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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. «Contro le combine le seconde squadre» Tommasi:«Uno stesso club in serie diverse come in Spagna. Il contratto? Ce la faremo» Secondo il numero uno dell’Associazione dei calciatori: un anno per raggiungere l’accordo con la Lega su diritti e soldi di FRANCESCO CAREMANI (l'Unità 06-07-2012) È stato sempre un modello per i giocatori più giovani. Ora che Damiano Tommasi è presidente dell’Associazione calciatori, da modello è diventato punto di riferimento. L’ex capitano della Roma, azzurro ai mondiali del 2002, riflette sul calcio italiano e sul contratto dei calciatori che sopravvive ai rimandi dei club, in un contesto in cui troppi guardano solo al proprio particolare e pochi all’interesse generale del movimento. Dopo l’assemblea di Lega di mercoledì qualcosa sul contratto s’è mosso, a che punto siamo? «L’assemblea della Lega di A ha espresso la volontà di prorogare l’accordo collettivo fino al 30 giugno 2013. Un tempo nel quale potremo discutere di tutti i temi che ci stanno a cuore. Mi è sembrato, inoltre, d’intuire la volontà di andare avanti senza intoppi, avremo così modo di confrontarci sulla convezione promo-pubblicitaria e sulle sue modifiche». Si procede per proroghe, quali sono i nodi che non hanno permesso un accordo definitivo? «Ci sono argomenti che devono essere approfonditi, sia per loro che per noi: dalla convezione promo-pubblicitaria, appunto, al fondo di garanzia, che va certamente ristrutturato. Ritengo che ci siano margini per trovare un accordo anche su questo». L’anno scorso lo sciopero scatenò la pancia dell’opinione pubblica contro i calciatori “ricchi e viziati”… «Siamo consapevoli che il giocatore è visto come una persona che guadagna tanti soldi senza merito, è difficile far capire che proprio il mercato del calcio e l’attenzione che c’è attorno permettono a certi presidenti di firmare determinati contratti di lavoro dipendente. Pochi sanno, inoltre, che il minimo contrattuale in serie A è di 1.500/1.800 euro, eppure per arrivarci si fanno grandi sacrifici, ma il discorso economico è in secondo piano». Cioè? «Sul tavolo dell’accordo collettivo non ci saranno i soldi, bensì i diritti e doveri che i calciatori hanno verso le società e queste verso i giocatori, cercando di mettersi alle spalle comportamenti che sono il retaggio del passato». Durante gli Europei, quattro grandi club di A si sono incontrati con Murdoch per parlare di Super Lega, mentre Prandelli chiedeva più spazio per la Nazionale. Quale dovrebbe essere la strada maestra del calcio italiano? «L’aspetto sportivo deve tornare primario rispetto a tutto il resto. Ci sono tanti soldi e interessima l’obbligo della Federazione e del Ct credo sia proprio quello di provare a spostare il baricentro. Alla fine uscire male dalle coppe europee è un aspetto sportivo che si ripercuote sul ranking Uefa, sull’attenzione mediatica e sugli investitori, quindi anche su quello economico». Abete ha attaccato frontalmente la Lega, non è che proprio i calciatori rischiano di rimanere schiacciati tra i due poli d’attrazione? «L’Europeo, tra le altre cose, ha dimostrato che nei momenti di difficoltà ci si aggrappa a chi va in campo, alle loro prestazioni, al loro modo di porsi e comunicare. Il ruolo dei calciatori è di grande responsabilità e troppo spesso vengono strumentalizzate le piccolezze a discapito di ciò che è importante. Nonostante ciò, rimangono dei punti di riferimento per i ragazzi e i tifosi grazie al loro attaccamento alla Nazionale e alla professione». Cosa resta di questo secondo posto europeo? «Siamo stati la vera sorpresa, Prandelli ha cambiato il modo di giocare e molti giovani hanno risposto bene alla prima grande esperienza internazionale, conquistando anche l’accesso alla Confederations Cup». La ricetta Tommasi: seconde squadre per contrastare il fenomeno delle combine. Crede che il sistema spagnolo possa essere innestato in quello italiano? «Al di là dei sistemi diversi, l’idea è di dare uno scopo che non sia solo quello della classifica o del risultato, bensì quello della prestazione e della crescita. Offrire ai più giovani un obiettivo diverso per tenere lontani gli interessi negativi che girano intorno al pallone». Il calcioscommesse è un problema internazionale, ma il football italiano ciclicamente torna nelle aule dei tribunali, perché? «È giusto andare sino in fondo per conoscere i colpevoli, punire i responsabili e dare risposte certe a tutti quelli che si comportano bene, rispettando le regole, e che hanno a cuore il nostro sistema calcio. In Italia si fanno indagini, altrove è tabù, ma la stragrande maggioranza del movimento è un esempio di professionalità e sportività».
  2. Il progetto dei russi è prendersi il mondo del calcio. Capello è solo l’inizio di BEPPE DI CORRADO (IL FOGLIO 06-07-2012) Fabio Capello a Mosca è una controintuizione. Perché se lascia la panchina della Nazionale inglese e poi pensa di accettare quella della Russia c’è qualcosa che non abbiamo ancora capito. Ha detto no a mezza serie A, a molti club tra i più importanti d’Europa. E va a Mosca per rimettere in piedi la Nazionale di Putin. Perché? La sfida, sì. E poi? I russi sono certi: l’ex allenatore di Milan, Roma, Juve e Real Madrid andrà lì. Anzi, dicono debba solo firmare. Lui sorride, come fa quando qualcosa di vero c’è. Dicono che Vladimir Putin si sia speso in persona con la federazione calcio: prendete lui. Il posto è quello lasciato da Dick Advocaat, responsabile dell’eliminazione della Russia al primo turno dell’Europeo. Fuori l’olandese, dentro l’italiano. Logica la loro richiesta, un po’ meno – in teoria – l’eventuale sì di Capello. Se si muove uno come lui, vuol dire che noi non abbiamo capito. Significa che abbiamo sottovalutato. La Russia, lo sport, il futuro, il potere. Noi abbiamo in testa il deludente risultato degli Europei, loro studiano già il modo per prendersi il mondo. Perché la Russia si prepara: sei anni prima pensa solo e soltanto ai Mondiali che organizzerà nel 2018. E’ tutto una pianificazione, è tutto una tappa di avvicinamento. Il 2018 è per il pallone ciò che fu il 1980 per il resto degli sport. Mosca vuole dimostrare al mondo di essere cresciuta: socialmente, urbanisticamente, umanamente. Mosca vuol dire al pianeta che ce l’ha fatta. Capello serve a questo: parte dalla base di una Nazionale buona che non ha sfondato. Parte dai giocatori che inondano i campionati stranieri, hanno lasciato quello russo e adesso cominciano il percorso inverso. Il rientro dei cervelli e dei piedi. Arshavin che lascia l’Arsenal per andare allo Zenit di San Pietroburgo è l’esempio. Capello è la speranza di poter pianificare veramente il destino che nella testa del governo politico e sportivo di Mosca ha come obiettivo quello di vincere la Coppa del mondo in casa. Banale e dannatamente reale. Solo che fino a oggi avevamo pensato che fosse propaganda, mentre se dovesse davvero diventare lui il ct russo allora dovremmo cominciare a pensare che questi fanno davvero sul serio. Il problema, in fondo, è più nostro che loro. Nostro degli occidentali. Quando parliamo di Russia e pallone è come se fossimo rimasti al 1989, o al massimo al 1991. Noi, con la nostra presunzione di essere i padroni di tutto, a pensare che il calcio in Russia sia rimasto inchiodato a quando lo immaginavamo incredibilmente lontano dal nostro modo di ragionare. Ci faceva un po’ paura e forse ci metteva contemporaneamente anche in soggezione. E’ qui che cade il velo d’ipocrisia che ha ammantato i giorni immediatamente successivi alla scelta del paese ospitante del Mondiale del 2018. La commissione Fifa s’è alzata, ha annunciato la Russia e a noi, a tutti noi, è venuta in mente quella cosa là: il denaro che ha oleato i meccanismi e gli ingranaggi del sistema di assegnazione dei Mondiali. I soldi come prosecuzione più che simbolica della forza che negli anni Settanta e Ottanta l’Unione sovietica riusciva a imporre alle organizzazioni dello sport mondiale. La Russia oggi è un Occidente estremo, anche nel calcio. Per banalizzarlo e anche un po’ denigrarlo lo chiamiamo pallone dei ricchi. Pregiudizio, più che conoscenza. In Russia di ricchezza dentro il mondo del pallone c’è, sì. Lo Zenit di San Pietroburgo, il Cska Mosca e il Rubin Kazan. Perché il primo è di proprietà della Gazprom, il secondo della Lukoil, il terzo della Taife (chimica, edilizia e telecomunicazioni) e della Tatenergo, holding dell’elettricità. Poi l’Anzhi, il club che ha comprato Samuel Eto’o e che vorrebbe comprare tutto il meglio del meglio del pallone mondiale. Piano e meno piano i russi conquistano territorio calcistico. Costruiscono squadre che possono competere in Champions o Europa League. Hanno già scontato la loro crisi economica, prima della nostra. I giocatori ci sono. Manca oggi un’idea di Nazionale. Capello è il potenziale collettore. Lui, i soldi, la politica che ha interesse. Prendersi il mondo del calcio, per la Russia, è un progetto. E’ cominciato per davvero.
  3. Zhu Zhu FORZA LAPO, FORZA JUVE Figlia di un militare cinese, matematica per forza, laureata in ingegneria. Poi modella, presentatrice Tv, attrice, musicista. E nuova fiamma del giovane Elkann. Che l'ha iniziata agli spaghetti (quelli veri), agli gnocchi, ai paparazzi. E al tifo bianconero: qui e a Pechino di PAOLA JACOBBI (VANITY FAIR | 4 LUGLIO 2012) Se cercate «Zhu Zhu» sn Google, vi imbatterete prima negli Zhu Zbu Pets, ovvero una linea di criceti giocattolo: piccoli robot tipo Tamagochi. Solo dopo successiva ricerca troverete la Zhu Zhu di queste foto: attrice, cantante, modella e presentatrice televisiva cinese. E' lei stessa a mettermi sull'avviso, quando ci incontriamo, smentendo quel luogo comune sul fatto che i cinesi sarebbero privi di senso dell'umorismo. Brillante, cosmopolita, perfettamente bilingue (parla un ottimo inglese, altra cosa rara tra i suoi connazionali), Zhu Zhu è apparsa all'ultimo Festival di Cannes accanto a Lapo Elkann, prendendo il posto - se non ancora nel cuore, certo nello splendore mondano di certe uscite a due - di Bianca Brandolini d'Adda. Zhu Zhu, che si pronuncia come fosse scritto Ju Ju, significa Perla Rossa. Non sappiamo quanti anni abbia perché, con molta civetteria, non vuole farlo sapere. Per il resto, è abbastanza loquace. L'ho intercettata a Los Angeles, dove era ospite di Max Mara per l'evento Women in Film. Il giorno dopo è tornata in Cina dove la aspettava la presentazione di un suo film allo Shanghai Film Festival. Ma, in testa, aveva il ricordo delle sue giornate in Italia. È presto per dire se Zhu Zhu stia a Lapo come Priscilla Chan sta a Mark Zuckerberg o Wendi Deng a Rupert Murdoch. Se sia, insomma, la tigre cinese che farà capitolare l'ambito uomo. Si vedrà. Come ha conosciuto Lapo? «A un evento di moda a Shanghai». È la sua ragazza, adesso? «Non vorrei dare definizioni precise. Per ora, mi limito a dirle che siamo amici». D’accordo. Che cosa la colpisce di lui? «Di lui, ma devo dire un po’ di tutti gli italiani, ammiro il fatto che non temete di mostrare le vostre passioni e le vostre emozioni. È una cosa bellissima». È stata con Lapo al party di Vanity Fair America a Cannes. «Splendida festa, ma la cosa più divertente che abbiamo fatto insieme è stato andare alla partita a Torino. Non avevo mai visto una partita di calcio dal vivo e non so nulla di questo sport, a parte il fatto che bisogna mandare la palla nella porta dell'avversario. Eppure, raramente sono stata così felice: mi sono lasciata contagiare dall'energia della gente. Indimenticabile». Che altro ha visto dell'Italia? «Per ora, solo Milano e Torino. Spero di tornare. Il cibo è straordinario. Ho scoperto gli gnocchi, non li avevo mai mangiati prima, buonissimi». A proposito di cibo, lei sta con quelli che dicono che gli spaghetti li hanno inventati gli italiani, o con i cinesi che rivendicano il primato? «Gli spaghetti sono una cosa, e i nostri noodles un'altra. Non credo si possano attribuire a un unico inventore». Molto diplomatica. Mi racconta qualcosa della sua famiglia? «Sono figlia unica per colpa della politica del controllo delle nascite. Mio padre sta nell'esercito e i miei sono stati molto severi riguardo agli studi. Io avrei voluto cantare e ballare fin da piccola, lui mi ha fatto frequentare corsi di matematica. Andavo a lezione tutti i giorni, mentre gli altri bambini giocavano. È finita che mi sono laureata in Ingegneria ma poi, finalmente, ho avuto il permesso di dedicarmi ai miei veri interessi. E comunque, al mio primo lavoro come modella mi ci ha accompagnata mio padre, per controllare la situazione di persona». Lei è uno dei volti di Mtv China. Come ci è arrivata? «Dopo aver lavorato come modella e come assistente di una fashion editor ad Harper's Bazaar China, è capitato che un giorno mi chiamassero da Mtv perché la presentatrice di un programma bilingue si era ammalata. Un puro caso. Poi è arrivato il cinema sotto forma di una piccolissima parte nel remake cinese di What Women Want - Quello che le donne vogliono, dove Gong Li interpreta il ruolo di Helen Hunt nell'originale». Adesso, rappresentata da Caa, importante agenzia di Hollywood, sta lavorando in diverse coproduzioni americane: ha girato The Man With the Iron Fists prodotto da Quentin Tarantino con Russell Crowe, e Cloud Atlas diretto dai fratelli Wachowski con Tom Hanks. Inoltre, incide dischi pop. Quanto lontano vuole arrivare Zbu Zhu? «Il più possibile: non mi pongo limiti. Ma se dovesse andarmi male con il cinema o con la musica posso sempre trovar lavoro come ingegnere». In Italia i paparazzi l'hanno fotografata con Lapo. Anche in Cina, la vita privata delle persone famose è seguita come in Occidente? «Meno. In Cina sono più le celebrità a voler uscire sui giornali che non i giornali a prendersi la briga di fotografare le celebrità. Sono rimasta comunque, molto favorevolmente colpita dalle foto che i paparazzi italiani banno scattato a me e Lapo. Erano belle, sembravano i poster di un film. Che professionalità!». Su Weibo, il Twitter cinese, lei ha 120 mila followers. Che messaggi manda alle ragazze che la seguono? «Le voglio incoraggiare a essere più libere e coraggiose. Le invito a viaggiare, studiare, conoscere il mondo e amarsi di più». I suoi followers sono rimasti colpiti dall'amicizia con Lapo? «I tifosi della Juventus moltissimo!». Perché, in Cina ci sono tifosi della Juventus? «Un sacco, non ha idea quanti. Io nemmeno potevo immaginarlo».
  4. DOPO GLI EUROPEI Caratteri nazionali e contaminazioni Il calcio non è soltanto un gioco di IAN BURUMA (CorSera 05-07-2012) La stampa popolare più isterica, in Germania, nel deplorare la sconfitta contro l'Italia nelle semifinali del campionato europeo, ha dato la colpa allo scarso entusiasmo dei suoi giocatori nell'intonare l'inno nazionale. Facciamo il paragone con i calciatori italiani, che abbiamo visto cantare tutti a squarciagola l'Inno di Mameli. Il capitano Gigi Buffon, addirittura, cantava tenendo gli occhi chiusi, quasi fosse raccolto in preghiera. Ma l'Italia non ha avuto nessuna possibilità nella finale contro la Spagna, la squadra più forte al mondo, i cui giocatori non si sono scomodati nemmeno ad aprir bocca, dato che la Marcia Reale non ha versi da cantare. Per non parlare dei giocatori catalani, da sempre insofferenti all'inno nazionale, dal tempo in cui venne diffuso e imposto con la forza sotto la dittatura di Francisco Franco, da sempre ostile alla Catalogna. Sappiamo che nel calcio le squadre più fortunate non sono necessariamente quelle che vantano i giocatori più bravi. I campioni sanno agire di concerto, tutti insieme, coesi, immuni ai capricci delle star, ciascun giocatore pronto a lavorare per gli altri. Ma è lecito affermare che ci sia davvero il patriottismo dietro lo spirito vincente delle squadre nazionali, come sembrano convinti quei tedeschi che hanno criticato la formazione della Germania? Il calcio è stato spesso definito un'attività alternativa alla guerra, un modo simbolico, più o meno pacifico, per dar sfogo alle nostre rivalità internazionali. I tifosi delle squadre nazionali sono attori coinvolti in una specie di carnevale patriottico, e indossano difatti i costumi degli stereotipi nazionali: i tifosi inglesi si sono presentati come cavalieri medievali, gli olandesi con i tipici zoccoli, gli spagnoli travestiti da toreador. I tedeschi, purtroppo — e si capisce perché — hanno non pochi problemi nell'esternare il simbolismo nazionale, eppure ho avvistato qualche fan in costume quasi bavarese. Il primo premio per questa divertente kermesse spetta certamente gli italiani, che si sono pavoneggiati sfoggiando abiti papali e cardinalizi. Non molto tempo addietro, i fan britannici — ma non solo — interpretavano alla lettera la metafora bellica e si comportavano da orde di invasori scatenati sul continente europeo, terrorizzando le sfortunate cittadine che ospitavano una partita contro l'Inghilterra. Ma anche i giocatori non erano da meno, talvolta incapaci di nascondere sentimenti di rancore e di ostilità: quando l'Olanda sconfisse la Germania in una celebre semifinale europea nel 1988, un giocatore olandese fece il gesto di pulirsi il didietro con una maglia tedesca. Ben sapendo quanto sono forti e radicati i sentimenti nazionali in queste competizioni sportive, non sorprende che anche i cronisti finiscano col proiettare le caratteristiche nazionali sullo stile del gioco. Nelle rare vittorie dell'Inghilterra, negli ultimi anni, il successo viene ascritto al «tipico» spirito combattivo degli inglesi, abbinato al loro immancabile «fair play». I tedeschi invece giocano con «disciplina», gli italiani con una difesa degna delle legioni romane, gli olandesi con l'individualismo del libero pensiero e gli spagnoli con l'eleganza dei toreri. Quando i francesi vinsero i Mondiali nel 1998, la vittoria fu attribuita allo spirito multietnico della squadra, esaltazione dell'ideale francese di liberté, égalité, fraternité. Ma quando le squadre perdono, queste tipiche doti vengono rovesciate in tipici difetti, che finiscono con l'essere biasimati con altrettanto fervore: la mancanza d'immaginazione dei tedeschi, l'egoismo degli olandesi, la paura degli italiani davanti all'attacco avversario, l'assenza di patriottismo tra le minoranze etniche francesi e via dicendo. Per essere sinceri, tuttavia, occorre ammettere che lo stile di gioco nel calcio odierno è un fenomeno assai più complicato. La fantastica prestazione della Spagna di oggi non viene ovviamente dalla corrida, ma dalla squadra del Barcellona costruita da Johan Cruyff negli anni Settanta e Ottanta. La filosofia del «calcio totale», ovvero assicurarsi il possesso di palla con passaggi rapidi e ravvicinati, per poi scattare fulminei sia in difesa che in attacco, trae origine dal gioco praticato dall'Ajax di Amsterdam negli ultimi anni Sessanta. Come capita spesso con i modelli innovativi, essi vengono adottati e, successivamente, come nel caso della Spagna, migliorati e raffinati. Oggi tutti si sforzano di giocare il «calcio totale» — tranne gli inglesi, che, «tipicamente», si tengono alla larga da qualsiasi idea proveniente da Oltre Manica. Gli italiani hanno abbandonato la vecchia tattica difensiva e persino i tedeschi oggi si passano la palla con intuito e immaginazione. La differenza tra la Spagna e gli altri è che gli spagnoli ci riescono meglio di tutti. Daniel Cohn-Bendit, già capo del movimento studentesco franco-tedesco del 1968 e rappresentante dei Verdi al Parlamento europeo, sostiene in un recente articolo che le stelle del calcio moderno non giocano affatto per il loro Paese. Questi aridi professionisti, a suo parere, giocano per esclusivo vantaggio personale. Sono diventati, per usare la sua espressione, i «mercenari» del pallone. Qui rischiamo di precipitare nel cinismo più spietato, perché le lacrime che scorrevano sulle guance di Andrea Pirlo e di Mario Balotelli, dopo la sconfitta dell'Italia, certo non erano lacrime di professionisti incalliti. Volevano vincere, e non solo per i soldi e la carriera, ma anche per la gloria. Quanto dev'essere emozionante, ancora oggi, sentirsi un eroe nazionale, festeggiato per le strade di Roma, Madrid, Londra o Berlino, come un guerriero che torna a casa vittorioso. Eppure Cohn-Bendit non ha tutti i torti. Quello che più mi ha colpito, durante questo campionato europeo, è stato lo spirito di cameratismo che accomunava i giocatori avversari. Si consolavano e si congratulavano a vicenda, abbracciandosi come vecchi amici e colleghi — quello che sono in realtà. La stragrande maggioranza dei campioni gioca per qualche decina di club eccelsi, sempre gli stessi, in Spagna, Germania, Inghilterra e Italia. Molti di loro parlano le lingue con la scioltezza degli uomini d'affari internazionali, altra caratteristica che li accomuna. I migliori club europei oggi sono tutti multinazionali. I calciatori seguono gli ingaggi milionari. E i club al vertice delle classifiche sono anche i più ricchi: Real Madrid, Chelsea, Barcellona, Manchester City, Bayern Monaco, ecc. E alcuni di questi divi, per quanto capricciosi ed esigenti, spesso causano meno grane nelle loro maglie multinazionali che non nella squadra di casa. La morale della storia, se esiste, potrebbe riassumersi così: una bandiera, lingua e storia comune possono certamente stimolare la gente a lavorare insieme in armonia, per una causa comune. Ma così pure il tornaconto personale, nella sua accezione più elevata. Ai massimi livelli di prestazioni — che si tratti di arte, scienza o calcio — questo potrebbe rivelarsi addirittura il fattore preponderante. (Traduzione di Rita Baldassarre)
  5. Media. Il colosso arabo Al-Jazeera è su tutti i dossier caldi, da Mediaset Premium a La 7 Le mire del Qatar sulla tv italiana LA CNN DEL MEDIO ORIENTE Con 65 uffici e 220 milioni di famiglie raggiunte in 100 Paesi, il canale satellitare è la tv che cresce di più e il network del Sud del mondo di SIMONE FILIPPETTI (Il Sole 24 ORE 05-07-2012) Da Doha, l'assolata capitale del Qatar piccolo ma sempre più potente emirato sul Golfo Persico, parte la conquista della tv commerciale in Italia: Al-Jazeera vuole fare l'asso pigliatutto. Dietro le quinte, lo sceicco Hamad Bin Khalifa Al-Thani, il facoltoso signore del Qatar e proprietario della tv satellitare, è sempre più intenzionato a mettere le mani sulla tv in Europa e si candida al ruolo di nuovo Rupert Murdoch dell'etere. Mentre l'industria dei media in Italia si lecca le ferite di una recessione che la sta colpendo, il canale arabo, che letteralmente vuol dire "l'Isola", è oggi il nome su tutti i dossier caldi delle tv in Italia: la Telecom guidata da Franco Bernabè cerca un possibile compratore per tutta Ti Media, che controlla il canale La 7? Ecco che si fa avanti al-Jazeera. Che, allo stesso tempo, bussa anche alla porta della famiglia Berlusconi per proporre un'alleanza nella pay-tv Mediaset Premium. Inutile cercare un bilancio o i numeri di al Jazeera: nessuno li ha. Ma tanto con le spalle lo sceicco di uno dei pochi emirati del Golfo passato finora indenne nella crisi (a differenza di Dubai travolta dal crack della società di stato immobiliare Dubai World, schiacciata da 59 miliardi di dollari di debiti), i soldi per investire e dare il via al risiko delle tv in tutta Europa non mancano (quando lanciò al-Jazeera mise sul piatto senza battere ciglio 150 milioni di dollari). Se infatti in Italia lo sceicco fa capolino solo ora, in Francia ha già piazzato una pedina pesante facendo del paese la base operativa in Europa della Qia (Qatar Investments Authority), il fondo sovrano che di fatto è il suo braccio armato (finanziario). A Parigi sono in molti a sussurrare che l'emiro possa andare all'attacco del quasi-monopolio storico di Canal+, sul fronte del binomio sport-tv (in realtà calcio-tv, partendo dalla testa di ponte della squadra del Psg, il più popolare club di calcio francese di cui la Qia è diventata proprietaria). Ambizioni di conquista che in Francia preoccupano, tanto che il quotidiano «Libération» ha pubblicato un pezzo di fiction in cui immagina un futuro dove il Qatar sia proprietario di mezza Francia. Ora le mire dello sceicco, attraverso al-Jazeera, si spostano anche in Italia, dove, dovessero andare in porto, al-Thani si troverebbe proprietario del terzo polo tv nazionale e socio in affari con la pay-tv di Berlusconi che conta già una non disprezzabile base di 2 milioni di spettatori. Lanciato nel 1996, in quindici anni il canale arabo è diventato uno dei network più diffusi e autorevoli, tanto da meritarsi il soprannome di Cnn del Medio Oriente: con 65 uffici e 220 milioni famiglie raggiunte in 100 Paesi è la tv che cresce di più e il polo tv del Sud del mondo. L'improvvisa smania di espansionismo della tv ha il suo epicentro a Londra: sulle rive del Tamigi non hanno solo sede le principali banche d'affari del Vecchio Continente, ma anche al-Jazeera ha il suo quartier generale (l'altro centro operativo fuori dal Qatar è a Washington). E da lì vengono pensate le strategie: proprio in questi giorni, presunti emissari degli arabi sarebbero a Milano per incontri d'affari. Sarà lo sceicco l'anti-Murdoch in Europa? ------- Ipo. Il Manchester United punta a raccogliere 100 milioni di dollari dalla quotazione al Nyse I «Reds» sbarcano a Wall Street I fondi serviranno a ridurre il debito, eredità dell'acquisizione del 2005 I DEBUTTI IN BORSA Nel secondo trimestre le quotazioni sono calate in Europa e Usa ma il controvalore è salito grazie alla maxi-Ipo di Facebook di ANDREA FRANCESCHI (Il Sole 24 ORE 05-07-2012) Il Manchester United torna in Borsa dopo sette anni. La squadra fino al 2005 era quotata al London Stock Exchange di Londra ma fu cancellata dal listing dopo l'acquisizione ad opera del miliardario americano Malcom Glazer. Per il ritorno alla Borsa i "Reds" hanno scelto Wall Street. L'obiettivo è quello di raccogliere 100 milioni di dollari che - secondo il documento presentato dalla società alla Sec - serviranno in primo luogo a ridurre i debiti che, al 31 marzo scorso, ammontavano a 423,3 milioni di sterline e che, l'anno scorso sono costati 51 milioni di sterline in forma di oneri finanziari. Questo fardello peraltro è proprio un'eredità dell'acquisizione che ha portato nel 2005 la famiglia Glazer (proprietaria anche della squadra di baseball Tampa Bay Bucaneers) ad acquisire il club per 790 milioni di sterline. L'operazione infatti fu fatta grazie ad un prestito da 540 milioni di sterline da parte delle banche, che tuttora pesa sulla società. Il collocamento avrà per oggetto azioni di "classe A" mentre la famiglia Glazer resterà in possesso di azioni di "classe B" privilegiate che garantiscono un diritto di voto dieci volte superiore. Di fatto gli attuali proprietari manterranno saldamente il controllo della squadra con il 67% del capitale votante. Tra i sottoscrittori ci sono Jefferies, Credit Suisse, Jp Morgan, BofA Merrill Lynch e Deutsche Bank. Resta fuori dall'affare Morgan Stanley. Quest'ultima era in prima linea nell'operazione, originariamente programmata dai vertici del club, di una quotazione a Singapore. L'Ipo avrebbe dovuto essere da un miliardo di dollari. La scelta della piazza asiatica era legata al fatto che la squadra - secondo una stima della società Kantar - ha nel continente quasi la metà dei suoi 659 milioni di fan. La volatilità dei mercati ha però spaventato i vertici del club britannico che, lo scorso mese di marzo, hanno fatto marcia indietro per optare su Wall Street. La speranza dei fan è che i nuovi fondi possano essere utilizzati per finanziare una campagna acquisti. La stagione 2011-2012 non è stata proprio brillante: la squadra è stata superata dai cugini del Manchester City di Mancini e Balotelli che hanno vinto il campionato e umiliato i "reds" con una storica vittoria 6-1 nel derby cittadino. Il collocamento del Manchester United arriva in una fase piuttosto asfittica per il mercato delle Ipo. Almeno nei mercati sviluppati. Nel secondo trimestre dell'anno - calcola PwC - in Europa c'è stata una flessione del 40% in volumi e un calo del 95% in valore rispetto allo stesso periodo del 2011. Oltreoceano (vedi grafico) c'è stato un rallentamento dei volumi e un incremento dei capitali raccolti anche se il dato è "drogato" dalla maxi Ipo di Facebook da 16 miliardi di dollari. Meglio è andata nel resto del mondo. Nel secondo trimestre 2012, secondo Ernst & Young, c'è stato un aumento dell'87% dei capitali raccolti in Asia. Buoni segnali sono arrivati poi dall'America Latina. A livello globale, sono stati raccolti 41, 8 miliardi di dollari nel secondo trimestre 2012.
  6. Il caso dei permessi falsi a Bologna Assolvendo i Campioni di Furbizia il Giudice Premia l'Irresponsabilità «Calciatori immaturi» e il giudice li assolve di ALDO CAZZULLO (CorSera 05-07-2012) In effetti, a vederli ciondolare con le cuffie nelle orecchie e la playstation sotto il braccio, possono dare l’idea di ragazzoni viziati, avulsi dalla realtà, incapaci di concentrarsi su qualcosa che non sia il calcio. Però, insomma, proprio incapaci di intendere e di volere non sono. Così invece il procuratore aggiunto Valter Giovannini di Bologna vede i calciatori, anzi «i moderni gladiatori». E per questo chiede il proscioglimento dei tesserati della squadra (si suppone la sua) coinvolti in una brutta storia di permessi per disabili usati per entrare in macchina nel centro storico. La premessa della richiesta di archiviazione è talmente spassosa che va letta per intero. «Nel nostro Paese i "moderni gladiatori" e cioè i calciatori vivono in una sorta di bolla immateriale che, salvo rare eccezioni, li mantiene avulsi dal quotidiano, al limite dell'incapacità di badare agli affari correnti di natura burocratica, che affaticano invece ogni persona che non pratica, ad alti livelli, l'arte pedatoria». I «moderni gladiatori» — tra cui il bomber Di Vaio, Adailton, Viviano, Portanova... — erano accusati di aver approfittato di permessi riservati a disabili o a residenti in centro. In particolare le targhe delle auto di alcuni atleti e dei loro cari erano collegate al permesso di una donna disabile che da anni lavora per i calciatori del Bologna. Una storia ovviamente da approfondire. Raccontata così, sembrerebbe che i «praticanti l'arte pedatoria» — quasi un omaggio del procuratore al grande Gianni Brera — fossero tutt'altro che «avulsi dalla realtà»; anzi, partecipassero di quella natura furbastra fin troppo diffusa «nel nostro Paese». Di sicuro, oltre a esasperare «ogni persona che non pratichi, ad alti livelli, l'arte pedatoria», una simile decisione non giova eppure ai pedatori. Che sono capaci anche di qualità morali, come si è visto pure all'Europeo. Ma talora tendono a pensare che tutto sia dovuto. E la colpa non è loro; è nostra. È di chi li circonda, li strapaga, li lusinga, talvolta li sfrutta, li circuisce, li suborna. E li vizia. Prosciogliere chi fa il furbo non significa fare il suo bene. Non aiuta a forare la «bolla immateriale» che lo separa dal mondo. Rischia di farlo sentire autorizzato ad andare avanti così. Magari lo scandalo delle scommesse non finirà allo stesso modo. Ma vicende come queste preparano gli scandali prossimi venturi. ___ la Repubblica 05-07-2012 ___ I colpi di testa fuori misura di De Laurentiis di FULVIO BUFI (CorSera 05-07-2012) Chi chiama cafone qualcun altro si presume che poi agisca con educazione. Chi accusa gli altri di pensare troppo ai soldi si presume che al denaro non sia attaccato. Chi minaccia un altro di mettergli le mani addosso non si presume niente: è un bullo o uno che si comporta da bullo, che poi è la stessa cosa. Per farci dimenticare in fretta Cesare Prandelli e i suoi modi da persona per bene, ieri il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha risposto ai giornalisti che alla riunione di Lega gli chiedevano notizie su Cavani, accusandoli di essere cafoni, di pensare solo ai soldi e minacciando di menarli se avessero insistito (video su corriere. it). De Laurentiis è legittimamente padrone del Napoli perché lo ha comprato, e questo gli dà diritto a stare nel calcio, dove sta facendo anche bene. Ma delle sue escandescenze il calcio non ha bisogno. Il calcio ha bisogno del De Laurentiis che rispetta il fair play finanziario, non del De Laurentiis che in conferenza stampa alla domanda della giornalista su come sostituirà Lavezzi risponde: «Te ce metto a te nuda in mezzo al campo». E nemmeno ha bisogno del De Laurentiis che festeggia la Coppa Italia dicendo: «Così quel giornalista di m. . . juventino della Ġazzetta sai come rosica». E, a proposito di attaccamento ai soldi, i tifosi hanno bisogno di un De Laurentiis che non venda (né quest'anno né il prossimo) Cavani come ha lasciato partire Lavezzi, non del De Laurentiis che mette in pay per view pure le amichevoli d'agosto.
  7. Un miliardo dalle tv, pace con l'Aic Traguardo vicino con la vendita boom della Coppa Italia (alla Rai). Proroga per il contratto collettivo di MARCO IARIA (GaSport 05-07-2012) La Lega vede il traguardo del miliardo di euro di ricavi televisivi e offre il ramoscello d'ulivo all'Aic sul contratto collettivo, da prorogare per un anno. Ce ne fossero altre di giornate come quella di ieri! Innanzitutto i soldi: la Rai si è assicurata i diritti tv e radio della Coppa Italia (e della Supercoppa) per il triennio 2012-15. I grandi ascolti in prima serata ne hanno fatto impennare il valore: includendo pure l'estero (conferma per Be4), gli introiti medi annui sono cresciuti di oltre il 60%, da 15 a 24,5 milioni. Torta In precedenza erano stati assegnati, per il campionato, i pacchetti delle dirette in pay (561 milioni a stagione da Sky, 268 da Mediaset Premium), i diritti internazionali (117 da Mp & Silva) e una parte di quelli in chiaro (14,5 dalla Rai). Restano da assegnare una serie di diritti non esclusivi (mobile, web-tv, internet, tv nazionali e locali) da cui si prevede d'incassare 7 milioni. Nel frattempo, martedì, si apriranno le buste con le offerte per il pacchetto in chiaro rimasto invenduto, che consente di ereditare la fascia oraria di Quelli che il calcio e di trasmettere i primi gol di giornata: la trattativa privata — l'assemblea ha dato mandato a Beretta di chiudere entro una certa cifra — dovrebbe portare a un'intesa con Cielo, il canale free di Sky, per circa 8 milioni. La somma di queste voci porta, appunto, al miliardo di proventi audiovisivi annui per il 2012-15, in netto aumento rispetto ai 940 milioni della scorsa stagione. Un vero e proprio exploit, tenuto conto della crisi economica e del fallimento di Dahlia. Proroga Per uscire dall'impasse la Lega ha proposto all'Assocalciatori la proroga del contratto collettivo fino al 30 giugno 2013. C'era il rischio che si ripetesse l'estate infuocata del 2011, che portò allo sciopero dei giocatori. Pericolo scongiurato. «È un passo avanti importante — spiega Damiano Tommasi, presidente dell'Aic —, aspettiamo di vedere le modifiche alle nostre proposte, se non ci saranno intoppi firmeremo la proroga, in modo da affrontare con calma e spirito collaborativo i temi che hanno bisogno di più tempo». L'accordo-ponte, scaduto da qualche giorno, resterà quindi in vigore per la nuova stagione, con un'integrazione suggerita dallo stesso sindacato: sospensione automatica degli emolumenti per i giocatori arrestati o condannati per vicende legate alle scommesse. Convenzione Sminato il campo dal contratto, ci sarà il tempo per discutere il rinnovo della convenzione promo-pubblicitaria, oggetto della prossima assemblea di Lega, il 18. «Era importante avere una certezza contrattuale senza soluzione di continuità per poi impostare con l'Aic un percorso teso all'innovazione», ha detto Maurizio Beretta. La Lega ha accolto con favore la disponibilità del sindacato a riformare i diritti d'immagine collettivi, facendo entrare via Rosellini nella gestione. L'obiettivo è di massimizzarne i ricavi: non tanto quelli delle figurine (da Panini l'Aic riceve circa 8 milioni all'anno), quanto quelli di videogame e altri prodotti. Forse la giornata di ieri segna l'inizio del disgelo nei rapporti tra club e calciatori.
  8. Bonucci e Ranocchia saranno interrogati il 15 La Procura Figc andrà in ritiro dai due ex calciatori del Bari Il difensore dell'Inter deve chiarire i rapporti con Iacovelli Palazzi è al lavoro su Napoli-Samp e martedì avrà un nuovo confronto con Carobbio di VALERIO PICCIONI (GaSport 05-07-2012) Saranno interrogati di domenica Leonardo Bonucci e Andrea Ranocchia. La coppia dei centrali difensivi di quel Bari sotto accusa, quattro partite «incriminate» nelle carte del procuratore Laudati, l'altro filone di quest'epoca di calcio scommesse con Cremona e Napoli, riceverà la visita dei collaboratori di Stefano Palazzi quasi certamente in ritiro, il 15. A Chatillon lo juventino, due giorni dopo il suo allenatore Antonio Conte. A Pinzolo l'interista, che dovrà chiedere qualche quarto d'ora di pazienza ad Andrea Stramaccioni. Ormai il calendario delle audizioni produce ogni giorno il suo colpo di scena quotidiano. E così dopo l'ufficializzazione degli appuntamenti con Conte e Mezzaroma sul filone Siena, ecco le notizie su Bonucci e Ranocchia. Dopo le lacrime Per lo juventino si tratta però di un incontro scontato. Bonucci era stato al centro di un dilemma mica da poco durante il ritiro di Coverciano, quando le voci sull'arrivo di un avviso di garanzia per lui si erano moltiplicate proprio nel giorno della perquisizione nella stanza di Criscito, che portò poi alla decisione di lasciare a casa l'ex genoano. Da allora c'è stato un Europeo da protagonista e le sue lacrime dopo la finale contro la Spagna hanno fatto il giro del mondo. Le accuse che lo riguardano si concentrano sull'Udinese-Bari 3-3, una delle quattro partite del Bari finite nell'inchiesta. La sorpresa Quanto a Ranocchia, la sua audizione ha preso un po' tutti in contropiede. Il suo nome non era stato almeno pubblicamente citato nella ridda di ricostruzioni sulle quattro famose partite. E' probabile che l'interista sarà chiamato a rispondere sui suoi rapporti con Angelo Iacovelli, convocato dalla procura per lunedì, l'infermiere che era un po' l'amico dei giocatori nello spogliatoio barese e che avrebbe avuto un ruolo significativo nel tentativo di addomesticare i risultati delle partite «puntabili». Venerdì napoletano Anche se Caronte se n'è andato e la temperatura ha perso qualche grado in queste ore, i prossimi giorni saranno caldissimi per Palazzi e la sua squadra. Da oggi regnerà il versante napoletano con il caso Sampdoria-Napoli, dopo le confessioni di Matteo Gianello sulla combine «offerta» e rifiutata da Gianluca Grava e Paolo Cannavaro, che saranno sentiti domani nella giornata che prevede anche le audizioni di Walter Mazzarri, Giuseppe Mascara e dello stesso Gianello. I procuratori lavoreranno anche sabato e tutta la prossima settimana: lunedì tocca ad Andrea Masiello, martedì a Filippo Carobbio, il grande accusatore. ------- L’APPELLO SENTENZE VICINE Domani o sabato i verdetti: sconti da non escludere di VALERIO PICCIONI (GaSport 05-07-2012) Processo d'appello ormai in dirittura finale per il primo filone del calcio scommesse bis. Le sentenze dovrebbero arrivare fra domani sera e sabato mattina dopo le dodici ore di dibattimento fra lunedì e martedì. L'aria che tira resta colpevolista, ma è molto probabile che il «chiedo la conferma di tutte le condanne e penalizzazioni» pronunciato da Palazzi possa non essere del tutto esaudito. Sono diversi i dubbi che potrebbero aver indotto i giudici della Corte federale a una correzione di rotta. Responsabilità oggettiva In particolare c'è il caso dell'articolo 9, il famigerato caso della responsabilità oggettiva a scoppio ritardato che aveva portato alla condanna (a 50mila euro in primo grado) per Spezia (che ha tesserato Carobbio, nella stagione successiva a quella delle partite sotto inchiesta) e Samp (per Bertani, che comunque per il Riesame di Brescia «non è nell'associazione a delinquere»). La tesi di Palazzi è che per i giocatori membri dell'«associazione», la responsabilità oggettiva supera i confini temporali della stagione dei reati. ___ Libero 05-07-2012
  9. INTERVISTA A FRANCESCO MERLO «MA È L'EPICA DEGLI SCONFITTI» Ha criticato l'abuso di metafore; e al cucchiaio di Andrea Pirlo ha contrapposto l'Italia finita nel pallone della lingua. La parola quindi a Francesco Merlo, editorialista tagliente e sempre originale della «Repubblica». di CARMELO CARUSO (Panorama | 11 luglio 2012) Davvero siamo capaci di vincere solo nelle emergenze? Gianni Brera e Candido Cannavò ci hanno insegnato a raccontare il calcio come antropologia ed epica. Ma non siamo più i mammoni gracili e tracagnotti. Dietro alla palla siamo tutti uguali, greci e tedeschi, spagnoli e olandesi. I campioni italiani giocano e allenano in Inghilterra. Dunque i surrogati e l'abuso di metafore (il Mario Monti con la cresta di Mario Balotelli, o il cucchiaio di Pirlo come eurobond) non fanno ridere. Con la Germania, però, ogni volta è una specie di «Grande guerra» . . . Tutta l'Italia si mette a dire che è arrivata l'occasione di riscattare la storia, da Adolf Hitler sino ad Angela Merkel ... E ovviamente i Gigi Buffon ci credono, pensano di essere Ferruccio Parri o la Brigata Garibaldi. E stavolta hanno giocato anche contro la giustizia. Ma hanno battuto soltanto la squadra tedesca. Poi sono stati umiliati dalla Spagna. E tutto ricomincia: lo spread e il calcioscommesse. Cesare Prandelli dice che il Paese è vecchio e non capisce il calcio. A me, che sono un tifoso accanito dell'Italia, pare che il calcio oggi non sia un surrogato né una metafora. È il cuore della peggiore Italia: sporco e corrotto. E sconfitto. Già: sconfitti 4-0. Però da «eroi ugualmente». Celebrare le sconfitte come vittorie è una truffa: 4-0 è un brutto risultato anche per la Spagna. l'eccesso di vittoria, infatti, non è soltanto la spia della pochezza dell'avversario. Può significare che non era quello il vero avversario e falsa le capacità della Spagna, dove anche i brocchi ora si sentono campioni. Perché in Italia le sconfitte sono celebrate più delle vittorie? È tipico di chi ha vinto poco. Le guerre di indipendenza, i ragazzi non lo sanno, ma furono tutte sonore sconfitte. Ci piace quel matto di Enrico Toti che lancia la stampella, cantiamo il vecchio frac, naufraghiamo dolcemente con Giacomo leopardi, gorgheggiamo con la Tosca «l'ora è fuggita e io muoio disperato», preferiamo Ettore ad Achille, diventiamo sommi in esilio come Dante, o in prigione come Antonio Gramsci, o quando decadiamo come don Fabrizio Salina. Recentemente Topolino ha riproposto l'epica sconfitta del maratoneta Dorando Petri alle Olimpiadi di londra del 1908. Fu premiato dalla regina. Per non avere vinto.
  10. Ora che l’Europeo è finito, diciamolo: la nazionale dei brutti, sporchi e cattivi siamo noi In barba ai giacobini che invocavano la selezione degli onesti, Prandelli ci ha regalato il capolavoro di un’Italia con la nostra faccia. Un po’ viziosa, un po’ perfettina. Un po’ corrotta, un po’ perbenista di FRED PERRI (TEMPI.it 04-07-2012) Questo è il romanzo di una nazionale per tutti, di una nazionale di tutti, di una nazionale di bravi ragazzi, ma, nell’immaginario di molti moralisti in SPE (servizio permanente effettivo), di una nazionale di brutti, sporchi e cattivi, di figli del dio minore del football e adepti del lato oscuro della forza. Ahinoi, questo romanzo si è chiuso con un unhappy end nella notte di Kiev, spazzata da un vento fresco che non abbiamo ritrovato in Italia. Troppo forte la Spagna costruita sui due grandi blocchi (Barcellona-Real Madrid) mentre noi paghiamo l’internazionalismo dell’Inter (oh, non è questione di “colpa”, un club privato fa giustamente quello che vuole, parliamo di fatti, non di responsabilità) che ha dominato per cinque anni senza italiani o quasi. Ci siamo ripresi quando è riemersa dal nulla la Juventus, con il suo “blocco”. Ma questa è un’altra storia. Comunque sia andata, per me, per noi cinici e bari, anarco-individualisti, refrattari ai regimi moralisti e polizieschi, è stata la vittoria di un gruppo di emarginati, di appestati (almeno quando hanno lasciato il centro tecnico di Coverciano invaso da camionette della Finanza o di chi per essa), di maledetti da baraccopoli come quelli descritti dal film omonimo di Ettore Scola (1976). Il peggiore di tutti, naturalmente, era ed è Gigi Buffon-Giacinto Mazzatella, descritto come un malandrino alla vigilia dell’Europeo, mostro sbattuto in prima pagina. È stata una nazionale che è andata al di là di quello che pensavamo anche se non ha avuto la forza di sbattere in faccia un successo inaudito a giornalisti con l’amore viscerale per le manette per cui questa nazionale doveva essere ricevuta a Rebibbia e non al Quirinale, che sono arrivati addirittura a tifare contro, come se la vittoria avesse portato l’amnistia, l’indulto o il colpo di spugna (ma poi da cosa? Da chi? Non si capiscono ancora quali siano le colpe); a pm (o ex pm) che non riescono a non staccarsi da un protagonismo pernicioso che si sono ri-presentati, dopo lunghi momenti d’oblio, a pontificare sui media, impersonificazioni moderne di antichi menagramo, a pochi giorni dalla finale parlando di inchieste vecchie come il cucco ma da tenere vive: indagini forever, immagini fisse sui giornali; a comici con la vocazione da tribuni della plebe che non dicono neanche cose sbagliate (quando sostengono che la Spagna ha costruito il suo successo sulle tasse più basse d’Europa per i club di calcio e su un indebitamento mostruoso che ora verrà colmato anche con i nostri soldi), ma che mischiano partite di calcio con problemi diversi, facendo di tutte le erbe un fascio. Ecco, a proposito di questo, la nazionale di Cesare Prandelli è stata quella che non ha separato il grano dalla zizzania, l’erba buona (ma poi secondo chi?) dall’erba cattiva (e anche qui: secondo chi?). Un noto giornalista robespierriano, che sul pc c’ha la ghigliottina incorporata e come optional perfino un gruppetto di tricoteuses, l’ha definita la nazionale «espressione delle scommesse clandestine». Beh, veramente a tutt’oggi, tra i 23 convocati, c’è solo Leonardo Bonucci con un avviso di garanzia per il fatto in questione. Però basta per fare di questo gruppo l’espressione di «un mondo marcio e corrotto». Quanta banalità. Poi ha tuonato: vorrei sapere che cosa sono quel milione e mezzo versati da Buffon a un tabaccaio di Parma! Bravo. Qui sono d’accordo, vorrei saperlo anch’io, ma chi ce lo deve dire, se c’è qualcosa di illegale? Magari magistrati e investigatori che hanno tirato fuori la faccenda. È passato più di un mese, da quando il capitano Gigi Buffon è stato svillaneggiato. Sono partite verifiche, sono state effettuate perquisizioni. Che cosa hanno trovato? Non lo sappiamo, però una cosa la sappiamo e viene dall’organo di controllo dei Monopoli di Stato. Nella famosa tabaccheria, dove il flusso di denaro sembrava sospetto, le vincite sono assolutamente nella norma, anzi, leggermente inferiori (77 per cento) alla media nazionale (81 per cento). «Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo». Madonna, con questi non servono tutti gli strumenti e le cantilene anti-malocchio di Pappagone. Travaglio contro l'Italia. «Io tifo Germania» Quella perversa voglia di negativo C’è una voglia perversa, nell’Italia degli ultimi anni, esiste un desiderio di vedere sempre le cose in modo negativo. C’è voglia di sfascio, in questo paese che un po’ ci è e un po’ ci marcia. Già, perché molti, con la difesa dello Stato di polizia, del grande fratello che ascolta le nostre vite, i nostri respiri, i nostri peccati, più o meno grandi, più o meno reati e li mostra a tutti, con i brogliacci distribuiti come antiche veline, con il vedere sempre tutto sbagliato e tutto da rifare (ma mai che tentino di rifarlo loro, loro solo distruggono), con il predicare sempre le regole come definizione assoluta del vivere; ecco, tutti questi, ci campano pure, ci mantengono delle famiglie, forse anche delle fidanzate unofficial perché anche loro, segaligni, magri da far orrore, monaci guerrieri, non hanno solo la lancia in resta, ma anche altro. C’è questa voglia perversa e utilitarista, però questa volta una cosa bisogna riconoscerla. Questa nazionale li ha spiazzati, perché è veramente lo specchio del paese, dell’Italia, della nostra cultura nazionale, della nostra way of life. La nazionale dei brutti, sporchi e cattivi siamo noi. Questa nazionale ci rappresenta perfettamente, forse nessuna nazionale ci ha mai rappresentato come questa. Nemmeno quella del 1982, che pure fece unire il paese, lo costrinse a considerarsi una cosa sola, come non è avvenuto neanche con le posticce manifestazioni per i 150 anni dell’Unità. Invece i moralisti in servizio permanente effettivo vorrebbero, oltre alla nazione, anche la nazionale degli onesti, oltre a decidere chi sta dentro e chi sta fuori (dalle galere), oltre a giudicare chi può fare l’onorevole e chi no, chi può governare e chi no (tutto questo a loro insindacabile giudizio, degli elettori, vil razza dannata inferiore, non si curano), oltre ad autoproclamarsi detentori delle loro verità da salotto (il loro), da terrazza o da osteria, vorrebbero fare le convocazioni in base ai sospetti, agli avvisi di garanzia, agli assegni, alle loro paturnie di giudici inappellabili. E invece, per fortuna, le convocazioni le ha fatte Cesare Prandelli da Orzinuovi, e ha messo insieme un gruppo che ci sintetizza perfettamente. Cesare è una persona fantastica, seria ma senza essere pesante, sobria ma senza risultare ingessata. Ha una grande umanità, è capace di accoglienza. Qualcuno lo definisce “democristiano”. Pensa di insultarlo, in questo modo, e invece gli fa un complimento perché la sua è proprio una nazionale democristiana, con tanti piccoli compromessi, qualche concessione qua, qualche irrigidimento là, ma che, alla fine, è riuscita nel boom calcistico di questo Europeo partendo dalle macerie. All’Italia degli onesti (o degli “onestoni” come la chiama qualcuno) non ha contrapposto l’Italia dei disonesti, come la chiama qualcuno, ma l’Italia vera, la nostra Italia del 2012, dove bisogna accettare tutti, con pregi e difetti. E se vogliamo salvarci dobbiamo farlo così, con i morali e gli immorali, con santi e peccatori. Cassano e la conferenza stampa sui gay in Nazionale Bravi ragazzi e bad boys C’è un grande portiere (Gigi Buffon) con qualche vizio, come tutti noi. E chi non ne ha? Io, che tra breve mi siederò a una lauta e ricca tavola, dovrei essere il primo a tacere. A lui piace il gioco e magari ci butta tanti soldi, ma tanti, per esempio, li dà anche in beneficenza ma né lui ci tiene a sbandierarlo, né le buone notizie, da noi, valgono come le cattive. C’è un ragazzo della cantera della Juventus (Claudio Marchisio) che potrebbe andare bene al partito degli onesti perché è serio, si è sposato giovane, non dà segnali di squilibrio, è disposto al sacrificio e quando parla non dice mai cose avventate. C’è un difensore rientrato dalla Germania nel gennaio del 2011 come una sorta di emigrante che torna a casa dopo aver fatto fortuna. Solo che lui (Andrea Barzagli) la fortuna è venuto a riconquistarsela qui, alla Juventus, dove ha giocato un campionato straordinario. Ecco, anche lui potrebbe andare bene. C’è il suo collega di reparto che invece la banda dei moralisti non avrebbe voluto perché risulta indagato per scommesse dalla procura di Cremona. Vediamo come va a finire, ma questo ragazzo di 25 anni (Leonardo Bonucci) che ha pianto disperato la notte della derrota con la Spagna, non ci pare il tipo che si mette a manipolare partite. Comunque c’è anche lui, nel gruppo dei brutti, sporchi e cattivi. Al partito degli onesti piacerà di sicuro il regista silenzioso (Andrea Pirlo), quello che parla poco ma ha grandi idee, nel calcio e nella vita, che fa viaggiare il pallone e la sua vita in cui non si conoscono né vizi né virtù. Perfetto nel doppio ruolo. Ai moralisti in servizio permanente effettivo non piaceranno per nulla i due bad boys dell’attacco. Uno viene da Bari Vecchia (Antonio Cassano), è facile alla battuta greve, all’insulto pesante (specialmente ai giornalisti). Ha rischiato la collottola per un problema cardiaco, gli piace mangiare (ahi, che dolor, lo capisco), gli piaceva l’eccesso, ma adesso si sta dominando. È l’emblema del politicamente scorretto, non chiamerà mai un omosessuale gay, ma con tutti i termini più dispregiativi, come ha fatto. Poi c’è un attaccante palermitano di nascita, cresciuto a Brescia e di colore nero (Mario Balotelli). Lui potrebbe andare bene, perché è di colore e può servire a placare una certa idea di Italia multietnica che tira molto, così, a livello di parole in libertà, anche se quelli che ne parlano spesso non sanno neanche di che cosa si tratti. Piace perché se lo insultano ci si può riempire la bocca con il “razzismo” e tirare qualche bordata qua e là, spesso a casaccio. Però piace di meno per i suoi eccessi, le sue pose da gladiatore, per i suoi difetti da ragazzo cresciuto bene e pieno di soldi, per questo suo essere una specie di lumbard con la pelle nera. Per le auto sfasciate, per le facce, per gli insulti, per i palloni persi malamente per una sorta di spleen senza senso che lo avvolge in talune circostanze. Non piace per le sue fidanzate, gratis o a pagamento, per le sue creste da gallo colorate in tutti i modi. Perché, lo vogliamo dire, è nero ma non è solo il “povero negro” che devi difendere dalla cattiveria e dal razzismo e che puoi adottare, fagocitare, condizionare. Un negro per tutte le stagioni. Eh no, Mario non ha vissuto in una baraccopoli. Non piace perché non canta nel coro dell’antirazzismo militante, ma si fa gli affari suoi e disprezza chi lo insulta ma anche i difensori d’ufficio improvvisati. Poi c’è un terzino biondo (Federico Balzaretti) con le meche, fidanzato di un’étoile. Poi c’è un centrocampista romano pieno di tatuaggi compagno di vita di un’attrice. Potrebbero andar bene? Col moralismo si perde Abbiamo vinto per le nostre diversità, per queste diversità. Abbiamo vinto perché questi ragazzi hanno scritto il romanzo di un’Italia che sa soffrire e peccare, divertirsi e soffrire, vincere e perdere. Un’Italia dove si affaccia la speranza e pace se avviene su un campo di calcio con degli «eroi in mutande», come li ha chiamati il Robespierre della stampa italiana. Non sono eroi, non sono santi, forse solo navigatori come tutti noi. Stanno a galla, come noi. Sono l’Italia vera che solo con tutti, maturi e immaturi, santi e malandrini, può arrivare in finale. Siamo noi, fotografia di un’Italia dove si sta tutti insieme, dove si sta tutti sulla stessa barca e dove si usano tutte le forze a disposizione per risalire la china. Pensare a una nazionale dettata dai moralismi è pensare a una nazionale perdente. Se l’Italia di Prandelli è arrivata in finale lo deve al suo essere multiculturale e multicaratteriale. Ma non multimoralista. È l’Italia di noi, brutti sporchi e cattivi, che non sopportiamo quelli con il birignao, quelli con la penna rossa, quelli che vorrebbero che fossimo come gli svizzeri o i tedeschi. Non lo saremo mai. Siamo diversi, siamo l’Italia di Buffon e Pirlo, Marchisio e Balotelli, Barzagli e Cassano. Siamo l’Italia che per arrivare ha imbarcato tutti, anche i più discussi. Ha fatto male con la Spagna? No, ha fatto bene. Riprovateci ragazzi e non curatevi di loro. Il calcio è bello perché non è mai quello che pensi. Quindi forza Azzurri e alla prossima. E come diceva uno striscione nella notte del successo contro la Germania: “Aho, Merkel, hai visto che il rigore non serve a un ċazzo?”.
  11. Le immagini cliccate dovrebbero essere sfogliabili a parte ed ingrandite (in alcuni casi le impostazioni di protezione non lo permettono). Comunque in quelle acque...
  12. Affinità... Anche se la sequenza di foto non è convincente al 100%, notate qualcuno in particolare nella cerchia degli amici? ___ CHI | 11 LUGLIO 2012 Elkann & Friends GIOCHI nell'azzurro mare di LUGLIO
  13. La Lega di A propone la proproga di un anno del contratto collettivo. Si attende risposta dell'Aic di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 04-07-2012) Una proroga di un anno secco fino al 30 giugno 2013 sull'accordo collettivo (contratto di lavoro dei calciatori) con solamente una integrazione al testo in vigore che introdurrebbe la possibilità per le società di sospendere gli emolumenti ai calciatori a fronte di illeciti sportivi. Lo ha deciso l'assemblea delle società di serie A che ha anche approvato un percorso che dovrebbe condurre a una nuova convenzione promopubblicitaria, definita «particolarmente innovativa». Cosa risponderà adesso il sindacato dei calciatori? Sciopero? La sciatteria della Lega è davvero inqualificabile...
  14. L’allarme della Fifa: “Preoccupante abuso di farmaci nel calcio. Salute a rischio” Il dipartimento di medicina della federazione calcistica mondiale ha chiesto ai medici delle nazionali partecipanti al Mondiale in Sudafrica nel 2010 di consegnare l'elenco di tutte i prodotti farmaceutici utilizzati nelle 72 ore precedenti gli incontri. I dati sono sconfortanti di LUCA PISAPIA (il Fatto Quotidiano.it 04-07-2012) “L’abuso di farmaci nel calcio sta raggiungendo livelli preoccupanti, è a rischio la salute dei giocatori”: parola di Jiri Dvorak, responsabile del dipartimento di medicina della Fifa, in un’intervista alla BBC. Siccome da precedenti ricerche al team medico della Fifa risultava che nel calcio si facesse un eccessivo uso di medicinali antidolorifici e antinfiammatori senza steroidi, l’equipe capeggiata dal dottor Dvorak ha chiesto ai medici delle nazionali partecipanti al Mondiale in Sudafrica nel 2010 di consegnare loro l’elenco completo di tutte le medicine utilizzate nelle 72 ore precedenti gli incontri. I risultati, pubblicati di recente nel British Journal of Sport Medicine sono impressionanti. Risulta infatti che il 39 per cento dei giocatori abbia assunto antidolorifici prima di ogni partita, e che più del 60 per cento (444 giocatori su un totale di 736 partecipanti) li abbia assunti almeno una volta durante il torneo. I numeri variano a seconda dell’importanza delle partite: una media di 0,77 durante i gironi di qualificazione, che sale a 0,87 durante la fase finale a eliminazione diretta. E delle nazioni che li utilizzano: di più le squadre nord e sud americane con una media di 1,18 per giocatore contro gli 0, 64 delle altre squadre. Le conclusioni della pubblicazione sono impietose: l’uso di medicinali prima di una partita di calcio risulta essere la norma in certe squadre, con implicazioni disastrose per la salute dei giocatori. Secondo i medici l’utilizzo costante e prolungato di antidolorifici e antinfiammatori ha effetti deleteri per chi pratica sport a livello agonistico, soprattutto per i danni sul fegato, già sottoposto a sforzi eccessivi. Il dottor Geyer, responsabile del laboratorio della Wada (l’Agenzia mondiale antidoping) di Colonia, in Germania, spiega: “Dagli studi della Fifa sembra che i calciatori utilizzino antidolorifici e antinfiammatori come prevenzione, per essere insensibili ad un eventuale dolore da patire durante la partita. Il problema è che così facendo spengono il sistema d’allarme che li avvisa se qualcosa non funziona nei tessuti corporei, rischiando di produrre l’irreversibile distruzione degli stessi tessuti”. Il responsabile medico della Fifa spiega poi come l’esagerata somministrazione dei medicinali possa essere dovuta alla pressione cui sono sottoposti i medici per rimandare in campo i giocatori infortunati il più velocemente possibile. “I medici delle squadre sono costretti a prendere decisioni forzate tra quella che ritengono la giusta diagnosi e la velocità loro richiesta per rimettere in sesto un giocatore – dice Dvorak -, se ci mettono troppo rischiano di perdere il lavoro”. Inoltre l’abuso di farmaci non è circoscritto solo alle competizioni più importanti, ma si sta diffondendo anche tra i più giovani. “Il mondo del calcio si deve dare una svegliata – continua -, perché i giovani sembrano voler imitare i vecchi e anche nelle competizioni under 17 è stato rilevato che quasi il 20 per cento dei ragazzi assume medicine prima delle partite, una percentuale che ancor più allarmante di quella precedente”. Ma il problema dell’utilizzo di questi farmaci, con le gravi conseguenze per la salute degli atleti, non deriva solo da una questione di fretta nel rimettersi in sesto o di imitazione dei più grandi. “Oramai l’utilizzo di questo tipo di medicine, così facili da reperire, è diventato un fenomeno culturale nel calcio – dice Dvorak, che è il primo ad allungare ombre di sospetto su questa pratica – Possiamo tranquillamente parlare di abuso di farmaci perché le dimensioni del fenomeno sono veramente esagerate ed in continua crescita. E’ un problema da affrontare in tutta serietà e bisognerebbe anche chiedersi che cosa possa nascondersi dietro l’abuso di antinfiammatori e antidolorifici”.
  15. CHI | 11 LUGLIO 2012 Elkann & Friends GIOCHI nell'azzurro mare di LUGLIO
  16. Ma poi nelle pagine interne non scrive mica granchè. E' solo un'illusione: macchina del fango. ___ CALCIOSCOMMESSE AL VIA IL SECONDO FILONE DI CREMONA CONTE FACCIA A FACCIA CON PALAZZI Sarà interrogato la prossima settimana per le accuse di Carobbio su una presunta combine a Siena Inchiesta Sarà sentito anche il presidente Mezzaroma Ieri la volta di De Sanctis di PAOLO FRANCI (LA NAZIONE 04-07-2012) IL GIORNO di Antonio Conte è arrivato. Il procuratore federale Stefano Palazzi lo interrogherà il prossimo 13 luglio, assieme al suo ex presidente Massimo Mezzaroma. Per il tecnico della Juve però, non ci sarà la ‘sfilata’ tra taccuini e telecamere in via Po, quartier generale della procura. Dal 12 luglio la Juve sarà in ritiro a Chatillon ed è lì, con tutta probabilità, che gli 007 federali lo ascolteranno. Conte e Mezzaroma sono stati chiamati pesantemente in causa dall’ex Siena e pentito Filippo Carobbio, una delle due bussole «attendibili e credibili » della procura federale, assieme a Carlo Gervasoni. Carobbio ha tirato in ballo Conte per Novara-Siena del 3 aprile 2011 (2-2) e Albinoleffe- Siena del 29 maggio 2011 (1-0). «Ci fu un accordo per far finire la gara in parità - ha raccontato Carobbio alla procura Figc il 29 febbraio scorso - in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato.. Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio..». Un’accusa pesante che potrebbe valere il deferimernto per illecito sportivo, anche se fin qui i tesserati del Siena ascoltati (otto tra dirigenti e giocatori) hanno negato l’episodio, un fatto che segna un punto importante in favore di Conte. Carobbio, ha poi chiamato in causa Stellini, oggi vice di Conte alla Juve, per Siena-Albinoleffe. Carobbio ha raccontato che Stellini chiese a lui e a Terzi di «contattare qualcuno dell’Albinoleffe per prendere accordi sulla partita. . in modo di lasciare i punti a chi ne avesse avuto bisogno. . in società tra calciatori, allenatore e società, si parlò molto dell’accordo raggiunto». Per questo episodio, Conte rischierebbe l’accusa di omessa denuncia e qui la posizione del Siena è più delicata, in quanto la circostanza è stata confermata da Poloni, Passoni e Garlini, all’epocai tesserati con l’Albinoleffe. Il 10 luglio Carobbio sarà ascoltato nuovamente da Palazzi, in particolare sul nuovo interrogatorio di Cremona desecretato poche settimane fa, nel quale ha pesantemente chiamato in causa il presidente Massimo Mezzaroma. Carobbio ha raccontato che il portiere Coppola fu avvicinato da una persona vicina al presidente che gli chiese di perdere la partita con il Varese «perchè il presidente aveva scommesso o voleva scommettere », incassando un «no» della squadra e dello staff tecnico. Ieri, per il filone napoletano è stato ascoltato Morgan De Sanctis: il portiere era previsto per giovedì prossimo, ma essendo a Roma di ritorno dagli Europei, ha ottenuto di anticipare l’audizione.
  17. IO & GERVASONI di Redazione Online La Settimana Sportiva 04-07-2012 Con l’interrogatorio a Conte in vista e le sentenze in arrivo ancora più miti delle prime, il direttorissimo Aldo Vitali e l’altro direttore (de La Settimana Sportiva ndt) sui perché e percome di un Calcioscommesse che promette. Di essere tutt’altro che l’ultimo, ovviamente. Glezos (Alberganti ndt): Giulio Cesare Prandelli aveva definito “sfigati” i giocatori coinvolti nel Calcioscommesse. Se lo sono, a chi tra loro daresti l’Oscar della Sfiga? Aldo Vitali: Mmmmhhh. Innanzitutto non sono d’accordo col termine “sfigato”, perché secondo me tutti quelli coinvolti nello scandalo sono dei farabutti e dei disonesti. Voglio dire, ci può anche essere all’interno di una banda o di un gruppo qualcuno che credendo di ricavare tanto da un suo atto di disonestà alla fine ci guadagna poco, e che però alla fine resta comunque un farabutto. E tra loro ci metto anche quelli che scommettono non potendo farlo, anche senza alterare per forza il risultato. Ci sono parecchie cose da considerare, ad esempio la distinzione tra chi vendeva e comprava le partite e chi si limitava a scommettere, non potendo comunque farlo, anche se è chiaro che sono due cose diverse e che è molto più grave scommettere dopo avere alterato la partita. Ma se c’è una regola che dice che non puoi scommettere, tu non puoi e fine dei discorsi. Quindi io non considererei tanto degli sfigati questi signori, ma piuttosto dei delinquenti e dei farabutti che imbrogliano soprattutto i sentimenti dei tifosi, che sono passionali e pagano i loro stipendi. Perché poi alla fine tutto questo Ambaradan è tenuto in piedi dai tifosi: sì, le TV pagano le società, ma è il tifoso che poi alla fine paga l’abbonamento alla televisione, quindi l’origine del denaro è nella sua passione. Chiunque imbrogli in qualsiasi modo approfittando di tutto questo per me è un delinquente e non uno sfigato. Purtroppo è più sfigato uno come me, che mi guardo la partita senza minimamente sospettare che ad esempio Inter-Lecce sia taroccata. E ti parlo proprio di una partita dell’Inter che ho visto allo stadio e della quale mi ricordo molto bene, una di quelle che l’Inter doveva vincere e stravincere, e che invece finì solo 1 a 0 dopo grandi patimenti. Bene, io penso che in quei 90’ non sia successo niente - come è emerso dalle indagini-, ma anche il solo fatto che qualcuno del Lecce o dell’Inter, o un ungherese o un indonesiano abbiano provato a mettere le mani su una partita che io ho pagato per vedere e che ho sofferto (perché fu durissima), beh, questo è inammissibile. Quindi io sono non tanto per una linea dura, ma per la squalifica a vita per chiunque si macchi di un illecito sportivo. G: Non pensi che un punto cruciale sia il distinguo tra giustizia penale e sportiva? AV: Il problema è che la giustizia sportiva deve per forza essere più veloce di quella penale, e probabilmente anche un pochino più sommaria. E’ ovvio che non si possono aspettare 10 anni per capire se Gervasoni è colpevole o innocente: ci sono di mezzo i campionati e tutto il resto, quindi è anche giusto che il tribunale sportivo faccia più in fretta. In più, la giustizia penale a volte giudica meno gravi illeciti che quella sportiva considera più gravi, perché se tu compri una partita magari dal punto di vista penale è un atto grave e punibile, ma è anche vero che nel codice penale ci sono duecentomila reati molto più pesanti. Questo per dire che io non invoco l’ergastolo per chi truffa in campo, ma vorrei semplicemente la sua radiazione. E la vorrei sia per chi porta a termine un illecito come per chi ci prova, per scoraggiare qualsiasi idea balzana. Ecco perché mi stupisco ogni volta che vedo dare due anni, tre anni, due punti di penalizzazione, tre punti, qualche squalifica più o meno breve e stop, quando invece la mano del tribunale sportivo dovrebbe essere pesante, anche se magari a livello per così dire un po’ più superficiale rispetto al tribumale ‘normale’. Ci dovrebbe essere un solo articolo: “Nello sport non si imbroglia”. Se tu evadi da questo articolo, sei già colpevole in partenza. G: Con questo ennesimo calcioscandalo tricolore e dopo le prime sentenze meno che miti, possiamo dire che la truffa sportiva è indissolubilmente legata a un certo tipo di italianità? AV: Beh, di scandali nel calcio ne sono accaduti anche all’estero. Da noi magari è tutto più marcato, ma sono successe cose del genere anche in Polonia, Germania…. G: Sì, ma all’estero i colpevoli spesso vengono radiati e/o incarcerati. E gli scandali non si ripropongono ogni biennio. AV: Se la vediamo da questa prospettiva, allora è la prova che siamo dei farabutti. Se la statistica è questa, l’unica cosa che posso dire -oltre ad augurarmi un pesante inasprimento delle pene- è che bisognerebbe trovare in fretta delle correzioni. La prima che mi viene in mente è il ridurre il numero delle squadre che partecipano ai campionati di A, B e Lega Pro, in modo da ridurre il numero di partite inutili per la classifica. Pechè se il Chievo e il Siena (e dico due nomi assolutamente a caso) sono salvi alla quartultima e si ritrovano a giocare al Bentegodi, io che magari sono un abbonato del Chievo e -ribadisco- ho pagato per vedere quella partita vado allo stadio dicendomi: “Bene: siamo salvi, oggi mi vedo una partita senza tensioni”, e magari proprio per quel motivo la partita è stata truccata. Se invece di 20 squadre in A ce ne fossero 16, le partite sarebbero più incerte fino all’ultima giornata, perché creerebbero le probabilità che in ogni partita ci si giochi qualcosa: chi la partecipazione alla Europa League, chi la salvezza eccetera. L’altra settimana vedevo la Sampdoria festeggiare in campo la promozione dopo la seconda partita col Varese, e il giorno dopo giri la pagina del giornale e ci trovi la pappardella sul derby col Genoa taroccato. Si gioca sub judice, e questo è allucinante. Glezos : Quello nella foto con te che pubblichiamo oggi (Marco Mengoni ndt) non è Gervasoni. Ma un po’ gli somiglia. (Aldo Vitali è direttore di ‘TV Sorrisi & Canzoni’. Ha lavorato con Indro Montanelli, poi a ‘Topolino’, ‘Max’ e ‘GQ’. Grande appassionato di calcio ed estemporaneo telecronista, ha scritto tra gli altri ‘Fregati da Dio – Il Folle Destino Di Essere Interisti’ e ‘Perfida Signora – Perché Un Italiano Su Due Odia La Juventus’).
  18. CALCIOSCOMMESSE AL VIA IL SECONDO FILONE DI CREMONA CONTE FACCIA A FACCIA CON PALAZZI Sarà interrogato la prossima settimana per le accuse di Carobbio su una presunta combine a Siena Inchiesta Sarà sentito anche il presidente Mezzaroma Ieri la volta di De Sanctis di PAOLO FRANCI (LA NAZIONE 04-07-2012) art.scoperto grazie a Black&WhiteForever IL GIORNO di Antonio Conte è arrivato. Il procuratore federale Stefano Palazzi lo interrogherà il prossimo 13 luglio, assieme al suo ex presidente Massimo Mezzaroma. Per il tecnico della Juve però, non ci sarà la ‘sfilata’ tra taccuini e telecamere in via Po, quartier generale della procura. Dal 12 luglio la Juve sarà in ritiro a Chatillon ed è lì, con tutta probabilità, che gli 007 federali lo ascolteranno. Conte e Mezzaroma sono stati chiamati pesantemente in causa dall’ex Siena e pentito Filippo Carobbio, una delle due bussole «attendibili e credibili » della procura federale, assieme a Carlo Gervasoni. Carobbio ha tirato in ballo Conte per Novara-Siena del 3 aprile 2011 (2-2) e Albinoleffe- Siena del 29 maggio 2011 (1-0). «Ci fu un accordo per far finire la gara in parità - ha raccontato Carobbio alla procura Figc il 29 febbraio scorso - in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato.. Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio..». Un’accusa pesante che potrebbe valere il deferimernto per illecito sportivo, anche se fin qui i tesserati del Siena ascoltati (otto tra dirigenti e giocatori) hanno negato l’episodio, un fatto che segna un punto importante in favore di Conte. Carobbio, ha poi chiamato in causa Stellini, oggi vice di Conte alla Juve, per Siena-Albinoleffe. Carobbio ha raccontato che Stellini chiese a lui e a Terzi di «contattare qualcuno dell’Albinoleffe per prendere accordi sulla partita. . in modo di lasciare i punti a chi ne avesse avuto bisogno. . in società tra calciatori, allenatore e società, si parlò molto dell’accordo raggiunto». Per questo episodio, Conte rischierebbe l’accusa di omessa denuncia e qui la posizione del Siena è più delicata, in quanto la circostanza è stata confermata da Poloni, Passoni e Garlini, all’epoca i tesserati con l’Albinoleffe. Il 10 luglio Carobbio sarà ascoltato nuovamente da Palazzi, in particolare sul nuovo interrogatorio di Cremona desecretato poche settimane fa, nel quale ha pesantemente chiamato in causa il presidente Massimo Mezzaroma. Carobbio ha raccontato che il portiere Coppola fu avvicinato da una persona vicina al presidente che gli chiese di perdere la partita con il Varese «perchè il presidente aveva scommesso o voleva scommettere », incassando un «no» della squadra e dello staff tecnico. Ieri, per il filone napoletano è stato ascoltato Morgan De Sanctis: il portiere era previsto per giovedì prossimo, ma essendo a Roma di ritorno dagli Europei, ha ottenuto di anticipare l’audizione.
  19. CALCIO E AFFARI Il Manchester United torna in Borsa e sceglie di quotarsi a Wall Street Il club britannico ha presentato la documentazione per l'Ipo alla Securities and Exchange Commission. L'obiettivo dei proprietari americani, la famiglia Glazer, è di raccogliere fino a un massimo di 100 milioni di dollari e pagare i debiti senza perdere il controllo della società di Redazione Repubblica.it ECONOMIA & Finanza 04-07-2012 MILANO - Il Manchester United, 19 volte campione d'Inghilterra e pluricampione d'Europa, è pronto al debutto nel tempio della finanza: Wall Street. Il club ha presentato la richiesta per il lancio di un'Ipo (Initial Public Offering) alla Sec, la Securities and Exchange Commission. L'obiettivo è di portare nelle casse del club fino a 100 milioni di dollari. Lo riferisce il Wall Street Journal online ricordando che il Club è della famiglia Glazer dal 2005, guidata dall'uomo d'affari americano Malcolm Glazer, che possiede anche la squadra di football americano dei Tampa Bay Buccaneers. L'acquisto del Manchester United è costato ai Glazer 1,47 miliardi di dollari e ha segnato il delisting dalla Borsa di Londra dove era quotata dal 1991. Nei primi nove mesi 2012 il Manchester United ha registrato profitti per 59,9 milioni di dollari, con un notevole incremento rispetto ai 20,9 milioni di dollari registrati nello stesso periodo dell'anno precedente. Secondo altre fonti, il club intende vendere un imprecisato numero di azioni classe A, che garantiscono un voto ognuna, mentre la famiglia Glazer disporrà di azioni di classe B, che garantiscono ognuna dieci voti, mantendo così l'effettivo controllo della società. Il Manchester sembrava destinato a tornare in Borsa non a Wall Street, ma a Singapore contando sulla grande popolarità del club in Asia, ma il piano è stato cancellato pochi mesi fa. Uno dei obiettivi della quotazione è di abbattere l'indebitamento del club che nell'ultima stagione ha perso il titolo a favore dei cugini del Manchester City nei minuti di recupero dell'ultima giornata di campionato.
  20. Calcioscommesse L’azzurro in Procura federale De Sanctis: Lecce? Solo ricostruzioni molto fantasiose Il portiere per un’ora da Palazzi venerdì gli altri del Napoli Cannavaro, Grava e l’ex Gianello di PINO TAORMINA (IL MATTINO 04-07-2012) Un teste. Solo un testimone. Morgan De Sanctis è stato ascoltato ieri in via Po, sede della Procura federale, in qualità di teste. Su di lui, sul portiere del Napoli e della Nazionale di Prandelli non ci sono accuse o ipotesi di reato. Perché, sia chiaro, tra i tesserati del Napoli, che pure dovranno comparire venerdì prossimo al cospetto del procuratore federale Palazzi, c’è solo un indagato: l’ex azzurro Matteo Gianello accusato di frode sportiva in relazione a Sampdoria-Napoli. Tutti gli altri, da Cannavaro a Grava e Mazzarri - che figurano nell’elenco delle persone che la Procura vuole ascoltare - sono soltanto dei testimoni. L’audizione di Morgan De Sanctis, prevista inizialmente per domani, nell’ambito dell’inchiesta sul filone napoletano del calcio scommesse, è stata anticipata di 48 ore su esplicita richiesta dell’estremo difensore azzurro: essendo ancora a Roma dopo il rientro di lunedì da Kiev e il ricevimento al Quirinale dinanzi al presidente Napolitano, il portiere del Napoli ha chiesto di essere sentito subito, e nel pomeriggio è stato interrogato negli uffici della Procura Federale. De Sanctis era già stato ascoltato dalla Procura di Napoli, lo scorso 12 gennaio. Negando, in quell’occasione, come peraltro ha ripetuto ancora ieri, di non essere «a conoscenza del coinvolgimento di calciatori del Napoli in scommesse», né di aver mai «sentito parlare di progetti relativi all’alterazione di risultati delle nostre partite». A proposito di Gianello, dinanzi ai pm napoletani spiegò che era «non eccellente» il rapporto con uno l’ex terzo portiere. Inevitabile poi per il portiere «escludere le fantasiose ricostruzioni o insinuazioni» in merito alla sua reazione di apparente dissenso dopo il quarto gol della sua squadra contro il Lecce, in un’altra gara nel mirino della giustizia sportiva dopo le immagini da dietro la porta diffuse da Youtube. Reazione che per De Sanctis può «apparire di sconforto ma ero solo scarico di tensione». I pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo hanno letteralmente «radiografato» il Napoli e i suoi giocatori più rappresentativi. E non sono emersi coinvolgimenti di nessun tipo. De Sanctis, al loro cospetto, sentito per l’appunto come teste, affermò di ritenere «lo spogliatoio del Napoli estremamente sano. Ci siamo sempre impegnati al massimo, anche considerando che la squadra ha sempre combattuto per obiettivi importanti». Sul famoso Samp-Napoli aggiunse: «Ricordo che Mazzarri invitò tutta la squadra, nonostante avessimo già acquisito l’accesso alla competizione europea, ad avere il massimo impegno in quanto da ex ci teneva a fare bella figura». Mentre su Lecce-Napoli rileva: «Certamente giocammo male, ma eravamo scesi in campo naturalmente per vincere». Venerdì sfilerà il resto della squadra azzurra: l’ex azzurro Matteo Gianello, reo confesso del tentativo di alterazione della gara Sampdoria-Napoli (1-0, del 16 maggio 2010), e poi a capitan Paolo Cannavaro, a Gianluca Grava, al tecnico Walter Mazzarri (anche se la sua audizione potrebbe essere rinviata) e all’ex Giuseppe Mascara. Intanto il processo d’appello al Calcioscommesse nato dalla seconda tranche dell'inchiesta della Procura di Cremona (considerando anche quella dello scorso anno) e dalle dichiarazioni dei «pentiti» Gervasoni e Carobbio si avvia alla conclusione, ma l’estate della Procura federale entrerà nel vivo solo quando negli uffici di via Po transiteranno gli altri big della serie A, già sotto la lente degli inquirenti delle Procure di Napoli e Cremona (ter). Occorrerà aspettare soltanto un giorno per vedere comparire i primi volti noti al grande pubblico. Il clou dell’inchiesta della Procura federale ci sarà con Antonio Conte. Il suo interrogatorio era annunciato quanto atteso, ma ora c'è anche una data: sarà ascoltato dalla Procura federale assieme al presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, il prossimo 13 luglio. L'ex tecnico senese e il numero uno dei bianconeri toscani dovranno dimostrare agli 007 federali la loro estraneità nelle presunte combine di alcune partite relative alla stagione 2010/2011, denunciate dai «pentiti» Filippo Carobbio (riconvocato il 10 luglio) e Carlo Gervasoni. Lo juventino rischia quanto meno un'omessa denuncia.
  21. Diritti. Prove di dialogo con Cologno per le partite di Champions League E sul calcio Sky cerca il disgelo SCAMBIO A Murdoch potrebbero far gola tutta l'Europa League e i match del mercoledì, Mediaset potrebbe avere gli altri incontri di Champions di DANIELE LEPIDO (Il Sole 24 ORE 04-07-2012) Mediaset strizza l'occhio a Sky, lo storico nemico della pay tv. E lo fa nell'occasione più importante dell'anno: la tradizionale serata dei palinsesti, ossia la presentazione dei propri assi nella manica per la prossima stagione invernale. Da quella stessa tribuna un anno fa, il clima tra la famiglia Berlusconi e il magnate australiano Rupert Murdoch era quello, di sempre, da Guerra Fredda. Dodici mesi dopo si respira un'aria diversa. Che i due arci-rivali possano diventare in qualche modo alleati. Sia chiaro: sul tavolo non c'è nessuna prova d'intesa tra digitale terrestre e satellite, nessun "ecumenismo" televisivo nel nome del decoder ma solo un paio di ipotesi esplorative fatte da PierSilvio Berlusconi su calcio, diritti televisivi e pubblicità. Ma comunque abbastanza per far parlare di un disgelo dopo anni di accuse reciproche e battaglia feroci. Disgelo che potrebbe essere giocato sul campo di calcio, fuor di metafora. Perché proprio sul pallone e sulle partite di Champions ed Europa League si potrebbe «pensare a uno scambio», ha detto lunedì a tarda notte Berlusconi jr, vice-presidente esecutivo del gruppo, riferendosi in maniera generica a una potenziale nuova ripartizione degli incontri, in particolare della Champions. Mediaset avrà infatti in esclusiva assoluta su Italia Uno il match di mercoledì di Champions e in più in esclusiva in chiaro tutta l'Europa League delle squadre italiane, che quest'anno vede in lizza tre squadre nostrane: Napoli, Lazio e soprattutto l'Inter. Un pacchetto che farebbe gola a Murdoch mentre Mediaset potrebbe avere le altre partite di Champions. Sui dettagli Berlusconi ha glissato, ma la provocazione-proposta, intanto, è sul tavolo. Bisognerà vedere se a Cologno accetteranno. Calumet della pace pronto anche sull'annosa querelle che riguarda il veto incrociato degli spot. Sky infatti non trasmette da tempo quelli di Mediaset e viceversa. «Oggi siamo disposti a riprendere la pubblicità di Sky», ha detto Piersilvio, complice forse anche il tracollo del mercato della pubblicità.
  22. Pressioni del vicepresidente Fifa giordano I petrodollari fanno sdoganare il velo islamico per le calciatrici di MA.STE. (Libero 04-07-2012) Le giocatrici di calcio femminile potranno scendere in campo col velo anche in incontri internazionali? I soldi degli sceicchi stanno cercando di imporre un cambiamento del regolamento Fifa; i medici fanno resistenza; e la stessa Fifa è nell’impasse. All’origine la decisione Fifa (inizio 2012) di escludere la nazionale di calcio femminile dell’Iran dalle eliminatorie per le Olimpiadi di Londra. La Repubblica Islamica impone infatti un velo integrale, mentre il regolamento prescrive per lo meno collo orecchie scoperte. Ma i soldi dei Paesi petroliferi e integralisti del Golfo Persico stanno diventando sempre più importanti per il calcio internazionale: l’assegnazione del Mondiale al Qatar ne è una riprova. E questo punto è uno dei pochissimi su cui sunniti e sciiti riescono ad andare d’accordo. Vicepresidente della Fifa, il principe Alì di Giordania nell’ottobre del 2011 ha promosso ad Amman un gruppo di studio a hoc. E proprio su parere di questo gruppo il 3 marzo l’International Footbal Association Board (Ifab), l’organo con sede a Londra che dal 1886 è il custode delle regole del calcio, ha deliberato una nuova interpretazione dell’articolo 4. Secondo il parere del gruppo di studio, fatto proprio dall’Ifab, il velo è «un simbolo culturale e non religioso». Dunque, sarebbe ammesso. Il Principe Alì aveva presentato come pezza d’appoggio le dichiarazioni di Farida Shojaee, della Federcalcio iraniana: «Gli ufficiali Fifa hanno confuso il velo religioso con un costume nazionale ». In realtà, la cosa che bisognerebbe fare sarebbe di prendere gli iraniani in parola, e mandare in tournée a Teheran una squadra della Papua-Nuova Guinea che appunto come simbolo culturale e costume nazionale pretenda di giocare con i genitali di fuori. La stessa regola 4, però, impone anche un altro principio che viene prima del divieto dei simboli di parte, dal momento è addirittura più importante: «I calciatori non devono utilizzare un equipaggiamento o indossare qualunque cosa che sia pericolosa per loro stessi o per gli altri calciatori». E quando a maggio la Commissione degli esperti medici Fifa si è riunita a Budapest ha chiesto con energia di mantenere il divieto di velo. Come ha infatti spiegato il capo della Commissione dottor Michel D’Hooghe, «certi medici, anche di Paesi musulmani, ritengono che indossare il velo comporti per le calciatrici rischi di lesioni a livello del collo e della carotide in caso di scontri a grande velocità». Furia del Principe Alì e la palla è ora di nuovo all’Ifab. Che per decidere si riunirà in via straordinaria domani a Zurigo. Essendo però la Svizzera la terra di Blatter, l’impressione è che dovremo presto abituarci a vedere le calciatrici in velo. ------- ASCOLTATO IL 13 LUGLIO Conte da Palazzi: iniziata l’estate dei veleni Stagione già al via, ma Scommessopoli cambierà rose e calendari. Anche Mezzaroma in procura di VALERIO FELLETTI (Libero 04-07-2012) Antonio Conte, dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati per l’inchiesta su Scommessopoli, aveva commentato: «Mi sarei aspettato almeno una convocazione per spiegare la mia posizione». Il tecnico della Juve è stato accontentato. Ieri la procura federale ha infatti reso noto il nuovo calendario delle audizioni per quanto riguarda il secondo filone d’inchiesta sul calcioscommesse e il 13 luglio è previsto appunto l’interrogatorio di Conte. Oltre all’allenatore sono stati convocati anche Filippo Carobbio, colui che ha tirato in ballo il tecnico riguardo la presunta combine con il Novara, e il presidente del Siena Massimo Mezzaroma, anche lui coinvolto nell’accordo secondo il gip di Cremona Guido Salvini. L’accusa rimane sempre la stessa: associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Verrà inoltre sentito anche un altro presidente di un club di A, Daniele Sebastiani del Pescara. A proposito della gara Novara-Siena, ieri ha rilasciato una dichiarazione spontanea Alberto Fontana. Il portiere del Novara, uno di quelli sanzionati più pesantemente con 3 anni e mezzo di squalifica, si è difeso da solo e poi ai microfoni ha dichiarato: «Mi sono chiesto perché vengo tirato in ballo da un pentito che nelle motivazioni dell’accusa è ritenuto credibile, anche se io non lo conosco né l’ho mai incontrato». Non c’è però solo l’inchiesta di Cremona. Negli stessi giorni la procura federale ascolterà anche i coinvolti nei filoni di Bari e Napoli. Anche qui i grandi nomi non mancano: verrano sentiti infatti i napoletani Walter Mazzarri, Paolo Cannavaro e lo juventino Fabio Quagliarella. Tuttavia loro, al contrario di Conte, non sono iscritti nel registro degli indagati. In questi giorni in cui la Serie A riparte (ieri ha iniziato il ritiro la Roma, oggi è il turno del Parma) i club seguono con interesse gli sviluppi delle inchieste sulle scommesse. Tutti si aspettano la mano pesante di Palazzi e le sentenze possono stravolgere il campionato. Per la prossima settimana si aspettano i verdetti del processo d’appello che possono dare già un’idea della prossima A: il neopromosso Pescara si aspetta un’ulteriore riduzione dei 2 punti di penalità inflitti. Ma è con il secondo filone d’indagine, quello che coinvolgerebbe il Siena, Conte, ma soprattutto il Genoa per intenderci, che ci si aspetta sconvolgimenti per il massimo campionato. Il problema riguarderebbe calendari e rose. A fine luglio è previsto il sorteggio dei calendari per la prossima stagione, ma le sentenze definitive non arriveranno prima di agosto. Senza considerare la classifica, che per l’ennesima volta sarà decimata da penalizzazioni. Le squalifiche poi rischiano di decimare le squadre: attenzione al Genoa e al Siena.
  23. IL GRAFFIO di EMILIO MARRESE (Repubblica.it 04-07-2012) Eroi risorgimentali Informare Buffon che anche Garibaldi ogni tanto si prendeva una vacanza. ------- PATRIA E VALORI COSÌ BUFFON INONDA IL WEB di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 04-07-2012) Si può dire, senza essere sospettati di vilipendio alla bandiera, che forse il capitano della nazionale sta un po’ esagerando? Ogni giorno un’esternazione nuova sui “social network” (c’è chi sostiene che oltre i venticinque anni andrebbero usati con moderazione), quasi sempre con toni piuttosto enfatici e/o apocalittici sul povero destino del nostro Paese e, per contrasto, sulla grandezza di alcuni uomini che lo salveranno: un portiere, un commissario tecnico, un presidente (non federale, della Repubblica). E’ una specie di urlo continuo, di invettiva alla Beppe Grillo, e chissà che un giorno anche Buffon non fondi il suo bravo movimento. Senza nulla togliere al valore anche morale dei nostri ragazzi all’Europeo, trasformare una squadra di calcio nel punto di riferimento etico ed estetico di un’intera nazione appare eccessivo. Forse il buon Gigi è ancora in trance agonistica, del resto lui è un passionale vero. Quello che lo agita dentro, si comprende quando urla l’inno di Mameli a occhi chiusi. Okay, però gli azzurri non hanno combattuto nessuna guerra d’indipendenza: l’impeto neo-risorgimentale del loro capitano sembra dunque sopra le righe: la Patria, il tricolore, persino il Piave. L’abbraccio di Giorgio Napolitano a Buffon, dopo la partita d’esordio, dev’essere stato un momento molto forte nella vita emotiva di un campione arrivato in Polonia con qualche ombra da chiarire, e un tormento da comprendere: da allora, Buffon si sente una specie di figlio adottivo di questo padre della nazione. Nulla di male, lo ripetiamo, ma il tono e il volume sono eccessivi. Anche perché tra nazione e nazionale c’è ancora una certa differenza. Curioso, il destino degli azzurri: l’Italia dei campanili e degli egoismi li ignora per ventidue mesi su ventiquattro, salvo caricarli di pesi immensi durante mondiali ed europei: dopo di che, il patriottismo viene riposto nel cassetto. Forse Buffon, che è appunto il capitano azzurro, patisce questa ingiustizia, oppure è solo l’orgoglio di sentirsi assai migliori di tutto quello che c’è attorno. Ma il calcio italiano, trafitto da scandali e corruzione, non può sentirsi così, neppure dopo il “cucchiaio” di Pirlo o la stangata di Balotelli all’incrocio dei pali. E nessun giocatore, neppure il più probo e il più onesto, merita di portare sulle spalle il peso di un intero Paese. Il calcio non è mai solo calcio, d’accordo, ma non è neppure la chiave di interpretazione dell’universo. ------- Scommesse, ora tocca ai big la Procura chiama anche Conte Sarà sentito il 13 luglio. Il giorno prima Mezzaroma di MATTEO PINCI (la Repubblica 04-07-2012) La tregua è finita. La giustizia sportiva piomba sulla serie A dando improvvisamente corpo alle paure, alle indiscrezioni e agli incubi di un nuovo scandalo di portata internazionale. La macchia del calcioscommesse, sin qui emarginato a livello sportivo alla periferia dei campionati professionistici, rompe gli argini della massima categoria convocando figure di primissimo livello davanti agli 007 della Procura Federale, in un’escalation che verrà chiusa il 13 luglio dal tecnico della Juventus campione d’Italia Antonio Conte, e dal presidente del Siena Massimo Mezzaroma. Due nomi legati a doppio filo dall’inchiesta della procura di Cremona, e dalle accuse di Filippo Carobbio, giocatore di quel Siena guidato da Conte in serie A, e che proprio verso allenatore («Ci rappresentò che avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio») e presidente aveva puntato l’indice. Carobbio, ritenuto «credibile e coerente» dalla Disciplinare, verrà ascoltato tre giorni prima dei due “big”. Mezzaroma dovrebbe essere poi ricevuto in via Po, a Roma, mentre Conte, che dal 12 luglio sarà in ritiro a Chatillon con la Juventus, potrebbe ricevere la visita del pool di Palazzi a domicilio. «Sulle modalità ci verremo incontro — spiega il legale dell’allenatore, De Rensis — siamo fiduciosi e ci presenteremo all’audizione con la massima serenità». Al tecnico potrebbe essere contestata l’omessa denuncia, anche se aleggia lo spettro dell’illecito sportivo. «Ma siamo convinti che l’inchiesta evidenzierà posizioni diverse nei fatti e nei racconti», il parere del legale. A scagionare Conte sarebbe fino a oggi la deposizione di Ferdinando Coppola, convocato in Procura Federale per l’11 luglio: «Esortò la squadra a impegnarsi al massimo», la sua deposizione lo scorso 8 marzo a Torino. Ma l’ex portiere del Siena è anche chiamato in causa da Carobbio riguardo la posizione di Mezzaroma: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima, all’esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita», avrebbe detto ai pm di Cremona. Ma Palazzi e i suoi uomini dovranno ascoltare anche Sebastiani, presidente del Pescara, e Camilli, presidente del Grosseto (accusato da Turati, che verrà ascoltato il 7), per entrambi appuntamento al 13 luglio. Tasselli rilevanti nell’indagine della Procura Federale, tessuta sugli atti trasmessi dalla procura di Cremona. E che coinvolgono altri “big”, da Mauri a Milanetto: non si profila però per chi è già stato ascoltato la necessità di comparire nuovamente in via Po, se non «per collaborare fornendo nuovi elementi», interpretando le recenti parole di Palazzi. Con il rush finale di audizioni fissato da domani alla metà del mese, facile ipotizzare un processo sportivo unico con inizio a fine luglio, sui tre filoni di Cremona, Bari e Napoli. Per il quale ieri è stato ascoltato anche il portiere del Napoli Morgan De Sanctis: l’udienza era prevista per domani ma, trovandosi a Roma dove era sbarcato con la nazionale da Kiev, ha chiesto e ottenuto di poter anticipare l’audizione.
  24. Retroscena Chiellini rischia la Supercoppa Tra Juve e Figc resta il gelo di MASSIMILIANO NEROZZI (LA STAMPA 04-07-2012) Ognuno ha la propria idea di collaborazione, ragionavano ieri, sottovoce, a casa Juve. Giorgio Chiellini, difensore bianconero e della Nazionale, è uno che per l’Italia ci ha messo le gambe, due volte, ammaccandosi non poco. Il club se lo ritrova ora con «una lesione di primo-secondo grado al gemello mediale del polpaccio sinistro», come da ecografia eseguita ieri a Torino. Botta seria, per la prognosi e la posizione del muscolo, uno dei più delicati da riparare, tanto da modificare la tabella di recupero per la Supercoppa Italiana, il 12 agosto a Pechino. Che il giocatore, come al solito, abbia fatto di tutto per esserci, non cancella la beffa per la società. Che se n’è ritrovata un’altra: la convocazione di Antonio Conte per l’interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta (sportiva), del Calcioscommesse. Per il 13 luglio, due giorni dopo l’inizio del ritiro juventino a Chatillon, Valle d’Aosta, come da menù presente sui giornali da settimane. La Juve non commenta ufficialmente, ma neppure serve per leggerne il pensiero, anche se una giustificazione si troverà sempre: si voleva lasciare al tecnico il tempo per le vacanze. Mica questione di norme, ma di buon senso, quello che si potrebbe maneggiare con la collaborazione, appunto. Quella stessa che un po’ s’è annodata tra la società bianconero e Gianni Petrucci, almeno a livello di politica sportiva: «La fase-2 sarà quella della pacificazione - ha detto il presidente del Coni - e ho capito che fra i presidenti delle società di A c’è voglia di serenità. Con chi mi sento? Con molti, spesso con Agnelli». Tutt’altro clima c’è tra Juve e Federcalcio. In fondo, basterebbe rileggersi le ragioni scritte dal club bianconero nei ricorsi davanti ai tribunali, e mai ritirati, per capirne le ragioni. Agnelli non ha cambiato idea, non ha dimenticato l’esposto, senza risposta, dell’estate scorsa, sullo scudetto 2006, ritirato ai bianconeri e consegnato all’Inter. Finché questa vicenda non verrà risolta, con giudizio, il clima sarà così: troppo freddo, per parlare di disgelo. ------- Calcioscommesse, ultimo atto Conte sarà interrogato in ritiro La procura sportiva lo sentirà il 13 sulle gare del Siena contro Novara e AlbinoLeffe di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 04-07-2012) Ora che c’è la data (il 13 luglio), è probabile che due fra i sostituti procuratori più fidati del pm del pallone Stefano Palazzi si presentino nel ritiro bianconero di Chatillon per ascoltare il tecnico bianconero Antonio Conte. Un interrogatorio in trasferta, dunque. Un’audizione annunciata, attesa e delicata perché da quando le rivelazioni del pentito Filippo Carobbio hanno strattonato al centro dell’inchiesta sul calcioscommesse l’allenatore campione d’Italia la procura federale è impegnata a cercare riscontri alle parole dell’ex difensore del Siena. Conte è finito nell’agenda di Palazzi per due partite: Novara-Siena 2 a 2 del primo maggio del 2011 e Albinoleffe-Siena 1 a 0 del 29 maggio di un anno fa. E su queste due gare si concentreranno le domande degli inquirenti federali fra dieci giorni quando al tecnico della Juve (all’epoca dei fatti sulla panchina del club toscano) sarà chiesto per prima cosa di ricostruire cosa avvenne nella sala dove il Siena svolse la riunione tecnica a tre ore dalla sfida con il Novara. «Ci fu un accordo per far finire la gara in parità - ha raccontato Carobbio agli investigatori della Figc -, in effetti ne parlammo anche durante la riunione tecnica e quindi eravamo tutti consapevoli del risultato concordato. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio...». Carobbio, per l’accusa, è un teste molto credibile, ma le sentenze di primo grado sul primo filone del calcioscommesse di questa estate hanno messo in evidenza come, senza riscontri, le ricostruzioni del pentito cadano nel vuoto. Fino ad oggi, Palazzi, riscontri alla ricostruzione di Carobbio sulla riunione preNovara non ne ha ancora trovati, perché nessuno dei sei tesserati, o ex, del Siena ha confermato le parole del collaboratore. Conte potrebbe rischiare, invece, l’accusa di omessa denuncia per i fatti relativi ad AlbinoLeffe-Siena. Prima della partita del 29 maggio del 2011, ultimo turno di campionato, Siena già promosso in serie A, secondo Carobbio anche lo staff tecnico sarebbe stato al corrente di un accordo per far vincere i bergamaschi in cerca di punti per poter disputare i play-out salvezza. «Se a non denunciare sono tecnici, dirigenti o collaboratori, le richieste di pena per la procura sono più pesanti...», così Palazzi quando, lo scorso 31 maggio, chiese un anno di squalifica per l’ex allenatore del Grosseto Sarri, poi prosciolto dalla Disciplinare (il patteggiamento, previsto nel codice di giustizia sportiva, riduce di almeno un terzo la richiesta di pena). Il lavoro della procura della Figc va avanti a tappe forzate. Oltre a Conte, il 13 luglio verrà ascoltato anche il presidente del Siena Massimo Mezzaroma (la società toscana rischia il coinvolgimento per responsabilità diretta), tre giorni prima sfilerà per la seconda volta davanti al pool di Palazzi anche lo stesso Carobbio. Ieri, intanto, è stato interrogato sulla strana esultanza in Napoli-Lecce il portiere azzurro De Sanctis.
  25. Conte e Mezzaroma da Palazzi il 13 luglio Sentito De Sanctis Il tecnico della Juve deve rispondere alle accuse di Carobbio Il portiere Gianello si confidava sulle combine con un poliziotto di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 04-07-2012) Antonio Conte finalmente potrà difendersi e ribattere, punto su punto, alle gravi accuse di Filippo Carobbio, suo giocatore al Siena due stagioni fa e «collaboratore di giustizia» nel calcioscommesse. La Procura federale ha convocato l'allenatore della Juve per il 13 luglio, quando sarà ascoltato anche il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma. «Siamo pronti a dare il nostro contributo», ha detto l'avvocato del tecnico Antonio De Rensis. L'audizione potrebbe tenersi a Roma o a Chatillon, dove la Juve sarà in ritiro. «Ci metteremo d'accordo». «Ci disse: tutto okay» Secondo Carobbio ci fu un accordo per il pareggio di Novara-Siena di B del 2010-11 (finita 2-2) e ai magistrati di Cremona ha rivelato che «ne parlammo durante la riunione tecnica. Eravamo tutti consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarci di conseguenza durante la sfida. Lo stesso allenatore, Antonio Conte, ci disse che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara. Non sono certo su chi si accordò per primo, ma Drascek venne nel nostro ritiro e ne parlò con Vitiello. Quello è stato il contatto iniziale, ma poi fu comunicato all'intera squadra e io ne discussi in campo prima del match con Bertani e Gheller, giocatori del Novara». E ancora: «Alla riunione tecnica partecipavano l'allenatore, il vice, il preparatore dei portieri e il collaboratore. E' evidente che la società fosse al corrente degli accordi. Tutte le componenti partecipavano a questi discorsi. Ricordo di averne anche parlato con Daniele Faggiano, braccio destro di Perinetti». La versione di Carobbio è già stata smentita dai due dirigenti, dal collaboratore tecnico Stellini e da cinque giocatori (Coppola, Ficagna, Mastronunzio, Terzi e Vitiello). Gianello e il poliziotto La Procura federale aveva convocato Morgan De Sanctis per il 5 luglio, ma essendo già a Roma il portiere di Napoli e Nazionale — che già ai pm aveva escluso ogni combine — ha chiesto di poter parlare subito. E' una novità, invece, la convocazione di Piovaccari, attaccante della Sampdoria: il suo nome potrebbe essere uscito nelle audizioni di Furlan e Zamboni. Dalle carte napoletane, intanto, spunta il verbale di interrogatorio di un poliziotto che curava i rapporti con il Napoli ed era diventato il confidente di Gianello (poi riferiva tutto ai superiori). In particolare il portiere gli raccontò delle pressioni di non ben identificata «gente del Nord» per alterare il risultato di Sampdoria-Napoli. «Gianello mi disse che i suoi amici gli avevano chiesto di parlare con i difensori del Napoli e l'attaccante Quagliarella per poter essere certi della sconfitta del Napoli. Mi disse che, a quel fine, aveva personalmente contattato i difensori Grava e Paolo Cannavaro, oltre allo stesso Quagliarella, ricevendo da tutti un netto rifiuto». In particolare, Gianello spiegò perché serviva il contributo di Quagliarella: segnando contro la Samp avrebbe raggiunto i 12 gol che avrebbero fatto scattare un premio di 100 mila euro (episodio confermato dall'attaccante ai magistrati campani). «Per Quagliarella gli amici di Gianello si erano detti pronti a garantire la stessa somma. Gianello mi disse che Quagliarella si era dimostrato scemo, avendo rinunciato a tanti e sicuri soldi. La partita finì 1-0 per la Samp e così Quagliarella perse tanto il premio della società quanto i soldi degli amici di Gianello». Tutti rischiano l'omessa denuncia. ------- IN CORTE DI GIUSTIZIA FEDERALE Appello chiuso, sentenza venerdì Il Novara accusa: «Riscontri assenti» Il portiere Fontana: «Lo stop sarebbe come il carcere» L'AlbinoLeffe: «Noi vittime, dateci 2 o 3 punti simbolici» di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 04-07-2012) Dopo altre tre ore di dibattimento, da sommare alle nove di lunedì, si è chiuso il processo d'appello del calcioscommesse davanti alla Corte di giustizia federale a sezioni unite. I giudici si sono chiusi in camera di consiglio e il presidente Gerardo Mastrandrea ha annunciato che le sentenze arriveranno venerdì o sabato. Un anno fa la sentenza arrivò in un giorno, e le posizioni da analizzare erano 34, contro le 40 attuali. La sensazione è che la Corte stavolta voglia approfondire alcuni casi controversi emersi durante il dibattimento. Il portiere del Novara, Alberto Fontana, è stato l'unico giocatore che ha preso la parola in aula, mostrando un'abilità dialettica non comune tra i calciatori: «Sono una persona seria, onesta, leale. I 3 anni e 6 mesi di squalifica che mi sono stati dati in primo grado per me equivalgono a 3 anni e 6 mesi di carcere, una macchia indelebile. La mia è una carriera con poche presenze, una carriera da secondo, ma se ho avuto tanti contratti è soprattutto per le mie qualità morali. Questi sono fatti concreti, non per sentito dire». Le società Il Novara, attraverso l'avvocato Cesare Di Cintio, ha attaccato Palazzi per non avere verificato le parole di Gervasoni: «Il pentito ha sostenuto che lo slavo Ilievski ha incontrato i giocatori nell'albergo dove la squadra era in ritiro a Verona. Noi il 23 maggio abbiamo inviato alla Procura federale una nota con il nome dell'hotel che ha ospitato il Novara, ma nessuno ha chiesto alla Procura di Cremona di verificare se Ilievski si trovasse proprio lì». L'AlbinoLeffe, passato dalla richiesta di -27 punti ai -15 decisi dalla Disciplinare, ha invocato una penalizzazione «simbolica di 2 o 3 punti, perché siamo soltanto vittime». Il procuratore Palazzi ha chiesto la conferma di tutte le condanne e penalizzazioni.
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