In società giurano che non esiste alcun piano B, perciò l'unica soluzione possibile è promuovere momentaneamente un tecnico già tesserato. Varrebbe anche in caso di lungo stop o diventebbe opportuno, a quel punto, cercare un successore? «Questa seconda ipotesi ha zero possibilità, non è nemmeno da prendere in considerazione. Sinceramente non è neanche corretto chiederlo: la scelta della Juve è chiara». Anche la sua... «Io dico che la società fa bene a prendere una posizione così netta nei confronti di Conte. E aggiungo che bene avrebbe fatto qualche anno fa se avesse deciso di difendere i dirigenti». Non tutti, nel mondo del calcio, la pensano così... «Ognuno deve sentirsi a posto con la propria coscienza». ___ SCOMMESSOPOLI OGGI I DEFERIMENTI Conte, l’ora del destino Stamane la relazione Palazzi: rischia omessa denuncia e/o illecito In aula il 2 agosto. Carobbio, Gervasoni e Masiello fanno tremare Siena, Lecce, Bari Grosseto e Bonucci di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 26-07-2012) ROMA. In una Procura federale blindata da occhi indiscreti, il pacco di cartone con deferimenti e coperto da un foglio di giornale, è partito alle 16.45 a bordo di un’utilitaria scura. Ieri sera lo smistamento verso le sedi, stamattina l’ok a far partire le notifiche: ora “X” le 8:30, entro due ore tutti conosceranno il loro destino e la Figc pubblicherà gli esiti sul suo sito e la Disciplinare fisserà per il 2 agosto il via ad un processo le cui prime sentenze arriveranno il 6-7, con appello da chiudere dopo Ferragosto. E QUELLA SIM? I filoni sono una parte dell’indagine di Cremona e di quella di Bari. Si attende il risultato del confronto a distanza tra Antonio Conte e Filippo Carobbio , il suo grande accusatore che ha già patteggiato a 20 mesi ma dovrà rispondere per AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena. Queste le gare che lasciano Conte con il fiato sospeso, e quella rivelazione shock di Carobbio: «Conte e il Siena sapevano delle combine con Novara e AlbinoLeffe». Per quelle frasi (oltre all’aggiunta sul tentativo di Mezzaroma di corrompere Coppola in Siena-Varese) sono stati ascoltati il tecnico della Juventus, il patron dei toscani, il portiere Coppola e ancora una volta Carobbio. Tutti negano, Carobbio ha rivisto ma non ritrattato. Oggi Palazzi svela le carte, quanto vale per lui quel «Conte sapeva»? Il tecnico della Juventus danza tra l’omessa denuncia (forse spalmata su due gare) e l’illecito. Nel primo caso si potrebbe patteggiare, nel secondo il tecnico dovrebbe andare fino in fondo con il rischio di squalifica lunga. In ballo le contraddizioni di Carobbio, da ultima una scheda Sim che il pentito avrebbe usato per contattare Ilievski prima, durante, e dopo Novara-Siena, scheda intestata a un fittizio egiziano e che Carobbio a Cremona aveva smentito di aver usato in prossimità di quell’incontro. Perché ha mentito? Per screditare la sua credibilità la difesa di Conte ha fatto leva sulle tensioni tra la moglie del pentito e quella del tecnico. Come Mezzaroma, ha spinto sulle testimonianze giurate dei suoi ex giocatori: sono 23 e tutte smentiscono Carobbio, compreso Coppola (che ha fatto confusione sulle date di Novara-Siena, però). Peserà l’omissis? «Gli atti e i fatti parleranno», ha annuito ieri il pm federale Stefano Palazzi . Ci ha pensato tanto, da timoniere ha virato la rotta più volte, per esser certo che la sua nave possa reggere alle ondate contro la credibilità dei pentiti. Tra questi c’è anche Andrea Masiello , con lui (pronto a patteggiare) finirà dentro il Lecce e il suo ex presidente Semeraro per responsabilità diretta. Come il Grosseto per le rivelazioni di Joelson , Turati e Acerbis , stralciati come Bertani al primo processo e che ora ritornano in lizza. Il Siena spera di scacciare l’incubo, sorprese in arrivo: il borsino delle dirette potrebbe salire. Trema anche il Bari e diversi suoi ex tesserati, compreso Leonardo Bonucci che rischia l’illecito per Udinese-Bari (e Pepe?). La gara però potrebbe essere stralciata, come la posizione del difensore che avrebbe chiesto tempo per avere maggiore compiutezza dell’indagine. Anche a Bologna ore di apprensione: i felsinei rischiano l’omessa denuncia generale per Bologna-Bari. RETTIFICA L’avvocato Giovanni Vezzoli , legale di Joelson, in riferimento all’articolo sull’interrogatorio riguardante il caso Grosseto ci invia la seguente rettifica alle frasi “Confermiamo quanto detto alla magistratura” e al sunto delle risposte del calciatore “ Camilli sapeva tutto”. «Debbo precisare - scrive Vezzoli - che non ho mai pronunciato tale ultima affermazione, ma mi sono limitato, unitamente al mio assistito, a riferire che nel’interrogatorio sono state confermate le dichiarazioni già rese avanti al gip di Cremona». ------- E la Procura rimanda il Napoli a settembre Processo con Lazio e Genoa. Cannavaro e Grava denunciano Gianello, la Procura non chiude sulla presunta combine con la Samp. Tempi lunghi anche per l’indagine sui match che coinvolgono i doriani di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 26-07-2012) ROMA. Tra i deferimenti inviati dalla Figc e oggi a tutti noti non ci sarà quello che sul caso Samp-Napoli. Il rinvio a giudizio del club partenopeo, chiamato a rispondere di responsabilità oggettiva per le conferme arrivate dal suo ex portiere, Matteo Gianello , è rimasto in stand-by fino all’ultimo, poi ieri la conferma. Il Napoli non c’è, perché l’inchiesta sul filone napoletano non è ancora finita. Un buon assist per non commettere un errore di disparità di giudizio (il Napoli subito, Lazio e Genoa poi, e conseguenze Uefa in letargo), lo ha fornito l’audizione del ds del Cittadella, Stefano Marchetti , legato anch’egli al filone partenopeo: mentre veniva interrogato dai procuratori federali, il pacco contenente i deferimenti era già partito, mentre l’inchiesta napoletana era in zona Cesarini ma non completa da prevedere la chiusura. QUERELE Ergo, tutte le risultanze dell’inchiesta napoletana (compresi oltre al club di De Laurentiis anche Paolo Cannavaro e Gianluca Grava , che rischiano l’omessa denuncia ma oggi presentano querela contro l’ex compagno Gianello), verranno snocciolate con calma quando il maremoto del processo che sta per iniziare avrà esaurito i due gradi di giudizio. Da settembre Palazzi appronterà una nuova fase di inchiesta che si riallaccerà ai nuovi atti di Cremona. A campionati già avviati, ci sarebbe tempo per attendere la deposizione principale, quella di Almir Gegic , prossimo (a quanto dice) a costituirsi. I de relato di Gervasoni potrebbero diventare testimonianze dirette, oppure sfaldarsi di fronte a una smentita dello slavo. Mauri, Milanetto, e tutte le posizioni che riguardano Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, gare rivelate proprio da Gervasoni , restano così bloccate. Stralciata anche la posizione della Sampdoria, oggi relativa a Bari-Samp ma che domani potrebbe riguardare anche il derby Genoa-Samp su cui sta indagando la procura ligure. Metafora federale: meglio una gallina domani. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Auto. Alla famiglia 24 milioni per il 2011 G.Agnelli & C., cresce la cedola L'AUTOMOBILE Gli analisti vedono per Fiat un utile di quasi 1 miliardo nel secondo trimestre L'azienda assume in Brasile e aumenta la produzione di ANDREA MALAN (Il Sole 24 ORE 25-07-2012) Risultato netto tornato in attivo per oltre 50 milioni di euro, aumento del dividendo da sei a otto euro per azione. Questi i dati salienti del bilancio 2011 della Giovanni Agnelli & C. sapaz – l'accomandita per azioni al vertice del gruppo Agnelli – approvato il mese scorso dai soci. La società ha chiuso l'esercizio 2011 con un utile netto di 52, 5 milioni di euro rispetto al rosso di 18, 1 nel 2010; su quest'ultimo risultato aveva pesato l'impatto di una transazione con il fisco per 47,4 milioni per chiudere le contestazioni di violazione di norme fiscali in relazione all'Opa del 1999 della filiale lussemburghese Exor Group (ora ribattezzata Old Town) sulla Giovanni Agnelli Sa. L'utile 2011 deriva essenzialmente dai dividendi che la G.Agnelli & C. ha incassato nel 2011 dall'attuale Exor (ex Ifil) per 40,7 milioni e da Old Town per 17, 3 milioni. La posizione finanziaria ,dell'accomandita rimane negativa per 168,8 milioni di euro; i debiti bancari erano pari a fine anno a 104 milioni, su cui l'azienda ha pagato nell'esercizio 2,4 milioni di interessi. L'assemblea della G.Agnelli & C. , tenutasi il 7 giugno scorso sotto la presidenza di John Elkann, ha deliberato un aumento del dividendo unitario da sei a otto euro per azione, per un esborso complessivo di circa 24 milioni; la Dicembre s.s., che controlla poco più di un terzo delle azioni e raggruppa gli interessi di John Elkann e dei fratelli Lapo e Ginevra, incasserà circa 8 milioni di euro. I conti trimestrali delle due principali controllate dell'accomandita (tramite Exor), ovvero Fiat e Fiat Industrial, verranno resi noti la settimana prossima. Secondo le stime degli analisti Fiat spa (che controlla a sua volta Fiat Auto e Chrysler) dovrebbe chiudere il secondo trimestre 2012 con un utile di gestione di 965 milioni di euro, di cui 870 in arrivo dall'azienda americana e 95 da Ferrari e Maserati; il resto delle attività è dunque in pareggio ma Fiat Group Automobiles è in passivo, con gli utili brasiliani che non riescono a compensare le (crescenti) perdite in Europa. Un confronto con il 2011 non è possibile, in quanto nel trimestre corrispondente Chrysler era consolidata solo per un mese; nel 2° trimestre 2011 Fga e il settore componenti avevano guadagnato circa 300 milioni di euro contro il pareggio previsto per quest'anno. Il debito netto industriale è previsto a 5,7 miliardi a fine trimestre e a 6,285 a fine anno; per l'intero 2012 gli analisti prevedono un utile di gestione a 3,69 miliardi di euro (3,1 da Chrysler) e un risultato netto a 1,32 miliardi, compreso nella forchetta di previsione (1,2-1,5 miliardi) fornita dalla società ad aprile. A Fiat Industrial viene attribuito per lo stesso periodo un utile di gestione di 575 milioni (dai 530 dello stesso periodo 2011) di cui 455 attribuibili ai trattori di Cnh (erano 381) e 90 a Iveco, in calo dai 135 del 2011; ilrisultato netto è visto in aumento a 285 milioni (da 239) con un indebitamento netto industriale a 1,65 miliardi. Fiat Auto, che la settimana scorsa ha annunciato cassa integrazione aggiuntiva a Mirafiori e anche a Pomigliano, ha comunicato lunedì sera, secondo l'agenzia Dow Jones, che assumerà 600 dipendenti in Brasile per aumentare la produzione di 150 veicoli al giorno; la mossa arriva dopo che le misure di sostegno prese dal Governo a fine maggio hanno rilanciato la domanda di auto in Brasile. I nuovi assunti lavoreranno nei reparti presse e verniciatura. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
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I debiti del Real e il fallimento mancato per un soffio di RUBEN H. OLIVA (Corriere.it 23-07-2012) Madrid – In mezzo alle proteste degli indignados che bloccano le strade di Madrid, a stento riusciamo a raggiungere l’Europa Building, un hotel a pochi passi dallo stadio Santiago Bernabeu, tempio delle merengues. Ad aspettare c’è Jorge Valdano: dopo i litigi con lo “Special One” Josè Mourinho e la rinuncia al posto di general manager del Real, Valdano non parla facilmente. Sono tempi difficili per parlare della crisi del calcio in Spagna, specie dopo che il New York Times ha posato gli occhi su Florentino Perez discusso presidente dei campioni di Spagna. Jorge Valdano non nasconde l’imbarazzo quando gli chiediamo sulle folli spese effettuate per l’acquisto dei migliori fuoriclasse del mondo. «IL REAL PUO' PERMETTERSI DI SPENDERE»- «Il Real Madrid ogni anno guadagna quasi 500 milioni di euro e perciò può permettersi di spendere» risponde glissando sulla figura dell’amico Florentino. Non c’è da stupirsi: la multinazionale di cui è presidente Perez, “l’ACS construcciones”, la terza impresa a livello mondiale della costruzione, ha contratto debiti con l’ex banca privata Bankia, ora statalizzata con i fondi della banca europea, per quasi 9.000 milioni di euro, il doppio del suo valore in borsa. Se la banca non fosse stata acquistata dallo Stato, molto probabilmente, il Real Madrid avrebbe conosciuto l’umiliazione del fallimento. UN DEBITO DI 500 MILIONI- Mentre l’ACS andava a gonfie vele a forza di crediti dal tasso privilegiato, le “merengues” s’indebitavano ulteriormente per acquistare David Beckham, Cristiano Ronaldo, Kakà. E dopo il milionario arrivo dello “special One” Josè Mourinho, 10 milioni di euro netti all’anno, gli acquisti e il debito sono continuati a salire. Di Maria, Ozil, Flavio Coentrao, Khedira e Carvalho, tanto per citarne alcuni, sono stati presi per accontentare Mourinho. Ora il Real si trova a dovere gestire un debito di 500 milioni di euro. «A differenza del Barcellona, che prende quasi tutti i suoi calciatori dalle giovanili, il Real è costretto ad acquistare i giocatori fuori per mantenere il suo livello agonistico» ci racconta Valdano. Ma in tempi di crisi può una delle due grandi spagnole può continuare a spendere? Gli esperti dicono di no, che la pacchia è finita. Che d’ora in poi i bilanci dovranno essere a posto. E allora si scopre che Bankia, per riuscire a convincere la Bce a stanziare i soldi per diventare una banca statale, aveva messo come garanzia i 76,5 milioni usati per prendere Ronaldo, i 60 milioni per Kaka più il resto dei giocatori. All’improvviso gli atleti del pallone sono diventati dei CDO (Collaterized Debt Obligations). IL FALLIMENTO DEL SARAGOZZA - E che dire dei diritti televisivi? Secondo il giornalista sportivo Ezequiel Fernandez Moores, il 53% dei diritti televisivi finiscono nelle tasche del Real Madrid e del Barcellona. In questa folle corsa agli acquisti molte squadre di calcio spagnole sono finite con un piede nella bancarotta e gran parte dei giocatori non appartengono più alle società ma ai fondi d’investimento. Un esempio per tutti il Real Saragozza, diventata grazie ad una nuova legge dello sport varata nel 2005 e ora cancellata, società anonima. Il Saragozza ha un debito di 134 milioni di euro ed è praticamente fallita (come altre 20 squadre del calcio spagnolo ). Ma continua ad acquistare giocatori attraverso un fondo d’investimenti in cui partecipa lo stesso presidente della società Agapito Iglesias. Insomma, l’era del milionario calcio spagnolo sembra finita. Le squadre tedesche, che hanno mantenuto un rigoroso controllo dei propri bilanci, ora fanno la voce grossa con la Uefa e impongono a Michele Platini bilanci in parità. Qualcosa che in Italia è iniziato con la fuga dall’Inter di Samuel Eto'o, approdato alla semi sconosciuta Anzhi Makhachkala, squadra russa del magnate Suleiman Kerimov. Venti milioni netti all’anno valgono bene una fuga dall’Europa in crisi. -
Due Chicche Sull'Assessore Narducci
Ghost Dog ha risposto al topic di Redfield in Calciopoli (Farsopoli)
Il futuro dell’ex assessore Narducci, nuovo stop dal Csm «Come pm indichi altre sedi» No alle Procure di Salerno e Campobasso: «Lì soltanto da giudice» Lo scenario Il magistrato di Calciopoli tornerà in servizio dopo l’estate ma in un’altra regione di GERARDO AUSIELLO (IL MATTINO 24-07-2012) «Nessun commento», ma per il magistrato Giuseppe Narducci quella di ieri non è stata una giornata come le altre. Dopo l’esperienza di assessore, aveva chiesto infatti di poter tornare a svolgere le funzioni di sostituto procuratore, se non nella sua Napoli, almeno a Salerno e Campobasso. Ma l’ex assessore alla Legalità, andato via per contrasti con il sindaco Luigi de Magistris, ha incassato il «no» della Terza Commissione del Csm. In pratica: se vuole quelle sedi giudiziarie deve optare per le funzioni di giudice, hanno stabilito i consiglieri respingendo la sua richiesta e invitando il collega - che prima della sua esperienza nella giunta del Comune faceva il pm a Napoli - a indicare altre destinazioni. A questo punto è probabile che Narducci possa trascorrere l’estate fuori dagli uffici giudiziari, visto che la settimana in corso è l’ultima di lavoro del Csm, che riprenderà la sua attività a settembre. Intanto però la «sentenza» è chiara: non può tornare ad esercitare le funzioni di pm in Campania né ottenere il trasferimento a Roma, che è competente sui procedimenti che riguardano i magistrati del capoluogo campano. Dopo la prima riunione la commissione aveva invitato l’ex assessore ad indicare le sedi alternative, dal momento che non sarebbe potuto rientrare nel suo vecchio ufficio al Centro direzionale. E allora l’ex assessore tornerà alla sua funzione di pubblico ministero ma in un in un’altra regione. Fa testo, hanno suggerito al Csm, la decisione presa a proposito del collega palermitano Giovanni Ilarda, nel 2008 nominato assessore esterno della giunta Lombardo, rientrato in magistratura e destinato ad altra sede, trasferimento da lui stesso sollecitato per ragioni di opportunità. Narducci aveva comunque fatto sapere di avere la stessa intenzione. Lo aveva detto anche un anno fa, al momento della discussione della sua richiesta di aspettativa. E lo ha ribadito subito dopo le sue dimissioni. Il plenum di Palazzo dei Marescialli lo reintegrerà nella professione visto che al momento è un magistrato in aspettativa ma non a Napoli né a Salerno né a Campobasso. Narducci è stato il pm di Calciopoli e del processo Cosentino - abbandonato all’indomani dell’elezione di de Magistris e tre mesi dopo l’apertura del dibattimento - e nelle scorse settimane ha lasciato Palazzo San Giacomo tra le polemiche. Aveva detto sì all’amico de Magistris condividendo il suo progetto politico e amministrativo. Da più parti, compreso il Quirinale, era stata sollevata la questione dell’opportunità della sua scelta: era un pm in vista, da sempre sulle barricate. Il 18 giugno scorso, quasi contestualmente al divorzio con il sindaco, Narducci aveva spedito la sua richiesta di rientro in servizio nella magistratura. Poche e di rito le parole del testo: «Chiedo di essere di nuovo collocato nel ruolo organico della magistratura, avendo rassegnato le dimissioni da assessore». Quindi la parola è passata alla terza commissione, presieduta da Alberto Liguori, che ha esaminato la pratica. -
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L’intervista Sulley Muntari «Quella volta Buffon mi ha deluso» di FRANCO ORDINE (il Giornale 24-07-2012) Milanello Scusi Muntari, ma lei sta già bruciando le tappe: è merito dei sensi di colpa? «Ho avuto le stampelle per una settimana, medici e fisioterapisti mi hanno suggerito di procedere con calma, sono sicuro di tornare prima del 2013. La mia fortuna è doppia: il legamento non era tranciato di netto ma solo lesionato eppoi da quando sono arrivato a Milanello ho compiuto progressi straordinari. I miei compagni di squadra mi incoraggiano: dai, che devi tornare presto, mi ripetono». Ma come le è venuto in mente di giocare a calcio con gli amici... «Ho sempre giocato con i miei amici, potevo stirarmi e invece mi si è lesionato il legamento, non accadrà mai più ma ora è meglio pensare positivo». Galliani è ancora inviperito? «Quando mi ha visto, mi ha fatto un cenno con la mano come per dire: lazzarone. Gli ho promesso che tornerò più forte di prima». Lo sa che per Allegri avrebbe giocato al posto di Van Bommel? «A me quel ruolo è sempre piaciuto. Ma sono disponibile a giocare anche in altri ruoli: così è stato con Spalletti a Udine, così con Mourinho all’Inter, così sarà con Allegri». Che aria si respira a Milanello senza Thiago Silva e Ibrahimovic? «Aria fresca! Eravamo preparati all’addio di Gattuso, Nesta, Seedorf, Zambrotta, Thiago e Ibra erano fondamentali per noi. Ma Galliani e Braida sanno cosa fare. Non ho dubbi: il Milan sarà sempre il Milan, anche senza quei due. Da qui sono partiti Shevchenko e Kakà e la squadra è tornata in alto. Così dovremo fare noi». Forse qualcuno, tipo Cassano, dovrà diventare un leader... «No, Antonio non deve prendere il posto di Ibra, Antonio è già leader. E poi non è solo. Perché abbiamo Cassano, Pato, Robinho. Non uno ma la squadra può rimpiazzare Thiago e Ibra, ognuno deve dare di più». Cosa pensi della decisione, dopo il famoso gol fantasma contro la Juve, di procedere alla riforma con gli arbitri di porta? «È una decisione saggia che eviterà altri clamorosi errori in futuro. Sono felice della decisione». Ma se avessero “visto” quel gol, come sarebbe finito il duello scudetto con la Juve? «Potevamo vincere la partita e perdere il campionato oppure perdere la partita e vincere il campionato. Ormai è andata così». Ma di Buffon che non si accorse di nulla cosa pensa? «Io non ho mai avuto un idolo ma ho sempre considerato Buffon un campione di correttezza e di lealtà. Io so bene che la palla era dentro, lui sa bene che la palla era dentro. Nel calcio, sotto la pressione della partita, può succedere che magari cadi a terra e fai una scena, succede a tutti. Ma così. . . ». Cosa ha avuto la Juve in più rispetto al Milan? «Erano ben organizzati, si capiva che era un gruppo unito, correvano tutti, Conte ha fatto un gran bel lavoro, e ciascuno era pronto al sacrificio per il compagno». Ma è vero che con Allegri non c’è feeling? «A me non sembra. Io vedo che tutti parlano e scherzano con il mister. Poi quando si lavora, il clima è diverso, dev’essere diverso». Continua a sentire Mourinho? «Tre, quattro giorni fa l’ultima volta. Lui ti carica prima della partita, alla fine se hai giocato bene ti fa i complimenti, altrimenti ti dice dove hai sbagliato. É l’unico che riesce ad avere un rapporto sincero con i suoi giocatori. Perciò lo adorano». -
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Palazzi fa notte per Conte Deferimenti in arrivo: riunione fiume per decidere le sorti del tecnico Le richieste possono slittare di 1-2 giorni: i federali vogliono essere inattaccabili da eventuali ricorsi di ALBERTO ABBATE (CorSport 24-07-2012) ROMA - Pensa e ripensa, Palazzi. Sfoglia e risfloglia quelle carte. E’ rinchiuso negli uffici di via Po da venerdì, col suo pool ieri ha trascorso un’altra nottataccia. Pioveranno deferimenti a giorni, ore. Sarà un diluvio. E la Procura mette subito l’ombrello: i rinvii a giudizio - attesi per domani, ma potrebbero slittare a giovedì o venerdì - dovranno reggere nei dettagli al prossimo processo. Che potrebbe scivolare di qualche giorno rispetto al 2 agosto. Guai ad aver fretta, farà comunque brutto tempo. La richiesta di Palazzi verso Antonio Conte è la più attesa. E’ in ansia la Juve, l’aspettano pure tutti i “deferiti” del precendente filone sulla base dell’”attendibilità” del pentito Carobbio: «Il trattamento sarà uguale per tutti» , si mormora da giorni in Procura Federale. Eppure comunque andrà, sarà un insuccesso. Qualcuno rimarrà deluso. PALAZZI STUDIA CAROBBIO - Se fosse rimessa in discussione la credibilità di Carobbio, vacillerebbe l’intera inchiesta, che del pentito ne ha fatto un perno. Sinora non era riuscito a scalfirla nessuno, neppure i mugugni di tantissimi deferiti e condannati. Qualche lapsus nell’ultimo interrogatorio però sta facendo meditare oltremodo Palazzi sui prossimi rinvii a giudizio. Carobbio per lui è assolutamente attendibile, ma i suoi “spifferi” dovranno reggere nei tre gradi (Disciplinare, Corte di Giustizia e Tnas). I legali si appiglieranno a ogni errore. Come quella contraddizione di Carobbio sull’incontro con Coppola, prima negli spogliatoi, poi in privato: dettaglio fondamentale per il Siena e Mezzaroma, in attesa di una decisione. LE DUE ANIME DELLA PROCURA - E’ un vincente, non tremerà neppure stavolta Conte. Eppure la Juve è in ansia, eccome, per le sue sorti. E’ in pericolo, Antoniocapitano, è nelle mani di Palazzi, appeso alle pene - più o meno severe - della Giustizia Sportiva. Si sente innocente, il tecnico. Lo ha urlato a squarciagola a via Po. Chiede d’essere scagionato da ogni accusa, la Procura Federale sta invece studiando il suo deferimento. Se dovesse assegnargli un pesantissimo “illecito”, non esisterà un patteggiamento ad Contem: se avesse avuto qualcosa da confessare, lo avrebbe dovuto fare a tempo debito. Si vociferano tante ipotesi, lo stesso Palazzi le sta vagliando e continuerà a farlo. Darà il responso soltanto quando il suo giudizio sarà inattaccabile da presumibili ricorsi. Ci sono due anime federali: una vorrebbe la linea morbida (l’omessa denuncia), l’altra più dura (l’illecito). A Torino sono terrorizzati dalla stangata. FIATO SOSPESO - C’è in ballo la carriera dell’allenatore campione d’Italia, in un certo senso il futuro della Juve e il sorriso di milioni di tifosi. Non è una questione di figli e figliastri, è chiaro che ci sia un’attenzione particolare per Conte. L’angoscia però travolge tante altre piazze. In Salento c’è un Lecce con l’acqua alla gola, teme d’affogare in Lega Pro: “colpa” dell’ex presidente Semeraro. Il Grosseto annusa la stessa sorte, per la responsabilità diretta riconducibile al numero uno Camilli. Nubi nere sul Bari, il Siena ora ha qualche brivido in meno, ma - come il Bologna - rischia un’omessa denuncia generale, che decimerebbe la rosa. Un intero “spogliatoio”, luogo dei presunti misfatti. Adesso arrivano i fatti. ___ LA STAMPA 24-07-2012 ___ SCOMMESSE Arrivano i deferimenti Juve in ansia per Conte In caso di squalifica per un breve periodo panchina bianconera affidata a Baroni di STEFANO CARINA (Il Messaggero 24-07-2012) ROMA – Un centinaio di interrogatori in appena 43 giorni e anche parte della serie A va a processo. Sono attese entro venerdì le prime notifiche dei deferimenti ai soggetti interessati con possibile primo grado il 2 o 3 agosto. Date soggette a lievi oscillazioni anche se l’intenzione è quella di finire per Ferragosto con la sentenza d'appello, in modo da consentire l'avvio regolare dei campionati. Nelle intenzioni del procuratore Palazzi dovrebbero essere al massimo una trentina i deferiti (possibile stralcio per Bonucci) ai quali andrebbero aggiunte alcune posizioni (Bertani, Acerbis, Turati, Joelson ) stralciate nel procedimento scorso. Diversi i club che rischiano la responsabilità diretta (e quindi la retrocessione). Tra questi Lecce e Grosseto, mentre il Siena di Mezzaroma potrebbe cavarsela con una serie di responsabilità oggettive (incerte invece le posizioni di Bari, Bologna e Udinese) a meno che non sia dato seguito alle accuse riguardo Novara-Siena: in quel caso oltre alla responsabilità diretta, la società correrebbe il rischio di veder squalificati molti dei suoi tesserati. Slitteranno probabilmente a settembre, invece, i casi di Lazio e Genoa. Dubbi (sui tempi) per quanto riguarda il Napoli. A livello mediatico tutte le attenzioni sono incentrate su Antonio Conte. Il tecnico della Juventus rischia per le accuse del pentito Filippo Carobbio. Due le gare sotto osservazione: Novara-Siena («durante la riunione tecnica l'allenatore ci disse che c'era un accordo per il pari») e AlbinoLeffe-Siena («fummo tutti d'accordo, giocatori e staff tecnico, a lasciare la gara agli avversari»). Tre gli scenari possibili: deferimento per omessa denuncia per Albinoleffe-Siena, rischio di illecito sportivo per Novara-Siena o doppio deferimento per entrambe le contestazioni, senza dimenticare la gara Siena-Varese, dove Carobbio sostiene che qualcuno della società avrebbe chiesto a Coppola di perdere la partita. Difficile fare pronostici. Inizialmente sembrava che l’illecito potesse essere difficile da sostenere in tema dibattimentale. Nelle ultime ore, invece, non viene esclusa nessuna ipotesi. In caso di omessa denuncia, gli avvocati di Conte potrebbero patteggiare una squalifica (3/4 mesi oltre ad una forte ammenda), evitando il pericolo di un processo. Se gli episodi dovessero due, Conte rischia uno stop di 18 mesi (con il patteggiamento diventerebbero circa 6/7). In caso di squalifica breve, la Juventus ha già in mente l’eventuale sostituto: si tratta del tecnico della Primavera, Baroni. Diverso invece il discorso per l’illecito: la situazione diventerebbe più pesante con la pena che andrebbe dai 3 ai 5 anni. Inevitabile, a quel punto, cercare un altro allenatore. ___ Derby, via alle audizioni sentiti anche Palombo e Mannini La procura: dieci giorni per le sorti dell’inchiesta I due blucerchiati non sono indagati Indagine in dirittura sugli ultrà e Dainelli di STEFANO ORIGONE (la Repubblica - Genova 24-07-2012) I NOMI di due giocatori della Sampdoria nell’indagine sulla presunta combine nel derby con il Genoa del maggio 2011. A farli è il capo degli ultrà rossoblù Massimo Leopizzi, accusato di favoreggiamento in relazione a dichiarazioni su una vicenda già prescritta, quella sugli “accordi” nella partita con il Venezia nel 2005. Il tifoso parlando al cellulare, con il suo interlocutore ha tirato in ballo Daniele Mannini e Angelo Palombo. In particolare è una frase dell’intercettazione che interessa la procura e che necessita di chiarimenti. «Se Milanetto - indagato per frode sportiva - parlasse, loro finirebbero. . . ». Il riferimento, secondo la procura è chiaro: il tifoso parla del derby, impossibile non associare, se non altro avere il dubbio, che il discorso sta ruotando attorno a quella partita. In ogni caso, è bene precisarlo, i due giocatori non risultano indagati, ma non è escluso, salvo improvvisi dietro front della procura, che vengano sentiti nei prossimi giorni in qualità di testimoni. Le parole di Leopizzi, al centro delle indagini di Cremona e Genova e soprannominato dagli inquirenti l’«ultrachiacchierone », sono tutte da verificare, ma per il pm Biagio Mazzeo chiamare i due giocatori sarebbe un percorso naturale per chiarire tutti i punti oscuri della vicenda e proseguire l’indagine in quanto il fascicolo è passato per competenza dalla magistratura di Cremona a quella del capoluogo ligure. Anche perché è previsto che, in agosto, la magistratura faccia una valutazione complessiva e definitiva di tutte le testimonianze, per decidere poi se esercitare l’azione penale o archiviare. Per il momento nel fascicolo sono iscritte cinque persone: quattro ex giocatori del Genoa, Domenico Criscito, Oscar Milanetto, Dario Dainelli e Rodrigo Palacio, indagati per frode sportiva, e come detto il capo ultrà rossoblù Massimo Leopizzi. Il procuratore aggiunto Vincenzo Scolastico ha ribadito che, per il momento, non sono stati iscritti nel registro degli indagati giocatori o ex giocatori della Sampdoria perché ci sono troppe dichiarazioni contrastanti di chi li cita in questa indagine (prima due, poi otto), ma non ha escluso che potrebbero venire convocati non solo Palombo e Mannini, ma anche Luciano Zauri. L’ex sampdoriano, come è noto, è stato nominato da Leopizzi. Il tifoso avrebbe rivelato che prima del derby c’era stata una cena in cui 18 giocatori della Samp avrebbero manifestato la disponibilità a pagare i colleghi del Genoa se gli avessero fatto vincere il derby che valeva la salvezza. Il pm Biagio Mazzeo, che coordina l'indagine, dovrebbe convoca- re in queste settimane gli stessi giocatori rossoblù coinvolti e probabilmente anche i tre blucerchiati per valutare le dichiarazioni di Leopizzi, ritenute, pare di capire, piuttosto farraginose. Va verso la chiusura anche l'inchiesta relativa alla presunta aggressione subita da Dainelli nel gennaio scorso negli spogliatoi del campo di allenamento a Pegli, il famoso “sequestro” da parte di alcuni tifosi che si erano presentati al campo per accusare i giocatori di scarso impegno. Secondo il pm Biagio Mazzeo, che in questi giorni si è recato al ritiro del Genoa a Bormio, dove ha voluto sentire il capitano Marco Rossi, è chiaro che i giocatori avevano subito minacce o violenze verbali esplicite. Anche in questo caso, la procura non ha escluso che sia necessario in futuro ascoltare anche il patron del Genoa, Enrico Preziosi. A proposito di chiusura indagini, è ormai arrivata al capolinea l'inchiesta sui disordini avvenuti allo stadio Luigi Ferraris durante la partita Genoa-Siena, che fu interrotta dalla tifoseria all'inizio del secondo tempo ed i giocatori rossoblù furono costretti a togliersi la maglia. Le posizioni dei tifosi che si sono resi protagonisti della vicenda sono limpide e non necessitano di ulteriori approfondimenti. -
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SCOMMESSE SLITTA L’EVENTUALE SQUALIFICA DEL TECNICO (MA SOLO SE NON PATTEGGIA) Conte, la Supercoppa sembra al sicuro I deferimenti non prima di venerdì Via al processo il 6 agosto, sentenze dal 13 di MAURIZIO GALDI (GaSport 24-07-2012) Neanche il weekend ha fermato il lavoro della Procura federale. Il capo dell'ufficio, Stefano Palazzi, sebbene abbia raggiunto la famiglia al mare, non ha mai abbandonato il computer. E già ieri era al suo tavolo di lavoro in via Po in riunione con i suoi vice, ma questo non è servito ad accorciare i tempi per la chiusura del capitolo deferimenti. Uno slittamento «Le carte sono tante e l'argomento è delicato», trapela dagli uffici della Procura e tutto lo staff sta all'opera per mettere a punto deferimenti «blindati» e a prova di eccezioni e difese. Probabile che gli avvocati solo venerdì mattina si vedranno recapitare gli atti, poi avranno i «tempi abbreviati» per chiedere gli atti e presentare le memorie. Questo significa che anche la «prenotazione» fatta dalla Federcalcio alla Coni servizi dei locali dell'ex ostello della gioventù, slitterà. In un primo momento sembrava che il procedimento davanti alla Disciplinare dovesse partire il 2 agosto, ma ora si fa strada la data del 6. Naturale che slitti a dopo ferragosto anche il secondo grado davanti alle sezioni unite della Corte di giustizia federale: probabile data il 20 agosto, anche se si farà di tutto per anticipare. La Supercoppa In questo gioco allo slittamento, l'ipotesi di un Antonio Conte saldamente seduto sulla panchina della Juventus in Supercoppa prende piede. Attenzione tutti i condizionali restano e le ipotesi che ieri Ġazzetta ha fatto della sua posizione restano immutate. Comunque se si dovesse andare a un esame della sua posizione in aula, qualunque sia la decisione della Disciplinare è ipotizzabile che l'allenatore della Juventus potrebbe conoscerla solo lunedì 13, a Supercoppa giocata. Sempre nel ricordare le tre ipotesi formulate, quella di un patteggiamento sarebbe immediatamente esecutivo e quindi non potrebbe andare in panchina. Ricordiamo, infatti che i patteggiamenti devono avvenire prima della chiusura del dibattimento e che comunque lo stesso dibattimento dovrebbe durare al massimo tre giorni (6, 7 e 8 agosto). -
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SCOMMESSOPOLI Caso Conte Non ascoltate solo i pentiti Conte, i pentiti e l'altra verità Il Tnas detta le regole: le indagini difensive devono avere peso nel processo sportivo di MARIO STAGLIANO avvocato penalista ed ex vicecapo Ufficio Indagini Figc (TUTTOSPORT 24-07-2012) La giustizia sportiva, fino alla fine degli anni 90, era qualcosa di molto simile alla giustizia sommaria. Vigeva il principio dell'inversione dell'onere della prova: una volta acquisiti indizi di responsabilità, spettava al tesserato dimostrare la propria estraneità ai fatti contestatigli (una vera e propria probatio diabolica, nella maggior parte dei casi). Solo nel 2001, con il famoso caso relativo alla gara Atalanta-Pistoiese del 20 agosto 2000, le difese riuscirono a far riconoscere valido il principio - fondamentale nell'ordinamento comune - dell'onere della prova a carico degli organi inquirente (rappresentato all'epoca dall'Ufficio Indagini) e requirente (rappresentato dalla Procura Federale), anche se ad un livello di grado inferiore rispetto alla «prova al di là di ogni ragionevole dubbio». Questo comportò una difficoltà quasi insormontabile di riuscire a dimostrare la responsabilità dei tesserati, in particolare nelle ipotesi di illecito sportivo (da quell'Atalanta-Pistoiese uscirono tutti prosciolti e solo recentemente uno dei calciatori coinvolti, Cristiano Doni, ha ammesso che ci fu effettivamente un accordo, seppure definito di tipo "goliardico"). In quegli anni, però, iniziò un fenomeno completamente sconosciuto nel periodo precedente. Alcune Procure della Repubblica, indagando su reati di particolare allarme sociale, nell'esaminare alcune intercettazioni telefoniche o ambientali, avevano constatato la sussistenza di comportamenti che in taluni casi potevano anche essere di loro interesse, ma che comunque ritenevano essere di interesse della Giustizia Sportiva, in quanto in violazione delle norme comportamentali imposte ai tesserati. IN QUESTI casi, applicando il disposto della legge 401/89, gli Organi della Giustizia Ordinaria avevano disposto la trasmissione degli atti - non coperti da segreto istruttorio - agli organi della Giustizia Sportiva per l'azione disciplinare. LA PREVALENZA DEI PM Le maggiori indagini degli anni 2000 trovano il loro spunto proprio dalla collaborazione tra i magistrati ordinari e quelli sportivi (anche se, in qualche caso, sarebbe più corretto parlare di recepimento dei secondi); basti ricordare il calcioscommesse del 2004 (nato da un'indagine della DDA di Napoli), il caso Genoa-Venezia del 2005 (indagavano i pm di Genova), la famosa Calciopoli del 2006 (figlia dell'indagine napoletana del 2004), fino ad arrivare alle recenti inchieste di Cremona, Napoli e Bari. In tutti i casi ai quali si è appena fatto cenno, a fronte delle eccezioni sulle intercettazioni gli organi giudicanti della Federcalcio, sia di primo che di secondo grado, hanno sempre risposto che, trattandosi di atti provenienti da organi della giustizia ordinaria - prevalenti su quelli della giustizia Figc - non si poteva porre in dubbio liceità dell'acquisizione e utilizzabilità. Da questo principio, ormai conforme e consolidato, è scaturita la conseguenza che tutto quanto fosse stato trasmesso dai giudici ordinari dovesse ritenersi fonte privilegiata, anche se (come nel caso di Calciopoli) si trattava di una mera ipotesi accusatoria. Nel 2007 poi, il Codice di Giustizia della Federcalcio ha introdotto l'istituto del cosiddetto patteggiamento e della collaborazione, di fatto introducendo la figura dei c. d. pentiti o collaboranti. In buona sostanza, al tesserato che collabora con l'organo inquirente, ammettendo le proprie responsabilità e coinvolgendo - se del caso - responsabilità altrui, sono concessi significativi sconti di pena, come accaduto nei recenti casi eclatanti che hanno visti coinvolti i calciatori Micolucci, Carobbio e Gervasoni. INDAGINI DIFENSIVE Con questo quadro deprimente per i diritti della difesa, sostanzialmente chiamata a districarsi tra gli atti provenienti dalle Procure e le accuse dei pentiti, qualcuno si è posto il problema sulla utilizzabilità, in ambito sportivo, delle indagini difensive previste dall'articolo 391 bis e seguenti del Codice di Procedura Penale. Come sta capitando, anche nel caso Conte. Non si vede, invero, quale possa essere l'ostacolo da frapporre. Per poter contrastare l'ammissibilità delle prove dichiarative provenienti dai non tesserati, infatti, la Giustizia Sportiva si è sempre fatta scudo con la mancanza di conseguenze ove i testi si fossero resi responsabili di mendacio. Nel caso delle indagini difensive, invece, sia i testi, sia i difensori degli indagati si assumono responsabilità penali e disciplinari, in caso di false dichiarazioni o di modalità scorrette di acquisizione. Il fascicolo delle indagini difensive entra a far parte del fascicolo del pm e, in un processo di parti quale è il nostro processo penale, ne entra a far parte con pari dignità (quantomeno in linea di principio). UN DOVERE Nello stesso identico modo in cui la Giustizia Sportiva fa propri gli atti del pm DEVE far propri gli atti delle indagini difensive per valutarli alla stessa stregua delle ipotesi accusatorie dell'organo inquirente (pubblico e sportivo) e delle dichiarazioni dei pentiti-collaboranti. Altrimenti, si svuoterebbe totalmente il diritto di difesa garantito dallo stesso Statuto della Figc (art. 33 n.2). Solo la valutazione, in concreto: da parte degli organi giudicanti federali degli elementi a favore della tesi accusatotia e di quelli a favore della tesi difensiva, potranno rendere operativo quel principio di carattere generale più volte accennato dal Tnas in base al quale: «Il grado di prova richiesto, per poter ritenere sussistente una violazione, deve essere comunque superiore alla semplice probabilità, ma inferiore all'esclusione di ogni ragionevole dubbio(...)deve ritenersi sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza in ordine alla commissione dell'illecito». Se, in ipotesi assurda, i giudici Figc dovessero decidere solo sulla base degli elementi indiziari portati dall'accusa, senza prendere in considerazione gli elementi portati dalla difesa con la modalità delle indagini difensive, commetterebbe una palese violazione delle norme di garanzia e dei principi da loro stessi predisposti. Difficile credere ad una tale possibilità; se questo si verificasse, vorrebbe dire per la giustizia sportiva tornare all'antico principio di inversione dell'onere della prova e potrebbero risuonare ancora le parole di un Maestro del diritto che anni fa ebbe a dire: «In cinquant'anni di professione non ho mai conosciuto nulla di più ingiusto della Giustizia Sportiva». ------- TRA OMISSIONE E ILLECITO Palazzi ai dettagli Rischio stangate di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 24-07-2012) ROMA. Ci vorrà ancora un po’ per i deferimenti di Palazzi, tra domani e venerdì la pubblicazione. Antonio Conte, e tutti gli altri sulla graticola di Scommessopoli, dovranno penare ancora qualche giorno per sapere da cosa (e come) difendersi. Per il tecnico juventino si balla da un’omessa denuncia (su due gare?) all’illecito (per Albinoleffe-Siena) con relativa squalifica lunga. Palazzi sta valutando con perizia chirurgica il capo d’accusa, Conte e il Siena sono gli imputati “big” di questo processo e il pm federale vuole fugare tutti i dubbi in cui potrebbe incappare il suo castello accusatorio basato sulle dichiarazioni di Filippo Carobbio. Il pm riflette, anche ieri durante la riunione fiume con il suo pool federale: la sua accusa (e le sentenze) devono resistere anche alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Come ai tempi dell’Ufficio Indagini, gli 007 di Palazzi hanno fatto gli investigatori, ora spetta a lui - da pm e gip - fare la sintesi. Chi andrà a processo stavolta rischia di prendersi tutti i carichi in entrambi i gradi. A meno che non confessi e si avvalga dell’articolo 24. Antonio Conte è convinto della sua innocenza e difficilmente farà un passo indietro, proprio per questo Palazzi sta spendendo gran parte del suo tempo per valutare il capo d’accusa più congruo su Conte e il Siena (oggettiva più che diretta) e sulle delicatissime posizioni di Lecce e Grosseto. L’azione di Stellini in Albinoleffe-Siena era isolata o Conte sapeva? L’intero spogliatoio del Siena smentisce, con testimonianze giurate, il nuovo fronte delle linee difensive. GIRAUDO AL TAR Il 2 e 3 agosto dovrebbero essere i giorni del processo sportivo di Scommessopoli, ma nelle stesse ore al Tar contro la radiazione di Calciopoli sono in aula Moggi (il 2) e Antonio Giraudo che il 3 ricorre, assistito dagli avvocati Galasso, Krogh e Scoca.