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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
il commento FAIR PLAY FINANZIARIO E IL GRANDE SILENZIO DI MONSIEUR PLATINI di FILIPPO GRASSIA (il Giornale 15-07-2012) Ma il fair-play dell’Uefa, tanto reclamizzato dal suo presidente Platini, è una cosa seria? O solo uno spaventapasseri impalato sui campi di calcio per fungere da alibi a chi vuole ridimensionare i debiti? Il silenzio assordante del dirigente francese sui 160 milioni spesi in un anno dal Paris Saint-Germain per acquisire Pastore, Sirigu, Thiago Motta, Maxwell, Lavezzi, Thiago Silva, Ibrahimovic e Verratti, non fa sperare nulla di buono. A suo tempo Platini non ebbe mezze misure per condannare quegli spendaccioni di Barcellona e Real Madrid, Inter e Milan. Stavolta niente. E il fatto che suo figlio, il 34enne Laurent, sia un manager della Qatar Sport Investments, controllata dalla Qatar Investment Authority, proprietaria del club parigino, desta molte perplessità. Il mondo del pallone si aspettava almeno una censura verbale, del tipo «avanti di questo passo, il PSG non avrà i titoli per partecipare alle coppe europee», invece è ancora in attesa d’un messaggio di condanna. Il calcio continua a viaggiare a velocità diseguali: da una parte figurano quei club che cercano di portare il bilancio a break-even come Milan e Inter; dall’altra quei club che comprano a tutto spiano facendo leva sulle ricchezze della proprietà, pleonastico il riferimento a Nasser Al Khelafi e Roman Abramovich, rispettivamente padroni di Paris Saint-Germain e Chelsea. Eppure il modello dell’Uefa, avviato l’anno scorso con il monitoraggio dei bilanci, prevede al termine della stagione 2013-’14 un deficit massimo di 45 milioni coperto da contribuzioni della proprietà o aumenti di capitale. Vietato il ricorso a prestiti, fidejussioni e commercializzazione di asset collaterali. Non si dovrebbe spendere più di quanto s’incassa. Ma la lista delle sanzioni s’è come ammorbidita nel tempo: la minacciata e sbandierata esclusione dalle competizioni europee (Champions League, Uefa League) arriva dopo ammonizioni, multe, penalizzazioni, mancata iscrizione dei nuovi acquisti e perdita dei premi. Solo al termine di questo rosario figura la cacciata dalle coppe. E allora di cosa parliamo? Del sesso degli angeli. Il timore che una dozzina di grandi club esca dall’Uefa e dia vita a una lega autonoma con tanto di campionato europeo, ha convinto Platini & compagni a rivedere la linea dura prospettata dopo la nascita del fair-play finanziario. E pensare che i numeri, sia pure risalenti al 2010, appaiono terribili. Se le entrate sono aumentate da 12 a 12,8 miliardi, i costi sono saliti da 13,4 a 14,4 miliardi. E il 56% delle società di massima serie hanno presentato perdite nette. Allora l’Uefa disse: «La tendenza deve essere invertita molto velocemente se vogliamo salvaguardare il calcio europeo. Ogni anno aumentano le entrate, ma anche le perdite, quindi dobbiamo agire con sollecitudine». Al gennaio di quest’anno la black-list comprendeva 13 grandi club. Questi i nomi più gettonati: Manchester City, Manchester United, Inter, Chelsea, Milan, Barcellona, Valencia, Liverpool, Paris Saint Germain, Chelsea, Juventus e Real Madrid. Spetterà probabilmente alle banche svolgere il ruolo che dovrebbe competere all’Uefa chiudendo i rubinetti dei finanziamenti e chiedendo rientri puntuali. È quanto sta succedendo in Spagna dove il calcio-mercato ristagna al 10% di quello passato. O Platini si sveglia, e anche urgentemente, oppure rischia di perdere la faccia e la corsa alla poltrona di Blatter. ___ Il commento Ma è l’Europa in crisi che sta perdendo il calcio di MISKA RUGGERI (Libero 15-07-2012) Va bene, il mercato terminerà soltanto il 31 agosto e quindi è un po’ prematuro fasciarsi la testa. Però il quadro è chiaro. E amaro. Per il calcio italiano, ovvio. Ma anche per l’Europa intera. Poche storie: il Vecchio Continente perde colpi anche nel pallone, i soldi non ci sono. E senza euro non si sogna. Si possono fare tante chiacchiere e promesse, gettare fumo negli occhi dei tifosi, vantare strategie a lungo termine, raccontare la favola dei giovani da valorizzare, ma poi, al redde rationem, si resta con quello che passa il convento. Robetta. L’austerità e la sobrietà, inevitabilmente, hanno invaso pure lo sport, i presidenti spendaccioni si sono estinti, vedi un Cecchi Gori, o hanno varcato il Rubicone, vedi Moratti e Berlusconi, e si sa che non c’è nessuno più integralista di un neoconvertito. Se si mettono in testa di dover risparmiare... Lo show hollywoodiano in elicottero, il «compro tutto io», le sfilate dei neoacquisti, le presentazioni in pompa magna. . . Tutto finito. Altri tempi, da nostalgia canaglia e da «campionato più bello del mondo», quando sotto l’ombrellone si immaginava la squadra del cuore fare man bassa di campioni e spesso ci si indovinava. Ora i mala tempora corrono al galoppo, le partenze superano gli arrivi, i big scelgono altri lidi, persino il mercato brasiliano è diventato troppo costoso. Solo lo sceicco della Qatar Investment Authority e del Paris Saint-Germain si può permettere uno shopping selvaggio e ingaggi d’antan. La serie A fa da supermercato, ben fornito e a buoni prezzi: Leonardo, Ancelotti, Menez, Sirigu, Sissoko, Pastore, Thiago Motta, Thiago Silva, Ibrahimovic. La Liga e la Premier restano immobili, senza colpi particolari dopo anni di scintillanti fuochi d’artificio. Tanto che persino il Manchester City di Mancini, e dell’Abu Dhabi United Group, sembra più impegnato nello sfoltire la rosa (Dzeko, Tevez, Kolarov ecc. ) che nel rafforzarla. E anche la locomotiva tedesca, leggi Bayern Monaco, almeno per il momento, sta alla finestra. Così si delineano scenari curiosi e inediti. I nostri club, già da qualche anno, miracoloso triplete nerazzurro a parte, hanno perso colpi in Champions e nulla sembra poter invertire il trend. Il Psg prende il posto, almeno sulla carta, del Real dei Galacticos, mentre le due grandi di Spagna, con la spada di Damocle dei debiti con le banche di per sé in crisi, sono costrette a saltare almeno un giro, confidando sulla forza dei gruppi già formati (che però l’anno scorso hanno fallito proprio nel momento chiave della stagione...) per confermarsi al vertice europeo. Certo, il Barcellona ha la cantera, ed è tantissimo, quasi un pozzo senza fondo da cui attingere talento, ma anche le ciliegine (tipo David Villa o Sanchez) sono importanti. Quindi il rischio è che davvero gli arabi, invocati pure dai milanisti delusi, facciano saltare il banco e gerarchie consolidate con i loro petrodollari. Per l’Europa sarebbe l’ennesimo segnale della decadenza incombente, epperò probabilmente quello decisivo. Toglieteci tutto, ma non il nostro giocattolo preferito. . . -
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CALCIOSCOMMESSE Semeraro: «Derby, nessuna combine» I legali dell’ex presidente del Lecce contestano la ricostruzione della Procura di Bari Per gli avvocati non emergerebbe mai la partecipazione dell’ex patron, che sarà dai federali il 18 di ELIO DONNO (CorSport 15-07-2012) LECCE- Per il Lecce nel derby di Bari di due stagioni fa non c'è stata alcuna combine, nessuna prova concreta esiste nei confronti dell'allora presidente Pierandrea Semeraro. Lo affermano in una nota gli avvocati Andrea Sambati e Saverio Sticchi Damiani che difendono la società giallorossa dopo l’avviso di chiusura indagini della Procura di Bari. Secondo i legali, il tentativo di combine parte da un'idea di Masiello ed emerge dall'interrogatorio reso da Carella il 6 aprile 2012 quando afferma «prima di Bari-Lecce Masiello mi aveva chiesto se conoscessi qualcuno su Lecce eventualmente per parlare della partita» . In nessun modo, prosegue la nota, emerge una partecipazione di Pierandrea Semeraro. Dopo avere contestato altre affermazioni di Masiello e dei suoi amici, gli avvocati ribadiscono che nessun esponente o emissario del club si è mai incontrato con Masiello ed i suoi amici. Lo svolgimento di Bari-Lecce quindi fu pienamente regolare e ciò risulta dalle contraddizioni emerse negli interrogatori. «Altre incongruenze - prosegue la nota - risultano circa gli accertamenti bancari sul conto di Semeraro. Dagli accertamenti bancari condotti nei confronti di Pierandrea Semeraro la Procura, per individuare la provenienza dei duecentocinquantamila euro che sarebbero serviti per acquistare il derby, ha ritenuto rilevanti alcuni assegni bancari emessi in favore di persone della famiglia e poi cambiati. Si tratta di versamenti fatti dal Semeraro ai propri famigliari che possono essere ampiamente giustificati» . Da ultimo i due legali hanno fatto presente che non è stato possibile effettuare l'interrogatorio innanzi alla Procura di Bari in quanto i tempi stretti non hanno consentito il coordinamento con il prof. Coppi, professionista di recente investito da Pierandrea Semeraro per la sua difesa, unitamente a loro. Naturalmente, il 18 luglio Pierandrea Semeraro si presenterà regolarmente presso la procura sportiva per la programmata audizione. ___ Lo scandalo I legali di Pierandrea smontano le accuse: “Quarta non è un nostro emissario, incontro in piazza Mazzini casuale” Scommesse, Semeraro si difende “Quel derby fu una partita vera” di TONIO DE GIORGI (la Repubblica - Bari 15-07-2012) LECCE — «Non esiste alcuna prova concreta di combine». Sul derby Bari-Lecce all’attenzione della magistratura intervengono gli avvocati Andrea Sambati e Saverio Sticchi Damiani: “Da una preliminare lettura della documentazione messa a disposizione dalla Procura di Bari abbiamo riscontrato elementi che consentono di affermare che la partita Bari-Lecce non fu combinata e che nessuna prova concreta esiste nei confronti di Pierandrea Semeraro”. Dall'interrogatorio di Carella, del 6 aprile scorso, emerge che fu Masiello a chiedere a Carella se conoscesse qualcuno per parlare della partita. “In nessun modo emerge – si legge nel comunicato – una partecipazione di Pierandrea Semeraro”. Lo stesso Carella, durante l'interrogatorio, affermò: «Quarta mi ha detto che Semeraro si trovava lì per caso». “Inoltre - scrivono i legali del club - nessun emissario del Lecce incontrò Masiello ed i suoi amici”. Lo stesso Carella afferma: «Ho sempre avuto il dubbio e il sospetto che questa persona non c'entrasse nulla con il Lecce». Capitolo combine. La partita Bari-Lecce non fu truccata. «Io ricevetti degli elogi da alcune persone per essere riuscito a prendere in giro gli intermediari leccesi, ma la partita se la sono giocata», ha messo a verbale Carella. Lo stesso Masiello affermò: «Dopo la partita Carella cavalcò l'onda del mio autogol per far credere all'amico leccese che il patto fu rispettato». Anche per Giacobbe l'autogol di Masiello non fu voluto. E la famosa pacca sulla spalla di Vives, secondo Carella, non ci fu. “Lo stesso Masiello – si legge nel comunicato di Sambati e Sticchi Damiani – fornisce versioni contrastanti”. Sempre dagli interrogatori di Masiello, Carella e Giacobbe, fanno notare gli avvocati difensori del club leccese, non si riesce a quantificare esattamente l'importo ricevuto, né i tempi di tali versamenti. Sulla vicenda interviene anche Antonio Tesoro, responsabile area tecnica dell'Unione sportiva Lecce:«Pierandrea Semeraro sta subendo un terrorismo psicologico e mediatico. Il Lecce, secondo quanto riportano i giornali, è già retrocesso da due mesi, ma sinceramente grossi riscontri in quel che finora qualcuno ha dichiarato non ne vedo. Io ho fiducia nella magistratura, ma ad oggi quello che è emerso è tutto da accertare ». -
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SCOMMESSOPOLI Ora Antonio aspetta tra serenità e rischi di ALVARO MORETTI & SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 15-07-2012) ROMA Antonio Conte è sereno: alleggerito di un peso, ma non per questo sollevato dal rischio di un deferimento che dalla Procura sembra assai probabile. Lo dice tutta la strategia dell’accusa: tutto il Siena che fu (ed è ancora) è passato a via Po anche per rispondere sul tecnico della promozione 2011. Quattro ore di interrogatorio sono lunghe, forse troppe per dire che Conte possa ritenersi sereno e basta. Lui è convintissimo della sua innocenza, a tal punto che la sua linea difensiva mirerebbe a uscire dal processo con il proscioglimento. C’è però un realismo di fondo: Palazzi e la sua muta di segugi non la pensano così e il pentito Carobbio rimane credibile. Tanto che Disciplinare e Corte di Giustizia avvalorano la sua credibilità con le motivazioni dell’ultimo processo. Il rischio è che se Carobbio viene considerato un pilastro dell’accusa, qualsiasi tesi contraria rischia di essere un enorme buco nell’acqua, almeno fino alla Disciplinare. Molto dipenderà dal metro di giudizio di Palazzi quando emetterà i deferimenti, destino probabile anche per Conte. Per omessa denuncia o per illecito? La seconda ipotesi è la peggiore (si rischia minimo tre anni di squalifica), ma qualora Conte fosse riuscito a dimostrare che il suo vice Cristian Stellini, per AlbinoLeffe-Siena (quella su cui ci sono più fatti a conferma delle parole di Carobbio), abbia agito a sua insaputa e senza il suo avallo, l’eventuale illecito si trasforma in omessa denuncia. Su Novara-Siena c’è meno: Carobbio da una parte, il Siena intero (giocatori compresi) dall’altra, ma anche qui i federali invitano a non fare pronostici. Ma un «siamo soddisfatti entrambi» estrapolato da fonti federali, porta a credere che sebbene a Conte non verranno fatti sconti, su quella gara almeno sia stato messo un punto fermo. Come è diventato Conte in rapporto al destino del Siena, quasi che adesso si portasse lui sulle spalle tutto il peso del suo ex club, e non viceversa. Così anche l’interrogatorio di Mezzaroma si è basato quasi esclusivamente su questioni relative all’ex tecnico. Dall’esito del processo dipende il futuro di Conte alla Juve: con un’omessa denuncia (anche spalmata su due gare), patteggiando si scucirebbero anche tre mesi di squalifica e, a ottobre-novembre, Conte sarebbe di nuovo in panchina: Baroni sarebbe il suo sostituto. Con una squalifica più lunga, la Juve punterebbe su un piano B. -
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Beretta: "Ma la serie A continua a valere un miliardo" Parla il presidente della Lega: "I club stanno facendo scelte consapevoli. Più poveri? Restiamo competitivi". La legge sugli stadi "sarà approvata in tempi ragionevolmente brevi" e sul fair play finanziario l'Uefa "vigilerà" di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.IT 14-07-2012) Club impegnati in una 'spending review' da far invidia al Governo, tifosi perplessi se non arrabbiati e legge sugli stadi che dopo tre anni di stallo finalmente è riuscita a scavallare l'ostacolo della Camera. Sono ore frenetiche per il calcio italiano, stretto nella morsa degli sceicchi e di una crisi che sta colpendo duro anche i magnati che fin qui l'hanno sostenuto ai vertici mondiali. Se anche Berlusconi dopo Moratti alza bandiera bianca - è il pensiero comune e diffuso - significa che siamo condannati a un futuro di povertà tecnica oltre che economica. "Io invece non ci sto. Sono scelte delicate e consapevoli che andranno giudicate quando tutti i tasselli saranno stati completati" dice Maurizio Beretta, numero uno della Lega di Serie A che in tanti descrivono come irrimediabilmente impoverita dalle strategie di mercato di queste settimane. Presidente Beretta, siamo davvero all'anno zero del nostro calcio? "Parliamo di una società (Milan ndr) che è storicamente molto ben gestita e ha un ruolo da protagonista in Italia e in Europa. E' ovvio che sono scelte delicate e consapevoli che aprono a un rinnovamento sportivo e che andranno giudicate quando tutti i tasselli saranno stati completati. Però ricordo che già in passato, quando grandi club italiani si sono privati di top player, alla fine hanno avuto intuizioni giuste". Però adesso sembra diverso. E' come se venisse certificata la nostra debolezza... "Per il bene del sistema le scelte manageriali devono convivere con quelle tecniche. Aggiungo che ci sono giocatori molto importanti ma il valore più radicato è il marchio della società che ha una sua storia ed è accompagnato dalla passione e dal tifo della gente. Un valore che sopravvive anche alla partenza di un singolo campione". I tifosi sono confusi. Rischiamo che il nostro campionato perda in qualità tanto da diventare di retroguardia? "Noi abbiamo perso posizioni nel ranking Uefa a causa di un'anomalia del regolamento che equipara l'Europa League alla Champions League dove, invece, negli ultimi anni non si può dire che i nostri club siano andati male. Non penso che ci sia un rischio di impoverirci. Sottolineo anche che il nostro campionato mantiene il valore fondamentale dell'equilibrio. Poi ci sono scelte che andavano fatte per impostare programmi futuri e garantirsi la sostenibilità economica". Qual è il modello? "La Bundesliga tedesca, ad esempio. Un modello che ha fatto crescere progressivamente sia le società che i giocatori aumentando qualità e introiti insieme". Possiamo paragonarci alla Bundesliga che dieci anni fa era sull'orlo della bancarotta? "Eviterei luoghi comuni anche perché il nostro calcio, malgrado tutto, resta vitale e molto seguito. E' giusto che si cerchi di far convivere le ragioni dei bilanci con quelle tecniche, però posso dire che noi oggi siamo meglio del movimento tedesco di dieci anni fa". Avete appena venduto al meglio i diritti tv incassando circa un miliardo di euro. Teme che le televisioni possano chiedervi conto della fuga di tanti campioni? "Io sono certo che il valore del nostro campionato rimane intatto. A fine agosto faremo anche il conto degli arrivi oltre che delle partenze e comunque la valorizzazione dei nostri diritti tv è adeguata. Lo dimostrano anche i numeri: ogni fine settimana ci sono quasi 10 milioni di appassionati che lo seguono e questa è una prerogativa tutta italiana". Siamo all'avvio del fair play finanziario. Anche questo spinge i club a tagliare i costi eccessivi? "Il fair play finanziario è una sfida a cui tutti i club europei saranno chiamati perché è logico che ogni attività economica trovi un suo equilibrio nel medio periodo". Noi tagliamo e gli sceicchi spendono. Non c'è un principio di concorrenza sleale? "Che il calcio europeo attragga investimenti da fuori è un elemento che va guardato con interesse. Poi bisogna anche osservare le regole, l'Uefa vigilerà e di questo siamo sicuri. Le norme del fair play hanno un loro percorso di avvicinamento alla completa applicazione che verrà rispettato da tutti". L'approvazione da parte della Camera del testo della legge sugli stadi è la svolta che attendevate da anni? "Sicuramente è una svolta importante. Era ferma lì dal 2009 dopo essere stata licenziata dal Senato e i tempi cominciavano a essere lunghi. Il testo approvato dalla Camera ha tanti punti di grande qualità e altri che andranno valutati nell'applicazione pratica in modo da consentire la massima valorizzazione per i club". Però è un passo avanti necessario... "E' il punto di partenza irrinunciabile per avviare il percorso per colmare il gap competitivo che ci divide dal resto dell'Europa". Tra pochi mesi saremo in campagna elettorale con alle viste le elezioni della prossima primavera. Teme che possa mancare il tempo per l'approvazione definitiva? "Sono convinto che il percorso al Senato sarà concluso nei tempi giusti. Già nel 2009 era stata mostrata attenzione e prodotto un testo di grande valore. Sono ottimista e certo che arriveremo all'approvazione in tempi ragionevolmente brevi". Anche il presidente del Coni Petrucci per una volta non vi ha bacchettati e ha applaudito alle scelte di questi giorni... "Ripeto quello che ha detto Agnelli l'altro giorno: club e Lega hanno lavorato molto per garantire un futuro al calcio italiano. Abbiamo modificato in maniera innovativa l'accordo collettivo con i calciatori, aperto la discussione per rinnovare la convenzione promo-pubblicitaria e sperimentato l'applicazione della legge Melandri sulla vendita collettiva dei diritti. Abbiamo fatto un gran lavoro nella direzione giusta. Quanto accade in queste settimane lo conferma e la legge sugli stadi è il tassello che manca". -
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Quanti buchi nel fair play finanziario Sceicchi & C. continuano a spendere senza preoccuparsi Crescono i dubbi: le norme sui bilanci varranno per tutti? Tre anni di studio hanno dato luce a un regolamento complesso e con tanti angoli oscuri L’Uefa si limita a ripetere: «Niente eccezioni, dal 2014 tutti dovranno mettersi in riga» Però la complessità della materia non promette nulla di buono. Le battute sull’Italia neppure di MARCO EVANGELISTI (CorSport 14-07-2012) Un progetto di Platini Ecco come funziona Dopo tre anni di studio, l’Uefa ha varato il cosiddetto fair play finanziario, contenuto in un regolamento di oltre cento pagine. Si tratta essenzialmente di nuovi criteri per la concessione delle licenze che consentono di partecipare alle coppe europee (Champions League, Europa League). ● Il concetto base è che per essere ammessi alle competizioni i club devono raggiungere il pareggio del bilancio, con un margine di tolleranza di 5 milioni di euro. ● La sanzione dell’esclusione dalle coppe non è automatica: nel corso della stagione 2013-14 l’organismo di controllo finanziario dell’Uefa esaminerà i dati finanziari dei club riferiti alle stagioni 2011-12 e 2012-13. Le eventuali esclusioni scatterebbero a partire dalla stagione 2014-15. ● Per le valutazioni effettuate nelle stagioni 2013-14 e 2014-15 i disavanzi possono arrivare a 45 milioni se essi vengono sanati da contributi degli azionisti (cioè se i proprietari li coprono di tasca propria). Per i tre bienni successivi i disavanzi massimi scenderanno a 30 milioni e sono in programma ulteriori riduzioni per le stagioni seguenti. ● Il pareggio tra entrate e uscite si valuta considerando come entrate: incassi, sponsorizzazioni e pubblicità, plusvalenze su giocatori, attività commerciali legate allo stadio (alberghi, ristoranti, negozi, affitti). Come uscite: stipendi di calciatori e dipendenti, costi operativi, acquisto dei giocatori; non, per esempio, le spese per la costruzione dello stadio e quelle per il settore giovanile. L’idea è ottima. L’esecuzione lascia a desiderare. Di solito si dice quando un calciatore azzarda una raffinatezza e si dà il pallone sui denti. A Michel Platini capitava di rado quando girava in maglietta. E’ chiaro che la giacca e la cravatta ostacolano i movimenti, più o meno quanto la ricerca del consenso. Siamo onesti fino in fondo. Anche la realizzazione del progetto benemerito chiamato fair play finanziario in realtà è piuttosto ben riuscita. A scorrere il ricco faldone che contiene il regolamento e i vari allegati si ha l’impressione di un lavoro condotto con cura, sicuramente maggiore di quella messa, per esempio, nella scrittura del calendario dell’Europeo affastellando le partite di alcuni e diradando quelle di altri. Però la materia è talmente delicata da rendere inevitabili inciampi, dimenticanze, equivoci del tipo: intanto scriviamo, poi si vedrà. Senza contare che il progetto conta ormai qualche anno e quando è nato non si potevano prevedere i cataclismi economici che hanno continuato a trasformare il mondo né l’improvvisa infatuazione per il pallone di emiri e sceicchi ben forniti di petrodollari. FILOSOFIA - Platini, dal 2007 presidente del massimo organismo calcistico europeo, era partito da due considerazioni. La prima: il calcio europeo perde ogni anno 1,5 miliardi. Altri calcoli spiegano che alla fine del 2010 i deficit combinati dei grandi club arrivavano a 8,4 miliardi. La seconda: le gerarchie consolidate avevano bisogno di una scossa e i Paesi emergenti di più spazio. Poi occorre passare dalla filosofia all’azione. E qui sul sentiero del fair play spuntano i primi sassi taglienti. Li spargono per esempio Mansour acquistando il Manchester City e il qatariota Hamad bin Jassen con il Paris Saint-Germain. E altri, forse meno ambiziosi, con il Malaga, con il Getafe. Risultato: 630 milioni spesi sul mercato dei giocatori, il Psg che versa al Milan 65 milioni per l’accoppiata Thiago Silva-Ibrahimovic e si appresta a darne 40 se non di più allo svedese. Il fair play finanziario prevede in linea di massima: niente coppe europee per chi non sta in pari con il bilancio. Può darsi accada veramente. Ma chiunque viva di calcio e pure chi ci passa per caso si domanda come sarà possibile per squadre che spendono tanto rientrare nei parametri fissati. Sulla carta, sono severi. Però la carta per sua natura è fragile. L’Uefa evita il discorso. Perlomeno lo ha evitato ieri, di fronte a ripetute richieste di chiarimenti. Fornisce però una dichiarazione ufficiale piuttosto evasiva: «Le regole valgono per tutti i club che partecipano alle competizioni europee. Alcune di queste regole sono già in vigore, in particolare quelle che riguardano i debiti verso altre squadre e le autorità. Per quanto riguarda il pareggio di bilancio la prima valutazione avverrà riguardo alle competizioni della stagione 2013-14. Seguiranno eventuali misure disciplinari, che spetterà all’organismo di controllo finanziario sui club dell’Uefa stabilire» . PERPLESSITÀ - Questo è solo il regolamento spiegato al popolo. La domanda fondamentale resta inevasa: quale sarà il destino di team come il Psg? Platini ne ha parlato con una certa franchezza: «Sono il presidente e tocca a me intervenire davanti a una situazione di crisi. Tutti dovranno rispettare le norme. Con Blanc (ora direttore generale del Psg) ho parlato dell’argomento già quando lavorava alla Juve. Sa bene come funziona. E nessuno si aspetti favoritismi solo perché io sono francese. Piuttosto, trovo bizzarro che le perplessità arrivino dall’Italia, dove per anni Moratti e Berlusconi hanno speso un mucchio di soldi nel calcio» . In conclusione, tutti dovranno giocare pulito con i bilanci. Nessuno resterà al di sopra delle regole e chiunque potrà essere escluso dalle coppe per colpe gravi. Allora perché continuano a piovere petrodollari su un mercato altrimenti arido? Perché qui qualcuno è molto ingenuo o molto furbo. ------- la telefonata D’Amico «Vediamo se cacciano il Real...» di MARCO EVANGELISTI (CorSport 14-07-2012) Andrea D’Amico lavora con i ricchi. E’ uno dei procuratori più quotati del mondo e ha notato prima di altri che la geografia del calcio cambiava. Tratta con le realtà emergenti tipo le nuove potenze asiatiche e squadre come l’Anzhi, alimentata dal gas russo. Tra i suoi clienti, per dire, Sebastian Giovinco. D’Amico, l’arrivo del fair play finanziario ha influito sul vostro lavoro? «Più del fair play ha potuto la crisi. Ci siamo ritrovati su un altro pianeta. I potenti di una volta non sono quelli di oggi. Perfino il Barcellona ha qualche difficoltà». Chi sono adesso i ricchi? «Sono ricche le squadre di Paesi che vendono risorse naturali. Quelli del petrolio, del gas. Lì possono mettere sul piatto duecento milioni per una campagna acquisti. Hanno trasformato anche gli scenari degli altri campionati. Ora squadre come l’Atalanta, che hanno sempre curato il settore giovanile, non hanno solo Milan, Inter e Juventus per interlocutori ma possono mandare all’estero i giovani talenti che hanno cresciuto». Questo famoso fair play finanziario funzionerà? «Io lo avrei realizzato in maniera diversa. Avrei posto molta attenzione sull’argomento dei debiti, in maniera da assicurare una vera correttezza. Chi si presenta a una competizione con giocatori acquistati esponendosi a destra e a manca non si comporta lealmente. Ma se il sultano del Brunei vuole farsi una squadra e a fine anno può coprire il rosso con un miliardo ha il diritto di farlo». Le regole Uefa non dicono questo. «Appunto. E anch’io dunque mi pongo la domanda: come farà chi spende un mucchio di soldi a mettersi in pari con le norme?». Qualcosa non torna. «Diciamo che voglio vedere che cosa succede se per esempio il Real Madrid un giorno dovesse trovarsi in condizione di essere messo fuori delle Coppe. Mi concedo di nutrire qualche dubbio sull’applicazione di queste regole». Oggi come oggi non si prova un certo imbarazzo ad andare a chiedere ingaggi altissimi? «Dipende dai calciatori che si hanno. Se il tuo uomo è in crescita, trovi sempre chi è disposto a pagare molto per averlo». MA PER CHI VALE IL FAIR PLAY? di MARCO EVANGELISTI (CorSport 14-07-2012) E' il mondo nuovo. Il mondo del Psg, dell'altra metà di Manchester, dell'Anzhi che si allena vicino a Mosca e poi prende comodamente l'aereo per andare a giocare nello stadio di casa, in Dagestan. Almeno, una volta i ricchi salivano in elicottero per atterrare dove si vendevano spigole fresche ed era una deliziosa esibizione di folclore e pessimo gusto. Oggi siamo nel mondo del petrolio, del gas fossile e aspettiamo che dalla Namibia arrivino oro e diamanti con i quali ingaggiare giocatori fino a farsene venire la nausea. In Namibia la mano dell'Uefa, che governa il calcio europeo, non arriverà mai. A Manchester e in Dagestan invece dovrebbe. Dovrebbe arrivarci con il fair play finanziario, lo strumento ideato da Michel Platini per calmierare gli sprechi del calcio e consentire a tutti di competere alla pari nelle Coppe Europee. Resta legittimo il dubbio che il marchingegno giuridico manchi clamorosamente tutti i bersagli. Sin qui comunque si tratterebbe al massimo di una riforma sbagliata o inutile. Il guaio è che potrebbe rivelarsi una riforma escludente, persino discriminatoria. D'accordo, entrerà in vigore a pieno regime nel 2014. Stiamo all'oggi. Oggi i fatti dicono che squadre di frontiere lontane o di proprietà di petrolieri orientali e di ottimati ex sovietici scaricano sul mercato dei giocatori tappeti di soldi, spendendo come se non esistesse un domani né qualcosa chiamato fair play filnanziario. In qualche modo rientreranno nelle regole, difficile capire come. I club italiani intanto contraggono, tagliano, potano. Gli investimenti e i risultati. E fossimo solo noi: anche il Barcellona si ripiega sui progetti, anche il Real Madrid sta in equilibrio su bilanci sottili. D'altra parte quelli hanno la cantera, questi possono far pagare 400 dollari per il biglietto di un allenamento. Noi per adesso continuiamo a perdere. Non preoccupatevi, sta arrivando il fair play finanziario. Ah, allora siamo tranquilli. -
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LE ALTRE AUDIZIONI SUL SIENA ASCOLTATI ANCHE LARRONDO E SESTU Camilli: «Con il d.s. Iaconi voglio un faccia a faccia» Il presidente del Grosseto chiede il confronto con i suoi accusatori: «Io uno perbene» di FRANCESCO CENITI & GAETANO IMPARATO (GaSport 14-07-2012) Camilli contro Iaconi. Il presidente del Grosseto ha chiesto un faccia a faccia coi suoi accusatori ma soprattutto col suo ex direttore sportivo. Un classico confronto all'americana. «Ipotesi innovativa, certo, ma quanto mai utile a fare chiarezza sulla vicenda» conferma l'avvocato Grassani. Faccia a faccia Il Grosseto è in bilico soprattutto per le rivelazioni di Iaconi (spinge i giocatori a muoversi dal ritiro di Norcia per comprare la gara con l'Ancona contattando Da Costa — ascoltato ieri — dicendo di essere autorizzato dal Presidente). E proprio su questo punto Camilli ha tenuto banco, chiedendo l'audizione dell'amministratore e team manager Cafaro (la Procura ha acconsentito). Cafaro testimonierà relativamente al fatto che Iaconi era stato praticamente messo da parte, sfogandosi con lui: «Ma che ci sto a fare io, se il presidente parla solo con te e mister Sarri?». In galera Il presidente, all'uscita dall'interrogatorio, è bellicoso: «Sono tranquillo, persona per bene e in galera non sono mai stato. Chi mi accusa, invece, è stato dentro». Il motivo dell'acredine dei suoi giocatori? Secondo Camilli nascerebbe dalla sua richiesta di sequestro preventivo di somme ai loro danni quale plausibile risarcimento dopo che, dall'inchiesta di Cremona, erano venute fuori le gare che vedevano il Grosseto beffato. «Ho capito perché non andavo in A: mi vendevano le partite, quindi chiesi alla federazione l'autorizzazione ad aggirare la clausola compromissoria», dice Camilli. Oggi arriverà in Procura il fascicolo con le richieste di risarcimento che gli avvocati presentarono all'epoca. Siena Interrogati, ieri, anche Larrondo e Sestu sulla vicenda Siena: il consigliere Sganga ha chiesto di essere ascoltato dalla Procura federale. ------- DERBY SOSPETTO CHIUSA L’INCHIESTA SU BARI-LECCE Si stringe il cerchio attorno a Semeraro jr di FRANCO CIRICI (GaSport 14-07-2012) Si stringe il cerchio intorno all'ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro. Ieri la procura di Bari ha chiuso l'inchiesta sul derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011. In mattinata sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini a Semeraro e ai suoi amici, l'imprenditore Carlo Quarta e l'avvocato Andrea Starace (la sua posizione è stata stralciata, avendo avuto un ruolo defilato nella vicenda), accusati di frode sportiva, oltre che a Marcello Di Lorenzo, amico del difensore Andrea Masiello. L'altro ieri Semeraro e Quarta non hanno risposto alla convocazione del sostituto procuratore Ciro Angelillis. Possibile, tuttavia, che nei prossimi giorni Franco Coppi, legale di Semeraro, depositi una memoria difensiva per chiarire l'estraneità dell'ex presidente del Lecce nell'organizzazione della presunta combine. Secondo l'accusa, Semeraro avrebbe procurato i 230 mila euro, versati in più tranche da Quarta ad Andrea Masiello, nonché ai suoi amici Gianni Carella e Fabio Giacobbe. Le carte di Bari sono già state girate alla Procura federale e Semeraro è stato convocato per il 18 luglio. Se l'ipotesi della procura di Bari fosse confermata a livello sportivo, la situazione del Lecce si aggreverebbe. Il club salentino rischierebbe la retrocessione in Lega Pro per responsabilità diretta. ___ L’INCHIESTA GIUDIZIARIA Chiuse le indagini su Bari-Lecce Semeraro convocato da Palazzi di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 14-07-2012) ROMA. In parallelo, corre la Scommessopoli delle responsabilità dirette. È di ieri la notizia che la Procura di Bari ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a tre persone, accusate di un episodio di frode sportiva, tra le quali anche l’ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro. Si parte da una base: per i pm il derby Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011, sarebbe stato truccato e i soldi (230 mila euro in diverse tranche) per corrompere Andrea Masiello sarebbero partiti proprio da Semeraro. Con lui, indagati anche l’imprenditore Carlo Quarta e l’avvocato Andrea Starace. I due avrebbero consegnato a Masiello e ai suoi amici Fabio Giacobbe e Gianni Carella una cifra tra i 200 e i 250mila euro. Alla procura federale sono state mandate le ultime carte da Bari, compresi i documenti che testimonierebbero la responsabilità diretta di Semeraro. Appena appresa la chiusura delle indagini, ieri la Figc ha notificato la convocazione di Semeraro in procura federale, chiamato a deporre il 18 luglio. Mentre ieri era atteso Fabio Giacobbe la cui audizione è però slittata. In merito a quel derby, l’interrogatorio fiume di Andrea Masiello sembra aver messo un punto, peraltro confermato dallo stesso difensore al momento della ritrattazione della sua versione precedente al suo arresto. Lunedì fari puntati su Bonucci e Ranocchia, ma sarà chiamato a deporre anche Giuseppe Vives, per riferire su una presunta pacca sulla spalla ricevuta da Masiello come segnale per la combine. Il giocatore del Toro lunedì andrà in procura per smentire. Lo stesso giorno è atteso anche Matteo Gianello, la cui comparsa dipende dall’ok del medico: l’ex portiere del Napoli è in stato confusionale, ma se non si presenterà in procura per lui sarebbe dura evitare la radiazione. GROSSETO «Io sono tranquillo, sono uno per bene e in galera non ci sono mai stato». Piero Camilli commenta così le sue tre ore di audizione tenute ieri in Via Po. La sua è una posizione delicata, tirato in ballo sulle presunte combine di Salernitana-Grosseto e Ancona-Grosseto dell’aprile 2010. Pesante l’accusa diretta al presidente fatta da Marco Turati dopo il suo arresto a Cremona: «Faccio presente - precisa Turati al pm Di Martino - che vincemmo questa partita 4-3 e che non se ne parla nell’ordinanza che mi è stata notificata. Il nostro presidente Camilli, in pratica l’aveva comprata, cioè aveva fatto in modo che noi vincessimo». Al termine del suo interrogatorio, provato, Camilli risponde con uno sfogo: «Chi mi ha accusato? Ma se sono dentro, loro sono per bene? Non credo». ___ L’ALTRO FILONE D’INCHIESTA Semeraro in Procura per il «derby truccato» Ieri chiusa l’indagine di Bari, le carte già ai federali: l’ex presidente sarà interrogato il 18 Ascoltato Camilli, presidente del Grosseto, che ora rischia: «Io però mai in galera...» di EDMONDO PINNA (CorSport 14-07-2012) ROMA - Per la Procura di Bari, Bari-Lecce valeva 230mila euro, quanto è costato al club salentino il derby del 15 maggio 2011 e che significò la salvezza per i giallorossi. Ieri è stato notificato l’avviso di chiusura indagini all’ex presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, all’imprenditore Carlo Quarta e a Marcello Di Lorenzo, amico dell’ex difensore del Bari Andrea Masiello. Stralciata la posizione di Andrea Starace. Il faldone dell’inchiesta è già stato trasmesso alla procura federale. Palazzi, infatti, ha immediatamente convocato per mercoledì prossimo Semeraro in Procura. La posizione è delicata, agli 007 mancava solo un elemento per avviare l’indagine (probabilmente, il famoso assegno), adesso l’incartamento è completo. Il Lecce rischia grosso, fosse provata la tesi della procura di Bari la società rischierebbe la responsabilità diretta (è coinvolto il presidente) per illecito sportivo, con l’aggravante della consumazione, il che comporta sempre la retrocessione con punti di penalizzazione (caso Genoa-Preziosi, dalla promozione in A alla C1 con -3 di penalizzazione). FIATO SOSPESO - C’è un altro club e un altro presidente con il fiato sospeso. Ieri in procura, poco prima di Conte, è arrivato Piero Camilli, numero uno del Grosseto. Circa tre ore per rispondere alle domande degli 007 federali, almeno due le partite combinate secondo l’accusa, ovvero Salernitana-Grosseto (e per questo è stato convocato per martedì Mariano Stendardo) e Ancona-Grosseto, è Marco Turati ad accusarlo. Camilli si difende: «Sono tranquillo, sono una persona per bene, in galera non ci sono mai stato. Invece, pensate a chi mi ha accusato. Loro sono dentro, sono persone per bene? Non credo. Ho chiesto un faccia a faccia con Turati e Acerbis, i due ex giocatori del Grosseto che mi accusano. Voglio vedere se hanno il coraggio di ripetere quanto affermato guardandomi in faccia. Io non frequento, come chi mi accusa, biscazzieri, personaggi loschi e bande di zingari» . NUOVE AUDIZIONI - La Procura ha chiamato, oltre a Semeraro e Mariano Stendardo, anche Nicola Mora, calciatore dello Spezia. Lunedì si ricomincia, verranno interrogati Ranocchia, Bonucci, Criscito e Gianello. ___ Lecce, un derby di guai Chiusa l’inchiesta sulla gara col Bari. Conte in Figc «Ho chiarito tutto» Il tecnico bianconero davanti agli 007 federali ribatte alle accuse Il presidente Semeraro accusato di frode sportiva di IVAN CIMMARUSTI (l'Unità 14-07-2012) CONCORSO IN FRODE SPORTIVA, DIETRO IL DERBY BARI-LECCE DEL 15 MAGGIO 2011. Questa l’ipotesi della Procura di Bari, che ieri ha notificato la chiusura indagini preliminari nel filone derby, all’ex patron del Lecce Pierandrea Semeraro, all’imprenditore Carlo Quarta e a Marcello De Lorenzis, uno dei faccendieri di cui si sarebbe servito l’ex difensore del Bari, Andrea Masiello, per manipolare l’incontro. Nei loro confronti è ipotizzato il concorso in frode sportiva, reato che prevede una pena blanda e che potrebbe anche essere sospesa con la condizionale. Così non è per le eventuali sanzioni di tipo sportivo, che potrebbero portare il Lecce ad una seconda retrocessione in Lega Pro dopo quella, maturata sul campo, dalla serie A. Il 18 luglio prossimo, infatti, l’ex patron Semeraro dovrà comparire davanti al procuratore federale Stefano Palazzi, per difendere il club dalle accuse della Procura di Bari. Stessa cosa, intanto, è stata fatta anche dall’allenatore della Juventus, tirato in ballo nell’inchiesta Calcioscommesse di Cremona, dal calciatore Filippo Carobbio. In particolare il difensore ex Siena arrestato lo scorso 19 dicembre avrebbe chiamato in causa il suo ex allenatore in Toscana accusandolo di aver preso parte alla combine di due gare (Novara-Siena e Albinoleffe-Siena). «Sono contento, ho chiarito tutto e sono totalmente soddisfatto – ha spiegato al termine delle quasi quattro ore audizione in Procura federale – Finalmente ho potuto raccontare la verità. Ora torno in Valle d’Aosta a fare ciò che mi riesce meglio: vincere». Tre ore e 40minuti di confronto con Palazzi, per svelare che nessun ruolo ha giocato in quella sospetta combine, di cui è accusato anche il presidente del Siena Massimo Mezzaroma e per “spegnere” le accuse del pentito Carobbio riducendole ad una questione di acrimonie personali e litigi fra rispettive consorti. L’INCHIESTA BARESE A Bari, intanto, il procuratore capo Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis, mettono un punto al primo filone Calcioscommesse. Secondo le indagini, l’ex presidente Semeraro avrebbe «nella qualità di presidente della squadra di calcio Us Lecce e in concorso con Quarta che svolgeva la funzione di intermediario» offerto «300mila euro al calciatore della squadra di calcio A.s. Bari, Masiello (che ne riceveva materialmente 200mila) (…) al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione». Da una parte dunque ci sono i leccesi, che avrebbero operato col fine di non far retrocedere la squadra nel campionato di serieA 2010-2011. Dall’altra, invece, ci sono i baresi, in testa fra tutti Masiello, vera mente dell’associazione per delinquere di cui è accusato con Gianni Carella e Fabio Giacobbe. L’ex difensore biancorosso sarebbe stato sul “mercato” non già nel senso sportivo, ma «nella deteriore eccezione mercantile del termine», scrisse il gip Giovanni Abbatista che dispose il suo arresto. Come dire, che si sarebbe venduto le partite della propria squadra in cambio di ricche somme. La stessa Procura fa la distinzione tra i due gruppi, i salentini e i baresi, evidenziando i rispettivi interessi. Scrivono imagistrati nell’avviso di chiusura indagini, che «Quarta, Carella, Giacobbe e Di Lorenzo (il primo d’intesa con Semeraro, gli altri tre d’intesa con Masiello) prendevano gli accordi che consentivano alla squadra del Lecce di vincere la partita per 2 a 0, grazie al comportamento in campo del Masiello che, tra l’altro, proprio al fine di assicurare la buona riuscita dell’accordo, in occasione del 2° goal deviava volontariamente il pallone nella propria rete». Gli atti dell’inchiesta sono composti soprattutto dagli interrogatori di Masiello e Carella, oltre che da alcune dichiarazioni indiziarie di un altro ex calciatore del Bari, Marco Rossi. Secondo Carella, al primo incontro in cui fu organizzata la combine, ci sarebbe stato anche l’ex patron Semeraro, riconosciuto esclusivamente perché visto «in televisione ». Il denaro, tra le 200-230mila euro sarebbe stato pagato da Quarta a Masiello in circa 5-6 tranche. Noto l’incontro del 22 agosto 2011 all’hotel Tiziano, a cui partecipò anche l’avvocato penalista Andrea Starace. Il nome del professionista è stato stralciato dall’inchiesta madre e fonti investigative rivelano che la sua posizione è destinata all’archiviazione in quanto non avrebbe avuto alcun ruolo se non quello di accompagnare Quarta. ___ Scommesse Camilli sfida chi lo accusa «Voglio un confronto» di FILIPPO BAFFA (Corriere Fiorentino 14-07-2012) Oltre tre ore di interrogatorio, otto pagine fitte di verbale, ma Camilli spera non sia finita qui. Nell'audizione di ieri agli uomini di Palazzi, il presidente del Grosseto ha chiesto il confronto con l'ex ds Iaconi: vuole il faccia a faccia con chi lo accusa di aver ricevuto ordine da lui di combinare la gara Ancona-Grosseto di due stagioni fa. Ma la Procura per ora nicchia. La parola del dirigente pesa, forse più di quelle «indirette» di Joelson e Turati che hanno raccontato di aver combinato la gara su ordine del ds, che avrebbe loro detto di aver ricevuto l'assenso dal presidente Camilli. Il patron ha contrattaccato sostenendo che nella settimana precedente la gara aveva mandato la squadra in ritiro dopo un duro scontro con Iaconi, con cui i rapporti erano oramai deteriorati. C'è poi Salernitana-Grosseto. Lo tira in ballo ancora Turati: avrebbe saputo della combine da Carobbio che aveva sentito da Mora di un accordo tramite Stendardo ex biancorosso che avanzava un premio da Camilli. Il presidente, saldando il debito, avrebbe ottenuto la sua disponibilità. Camilli ha presentato la documentazione per dimostrare come non esistesse alcuna pendenza, nè alcun rapporto successivo con Stendardo. La Procura per vederci chiaro ha convocato per il 17 luglio Stendardo e Mora. Sul fronte Siena ieri è stato il giorno di Conte anche se ai tifosi bianconeri interessavano di più le risposte di Larrondo e Sestu sentiti in mattinata. I due hanno negato di aver assistito al colloquio tra Coppola ed un uomo del presidente Mezzaroma che gli avrebbe chiesto di perdere contro il Varese. Sganga, membro del cda Robur, da alcuni indicato come il personaggio in questione ieri tramite una nota ufficiale ha smentito categoricamente. Il consigliere del Siena si è anche messo in contatto con la Procura dichiarandosi disponibile ad essere ascoltato. ___ Il derby truccato Indagati pure i legali Quarta e Starace Semeraro inchiodato Rivelazione di Carella Per il complice di Masiello l'ex presdiente del Lecce partecipò a un incontro prima della gara nel quale fu organizzata la combine di VALENTINA MARZO (Corriere del Mezzogiorno - Bari 14-07-2012) BARI — Duecentomila euro per comprare il derby Bari-Lecce. La Procura di Bari non ha più dubbi su quella partita disputata nel maggio del 2011 e finita 2-0 per i salentini, grazie ad un autogol realizzato volutamente dall'allora capitano biancorosso Andrea Masiello. Secondo i magistrati, la società del Lecce ha pesanti responsabilità nella combine. Chiusa l'inchiesta sul calcioscommesse, sono stati notificati tre avvisi di conclusione delle indagini. Nei guai sono finiti l'ex patron giallorosso Pierandrea Semeraro e i suoi due amici, gli avvocati Carlo Quarta Andrea Starace. Come dimostrato dai pm, Quarta e Starace avrebbero consegnato in più tranche ad Andrea Masiello e ai suoi amici Fabio Giacobbe e Gianni Carella una cifra tra i 200 e i 250mila euro: soldi che dovevano servire a comprare il derby contro il Bari in serie A. Con quella vittoria il Lecce guadagnò la salvezza, mentre i biancorossi erano già retrocessi. Secondo quanto Carella ha raccontato agli inquirenti, fu Starace a consegnare a lui ed a Masiello i primi 50mila euro in contanti. Seguirono poi versamenti da 20mila euro fatti da Quarta a Carella durante incontri che, a seconda delle circostanze, avvenivano sulla tangenziale per Bari o nella città d'origine di Masiello, a Viareggio. Solo ad un incontro partecipò Pierandrea Semeraro, e fu qualche giorno prima della partita. E' Carella a mettere a verbale come andarono i fatti. «Ci vedemmo con Carlo Quarta a Lecce - racconta Carella - sono sceso dalla macchina e gli ho detto: «Guarda che mi devi dare una garanzia, io devo fare vedere, o mi dai dei soldi o mi dai un assegno, perché io devo farlo vedere ai ragazzi, perché sennò non mi credono, mica mi credono sulla parola..». A quel punto, racconta ancora Carella, Quarta si allontanò per tornare verso la macchina in cui era seduto il figlio del presidente del Lecce. Le carte dell'inchiesta barese sono già state inviate alla Procura federale, dove il 18 luglio sarà ascoltato Semeraro. La Figc potrebbe sposare la tesi della Procura barese: in tal caso il Lecce rischia la retrocessione in Lega Pro per responsabilità oggettiva. ___ Calcioscommesse Soldi, confessioni e telefonate “Così Semeraro comprò il derby” La procura di Bari chiude le indagini, tre gli indagati di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 14-07-2012) LE DICHIARAZIONI di Andrea Masiello e dei suoi due amici. I riscontri con le celle telefoniche. Gli assegni bancari. «Pierandrea Semeraro ha comprato per 230mila euro il derby di serie A del 15 maggio del 2011, corrompendo il difensore biancorosso Andrea Masiello». La procura di Bari ha chiuso le indagini sulla partita truccata dello scorso campionato di A, la gara disputata al lo stadio San Nicola vinto 2-0 dai giallorossi che diede ai salentini la salvezza anticipata contro un bari già retrocesso. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari - firmato dal procuratore Antonio Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis è stato notificato all'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, all'imprenditore Carlo Quarta e a Marcello Di Lorenzo, amico di Masiello. Proprio Di Lorenzo - insieme ai suoi presunti complici, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, accusati anche di associazione per delinquere perchè coinvolti in più di una combine - ha già chiesto di patteggiare e comparirà davanti al gip del Tribunale di Bari Michele Parisi il 3 ottobre prossimo. L’ipotesi di reato è la frode sportiva, la stessa contestata all'avvocato Andrea Starace la cui posizione è stata però stralciato e potrebbe essere anche archiviata. Alla base delle accuse c’è la confessione di Masiello e le dichiarazioni di Masiello. Secondo quanto ha raccontato il difensore del Bari ai magistrati a condurre la trattativa fu Starace. L’imprenditore salentino consegnò a lui e Carella i primi 50mila euro in contanti. In seguito agli incontri, con una serie di versamenti da 20mila euro, furono invece fatti da Quarta a Carella sulla tangenziale per Bari e da Quarta a Masiello durante le diverse 'missioni' compiute dall' imprenditore presso la località in cui viveva l' ex difensore biancorosso (ora all' Atalanta) nel nord Italia. Prima della gara c'è stato un incontro a Lecce nel quale Quarta versò un assegno a garanzia. A quell'incontro, secondo il racconto di Carella, partecipò seppure a distanza anche Semeraro jr. «Ci vedemmo con Carlo Quarta a Lecce - mette a verbale l'amico di Masiello - non ricordo il nome della piazza, ricordo il bar, o il bar Centomila o Trecentomila, una cosa del genere. Era una piazza centrale, c' era una fontana. Sono sceso dalla macchina quando è arrivato Carlo, gli ho detto: “Guarda che mi devi dare una garanzia, io devo fare vedere, o mi dai dei soldi o mi dai un assegno, perché io devo farlo vedere ai ragazzi, perché sennò non mi credono, mica mi credono sulla parola (... ) Dopodiché lui si è allontanato, ha detto: Aspetta un attimo. Io sono tornato verso la macchina da Fabio e ho visto lui che parlava con il figlio di - perché l’ho riconosciuto - con il figlio del Presidente. Io però con lui, con il figlio del Presidente, non ho mai parlato. Ho visto che parlava con lui. Aveva una camicia celeste un jeans. L’ho riconosciuto perché l’avevo visto in televisione”. Le dichiarazioni sono state riscontrate dagli investigatori: hanno accertato che il racconto è confermato dalle celle telefoniche agganciato dai protagonisti della storia. Inoltre sono stati trovati una serie di versamenti di denaro da Semeraro a Quarta in coincidenza con i versamenti fatti dall’imprenditore a Masiello e ai suoi amici. L’indagine è stata chiusa dopo che sia Semeraro sia Quarta non si sono presentati dai magistrati che li avevano chiamati per conoscere la loro posizione. ------- Il caso Il Lecce verso la retrocessione mercoledì l’ex patron da Palazzi Le carte già a Roma. I biancorossi rischiano la penalizzazione di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 14-07-2012) ROMA - Le carte sono state inviate nel tardo pomeriggio di giovedì. Contestualmente è arrivata la convocazione per mercoledì 18: Pierandrea Semeraro dovrà sfilare davanti al procuratore della Figc, Stefano Palazzi, per rispondere della questione derby. La sua famiglia da qualche settimana non è più alla guida della squadra giallorossa ma quanto successo nel maggio del 2011, prima del derby con il Bari, rischia di mettere oggi il Lecce in guai serissimi. Tradotto: la retrocessione in Lega Pro per la squadra salentina. Ad accusare il Lecce ci sono le carte trasmesse dalla procura di Bari. Un fascicolo di seimila pagine nel quale sono contenuti tutti quegli accertamenti tecnici che secondo il procuratore Antonio Laudati e il sostituto Ciro Angelillis lascerebbero pochi spazi ai dubbi: la partita è stata truccata e Masiello si è fatto comprare con i soldi di Semeraro. In queste ore l’avvocato dei Semeraro, Saverio Sticchi Damiani, sta studiando le seimila pagine del fascicolo per affrontare l’interrogatorio da Palazzi. L’obiettivo è smontare le accuse della Procura provando a far cadere in contraddizione Masiello e cercando di confutare i riscontri tecnici della procura. Per esempio: è vero che il cellulare di Semeraro era agganciato alla stessa cella telefonica, allo stesso orario dell’incontro raccontato da Carella. «Ma è anche vero - dicono da Lecce - che Pierandrea abita in una zona che aggancia la stessa cella». È vero che ci sono assegni tra Semeraro e Quarta in corrispondenza dei presunti pagamenti, ma le cifre non corrispondono perfet- tamente e non c’è la prova che quei soldi siano stati utilizzati per corrompere Masiello. Ancora, il racconto del gesto convenzionale in campo tra Masiello e Vives prima dell’ingresso in campo non è chiaro e soprattutto contraddittorio. Il Lecce sta preparando sulla base di questi elementi una memoria difensiva che il 18 verrà presentata da Semeraro dai suoi legali a Palazzi. In quell’occasione verrà contestato loro anche il nuovo interrogatorio di Masiello, sentito per la prima volta nei giorni scorsi dal procuratore Palazzi. In quell’occasione Masiello ha raccontato nuovi elementi sulla sua stagione a Bari, quando da febbraio in poi buona parte della squadra smise di giocare per i punti e per i tifosi e cominciò a darsi unicamente ai mercanti delle scommesse. Proprio il Bari rischia in questa sede una forte penalizzazione: al momento però non è ipotizzata la responsabilità oggettiva che costringerebbe la squadra a una retrocessione. -
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C’era una volta il Milan da bere 26 anni separano il primo arrivo trionfale a Milanello di Sua Emittenza dalla partenza di Ibra e Thiago Silva per tirare la cinghia. Due momenti epocali di un re a cui non resta che limitare i danni di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano 14-07-2012) Faceva freddo ed era febbraio quando il neopresidente del Milan, Silvio Berlusconi, scese in elicottero a Milanello per la sua prima visita pastorale. Molti elicotteri dopo, fa il caldo di Minosse oggi che Silvio cedendo due pezzi pregiati come Ibrahimovic e Thiago Silva “solo per esigenze di bilancio” sigla a modo suo la fine di una stagione di grandi investimenti calcistici elevando tale cessione a simbolo di un vistosissimo cambiamento epocale, all’ombra di Monti e dello spread. L’Italia di 26 anni fa sembra impallidire alla memoria nell’afa di oggi e nei 40 gradi che squagliano gli specchi d’asfalto. Chi c’era allora in questo Paese, chi comandava, che parte recitava colui che era già Sua Emittenza e stava cambiando gusti e valori degli italiani (risultati poi in maggioranza ben contenti di tale mutazione antropologica)? Vediamo. Berlusconi compra il Milan da uno sfiatato e penalmente rincorso Giussy Farina, dalla credibilità affidata al vezzoso nomen omen, dopo aver tentato di comprare l’Inter anni prima. Quello che si dice un tifoso vero, folgorato da metà Madonnina sulla via di Damasco. SCENDENDO da quell’elicottero dice subito alla bandiera rossonera che si ritrova di fronte: “Ciao Gianni, avremo bisogno di te”. Rivera non l’avrebbe più visto. È la Milano da bere, e del calcio in profonda trasformazione sub specie televisiva. C’è Craxi a Palazzo Chigi che cola lattiginoso in quasi tutti gli interstizi milanesi, e dal primo socialista premier nella storia della Repubblica al primo vero tycoon dell’impero mediatico il passo è molto, troppo breve come si saprà presto. Berlusconi si intende di calcio, è fuori discussione, e mette insieme un lancinante populismo, declinato nelle sue tv commerciali e nello sport (!?!) più amato dagli italiani. Diventa “moderno” e si accredita per tale sposando queste due facce di un costume italiano incerto, che si è lasciato alle spalle l’austerity del defunto Enrico Berlinguer: il messaggio è complementare. Per la tv lo capisce subito Federico Fellini il cui Ginger e Fred sarebbe dovuto essere adottato nei programmi scolastici, e lo capisce anche Pippo Baudo che prima gode del mercato essendo allora molto più di un Fazio (Fabio…) di oggi lasciando il pubblico politicizzatissimo per il nuovo Ziegler; poi ci ripensa e torna in Viale Mazzini pagando una penale del valore di un palazzo in cui verrà domicilato il Tg5. Per il calcio è invece quasi tutto un peana. Era arrivato il vero Mecenate a rilevare la leggendaria genia dei “ricchi scemi”, come l’insuperato Onesti mentore del Coni chiamava i presidenti di calcio. Da Fraizzoli a Berlusconi, volete mettere anche solo in area ambrosiana… Berlusconi non ha bisogno di capire, né di studiare la materia: sa come parlare al popolo anche se si propone come uno che lo vuol servire, sa che gli acquisti, a partire dal trio olandese delle meraviglie (Gullit, Van Basten, Rijkaard), mirati in un progetto congegnato da Arrigo Sacchi prima propalato, poi valorizzato e infine smerciato dalla tv, lo faranno crescere a dismisura. Nell’Italia degli Agnelli, il calcio è l’ideale per guadagnarsi una libertà d’azione che all’inizio sembra solo mercantile. Andando a pescare nelle rassegne stampa di allora si vedrebbe come dal primo acquisto televisivo importante, il “Mundialito” in Uruguay del 1981, il nome di Berlusconi passi nella seconda metà degli anni 80 soprattutto attraverso il Milan. E la tv, naturalmente, e il Milan in tv. Dopo gli Agnelli e la Fiat il calcio battezza il Cavaliere come fosse un nuovo acquisto, un campione venuto da fuori: invece è lui che si sta comprando tutto da dentro. È il Milan e la Milano degli eccessi, e Berlusconi ne riassume perfettamente il senso. Di vuoto. Da riempire, certo, giacché in alcun campo fisico o virtuale si sopporta il vuoto, ma con gradualità, in direzione di una più generale occupazione di suolo pubblico, di un immaginario che televisione e calcio compongono in un’idea di veline e campioni che strabuzzano dai teleschermi. VUOLE FARE contenti i milanisti come quando avrebbe voluto il Meazza nelle partite in casa “solo rossonero”, per non sprecare nulla, e successivamente vorrà fare contenti gli italiani sub specie populista, vent’anni fa come oggi. Oggi che si ritrova ad annaspare per risparmiare i 150 milioni di euro di Ibra e Thiago Silva, come se fosse un presidente qualunque e non il plutocrate famoso nel mondo. È l’ultima astuzia del camaleonte travestito comunque sempre e solo da Berlusconi, o è una reale necessità di bilancio? È un modo per dire a italiani e milanisti “pazienza, sobrietà, mi rendo conto, c’è la crisi e non voglio più strafare” prendendo esempio dai tecnici lui che si ritiene e ha dimostrato spesso di essere un tecnico (un Mister…) della comunicazione? Oppure è un segno di resa travestito da ragionevolezza? Ci sta dicendo, con una politica calcistica che ammicca alla politica tout court, che non gli è rimasto altro da fare che limitare i danni perché tanto senza di lui il Milan non sarebbe nulla così come il Pdl in cerca di nome, oppure ha in testa qualche cosa di nuovo come è spesso accaduto in passato? Insomma ha fiducia che tifosi ed elettori lo seguano sempre e comunque in ogni stagione anche con meno elicotteri, campioni e ribalte, oppure è costretto a un’austerity che nel suo segno sembra una ritirata che tende alla rotta? Non può rispondersi da solo. Ci vorranno fatti, e gli abbonamenti incombono all’ombra di Galliani, e i sondaggi elettorali alludono, all’ombra di Alfano. In un’altra Italia, montiana suo malgrado, altra e berlusconizzata da tutti i punti di vista. -
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Calcio truccato, la difesa di Conte di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica SERA 13-07-2012) Avere lo scudetto sul petto ed essere costretto a rimanere in tribuna. Per colpa dell'accusa più infamante: aver barato o taciuto davanti a chi barava. Antonio Conte rischia grosso. E il suo futuro dipende soltanto dalle spiegazioni che oggi sarà riuscito a dare al procuratore della Figc Stefano Palazzi. Saranno state più convincenti le sue parole o quelle del grande accusatore, il pentito Filippo Carobbio? La risposta si avrà soltanto nelle prossime settimane quando Palazzi procederà ai deferimenti. Conte rischia di finire davanti ai giudici sportivi con la richiesta di una condanna che può andare dai due mesi (nel caso dovesse patteggiare) ai tre anni. La linea difensiva scelta non è chiara. Certo è che l'allenatore della Juventus continua a dirsi assolutamente estraneo ai fatti che gli vengono contestati sia da Palazzi sia dalla procura di Cremona (dove è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, ma la sua posizione potrebbe essere archiviata). Le accuse riguardano la stagione 2010-2011 quando Conte allenava il Siena in serie B. Secondo Carobbio, Conte sapeva di illeciti in due partite: quella con il Novara e quella contro l'Albinoleffe. «In Novara-Siena 2-2 - dice Carobbio - ne abbiamo parlato durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio; non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek venne nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello. Credo che quello sia stato il primo contatto, ma poi l'accordo è stato comunicato a tutti, visto che, come precisato, se ne parlò anche durante la riunione tecnica con l'allenatore; ricordo che, oltre a parlarne con l'intera squadra, ne parlai singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della partita». Nella gara con l'Albinoleffe, invece, si parla di un accordo preso tra i giocatori. «Ne parlammo alla riunione tecnica dove partecipavano l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il collaboratore. Anche la società ne era al corrente: ricordo di averne parlato con Fagiano e Perinetti (anche lui perquisito, ndr )». Su entrambe le partite sia la procura penale sia quella sportiva sono convinte che ci sia stato l'illecito. Hanno prove e la certezza che nella gara sul Novara scommisero e vinsero anche gli Zingari. Carobbio è stato l'unico a parlare però di Conte. Carobbio che è considerato un «pentito credibile e coerente». Conte e la sua difesa sostengono però che mente. Perché avrebbe dovuto? L'allenatore ha depositato un'indagine difensiva nella quale prova a mettere in dubbio la credibilità: fa notare come Gervasoni non dica le stesse cose di Carobbio. Non solo si fa notare come la storia della partita con Novara non sia stata raccontata subito dal centrocampista nemmeno quando era in galera. E che è singolare che gli Zingari si siano mossi nei giorni precedenti alla gara se poi Carobbio dice di aver saputo dell'accordo soltanto il giorno della gara da Conte. Infine, Conte prova a dare anche una spiegazione alle bugie, parlando di una vecchia ruggine tra l'allenatore e il centrocampista maturata, sembra, a causa di rapporti critici tra le rispettive consorti. ___ Conte Quattro ore in Procura: “Ho chiarito tutto” di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 14-07-2012) Ho chiarito tutto”. Ieri sera, dopo quasi quattro ore di interrogatorio in Procura federale, a Roma, l’allenatore della Juventus Antonio Conte ostentava tranquillità. Poco dopo le 15, il tecnico si è seduto davanti agli inquirenti della giustizia sportiva per rispondere alle accuse di Filippo Carobbio, suo ex giocatore ai tempi in cui allenava il Siena. Carobbio lo tira in ballo per due presunte combine nella stagione 2010-2011: quella di Novara-Siena del 30 aprile, preceduta da una riunione tecnica in cui Conte avrebbe detto ai giocatori senesi che c’era l’accordo sul pareggio, e Albinoleffe-Siena del 29 maggio. Ieri Conte, indagato dalla Procura di Cremona per associazione a delinquere finalizzata alla truffa sportiva, ha respinto tutte le accuse. Accompagnato da due avvocati, ha consegnato al procuratore federale Palazzi le testimonianze giurate di 15 giocatori, presenti alla riunione tecnica citata da Carobbio: tutte concordi nello smentire il giocatore. Una strategia già usata dal Bologna, pensata dai legali di Conte per minare la credibilità del suo accusatore. Il tecnico avrebbe poi ribadito che, alla base della accuse di Carobbio, ci sarebbe un vecchio screzio tra le rispettive mogli, scoppiato per un mancato permesso concesso da Conte al suo giocatore. La procura, che ieri mattina aveva sentito anche i giocatori del Siena, Larrondo e Sestu, gli avrebbe contestato le testimonianze di giocatori sulla combine in Albinoleffe-Siena, e qualche passaggio su altri indagati della squadra toscana. Ma Conte ha tenuto il punto: “Nessuna combine, io non ho mai sentito nulla del genere”. Il tecnico è riapparso attorno alle 19, davanti a una piccola folla di cronisti e tifosi juventini. Prima di ripartire per il ritiro della Juventus a Chatillon, in Valle d’Aosta, un commento: “Sono contento e soddisfatto, finalmente ho potuto raccontare la verità. Ora torno a fare quello che mi riesce meglio, vincere”. Ma l’inchiesta della procura e della giustizia sportiva andrà avanti. ___ Conte va all'attacco e nega tutto «Ho detto la verità e ora torno a fare ciò che mi riesce meglio» Oltre 3 ore e mezzo di interrogatorio davanti alla Procura federale, poi il tecnico della Juve è rientrato a Chatillon di FRANCESCO CENITI & GAETANO IMPARATO (GaSport 14-07-2012) «Sono felice, ora posso ritornare a fare quello che mi riesce meglio: allenare e vincere con la Juventus». Faccia stanca, ma occhi distesi. Sono le 18 e 45 quando Antonio Conte esce dagli uffici della Procura Federale e parla. Circa tre ore e mezza d'interrogatorio per rispondere alle accuse di Carobbio sulle presunte combine in Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. L'allenatore, scortato dai suoi avvocati, raggiunge la «postazione» concordata con giornalisti e cameraman: dietro una sbarra di un'uscita secondaria del palazzo della Federcalcio. Non ci fa caso. Anzi, la fa sua quasi fosse l'area tecnica dello Juventus Stadium. E ritrova la grinta dei giorni migliori, quella che ha permesso ai bianconeri di ritornare campioni d'Italia e reso Conte «antipatico» a chi se lo è ritrovato come avversario. La partita più lunga e quella più importante per il suo futuro (e anche della Juve) è alle spalle. «Chiarita ogni cosa, finalmente ho spiegato qual è la verità». Gli avvocati Antonio De Rensis, Luigi Chiappero e Michele Briamonte annuiscono. Tutto finito, dunque? E le parole di Carobbio, giudicato credibile dagli 007 di Palazzi, archiviate in un nulla di fatto? Cerchiamo di capire. Risentimento Palazzi si ritrova due versioni. Conte ha negato qualsiasi addebito per la gara di Novara. Stessa cosa per l'AlbinoLeffe con un piccolo distinguo: il tecnico avrebbe riferito di aver appreso da Stellini, qualche mese fa a indagine in corso, di un contatto avuto tramite Carobbio per calmare gli animi. Alla fine della gara d'andata era infatti scoppiata una rissa. Alla base delle accuse di Carobbio, secondo Conte e i suoi avvocati, ci sarebbe un «forte risentimento» e «rapporti guastati da tempo». Acredine aumentata e incancrenita per via della oramai nota lite tra mogli. In pratica un pentito credibile, ma che ha raccontato delle bugie per motivi personali. Palazzi dovrà pesare la difesa del tecnico bianconero e contrapporla a Carobbio. Sulla gara di Novara le accuse non hanno trovato nessuna conferma alle parole di Carobbio. In ogni caso se arriverà una archiviazione o un deferimento (omessa denuncia per l'AlbinoLeffe?) lo sapremo tra un paio di settimane. Nel frattempo non sono da escludere altre audizioni. A iniziare da Stellini, collaboratore di Conte, tirato in ballo da Carobbio anche per Siena-Varese. L'antipasto Conte era arrivato in procura alle 15 e 15: accolto dai giornalisti e da alcuni tifosi juventini. Alcuni anche stranieri che di sicuro non potevano sapere nei dettagli gli addebiti mossi a Conte da Carobbio: «L'allenatore ci aveva informato durante la riunione tecnica dell'accordo per un pari» aveva messo a verbale per la gara di Novara; «Tutti fummo concordi, giocatori e staff tecnico, a lasciare la vittoria agli avversari» le parole usate per la sfida contro l'AlbinoLeffe. Ieri i legali hanno contrattaccato: nel primo caso non c'è uno straccio di riscontro, nessun giocatore ha ascoltato quelle parole anzi tutti hanno ricordato frasi cariche di una adrenalina positiva; il comportamento di Carobbio è ambiguo e durante la settimana era in contatto con gli zingari per combinare la gara; cambia versione (e si discosta dall'altro pentito Gervasoni) e accusa l'allenatore dopo aver dato spiegazioni diverse a gip e pm; nel secondo episodio Conte non sapeva nulla di eventuali accordi presi con gli avversari. La sfida non è finita, ma da ieri sera il tecnico della Juve si sente molto più tranquillo. Quel litigio tra le mogli può far saltare l'accusa I giocatori che smentiscono Carobbio non sono fondamentali La difesa del tecnico vuole far pesare la tesi del risentimento Per la partita con l'AlbinoLeffe rischia di più Stellini, braccio destro di Conte di FRANCESCO CENITI (GaSport 14-07-2012) A Roma si è svolto l'interrogatorio di Conte, ma per sapere se ci saranno sviluppi bisognerà attendere a lungo. 1 Ma allora perché la giornata di ieri era così importante? Il procedimento sportivo ricalca quello ordinario, anche se ha regole e tempi diversi. La Procura federale rappresenta l'accusa e fa il lavoro del pubblico ministero. Ha il dovere di perseguire i tesserati (e le società) se riscontra comportamenti illeciti. Per farlo svolge «indagini preliminari» dove raccoglie prove e testimonianze. Le audizioni, che altro non sono che degli interrogatori, servono a questo. Un tesserato ha l'obbligo di presentarsi: se non lo fa, è squalificato. In questa fase le difese conoscono le accuse rivolte e possono a loro volta presentare delle indagini per smontare gli addebiti. 2 E dopo arriva la sentenza? No, siamo nella fase preliminare. Alla fine del percorso l'accusa, se ritiene che gli elementi siano sufficienti, deferisce un tesserato (o un club). In base all'imputazione è possibile capire quale pena rischia. L'illecito è punito minimo con 3 anni, l'omessa denuncia con 6 mesi. Patteggiamenti esclusi. 3 Ma non si patteggia durante l'interrogatorio? No. Certo, si possono porre le basi per un accordo anche in fase preliminare, ma poi l'iter è questo: l'accusa deferisce con un capo d'imputazione e il tesserato ha la facoltà di chiedere alla Procura il patteggiamento. Prima dell'inizio del processo le parti s'incontrano e convergono sull'entità della squalifica, allora si formalizza l'accordo che poi deve essere accolto dai giudici. Possono anche rigettarlo, in quel caso il tesserato va a processo. 4 Dunque Palazzi rappresenta l'accusa e non emette le sentenze? Esatto. E' un pm che fa delle richieste, ma ad accoglierle, del tutto o parzialmente, o a respingerle (assolvendo) ci pensa una giuria terza e indipendente. Il giudizio di primo grado è a cura della Disciplinare, poi c'è l'Appello presso la Corte di giustizia federale. I gradi di giudizio della Federcalcio si esauriscono qui. C'è un ulteriore appello presso il Coni, a cura del Tnas (Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport) o a seconda dei casi dell'Alta Corte di Giustizia Sportiva. 5 Si può capire meglio la strategia difensiva di Conte? Abbiamo letto della lite tra le mogli, ma non è più rilevante il fatto che nessuno abbia confermato le accuse di Carobbio per Novara-Siena? Gli altri giocatori dei toscani hanno testimoniato che il loro allenatore non ha mai detto nella riunione tecnica che la gara doveva finire in parità, giusto? Gli avvocati di Conte hanno puntato a minare la credibilità di Carobbio. E, per quanto possa sembrare strano, in realtà proprio la storia delle mogli è fondamentale. Per la Procura il fatto che ci siano 15 o 20 giocatori che smentiscono Carobbio conta marginalmente perché su altre questioni le sue verità hanno trovato riscontro presso terzi. Per l'accusa quel comportamento è normale: difendono Conte per difendere loro stessi, perché se fosse creduto Carobbio anche loro sarebbero squalificati. Nel procedimento sportivo l'onere della prova è invertito. Tocca a chi è accusato dimostrare l'innocenza. E spesso non basta la parola di 15 diretti interessati (e non testimoni) per salvarsi. Negli ultimi processi chi ha scelto questa strada è stato condannato persino su accuse riferite da altri. Al contrario, se la difesa dimostra o insinua una dubbio ai giudici sul fatto che quella accusa può scaturire da un risentimento personale, le cose cambiano. Ecco perché la lite tra mogli può essere un grimaldello per far saltare l'accusa d'illecito. In quel caso resterebbe forse un'omessa denuncia per la gara con l'AlbinoLeffe, dove a rischiare di più è Stellini (vice di Conte). Ma occorrerà aspettare la fine delle audizioni per sapere che cosa deciderà Palazzi. ___ Calcioscommesse Interrogato per 4 ore, cerca di smontare l’illecito ai tempi del Siena ma la sua posizione è tutt’altro che risolta Conte si difende con 23 testimoni «Ho detto la verità, ora torno ad allenare, la cosa che faccio meglio» Alla procura sportiva Il materiale prodotto da Conte e dalla difesa per scardinare i sospetti sulle gare con Novara e AlbinoLeffe di ANDREA ARZILLI (CorSera 14-07-2012) ROMA — In coda alle quattro ore di interrogatorio alla Procura della Figc, la posizione di Antonio Conte non si è né complicata né semplificata, risulta solamente un po’ più approfondita. Ieri accusa e difesa si sono confrontate a lungo, entrando nel merito delle dichiarazioni di Carobbio che inguaiano Conte circa la riunione tecnica prima del Novara e l’accordo sottobanco con l’AlbinoLeffe, e aggiungendo sul piatto i jolly a disposizione. «Sono sereno, mi sento sollevato e soprattutto felice di aver potuto dire la verità, è quello che volevo già fare da tempo—ha detto l’allenatore della Juve a fine colloquio —. Ho chiarito tutto e sono totalmente soddisfatto, finalmente ho potuto raccontare la verità e sono contento di poter andare in Valle d’Aosta per tornare a fare quello che sono più bravo a fare: l’allenatore ». Il sospetto dell’illecito per la riunione tecnica citata dal pentito potrebbe essere uscito indebolito dai 23 testimoni che negano l’accaduto, otto transitati fisicamente dalla Procura (due ieri mattina, Larrondo e Sestu) più le quindici firme portate ieri ai federali da Conte e dal pool di avvocati per dare forza alla tesi della difesa. Ma l’episodio non è stato certo depennato dai federali, nemmeno derubricato a semplice omessa denuncia: un conto è sapere, un altro è dire a tutti «state tranquilli che siamo d’accordo». Anche se gli astanti hanno negato in blocco, le parole del pentito restano «credibili », rafforzate dai riscontri anche indiretti che la Procura continua a considerare attendibili quando vanno di pari passo alla logica. E poi, nel procedimento sportivo, l’onere della prova spetta alla difesa. Il materiale prodotto da Conte e dai suoi difensori ha tentato di scardinare le certezze dell’accusa sulla partita con il Novara e su quella con l’AlbinoLeffe, nella quale Carobbio non parla mai di Conte, ma cita il suo braccio destro, Cristian Stellini. «Fummo tutti d’accordo, squadra, staff e allenatore» si legge nel verbale di Carobbio. Nel caso, per la Procura il tecnico della Juventus non poteva non sapere, la logica dell’accusa suggerisce che ci fosse una consapevolezza globale di Conte su quanto gli stesse accadendo intorno. E non è un caso che i federali, nell’interrogatorio, abbiano fatto riferimento al compagno di stanza di Carobbio in Toscana, Salvatore Mastronunzio. L’attaccante è finito nell’inchiesta dopo le rivelazioni di Gervasoni sull’Ancona e, per questo, ha già subito una sonora squalifica. Ma dopo l’Ancona fu prelevato dal Siena di Conte, con cui entrò in collisione fino a finire fuori rosa: perché litigarono? Perché Conte decise di spedirlo in tribuna? Forse perché sapeva dei giochi pericolosi del suo giocatore? Queste le domande poste dagli uomini di Palazzi. Insomma, la partita è ancora decisamente aperta e le contestazioni mosse al tecnico della Juventus al momento non vacillano più di tanto. La difesa ha puntato molto sulla tesi dell’acredine personale di Carobbio, il calciatore era invisibile al tecnico e fuori dal gruppo dei titolari. Tanto rancore da rendere plausibile il teorema della vendetta. Più avventuroso il tema dello screzio tra mogli, sul quale è stato lo stesso pentito a emettere la sua sentenza: «Secondo voi può essere una cosa normale — ha detto Carobbio a radio Rtl 102,5 —, può essere una difesa logica? Però a me non interessa, io sono sereno». ------- Lo scenario Dopo i deferimenti, potrebbero iniziare i calcoli Sull'omessa denuncia l'idea patteggiamento non è più una fantasia Squalifica e sconti L’omessa denuncia comporta la squalifica di un anno, per chi patteggia si scala fino a tre mesi. Il ruolo di Mastronunzio di ARIANNA RAVELLI (CorSera 14-07-2012) ROMA — Ieri non se n'è parlato. Ieri nelle quattro ore di chiacchierata tra Antonio Conte e Procura federale ci si è limitati a fatti, nomi, circostanze. Eppure il vero tema, la domanda a cui nessuno vuole rispondere ufficialmente ma che nelle private stanze di sicuro si sono già posti tutti è: esiste un terreno d'incontro tra la difesa di Conte e la Procura? Che poi significa inevitabilmente tra Juve e Figc, dopo tutto quello che è già accaduto, dalle condanne di Calciopoli allo scudetto all'Inter, all'aritmetica contestata delle stelle? Esiste l'ipotesi — non certo ammessa, di certo prematura — di un patteggiamento? Un passo indietro. Partiamo da quello di cui ieri si è discusso in via Po. Partiamo da Salvatore Mastronunzio, per esempio: è un ex calciatore del Siena, compagno di stanza di Filippo Carobbio che, a un certo punto, è entrato in rotta con l'allenatore Conte, è finito praticamente fuori rosa ed è stato venduto dopo una sola stagione (34 presenze, nove gol). Mastronunzio — detto Mastro o, anche, la vipera — è stato condannato a quattro anni dalla Commissione disciplinare nel primo processo sul calcioscommesse per gli illeciti compiuti ai tempi dell'Ancona (precedenti a quelli del Siena). Perché Conte lo ha messo fuori? Si era accorto di qualcosa? Gli uomini della Federcalcio ieri hanno voluto chiarire anche questo aspetto, perché — se l'allenatore fosse stato a conoscenza di certe abitudini — da una parte la difesa potrebbe provare che Conte non le condivideva, ma dall'altro la Procura potrebbe rispolverare il fantasma di un'omessa denuncia. Magari continuata nel tempo. L'omessa denuncia è anche l'accusa che Conte rischia per AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011, a proposito della quale il pentito Filippo Carobbio ha dichiarato: «Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe». Sulla combine di questa partita — l'incontro nel parcheggio di fronte all'hotel, gli accordi tra giocatori — i riscontri ci sono eccome: non sul nome di Conte, ma in questo caso potrebbero bastare le conferme indirette e logiche, che si potrebbero riassumere nel ragionamento «se Carobbio dice la verità sulle altre circostanze, perché dovrebbe mentire proprio su Conte?». Anche perché la tesi della lite tra le mogli e quindi di personali motivi di risentimento da parte del giocatore non ha trovato grande accoglienza in Figc. Come si sa, l'allenatore della Juve rischia anche di più, un illecito pieno per Novara-Siena 2-2 del 1° maggio, ma su questo ci sono solo le parole di Carobbio («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio») contro quelle di tutta la squadra che difende il tecnico. Un po' poco, ma comunque abbastanza perché, alla Juve, legali e dirigenti siano molto meno tranquilli di quanto danno a vedere in questi giorni. E quindi si torna alla domanda iniziale: può convenire un compromesso? Sulle due sponde, nessuno ne parla: l'argomento appena toccato viene lasciato cadere, come fosse qualcosa che scotta. Lo è, ed è facile capire perché, visto la linea societaria combattiva voluta da Andrea Agnelli. «È prematuro», si è fatto scappare nei giorni scorsi l'avvocato Antonio De Rensis. Eppure, par di capire che dalla Juventus non ci sarebbe un no pregiudiziale o, per così dire, politico. Una trattativa potrebbe anche partire: a quel punto dipenderà da un mero calcolo di costi-benefici. Il punto è su cosa trattare. La terra di mezzo in cui incontrarsi potrebbe essere quella dell'omessa denuncia. Un'omessa denuncia comporta un anno di squalifica, ma chi ha patteggiato se l'è vista ridurre anche a tre mesi. Troppi per la Juve? Troppo poco per chi, in Procura, pensa che la posizione di Conte sia molto più compromessa? Dipenderà da quanto duro sarà il deferimento firmato da Stefano Palazzi (perché è difficile ipotizzare che Conte vi sfugga): a quel punto, cominceranno i calcoli. ___ TUTTOSPORT 14-07-2012 ------- Conte, via un peso «E ora vinciamo» Le affermazioni di Carobbio («Conte ci disse che c’era l’accordo con il Novara») smentite ieri anche da Sestu e Larrondo di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 14-07-2012) ROMA. L’approdo in un van grigio, l’accoglienza dei tifosi che gli danno la scossa: «Tutta carica mister, è tutta carica». Così è stato accolto Antonio Conte , prima di immergersi negli uffici federali per circa 4 ore con tre avvocati ( Chiappero , De Rensis e Briamonte ) carichi di documenti per allontanare le accuse di Carobbio . Ha dovuto spiegare e precisare, e lo ha fatto con serenità evidenziata anche dalla procura, che però parte da un’altra base: Carobbio resta credibile. Dimostrare l’eccezione che conferma la regola, questa la mission dei legali di Conte. All’uscita, volto sorridente si è concesso alle telecamere: «Sono contento, ho sicuramente chiarito tutto e sono totalmente soddisfatto», le prime parole del tecnico bianconero. Poi, alleggerito: «Finalmente ho potuto raccontare la verità e da stasera torno in Valle d’Aosta a fare quello che mi riesce meglio, vincere con la Juventus». Poi si lascia scappare una battuta: «Sì, mi sono tolto un peso». LA SCALATA Prima di infilarsi di nuovo nel furgoncino, l’ultimo abbraccio con i tifosi, alcuni lo chiamano per nome («Dai Antonio, siamo con te»), altri lo ricordano quando era in maglia a strisce («Vai capitano»). Quell’abbraccio che Conte non vuole perdere, quello che una lunga squalifica potrebbe togliergli per tanto tempo. Da ieri è partita la scalata al processo del tecnico leccese, e semmai ci sarà, questo lo scopriremo quando il pm federale Palazzi svelerà i deferimenti, che dovrebbero arrivare tra fine luglio e i primi di agosto. Perché la Figc conta di estinguere i due gradi di giudizio entro fine agosto e la serie A non vuole sentir parlare di slittamento dei campionati. Il 31 agosto si riparte, ci sarà Conte sulla panchina della Juve? Le gare sotto osservazione per le accuse di Carobbio sono Albinoleffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe») e Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio»). Per la riunione tecnica di Novara-Siena, Conte ieri sembra aver messo un punto fermo, chiarendo che quella di Carobbio è una battuta senza riscontri. Niente di più, peso minimo. La procura sembra credergli, anche perché di contro ha praticamente tutto il Siena escluso Carobbio a sconfessare le accuse del pentito. Pesano gli undici “no” rimediati dai tesserati sentiti in procura (ultimi ieri anche Sestu e Larrondo ) e le restanti testimonianze giurate. IL SECONDO FRONTE Diverso è il caso di AlbinoLeffe-Siena: è lì che da ieri Conte si gioca la sua partita. I dati e i riscontri che ha la procura federale ( Poloni e Passoni confermano l’incontro con Carobbio a Stezzano, che il pentito avrebbe effettuato dietro richiesta del vice di Conte, Cristian Stellini ), sono abbastanza per portare a un deferimento. Situazione da batticuore, il ventaglio accusatorio varia dalla partecipazione all’illecito di Conte (quindi squalifica lunga) a semplice omessa denuncia. Conte dovrebbe riuscire a dimostrare che Stellini aveva agito a sua insaputa, cosa difficile da spiegare visto che è il suo braccio destro. Molto ruota sull’attività della società, perché gli accordi potrebbero esser stati presi dall’alto, e Conte averli solo appresi. Ma la combine con l’AlbinoLeffe potrebbe essere vista anche come il classico accordo di campo, giocato tra andata e ritorno. È lo stesso Carobbio ad affermarlo: «Stellini chiese a me e a Terzi di contattare qualcuno dell’AlbinoLeffe per prendere accordi sulla partita di ritorno, in modo da lasciare i punti a chi ne avesse maggiormente bisogno...». La partita di Conte è appena cominciata. ------- IL RETROSCENA Mastronunzio è un’altra figura chiave I rapporti tesi nello spogliatoio c’erano? Non solo Carobbio, anche Mastronunzio: molte domande su acredini e possibili rivalse personali a Siena di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 14-07-2012) ROMA. Questione di acredine, con Carobbio e non solo. Conte non ammetteva deroghe, il lavoro prima di tutto. Questo uno dei motivi per cui l’ex tecnico del Siena impose a Filippo Carobbio di restare in gruppo nonostante la moglie partoriente e la nascita di un figlio. Da qui sarebbe sorto lo screzio tra mogli, poi rivendicato a una festa, pubblicamente, dalla consorte del grande pentito a quella del tecnico. Quello screzio, secondo la difesa di Conte, starebbe alla base dell’acredine che avrebbe indotto Carobbio ad accusare l’allenatore, o meglio, inserirlo in una combine che a quanto pare sarebbe stata organizzata da altri. LE PAROLE «Conte ci disse che potevamo stare tranquilli che avevamo raggiunto un accordo per il pari con il Novara», l’accusa più grossa. «Secondo te può essere una cosa normale? Può essere una difesa logica? Però a me non interessa, io sono sereno», questa la risposta che ha dato ieri Filippo Carobbio intervistato su RTL 102. 5 durante “Password”, in merito alla strategia difensiva di Conte relativa all’astio tra mogli. Al di là della stranezza del fatto che un pentito in piena inchiesta si presti ad entrare pubblicamente nel merito di una linea difensiva, peraltro a lui avversa, non può essere certo questa l’arma segreta di Conte, semmai non può essere l’unica. Tuttavia, scavando bene nel passato di quel Siena poi promosso in serie A, i rapporti non idilliaci all’interno di quello spogliatoio c’erano, eccome. E su questo accusa e difesa, ieri hanno discusso a lungo. LA VIPERA I procuratori federali hanno chiesto a Conte se con qualcuno in particolare avesse avuto problematiche relative allo scarso impiego. In particolare, gli sarebbe stato chiesto del suo rapporto con Salvatore Mastronunzio , che all’improvviso è stato messo fuori rosa e indotto a cercarsi una nuova sistemazione. «Dopo aver vinto il campionato col Siena sono cambiate alcune cose nei miei confronti...» disse “la vipera” appena passato allo Spezia. Stessa destinazione di Carobbio, stessa etichetta. Cosa sospetta la procura federale? I due sono stati allontanati per motivi tecnici o per qualcos’altro? Se così fosse, la scelta era dipesa dalla società o dallo stesso Conte? Sta di fatto che le possibili rivalse personali rivestono un ruolo fondamentale nella strategia difensiva del tecnico. Si parte dall’acredine delle mogli, il rancore che avrebbe conservato Carobbio nei confronti del suo ex tecnico, ma poi si scavalla su altri giocatori, e scavando nelle passate audizioni assumono diversi connotati anche alcune domande che i federali hanno fatto a tappeto ai tesserati del Siena. Così all’ex team manager Nazario Pignotti è stato chiesto con chi dividessero le stanze Carobbio, Mastronunzio, Reginaldo , Terzi , Coppola , Sestu e Vitiello . A domanda specifica l’ex dg del Siena, Giorgio Perinetti , ammette infine: «Ricordo il caso di Calaiò e Reginaldo che avevano avuto qualche screzio con l’allenatore per il loro scarso impiego e altri episodi simili di altri atleti, sempre lo stesso discorso». Nessuno dei due è stato però sentito. ___ Conte sollevato «Tolto un peso» Tante risposte agli 007, i dubbi restano: decide Palazzi Le gare del Siena con Albinoleffe e Novara quelle contestate. E poi c’è Mastronunzio... «Ho raccontato la verità, ora torno a fare quello che so fare meglio: vincere allenando la Juve» di EDMONDO PINNA (CorSport 14-07-2012) ROMA - «Mi sono tolto un peso perché finalmente ho potuto raccontare la mia verità» . Quasi quattro ore davanti ai vice procuratori Loli Piccolomini e Quartarone e ai sostituti Licheri e Antonella Arpini. Risposte ad ogni domanda, nessuna casella lasciata vuota, però gli interrogativi sono state molti, anche circostanziati, e qualche dubbio nelle maglie della rete dei federali è rimasta. Il giorno di Antonio Conte, ancora per quattro ore “solo” allenatore del Siena anche se il tecnico di Lecce è campione d’Italia in carica con la Juventus. Ma ci sono quelle accuse, Novara-Siena e Albinoleffe-Siena, c’è quella strana insistenza sulla posizione di Mastronunzio, condannato per quattro anni per combine con la maglia dell’Ancona, che poi è diventato un suo giocatore a Siena e ad un certo punto è finito ai margini della rosa della prima squadra, guardacaso compagno di stanza di Carobbio, il grande accusatore. COME UNA PARTITA - Antonio Conte è arrivato davanti agli inquirenti federali alle 15.11, la Juve lo ha tutelato ai massimi livelli, al suo fianco l’avvocato Michele Briamonte e l’avvocato Chiappero. Nelle loro mani, le carte dell’indagine difensiva depositata anche a Cremona, soprattutto le 15 testimonianze giurate che lo dovrebbero aiutarlo a smarcarsi dalle accuse di illecito sportivo e omessa denuncia. Ad attenderlo anche una trentina di tifosi, sembrava di essere allo stadio. «Vai Antonio» , «Daje Antonio» i cori, mentre il tecnico bianconero raggiungeva a fatica il portone di via Po che dà l’accesso agli uffici della Procura. Il grande accusatore, Carobbio (che ieri, a Rtl, sulla questione degli screzi fra moglie alla base delle accuse ha chiosato: «Ma può essere una difesa logica?» ) lo chiama in causa soprattutto per Novara-Siena e Albinoleffe-Siena (e questa partita, dal racconto dell’ex attaccante bianconero, sembra legata a quella dell’andata). Nel primo caso, sarebbe stato lo stesso Conte a dire alla squadra di rimanere «tranquilli» perché era stato «raggiunto un accordo con il Novara per il pareggio» . E’ successo questo, signor Conte? la sintesi delle domande dei federali. Nel secondo caso, Carobbio racconta che, nella settimana precedente alla partita, «si parlò molto tra calciatori, allenatore e società dell’accordo raggiunto con l’Albinoleffe» , portato avanti dal vice del tecnico pugliese, Stellini (ora con lui alla Juve). Possibile, hanno chiesto gli 007 federali, che non sapesse nulla? E ancora: perché allontanò Mastronunzio, forse perché sapeva di partite sospette o combinate da lui e non le ha denunciate? Ecco, omessa denuncia, molto gira attorno a questo concetto, e non solo da una parte sola. TUTTO IN BILICO - Una partita, comunque, ancora tutta da giocare, perché adesso la palla passa nelle mani di Stefano Palazzi, il Procuratore che non partecipa agli interrogatori perché si fida dei suoi uomini e perché vuole tenere una posizione distante, per evitare di farsi condizionare e di non riuscire a vedere la vicenda nella sua interezza. Valuterà, Palazzi, le risultanze alle quali sono arrivati gli uomini della sua Procura, prima di decidere che accusa (se accusa sarà) sostenere in dibattimento. Una valutazione del genere sarà fatta anche da Conte, dalla Juve e dai suoi legali, per capire quale via scegliere, anche, al limite, quella del patteggiamento. Strada che, si vocifera, non sembrerebbe del tutto sgradita. VOLTARE PAGINA - Conte è uscito alle 18. 55 dalla Procura federale, inizialmente un po’ provato. «Mi sono tolto un peso, sono sollevato, perché finalmente ho potuto raccontare la verità» ha detto l’allenatore arrivato lo scorso anno sulla panchina della Juventus e capace di vincere al primo colpo lo scudetto. Un concetto, quella della verità, che il tecnico di Lecce ha sottolineato più volte nella sua pur breve conferenza stampa improvvisata in mezzo alla strada. «Non ho molto da raccontare, sono comunque contento perché oggi finalmente è stato il giorno nel quale ho potuto raccontare la verità. L’interrogatorio si è svolto in un clima molto sereno, ribadisco la mia contentezza» . Le accuse di Carobbio, le contestazioni della Procura, come è andata? «Ho sicuramente chiarito tutto, sono totalmente soddisfatto» ha detto Conte che adesso potrà pensare alla nuova stagione, in attesa di capire cosa gli succederà: «Adesso torno a Chatillon a fare quello che mi riesce meglio, l’allenatore e vincere con la Juventus» . ___ Scommesse, l’allenatore della Juve interrogato a lungo da Palazzi. Presto ascoltati Bonucci, Criscito e Ranocchia Semeraro e Lecce nei guai L’ora della verità Conte sotto torchio quattro ore “Sono felice, ho chiarito tutto” di MATTEO PINCI (la Repubblica 14-07-2012) «Nessun passo indietro. Il tecnico della Juventus Antonio Conte, convocato davanti alla Procura Federale, nega ogni coinvolgimento, insinuando i propri dubbi e mostrando le proprie certezze, davanti alle domande degli 007 federali. 220 minuti, tanto è durata l’audizione del tecnico, chiamato a rispondere di ricostruzioni e imputazioni disegnate nei suoi confronti da Filippo Carobbio, suo ex giocatore nel Siena 2011 e grande accusatore oggi. Una platea di cronisti e qualche tifoso troppo acceso («Dai Antonio, che li ammazziamo »), ad attenderlo davanti agli uffici di via Po, dove i vice procuratori Quartarone e Piccolomini hanno interrogato Conte, accompagnato dai legali De Rensis, Chiappero e Briamonte. E pronto a negare con forza le ricostruzioni, formulate dal suo grande accusatore, secondo cui avrebbe approfittato della riunione tecnica prima di quel Novara-Siena del 1 maggio 2011 per comunicare a quasi 30 persone che «era stato raggiunto l’accordo per il pareggio». Episodio già smentito da otto soggetti presenti nello spogliatoio, a cui aggiungere le testimonianze nello stesso senso prodotte dalla difesa. E smentite nette sono arrivate, ieri, anche da altri due giocatori di quel Siena, Larrondo e Sestu. Carobbio conserva comunque quella «credibilità» riconosciuta dalla Procura Federale. Venuta meno, sembra sostenere la memoria difensiva, nella singola circostanza, a causa del risentimento dopo un contrasto tra le consorti. «Ma può essere una difesa logica?» la risposta sarcastica ai microfoni di Rtl dello stesso Carobbio. Le cui accuse verso Conte si concentrano anche su Albinoleffe-Siena: in quel caso, il racconto del pentito («Tutti insieme decidemmo di lasciare loro il risultato») trova conferme nei verbali di Passoni. Eppure l’eventuale coinvolgimento dell’allenatore in seconda Stellini non implica dovesse “sapere” anche il tecnico. Questo avrebbe sostenuto Conte, che però - pur negando di essere a conoscenza di accordi - avrebbe confidato come, una volta coinvolto nello scandalo, lo stesso Stellini gli abbia raccontato di aver chiesto in quella gara a Carobbio di sedare gli animi bollenti (ci furono più risse) in campo. Una finestra aperta, chissà, sulla possibilità di patteggiare un’eventuale deferimento per omessa denuncia da parte del procuratore Palazzi. Che, davanti a sé, avrà anche altre due strade: assolvere l’allenatore o ipotizzare un ben più grave illecito. «Da stasera - ha detto Conte prima di imbarcarsi sul volo che lo avrebbe riportato a Chatillon - torno in Val d’Aosta a fare quello che mi riesce meglio, vincere e allenare». La prossima settimana, in Procura Figc, sarà il turno di Pierandrea Semeraro, atteso in via Po per mercoledì 18. L’ex presidente del Lecce, da ieri, deve fare i conti con la contestazione, da parte della Procura di Bari, del reato di frode sportiva per il derby Bari-Lecce 0-2 del 15 maggio 2011. Una gara “truccata” in cambio di 230mila euro, avrebbe rivelato Masiello: accusa che, se confermata, a livello sportivo, rischia di configurare la responsabilità diretta per il club salentino. ------- Il retroscena Gli avvocati temono la stangata e pensano a un accordo con la Figc Patteggiare due-quattro mesi la tentazione della difesa di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 14-07-2012) I giornalisti, ieri pomeriggio, davanti alla procura federale, durante la lunga attesa dell’interrogatorio di Antonio Conte, canagliescamente, scommettevano. Under/Over, come al solito. Non sul numero di gol, però. Ma sui mesi di squalifica che l’allenatore della Juventus potrebbe scontare alla fine di questa vicenda. Già, perché a sentir loro — al di là delle reali responsabilità — l’esito più probabile dell’intricato sudoku paragiudiziario in cui è precipitato Conte è quello di un sofferto patteggiamento: una pena che dovrebbe essere compresa tra i 2 e i 4 mesi, e tanti saluti. Un patteggiamento a queste condizioni sarebbe l’equivalente giuridico del famoso paradigma Buffon, «meglio due feriti che un morto», laddove i due feriti sarebbero la Figc (il cui presidente Giancarlo Abete fino ad oggi ha sbandierato la famosa «tolleranza zero») e la Juventus (che ha appena ritrovato la propria pace agonistica sotto la guida del tecnico salentino). Diversamente, infatti, Conte rischierebbe una squalifica fino a due anni, o anche di più, e quindi di perdere la panchina della Juventus; oppure, in caso di assoluzione, la Federcalcio, una figura devastante e un mare di polemiche. La strategia complessiva è dunque piuttosto chiara: la difesa Conte dovrebbe inserirsi tra le incongruenze delle deposizioni di Gervasoni e Carobbio (i due pentiti che incastrano il tecnico), dimostrare che Carobbio aveva motivi di rancore personale nei confronti del suo ex allenatore, annullare con questo argomento la sua accusa (quella più pesante, l’“illecito” di Siena-Novara) e poi “ricontestualizzare” l’accusa residua, l’omissione di denuncia per Albinoleffe-Siena. Trasformandola in un peccato veniale. L’ostacolo più grande a questo percorso è rappresentato da Conte stesso. Il patteggiamento prevede infatti l’ammissione dei fatti contestati (con relativa collaborazione con la procura federale). Ma il tecnico, come dimostra la deposizione di ieri, non appare intenzionato ad ammettere alcunché. Un po’ perché si ritiene innocente, e un po’ perché pensa che la mossa — che magari gli potrebbe anche convenire dal punto di vista pratico — avrebbe degli esiti devastanti sul piano dell’immagine. Non ho fatto alcun illecito — è il ragionamento — una quindicina di testimoni smentiscono Carobbio, fino a oggi ho sempre chiaramente respinto tutte le accuse, ora perché devo ammettere di non aver denunciato? A ben vedere, la risposta a questa domanda è il principale prezzo da pagare, per il tecnico campione d’Italia, per evitare un processo che, sebbene assolutamente imprevedibile, ha comunque serie possibilità di risolversi in un grosso guaio. Basti pensare alla strana — diciamo così — situazione in cui si trova Sergio Artico, il giudice che dovrà decidere sulla colpevolezza o l’innocenza di Conte. In uno dei mille processi per i medesimi fatti voluti dalla Figc nel tentativo di domare il mostro calcioscommesse, il giudice Artico, nel condannare due impu-tati, ha già stabilito che i verbali dei pentiti che accusano Conte sono «credibili e coerenti tra di loro ». Insomma: il giudice — che per definizione dovrebbe essere terzo — si troverà ad affrontare il processo Conte con un pregiudizio scritto nero su bianco su un’altra sentenza. La difesa, ci sta pensando in queste ore, potrebbe chiedere una ricusazione. Ma sarebbe molto più sicuro, per il futuro del proprio assistito, non dover mai arrivare a quel punto. ___ CALCIOSCOMMESSE: IL TECNICO BIANCONERO INTERROGATO PER QUATTRO ORE NEGLI UFFICI DELLA PROCURA FIGC Più leggero Conte: “Finalmente la mia verità. Ora posso pensare ad allenare” L’accusa di illecito per Novara-Siena smentita dalle firme di 25 testimoni Omessa denuncia: il «caso Mastronunzio» rafforza il teorema degli investigatori di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 14-07-2012) Quattro ore davanti al pool del pm del pallone Stefano Palazzi. Antonio Conte esce dagli uffici della procura della Federcalcio con la voglia di urlare al mondo che «finalmente posso tornare a fare quello che mi riesce meglio: allenare e vincere con la Juve. Sono felice, ho potuto raccontare la verità». L’interrogatorio del tecnico bianconero è filato via liscio, senza brusche frenate o colpi a sorpresa: Conte ha risposto a tutte le domande dei tre investigatori federali smentendo con precisione ogni accusa mossa nei suoi confronti dal pentito Filippo Carobbio. Due le partite al centro dell’audizione dell’allenatore campione d’Italia ai tempi in cui era sulla panchina del club toscano: Novara-Siena del primo maggio del 2011 ed Albinoleffe-Siena del 29 maggio dello stesso anno. Conte si è presentato in via Po accompagnato dal suo legale di fiducia Antonio De Renzis e dagli avvocati Michele Briamonte e Luigi Chiappero in rappresentanza della Juve, ma, soprattutto, dagli atti dell’indagine difensiva cominciata nelle ore immediatamente successive alla perquisizione subita nella propria abitazione dalla polizia giudiziaria di Cremona lo scorso 28 maggio. Conte non ha costruito la sua difesa accusando Carobbio di essere un pentito non credibile, ma si è soffermato sulle incongruenze nelle dichiarazioni dell’ex difensore del Siena. In particolare, sul tavolo degli investigatori della Figc, da ieri, sono finite venticinque dichiarazioni «giurate» di tutti coloro (salvo qualche eccezione) erano presenti nella sala riunione dell’hotel di Novara prima della sfida con la formazione piemontese, documenti dove i giocatori o tesserati di quel Siena raccontano di non aver sentito Conte fare alcun riferimento a possibili accordi per il pareggio. Le circa dieci pagine di verbale dell’interrogatorio dell’allenatore della Juve, adesso, dovranno essere valutate dal procuratore federale Palazzi: a fare gol per la procura c’è solo Carobbio, dall’altra parte è una goleada con 25 dichiarazioni che scagionano l’allenatore. Sarà sufficiente a liberare Conte dall’incubo di un possibile deferimento per illecito sportivo? Cantare vittoria per il condottiero bianconero potrebbe essere fatale perchè se Carobbio continuerà ad essere per il pm del calcio «affidabile, molto credibile», il pericolo potrebbe non essere scongiurato. Ma il fatto che la procura della Figc non abbia ancora trovato alcun riscontro alle accuse del pentito (di ieri le smentite degli ex senesi Larrondo e Sestu) , fa apparire più sfumata l’ipotesi di un coinvolgimento di Conte perchè al centro di una possibile combine. Nelle quattro ore di interrogatorio, i tre vice di Palazzi hanno chiesto a Conte del perchè avesse messo fuori rosa l’attaccante Mastronunzio, compagno di camera di Carobbio e condannato a 4 anni di squalifica per lo scandalo scommesse quando indossava la maglia dell’Ancona nell’anno prima di arrivare al Siena. «Ha deciso di metterlo fuori rosa perchè sapeva che era coinvolto in partite dagli esiti strani?», in sintesi la domanda degli inquirenti. Chiaro il messaggio della procura: per il pool di Palazzi, Conte sarebbe stato a conoscenza di qualche mossa sbagliata del suo centravanti senza denunciarlo. Il tema della possibile omessa denuncia sembra, così, restare quello più forte nel teorema accusatorio: Conte, infatti, potrebbe rischiare il processo proprio per non aver denunciato una serie di fatti, compreso l’accordo in Albinoleffe-Siena che, per Carobbio, ha nel vice dell’ex tecnico dei toscani Stellini il mandante. ___ SCOMMESSOPOLI Conte, quattro ore in difesa Ma dice no al patteggiamento Interrogatorio in Figc: «Sono tranquillo». Carobbio lo sfida: «Tentativo illogico» di FABRIZIO BIASIN (Libero 14-07-2012) Antonio Conte arriva a Roma e viene accolto neanche fosse il Pupone: «Daje Antò che sei il mejo!». Attorno a lui una calca impressionante: agenti di sicurezza, dozzine di giornalisti, curiosi e tifosi di ogni specie, l’immancabile presenzialista Gabriele Paolini con un nuovo, particolarissimo amico dallo sguardo inquietante. E si sa: dove c’è Paolini c’è notizia. Conte finge indifferenza, se la ride, ostenta sicurezza anche se sa che l’attende una partita assai complicata, quella con gli «investigatori» della Figc. Alle 15 inizia la chiacchierata (che la chiami «chiacchierata» ma è un interrogatorio bello e buono), terminerà alle 19: quattro ore dopo. All’uscita il mister campione d’Italia è soddisfatto, ancora sorridente, forse un po’ provato: «Sono sereno e felice per aver potuto raccontare la mia verità. Ora posso tornare a fare l’allenatore in Val d’Aosta. Proverò a vincere ancora ». Un aereo privato se lo porta via, a Chatillon, là dove i bianconeri hanno appena iniziato il ritiro per la nuova stagione. A CACCIA DI VERITÀ I giornalisti nel frattempo cercano indiscrezioni, provano a capire: cosa si saranno detti là dentro Antonio e Stefano Palazzi, procuratore federale? Girano voci fantozziane, c’è chi sostiene che la chiacchierata sia stata cordiale, chi assicura che Conte non abbia alcuna intenzione di patteggiare, ovvero di ammettere una colpa che gli permetterebbe di ottenere una squalifica minima, ma lo macchierebbe in eterno. Conte è sicuro di poter dimostrare la sua innocenza, anche se sa che non sarà facile smontare le accuse di Filippo Carobbio, il pentito, l’accusatore, l’ex giocatore del Siena che l’ha tirato in ballo per una presunta combine in Novara-Siena della stagione 2010-2011, in Serie B. BOTTA E RISPOSTA Così disse Carobbio ai procuratori federali: «Si parlò dell’accordo durante la riunione tecnica alla quale partecipavano l’allenatore, il vice-allenatore, il preparatore dei portieri e il collaboratore tecnico. Antonio Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio». Una bomba atomica che Conte ha provato a disinnescare tirando in ballo sua moglie e la consorte di Carobbio: le due avrebbero litigato durante una festa di compleanno, da qui l’astio del «pentito» nei confronti dell’allenatore. La faccenda ha fatto storcere il naso proprio a Carobbio, intervenuto a Rtl 102.5: «Secondo voi può essere una cosa normale? Può essere una difesa logica? Però a me non interessa, io sono sereno». Tutti sereni, insomma: Conte, Carobbio, Paolini e il suo amico. Nei prossimi giorni continueranno le audizioni (lunedì Ranocchia e Bonucci per le vicende «baresi», Criscito per quelle «genoane») ma tutti vogliono sapere che decisione prenderà Palazzi a proposito del futuro del condottiero juventino: sarà squalificato? E se sì, per quanto? La sensazione è che il tecnico dei bianconeri ieri si sia tolto un bel peso. Chissà se basterà per chiudere la faccenda con una pacca sulle spalle. ___ CALCIO SCOMMESSE Il tecnico campione d’Italia con la Juve sentito ieri per 4 ore dalla Procura federale Conte: «Finalmente la mia verità» «E adesso torno in Valle d’Aosta dalla mia squadra. A fare ciò che mi viene meglio: vincere» E CAROBBIO INSISTE Riferito al litigio fra sua moglie e la signora Conte: «Vi sembra una difesa?» di DAVIDE PISONI (il Giornale 14-07-2012) Quattro ore di partita per evitare una macchia indelebile sulla carriera e scacciare i fantasmi. Non si è fatto mancare nulla Antonio Conte davanti agli 007 della Procura Federale. Riscaldamento, partita, supplementari, rigori e terzo tempo. È stata un’audizione all’insegna della serenità, nella quale non si sarebbe parlato di patteggiamento per ora, eventualità che nei giorni scorsi non è stata scartata neppure dagli stessi avvocati dell’allenatore bianconero. Che all’uscita è apparso sereno come all’arrivo, nel primo pomeriggio. «Sono contento, ho chiarito tutto e sono totalmente soddisfatto. Finalmente ho potuto raccontare la verità», ha detto fuori dagli uffici di via Po, a Roma. «Ora torno in Valle d’Aosta a fare ciò che mi riesce meglio: vincere e fare l’allenatore », ha aggiunto prima di volare in ritiro con un aereo privato. La strategia difensiva messa a punto dai legali di Conte ha provato a smontare l’accusa di Filippo Carobbio secondo cui l’allenatore della Juventus, all’epoca dei fatti alla guida del Siena, era a conoscenza dell’accordo per il 2-2 di Siena-Novara del primo maggio 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio») e della combine per Albinoleffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe »). Conte e gli avvocati De Rensis, Briamonte e Chiappero non si sarebbero limitati a rispondere alle domande, ma è logico supporre che abbiano presentato anche delle controdeduzioni frutto del lavoro iniziato fin dalle ore successive alla perquisizione della casa di Conte del 28 maggio. A partire dal dossier firmato da quindici giocatori di quel Siena che negano il racconto di Carobbio in particolare su Novara-Siena. Ieri avrebbero negato tutto anche i bianconeri toscani Marcelo Paez Larrondo e Alessio Sestu, ascoltati in mattinata prima di Conte. Agli investigatori di Palazzi sarebbero state evidenziate le versioni contrastanti tra i principali pentiti (Gervasoni e, appunto, Carobbio), oltre a una serie di contraddizioni dell’ex giocatore senese, che sarebbero emerse, secondo i legali di Conte, dai verbali degli interrogatori sia al pm di Cremona Di Martino che alla procura della Figc. E per rendere ancor meno credibile Carobbio, sarebbe stata sottolineata l’acredine maturata per i rapporti critici tra le rispettive consorti, causa i mancati permessi al giocatore per stare vicino alla moglie partoriente. Carobbio, su questo aspetto, ieri ha ironizzato: «Può essere una difesa logica? Io sono sereno». Anche Conte si è detto sereno. Probabilmente ritiene di essere riuscito a convincere gli uomini della procura federale. Perché la giustizia sportiva al contrario di quella ordinaria prevede che sia l’accusato a dover cercare di discolparsi, altrimenti sono guai. Nel caso dell’allenatore della Juve il rischio minore è il deferimento per omessa denuncia con una squalifica ridotta. Se invece Palazzi dovesse paventare l’illecito sportivo, si parlerebbe di una sanzione superiore ai tre anni. Conte vuole continuare a guidare la Juve senza ombre anche se i tifosi da Chatillon a Roma non hanno dubbi: fiducia a lui anche in caso di squalifica. E stamattina arriva in ritiro il presidente Andrea Agnelli. Occasione per incontrare la squadra e anche per ribadire che non c’è un piano B: si vuole continuare insieme. ___ Calcioscommesse Doveva rispondere alle accuse del pentito Carobbio sulle presunte combine di Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena La fiducia di Conte: «Non ho nulla da temere» Interrogato alla procura Figc 4 ore: «Finalmente ho potuto dire la verità, torno ad allenare» di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 14-07-2012) ROMA. «Finalmente ho potuto dire la verità». Antonio Conte attendeva il confronto con gli 007 federali da tempo. Da quando sono iniziate a filtrare le prime indiscrezioni sugli interrogatori in Procura di Cremona e in quella federale del pentito e suo grande accusatore Filippo Carobbio. «Ho potuto raccontare la verità in un clima molto sereno - ha sottolineato il tecnico al termine della sua audizione durata circa tre ore e 40 minuti -. Ribadisco: sono contento per aver potuto dire la verità. Ora torno in Valle d’Aosta a fare quello che mi riesce meglio, vincere e fare l'allenatore». A Chatillon da giovedì si è radunata la sua Juve. Lui, però, dopo i saluti di rito, ha preferito raggiungere subito Roma per preparare al meglio la sua difesa in un summit con i suoi legali Luigi Chiappero, Antonio De Rensis e Michele Briamonte. L'obiettivo era smontare le accuse di Carobbio, suo ex giocatore ai tempi di Siena che lo tira in ballo proprio per la stagione 2010/2011 in cui i toscani raggiunsero la promozione in Serie A. Le dichiarazioni di Carobbio riferite a Conte sono circostanziate al pareggio per 2-2 di Novara-Siena, del 30 aprile 2011 e al successo per 1-0 in AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011. «Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio», raccontò in Procura federale il centrocampista lo scorso 29 febbraio. E ancora: «fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe». Come già anticipato la difesa di Conte, per ribattere alle pesanti accuse, ribadite da Carobbio anche nell'audizione di martedì, ha presentato una memoria con 15 testimonianze giurate. Testimonianze che smentirebbero Carobbio, e che si sommano a quelle rese negli uffici federali da altri tesserati senesi. Avrebbero negato tutto anche i bianconeri toscani Marcelo Paez Larrondo e Alessio Sestu. Altro elemento della linea scelta da Chiappero e De Rensis è l'acredine tra la moglie di Conte e quella di Carobbio. Una ruggine tra Conte e Carobbio, dovuta anche allo scarso impiego del giocatore. Ma Carobbio, ritenuto finora altamente credibile dal pool del Procuratore Stefano Palazzi, non ci sta ad essere screditato e, mentre il suo ex tecnico era sotto torchio, ha commentato ai microfoni di Rtl 102. 5 la linea difensiva del bianconero con un pizzico di sarcasmo. «Secondo te può essere una cosa normale? - si è domandato - Può essere una difesa logica? Però a me non interessa, io sono sereno». È rimasto a lungo negli uffici dei federali anche il presidente del Grosseto, Piero Camilli, chiamato a difendersi dalle accuse di alcuni suoi ex tesserati per le presunte combine di Salernitana-Grosseto e Ancona-Grosseto dell'aprile 2010. «Io sono uno per bene, non sono mai andato in galera», si è sfogato Camilli al termine della sua audizione. Sul match con la Salernitana, invece ha precisato: «Turati ha detto che io avrei dato 3-4 mila euro a Mariano Stendardo, un mio ex giocatore, per organizzare la combine. Ma io sono una persona per bene». E proprio Stendardo è stato convocato dai federali martedì prossimo, assieme a Nicola Mora, per fornire la sua versione dei fatti. Infine la Procura di Bari è convinta che il derby Bari-Lecce di serie A del 15 maggio 2011 è stato comprato dal club salentino per 230 mila euro. Vicenda che potrebbe costare al Lecce una seconda retrocessione in poche settimane, in Lega Pro. L'avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato all'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro. ___ SCOMMESSE Il tecnico respinge le accuse di Carobbio, ma rischia il deferimento Le verità di Conte Quattro ore da Palazzi: «Chiarito tutto, adesso torno a vincere» di STEFANO CARINA (Il Messaggero 14-07-2012) Assistito dagli avvocati De Rensis, Briamonte e Chiappero, durante l’audizione l’allenatore ha prima cercato di essere convincente con le parole. Poi, coadiuvato dai legali, ha tirato fuori un foglio firmato dai calciatori che facevano parte dello spogliatoio del Siena nell’incriminata trasferta di Novara del 30 aprile 2011 (finì 2-2) con testimonianze giurate che smentiscono Carobbio, secondo il quale «il tecnico ci disse che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo per il pareggio». Conte ha anche parlato dei rapporti turbolenti con il centrocampista che sarebbero alla base di questa rivalsa nei suoi confronti. Ai microfoni di Rtl, il diretto interessato ieri ha replicato: «Secondo voi può essere una cosa normale? Può essere una difesa logica?». Tornando all’interrogatorio, i legali del tecnico hanno fatto notare come il nome del loro assistito nei resoconti di Carobbio sia emerso solo in un secondo momento (prima parlava di un «accordo tra calciatori») e che la versione del pentito è differente da quella di Gervasoni (altresì ritenuto attendibile dalla procura) che parla di un tentativo di una combine ma per un over. Punti certamente a favore della difesa (che tra l’altro ieri ha potuto beneficiare anche delle audizioni dei due calciatori Larrondo e Sestu che hanno negato i racconti di Carobbio, come avevano già fatto in passato Ficagna, Pesoli, Terzi, Vitiello e Coppola) fino a quando gli uomini di Palazzi hanno chiesto a Conte di AlbinoLeffe-Siena. A differenza della gara con il Novara, Carobbio stavolta non è solo: almeno sulla combine della gara, ci sono infatti delle conferme nella squadra lombarda da parte del vice allenatore Poloni e del calciatore Passoni. In questo caso il pentito, a differenza di Novara-Siena, chiama in causa il vice Stellini («Chiese a me e a Terzi di contattare qualcuno dell'AlbinoLeffe per prendere accordi sulla gara di ritorno») e solo indirettamente Conte: «Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato agli avversari». Il tecnico ha continuato a negare ogni coinvolgimento, prendendo le distanze anche da quello che una volta era il suo collaboratore di fiducia. Sono rimasti però degli elementi di riscontro che non hanno trovato spiegazione e che non fanno dormire sonni tranquilli all’allenatore. E ora? Tutto dipende da Palazzi. Toccherà al procuratore (una volta che è stata chiarita la situazione riguardante Novara-Siena), decidere se spingersi a deferire il tecnico per un illecito o limitarsi (ipotesi che al momento sembra più probabile) a rinviare a giudizio Conte per un’omessa denuncia (relativa a AlbinoLeffe-Siena). In quest’ultimo caso, la squalifica è minimo di 6 mesi che può scendere a 2-3 (con forte multa) se si patteggia. La Juventus ha già in mente l’eventuale sostituto in caso di squalifica: si tratta del tecnico della Primavera, Baroni. In caso di illecito, la situazione diventerebbe invece più pesante: la pena va dai 3 ai 5 anni. ___ Scommesse Il tecnico della Juve sentito per tre ore: finalmente sono riuscito a dire la mia verità Conte respinge le accuse del pentito Carobbio di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 14-07-2012) Sereno e soddisfatto. Con questo stato d'animo Antonio Conte ha lasciato gli uffici della Procura federale alle 7 del pomeriggio, dopo quasi quattro ore di audizione davanti ai collaboratori di Palazzi. Un interrogatorio lungo, forse più del previsto, ma indispensabile per dimostrare la propria completa estraneità al calcioscommesse. Accompagnato a Roma dagli avvocati Chiappero, De Rensis e Briamonte, Conte si è presentato poco dopo le 15 in via Po per replicare punto su punto alle accuse di Carobbio. In particolare, il tecnico della Juventus ed ex Siena è stato interrogato sulle presunte combine delle partite Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio») e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe»). «Sono soddisfatto – ha spiegato Conte – perché finalmente è arrivato il momento di raccontare la verità». E la verità del tecnico juventino è chiara: nessun coinvolgimento nel calcioscommesse, come dimostrerebbe anche la memoria firmata dagli ex giocatori del Siena e presentata in Procura. Ma come si spiegano allora le accuse di Carobbio? Solo acredine – sempre secondo Conte – tra tecnico e giocatore, impiegato poco nell'ultimo periodo al Siena. Tesi che saranno vagliate dalla Procura, così come la posizione del presidente del Grosseto Camilli, accusato da Turati, Joelson e Acerbis per le presunte combine delle partite Salernitana-Grosseto 3-4 e Ancona-Grosseto 1-1 del 2010. «Sono una persona per bene – ha spiegato Camilli – e non sono mai stato in galera, come invece i miei accusatori». Intanto la Procura di Bari ha chiuso le indagini su Bari-Lecce del maggio 2011. Secondo i magistrati il club salentino comprò il derby per 230 mila euro: al riguardo il 18 luglio la Procura federale ascolterà Pierandrea Semeraro, ex presidente del Lecce, ora a rischio retrocessione in Lega Pro. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
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SCOMMESSOPOLI: GLI INTERROGATORI Mezzaroma lo difende E la tesi di Carobbio comincia a scricchiolare di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 13-07-2012) ROMA. Un giorno atteso da tre mesi, praticamente da quando sono uscite le prime accuse di Filippo Carobbio e quel «Conte sapeva», che oggi pomeriggio il tecnico bianconero è chiamato a smentire in procura federale, nella trasferta più complicata della sua carriera calcistica. La difesa del tecnico punterà a scardinare l’accusa più grave, quella di una partecipazione attiva agli illeciti per le gare Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. I suoi legali (Chiappero e De Rensis) partiranno da un punto: Conte non ha mai preso parte a nessuna combine. Negli ultimi giorni serpeggia l’ipotesi di patteggiamento, ma i legali del tecnico fanno sapere che non sarà quella la base di partenza. Hanno in mano tutte le accuse di Carobbio, mancano solo le sei ore del suo ultimo interrogatorio dove non pare abbia alzato l’asticella. La procura potrebbe contestargli un’omessa denuncia (da 6 mesi a 1 anno di squalifica), quella patteggiabile anche a due terzi della pena. Conte potrebbe così strappare anche 2 mesi di squalifica e comunque non si tratterebbe di un’ammissione di colpa. Ipotesi impraticabile nel caso di illecito, che per patteggiare richiede la collaborazione. Diversi i punti di distanza tra le “verità” di Carobbio e quelle di Conte, che mirerà a scardinare la credibilità del pentito a partire dai rapporti non idilliaci tra i due (compreso un litigio tra mogli). Non solo, sembra che Carobbio ce l’avesse con il Siena per non essere stato confermato dopo la promozione in serie A. I legali dell’allenatore, faranno notare come tutti i componenti dello spogliatoio del Siena abbiano negato qualsiasi conoscenza delle combine. Oggi le audizioni anche di Sestu e Larrondo (oltre a Camilli e Da Costa): Palazzi cerca l’appoggio a Carobbio, ma il rischio è un’omessa denuncia collettiva. Per il caso Bologna-Portanova, la Figc ha convocato l’intero spogliatoio dei rossoblu, in questo caso si è limitata a meno della metà. Ecco perché per facilitare il compito a Palazzi, Conte fornirà una testimonianza giurata di tutto il Siena. Per lui giocano a favore le dichiarazioni di Coppola su Novara-Siena («Ho partecipato a quella riunione tecnica, e mi ricordo dell’emozione provata alle parole del mister che ci esortò a dare il massimo»), mentre le accuse di Carobbio a Stellini potrebbero proprio scagionare Conte nel caso il suo vice avesse agito a sua insaputa. Ieri ha deposto il suo ex presidente, Massimo Mezzaroma, al quale è stato chiesto delle due combine con Novara e AlbinoLeffe, e del presunto avvicinamento a Coppola (episodio smentito dal portiere) di un suo emissario per perdere con il Varese. Difficile - stando a Mezzaroma - visto che Coppola non giocava quel match. Negato anche il tentativo di corrompere Perna e Tamburini del Modena, appreso da Gervasoni da un amico kazako di Gegic. Mezzaroma avrebbe anche spiegato come Conte non gli avrebbe mai permesso di interferire nello spogliatoio. Per Palazzi Carobbio resta credibile, ma qualche dubbio inizia a circolare. ___ Conte e la partita decisiva E la difesa va all'attacco Alle 15 Palazzi interroga il tecnico della Juve tirato in ballo da Carobbio La strategia degli avvocati: acredine tra mogli e nessun riscontro di FRANCESCO CENITI & G.B. OLIVERO (GaSport 13-07-2012) Alle 15. L'orario è quello tipico delle partite italiane. E in un certo senso, pur non essendo sabato o domenica, quella di oggi a Roma è un «sfida» importante per Juve e, soprattutto, Antonio Conte. Dopo quasi 5 mesi dal momento in cui il suo nome è comparso in un verbale della Procura federale, il tecnico potrà difendersi e raccontare la sua versione. Lo farà, come abitudine, in attacco. Non limitandosi a respingere le contestazioni che arriveranno dagli 007 di Palazzi. Accuse pesanti basate solo sulle parole del pentito Filippo Carobbio. L'ex centrocampista del Siena, arrestato lo scorso 19 dicembre nell'inchiesta del calcioscommesse, ha chiamato in causa il suo vecchio allenatore per Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Accuse che sulla carta potrebbero portare a un deferimento per illecito e quindi a una possibile lunga squalifica. Accuse che gli avvocati di Conte (De Rensis e Chiappero) rispediranno al mittente. I legali hanno depositato delle indagini difensive corpose, tese a dimostrare come Carobbio (giudicato attendibile dalla Procura) avesse motivi di acredine nei confronti dell'allenatore. Un risentimento familiare che coinvolge la moglie. Questo è il punto di partenza. A seguire una serie di ricostruzioni per far vacillare le certezze dell'accusa che per ora non ha trovato sponde (leggi testimonianze). Nonostante questo la partita è aperta a qualsiasi soluzione. Pareggio compreso. Notte romana Ieri Conte e i suoi avvocati sono arrivati alle 17 nella Capitale. Subito dopo la delegazione juventina si è ritrovata per una lunga riunione. Gli avvocati hanno fatto il punto della situazione e tracciato la linea da seguire dinanzi alla Procura. Nessuno si aspetta tappeti rossi o una audizione morbida. Al contrario è probabile che gli 007 di Palazzi alzino la voce. Sarà una partita a scacchi. Ogni mossa dovrà valutare conseguenze e risposta della controparte. Di sicuro prima delle 15 le posizioni restano distanti: Palazzi senza ammissioni punta al deferimento di Conte (per illecito), la difesa entra convinta di poter portare a casa l'assoluzione. Scenari e il ruolo di Stellini È possibile una convergenza viste le premesse? Non è da escludere. Certo, la procura dovrebbe ammettere che il risentimento (e l'episodio della lite è stato documentato in modo preciso e difficile da smentire) potrebbe aver portato il pentito ad alterare quella accusa. Carobbio non perderebbe, quindi, lo status di «credibile». D'altra parte la difesa di Conte dovrebbe fare un passo «distensivo». Magari accettando una omessa denuncia e patteggiando una pena minima (tre mesi o due più forte multa). Siamo nel campo delle ipotesi. In questo quadro mancherebbe un tassello: al contrario di Novara-Siena, su AlbinoLeffe-Siena la Procura ha in mano dei riscontri. Alcuni giocatori dei lombardi hanno confermato le parole di Carobbio che però non accusa direttamente Conte, ma Stellini. Una sua eventuale ammissione modificherebbe lo scenario. Una cosa è certa: alle 15 la gara ha inizio. E Conte potrà dire la sua. Ritiro dimezzato Che quella di oggi sia una sfida importante lo si è capito ieri: il tecnico campione d'Italia nel primo giorno di ritiro ha solo assaggiato l'aria di Chatillon. Un paio d'ore: il tempo di arrivare, salutare lo staff della scuola alberghiera che si era messo in fila per applaudire la squadra, pranzare, risalire su una macchina e poi sull'aereo privato che da Aosta l'ha portato a Roma. Difficile capirne lo stato d'animo. Chi l'ha visto da vicino racconta di un uomo apparentemente tranquillo, che ha cercato di non trasmettere le proprie inevitabili ansie al gruppo che da un anno guida con fermezza. Conte ha salutato tutti dando appuntamento per domani mattina. Resta da capire con quale stato d'animo scenderà in campo. Forse quello che più lo ferisce è che qualcuno possa non credere alla sua innocenza. ___ Scommesse Il tecnico interrogato oggi da Palazzi. I legali non escludono il patteggiamento Conte, il giorno più lungo “Su di me Carobbio mente” di MATTEO PINCI (la Repubblica 13-07-2012) La trasferta romana, stavolta, vale più di tre punti. L’aereo da Chatillon a Roma è atterrato già ieri, una giornata di lavoro prima di una cena organizzata con alcuni tifosi juventini che volevano sostenere il tecnico, per mettere a punto gli ultimi dettagli di una difesa che oggi, alle 15, dovrà passare il test della Procura Federale: Antonio Conte, l’allenatore della Juventus campione d’Italia, è atteso alle 15 dagli uomini del procuratore Palazzi in via Po. Da tempo i legali del tecnico hanno pronta un’indagine difensiva approfondita, per rispondere alle accuse mosse dal giocatore Carobbio, che lo stesso Conte aveva allenato a Siena: «Ci rappresentò di stare tranquilli perché col Novara avevamo già raggiunto l’accordo per il pareggio », la più grave delle confessioni, relativa al prepartita di Novara-Siena del 1 maggio 2011. Parole di un pentito cui attribuire, secondo Disciplinare e Procura, «credibilità e coerenza». Una cosa è certa: la strategia difensiva dei legali De Rensis e Chiappero, già da ieri a Roma con Conte, punta a evidenziare attraverso un’indagine difensiva tutti i dubbi lasciati aperti dalle dichiarazioni rese da Carobbio, minandone magari la credibilità anche davanti agli uomini della Procura Federale. Non su tutta la linea, ma in merito alle dichiarazioni sull’attuale allenatore juventino, causa il rancore del giocatore nei suoi confronti dovuto a un rapporto conflittuale tra le rispettive mogli. Basterà? «Prenderemo in considerazione tutte le ipotesi nell’evoluzione del procedimento», il punto di vista dei legali di Conte in merito alla possibilità di un patteggiamento. La strada più semplice, seguendo le indicazioni che il processo sul primo filone ha suggerito, per limitare i danni scontando una squalifica modesta. L’alternativa, seguire la strada dell’estraneità, sfidando i potenziali capi d’imputazione che vanno dalla semplice omessa denuncia fino allo spettro dell’illecito sportivo. Per provare a vederci chiaro, in via Po cercano un soggetto terzo che possa confermare la versione del pentito: in questo senso vanno lette le convocazioni di altri due giocatori di quel Siena, verosimilmente indicati da Carobbio come possibili testimoni delle dichiarazioni del tecnico: Larrondo e Sestu, tra i convocati di quella gara. Verranno ascoltati tre ore prima che Conte faccia il proprio ingresso in Procura Federale. Due ore scarse di interrogatorio, ieri, non sarebbero bastate a Massimo Mezzaroma, presidente del club toscano, per sciogliere le accuse nei propri confronti. «Abbiamo chiarito tutto», le parole del numero uno del Siena lasciando gli uffici federali. In effetti, Mezzaroma non ha potuto che negare – ma a quanto sembra senza produrre documenti in grado di dimostrare l’infondatezza delle accuse – di aver dato dei soldi ai giocatori del Modena Tamburini e Perna per vincere l'incontro Modena-Siena, ma soprattutto gli addebiti riguardo la richiesta di un uomo vicino al club formulata al portiere Coppola di perdere la partita. Episodio non smentito dallo stesso Coppola. Delicata dunque la posizione della società: evitare un potenziale deferimento per responsabilità diretta, a questo punto, è sempre meno semplice. ___ Conte porta 15 testimoni Oggi l'allenatore si difende davanti ai federali Palazzi riceverà 15 testimonianze giurate di chi era alla riunione tecnica di Novara-Siena La linea del pool legale messa in pratica dopo la perquisizione nella casa del tecnico di EDMONDO PINNA (CorSport 13-07-2012) ROMA - Omessa denuncia. Si parte così, l’obiettivo è cancellare tutto, la Procura tenterà di metterlo alle strette. Antonio Conte è arrivato ieri sera nella Capitale, in compagnia dei suoi legali, direttamente da Chatillon, dove aveva aperto il ritiro della Juventus. Un lungo summit per preparare l’interrogatorio di oggi, a due passi da Piazza del Popolo, nello studio romano di uno dei suoi legali, la notte in un albergo non distante dalla Procura federale. Una notte di voci, compresa quella di un interrogatorio col favore delle tenebre. la linea difensiva dell’allenatore campione d’Italia, però, è già stata messa in atto subito dopo la perquisizione dei Carabinieri nella casa di Conte. Non screditare Carobbio, il grande accusatore, ma usare le sue stesse armi. DIFESA D’EFFETTO - Il pool legale di Antonio Conte ha messo in moto una macchina che ha coinvolto mezza Italia. Sulla scrivania del Procuratore federale arriveranno altre 15 testimonianze giurate di chi era presente alla oramai famosa riunione tecnica che ha preceduto Novara-Siena, terminata 2-2 e, secondo le accuse di Carobbio, combinata. Testimonianze che si vanno ad aggiungere agli altri otto tesserati del Siena che, a vario titolo, hanno già smentito le parole dell’ex attaccante senese. Una strategia adottata anche dal legale del Bologna per il caso-Portanova. Conte si difenderà così, negando di aver mai pronunciato quelle parole, per di più davanti a tutta la squadra, “sorretto” anche dal “giuramento” di queste 15 testimonianze giurate. E ce ne saranno altre di chi ha assistito allo “screzio” con la signora Carobbio (storia di permessi negati) e che sarebbero alla base dei risentimenti fra i due. Resta, però, bizzarro che qualcuno decida di vendicarsi usando uno scenario così “affollato”, col rischio di essere smentito ad ogni piè sospinto. L’ACCUSA - Ad accusare Antonio Conte è il pentito Filippo Carobbio. La partita segnata con il rosso è Novara-Siena, il suo ex attaccante dice al vice procuratore Piccolomini, al sostituto Quartarone e agli avvocati Antonella Arpini e Ettore Licheri il 29 febbraio 2012: «Ci fu un accordo per finire in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato (...) lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo già raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio» . Su queste parole, su quelle eventualmente dette in quella riunione tecnica, si giocherà la battaglia legale oggi e nei prossimi giorni. Ci sono sei giocatori toscani, più Faggiano e Perinetti, che hanno già negato tutto davanti ai federali. Altri quindici, presenti quel giorno, hanno fatto altrettanto, firmando le loro testimonianze. PUNTO CALDO - Il Siena sarà, comunque, l’argomento del giorno. Davanti agli 007 di Palazzi sfileranno, oggi, anche Marcelo Larrondo e Alessio Sestu, aggiunti appena 48 ore fa. Ovvero, dopo l’ennesimo interrogatorio di Carobbio, che martedì aveva non solo confermato ma anche puntualizzato quando già riferito a febbraio. Facile pensare come i due fossero alla riunione tecnica prima della partita contro il Novara e come abbiano qualcosa da dire o da dover spiegare. Lo faranno (non è un caso) proprio prima dell’arrivo di Conte, ed anche questo è un indizio. La stagione dell’allenatore della Juventus campione d’Italia comincia a Roma, negli uffici della Procura. L’obiettivo, cancellare l’incubo. Non sarà facile.... ___ Conte, pronto un dossier con 15 firme per smentire Carobbio Oggi il tecnico sentito in Procura Figc di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 13-07-2012) Lo sbarco a Roma. Poi, un lungo pomeriggio di riflessioni, approfondimenti, appunti: chiuso in uno studio legale del centro storico. Antonio Conte, oggi alle 15, busserà alla porta della procura della Federcalcio per smentire le accuse che lo rincorrono da tempo, da quando il suo ex giocatore Filippo Carobbio lo ha coinvolto nello scandalo scommesse. Molte le carte e i documenti che i legali dell’allenatore della Juve, all’epoca dei fatti sulla panchina del Siena, porteranno a conoscenza degli inquirenti federali. Per Carobbio, Conte sapeva, anzi, annunciò durante la riunione tecnica l’esistenza dell’accordo per il pareggio fra il Siena e il Novara (sfida del primo maggio 2011, 2-2). Otto fra tesserati o ex del club toscano hanno già smentito nei loro interrogatori in Figc la circostanza fatta mettere a verbale da Carobbio. Altri 15 giocatori di quel Siena lo hanno fatto su di un foglio, firmato da tutti, che i legali del tecnico campione d’Italia metteranno a disposizione degli investigatori federali. L’indagine difensiva messa in campo dal pool degli avvocati di Conte è cominciata nelle ore seguenti la perquisizione dei militari nella casa del tecnico del 28 maggio: alla raccolta di testimonianze contrarie ai racconti del pentito hanno partecipato legali di più fori proprio per dare il messaggio di indagini super partes. Per Carobbio, Conte sarebbe stato a conoscenza anche della combine per la sfida Albinoleffe-Siena del 29 maggio del 2011 (1-0 il risultato per i bergamaschi). «Mi viene da sorridere al solo pensiero che il mio ex allenatore possa essersi accordato per pareggiare o perdere qualche gara. Nessuno come Conte pensa soltanto a vincere...», in sintesi l’intervento spontaneo di ieri davanti agli investigatori della procura del presidente del Siena, Massimo Mezzaroma. Che ha negato con forza ogni ricostruzione fatta ai suoi danni prima da Carlo Gervasoni, l’altro grande pentito dello scandalo, poi dallo stesso Carobbio (la procura non ha ancora trovato riscontri tali da rafforzare l’ipotesi di responsabilità diretta per la società bianconera). Conte, questo pomeriggio, è chiamato a smontare le accuse nei suoi confronti. E’ sereno perchè convinto della propria, completa, estraneità ai fatti. Ritiene che ci sarebbero anche motivi di acredine personali: tutto nascerebbe dal divieto di Conte all’ex difensore del Siena di stare vicino alla moglie in dolce attesa saltando una partita. Fra la consorte di Conte e quella di Carobbio sarebbe nata, poi, una lite in pubblico: anche per questo caso, il pool difensivo del tecnico ha messo a disposizione di Palazzi numerose testimonianze. ___ Calcioscommesse La difesa di oggi in Figc Una raccolta di firme per salvare Conte Lo spogliatoio giura «Carobbio mente» di ANDREA ARZILLI (CorSera 13-07-2012) ROMA — Più di quindici firme per zittire il grande accusatore Filippo Carobbio e salvare Antonio Conte dalle beghe del calcioscommesse. Nel giorno dell'audizione in Procura Figc del tecnico bianconero, il piatto forte della difesa è la raccolta dei giuramenti, un intero spogliatoio che ha messo per iscritto quanto false e tendenziose siano state le rivelazioni del pentito nel riportare gli accadimenti della famosa riunione tecnica tenuta dall'allora allenatore del Siena poco prima della partita col Novara. Parole dette in maniera strumentale da Carobbio, obbligato a straparlare per ottenere lo sconto nel processo, il dubbio che gli avvocati di Conte sperano di insinuare. La tattica del giuramento collettivo può pagare, la storia del Pescara ne è la testimonianza più recente, e il pool di avvocati che ieri ha seguito Conte a Roma ha mobilitato tutti gli ex-Siena verso cui il tecnico pronunciò le frasi incriminate. Di strategia si è discusso ieri in serata nel summit in un ufficio legale del centro. Che cosa e come riferire, le possibili domande dei federali, i punti di forza e anche le tattiche da scartare. Tra queste ultime, il riferimento all'acredine personale di Carobbio nei confronti di Conte. I criteri della Procura sono spiegati nei primi deferimenti di Palazzi, che considera «credibili» i pentiti e scevre di «acredine personale», le loro versioni. Di lì non si passa. Solo ieri si è arrivati a fare delle scelte precise, ma il materiale dell'indagine difensiva ha cominciato a prendere corpo il giorno stesso della perquisizione in casa Conte, il 28 maggio. Tanti elementi raccolti, dallo studio dei verbali ai tracciati telefonici alle testimonianze degli screzi tra la signora Carobbio e la signora Conte. La partita è aperta e si gioca su due campi: la riunione tecnica col Novara e il presunto pari concordato con l'AlbinoLeffe, un accordo, dice Carobbio, di cui al Siena sapevano tutti. Ieri, infatti, è stato ascoltato Massimo Mezzaroma: «Ho chiarito tutto, ma non c'è niente da commentare», ha detto il presidente del Siena dopo le quasi due ore di interrogatorio. I federali non sono rimasti soddisfatti della sua deposizione, considerato che su di lui convergono i racconti de relato di Carobbio e di Gervasoni, si aspettavano una difesa più circostanziata della smentita totale. Ma per la responsabilità diretta e la retrocessione del club serve la pistola fumante, i pentiti potrebbero non bastare. ___ L'INCHIESTA Scommesse il giorno di Conte da Palazzi di STEFANO CARINA (Il Messaggero 13-07-2012) ROMA – All’uscita dagli uffici della procura federale, il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, è sembrato quasi sollevato: «Ero sereno prima e lo sono ancor di più adesso». Poco meno di due ore, trascorse in compagnia dei suoi legali, Paolo Rodella e Emilio Ricci (penalista), con il vice procuratore Carlo Loli Piccolomini. Quattro le gare incriminate: Siena-Varese, Albinoleffe-Siena, Novara-Siena e Modena-Siena dove sarebbe avvenuto il presunto passaggio di denaro che Gervasoni riferì di aver appreso da Gegic, che a sua volta lo aveva saputo da un suo amico kazako. Mezzaroma ha chiarito punto per punto, spiegando di non fare il presidente di professione, vista l’attività d’imprenditore, e di vivere la realtà di Siena in modo secondario (la sua presenza in città avviene quasi sempre il giorno della partita). Ha poi precisato come non sia sua abitudine avere contatti con la squadra negli spogliatoi. Tra l’altro, ha sottolineato, conoscendo Conte non gli sarebbe stato nemmeno permesso. Ha più volte ripetuto di non riuscire nemmeno ad immaginarsi l’allora tecnico del Siena che comunica presunte combine ai calciatori, visto che l’allenatore ha sempre dimostrato di voler vincere addirittura le amichevoli, figuriamoci quando il primo posto in classifica gli avrebbe regalato un importante premio in denaro. Riguardo a Coppola (che secondo Carobbio prima di Siena-Varese sarebbe entrato negli spogliatoi dicendo di esser stato avvicinato «da una persona vicina al presidente, che mi ha chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita») ha replicato con la più semplice delle osservazioni: per manipolare una gara (che poi finì 5-0, ndc) si sarebbe affidato ad un calciatore che nemmeno giocava? A quel punto non si è fatto attendere il nuovo affondo della procura, che ha chiesto il motivo per il quale Carobbio si sarebbe allora inventato tutto. In questo caso, Mezzaroma ha replicato di esser giunto ad una doppia conclusione: così facendo ha certamente goduto di sconti di pena ma l’astio covato per esser stato allontanato una volta raggiunta la serie A (il calciatore venne venduto, dopo resistenze, allo Spezia in C1), è l’unica, reale spiegazione che si è riuscito a dare. E oggi tocca a Antonio Conte che è giunto nella capitale già ieri pomeriggio, trascorrendo un paio d’ore nello studio Chiappero per definire i dettagli della linea difensiva. I suoi legali partiranno dalle parole del pm di Cremona, Di Martino – «A livello penale la posizione di Conte è marginale» – per poi far leva sui rapporti non idilliaci con Carobbio (sarebbe stato un rischio troppo grande parlare in sua presenza) e sul fatto che i calciatori sinora convocati (Ficagna, Pesoli, Terzi, Vitiello e Coppola) hanno sempre negato le parole del grande accusatore. Esiste una possibilità (anche se i legali negano) che l’allenatore possa patteggiare la pena. Molto dipenderà da cosa gli verrà contestato: se illecito o omessa denuncia. Qualora fosse la seconda, non sarebbe un’ipotesi da escludere (ciò avverrebbe solo dopo l'eventuale deferimento), visto che il codice di giustizia sportiva prevede una riduzione di pena per chi collabora che può essere anche di 2/3. Considerando che si parte da un minimo di 6 mesi, la sanzione diventerebbe minima, magari aggravata da una pena pecuniaria. ___ TEMPI LUNGHI: LA SERIE A PUÒ SLITTARE Calcioscommesse, è il giorno di Conte La difesa punta su una lite tra mogli «È la “vendetta” del pentito Carobbio per i pessimi rapporti tra le famiglie» di MARCELLO DI DIO (il Giornale 13-07-2012) Il pool del pm federale Stefano Palazzi sta per entrare nell’ultima fase delle audizioni del calcioscommesse, che dovrebbe sancire i tempi dell’inizio del secondo processo. Che non sarà prima della fine di luglio, scavallando così il termine (venerdì20) per le iscrizioni delle squadre italiane alle Coppe Europee. D’altronde il presidente federale Abete ha dato al momento ampie assicurazioni agli eventuali club deferiti, sottolineando come i casi di esclusione verranno decisi solo in caso di responsabilità diretta e non oggettiva. Anche se le eventuali sanzioni dovrebbero riguardare comunque la stagione passata per il principio dell’afflittività. Si andrà dunque per le lunghe, visto che la Procura continua a navigare a vista, tappa dopo tappa in base ai documenti forniti dalle Procure. I tempi si dilateranno fino almeno a Ferragosto, ma Abete non metterà pressione agli organi di giustizia sportiva che stanno per chiudere il primo processo (il dispositivo della Corte di Giustizia federale arriverà probabilmente sabato, con pochi ritocchi rispetto alle decisioni della Commissione Disciplinare). In Federcalcio non c’è preoccupazione: l’eventualità di uno slittamento del campionato magari di una settimana verrà presa in esame più avanti. Intanto le squadre degli 007 federali, momentaneamente esaurito il filone napoletano con le audizioni di De Sanctis, Cannavaro, Grava, Mascara e Mazzarri, sono tornate a concentrarsi sul filone cremonese. Dopo gli interrogatori-fiume di martedì con Masiello e Carobbio, uno dei «pentiti» ritenuti più affidabili dalla Procura federale, e quello di ieri con il presidente del Siena Mezzaroma («Chiarito tutto»), oggi sarà il turno di Antonio Conte. La difesa dell’allenatore della Juventus si concentrerà sui cattivi rapporti tra le famiglie di Conte e del suo ex calciatore. Ai tempi di Siena, Conte non avrebbe concesso a Carobbio un permesso per andare ad assistere al parto della moglie, convocandolo per una partita. Per questo motivo la signora Carobbio durante una festa avrebbe apostrofato la moglie di Conte. In questa ottica Carobbio avrebbe tirato in ballo nel calcioscommesse Conte per vendetta. L’allenatore juventino, se deferito per la presunta omessa denuncia, potrebbe chiedere il patteggiamento. Le audizioni dovrebbero chiudersi martedì(lunedì sarà il turno di Ranocchia e Bonucci), poi Palazzi preparerà i deferimenti e avrà bisogno di almeno una decina di giorni. Ecco perché il processo vivrà il clou non prima di agosto. Tempi stretti, si diceva a fine aprile. Ma la giustizia sportiva se la sta prendendo comoda per avere un quadro il più chiaro possibile. Un’altra estate calda, ma la sensazione è che non avremo verdetti stile Calciopoli. Almeno per i club, mentre i tesserati verranno stangati. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
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Mezzaroma nega tutto Il Siena resta in ansia Il presidente si difende, ma la Procura federale ha identificato l'uomo che avrebbe chiesto a Coppola di perdere col Varese di GAETANO IMPARATO (GaSport 13-07-2012) Massimo Mezzaroma se l'è sbrigata in neanche due ore. L'interrogatorio del presidente del Siena è durato molto meno del previsto, la sensazione palpata appena uscito dagli uffici della Procura federale è che abbia parlato poco o niente. O comunque smentito tutto e tutti in gran fretta. Tant'è che difficilmente gli 007 di Palazzi lo riconvocheranno. Mezzaroma doveva difendersi dalle accuse di Carobbio (suffragate indirettamente dal portiere Coppola ieri l'altro) su Siena-Varese e poi da quelle di Gervasoni, che lo tirava in ballo per Modena-Siena dove — secondo una ricostruzione doppiamente indiretta del pentito — avrebbe pagato due avversari per assicurarsi la vittoria. Ma l'impressione è che, oltre a una memoria difensiva presentata dall'avvocato Paolo Rodella (ieri l'accompagnava all'interrogatorio), non ci si sia addentrati nei dettagli e nella dinamica dei fatti che a Mezzaroma vengono imputati. Quindi sì e no sfiorati AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena, le due gare in cui viene accusato Conte. Ottimismo forzato Circondato da giornalisti e telecamere (una gli sbatte anche sul capo), il presidente del Siena svela nulla e regala battute. Quando gli chiedono se abbia chiarito tutto, regala uno striminzito: «Sì, ma non c'è nulla da commentare». Alla fine, le parti sono rimaste sulle rispettive posizioni: tutto, ora, è delegato alla fase dibattimentale. Anche se nulla è scontato, come dimostra la grande prudenza dei procuratori di Palazzi: né il deferimento del padrone della società toscana, né conseguentemente quello del Siena per «responsabilità diretta». Balordo o dirigente? Come detto, due le gare che vedono Mezzaroma chiamato in causa. Per Siena-Varese, secondo Carobbio, il presidente avrebbe mandato un suo uomo a convincere Coppola a perdere la gara, con il portiere che, abbastanza sconvolto, corse a svelare la cosa ai compagni. Coppola, nell'audizione di mercoledì, avrebbe confermato il contatto con quello che riteneva un balordo, un personaggio inattendibile che non prese nemmeno in considerazione. Per l'accusa, invece, quel personaggio potrebbe essere Pier Paolo Sganga legato al club toscano, con tanto di cariche ufficiali: componente del Cda e delegato agli affari generali. Ma ancora la procura non ha definito tutta la ricostruzione e la credibilità dell'ipotesi. Mezzaroma sarebbe stato comunque davvero il mandante dell'invito a perdere? Larrondo e Camilli Oggi ci saranno altri interrogatori «toscani». Ancora due testi del Siena, Larrondo e Sestu, l'atteso Antonio Conte, ma anche Piero Camilli, presidente del Grosseto. Camilli è chiamato in causa da alcuni giocatori che, nell'inchiesta di Cremona condotta dal procuratore Roberto di Martino, avevano raccontato di alcune combine, come Salernitana-Grosseto, svelata nei dettagli da Turati proprio mercoledì pomeriggio in via Po. ___ L’INTERROGATORIO Siena e Conte garantisce Mezzaroma Il presidente agli 007: «Il tecnico è un esasperato della vittoria, non può fare combine» di EDMONDO PINNA (CorSport 13-07-2012) ROMA - Massimo Mezzaroma si salva, salva il Siena e forse pure Conte. Il mister X del Kazakistan, il pallore di Coppola, le parole di Stellini. Parole di Gervasoni, parole di Carobbio, che sembrano però non più a tenuta stagna, pur essendo i due pentiti altamente credibili. Forse, un mezzo punto per la difesa. Forse, perché la battaglia (legale) sarà ancora lunga. Il club toscano rischiava (rischia?) la serie B, il coinvolgimento del presidente (vale anche per un dirigente con potere di firma) porta sempre alla retrocessione. Mezzaroma, però, accompagnato dal suo legale di fiducia, Paolo Rodella, ha respinto tutte le accuse davanti alla Procura federale. Fornendo un assist al suo ex tecnico (che sarà interrogato oggi): «Conte che vende una partita? Mi viene da ridere, lui è un esasperato della vittoria» . CATENACCIO - Massimo Mezzaroma è arrivato alle 9.59 in via Po. Ad attenderlo, il vice procuratore Squicquero e l’avvocato Giampaolo Pinna. Quattro le contestazioni, ha respinto ogni addebito. Le più gravi, secondo l’accusa: Modena-Siena 0-1 (Gervasoni disse che «Gegic riferì di aver appreso da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede dei soldi ai giocatori del Modena Tamburini e Perna per vincere l'incontro» , però i due modenesi, a Palazzi, hanno negato tutto) e Siena-Varese 5-0 (ne parlano sia Gervasoni, che cercò Carobbio per la combine, sia lo stesso Carobbio, che riferì che «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita e gli aveva detto che il presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta. Intendo riferirmi al presidente Mezzaroma (... ) In seguito ho appreso da Stellini (vice di Conte, ndr) che la proposta era stata fatta da Mezzaroma anche allo staff tecnico e anche loro si erano rifiutati» ). In più c’è Albinoleffe-Siena 1-0 (indiziata per un’eventuale responsabilità diretta, visto che Carobbio riferisce che «in settimana si parlò molto tra calciatori, allenatore e società dell’accordo raggiunto con l’Albinoleffe» ) e Novara-Siena, per la quale è stato chiesto conto anche del comportamento di Conte. Accuse o ipotesi d’accusa respinte, così come eventuali motivi di risentimento di Carobbio nei suoi confronti (se non, forse, l’essersi ritrovato dalla serie A conquistata col Siena allo Spezia in C1). Troppo poco. Forse. ___ Scommesse Ieri l’interrogatorio del presidente del Siena. Oggi tocca a Conte, Larrondo e Sestu Mezzaroma non convince la Procura di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 13-07-2012) Davvero Massimo Mezzaroma ha scommesso e comprato alcune partite del Siena? Il sospetto nato dalle confessioni dei pentiti Filippo Carobbio e Carlo Gervasoni sembra non aver trovato risposte convincenti nell’audizione del presidente bianconero. E ora il Siena rischia grosso. «Sereno e tranquillo» all’arrivo negli uffici della Procura federale, dopo quasi due ore d’interrogatorio Mezzaroma ha spiegato in modo sintetico di aver «chiarito tutto». Le risposte fornite dal presidente su quanto affermato da Gervasoni («Gegic mi riferì di aver appreso da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede dei soldi a Tamburini e Perna per vincere l'incontro Modena-Siena del 26 febbraio 2011, terminato 0 a 1») e soprattutto da Carobbio sulla partita Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011 («Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita») sembrano però non aver convinto appieno i collaboratori di Palazzi. Oggi la Procura cercherà nuovi riscontri sul Siena ascoltando i calciatori Larrondo e Sestu, ma soprattutto l'ex tecnico Antonio Conte, la cui audizione è prevista nel pomeriggio. L’attuale allenatore della Juventus - arrivato ieri a Roma accompagnato dagli avvocati Chiappero e De Rensis - è stato chiamato per far luce sulle accuse mosse nei suoi confronti da Carobbio: le partite sotto osservazione sono la già citata Siena-Varese, Albinoleffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 e soprattutto Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio»). In giornata la Procura ascolterà anche Fabio Giacobbe (amico del pentito Masiello), il calciatore della Sampdoria Da Costa e soprattutto il presidente del Grosseto Piero Camilli, tirato in ballo da Turati e Joelson per le presunte combine di Salernitana-Grosseto 3-4 e Ancona-Grosseto 1-1 dell'aprile 2010: accuse pesanti per il club toscano, a forte rischio così come il Siena. -
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mercato in Rosso IL CALCIO SPAGNOLO FA I CONTI CON LA GRANDE CRISI. FINALMENTE di FILPPO MARIA RICCI (GaSport 13-07-2012) Non sono più i tempi della Movida. Richiamata all'ordine da numeri spaventosi, misure economiche di drastica brutalità e costosissime iniezioni di denaro straniero, la Spagna ha smesso di far festa. Anche nel calcio. Alla chiusura del mercato estivo manca più di un mese e mezzo ma i segnali sono inequivocabili: sinora i 20 club della Liga hanno speso in tutto 32 milioni di euro, meno di un decimo dei 346 milioni investiti la scorsa estate. La cifra è ovviamente destinata a crescere, è lecito aspettarsi un colpo medio-grande del Madrid (Luka Modric?), e movimenti da parte del Malaga, che ha alle spalle uno sceicco e di fronte un preliminare di Champions League, e probabilmente anche dal Barça, ma per molti altri club il mercato è già chiuso: l'Atletico che lo scorso anno aveva incassato 67 milioni spendendone 68 oggi ne ha investito uno per Diaz prendendo gratis Rodriguez e l'ex interista Emre. Nonostante abbia venduto Dominguez (in Germania) per 8 milioni. Il Valencia che nel 2011 aveva speso quasi 32 milioni quest'anno si ferma a 6, otto in meno dei 14 incassati dal Barcellona per Jordi Alba (nella foto Reuters, la presentazione con il presidente Rosell), sinora il colpo più caro del mercato spagnolo. Restando in ambito Barcellona (che un anno fa ha preso Fabregas e Sanchez per 60 milioni) due appunti. Ha perso Keita, un uomo che Guardiola considerava fondamentale, per ragioni fiscali: il maliano aveva il contratto in scadenza ed è andato in Cina rinunciando alla gloria per i soldi di un contratto che il Barça non può più permettersi. Sinora i catalani pagavano il 24% di tasse sugli emolumenti dell'africano, in caso di rinnovo avrebbero dovuto pagare il 52% per l'abolizione della «legge Beckham», pensata per favorire l'ingresso dei cervelli stranieri e costata al fisco spagnolo quasi 50 milioni solo per i contratti di Kakà e Ronaldo (il cui rinnovo, col nuovo regime fiscale, sarà dolorosissimo per il Madrid). Il Barça ha perso anche l'appoggio delle banche che questa primavera hanno risposto no alla richiesta di un nuovo mutuo. I prestiti stanno condizionando anche il Real Madrid: nel 2009 Caja Madrid, che negava finanziamenti a chiunque, concesse a Florentino Perez 76 milioni di euro. Grande scandalo, attutito dal clamore delle presentazioni di Kakà e Ronaldo. Caja Madrid è finita nel pozzo senza fondo chiamato Bankia e col crack di quest'ultima si è persino parlato di un possibile passaggio dei cartellini dei due giocatori alla Banca Centrale Europea. Non succederà, ma intanto il 3 luglio il Madrid, che sinora aveva pagato solo gli interessi, ha versato 25 milioni di euro per la prima rata di rientro del prestito di cui sopra e non sembra navigare nell'oro (come lo stesso Perez, alle prese con un periodo economicamente nero). Dopo aver vissuto per anni ballando allegramente sopra le righe del pentagramma economico, ignorando o nascondendo pendenze con il fisco (quasi 900 milioni di euro), stipendi non pagati, debiti in crescita vertiginosa e amministrazioni controllate in serie, il calcio spagnolo fa i conti con la crisi. Era ora. ___ L’OSSERVATORIO Il conto molto salato del calcio italiano di GIANFRANCO GIUBILO (IL TEMPO 13-07-2012) Alla fine, il calcio italiano è obbligato a onorare il conto. Quello che gli hanno presentato decenni di gestione del professionismo affidati a dilettanti allo sbaraglio, la classe dirigente di club illustri incapace di esprimere un governo autonomo e responsabile. Si perdono nella notte dei tempi tutte le occasioni perdute, tutte le priorità allegramente ignorate, tutti i reali problemi elusi all’insegna del tirare a campare, senza considerare quanto ci si avvicinasse al passo estremo. Sarà una casualità, ma da noi la sola società in grado di operare sul mercato con reali ambizioni è la Juventus, unica a godere del privilegio di un impianto di proprietà. Tutti gli altri hanno privilegiato altre scelte, che hanno anche prodotto qualche traguardo tecnico rilevante, come il «triplete» interista, ma senza curarsi del futuro. Quando le carovane di cammelli si sono fermate nelle nostre invitanti oasi, ne sono uscite con i forzieri meno pesanti, ma con oggetti di straordinario pregio. Del resto, che cosa si pretendeva da dirigenti che per trent’anni si erano rassegnati a fare a meno dei soldi di sponsors prestigiosi, perché la Federcalcio imponeva di difendere la purezza delle magliette, scritte rigorosamente vietate. Occasionale che, praticamente da sempre, chi guidava la Lega fosse anche nell’organico federale, gli stessi personaggi al servizio di due entità che dovevano trovarsi in istituzionale conflittualità. Sarebbe bastato, per avere anni e anni di sovvenzioni industriali, opporre agli ukase federali la minaccia di disertare la schedina del Totocalcio, vita e risorsa di tutto lo sport nazionale. Che non sarebbe sopravvissuto se il popolo avesse dovuto scommettere su Vogherese-Vado Ligure. Senza impianti, umiliati dalla ineccepibile funzionalità palesata da ucraini e polacchi che avevano indotto l’Uefa a cestinare il labile progetto italiano, siamo di fronte all’esigenza di vendere i pezzi pregiati del salotto buono del Louvre gestito dagli sceicchi. Avremo un campionato di medio livello, con inevitabili riflessi anche sugli impegni europei, ormai gli stranieri veramente di alto rango scelgono altre destinazioni, per una barca di soldi si può anche fare a meno del sole amico, delle serenate, perfino degli spaghetti. Sarà dura, per i bravi ragazzi, ma sopravviveranno. -
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Terza stella, ora Agnelli rischia il deferimento Ha detto di non riconoscere il conteggio degli scudetti della Figc. In caso di processo potrebbe anche essere squalificato, ma fin qui la Procura non gli ha mai chiesto conto degli attacchi contro Abete di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.IT 12-07-2012) La sortita di Andrea Agnelli sull'aritmetica degli scudetti diversa da quella della Figc potrebbe costare al presidente della Juventus un deferimento per dichiarazioni lesive del prestigio, della reputazione e della credibilità dell'istituzione federale. Agnelli ha usato poca diplomazia per spiegare la scelta di oscurare le due stelle dalla maglia juventina della prossima stagione sostituendole con la scritta '30 sul campo'. Un'esigenza dettata forse anche dal malcontento serpeggiante nel popolo bianconeri e in particolare nelle frangie più decise nel voler rivendicare i titoli cancellati da Calciopoli e che hanno giudicato la decisione di non mettere la terza stella come un passo indietro dopo me di battaglie e dichiarazioni. La spiegazione fornita da Agnelli è suonata, dunque, come una nuova dichiarazione di guerra ad Abete: "Abbiamo preso le due stelle e le abbiamo tolte perché non riconosciamo più il conteggio della Federazione" ha detto chiarendo poi a cosa si riferisse perché non restassero dubbi. "Noi contiamo i nostri titoli: uno, due ,tre e... arriviamo a 30. La Figc parte e a un certo punto ne salta due e si ferma a 28" è l'aritmetica diversa che affonda le radici come ovvio nella scelta di non revocare lo scudetto 2006 all'Inter. Una delegittimazione completa della Federcalcio e dei suoi atti a partire dalla delibera che nel maggio del 1958, proprio su proposta della Juventus, spinse il Consiglio Federale a istituire "un particolare distintivo di cui possono e potranno fregiarsi le società che abbiano vinto 10 campionati di Divisione Nazionale Serie A", per finire con la dichiarazione di incompetenza del luglio scorso sull'esposto relativo a Calciopoli. Il Codice di Giustizia Sportiva fa riferimento ai rapporti tra società, tesserati, dirigenti e organi istituzionali in un paio di passaggi. Nell'articolo 1 ('Doveri e obblighi generali') obbliga i primi "all'osservanza delle norme e degli atti federali" e a comportarsi "secondo principi di lealtà, correttezza e probità". All'articolo 5 ('Dichiarazioni lesive') si specifica che qualora le dichiarazioni "ledano direttamente o indirettamente" prestigio e credibilità dell'istituzione federale scatta il deferimento e il processo a meno che l'autore della dichiarazione non sia in grado di "provare la verità dei fatti". Per capire sono gli articoli per cui in passato sono stati spesso deferiti e squalificati presidenti 'focosi' come Prezioni, Lotito o Zamparini per aver messo in dubbio la buona fede di arbitri e Figc dopo qualche direzione di gara controversa. Dichiarando di non riconoscere l'aritmetica della Federazione Agnelli si è forse spinto oltre e in ogni caso ha aperto un nuovo fronte di polemica con il presidente Abete che aveva avallato la scritta '30 sul campo quasi come onorevole compromesso tra la guerra totale rappresentata dall'indossare la terza stella e una resa senza condizioni da parte della Juventus. Sarà la Procura federale a decidere se esistono gli estremi per il deferimento di Agnelli che rischia un'ammenda da 2.500 a 50.000 euro o - se la critica fosse giudicata grave - una squalifica fino all'inibizione a tempo a ricoprire qualunque carica federale o rappresentare la Juventus nelle sedi istituzionali. Nulla di irreparabile, ma si tratterebbe di un gesto dal grande valore politico. In passato gli attacchi verbali alla Figc da parte dei dirigenti juventini sono stati tollerati. Nel maggio scorso, ad esempio, nessuno chiese conto ad Agnelli del tweet al veleno contro Abete: “Se dopo un anno dalla presentazione del nostro esposto nessuno si muove evidentemente è perché qualcuno ha la coscienza sporca”. Va anche detto che non esiste alcun obbligo di mettere sulla maglie le stelle ma solo la possibilità così come sancito dalla delibera del 1958. Anche il regolamento della Lega non cita in alcun passaggio la questione. Sul tavolo c'è la causa da 443 milioni di euro per il risarcimento dei danni provocati dalle sentenze dell'estate del 2006 al centro anche del tentativo di mediazione promosso dal presidente del Coni Petrucci e fallito in inverno. Una partita delicata e che fin qui ha evidentemente consigliato prudenza agli organi federali. Ora però Agnelli ha esplicitato la sua delegittimazione del massimo organismo del calcio italiano. Potrà la Figc girarsi dall'altra parte e fare finta di niente? ___ GaSport 13-07-2012 ___ IL TEMPO 13-07-2012 ___ Quelle frasi di Agnelli e il disagio Figc art.non firmato (TUTTOSPORT 13-07-2012) COME era “aritmeticamente” prevedibile, in Federcalcio non hanno apprezzato la gratuità dell’ironia di Agnelli sui trenta scudetti e sulla diversa tipologia di conteggio tra Torino e Roma. Un disagio contenuto, certo, perché dal presidente Abete in giù tutti si sono imposti di non alimentare polemiche a distanza e di abbassare il profilo dello scontro. Al punto che i federali non hanno voluto rendere noto che nelle settimane scorse anche loro hanno dato l’ok a Fifa e Uefa per la scritta “30 sul campo” collocata sotto il logo. Piccole baruffe, insomma, fini a se stesse. Secca invece la smentita sulle voci circolate nel pomeriggio di ieri che davano Agnelli deferito: qualcuno le avrebbe bollate come “minchiate”. ___ MAILBOX il Fatto Quotidiano 13-07-2012 ___ Le figurine di Agnelli di Libeccio (indiscreto 13-07-2012) Il presidente della Juventus Andrea Agnelli ha dichiarato che non riconosce il sistema di conteggio della Federazione Italiana Calcio e che in ragione di tale nuova e cervellotica posizione, ha ritenuto di non apporre alcuna stella sulla maglia della Juventus fresca vincitrice del Campionato italiano di calcio. E come se alla fine di una partita qualcuno che ha perso 3 a 1 dicesse: “Siccome il mio gol vale 4, ho vinto con un gol di scarto”. Prima aveva deciso di scrivere sulle maglie (neanche fosse una recita di fine anno) “30 sul campo”. Si vede che è abituato a fare un po’ come gli pare, il rampollo Agnelli. Del resto le vecchie abitudini di famiglia sono ben difficili da cambiare. Un altro che fa un po’ come gli pare è Sergio Marchionne che di fronte ad una sentenza di un Tribunale italiano che reintegrava al lavoro un certo numero di operai ha sostanzialmente detto: e chi se ne frega. In realtà l’uscita “estiva” di Andrea Agnelli è sembrata a tutti quella che effettivamente è: una frenata improvvisa ai proclami molto arroganti sulle tre stelle e al fatto che per mesi la gran assa della comunicazione Juve abbia suonato proprio questo genere di musica. Deve essersi reso conto (Agnelli) che si stava mettendo in una brutta situazione dalla quale difficilmente poi sarebbe uscito e quindi ha pensato bene di cambiare completamente strategia attraverso una ritirata abbastanza rabberciata. Se non vinco non gioco ed anche se non posso mettere il numero di stelle che meglio mi aggrada preferisco non mettere nulla, è la sintesi che si può trarre dalla vicenda. Del resto il giovane (per gli standard italiani) Agnelli non è nuovo a certe magre figure che tentavano di ribaltare la situazione di Calciopoli a vantaggio della Juventus da lui considerata (e come poteva essere altrimenti) l’unica vittima, l’agnello sacrificale, il vaso di coccio tra quelli di ferro, l’unica società al mondo sulla quale una torbida macchinazione aveva giocato ai fini di una cancellazione della società dal calcio che conta grazie ad una velenosa trappola organizzata dai poteri forti del calcio italiano. Una barzelletta insomma, che però in parte è stata accreditata dai giornali amici, dalle tv collaterali, da opinionisti che probabilmente tengono famiglia come la tenevano ai tempi di Moggi. E le famiglie, si sa, con il crescere aumentano anche i bisogni. La Juventus ha chiesto alla FIGC ben 443.725.200 euro per i danni ingiustamente patiti a “seguito dell’illecita condotta tenuta” tesa a penalizzarla, favorendo altre squadre (l’Inter). La Juventus ha chiesto anche il commissariamento della Federazione. Sul tema nei giorni scorsi è circolata una indiscrezione rilanciata dal settimanale L’Espresso - secondo la quale la Corte dei conti del Lazio depositerà a breve l’atto di conclusione dell’inchiesta che non si esprime proprio nel senso auspicato dal Presidente Juventus: la Figc non può essere ritenuta responsabile proprio di nulla e di qualsivoglia danno erariale per la decisione assunta il 18 luglio 2011 quando, affermando la sua incompetenza a decidere sulla richiesta della Juventus di revocare all’Inter lo scudetto del 2006, aveva di fatto dichiarato la sua non titolarità sul tema. La Juve aveva chiesto di verificare se, a causa della sua azione, o meglio in questo caso della sua omissione, la Figc, che agiva per conto della pubblica amministrazione in quanto inserita in un suo apparato organizzativo come il Coni, fosse derivato un danno allo Stato. Da quanto asserisce l’Espresso, pare proprio di no. E’ da dire che la sentenza non è ancora stata emessa, quindi aspettiamo fiduciosi (non sappiamo in cosa, però). La Juventus si era anche rivolta all’Uefa per verificare se i comportamenti tenuti dalla Figc fra il 2006 e il 2011 fossero conformi ai principi dell’Uefa stessa e se la Federazione non avesse peccato di inerzia nell’indagare; e di conseguenza di verificare se fosse il caso di escludere dalla Champions League l’Inter, che nella relazione di Palazzi era stata accusata di aver violato l’art. 6 del CGS, quello relativo all’illecito sportivo. Su questo punto il Disciplinary Board dell’Uefa aveva chiesto alla Figc chiarimenti in merito alle azioni intraprese. L’esito della questione si è tradotto nella archiviazione dell’esposto della Juventus per non sussistenza e non competenza dell’Uefa. In più il Tribunale dell’Unione europea, con ordinanza nella causa T- 273/09, aveva già rigettato un ricorso presentato dall’associazione “Giulemanidallajuve” che contestava le sanzioni imposte alla Juventus nel 2006. Per contrastare queste sanzioni, l’associazione “Giulemanidallajuve” (crediamo esista veramente, non è uno scherzo) aveva presentato una denuncia alla Commissione europea, ottenendone però nel 2009 un respingimento per mancanza di interesse legittimo da parte dell’associazione e per insussistenza di un interesse comunitario sufficiente per proseguire con ulteriori indagini. Secondo la Commissione, infatti, l’associazione non rappresenta gli interessi della Juventus, non agisce in nome di quest’ultima e non è riuscita a dimostrare una lesione degli interessi economici dei suoi membri. Le infrazioni allegate non sono inoltre tali da incidere sul commercio intracomunitario e sul funzionamento del mercato unico. Contro questa bocciatura, l’associazione aveva presentato ricorso al Tribunale Ue, che però ha confermato su tutta la linea la posizione della Commissione respingendo il ricorso. Insomma, sconfitte una dopo l’altra sanciscono la donchisciottesca battaglia di Andrea Agnelli per cancellare la vergogna di calciopoli e le provate malefatte della Società che rappresenta. Dopo lo scudetto si era anche spinto a far montare un trenta gigante sopra l’ingresso della sede sociale a Torino. Ma anche qui alla fine ha fatto marcia indietro anche se con doppio avvitamento carpiato. L’aspetto paradossale della vicenda è che la Juventus di Andrea Agnelli ha vinto sul campo e che soprattutto ha buone possibilità di continuare a farlo nei prossimi anni. L’ultima figura, anzi figurina viste la pochezza delle argomentazioni, dell’erede Fiat (o di quel che ne rimane) è proprio questa: screditare un sistema in cui sta vincendo e i cui dirigenti fanno a gara nel non rispondere alle sue provocazioni. -
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L’analisi In un mercato al risparmio nei prossimi anni prevarranno non i più bravi, ma i più ricchi La sobrietà travolta dai club vincenti e indebitati di MARIO SCONCERTI (CorSera 12-07-2012) L'Associazione calciatori facendoci sapere che gli stranieri in Italia sono ormai quanto gli italiani, ha fornito tra le righe un dato molto più grave e importante: che i tesserati in serie A sono 757, cioè 38 a squadra. Questo significa che ogni società in media paga due squadre ogni stagione, una che la domenica gioca o va in panchina e una che sta a guardare. Se l'Associazione avesse fatto un po' di conti avrebbe scoperto che quasi l'intero deficit annuale del calcio è fatto dagli stipendi dei calciatori che non giocano. Il problema non è dunque la nazionalità del calciatore, ma il fatto che i calciatori siano in ogni squadra quattro per ogni ruolo. È questa la grande calamità che il mercato non può aiutare a risolvere. Se ci sono troppi calciatori, nessuno compra e nessuno vende davvero. Il numero non cala mai. Per tentare di uscirne molti club hanno cominciato a regalare i giocatori. Julio Cesar e Forlan sono gli esempi più attuali, ma alcuni pensionamenti importanti al Milan hanno avuto la stessa origine. Per alleggerire i monti-ingaggi, molte società lasciano andare in scadenza i contratti, anche quelli importanti. La crisi economica ha fatto il resto, si è abbattuta infatti sul calcio da due direzioni opposte: dalla parte del consumatore (lo spettatore-tifoso) e soprattutto da quella dell'imprenditore presidente che ha visto entrare in difficoltà la sua attività originale, quella vera, che gli permette di divertirsi con il calcio. Tutto questo sta producendo alcuni risultati importanti. Un parziale livellamento tecnico inevitabile e un abbassamento dei compensi dei calciatori quasi sconosciuto. Negli ultimi vent'anni, dalla legge Bosman che ha aperto le frontiere, all'inizio dei pagamenti per i diritti televisivi, gli stipendi dei giocatori sono andati crescendo senza limiti. Ogni nuova entrata è sempre finita nelle loro buste paga. Per la prima volta adesso si sta cercando di mettere un freno, non solo in Italia. In tutta Europa il mercato è decisamente fermo. Anche Van Persie è sempre lì. Per la prima volta anzi si pensa di cedere i migliori pur di ridurre le spese (la vecchia sindrome Ibrahimovic). È una grande novità che sarà però travolta dalla forza senza limiti di sceicchi e petrolieri, una decina di società che vogliono e possono rilanciare sempre. Questo fa pensare che anche nei prossimi anni non vincerà il migliore ma il più ricco. Non il più bravo ma solo chi potrà ancora indebitarsi liberamente. ------- Pirlo, l'autogol che Allegri non ammette di ALBERTO COSTA (CorSera 12-07-2012) A nessuno piace tirare in ballo i propri autogol ed è pertanto giustificabile il fastidio con cui Massimiliano Allegri da un po' di tempo in qua si vede costretto ad affrontare la querelle riguardante Andrea Pirlo. Due sono i capisaldi difensivi utilizzati a più riprese dal tecnico rossonero per giustificare il passaggio del von Karajan azzurro dal Milan alla Juventus, un'operazione di pronto soccorso nei confronti di una diretta concorrente che non ha riscontri a memoria d'uomo: 1) la società (Galliani) gli aveva proposto (a Pirlo) soltanto un anno di contratto aggiuntivo; 2) il giocatore aveva necessità di nuovi stimoli perché «dopo 10 anni nello stesso posto uno un po' si adagia» (dichiarazione rilasciata domenica 3 giugno sulla Love Boat rossonera in crociera nel Mediterraneo). A proposito del primo punto Allegri evita ovviamente di approfondire le ragioni che, al di là dei risvolti economici, avevano indotto il Milan a offrire al suo campione forse più determinante il prolungamento di una sola stagione del contratto già in essere. La verità vera è che, anche con il suo (di Allegri) decisivo contributo, Galliani and company si erano convinti del fatto che Pirlo fosse finito: alla frutta, pronto per il carrello dei bolliti, alla canna del gas. Una cantonata bella e buona, come certificato dal recente Europeo. Punto secondo: l'ipotesi della consunzione delle motivazioni causa ripetitivo tran tran decennale a Milanello, oltre a suscitare la graffiante ironia di uno che, grazie al calcio sinfonico di Pirlo ha vinto tutto quello che c'era da vincere («Credo che Andrea sia sempre stato un po' adagiato: anzi, non escludo che sia nato già adagiato e comunque sono convinto che continuerà ad essere adagiato ancora per un bel po'» ha infatti commentato Carlo Ancelotti), è certamente campata in aria, soprattutto in una repubblica come quella rossonera che ha fatto della fedeltà nei secoli e di un senso di appartenenza fuori dall'ordinario la propria politica vincente. Se la tesi di Allegri avesse un minimo di fondamento forse Baresi, Maldini, Tassotti, Costacurta, Albertini, Filippo Galli, Donadoni, Ambrosini e compagnia cantante sarebbero un po' meno dentro la storia del Milan. E Adriano Galliani, verosimilmente, non avrebbe la possibilità di snocciolare la lunga serie di trofei vinti in un quarto di secolo di epopea berlusconiana con i quali, attraverso il Milan di ieri, ci si sta sforzando di convincere i tifosi a non pensare al Milan di domani. ___ il Giornale 12-07-2012 -
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Scommesse “È solo una questione di mogli” Così Conte organizza la difesa di MATTEO PINCI (la Repubblica 12-07-2012) «Se un uomo parte dalle certezze, terminerà con un dubbio». Quasi parafrasando Francis Bacon, è proprio sul filo del dubbio e delle certezze che si costituisce la difesa di Antonio Conte, atteso domani dalla Procura Federale per chiarire la propria posizione. Da una parte, la «credibilità e coerenza » del grande accusatore Filippo Carobbio, uno dei grandi pentiti dell’inchiesta sul calcio scommesse, certificata nelle sentenze della Disciplinare per il primo processo sportivo dell’estate. Dall’altra, un’indagine difensiva portata avanti dal legale del tecnico per provare a dimostrare l’estraneità dell’allenatore, e che quella credibilità prova a mettere in dubbio. Almeno nel merito delle accuse a Conte: perché i racconti dei pentiti Carobbio e Gervasoni, coincidenti per lunghi tratti, poi divergono? Per la difesa, la chiave di volta è l’acredine personale di Carobbio nei confronti del suo ex allenatore, che lo avrebbe spinto a ricostruzioni non verosimili. Acredine maturata, sembra, a causa di rapporti critici tra le rispettive consorti. La strategia difensiva (verrà ultimata oggi), rafforzata dalla certezza di non trovarsi contro elementi probatori certi come foto compromettenti e scambi di soldi, porterebbe così ad aprire dubbi sulle confessioni di Carobbio. Secondo cui Conte, nella coda del campionato di serie B 2010-2011 condiviso dai due a Siena, attese la riunione tecnica prima della partita del 1 maggio 2011 a Novara per rappresentare al gruppo «che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo già raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio». Eppure, e su questo dovrebbe puntare la difesa, già dai giorni precedenti alla riunione, Carobbio scambiava telefonate in serie con lo “zingaro” Ilievski: una cinquantina tra il 29 aprile e il 1 maggio, dal ritiro di Novara, con telefonate notturne (anche alle 3 del mattino). Perché, se dell’eventuale accordo avrebbe saputo soltanto il giorno della gara da Conte? E perché non parlare di un episodio tanto eclatante come l’annuncio di un tecnico davanti a tutta la squadra di un accordo raggiunto per alterare il risultato di una gara, nel corso del primo interrogatorio con il pm di Cremona Di Martino, in regime di custodia cautelare? Domande che la difesa dell’allenatore juventino potrebbe considerare crepe nell’accusa. Domande che, però, non offrono certezza sull’estraneità di Antonio Conte: perché Carobbio, anche nell’ultimo interrogatorio, è apparso alla Procura Federale come soggetto «credibile». E allora? «Conosco Antonio da 20 anni, pensa solo alla vittoria da quando si alza a quando va a dormire », il proclama di Andrea Agnelli, ieri. Quasi a indicare la strategia che potrebbe adottare anche davanti alla Procura Federale: niente compromessi. «Non c’è un piano B al tecnico», continua Agnelli, ma non è escluso che, se gli scenari precipitassero, le prospettive difensive del tecnico possano cambiare. Da ieri è senza dubbio meno tranquillo il presidente del Siena Massimo Mezzaroma. Carobbio aveva aperto dubbi rilevanti anche su di lui, in merito a Siena-Varese: «Ferdinando Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita», aveva detto il pentito. Ricostruzione che lo stesso Coppola ieri avrebbe confermato davanti agli 007 di Palazzi, spiegando di essere stato effettivamente avvicinato da una simile richiesta senza conoscere chi l’aveva formulata. Un personaggio poi rivelatosi vicino al presidente, costretto oggi a difendersi anche dal suo ex portiere. Che, inguaiando Mezzaroma, ha certificato nuovamente la credibilità di Carobbio. Acredine permettendo. ___ SCOMMESSOPOLI LA RESA DEI CONTI Conte, si cerca la verità Palazzi convoca Larrondo e Sestu per capire se Carobbio è davvero attendibile Domani il tecnico campione d’Italia spiegherà la sua posizione. Coppola lo scagiona, come altri ex giocatori del Siena. Oggi tocca a Mezzaroma di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 12-07-2012) ROMA. La procura federale cerca nuovi adepti e chiama Larrondo e Sestu , mentre il caso Conte-Carobbio resta congelato in attesa che sia il tecnico a fare il prossimo passo e spiegare. Oggi la Juventus ricomincia a viaggiare, Antonio Conte annuserà l’aria, ma la testa va a domani, quando sarà vis-a-vis con gli 007 Figc. Il tecnico bianconero ci arriva a braccetto con la Juve e con in tasca le parole del pm Roberto Di Martino («A livello penale la posizione di Conte è marginale e sarebbe difficile ipotizzare un reato associativo»), che hanno alleggerito la sua posizione. La perquisizione non sembra aver prodotto finora nulla, e anche su questo si baserà la difesa del tecnico: nessuno scambio di denaro, nessun contatto con l’organizzazione. Al di là della certezza matematica che il tecnico non rischierà alcun articolo 9 (associazione) - e quindi la Juve alcuna multa - quello che può spaventare Conte resta l’eventuale accusa di partecipazione ai presunti illeciti di Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena. Ma Conte potrebbe non andare a Roma con l’intenzione di alzare le barricate con il solito «estraneo ai fatti», che troppo spesso costa un deferimento. Cercherà invece di spiegare la sua versione ed eventualmente limitare i danni, atteggiamento che con Palazzi premia sempre. Alcune domande le faranno anche gli avvocati Chiappero e De Rensis , molte delle quali contenute nelle memorie difensive comprendenti anche testimonianze giurate: si farà leva sui rapporti non proprio idilliaci con Carobbio, e per questo difficilmente il tecnico si sarebbe così esposto rischiando di essere denunciato da qualche suo giocatore scontento. La linea difensiva è pronta da giorni, mentre le ultime parole di Carobbio l’altro ieri non sembrano aver prodotto più di quanto si sapeva. Anzi, a tappeto, la procura federale potrebbe aver iniziato una mini-indagine sul resto dello spogliatoio del Siena. Non è un caso che lo stesso giorno di Conte, saranno ascoltati anche i senesi Sestu e Larrondo. Dopo le accuse respinte da Ficagna, Pesoli, Terzi , Vitiello e Coppola , la Figc è ancora in cerca di qualcuno che apra un varco. Ferdinando Coppola ieri su Siena-Varese avrebbe smentito i dettagli forniti da Carobbio ribadendo sulle altre gare che Conte nello spogliatoio aveva incitato i suoi a vincere. Quella gara però, assieme ad AlbinoLeffe-Siena, mette più paura al patron Massimo Mezzaroma , perché secondo il pentito sarebbe lui il mandante della combine a perdere. Su questo il numero uno del Siena sarà sentito oggi. Intanto, dopo l’audizione fiume (10 ore circa, fino alle 3 del mattino), emergono dettagli sulla deposizione di Andrea Masiello . L’ex difensore del Bari avrebbe confermato l’episodio della pacca sulla spalla a Giuseppe Vives , segno dell’accordo per la combine del derby Bari-Lecce. Vives sarà sentito lunedì, mentre oggi la procura di Bari ha emesso un invito a comparire a Pierandrea Semeraro , presunto mandante di quella combine. ___ Commento Severo ma non troppo: Andrea teme per Conte di FABRIZIO BIASIN (Libero 12-07-2012) Conferenza stampa assai grintosa, pimpante, combattiva... quella di Agnelli. Come dire: aver vinto lo scudetto non ci ha tolto l’incazzatura. Patron Andrea vuole giustizia, non molla di un centimetro sulla questione scudetti e, al massimo, leva le stelle dalla maglia per evitare il muro contro muro contro il Palazzo pallonaro. «Ma come - pensa una certa parte del tifo bianconero -: vogliamo fare la guerra atomica a tutto e tutti e poi ci leviamo le stelle da bravi pupetti ubbidienti?». La faccenda - francamente avvincente come un film surrealista tedesco - fa pensare: domani a Roma il procuratore Palazzi ascolta Conte nell’ambito dell’inchiesta Scommessopoli. Il rischio di una squalifica è concreto e, magari, venirsi incontro nella questione «stelle sulle magliette » può aiutare a rasserenare gli animi prima del giudizio. Presto scopriremo la linea difensiva del mister campione d’Italia, nel frattempo registriamo l’atteggiamentoassai deciso del suo presidente. Ha le idee chiare, rinnega taluni conteggi federali, andrà avanti per la sua strada. Legittimo, ma che nessuno quest’inverno venga a parlarci di ridicoli tavoli della pace per cortesia... ___ Scommesse, domani sentito Conte Anche Coppola smentisce Carobbio di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 12-07-2012) La credibilità di uno dei due grandi pentiti dello scandalo scommesse, Filippo Carobbio, per la procura della Federcalcio resta alta, ma, ieri, gli uomini del pm del pallone Stefano Palazzi non hanno trovato riscontri al loro teorema accusatorio dall’interrogatorio di Ferdinando Coppola. L’ex portiere granata, un passato al Siena, ha, infatti, negato con forza l’episodio raccontato da Carobbio agli investigatori della procura della Repubblica di Cremona: l’ex difensore senese parlò, nel suo verbale, di un Coppola bianco in volto quando, prima di Siena-Varese, aprì la porta dello spogliatoio affermando di aver incontrato un personaggio vicino al presidente del club toscano Massimo Mezzaroma che chiedeva alla squadra di perdere la partita perchè lo stesso patron aveva scommesso sulla sconfitta. Finito al centro dello scandalo scommesse perchè tirato in ballo anche da Carlo Gervasoni, l’altro grande pentito, oggi Mezzaroma potrà raccontare la sua versione dei fatti davanti al pool del pm del pallone Stefano Palazzi. La procura della Figc ha messo nel mirino il Siena cercando prove per un eventuale deferimento per responsabilità diretta, il che vorrebbe dire retrocessione in serie B. Oggi toccherà a Mezzaroma, domani, alle 15, ad Antonio Conte: entrambi sono chiamati in Federcalcio soprattutto per le accuse di Carobbio. ___ PROCURA FEDERALE IL PORTIERE: «LA PROPOSTA INDECENTE PER SIENA-VARESE? FU OPERA DI UN BALORDO» Coppola non scagiona Mezzaroma di GAETANO IMPARATO (GaSport 12-07-2012) Dalle lacrime nella lunga notte di un Andrea Masiello a tratti commosso (interrogatorio finito alle 3 di mattina) al «Mezzogiorno di fuoco» di oggi con Massimo Mezzaroma, presidente del Siena, la cui posizione rischia di aggravarsi dopo l'interrogatorio di ieri del portiere Ferdinando Coppola: il contatto prima di Siena-Varese con un «inviato» del presidente, svelato da Carobbio, avrebbe avuto il riscontro del portiere. Coppola Al centro della giornata ci sono state le parole di Federico Coppola. Ieri, il portiere avrebbe confermato di essere stato contattato prima di Siena-Varese da una persona che gli chiedeva di perdere la partita a nome di Mezzaroma: lo ritenne, però, un balordo inattendibile e di avere raccontato la cosa ai compagni solo per l'assurdità del fatto. Per gli inquirenti il «balordo» sarebbe però un uomo vicino al club. Tegola anche sul capo di Camilli, presidente del Grosseto: Turati ha confermato tutte le sue accuse alla società toscana per aver comprato Salernitana-Grosseto del 2010 finita 3-4. Difesa sprint di Sebastiani, presidente del Pescara, per Pescara-Albinoleffe: 40' per negare tutto. Mezzaroma In attesa di Antonio Conte, domani, oggi in Procura arriverà Massimo Mezzaroma. La sorella Valentina, vicepresidente del club, sfiora l'argomento spinoso: «Siamo preoccupati per la vicenda ma fiduciosi, consapevoli di non avere commesso illeciti». Cambia leggermente il calendario delle audizioni, integrato pure da altri due giocatori senesi: Larrondo e Sestu saranno ascoltati domani, quando in via Po passerà anche Camilli. Semeraro Intanto oggi l'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro potrebbe essere interrogato da indagato per frode sportiva. I magistrati intendono contestargli i 300mila euro stanziati per comprare la vittoria del Lecce il 15 maggio 2011. L'interrogatorio dovrebbe essere l'ultimo atto delle indagini ma Semeraro si avvarrà della facoltà di non rispondere e probabilmente nemmeno andrà a Bari. ___ GLI INTERROGATORI A ROMA Coppola: «Conte e Mezzaroma innocenti» L’ex portiere del Siena smentisce agli 007 federali le accuse di Carobbio. Oggi il presidente in Procura, domani tocca al tecnico «In quella riunione tecnica, l’allenatore ci spronava a vincere Non so di accordi presi dal presidente» Convocati i toscani Larrondo e Sestu Masiello riparla di Bonucci e cita Vives Atteso Semeraro di ALBERTO ABBATE (CorSport 12-07-2012) ROMA - Un assist dalla porta: «Conte e Mezzaroma sono innocenti ». Non è affatto pallido il portiere Fernando Coppola, davanti agli 007 federali. Sorride. Carobbio lo indica come teste chiave per “affossare” il Siena: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto, rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma, che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita. Fummo tutti d’accordo, società, squadra e allenatore di lasciare il risultato all’Albinoleffe» . Coppola smentisce tutto: «Non è vero nulla, non ci fu niente» , assicura in appena un’ora d’interrogatorio a via Po. Ieri ha spianato le strade alle difese di Mezzaroma e Conte. Al momento nessuno segue Carobbio. COPPOLA - Replay. Era preventivabile, Coppola ha confermato la sua difesa. Nessuna ammissione sulla combine Albinoleffe-Siena 1-0 (29 maggio 2011), nonostante Carobbio lo indicasse come personaggio di punta per incriminare Mezzaroma. Nessuno spiffero su Novara-Siena 2-2 (30 aprile 2011) e su quell’ormai famosa riunione tecnica di Conte. Il portiere non nega d’aver partecipato: «Sì, si svolse a pranzo. Non mi risulta che il nostro allenatore ci disse che la partita era concorcondata. Anzi, mi ricordo ancora l’emozione che ho provato ad ascoltare le parole del mister. Ci esortava a dare il massimo per vincere dopo la sconfitta col Portogruaro» . Nemmeno una parola in più rispetto a quella memoria difensiva, recapitata a Palazzi lo scorso 8 marzo. Coppola si ripete. MEZZAROMA E CONTE - Non aveva dubbi, il presidente Mezzaroma. Ma oggi dovrà prima difendersi dalle accuse di Gervasoni: «Gegic mi riferì di aver appreso da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede dei soldi ai giocatori del Modena Tamburini e Perna per far vincere il suo Siena il 26 febbraio 2011» . Poi Mezzaroma, come Conte (interrogato domani), proverà a smantellare la “credibilità” del suo ex tesserato. Anche i sussurri di Carobbio equivalgono a un terremoto sul Siena, che rischia la responsabilità diretta. Il numero uno toscano e Conte dovranno spiegarsi davanti a Palazzi, poi le loro difese passeranno al contrattacco. Con delle constatazioni: Carobbio dice di aver appreso delle combine dalla riunione tecnica, eppure il giorno prima si registrano delle telefonate con Ilievski. E poi: perché ricordarsi la riunione tecnica di Conte solo in un secondo momento? C’era acredine verso l’allenatore, ma sopratutto cercava forse elementi forti per il patteggiamento? LARRONDO E SESTU - Palazzi e la Procura di Cremona sono certi: «Carobbio è un pentito supercredibile» . A via Po stanno cercando solo chi, sulla sua scia, possa regalare qualche confidenza, un dettaglio. Sarebbe forse troppo una conferma. Il 13 luglio, altri due tentativi: convocati Marcelo Paez Larrondo e Alessio Sestu, altri calciatori che avrebbero partecipato alla riunione tecnica, precedente alla gara col Novara. Probabilmente, compagni indicati da Carobbio nell’ultima vacanza romana, durata appena sei ore. Nulla a che vedere con le undici vissute in Procura da Andrea Masiello. MASIELLO E VIVES - Era quasi l’alba: dentro dalle 15.30 di martedì, è uscito ieri mattina alle quattro da Via Po, Andrea Masiello. Gli occhi degli 007 sbarrati, ma anche eccitati. Ha detto di tutto l’ex difensore del Bari, sviluppata ogni storia contenuta nei verbali della Procura pugliese. Nuovi particolari sull’ex compagno Bonucci, riflessioni su un’altra gara (Bari-Genoa, penultima giornata del campionato 2009/10), un poema sul derby pugliese. Masiello ha confermato il gesto della “pacca”: gli fu riferito dai leccesi che avrebbe dovuto mettere una mano sulla spalla di un giocatore del Lecce, che gli si sarebbe avvicinato prima della partita con una frase in codice. Era quello il segnale per dire che la combine si poteva fare. Il giocatore giallorosso (oggi in forza al Torino) era Vives, che verrà riascoltato il 16 in Procura Federale. Dopo essersi già difeso dalle accuse per il “tarocco” con la Lazio. A Lecce invece, al Comando Provinciale, è atteso oggi l’interoggatorio del presidente Pierandrea Semeraro. Non è detto affatto che si presenti. ___ Calcioscommesse L’ex portiere del Siena Coppola ha negato che Mezzaroma gli avesse ordinato di perdere Le accuse di Carobbio ancora senza conferme di ANDREA ARZILLI (CorSera 12-07-2012) ROMA — La prima sponda va a vuoto. La Procura Figc è in cerca di riscontri sull'attendibilità di Filippo Carobbio, il pentito che ha messo nei guai Antonio Conte spifferando della riunione tecnica pre Novara-Siena e del presunto pari combinato dai toscani con l'AlbinoLeffe. Ieri, però, di riscontri nemmeno l'ombra. Era il turno di Ferdinando Coppola, l'ex portiere del Siena descritto da Carobbio come un uomo «sconvolto» dalla richiesta del presidente Massimo Mezzaroma di giocare a perdere col Varese. Carobbio aveva raccontato tutto, prima alla giustizia ordinaria e poi, martedì, a quella sportiva infarcendo la sua versione di dettagli e particolari. L'episodio, le circostanze, i colpevoli e l'atmosfera che si respirava, citando atri due ex compagni del Siena, Larrondo e Sestu, non a caso inseriti ieri nel calendario delle audizioni (domani, insieme a Conte). La partita col Varese è un crocevia fondamentale per la responsabilità diretta del Siena, ma gli uomini di Palazzi cercavano anche elementi che potessero dare ulteriore forza a tutte le rivelazioni del pentito. Tutte, quelle su Conte comprese. Però Coppola ieri ha negato tutto, nessuno scricchiolio o incertezza sull'episodio in questione nell'ora e un quarto di audizione. Nessuna combine fu proposta in Siena-Varese, così come nessun patto di non belligeranza fu richiesto da Conte alla squadra nella riunione tecnica tenuta poco prima di Novara-Siena. Le conferme, semmai, sono arrivate su quanto già messo per iscritto l'8 marzo nella prima puntata dell'interrogatorio in Figc dell'ex portiere del Siena che conquistò la A. E cioè il quadro di un allenatore che voleva solo vincere e chiedeva ai suoi di avere la stessa fame. Le posizioni di Mezzaroma sembrano essere oggi più solide, o, comunque, sembrano per niente indebolite dal controllo incrociato che i federali hanno provato a fare chiamando Coppola di nuovo. Al momento le circostanze raccontate da Carobbio non trovano appiglio su altre testimonianze se non quelle dei giocatori dell'AlbinoLeffe, che hanno detto sì di essersi incontrati prima del match col Siena, ma che non hanno mai citato né Conte né il presidente del club toscano. Oggi è il giorno di Massimo Mezzaroma in Procura Figc, su di lui convergono le accuse di Gervasoni e Carobbio. Sarà l'antipasto di domani, quando alle 15 in via Po sarà scattata l'ora di Antonio Conte. -
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LUCCHESI E IACONI NEL MIRINO Pescara fuori dai guai «Sebastiani non c’entra» di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 12-07-2012) ROMA. Ieri era il giorno del Pescara, gli abruzzesi si giocavano la permanenza in serie A, perché la convocazione del patron Daniele Sebastiani lasciava presagire il peggio. Eppure, dopo i 40 minuti di audizione, per il presidente e il suo club il bicchiere diventa molto più che mezzo pieno: «È stato sentito come teste riguardo a posizioni di terze persone», spiega il suo avvocato, Flavia Tortorella. Le terze persone - andiamo a naso - sono Andrea Iaconi e Fabrizio Lucchesi, rispettivamente ex ds e ex dg del Pescara. Dopo le dichiarazioni di Erodiani («Parlato mi disse che “il direttore” della mia città, cioè del Pescara calcio») riguardo alla gara Pescara-AlbinoLeffe 2-0 del 26 febbraio 2011, molto ruota attorno alle frequentazioni dei night di Porto San Giorgio e le amicizie di Roberto Bagalini, l’arbitro dismesso (e ora anche squalificato per un anno in primo grado), che aveva arbitrato quella che sembra a tutti gli effetti la combine perfetta. A Sebastiani i federali avrebbero chiesto di descrivere le abitudini dei suoi direttori, cosa ben difficile essendo un lato della vita privata che un presidente non dovrebbe controllare. Peraltro ieri l’arbitro Bagalini non si è presentato, mentre il fratello Stefano dopo tre ore di audizione ha negato qualsiasi conoscenza di combine (pesa però l’incontro con Gervasoni e Gegic nel ristorante di famiglia) e di aver mai scommesso. In attesa di sentire oggi Gianfranco Parlato, sul Pescara il campo si restringe invece su due personaggi: Fabrizio Lucchesi (sul quale graverebbero alcune chiamate con Luigi Sartor in prossimità di Pescara-Piacenza), e Andrea Iaconi. In ogni caso, se la procura - come sembra - non ritiene Sebastiani responsabile, per il Pescara la serie A da ieri è salva. Entrambi gli ex dirigenti non avevano potere di firma, e per il Delfino ci sarebbe “solo” il rischio di un’altra responsabilità oggettiva. Marco Turati ha invece confermato tutto quanto detto alla procura di Cremona dopo il suo arresto di maggio. Tre le gare oggetto di combine: Ancona-AlbinoLeffe, Grosseto-Reggina e Salernitana-Grosseto. Oltre a tirare in ballo il patron del Grosseto, Piero Camilli (che sarà sentito domani), Turati tira in ballo anche il ds dell’Udinese, Fabrizio Larini, per la partita Ancona-AlbinoLeffe: «Dopo la partita - disse Turati al Gip, Guido Salvini - il ds Larini parlò con il presidente Petocchi che gli diede il via libera a ricompensare Gervasoni. . . ». ___ LE AUDIZIONI A VIA PO Turati inguaia il Grosseto. Pescara sereno Il difensore: «Il presidente Camilli comprò la gara con la Salernitana». Toccata e fuga per Sebastiani Il club toscano teme un nuovo processo e la retrocessione Giallo sul “direttore” di cui parla Erodiani di ALBERTO ABBATE (CorSport 12-07-2012) ROMA - Tre ore di fuoco: Turati “incendia” Camilli, inguaia il Grosseto. Nessun dietrofront, confermate a Palazzi le dichiarazioni shock del 28 maggio scorso. Impietrito dall’arresto a Cremona, s’era sfogato sulla trasferta di Salerno del 17 aprile 2010: « Vincemmo quella partita 4-3. Il nostro presidente l’aveva comprata» . Domani starà al diretto interessato difendersi, spiegare. Ieri invece a via Po, sfilata sprint per un altro presidente: solo 40 minuti d’audizione per Daniele Sebastiani del Pescara. TURATI - Le manette, l’arresto, le lacrime. E’ un uomo a pezzi, Marco Turati. Scuro in volto, il broncio, lo sguardo triste. E’ caduto nel baratro, ora non si tiene più niente: «Ha confermato la linea dell’interrogatorio di Cremona - svela l’avvocato Camporini - e non ha aggiunto niente di vuoto» . S’era già scrollato il peso in carcere. Il difensore del Modena vuole espiare la sua coscienza e rinascere. Rianimare la sua carriera: «Probabilmente patteggeremo - chiosa il legale - ma prima dovremo vedere gli atti». CAMILLI - Dall’audizione di Turati ne esce ancora a pezzi Camilli. Un presidente “accerchiato” da tre suoi tesserati. Perché, oltre Turati, ci sono pure Joelson e Conteh ad accusarlo d’essere direttamente coinvolto nelle combine. Il Grosseto, dopo aver patteggiato all’ultimo processo, rivede uno spettro sempre più grande: un altro giudizio e la retrocessione per responsabilità diretta. SEBASTIANI - Non sembra affatto preoccuparsene il presidente del Pescara, Daniele Sebastiani. Ha messo il turbo dopo 40 minuti, ieri in Procura: «E’ stato ascoltato solo come persona informata sui fatti» , spiega l’avvocato Tortorella. Avrebbe dovuto chiarire una presunta combine con l’Albinoleffe (vinta per 2-0 dagli abruzzesi) del 26 febbraio 2011. Perché l’ex diesse Lucchesi, interrogato in Procura a marzo, si era lasciato sfuggire: «In città circola voce che Sebastiani e Iaconi (hanno smentito entrambi, ndr), siano legati da un rapporto di conoscenza e frequentazione con il signor Massimo Erodiani, anche in relazione alle scommesse» . ERODIANI - Controaccuse per difendersi proprio da quelle di Erodiani, che guarda caso verrà riascoltato il 16 luglio a Roma. A Cremona il 7 luglio 2011 però spifferava su Pescara-Albinoleffe: «Parlato mi aveva riferito della combine sul pronostico 1, diretta da Bagalini di Fermo. Mi disse che “il direttore” della città di Pescara era molto amico con l’arbitro Bagalini (ieri non s’è presentato in Procura, c’era solo il fratello calciatore, ndr) che aveva un albergo e un ristorante a Porto San Giorgio. Disse che “il direttore” era andato lì. Mi venne in mente il nome di Sebastiani» . Non è una prova, forse neanche un indizio. -
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IL RITORNO DEI CAMPIONI LA POLEMICA Sfida Agnelli, via le stelle «L’aritmetica della Juve è diversa da quella della Figc» «I tifosi contano gli scudetti e quelli conquistati sul campo sono 30. Non c’è un piano alternativo a Conte» di G.B. OLIVERO (GaSport 12-07-2012) Che fosse tornata la Juve, quella vera, ce n'eravamo accorti tutti da mesi. L'estate sta solo sottolineando il concetto: gli avversari non perdono mai l'occasione per mandare qualche messaggio (e di solito non sono carezze) e la società risponde quasi con noncuranza, concentrata solo sull'obiettivo. Anzi, come dice il presidente, sulla missione: vincere. Andrea Agnelli, per quanto giovane all'anagrafe e relativamente fresco di carica, è la perfetta sintesi della Juve che fu (suo padre Umberto, suo zio Giovanni) con la Juve che è e che sarà. Un club che insegue i propri traguardi e difende le proprie idee anche a costo di scatenare ogni tipo di reazioni: la Juve viene prima di tutto e di tutti. Ieri la presentazione in grande stile delle nuove maglie è stata per Agnelli l'occasione per affrontare alcuni temi di attualità, per mandare un messaggio alla Figc, per rispondere a critiche che non gli sono piaciute, per bacchettare Massimiliano Allegri, per esprimere ottimismo in vista della prossima stagione. Presidente, le nuove maglie hanno fatto discutere per le stelle cancellate e la scritta «30 sul campo». «Devo ringraziare la Nike che ci è venuta incontro quando tra la metà di maggio e la metà di giugno si è posto il problema della maglia. Bisognava decidere come rappresentare il trentesimo scudetto perché gli scudetti sono quelli vinti sul campo e quindi per noi sono 30: nell'immaginario collettivo c'erano le tre stelle che sono ben visibili all'ingresso dello stadio. Questa è una vicenda che inizia nel 2006, quando la Juve accettò le sentenze della giustizia sportiva. Poi però sono emersi fatti nuovi, il Consiglio Federale ha deciso di non decidere ed è partita una serie di azioni legali che poco hanno a vedere con lo sport, ma che hanno molto a vedere con la tutela della dignità e del rispetto di un individuo, nello specifico una società che io rappresento come presidente e come juventino. Le nostre azioni legali procedono e sono monitorate. Il risultato straordinario dello scorso anno ci ha portato a un'asimmetria: a fine stagione abbiamo contato gli scudetti e, uno dopo l'altro, sono 30. Per la Federazione invece sono 28 e per questo non ci troviamo d'accordo. Il nostro ragionamento è stato semplice: non riconosciamo l'aritmetica della Federazione e abbiamo tolto ogni stella preferendo piazzare sulle maglie la scritta "30 sul campo". Comunque noi abbiamo un dialogo aperto con Coni, Figc e Lega». A proposito di Lega, è vero che ci sono ancora tanti problemi? «Mi dà parecchio fastidio sentire che in Lega non succede niente. Ci sono stati dei problemi, ma da sei mesi sono state create due commissioni che si occupano rispettivamente della ripartizione dei diritti televisivi e della nuova governance. Risolti questi due aspetti, la Lega sarà un interlocutore forte e credibile. In futuro andrà rivisto il codice di giustizia sportiva e bisognerà prevedere un meccanismo che vada a regolamentare lo sport, rappresentato ancora dai principi di lealtà, ma anche da un mondo professionistico ad alto livello. Sono necessari due set di regole: lo sport professionistico da una parte e dall'altra lo sport di base. E naturalmente dovremo trovare il modo di combattere in qualunque modo il fenomeno delle scommesse. Noi lavoriamo con il tempo libero e la passione della gente e non possiamo permettere che nessuna organizzazione criminale decida i risultati delle partite». Avete già preparato un piano B nel caso Conte venga squalificato? «Non esiste nessun piano B. Finalmente venerdì (domani, ndr) Conte potrà far sentire la sua voce nell'interrogatorio con Palazzi. Conosco lui e i suoi valori da 20 anni: è un uomo che pensa alla vittoria da quando si alza a quando va a letto e poi la sogna mentre dorme. Sono certo che proverà la sua innocenza». Lei dice sempre che la Juve gioca solo per vincere. È possibile anche in Champions? «Ci aspetta un anno importante, in cui dovremo confermarci ai vertici, ma allo stesso tempo un anno normale: la missione della Juve è sempre la stessa. Noi abbiamo l'ambizione di vincere tutte le manifestazioni cui partecipiamo. È splendido riuscire a farlo come è accaduto l'anno scorso, però sappiamo che adesso si riparte da zero. La Champions è difficile, ma nel nostro dna c'è la vittoria. Sfideremo società che fatturano il doppio di noi, ma la palla è rotonda e ogni partita bisogna giocarsela. L'anno scorso nei pronostici venivamo inseriti tra il quarto e il sesto posto, ma qualche mese dopo sentivo parlare di squadra pronta per le semifinali di Champions. Noi partiamo con la consapevolezza di sapere cosa vuol dire Juventus e di cosa vuol dire indossare e onorare questa maglia. Lo scudetto di maggio è stato importantissimo: io l'ho definito lo scudetto della rabbia e dell'orgoglio, la rabbia per quello che ci è successo e l'orgoglio per essere tornati. Adesso andiamo avanti e sappiamo che gli obiettivi sono sempre quelli, ricordando i sentimenti e le emozioni fortissime della festa e delle 400 mila persone in piazza». Arriverà un top player? «Vedremo. Ci stiamo comportando coerentemente con le esigenze della squadra e della società». Allegri ha detto che gli scudetti della Juve sono 31, perché va contato il campionato vinto in Serie B. «Questa è l'ultima volta che mi occupo di quello che dicono gli altri. Continua questo fatto singolare che tutti parlano di Juventus invece di guardare in casa propria. Io rispondo del mio club ed è meglio che gli altri si facciano gli affari loro. E comunque se fosse buono il conteggio di Allegri, il Milan potrebbe mettere la seconda stella». Palla al centro. bastianContrario di NINO MINOLITI (GaSport 12-07-2012) NEL PAESE DEGLI ETERNI RICONTEGGI COSA VOLETE CHE SIANO 2 SCUDETTI? L' Italia è il paese degli eterni riconteggi. A dispetto del ritornello, imparato alle elementari, secondo il quale «la matematica non è un'opinione», da noi, nel momento in cui ci si confronta sui numeri, tutto diventa relativo. Si cominciò dagli albori della Repubblica, anzi dal primo atto, quando i monarchici avvertirono puzza di bruciato nel risultato del referendum che dava, appunto, la vittoria ai repubblicani. E chi non ricorda le innumerevoli tribune postelettorali, in cui tutti i partiti, anche quelli che avevano preso bastonate epocali, parlavano di «successo» o tutt'al più di «buona tenuta»? Per non parlare dei dati sui partecipanti a comizi e manifestazioni, ovviamente di qualsivoglia partito, sindacato o associazione, che immancabilmente oppongono i dati della questura a quelli degli organizzatori, questi ultimi sempre moltiplicati per quattro o per cinque rispetto ai primi. Ed è recentissimo il confronto (chiamiamolo così...) sul reale numero degli esodati tra il ministro Fornero e i sindacati: cifre distanti decine di migliaia di unità. In confronto a questi precedenti, cosa volete che siano i due scudetti che Andrea Agnelli continua a rivendicare - di ieri l'ultima uscita - nel palmarès juventino, a dispetto dei conteggi ufficiali. «30 sul campo», recita il nuovo motto sulla maglia bianconera, polemicamente priva delle due stelle. «Non riconosciamo l'aritmetica della Federazione», rincara il presidente, stabilendo, in linea con la storia italica, che i conti cambino in base ai punti di vista. La Federcalcio decide per il silenzio (come del resto, in senso figurato, aveva già fatto quando si trattò di decidere, anzi di non decidere, sullo scudetto 2006) e così, alla fine, tutti possono dire di aver vinto: Agnelli che arringa i tifosi, la Federazione che non vedrà le tre stelle sui petti bianconeri... Una cosa, però, è andata perduta: la nostra pazienza. Non ne possiamo più di conti e riconteggi. Così, per non dare i numeri, ci accontentiamo di leggere l'albo d'oro del campionato di calcio di Serie A. ------- Conte, la difesa Un litigio tra le mogli Ecco la carta segreta I legali sono pronti a dimostrare a Palazzi che Carobbio aveva motivi di risentimento nei confronti dell'allenatore della Juve Il tecnico avrebbe negato al giocatore un permesso per assistere la compagna incinta di FRANCESCO CENITI (GaSport 12-07-2012) Una lite tra mogli; testimonianze; le parole esatte dette da Conte prima di Novara; le versioni contrastanti dei due pentiti principali (Carobbio e Gervasoni); l'ingorgo di telefonate tra zingari e l'ex giocatore del Siena; la distanza tra le azioni eventualmente commesse da Stellini rispetto ai fatti conosciuti dall'allenatore della Juve, specie quelli che riguardano la gara con l'AlbinoLeffe. Domani la difesa cercherà di smontare le accuse portando fatti e insinuando dubbi sulle dichiarazioni di Carobbio. Il motivo? Un grave risentimento personale. Partiamo da qui. La lite Nelle indagini difensive condotte dagli avvocati De Rensis e Chiappero (depositate alla Procura di Cremona e girate dal pm di Martino a Palazzi) si fa notare come Carobbio avesse acredine nei confronti del suo ex tecnico. Tutto è legato a un permesso chiesto dal giocatore per restare vicino alla moglie partoriente. Permesso negato in quanto c'era di mezzo una partita. Dopo qualche mese a una festa di compleanno, dove erano presenti mogli e figli dei giocatori, la signora Carobbio avrebbe rinfacciato, davanti al marito, l'episodio con tono risentito alla compagna di Conte. Non solo, avrebbe fatto cenno al conto pagato a una ostetrica per colpa del tecnico. I testimoni sarebbero rimasti basiti dalle parole usate. La cosa strana è che, in una recente intervista ad Oggi, la signora Carobbio non fa cenno a questo episodio, ma al contrario esalta l'allenatore salvo poi emettere una sentenza: «Si rassegni, mio marito ha detto la verità...». La difesa avrebbe altre carte: si farebbe notare come Carobbio solo al terzo interrogatorio (da Palazzi) chiama in causa Conte. Al pm di Cremona, invece, aveva raccontato di un accordo raggiunto dai giocatori prima della gara. Accordo «sportivo». Stessa versione di Gervasoni. I due collaboratori entrano in collisione. L'altro super pentito (giudicato attendibile quanto Carobbio) aveva spiegato come Gegic gli avesse detto che nella settimana della gara gli zingari avevano più volte contattato Carobbio e Bertani, proprio per tentare una combine (un Over), ma senza raggiungere lo scopo. Sempre Gegic, dice Gervasoni, avrebbe aggiunto di essere stato avvertito dell'accordo nell'imminenza della sfida. Carobbio racconta per due volte la stessa cosa, poi cambia idea. Come mai? Forse qualcuno in famiglia lo ha convinto a forzare la mano? La difesa di Conte aggiunge anche una domanda: se Carobbio era certo della combine dopo le parole del tecnico, perché non ha avvisato gli zingari? In tutte le altre occasioni lo aveva fatto... Il discorso Altro punto centrale delle carte difensive è il discorso nella riunione tecnica prima di Novara. Per Carobbio quello è il momento in cui Conte esplicita l'accordo. Gli altri giocatori e lo staff tecnico sentiti dai legali parlano invece di parole cariche di adrenalina alla ricerca di vittoria e promozione. Gli avvocati fanno anche notare come sarebbe stato insensato comunicare all'intera squadra una combine. Perché delegittimarsi in maniera grossolana mettendo al corrente anche ragazzini poco utilizzati? La matassa AlbinoLeffe e Stellini Le accuse per l'illecito nella gara contro l'AlbinoLeffe («fummo tutti d'accordo, giocatori e tecnici, a perdere») sono state confermate da alcuni avversari. Carobbio indica in Stellini il referente dello staff tecnico: è lui a «innescarlo» dopo l'andata. Carobbio non avrebbe mai parlato della cosa in modo diretto con Conte, ma desume che sapesse di quella richiesta. E' possibile, invece, che Stellini abbia agito in autonomia oppure abbia raccontato una versione parziale al tecnico. In Siena-AlbinoLeffe ci furono diverse risse in campo. Il contatto poteva servire a evitare vendette all'ultima giornata. Carobbio, infine, racconta dell'incontro a Bergamo con gli ex compagni il giorno prima del match. E' in quella circostanza che si perfeziona l'accordo, spiega Carobbio: vittoria dei lombardi da conseguire negli ultimi minuti per evitare sospetti. Subito dopo Passoni (ex AlbinoLeffe) chiama i Cossato (intercettati a Napoli) per scommettere a colpo sicuro. Ma Conte era informato? Carobbio sostiene di sì, ma dagli atti la sua è una deduzione per via di Stellini. Una cosa sembra probabile: a Roma si potrebbero separare le strade del tecnico juventino da quella del suo collaboratore (chiamato in causa sempre da Carobbio anche per la gara col Varese: avrebbe detto «no» a una richiesta di sconfitta fatta da una persona vicina a Mezzaroma). La difesa di Conte spera di poter affrontare una discussione franca con Palazzi e che siano analizzate per bene le controdeduzioni. Anche perché al processo una volta insinuato il dubbio, arrivare a una condanna non sarebbe facile. Insomma, la procura federale potrebbe non trovare sconveniente una soluzione condivisa. Domani sarà tutto più chiaro. ------- L’AVVOCATO DEL TECNICO «Bene Di Martino La strada presa è quella giusta» De Rensis: «Le parole del pm ci soddisfano. Patteggiare? È ancora presto per dirlo» di FRANCESCO CENITI (GaSport 12-07-2012) Avvocato Antonio De Rensis, come ha giudicato le dichiarazioni rilasciate alla «Ġazzetta» dal pm Di Martino sulla posizione penale di Conte? Allo stato attuale sembrerebbe andare verso un'archiviazione. . . «Da subito, nonostante il dolore e la rabbia patita dal nostro assistito dopo la perquisizione, abbiamo manifestato grande rispetto per l'operato della Procura di Cremona. Assistendo all'evolversi delle indagini abbiamo avuto la consapevolezza che il procuratore di Martino con grande impegno, considerata la vastità dell'inchiesta, avrebbe valutato posizione per posizione. E comunque, per risponderle, accogliamo con moderata soddisfazione le parole del pm che vanno nella direzione da noi auspicata». Forse le preoccupazioni maggiori sono sul procedimento sportivo. Con che stato d'animo scendete domani a Roma? «Conte ha sempre detto che attendeva di essere chiamato per esporre la propria versione dei fatti e ribattere alle dichiarazioni di Carobbio. È quello che farà. Anche nei confronti della Procura federale nutriamo grande rispetto e siamo certi che applicherà lo stesso criterio di valutazione analizzando le singole posizioni e sapendone individuare le diversità». La Procura ha già acquisito le vostre indagini difensive che dovrebbero evidenziare incongruenze nella versione di Carobbio? «Non è più un segreto, lo stesso procuratore Di Martino ve lo ha confermato. Abbiamo svolto delle indagini difensive, ritenendo le stesse un contributo da consegnare a Palazzi al fine di delineare nel modo più chiaro possibile ogni elemento». Le accuse di Carobbio sono pesanti... «Non le abbiamo mai sottovalutate: da subito abbiamo lavorato con grande impegno per dimostrare l'infondatezza di ogni accostamento alla figura di Conte su qualunque episodio di combine o scommesse illecite». In questi ultimi giorni si è parlato con insistenza di un possibile patteggiamento? «Un avvocato durante il percorso processuale deve prendere in considerazione tutte le ipotesi, analizzando nell'evolversi del procedimento le scelte da fare. Fino a quando non ci sarà l'audizione, ogni discorso è prematuro e fuori luogo». laTestimonianza di ANTONIO DI ROSA (GaSport 12-07-2012) Non riconosco Conte nelle accuse di Carobbio L’ho conosciuto bene per un libro su di lui: o è un attore o qualcuno si sbaglia Non so come andrà a finire la vicenda di Antonio Conte, allenatore della Juventus. E' una storia scivolosa da qualsiasi parte si prenda. C'è il solito pentito che accusa. Nel caso specifico Filippo Carobbio, ex giocatore del Siena, che ha rivelato al procuratore Palazzi: «Conte sapeva dell'accordo tra noi e il Novara per il pareggio e lo disse nella riunione tecnica ». L'allenatore smentisce ed è in buona compagnia. Tutti i presenti a quella riunione negano di averlo sentito annunciare un pari deciso a tavolino tra i due club. Io non so se Antonio Conte sia innocente o colpevole. Certo è che il lavoro comune su un libro che racconta la sua storia, in uscita con Rizzoli a fine anno, mi ha dato l'opportunità di conoscere un uomo. Molto lontano da quello che appare in tv, un po' scontroso, un po' antipatico, sempre sul piede di guerra. E ancora più distante da quello che emerge dalle parole di Carobbio. La sua vita di giocatore è ricca di tantissimi successi e anche di sconfitte. Ha lavorato tanto per affermarsi nella Juventus dove è rimasto per 13 anni. Ha avuto la fortuna di giocare con Baggio, Zidane, Trezeguet, Del Piero, Buffon. E di essere allenato da tecnici del calibro di Trapattoni, Ancelotti, Lippi e in Nazionale da Zoff e Sacchi. La carriera di allenatore brilla per i risultati ottenuti in serie B (due promozioni con Bari e Siena), e in serie A con la Juve: uno scudetto inatteso, quasi miracoloso dopo anni di anticamera e di sofferenza. Conte non ammette vie di mezzo. La sua filosofia è il lavoro. Solo allenandosi con intensità, applicando gli schemi dell'allenatore, imparando a conoscere l'avversario attraverso i video messi a disposizione ogni settimana, si può conquistare il successo. Dice sempre che nessuno ti regala la vittoria, soprattutto quando sulla carta non sei il più forte. Lui è uno che non regala nulla ai suoi giocatori o al suo staff. Bisogna darci dentro tutti i giorni. Mi ripete spesso una frase che a me sembra eccessiva: «La sconfitta mi fa morire. Per due giorni non riesco a parlare con nessuno». E' fatto così. Non vuole e non sa perdere. Il padre e la madre lo hanno educato al rispetto delle regole, all'onestà, a non cercare mai vie secondarie per raggiungere un obiettivo. Papà Cosimino da piccolo gli ha sempre messo in testa un concetto: «Noi siamo gente umile, nessuno ci regala niente. Dobbiamo faticare. Ricordatelo». Rigore ed etica lo tengono distante da un mondo come quello che emerge dal Calcioscommesse. Conte non dà tanto valore ai soldi, anche se sono importanti, ma è persino paranoico nella dedizione al lavoro che fa. Solo l'arrivo della figlia Vittoria lo ha intenerito. Lei è riuscita a smussare gli angoli più aspri del suo carattere. Certe volte è persino irritante. Lavoriamo assieme a un libro, si stabilisce una certa confidenza, allora gli chiedi qualcosa sulla formazione. Ebbene, non ti dice nulla. Oppure nelle ultime settimane ho cercato di strappargli qualche anticipazione sulla campagna acquisti e lui mi ha risposto evasivamente: «Non so, è tutto per aria. Vedremo ». Ti verrebbe voglia di mandarlo a quel paese, poi ti trattieni perché ammiri questa sua professionalità che non fa eccezioni. Antonio Conte io l'ho conosciuto così. Lavoro, famiglia, rigore, impegno, generosità. O è bravissimo a presentarsi per quello che non è o qualcuno sta sbagliando. -
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Presidente, togliere le stelle è un errore Siccome la matematica della Juve e quella della Federcalcio sono sfasate, allora si è deciso di togliere le due stelle che ornavano la maglia. di GIGI MONCALVO (Globalist.it 11-07-2012) E così, invece di mettere la terza stella, la Juve ha deciso di... togliere le altre due. Non condivido per nulla questa decisione di cui il presidente Andrea Agnelli si è assunto la responsabilità. Non la condivido per tante ragioni. Prima di tutto per il "ragionamento", chiamiamolo così, un po' contorto, assurdo e privo di logica illustrato dal presidente bianconero: siccome la matematica della Juve e quella della Federcalcio sono sfasate ("Se noi sommiamo i nostri scudetti arriviamo a trenta, mentre la Figc facendo la stessa somma arriva a ventotto"), allora si è deciso di togliere anche le due stelle che invece erano state conquistate, che ornavano la maglia e che rappresentavano un vanto. Quando mai se uno sbaglia i conti e dimostra di non sapere nulla di matematica, come la Figc, bisogna adeguarsi arrivando a tagliarsi i cosiddetti? Secondo punto: questa è una botta dura per noi 14 milioni di tifosi juventini, avevamo fatto di questa terza stella un motivo d'orgoglio, un punto di partenza in un cammino che, secondo noi illusi e sognatori, avrebbe dovuto portare ad una prima simbolica riparazione di una grave ingiustizia subita. Abbiamo alzato i nostri vessilli, rialzato la testa, trovato un modo palese ed efficace per mostrare a tutti che l'onta subita era solo frutto di maneggi di Palazzo e ora veniamo addirittura privati di quello che avevamo davvero conquistato sul campo e che, chissà per quale ragione, vediamo ora inopinatamente cancellare? Terzo: Andrea, cancellando le due stelle, ha compiuto una grave mancanza di riguardo nei confronti di suo padre. Fu infatti Umberto, in veste di presidente della Figc di allora (sì, avete ragione: era un chiaro caso di conflitto di interesse) nel 1959 in occasione del decimo scudetto vinto dalla Juventus a introdurre la consuetudine della stella color oro sulla maglia, proprio sopra il tricolore. E quindi che ora sia proprio suo figlio, cinquantatre anni dopo, ad andare a togliere questo doppio simbolo (che né Milan né Inter hanno raggiunto dato che sono ferme a 18 scudetti) mi pare un segno di vero e proprio incredibile autolesionismo. Oltreché un vero tradimento nei confronti dei tifosi e dei due massimi emblemi di una squadra di calcio: la maglia e la bandiera. Andrea Agnelli sa quanto io lo stimi e con quale veemenza io abbia denunciato e continui a denunciare il "golpe" interno alla Juve, in particolare contro di lui e il ramo della sua famiglia, per "farlo fuori", impedirgli di diventare presidente quando avrebbe dovuto, arrivando perfino a mandare la Juve in serie B (con l'avvocato del club che addirittura chiese questa condanna) pur di impedirgli di salire al vertice della società bianconera. Per i finti smemorati è bene ricordare che nel 2004, dopo l'ingaggio di Fabio Capello come allenatore e dopo la morte di Umberto Agnelli, Giraudo e Moggi cominciarono a chiedere che Andrea entrasse nel consiglio di amministrazione della Juve: in segno di omaggio postumo al "Dottore", come forma di ricordo per quanto aveva fatto suo padre, come segno di rispetto verso sua madre Allegra (la vera e impareggiabile first-lady del tifo bianconero), come trampolino di lancio verso più grandi traguardi, e, non ultimo, perché era bene che ci fosse un Agnelli nel cda della Juve. Questi due ultimi punti indussero a muoversi i veri "padroni occulti" della Juve di allora: il presidente Franzo Grande Stevens, che tutti oggi sembrano aver dimenticato fosse il numero 1 della squadra ai tempi di "Calciopoli" (o "Farsopoli") e Gianluigi Gabetti, l'uomo-ombra che interpretava il ruolo del burattinaio e teneva i fili di John Elkann. Il problema rappresentato da Andrea era proprio quello di chiamarsi Agnelli (mentre Jaky di cognome fa Elkann), di essere bravo e capace e quindi in grado di intralciare i piani di "ascesa al trono" che Gabetti e Stevens avevano in animo a favore del docile, controllabile, mansueto, ubbidiente, imberbe, pallido, debole Jaky. Il "trono" non era ovviamente solo la Juve ma il controllo di un impero da molti miliardi di euro, con società che si chiamavano Ifi e Ifil (poi diventate Exor), Fiat, Accomandita Giovanni Agnelli & C. e soprattutto la "cassaforte" rappresenta dalla meno nota ma strategicamente fondamentale "Dicembre". Un ruolo di primo piano di Andrea nella Juventus, con le vittorie conquistate a ripetizione grazie a Moggi e Capello, e il piedistallo creato quotidianamente dalla grande visibilità dovuta a quel ruolo manageriale-sportivo (analogamente a quanto è avvenuto per Montezemolo con la Ferrari: con la differenza che Andrea è davvero bravo mentre invece tutti hanno creduto che "Libera&Bella" fosse davvero un grande manager), avrebbe sicuramente portato il coetaneo cugino a intralciare gli ambiziosi piani di Jaky e dei suoi due potenti "protettori". Ecco dunque spiegato perché bisognava "azzoppare" Andrea impedendogli di infastidire e ostacolare la salita al trono di Jaky e quindi la conquista del potere reale da parte dei suoi due "padrini". Per fare questo bisognava "azzoppare" ovviamente Giraudo e Moggi, non importa se il "fuoco amico" avrebbe provocato danni collaterali in casa. Si spiega così la gestione di "Calciopoli", l'avvocato Zaccone - guarda caso il difensore di fiducia che Grande Stevens ha scelto per farsi difendere nel delicato processo sull'equity swap - che chiede la serie B (mai nella storia un difensore aveva chiesto la condanna del proprio cliente, non lo ha fatto nemmeno il legale di Olindo e Rosa, o di Erika e Omar), l'atteggiamento remissivo della società, Jaky che "scarica" Moggi e Giraudo proprio all'ultima partita dello scudetto 2006, Lapo che dice le sue consuete fregnacce. Giraudo ci aveva messo del suo annunciando in una intervista a "Repubblica" che, in pratica, intendeva fare una scalata azionaria e portarsi via la Juve. Ma Jaky, lo si sarebbe saputo qualche anno dopo, da mesi aveva già contattato Jean-Claude Blanc e si era mosso anche Luca di Montezemolo - che non tollerava le vittorie della Juve visto che da presidente la sua gestione fu fallimentare - al punto che fu ringraziato da Joseph Blatter per aver impedito che la Juve ricorresse al Tar e in qualche modo "negoziasse" migliori condizioni al posto della retrocessione. Quindi coloro che hanno mandato la Juve in serie B, non sono stati solo Moratti e Tronchetti Provera con il "lavoretto" commissionato a Tavaroli & C. (come sta emergendo dal processo Telecom in corso a Milano), o Franco Carraro e il suo amico Galliani (che credeva di perdere il suo posto nel Milan a favore di Moggi, come gli aveva fatto capire Silvio Berlusconi), o il professor Guido Rossi: no, la congiura ha avuto "complici" interni al club bianconero e alla ex-famiglia di Gianni Agnelli, gente a cui non interessava nulla della Juve, della passione e della dignità dei suoi tifosi. Quando poi i giochi al vertice dell'impero Fiat si sono sistemati, dopo quattro anni di disastri da parte degli indimenticabili Cobolli Gigli e Blanc, non costava nulla chiamare finalmente Andrea Agnelli, anche se con un colpevole ritardo, a cercare di risolvere quella "grana" rappresentata da una società che spendeva e non vinceva nulla. Detto tutto questo e manifestata ancora una volta la nostra stima al presidente, non possiamo esimerci - proprio per l'affetto che nutriamo nei suoi confronti - dall'avanzare due terribili dubbi che ci tormentano e che siamo certi attraversano ingiustificatamente e senza alcun fondamento la nostra mente di tifosi "perversi" e incontentabili. Non è che Andrea ha "barattato" la retromarcia così clamorosa (e schifosa) sulla terza stella con la carica di consigliere federale che la Figc starebbe o sta per assegnargli? Non è che ha fatto un po' di finta confusione sulla terza stella per farsi poi "silenziare" sulla battaglia necessaria per cancellare le ingiustizie patite dalla Juve? Oltre a questo c'è un terribile dubbio che ci inquieta: visto come si stanno mettendo le cose per l'inchiesta che riguarda Antonio Conte, non è che Andrea - che si è esposto così apertamente a "protezione" del proprio allenatore per fatti che riguardano il passato e altri club - ha calato le brache sulla terza stella, arrivando addirittura a cancellare le altre due, poiché spera o ha avuto assicurazioni su un "trattamento di riguardo" a favore di Conte? Mai come in questa occasione aspettiamo smentite sul fatto che si sia trattato di un incredibile "do ut des". -
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Parla Milanetto Tutta la verità sul calcioscommesse dell'ex capitano del Genoa di GIANLUCA FERRARIS (PANORAMA.IT 11-07-2012) La prima cosa che ha fatto, dopo che gli sono stati revocati anche gli arresti domiciliari, è stata andare dal barbiere. Con i capelli rasati a zero, gli occhiali un po’ alla Clark Kent che indossa sempre fuori dal campo e gli oltre cinque chili persi in carcere, pensava di essere irriconoscibile. In parte è davvero così: visto da vicino Omar Milanetto assomiglia solo vagamente al calciatore finito sulle prime pagine di tutti i giornali il 28 maggio scorso, il giorno del suo arresto nell’ambito dell’inchiesta cremonese Last Bet sul calcioscommesse nostrano. Eppure, poco dopo il suo rilascio, a un tifoso genoano che lo ha incrociato in spiaggia è bastato uno sguardo per riconoscerlo. E per coprirlo di insulti, visto che quel giorno alcuni quotidiani riportavano il suo presunto coinvolgimento in un altrettanto presunto tentativo di combine relativo al derby dell’8 maggio 2011 tra i rossoblu e la Sampdoria. Solo a quel punto Milanetto, classe 1975, ex centrocampista oggi ancora tesserato con il Padova, ha scelto di rompere il muro di silenzio dietro al quale si era trincerato da quando nello scorso dicembre era stato iscritto nel registro degli indagati, assieme ad altri nomi eccellenti, con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Prima ha preso carta e penna per rispondere, assieme al suo avvocato Mattia Grassani, alle accuse sul derby: «L’infamia più grossa per chi, come me, in campo ha sempre dato tutto e ha vinto il maggior numero di stracittadine nella storia del Genoa. Vorrei solo ricordare ai giudici che quel derby l’abbiamo vinto grazie a un mio assist». Poi ha scelto Panorama per la prima, vera, intervista a 360 gradi dopo la sua detenzione. Il dialogo è avvenuto alla presenza del suo legale che lo ha aiutato a formulare alcune risposte. Proviamo a riavvolgere il nastro: al centro delle accuse formulate contro di lei dalla procura di Cremona c’è la settimana trascorsa tra Genoa-Sampdoria e Lazio-Genoa. Due partite che avrebbero visto lei e alcuni suoi compagni al centro di tentativi di combine, per favorire gli scommettitori o le squadre in campo. Qual è la sua versione? Quel famigerato derby si è concluso con un violento scambio di accuse tra me e la tifoseria genoana proprio perchè la curva accusava me e la squadra di scarso impegno mentre noi sapevamo di avere dato il massimo. Detto questo. . . Detto questo? Detto questo, quella partita non compare neppure tra i miei capi d’imputazione. È stato il pm Roberto Di Martino a tirarla fuori, a sorpresa, durante il mio interrogatorio di garanzia. Io sono cascato dalle nuvole e il gip lo ha subito stoppato. Il Tribunale del riesame, poi, non l’ha neanche presa in considerazione nonostante le insistenze del pm. In un’intercettazione allegata agli atti un ultrà afferma che 18 giocatori della Sampdoria versarono 100 mila euro a testa per pareggiare la partita. Soldi che sarebbero serviti a pagare lei e altri suoi compagni di squadra. Che io sappia, un processo penale dovrebbe sui fatti, non sulle leggende metropolitane o i sentito dire. Comunque la persona che lei cita ha già smentito tutto, definendo «chiacchiere da bar» le proprie conversazioni telefoniche. E io al ristorante Il Coccio di Genova, dove si sarebbe parlato di questo accordo (alcune foto ritraggono un presunto summit tra i tifosi rossoblu e i calciatori Domenico Criscito e Giuseppe Sculli, entrambi indagati nello stesso procedimento-ndr) non ci sono mai stato. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Lei però ha ammesso di conoscere uno dei presenti, Safir Altic, pregiudicato e oggi in carcere con l’accusa di traffico di stupefacenti. Al di là di tutto, le sembra normale che intorno alle squadre e ai calciatori gravitino personaggi di questo tipo che poi finiscono per inguaiarvi? Non sapevo che Altic fosse pregiudicato, per me era un semplice tifoso, nemmeno tra i più esagitati. Credo che in un mondo dorato come quello del calcio sia normale essere circondati da mille individui di ogni estrazione, sta poi all'intelligenza del singolo giocatore valutare il singolo personaggio. Per quel che mi riguarda, nella mia carriera ho instaurato amicizie per la vita in ogni città dove ho giocato, ma Altic non rientra certamente tra queste... Contro di lei ci sono accuse e testimonianze molto circostanziate anche su Lazio-Genoa 4-2 del 14 maggio 2011, uno degli episodi cardine dell’inchiesta. Falso. Io vengo tirato in ballo solamente da Carlo Gervasoni (uno dei «pentiti» dell’inchiesta di Cremona, ndr), persona che non conosco, e in modo ogni volta diverso: nel primo interrogatorio accenna alla partita ma non mi nomina neppure, nel secondo sostiene di aver appreso da terzi che io avrei incontrato alcuni esponenti della cosiddetta banda degli zingari, senza specificare quali. Solo a marzo inoltrato, quando già sui giornali erano uscite illazioni su di me, si ricorda – sempre per sentito dire – che avrei incontrato altri due presunti esponenti dell’organizzazione, Hristyan Ilievsky e Alessandro Zamperini. Entrambi hanno negato la circostanza, mentre Almir Gegic (presunto capo della cellula degli «zingari», ndr) dice di non conoscermi. Quella partita ebbe un andamento piuttosto strano e con un volume fuori norma di puntate azzeccate a Roma e dintorni nel primo pomeriggio del sabato, proprio nelle stesse ore in cui gli «zingari», secondo l’accusa, si muovevano tra il ritiro genoano e quello laziale. Lei era in campo: davvero non notò niente di strano? No. Fu una partita assolutamente regolare. Magari i ritmi erano un po’ bassi, ma è normale a fine stagione. Quanto ai movimenti, perché dovrei essere proprio io il colpevole? Cosa intende? Se mai questi «zingari» si sono davvero avvicinati al noistro albergo, ho le stesse probabilità di aver agganciato le loro celle di tutti gli altri: i miei compagni, i tecnici e i dirigenti. Perché per me dovrebbe essere diverso? Come spiega invece la sua presenza in un hotel di Milano, dove si trovavano anche alcuni degli «zingari» e molti altri indagati, proprio il giorno successivo? Ero lì per un addio al celibato, e questo spiega la presenza di molti altri calciatori. Quanto ai presunti capi dell’organizzazione, come abbiamo ricostruito mostrando i movimenti della mia cella telefonica e del telepass e i registri dell’albergo, solo uno di loro, Antonio Bellavista, si trovava lì in quel momento, e peraltro era lì da quattro giorni. Gli altri erano già ripartiti o dovevano ancora arrivare. Ma allora perché la accusano? Secondo me qualcuno é stato beccato con le mani nella marmellata e pur di non affondare del tutto ha voluto far credere che certi comportamenti siano generalizzati. Non c’è nessun contatto telefonico, sms, neppure un aggancio di celle con gli altri indagati: come avrei potuto parlare con loro, coi segnali di fumo? Insisto. Perché avrebbero tirato in ballo, tra gli altri, proprio lei? Non lo so. Ci ho pensato a lungo, ho riletto decine di volte l’ordinanza di custodia cautelare che mi riguarda, e ancora non capisco come e perché ci sono finito dentro. Posso solo ribadire che sono nel calcio da vent’anni e che ho giocato sempre senza risparmiarmi. Forse la spiegazione è proprio questa: se qualcuno ha deciso di millantare gli sarà sembrato più facile fare il nome di chi, come me nel Genoa e Mauri nella Lazio, era più anziano e conosciuto e aveva vinto molto. Ammettiamo che lei sia pulito, come sostiene. Ma l’ultima tranche dell’inchiesta di Cremona vede indagati altri ex giocatori del Genoa. Perché? È una domanda che mi faccio anche io. Di solito non metto la mano sul fuoco su nessuno ma credo fermamente nei miei ex compagni di squadra. Escludo a priori che qualcuno di loro abbia tenuto comportamenti illeciti lo scorso anno. La serie A è pulita? Per quel che ho visto io, sì. Credo però fermamente che se qualcuno avesse davvero sbagliato, e ci fossero prove, ripeto prove, inconfutabili a suo carico, dovrebbe pagare. Tutto. Senza nessun patteggiamento, nemmeno sul piano sportivo. Ma allo stesso modo credo sia profondamente sbagliato mischiare nomi, volti, circostanze e semplici dicerie e buttare tutto in pasto all’opinione pubblica. Quando invece dovrebbe sempre prevalere il principio dell’innocenza sino a prova contraria. Si riferisce anche a lei? Certo. Questa vicenda mi ha insegnato che anche se non hai fatto nulla puoi finire nel tritacarne, e non è una bella constatazione. Il carcere poi è un’esperienza devastante, fisicamente e mentalmente: un tunnel dal quale hai costantemente paura di non uscire mai più. Il mondo del calcio come l’ha trattata in questi mesi? Devo ammettere che i miei compagni del Padova e l'allenatore non mi hanno mai fatto pesare il coinvolgimento nell’indagine. Anzi, mi sono stati vicini, così come la famiglia Preziosi e la maggior parte dei miei ex tifosi del Genoa. Certo, quando giochi in trasferta le curve avversarie ti beccano. Ma questo fa parte del gioco. Rimarrà nel calcio? È quello che mi auguro. Dal processo sportivo mi aspetto molta più attenzione e scrupolosità di quello penale perché mi pare di aver già pagato abbastanza, ho ancora un anno di contratto da giocatore e sarebbe assurdo non poterlo onorare. Dopo mi piacerebbe lavorare sui giovani, ma non con un ruolo di campo: magari collaborare a scoprire talenti. Intanto però cerco di riprendermi la mia vita: famiglia, amici, enoteche, ristoranti, passeggiate. Quelle cose di cui non ci si stanca mai. -
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Scommesse Aggiornato il calendario Nuova audizione per Gianello lunedì in Procura Gli 007 federali convocano l’ex terzo portiere azzurro dopo il forfait del 7 luglio di PINO TAORMINA (IL MATTINO 11-07-2012) Lo descrivono come l’uomo chiave del filone napoletano di calcioscommese. «Al momento è solo un uomo molto segnato e colpito da questa vicenda», dice di lui uno dei suoi legali, Eduardo Chiacchio. Matteo Gianello è stato nuovamente convocato dal procuratore federale lunedì prossimo, 16 luglio. L’ex terzo portiere del Napoli saltò l’audizione prevista lo scorso venerdì per dei problemi renali: dovrà confermare o smentire le parole pronunciate nell’interrogatorio del 15 giugno del 2011, dinnanzi ai pm della procura di Napoli, Antonello Ardituro, Danilo De Simoe e Vincenzo Ranieri, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo, in cui ammise di essere stato il gancio di una tentata combine. Mai realizzata. «Lunedì se starà bene verrà con me a rendere le dichiarazioni che riterrà opportune», ripete l’avvocato Chiaccio. L’inchiesta sportiva è parallela a quella ordinaria avviata dalla procura di Napoli dove l’ex terzo portiere del Napoli insieme con Silvio Giusti, in passato centrocampista del Chievo, è stato raggiunto da un avviso di chiusura indagini dalla Procura di Napoli in cui si ipotizza per entrambi il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva in riferimento al presunto tentativo di combine della partita Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010, finita con la vittoria dei blucerchiati per 1-0. Si tratta dell’unica gara che gli inquirenti ritengono di aver individuato come sospetta dopo averne esaminate numerose. Il grande accusatore del filone napoletano ha chiesto di essere ascoltato nuovamente dai pm napoletani. Un interrogatorio volontario che ha però saltato, il 6 luglio, per i soliti calcoli renali. Una nuova data per un nuovo interrogatorio in procura non è stato fissato. Ora bisogna capire cosa voleva dire Gianello: se aggiustare il tiro della confessione resa davanti al giudice o ritrattare completamente. Più che alla giustizia sportiva, s’intende, Matteo Gianello guarda a quella ordinaria. Ed è per questo tra stasera e domani dovrebbe tenersi un vertice tra il legale in sede sportiva, Chiacchio, e l’avvocato Vincenzo Maria Siniscalchi che lo difende in sede penale. I due sono d’accordo su un punto: il Napoli non ha nulla da temere da questa vicenda. Né punti di penalizzazione né tantomeno l’esclusione dall’Europa League. Gli altri interrogatori. In Procura era atteso come il ”grande giorno”, e almeno a giudicare dalla durata delle loro audizioni, Filippo Carobbio e Andrea Masiello non hanno deluso le attese. I due «pentiti» del calcioscommesse, infatti, sono due elementi chiave dell’inchiesta: da Carobbio dipende, il futuro del Siena, del presidente Mezzaroma e dell'ex allenatore dei toscani e attuale tecnico della Juventus, Antonio Conte; da Masiello, invece, le sorti del Bari. L’ex giocatore del Bari, entrato per secondo in Procura, resta fino a tarda notte negli uffici degli 007 di Palazzi. Masiello, secondo indicrezioni, avrebbe fornito elementi nuovi all'inchiesta, con novità ulteriori rispetto a quanto dichiarato ai Pm. Filippo Carobbio, squalificato per 20 mesi dopo il patteggiamento dell’ultimo processo, il grande accusatore di Antonio Conte doveva confermare le accuse mosse nei confronti dell'ex tecnico dei toscani. Ma soprattutto fornire elementi sulle dichiarazioni rese ai pm di Cremona sulla partita Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011, che tirerebbe in ballo direttamente il presidente del club toscano. Carobbio oggi non ha fatto scena muta, confermando quanto già detto in precedenza. Ora toccherà a Mezzaroma (domani) e Conte (venerdì) smontare il castello di accuse, ma l'aiuto potrebbe arrivare da Coppola che in una memoria difensiva aveva già screditato le dichiarazioni di Carobbio su Conte. -
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Tra crimini e travaglismo. Un libro racconta la zona grigia del calcio moderno di PIERO VIETTI (IL FOGLIO 11-07-2012) Roma. I più cinici diranno che – come al solito – non succederà nulla. Che quello del Calcioscommesse sarà l’ennesimo scandalo da molto rumore per niente, che a pagare alla fine saranno solo i “pesci piccoli” e che il grande circo andrà avanti come se niente fosse. I vari Travaglio che hanno brindato alla sconfitta dell’Italia in finale agli Europei pensano che invece così si potrà davvero fare pulizia nello sporco mondo del calcio, ché una vittoria avrebbe fatto dimenticare a tutti quanto brutto corrotto e cattivo sia lo sport più amato dagli italiani. La speranza è che abbiano torto entrambi gli schieramenti. Dopodomani sarà il giorno di Antonio Conte: l’allenatore della Juventus sarà sentito dalla procura della Federcalcio sulle parole di un suo ex giocatore del Siena, Filippo Carobbio (che ieri ha riconfermato la sua versione), che lo accusa di essere stato al corrente di una combine tra i toscani e l’Albinoleffe nella stagione 2010/11. Quasi sicuramente la convocazione di Conte è l’ennesimo errore di una giustizia più preoccupata di far parlare di sé, ma che ci sia molto che non va nel calcio di oggi non è solo un luogo comune. E’ vero che riuscire a dimostrare qualcosa di certo in questo mondo è più complicato che battere il Barcellona con una squadra di lega Pro: leggendo carte, intercettazioni, interrogatori e inchieste, e parlando con chi nel calcio lavora da anni, emerge un mondo di tutti-sanno-che, si-dice, si-sacome-funzionano-queste-cose, che però alla prova dei fatti sfuggono come il pallone dalle mani di un portiere che si è venduto la partita. Simone Di Meo e Gianluca Ferraris provano a fare il punto delle cose che sono in ballo in “Pallone criminale” (Ponte alle Grazie), libro che raccoglie in maniera dettagliata tutta la mole di materiale (anche inedito) degli ultimi scandali del calcio italiano. Dalle pagine di questa lunga inchiesta emerge un sistema allucinante in cui le mafie italiane e internazionali controllano ogni singolo settore, dalle scommesse (clandestine e non) ai settori giovanili fino ai capi degli ultras. Un libro che farebbe passare la voglia a chiunque di guardare una partita di calcio per parecchi anni. Il problema è però che gran parte delle storie torbide raccontate non hanno avuto il suggello di un processo con condanne, che molti rapporti tra criminali e calciatori potrebbero benissimo essere soltanto millanterie, e che tante vicende si basano su pentiti che improvvisamente ritrovano la memoria o su fragili “nell’ambiente era noto a tutti che”. Ma ci sono anche coincidenze inquietanti, intercettazioni in cui al telefono due scommettitori parlano di risultati che poi si verificano, vicende ben documentate dalle forze dell’ordine come il controllo da parte della camorra della maggior parte delle ricevitorie di Castellammare di Stabia con conseguente riciclo di denaro e influenza sui risultati della squadra locale, e storie del recente passato come la vicinanza tra i boss di Napoli e Maradona ai tempi di Ferlaino presidente del club partenopeo. Viscido e sfuggente, il rapporto tra calcio e malavita esiste ed è un cancro probabilmente impossibile da sconfiggere, un trauma che il tifoso italiano rifiuta di guardare negli occhi e che rischia di essere trasformato in spettacolo giustizialista da qualche pm ed editorialista nostalgici di Tangentopoli. Intanto la procura federale della Figc vorrebbe spezzare in più tronconi il processo sul Calcioscommesse, evitandone così la chiusura anticipata per fretta con un paio di sentenze esemplari, tanti buffetti sulle guance di chi patteggia e via ai campionati. La speranza (forse illusoria, dati i precedenti) è che si vada avanti per gradi, evitando gli eccessi manettari da una parte e l’illusione che tutto vada bene così com’è (e chi non lo pensa è un Travaglio) dall’altra. -
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SCOMMESSOPOLI Scontro o patteggiamento? La Juve studia il caso Conte Domani via al ritiro, ma il club si interroga sulla situazione del mister (venerdì a Roma per l’interrogatorio): rischia un anno di squalifica, forse è meglio conciliare di FABRIZIO BIASIN (Libero 11-07-2012) Gira che ti rigira ci tocca parlare di Antonio Conte. Che poi è l’allenatore campione d’Italia conla Juventus. Che poi è il mister tirato in ballo dal «pentito» Filippo Carobbio in Scommessopoli a proposito di una presunta combine (Novara-Siena del 30 aprile 2011). Secondo il giocatore, Antonio sapeva dell’accordo tra i club per «apparecchiare» un pareggio e i pm di Cremona credono assai alle parole del pentito. Al mister girano i santissimi: si proclama innocente e assolutamente tranquillo ma venerdì dovrà lasciare il ritiro di Chatillon, destinazione Roma, per essere ascoltato dal procuratore federale Stefano Palazzi. Una vera e propria rottura. Allo stato attuale il tecnico rischia una squalifica da 8 a 12 mesi per omessa denuncia (fino a 3 anni se si dovesse paventare l’illecito sportivo). Un’esagerazione? Probabilmente sì, ma in fondo certe procedure sono note: la giustizia sportiva diversamente da quella ordinaria dice che tu, accusato, devi riuscire a discolparti da chi ti ha tirato in ballo, altrimenti sono fattacci tuoi e incassi la mazzata. Prima degli Europei Conte e Agnelli si proclamarono uniti, indissolubili e per nulla preoccupati: la Juve sarebbe rimasta accanto al suo allenatore in tutto e per tutto. In questi giorni c’è chi ha spergiurato: i bianconeri in realtà starebbero pensando a un eventuale sostituto di Conte in caso di stop forzato (da Capello in giù). Tutte balle, dicono dal club, ma ora tocca fare i conti con il calendario di Palazzi: uno scontro frontale con la Federazione in nome della giustizia potrebbe costare caro. Da qui il dubbio shakespeariano della società campione d’Italia: perseguire la strada dell’innocenza e rischiare di ritrovarsi a inizio stagione senza allenatore o patteggiare la pena e accettare una squalifica di «soli» 4 mesi? La decisione non è facile, perché «patteggiare» in ogni caso significherebbe ammettere una colpevolezza con tutto quel che ne consegue: insulti dei tifosi avversari, «macchia» indelebile sulla carriera del tecnico, varie ed eventuali. La situazione non è semplice, ma una decisione va presa in fretta: domani in Val d’Aosta inizia la stagione dei bianconeri... -
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Il pallone di Luciano Sei anni fa l’inferno, ora nulla: Abete deve delle spiegazioni di LUCIANO MOGGI (Libero 11-07-2012) Se non ci fosse il caso Conte a mantenere alta l’attenzione su Scommessopoli - ma nel caso è il solito tiro alla Juve - il sipario su questa pagina vergognosa del calcio italiano sarebbe già calato. Ben altro atteggiamento ebbe la giustizia sportiva conCalciopoli e i raffrontifanno a pugni con la conversione ad “U” di Abete, Palazzi, Palombo e similari. «Farsopoli» - accezione esatta - fu solo chiacchiere, eppure venne messa all’indice come lo scandalo del secolo, il male da estirpare, condanne alla B e all’ergastolo sportivo pervicacemente inseguite, costruite sul niente, lo disse già il pm del calcio scommesse dell’80, Corrado De Biase: «Non c’è traccia di illecito, non c’è danaro, non ci sono assegni, dov’era allora il reato?». Per questo s’inventarono quello “strutturale” con l’aggiunta del sentimento popolare, dovendo però ammettere a denti stretti che nessuna partita e nessun campionato erano stati alterati, conclusione alla quale è giunta nelle motivazioni anche la sentenza penale di primo grado. In Scommessopoli c’è tutto quello che lì mancava, il danaro, le partite truccate, il malcostume, la pletora di indiziati, l’organizzazione internazionale, i rei confessi che hanno però prodotto quello che non ti aspettavi: i pentiti premiati, quasi glorificati, basta un’ammissione e le responsabilità sono rivoltate, quasi annullate, una sorta di colpo di spugna. La conseguenza è grave e meraviglia che non ci sia stata una reazione di sdegno, ma già alle prime notizie di Scommessopoli ci fu chi annotò che non c’era stata la stessa levata di scudi come per Calciopoli, forse perché, taluni giornali che ritengono di avere nella loro missione anche l’indirizzo dell’opinione pubblica, in questo caso hanno gestito questa missione nel modo che ritenevano più opportuno, creando quell’ondata di sentimento popolare di cui parlava il prof. Serio subito dopo aver dato le dimissioni (poi rientrate) da quel tribunale (Sentenza Sandulli) che aveva condannato tanti innocenti alla pena capitale. Se chi ha confessato di aver accomodato una partita se la cava con pochi mesi o con un paio d’anni al massimo, cos’è questo se non una sorta di legalizzazione delle scommesse? Di fronte a così blande sanzioni il soggetto che l’ha già fatto può essere indotto a ripetere il misfatto. Palazzi, e più di lui Abete, hanno il dovere di chiarire questo ribaltamento di giudizi rispetto a Calciopoli. La giustizia, anche quella sportiva, deve essere una sola, non può variare a distanza di pochi anni, non può inseguire sentimenti popolari, ma solo prove provate, beninteso non quelle presentate dall’accusa, di per sé di parte, ma quelle che si formano in dibattimento, così come vuole espressamente il nostro Codice, ora forse un po’ trascurato da Narducci (prova ne sia il libro dato alle stampe che vorrebbe dire la verità su Calciopoli, e poi scopri che è solo il teorema dell’accusa). Ma non c’è da meravigliarsi, perché la sua arringa finale al processo di Napoli è stata la copia copiata di quella di apertura, senza nessun riferimento a quanto era emerso in dibattimento. Narducci sta per tornare a fare il magistrato, dopo il fallito assalto alla politica, bocciato severamente da un altro ex pm, il sindaco di Napoli De Magistris. Non si sa dove sbarcherà, certamente non dove vorrebbe lui, nel frattempo però farà bene a dare una sbirciata in più ai nostri codici. Anche sul punto dove si chiede al magistrato di essere sereno, imparziale e non sedimentato su una posizione. Un preciso articolo del codice penale impone ai pm di utilizzare nella loro indagine anche prove e indizi a favore degli imputati. Sicuramente non l’ha fatto Narducci, incapace di essere sereno nel suo giudizio. Può essere tale un magistrato che partecipa alla presentazione di un libro dove appare una sua intervista a un giocatore dell’Inter? Di più: nella stessa manifestazione, il pm incontra il presidente dell’Inter alla vigilia della possibile convocazione dello stesso al dibattimento dove avrebbe dovuto sentirlo lui stesso. Quanta serenità può avere un pm - nel caso ex pm - se fa premettere il suo libro da un articolo di Travaglio (la cui posizione anti-sottoscritto è nota) e dedica la stessa opera a Carlo Petrini, che evidentemente in omaggio all’antico detto del perdono “parce sepulto” viene ora osannato nonostante la provata partecipazione al calcio scommesse dell’80? Non so quale pubblicità Narducci cercasse dalla decisione di presentare il libro a Monticiano, mio paese natale. Sicuramente non è cosa che in verità torna anche ad onore della sig. ra Sandra Becucci, attuale sindaco di Monticiano, che poteva invitare anche il sottoscritto. Narducci sarebbe stato in imbarazzo? Io no: ho la coscienza pulita. -
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A CREMONA Strasser al gip: «Ero a libro paga del clan» di DAVIDE ROMANI (GaSport 11-07-2012) Laszlo Strasser era il gregario. Estradato venerdì dall'Ungheria, arrivato lunedì a Cremona dal carcere Regina Coeli di Roma, il 36enne membro del clan degli ungheresi è stato interrogato ieri dal gip di Cremona Guido Salvini. L'uomo arrestato nella quarta ondata di provvedimenti nell'inchiesta Last Bet della procura lombarda ha prima ascoltato la lettura, in ungherese, dell'ordinanza emessa lo scorso 28 maggio e poi, a sorpresa, ha iniziato a rispondere alle domande del gip. L'avvocato Andrea Di Giuliomaria (che con la collega Crikstina Molnar difende Strasser) nel primo pomeriggio aveva prospettato l'ipotesi che il proprio assistito si potesse avvalere della facoltà di non rispondere, valutando anche il ricorso al tribunale del Riesame di Brescia. Ma alla fine ha vinto la voglia di Strasser di fornire la propria versione dei fatti che secondo l'accusa lo vedono membro del gruppo criminale ungherese che ha partecipato ad «attività illecite connesse alla manipolazione delle partite Lazio-Genoa, Palermo-Bari e Novara-Siena della stagione 2010-11». Incontri confermati Il «gregario» dell'organizzazione ha confermato di aver incontrato a Como e Cernobbio Almir Gegic e Mauro Bressan mentre a Milano Antonio Bellavista. Quest'ultimo avvenuto il 14 maggio 2011 all'Una Tocq hotel di Milano nell'albergo dove, come riportato nell'ordinanza del 28 maggio, «erano presenti anche Omar Milanetto e Dario Dainelli». L'ungherese ha ammesso anche di aver incontrato a Malpensa, il 4 novembre 2011, Choo Beng Huat, l'emissario degli uomini di Singapore senza però confermare l'avvenuta consegna dei soldi (ipotesi che l'accusa avanza vista la diminuzione del peso del bagaglio al momento della partenza per Singapore di Choo Beng). A libro paga Dall'interrogatorio di ieri emerge come il prestante Laszlo Strasser risultasse a libro paga dell'organizzazione. A Salvini avrebbe confermato come gli venissero garantiti vitto e alloggio in cambio dei lavori di «manovalanza» che gli erano richiesti (prenotazioni di alberghi, aerei, auto, a volte anche guardaspalle) dai vari Matyas Lazar e Zoltan Kenesei. Un uomo fidato che veniva anche premiato con dei viaggi: Strasser parla di 4 «gite» a Singapore a spese dell'organizzazione. Tutte conferme rispetto all'ipotesi accusatoria che quindi vede avvalorate le ipotesi di reato descritte nell'ordinanza. ___ L'INCHIESTA DI CREMONA Strasser: Truccavamo la Serie A di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 11-07-2012) Un altro pezzo della cellula ungherese che lavorava anche in Italia per manipolare le partite di calcio ha parlato di fronte agli inquirenti di Cremona. Si tratta di Laszlo Strasser, istradato la scorsa settimana in Italia (è arrivato venerdì a Roma, poi è stato trasferito nel carcere della città lombarda) e ieri sottoposto a interrogatorio di garanzia dal gip Guido Salvini. Il trentaseienne nato a Budapest è rimasto faccia a faccia con il magistrato per cinque ore e ha ammesso l'esistenza di un'organizzazione dedita a truccare gli incontri. Gli inquirenti non avevano nessun dubbio, ma adesso hanno una conferma in più di un quadro comunque già da tempo chiaro, quello della collaborazione tra ungheresi e zingari per "taroccare" anche la Serie A. Strasser non ha confermato il ruolo che gli era stato "cucito" addosso dall'ordinanza di fine maggio (per lui tradotta in ungherese...), quando il pm aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per 20 persone: l'ungherese ha ridimensionato la sua posizione sostenendo che era una specie di factotum dell'organizzazione, ha precisato che non prendeva nessuna decisione e che non sapeva niente di partite truccate. Lavorava per Zoltan Kenesei insieme a Matyas Lazar, Laszlo Schultz e Istvan Borgulya. Lui, ha affermato, era un autista, organizzava i viaggi, faceva i check-in negli aeroporti e prenotava gli alberghi grazie ai soldi che gli venivano messi a disposizione. Dalla sua attività ha ricavato quattro viaggi premio a Singapore, un regalo dall'amico Lazar. Naturalmente ha cercato di sminuire il suo ruolo, un po' come aveva fatto Trajkovski, la guardia del corpo-autista di Ilievski. Strasser ha raccontato di aver conosciuto a Como Bressan e Gegic, mentre l'incontro con Bellavista è avvenuto in un noto hotel di Milano in zona corso Como. Naturalmente gli è stato chiesto conto dei suoi viaggi in occasione delle gare Palermo-Bari e Lazio-Genoa, due match che gli inquirenti ritengono manipolati, ma anche dell'incontro all'aeroporto di Malpensa con uno degli emissari di Tan Seet Eng, Beng Huat Choo, che nel novembre 2011 porta in Italia un quantitativo importante di soldi per truccare degli incontri. Lui ha cercato di minimizzare. ___ L’INCHIESTA Strasser: «I miei quattro viaggi a Singapore» Dall’ungherese la conferma della transnazionalità dell’organizzazione di CLAUDIA GUASCO (Il Messaggero 11-07-2012) MILANO «Sì, è vero, facevo parte del gruppo. Ma ero soltanto un gregario». Laszlo Strasser, ungherese, secondo l’accusa è uno degli uomini dell’organizzazione che dopo la prima ondata di arresti della procura di Cremona nell’inchiesta sul calcioscommesse ha soppiantato gli zingari, diventando il nuovo braccio operativo dei capi di Singapore. Venerdì Strasser si è costituito a Roma e ieri si è seduto davanti al gip Guido Salvini per l’interrogatorio di garanzia. Un’audizione fiume nella quale ha sostanzialmente ammesso di far parte del sistema negando però ruoli di responsabilità. Racconta Strasser: «Accompagnavo in macchina Zoltan Kensei e Matyas Lazar, mi occupavo degli spostamenti. Per questo lavoro non ho mai preso un soldo e in cambio ricevevo vitto e alloggio». Alberghi e ristoranti su e giù per l’Italia e tutto a spese degli ungheresi, questa era la bella vita di Strasser. «Non ho mai toccato un soldo nè pagato un giocatore. Le uniche persone che ho incontrato sono l’ex capitano del Bari Antonio Bellavista, il capo degli Zingari Almir Gegic e Mauro Bressan», ex di Milan, Genoa e Fiorentina. Ma a incastrate Strasser, sostiene la procura, è una foto con il numero uno dell’organizzazione di scommesse di Singapore. L’ungherese, si legge nell’ordinanza, «risulterebbe colui che il 4 novembre 2011 si sarebbe incontrato con l’indagato Huat Beng Choo, proveniente da Singapore, all’aeroporto di Milano-Malpensa. Dopo essersi spostati insieme in una camera d’albergo all’Hotel Sheraton, Strasser era ripartito il primo poche ore dopo, sempre per Singapore, dopo una evidente consegna di denaro». Davanti al gip Strasser ammette l’incontro con Choo, peraltro di evidenza palmare, ma nega di aver ritirato il trolley con il denaro per pagare i giocatori in Italia. «Sono andato anche quattro volte a Singapore - dice l’ungherese - ma si trattava di una sorta di viaggio premio». Per gli inquirenti l’interrogatorio di Strasser - al di là delle reticenze difensive dell’indagato - ha confermato le caratteristiche transnazionali della rete di scommesse creata nel Far East. L’ungherese inoltre, sostengono i magistrati, avrebbe avuto un ruolo nella manipolazione di Palermo-Bari del 7 maggio 2011, Lazio-Genoa del 14 maggio 2011 e Novara-Siena del 30 aprile 2011. Quest’ultima è la partita finita nel mirino dopo le dichiarazioni rese da Filippo Carobbio, che ha messo nei guai l’allenatore della Juventus Antonio Conte: «In Novara-Siena ci fu un accordo per far finire la gara in parità, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato. Lo stesso mister, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo col Novara per il pari». -
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I VERBALI DI NAPOLI «Emarginato, non mi passavano la palla» Quagliarella nega in Procura la presunta combine con la Sampdoria Poi si sfoga: «I sudamericani mi isolavano perché erano invidiosi» A cura di ALBERTO ABBATE & EDMONDO PINNA (CorSport 11-07-2012) Quagliarella: Ecco perché fui costretto ad andar via da Napoli Interrogatorio del 16 giugno 2011 del calciatore Fabio Quagliarella, presso la Procura della Repubblica di Napoli: «Sono attualmente tesserato, come noto, per la Juventus Football club s.p.a. ma sino al 30 giugno 2010 sono stato un calciatore del Napoli Calcio. Fui ingaggiato dal Napoli l’anno precedente e firmai un contratto quinquennale. L’anno successivo, tuttavia, accettai di andare in cd. prestito con obbligo di riscatto alla Juventus. A domanda, preciso che tale scelta fu determinata da ragioni prettamente calcistiche. In pratica, già durante il campionato vi erano state frizioni ed incomprensioni con alcuni dei compagni. In pratica mi sentivo emarginato nel gioco della squadra e mi capitava di accorgermi che qualche compagno faceva di tutto per non passarmi la palla. Tuttavia, si trattava di normali questioni tecniche tipiche della vita sportiva di noi calciatori. Posso altresì aggiungere che in questo mio disagio non mi sentivo compreso e sostenuto dalla società, ma mai avrei pensato di interrompere così bruscamente dopo solo un anno il mio rapporto con il Napoli se non si fossero verificate le vicende delle quali ora dico, ma tutte sempre di mero rilievo sportivo. In pratica, fui convocato in Nazionale per partecipare ai mondiali in Sudafrica e mentre ero in ritiro leggevo sulla stampa sportiva italiana che ero considerato cedibile dalla mia società. Ogni giorno erano pubblicate notizie che mi davano prossimo ad essere ceduto a questa o quella società. La cosa, naturalmente, mi dava fastidio, perchè era sintomo di una chiara crisi di fiducia della dirigenza, che altrimenti sarebbe intervenuta, come in altri casi, per dichiarare incedibile il proprio giocatore. Al ritorno in Italia, appresi persino che le trattative del Napoli con la società russa del Rubin Kazan erano ad un passo dal concludersi e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Chiesi così al mio procuratore, avv. Giuseppe Bozzo, di trovarmi una nuova squadra e ben presto fu la Juventus a farsi avanti. La formula del prestito con diritto di riscatto credo sia però interpretata dalla Juventus nel senso dell’effettivo mio trasferimento definitivo a Torino, ciò che comporterà, come da contratto, il pagamento di 10 milioni e mezzo di euro. A domanda, preciso che il mio ingaggio era di circa 1.800. 000. 00 euro l’anno ed erano poi previsti premi in denaro ove avessi segnato 12 gol e poi magari 18 in ogni campionato. A domanda, preciso che quando nel campionato 2009-2010 si giocò Napoli-Parma, io avevo già segnato 9 gol e mancavano, se non sbaglio 5 giornate alla fine del campionato. La partita si mise subito bene per me e per la mia squadra. Segnai un gol, ma poi il Parma pareggiò e si potrò in vantaggio. Riuscimmo a pareggiare ancora con un gol segnato su mio assist e poco dopo fui espulso dall’arbitro. A domanda, preciso che la mia espulsione fu dovuta alle proteste che feci avverso la decisione dell’arbitro di non punire con un rigore un fallo commesso su di me da un difensore del Parma. L’arbitro mi ammonì ed io a quel punto persi la testa, perchè l’ammonizione comportava, essendo io stato già diffidato dal giudice sportivo, l’automatica squalifica per il turno successivo. Fu così che usai frasi offensive nei riguardi dell’arbitro e a ciò seguì la mia espulsione. In conseguenza di ciò, fui squalificato anzichè per una giornata per tre giornate. Prendo atto che così si rendeva ancor più difficile raggiungere l’obiettivo del premio, ma ripeto che persi la testa per la rabbia e non feci calcoli. La partita si concluse con la sconfitta della mia squadra ormai ridotta in inferiorità numerica. Comunque, la partita Napoli-Parma segnò un chiaro momento di crisi del mio rapporto col Napoli. Non soltanto perchè mi fu irrogata dalla società una multa assi salata (28 mila euro), ma soprattutto perchè mi sentii abbandonato a seguito della decisione della società, comunicazione a mezzo stampa, di non fare ricorso avverso la squalifica, per tentare di ottenere una riduzione. A domanda, preciso che tale sensazione nasceva anche dal senso di isolamento che avvertivo creato attorno a me dal gruppo dei sudamericani (Lavezzi, Gargano, Campagnaro, etc), forse perchè costoro sentivano ed invidiavano il maggiore affetto che i tifosi spontaneamente mi avevano subito riservato, magari anche perchè napoletano e non solo perchè attaccante di valore nazionale. Voglio precisare che durante tutto il campionato ho avuto la sensazione, fondata su ciò che accadeva in campo, che il gruppo di sudamericani mi era ostile in campo, non passandomi la palla quando avrebbero potuto e dovuto. Parlai di tale malessere con il mister Mazzarri, con cui mi risentìi in occasione della partita Fiorentina-Napoli, perchè non mi fece giocare titolare ed avrei potuto essere in tale occasione capitano della mia squadra. Feci comunque ritorno in campo in occasione della penultima giornata e grazie a due gol segnati all’Atalanta in una partita casalinga, mi portai a quota undici nella classifica di cannonieri di quell’anno. Dunque, effettivamente, è vero che l’ultima partita aveva per me anche un particolare valore economico, oltre che sportivo, perchè segnare un gol avrebbe comportato l’ottenimento di quel sostanzioso premio in denaro. Si giunse così alla partita Sampdoria-Napoli. Per i nostri avversari vincere era necessario per andare in Champion’s League. Per noi era una partita priva di valore di classifica. Ma, come detto, per me era importante anche per quell’obiettivo economico. A domanda, preciso che molti miei compagni erano a conoscenza di quella clausola del mio contratto. Io stesso mi ero confidato con taluno di loro e la voce si era sparsa nello spogliatoio, tanto che poco prima dell’incontro, anche l’allenatore Mazzarri mi chiamò per dirmi che sapeva del mio obiettivo e che, schierandomi in campo, mi avrebbe messo in condizione di raggiungerlo. Durante la partita, feci di tutto per segnare. Il loro portiere fece miracoli e mi parò due tiri con i quali ero certo di poter segnare. A domanda, preciso che non colsi alcuna anomalia nel comportamento dei miei compagni, del resto l’incontro fu preparato con scrupolo dell’allenatore che come me e Maggio era un ex tesserato della Sampdoria e, magari solo per questo ci teneva che la sua squadra facesse bella figura. Matteo Gianello è stato un buon compagno di squadra, che accettava con serietà il suo ruolo di terzo portiere quasi mai convocato per le partite. Non ricordo di aver parlato con Gianello della partita Sampdoria-Napoli, ne ho notato comportamenti "anomali" da parte sua. Non ricordo di aver parlato con Gianello della Vicenda del mio premio contrattuale previsto per il dodicesimo gol segnato. Sicuramente ne ho parlato con Gennaro Iezzo, cui ero particolarmente legato, e con cui facevo sistematicamente in automobile il percorso da Castellammare di Stabia a Castelvolturno per gli allenamenti». ------- Gianello: Vi svelo perché parlavo con Giusti e i fratelli Cossato Interrogatorio del 15 giugno 2011, del calciatore Gianello Matteo, presso la Procura della Repubblica di Napoli: «Conosco Silvio Giusti in quanto è stato il mio compagno di squadra nel Chievo Verona nella stagione 1996-97; conosco altresì Michele Cossato che pure è stato mio compagno di squadra nel Chievo Verona, sempre in quella stagione (...). Sia il Giusti che il Cossato mi hanno chiesto informazioni sulla partita Lecce-Napoli; credo di aver detto che il Napoli si sarebbe impegnato al massimo per vincere la partita. Prendo atto che il significato delle conversazioni intercettate appare del tutto contrario a quanto da me riferito. Ricordo che dopo Lecce-Napoli il presidente De Laurentis disse alla squadra che doveva vergognarsi per come aveva giocato la partita (.. . ). Prendo atto che tale atteggiamento corrisponde a quanto pronosticato nel corpo della conversazione contestatami, ma preciso che ebbi a trarre tale mia impressione dal clima dello spogliatoio e dall’euforia che notavo nel corso degli allenamenti, poichè la mia esperienza mi dice che in casi del genere non è difficile andare incontro ad una sconfitta (...). Preciso di non saper dare spiegazioni degli eventi relativi all’andamento della partita di Lecce. Neanche dell’espulsione di Cavani (... ). “Dentino” nelle mie conversazioni telefoniche è il mio compagno di squadra Giuseppe Mascara. Il Giusti mi chiedeva informazioni da lui sulla partita Brescia-Catania (. . . ). Nella conversazione gli accenni al Grana e ai Tortellini sono riferiti alla partita Bologna-Parma. La persona indicata come il “Guru” ed “Albertone” nella conversazione è Alberto Malesani, già allenatore del Chievo Verona in cui ho militato (. . . ). Non sono in grado di spiegare l’espressione «Purtroppo Miki... che Cavani vuol fare», nè quella immediatamente successiva in cui faccio riferimento alla necessità di convincere De Sanctis. Non so spiegare il riferimento ad Abbruscato nè il riferimento al “CEO". I riferimenti presenti nella predetta conversazione n. 2255 a “9 su 11 fiche” sono ai giocatori del Napoli e dell’Inter, nel senso che per mia personale valutazione ritenevo che a 9 giocatori su undici delle due squadre potesse andare bene il pareggio (...). Il mio rapporto con Paolo Cannavaro e Grava era ed è buono, ma non particolarmente confidenziale. A volte sono andato nei locali che ciascuno di loro ha in gestione, rispettivamente a Pompei e a Grecale (. . . ). Ero a conoscenza che la scorsa stagione Quagliarella aveva un contratto che prevedeva un premio correlato al raggiungimento di un determinato numero di reti, ma non ne conoscevo i particolari. So, comunque, che per lui era importante riuscire a far gol anche nell’ultima partita, proprio per avere il premio promesso. Ricordo di aver commentato telefonicamente con il Giusti la partita Sampdoria-Napoli, commentando la circostanza che Quagliarella non aveva segnato la rete che gli avrebbe garantito il premio contrattuale. Non ricordo se dopo la partita Sampdoria-Napoli ho preso in giro Quagliarella, perchè non aveva segnato il gol (...). Talvolta, Cossato e Giusti mi hanno parlato che le scommesse vengono effettuate in Inghilterra e Austria (...). Ritengo doveroso riferire quanto segue sulla partita Sampdoria-Napoli: Giusti ebbe a contattarmi al fine di verificare la possibilità di contattare qualcuno dei miei compagni di squadra (...). Giusti mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni di squadra che avessero aderito alla richiesta con somme di denaro. Nello spogliatoio, non ricordo quali compagni fossero presenti (credo fossero quattro o cinque), ingenuamente dissi ai miei compagni che c’era una persona disponibile a dare del denaro qualora avessimo lasciato vincere la Sampdoria (...). Ora, ricordo che decisi di fare la mia proposta nel corso di un allenamento, alcuni giorni prima della partita. Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava. Escludo che fossero presenti Santacroce e De Sanctis. Escludo altresì di aver parlato con Quagliarella. Ricordo che Cannavaro e Grava diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa. Ed erano visibilmente risentiti per la proposta ricevuta. La somma messa a disposizione da Giusti era di alcune decine migliaia di euro per ogni giocatore disponibile. Dopo la risposta negativa ricevuta dai due compagni citati, decisi di non andare oltre nel mio tentativo. Al Giusti riferìi che non potevo far nulla, anche perchè il mister Mazzarri voleva fare bella figura con la sua ex squadra, nei confronti della quale poteva avere qualche motivo di risentimento dal punto di vista professionale, essendo stato esonerato da quella società (...). I riferimenti alla camera a 5 stelle e a 10 stelle erano relativi a somme di denaro di 5.000 euro e 10.000 euro da scommettere. I riferimenti alle “9 fiche” presenti nella stessa conversazione erano relativi ai soli giocatori dell’Inter. Infatti, solo in base ad una mia personale sensazione, acquisita osservandoli durante il riscaldamento, ritenni che la maggioranza di essi sarebbe stata disponibile ad un avere un atteggiamento “tranquillo" nell’assecondare il risultato di parità che serviva al Napoli per avere la matematica certezza di una qualificazione alla Champions League, senza passare per i cd turni preliminari (.. . ). In ordine allo svolgimento della partita Napoli-Parma dello scorso campionato. Effettivamente, fu una brutta ed inopinata sconfitta interna. Ricordo che il mio compagno Fabio Quagliarella si fece espellere quasi imponendo all’arbitro di farlo, tanto furono plateali le sue proteste. Posso dire che Quagliarella nei giorni successivi si scusò dinanzi alla squadra e all’allenatore, come fece l’anno dopo anche Cavani protagonista di un analogo fatto durante la gara Lecce-Napoli». ------- Il poliziotto: Vi racconto i miei “amici” calciatori partenopei Interrrogatorio del 16 ottobre 2010, presso la Procura della Repubblica di Napoli del Sig. Vittoria Gaetano, ispettore di Polizia in servizio presso la Squadra Mobile della Questura di Napoli: «Curo i rapporti con la società Calcio Napoli, seguendone le attività agonistiche e sovraintendendo alle problematiche relative alla sicurezza dei giocatori, soprattutto nel rapporto sempre delicato con i tifosi (...). Il mio compito è raccogliere informazioni di potenziale interesse investigativo nel settore delle scommesse clandestine e delle frodi sportive (... ). Mi è capitato anche di dover “recuperare” nottetempo atleti in locali pubblici ove avevano trascorso la serata in compagnia non ideali e persino ubriacandosi (accadde, ad esempio, lo scorso anno con il noto Lavezzi) (...). Il giocatore Matteo Gianello, è uno degli atleti con i quali ho da tempo maggiormente rapporti di frequentazione e di amicizia (. . . ). E’ uno dei calciatori meno pagati del Napoli e ciò costituisce una delle ragioni che lo hanno spinto a partecipare alle scommesse su eventi sportivi. Di scommesse Gianello non mi fece alcun cenno fino ai giorni precedenti alla partita dello scorso campionato Sampdoria-Napoli. In un bar Giannello mi disse “ho vinto una bella bolletta. Gaetano, ma vuoi proprio sapere come vanno le cose? Ma davvero credi che mi possa bastare il mio stipendio? Ho appena comprato una casa a mia madre ed un’altra a mio fratello e devo comprarne ora una per me” e, dopo questa premessa, mi disse che era da tempo in contatto con “gente di su“ in grado di conoscere anzitempo i risultati delle partite, per averne alterato il risultato grazie ad accordi con le società e le squadre interessate. Mi fece capire che uno dei contatti viveva a Verona (...). Le scommesse sugli incontri combinati avvengono, secondo Gianello, a Londra, in modo da sfuggire ai controlli della Snai (. . . ). Secondo Gianello in occasione di una precedente partita del Napoli e precisamente, Napoli-Parma terminata 2-1 per il Parma, ribaltando nel secondo tempo il vantaggio del Napoli, durante l’intervallo, erano stati scommessi molti soldi on-line, anche di camorristi di Secondigliano, sul risultato finale poi effettivamente verificatosi (...). Su Sampdoria-Napoli mi disse che aveva personalmente contattato i difensori Grava e Fabio Cannavaro (lapsus o errore di trascrizione, in realtà si tratta del fratello Paolo, ndr), oltre allo stesso Quagliarella, ricevendo da tutti un netto rifiuto a prestarsi a quel gioco (...). Per cercare di vincere ogni possibile resistenza ad un rapporto che mi avrebbe consentito di disporre di ben maggiori informazioni, dissi a Gianello che mio padre era da poco andato in pensione e che aveva così un piccolo gruzzolo da investire. Gianello non esitò a dirsi pronto ad inserimi nel giro e mi disse solo di aver pazienza, “tranquillo, ti tengo presente” (. . . ). In occasione di Napoli-Chievo, Gianello prese posto ai bordi del campo appoggiandosi ai cartelloni pubblicitari posti immediatamente dietro la porta del Napoli. Io feci la stessa cosa e non appena tanto vicini da poter parlare liberamente, anche se ovviamente, a voce bassa, Giannello mi annunciò che la partita sarebbe finita con la vittoria del Napoli per 3 a 1». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Gazza connection ___ «Altre combine da scoprire in A E su Genoa-Samp...» Il pm di Martino: «Gli atti del derby girati in Liguria Possibili nuovi indagati. Siena nel mirino, non Conte» di FRANCESCO CENITI (GaSport 11-07-2012) «Se continuo a svuotare il mare con un cucchiaio? Ci sono almeno un paio di situazioni che meritano approfondimenti. Tra qualche mese, però, farò delle scelte: definire le posizioni chiare, vedere se qualcuno patteggia, chiedere dei rinvii a giudizio. E credo ci sia spazio anche per delle archiviazioni: alcuni indagati hanno un quadro difficile da dimostrare. E comunque non escludo altri colpi di scena. Come le dicevo ci sono due o tre piste interessanti...». La stanza del procuratore di Roberto di Martino è sommersa dai fascicoli: Cremona è da anni sotto organico («siamo solo in tre. . . ») e l'inchiesta sul calcioscommesse sta fagocitando il resto. Una emergenza continua, eppure si tira innanzi. E soprattutto s'indaga tanto da non rendere improbabile l'ennesimo rilancio. Non sul filone Genova. Dottor di Martino, c'è chi giudicato avventata la frase sul derby. Ricorda: «sviluppi devastanti». Ci sono novità? «Non me ne occuperò più io. Proprio in queste ore ho trasferito gli atti ai colleghi di Genova. Le carte sono interessanti: diverse intercettazioni e non solo quella dell'ultrà Leopizzi pubblicata dalla giornalaccio rosa. Ribadisco: lo scenario è inquietante. C'è molto materiale che riguarda Genoa-Siena e naturalmente sulla presunta colletta dei giocatori della Samp per il derby. E poi bisogna capire i rapporti tra Preziosi e alcuni indagati. La vicenda degli ultrà è di una gravità inaudita. E siccome anche a Bari è accaduta una cosa simile, forse c'è qualcosa che non va nel sistema. Forse i club dovrebbero fare di tutto per affrancarsi da certa gente. E invece. . . ». E comunque ora sarà Genova a indagare. «Sì. Non sarà facile, ma c'è margine per scoprire come è andata realmente. I giocatori, ad esempio, non possono continuare a negare l'evidenza. Avrei sentito Criscito, cosa che hanno fatto loro». Quali sono allora gli sviluppi possibili a Cremona? «Faremo in questi mesi un incidente probatorio di tutto il materiale sequestrato. Qualcosa d'interessante dovrebbe uscire. Non escludo che ci siano altre gare combinate al momento a noi oscure. Anche di A». Si aspetta molto dagli interrogatori degli ungheresi? E del probabile arrivo di Gegic? «Dipende da quello che vorranno dire. Soprattutto Gegic. Ci sono stati dei contatti, forse a settembre sarà qui. Con interessi milionari in ballo, non mi stupirebbe se qualcuno lo convincesse a raccontare cose diverse da quelle che sa. Fino a quando non risponderà alle domande, non ho aspettative». C'è un filone Siena molto caldo... «Sotto esame ci sono tante gare di quella squadra: le dichiarazioni dei pentiti, anche quelle sul presidente, meritano approfondimenti. Li faremo». Riguardano anche Antonio Conte? «A dire il vero la posizione di Conte dal punto di vista penale è marginale. Finora sarebbe impossibile dimostrare un reato associativo. Non ci sono soldi. Quanto alla frode sportiva, siamo su un piano ipotetico. A ottobre valuteremo il da farsi. Credo ci siamo più elementi per quello sportivo. C'è di mezzo una possibile omessa denuncia di massa per Novara-Siena. Sull'altra sfida (AlbinoLeffe-Siena, ndr) la procura della Figc ha più riscontri. Ma sono funzionali a Palazzi al quale abbiamo trasmesso le indagini difensive presentate dagli avvocati di Conte». Sono possibili nuovi indagati? «Sì: molto dipende dai risultati degli accertamenti tecnici». Che idea si è fatto a oltre un anno e mezzo dall'inizio dell'inchiesta? «E' stata una combinazione se siamo arrivati a scoprire questo giro di illeciti. Combinazione irripetibile. Ora per qualche stagione forse le cose si calmeranno, ma ci sono troppi interessi. Il calcio deve fare di più per mettersi al riparo, l'omertà è una piaga vergognosa. Certo, si potrebbero inasprire le pene. Anche a livello penale: la frode sportiva è poco cosa rispetto a quello che c'è dietro. E non permette indagini adeguate. Se è una priorità di tutti evitare nuovi scandali, allora una volta chiuso questo capitolo è necessario cambiare un po' le regole e cercare di arginare il fenomeno. Altrimenti la criminalità avrà di nuovo campo libero».