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andrea

Tifoso Juventus
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  1. andrea

    Renzo Ulivieri

    «Persi 14 chili, ma sono vivo Quando io e Baggio litigammo anche mia madre mi sgridò» L’allenatore: ero un marito infedele e l’ho sempre ammesso Di Alessandro Bocci · 27 dic 2024 Andamento lento Ho allenato uomini, donne, la Nazionale dei carabinieri e quella dei religiosi. Ora mi dedico a un progetto innovativo che mi piace: il calcio camminato A 83 anni Mi ricandido al ruolo di presidente dell’associazione allenatori: a chi dice che sono troppo vecchio ribatto che dentro ho lo spirito di un ragazzino Renzo Ulivieri, 83 anni, allenatore, dirigente, politico, la vita come un romanzo: da dove vogliamo cominciare? «Dall’inizio, l’estate del '44, avevo poco più di tre anni e sono sopravvissuto alla strage del Duomo di San Miniato, quella che ha dato origine al film La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani, miei concittadini. Insieme a me è sopravvissuto un altro Renzo, Fermalvento, poi diventato parrucchiere del Paese. Con lui siamo diventati amici e ogni lunedì, quando tornavo a casa, apriva bottega per sistemarmi i capelli. Si parlava di chi se n’era andato e lui diceva: muoiono sempre i soliti, io, tu e Berlusconi siamo immortali». E invece... «Invece ora sono rimasto solo e me la sono vista anche brutta. Quattro mesi in ospedale e due a casa, tre operazioni per un problema grave all’intestino, per fortuna adesso risolto. Mi sono dovuto confrontare con la morte, che mi ha marcato stretto, come un difensore arcigno. Ho perso 14 kg e ho temuto di non farcela. La mia fortuna è stata che mi sono sentito male a Roma, allo stadio Olimpico, durante una partita della Nazionale e mi hanno ricoverato al Santo Spirito dove sono stati bravissimi». Questa esperienza dura l’ha cambiata? Ha trovato la fede? «Non ho trovato nulla. Però ho fatto molte riflessioni, ho sposato la mia compagna Manuela, mamma della terza figlia, Valentina e ho anche tracciato un bilancio della mia vita. Che è stata bella: non mi sono arricchito, ma ho guadagnato bene e ho fatto quello che mi piaceva fare». Ha smesso presto di giocare e ha girato sulle panchine di ogni categoria con 5 promozioni. «Ho allenato uomini, donne, la Nazionale dei carabinieri e quella dei religiosi. E non ho finito qui: sto lavorando a un progetto innovativo che mi piace, il calcio camminato». Come funziona? «Si gioca sei contro sei in un campo da calcetto, senza contrasti, senza correre, senza alzare il pallone da terra. È lo sport ideale per noi anziani, fa bene alla salute, fisica e mentale. Ma può essere utile anche per quei genitori che accompagnano i figli a calcio e poi in tribuna non trovano di meglio che litigare. Non siamo soli noi dell’asso allenatori: l’Uefa ha un progetto importante. Io mi sto allenando a Montaione e Spalletti ci ha regalato i palloni». Torniamo alla fede. «Un discorso complesso. Chi ce l’ha è fortunato, aiuta a vivere. Quando andrò nell’altro mondo mi presenterò con una domanda: perché questo dono non mi è toccato? Mia mamma Gina, nata a San Miniato Alto, la zona borghese, era democristiana e cattolica praticante, ogni domenica andava a Messa. Invece mio padre Ivo, comunista di San Miniato Basso, la zona proletaria, andava alla cellula del partito. Ma le racconto un aneddoto». Prego... «Quando la mamma è invecchiata e non ce la faceva a muoversi, seguiva la Messa alla televisione, da sola. Un bel giorno mio padre, che aveva sempre scosso la testa davanti a quella scena, ormai malato, si è seduto accanto a lei. Mamma sogghignando mi ha sussurrato: vedi Renzo il tu’ babbo ha paura di morire...». Lei non ha cambiato strada ma da presidente della scuola allenatori di Coverciano, la più importante del mondo, parla ai suoi allievi di Don Lorenzo Milani... «Don Milani era di sinistra e la Dc, in quegli anni, lo ha combattuto. Diceva che bisogna dare la parola agli ultimi. Parlo di lui a chi deve interagire con bambini e ragazzi, quelli che dovrebbero sempre ascoltare tutti e non lasciare indietro nessuno. Bisognerebbe cambiare la regola e chiamare maestri gli allenatori dei settori giovanili. Loro devono pensare a formare i cittadini del domani. E noi sappiamo quanto il mondo abbia bisogno di giovani in gamba». Considera papa Francesco l’unico leader mondiale. «Inascoltato. Invoca la fine della guerra e tutti si voltano dall’altra parte. Continuiamo ad ammazzarci per un metro di terra in più di qua o di là». Comunista sin da ragazzo. «Ho fatto tutto il percorso: Pci, Pds, Ds, Pd ma poi, ai tempi di Renzi, il partito ha deragliato. Non è rimasto più niente di sinistra. All’inizio le riunioni erano introdotte così: care compagne e cari compagni, care amiche e cari amici. Alla fine, solo care amiche e cari amici. Una volta Bonaccini mi ha invitato a fare un discorso alla festa dell’unità. Ho risposto che avrei accettato solo se avessi potuto dire: care compagne e cari compagni». E come è finita? «C’è stato un boato al mio saluto. Poi però ho scelto di passare a Potere al Popolo e alle ultime elezioni, per dare una mano, mi sono candidato con Filo Rosso a San Miniato. E siamo all’opposizione della Giunta Pd». Gigi Buffon, nell’intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere, ha raccontato che una volta gli ha portato il busto di Lenin. «È vero, eravamo al Parma, prima della finale di Coppa Italia con la Fiorentina di Mancini. Lui voleva che giocasse Guardalben, io gli ho risposto: allora sei un compagno, per te sono tutti uguali...». Il busto di Lenin è ancora a casa sua. «Certo. Una volta a Bologna ho invitato a cena Gianfranco Fini, c’era anche Guazzaloca che è stato sindaco: ho detto loro se dava fastidio potevo toglierlo. Fini, prontamente, mi ha risposto: lo lasci pure dov’è, è uno dei pochi leader che avete avuto». È tifoso della Fiorentina dichiarato, ma ha detto che si farà seppellire con la tuta del Bologna. «Si, anche con un fischietto da allenatore e una sciarpa rossa. Sono stato bene in tanti posti, a Modena, alla Samp dove ho allenato il primo Mancini e anche Marcello Lippi. Ma Bologna mi è rimasta dentro. Era un altro calcio, più ricco di umanità e rapporti veri. Ai giornalisti e ai miei giocatori dicevo sempre: se avete un’esigenza potete chiamarmi a qualsiasi ora del giorno e della notte. Adesso le conferenze stampa sono rare e di plastica». Però a Bologna ha litigato con Baggio. «Le rispondo con i numeri: più presenze, più gol e il ritorno in Nazionale. È quanto accaduto con me a Roberto. Qualcuno dimentica che, nel 2010, l’ho proposto a Giancarlo Abete per farne presidente del Settore tecnico. Certo, quelle polemiche non me le posso dimenticare...». Erano tutti dalla parte del giocatore... «A quei tempi ero separato dalla mia prima moglie, Marisa, e il lunedì, quando tornavo a casa, dormivo dalla mamma a San Miniato. La sera di Bologna-juve l’ho trovata sulla porta e mi ha sgridato: ma che hai fatto a Baggio?». Con Spalletti vi separa una collina... «Anche tante altre cose. Io però lo stimo, è il c.t. giusto per l’italia». Lei è stato tra i primi a credere nel calcio femminile. «Ho allenato le ragazze per caso, alla Scalise, per sostituire il tecnico che era malato. Il mio primo discorso è stato semplice: bambine, sono vecchio e con le arterie indurite e non ce la faccio a adattarmi a voi, bisogna che siate voi a adattarvi a me...». Il calcio femminile in Italia fa fatica a crescere. «È un problema di cultura. Innanzitutto, dobbiamo abbattere ogni barriera: è sbagliata già la differenziazione tra calcio maschile e femminile. Il calcio è calcio. Al Sud la crescita è più lenta, ma al Nord e al Centro negli ultimi anni lo sviluppo è stato forte». Ha detto che per le sue prime due figlie, Barbara e Elisabetta, non è stato un buon padre. «Sono stato assente, sempre in giro, un allenatore lo è 24 ore al giorno, anche quando dorme. Ho detto loro che la colpa era mia al cento per cento. Un po’ di tempo fa mi hanno chiamato per rivedere il giudizio. Chissà cosa mi aspettavo e invece mi hanno detto che sono colpevole al 95 per cento…». Ulivieri, lei è stato un Don Giovanni... «Diciamo che sono stato infedele, ma per dovere di onestà l’ho sempre ammesso». È anche un impulsivo. Racconta che Liedholm è stato il suo modello, ma lei in panchina era tutto diverso. Parecchie volte è stato espulso. «La flemma del Barone la reggevo nei primi 5 minuti. E infatti in quel lasso di tempo nessuno mi ha mai mostrato il cartellino rosso». Ci racconti di quando si incatenò davanti alla Federcalcio. «Avevano preso la folle decisione che tra i Dilettanti chiunque potesse allenare senza patentino. Avevo chiesto aiuto alla Lega di A e ai calciatori, ma nessuno mi ascoltava. Così ho preso le catene e delle coperte e mi sono legato. Il presidente Abete, disperato, ha provato in tutti i modi a farmi tornare indietro». Ora si ricandida a presidente dell’associazione Allenatori, che guida dal 2004. «Ci ho pensato molto, specialmente quando non sono stato bene. Qualcuno potrebbe obiettare che sono vecchio, ma dentro ho lo spirito di un ragazzino. E poi non ho scelto da solo. Anche i miei compagni di viaggio, i vice presidenti Camolese, Perondi e Vossi, mi hanno spinto, al pari del consigliere federale Beretta. Non abbiamo ancora finito il lavoro, restano delle cose da fare. La più importante: che ogni squadra affiliata alla Figc sia guidata da un tecnico diplomato». Alle elezioni federali, il prossimo 3 febbraio, gli allenatori sosterranno Gabriele Gravina. «Ha lavorato bene ed è in linea con i nostri propositi. Non c’è motivo di cambiare. Il calcio ha bisogno di stabilità». Ulivieri, come se lo immagina il futuro di questo Paese? «Sono preoccupato. Soprattutto per come si fa politica, da qualsiasi parte uno la veda. Si urla troppo e non si dice quasi mai la verità. Credo che la sincerità paghi e invece i nostri politici si accapigliano e basta. Molto deludente».
  2. Danilo sul mercato La Signora spinge per Silva e Hancko di Matteo Nava · 28 dic 2024 Nemmeno il capitano può essere certo di avere un posto sulla nave. Non su quella della Juventus, che di fatto ha indicato a Danilo la direzione per sbarcare lasciando dietro di sé una lunga e intensa fetta di carriera. Da una parte c’è un’intesa mai nata con l’allenatore, dall’altra il peso nel monte ingaggi di squadra in una fase di ferrea dieta dei conti. In tanti sono usciti, da Paul Pogba e Adrien Rabiot a Wojciech Szczesny e Federico Chiesa, ma lui è rimasto. E se la sua importanza in campo è ridimensionata, allora l’avvicinamento della sessione invernale di mercato assume le sembianze di uno scivolo verso l’addio. All’orizzonte Danilo sarà convocato contro la Fiorentina, ma sarebbe un errore darne per scontata l’inclusione nei match successivi. La Juventus gli ha infatti trasmesso il concetto che preferirebbe separarsi da lui, confidando in una presa di coscienza di quanto ostinarsi a continuare insieme non sia la migliore soluzione. Danilo ha uno stipendio da 5 milioni di euro netti a stagione, ma anche diversi estimatori: in primis Antonio Conte, che nel suo Napoli ha bisogno di un leader esperto in grado di sostenere e guidare la squadra. Certo, si dovrebbe trovare un accordo sul trasferimento e sull’ingaggio, ma l’impressione è che in casi simili alla fine si finisca per trovare una quadra. Doppio colpo Nel caso in cui Danilo partisse, l’emergenza di centrali alla Continassa si aggraverebbe: se ora lui si aggiunge ai soli Federico Gatti e Pierre Kalulu, Motta senza il brasiliano avrebbe due soli uomini schierabili alla luce dei seri infortuni di Gleison Bremer e Juan Cabal. Il direttore tecnico Cristiano Giuntoli ha ammesso che quella lacuna è la prima da colmare, di conseguenza servirebbero due innesti in caso di addio di Danilo. Il primo, confermato dall’agente Jorge Mendes, è il prestito oneroso di Antonio Silva dal Benfica che però deve convincere i portoghesi. Per il secondo nome nei radar c’è innanzitutto David Hancko del Feyenoord e negli ultimi giorni è emersa anmche l’idea Fikayo Tomori. Entrambi hanno una valutazione di 25-30 milioni, guarda caso simile a quella di Nicolò Fagioli, ma se per lo slovacco c’è da trovare un varco nel muro degli olandesi che non intendono perderlo a metà stagione, per l’inglese servirebbe invece una vera offerta per far vacillare il Milan, reduce dall’operazione Kalulu che ha già rinforzato la diretta rivale.
  3. Chine', quando non indaga la Juve, o ride o dorme
  4. https://x.com/Avv_Bianco_Nero/status/1872748944914022587?t=SpUWusyen9McJwFFrwE6Vw&s=19
  5. Marotta ha già smentito? https://x.com/mirkonicolino/status/1872742110354653362?t=TGeR4__k40Rp4aD0PxK4mw&s=19
  6. A fine mercato saremo "corti" in difesa: scommettiamo?
  7. https://x.com/a_crosta/status/1872389613605798354?t=TRKUOd2zbiTMkf1IwxP8iw&s=19
  8. https://x.com/mike_fusco/status/1872028648561365039?t=9ZoN2FqRLtFDgQx3X0d_eg&s=19
  9. Ieri sera l'avete rivisto "Una poltrona per due"?
  10. Difesa da rinforzare Hancko prima scelta Piace pure Tomori Giuntoli punta a fare due colpi: lo slovacco in pole ma costa, resistono Skriniar e Antonio Silva di Fabiana Della Valle TORINO · 24 dic 2024 Hancko è un bravo giocatore che stiamo seguendo da tempo, qualcosa faremo «Ci stiamo guardando intorno, è un bravo giocatore che stiamo seguendo da tempo, ma non è il solo. Siamo alla finestra in attesa che vengano scoperte le carte, siamo consapevoli che dietro dovremo fare qualcosa»: parole e musica di Cristiano Giuntoli, che nel pre partita di Monza ha parlato di mercato e in particolare di David Hancko, difensore slovacco 27enne del Feyenoord che l’uomo mercato bianconero spera di portare a Torino già a gennaio. La difesa, si sa, è una priorità per la Juventus, che ha perso Gleison Bremer e Juan Cabal. Un giocatore arriverà di sicuro, forse due soprattutto se Danilo (che è nel mirino del Napoli ma non solo, anche del Marsiglia e di alcuni club della Premier) dovesse andare via. Per questo la dirigenza della Signora si sta portando avanti per cercare di fare un’operazione all’inizio della finestra invernale e regalare a Thiago Motta il rinforzo di cui ha bisogno in tempo per poter fronteggiare il periodo impegnativo che aspetta i bianconeri tra campionato, Champions, Supercoppa e Coppa Italia. Hancko è il preferito dell’allenatore bianconero e anche della dirigenza, ma non è l’unico candidato. Tra i papabili c’è anche il milanista Fikayo Tomori, prossimo avversario della Juventus nella semifinale di Supercoppa italiana (in programma il 3 gennaio a Riad). La prima scelta L’obiettivo di Giuntoli è mettere a segno una doppietta: un rinforzo come investimento e un altro in prestito fino al termine della stagione. Uno da prendere subito e l’altro entro la fine di gennaio. In cima alla lista c’è Hancko, tuttofare mancino che può giocare sia al centro che sulla corsia di sinistra. Le grandi manovre sono già iniziate ma la trattativa non si annuncia semplice nonostante il sì del giocatore. Hancko infatti ha già dato il suo ok ad anticipare il trasferimento a Torino a gennaio: la Juventus aveva messo in preventivo di prenderlo in estate, ma gli infortuni l’hanno costretta a rivedere i suoi piani. Il problema sarà convincere il Feyenoord, perché per gli olandesi Hancko è titolare e per lasciarlo partire vogliono 30 milioni. Significa che per acquistarlo i bianconeri devono prima fare cassa. Tomori in prestito Per questo si valutano anche diversi piani B, tra cui ci sono Milan Skriniar, centrale del Psg ex Inter (che potrebbe partire in prestito) e Antonio Silva del Benfica, gestito da Jorge Mendes, stesso agente di Conceiçao. Piace anche Tomori, finito ai margini con Fonseca (2 minuti giocati in campionato nelle ultime 5 giornate), che il Milan valuta 20-30 milioni. Giuntoli punta a prenderlo in prestito per fare un altro affare alla Kalulu, ma i rossoneri non sembrano intenzionati ad aprire, almeno per il momento.
  11. https://x.com/Fabio_Wallys/status/1870481262953247051?t=y1gUIFfNPrz3PFR5jczlqQ&s=19
  12. https://x.com/CalcioNews24/status/1870516099026133415?t=LUL8LiAUKXu_lBZRZg2Wvw&s=19
  13. andrea

    Dusan Vlahovic

    Quest'anno ventitré gol, ventuno dei quali decisivi, secondo Caressa
  14. https://www.dagospia.com/cronache/rancore-violenze-religione-ortodossa-come-nasce-faida-margherita-i-suoi-418995
  15. GIUNTOLI SILVA E HANCKO TRA LA BEFANA E FINE GENNAIO SCATTA: I bianconeri vogliono rinforzare il muro e regalare a Motta due colpi: uno subito dopo la Supercoppa e l’altro a fine mercato di Filippo Cornacchia · 21 dic 2024 Un difensore nella calza della Befana, da inserire subito dopo la Supercoppa. E un altro entro fine gennaio. All’inizio del mercato mancano meno di due settimane e la Juventus è pronta a scattare sui pedali. Contatti, sondaggi e incontri proseguono. Il dt Cristiano Giuntoli ha gettato diversi ami e adesso aspetta di capire chi riuscirà a ingaggiare subito e chi soltanto più avanti, a ridosso della sirena di chiusura. I bianconeri puntano alla doppietta: un rinforzo come investimento e un altro in prestito fino al termine della stagione per riequilibrare il reparto dopo i gravi infortuni di Gleison Bremer e Juan Cabal. Le gerarchie sono chiare, ma le tempistiche dipenderanno anche dai club venditori. Il primo nome nei pensieri di Giuntoli e Thiago Motta è quello di David Hancko, jolly mancino del Feyenoord. Per l’altro tassello si valutano diversi centrali: Antonio Silva (Benfica) resta l’ipotesi più calda dopo il sorpasso delle scorse settimane su Milan Skriniar, in uscita dal Psg e sempre nei radar bianconeri. Il prescelto Alla Juventus sono tutti d’accordo: Hancko è il tassello che manca per il presente e meglio completerebbe il reparto per il futuro. Questione di caratteristiche: è mancino e può giocare sia centrale che terzino sinistro. La trattativa con il club di Rotterdam difficilmente sarà semplice e breve. Un po’ per le resistenze degli olandesi e un po’ perché Giuntoli ha bisogno di fare cassa con almeno una cessione (Mbangula, Douglas Luiz, Fagioli o Danilo) per tentare l’assalto a Hancko. Le mediazioni sono al lavoro, però alla Continassa sono obbligati a valutare anche un piano B a livello temporale. Tradotto: ingaggiare un difensore in prestito subito, tra l’Epifania e il match di gennaio contro il Torino (11 gennaio), prendendosi tutto il mese per la corsa ad Hancko. Le valutazioni Se il 27enne slovacco è un pallino, la griglia dei “rinforzi in affitto” può variare in base alle situazioni e alle varie opportunità che si possono aprire da un momento all’altro. La Juve nei mesi scorsi è partita da Skriniar, compagno di nazionale di Hancko finito ai margini sotto la Tour Eiffel, ma poi nelle ultime settimane si è fatta ingolosire dall’occasione Antonio Silva, centrale che abbina la fisicità (187 centimetri) a una discreta velocità. Il difensore portoghese è quasi sempre in panchina nel Benfica e il suo agente Jorge Mendes - lo stesso di Francisco Conceiçao – è al lavoro per trasferire il suo giovane assistito fino a giugno. La Juventus resta in prima fila, ma i pochi minuti di Antonio Silva (994 in tutto) hanno aperto degli interrogativi alla Continassa. La pista resta concreta, intanto però i bianconeri si guardano intorno nell’eventualità che si possa aprire anche qualche altra possibilità per un prestito di qualità e rapido, da concretizzare preferibilmente al ritorno dalla Supercoppa in Arabia Saudita. Il fattore tempo non sarà un dettaglio. Motta da novembre si sta arrangiando come può per fronteggiare l’emergenza e adesso Giuntoli vuole andare in soccorso al tecnico il prima possibile, anche numericamente. Aggiungere un difensore consentirebbe all’allenatore di gestire meglio forze e rotazioni già a inizio 2025. Mentre per l’altro colpo – Hancko – probabilmente Giuntoli avrà bisogno di tutto il mese per spuntarla con il Feyenoord e trovare un possibile compromesso economico. I rapporti sono buoni, molto dipenderà dalla stagione degli olandesi attardati in campionato (-7 dalla capolista Psv, domani lo scontro diretto) e con 10 punti in classifica ancora in corsa per il playoff di Champions: Bayern e Lilla le ultime due tappe. I bianconeri continuano a valutare anche un rinforzo in attacco a prescindere dal recupero di Milik, atteso a gennaio. Il sogno in prestito resta Joshua Zirkzee (Manchester United), seguito a ruota da Giacomo Raspadori del Napoli, che potrebbe rientrare in un discorso più allargato con Danilo e Fagioli. Completano la lista Kolo Muani (Psg) e Schick (Leverkusen).
  16. LO SLOVACCO CHIEDERÀ AL FEYENOORD DI ESSERE CEDUTO Positivi gli ultimi contatti tra i bianconeri e il difensore, in pressing sul club olandese per il via libera. Giuntoli tratta di Filippo Cornacchia TORINO · 20 dic 2024 La Juventus e David Hancko si avvicinano a suon di telefonate. Torino e Rotterdam non sono mai state così vicine come negli ultimi giorni. La coppia GiuntoliMotta ha scelto il difensore jolly del Feyenoord da tempo ed è sempre più convinta dell’affare. I primi contatti risalgono ad ottobre, ma subito dopo il grave infortunio di Juan Cabal (novembre) i colloqui tra le parti si sono intensificati con l’obiettivo di anticipare a gennaio quello che inizialmente era un colpo programmato per l’estate 2025. Tra la Signora e il mancino slovacco, c’è ancora la resistenza del club olandese. Hancko non ha paura di perdere il treno bianconero, però non vuole aspettare giugno o luglio e punta a trasferirsi a Torino già all’inizio del nuovo anno solare. È deciso, David. E soprattutto è pronto chiedere in prima persona al Feyenoord di agevolare la trattativa per il suo passaggio alla Juventus. Dopo una serie di messaggi indiretti, la prossima settimana si alzerà il pressing del difensore sulla società di Rotterdam. Domenica il Feyenoord chiuderà il 2024 con il big match contro la capolista Psv e fino ad allora Hancko non intende farsi distrarre da altro. Ma da lunedì, ogni giorno puòò diventare quello buono per un confronto più de-deciso con la dirigenza.genza. E sarà così per tutto gennaio,naio, quando riprenderà il campionatompionato olandese e il mercato entreràrerà nel vivo. L’operazione La Juventus aspetta il semaforo verde del gio-giocatore e del suo entourage per iniziare a costruire un puzzle difficile, ma non impossibile,impossibile, anche dal punto di vista economico. I punti di partenza sono due: la richiesta degli olandesi attorno ai 30 milioni e l’esigenzasigenza del dt Cri-Cristiano Giuntoli didi fare cassa con qualche cessione per finanziare l’assalto a Hancko: da Fagioli (Marsiglia, Napoli o Premier) fino a Douglas Luiz ( West Ham, Fulham) o Mbangula. Il Feyenoord non è un club da grandi sconti. E se in campionato è in ritardo (-7 dal Psv), in Champions ha 10 punti e si giocherà l’accesso ai Playoff nelle restanti due sfide contro Bayern e Lilla. Alla Continassa contano soprattutto sui buoni rapporti con i dirigenti olandesi per strappare condizioni favorevoli. A partire da un prestito oneroso con riscatto estivo scontato e blindato. Un po’ come quello che, a parti inverse, vede protagonista Facundo Gonzalez, giovane difensore mancino della Signora in prestito a Rotterdam. Il Feyenoord riscatterà l’uruguaiano per 6 milioni e alla fine l’assegno per Facundo potrebbe rivelarsi una parte dell’acconto per Hancko. Calafiori 2.0 Le valutazioni economiche si intrecciano con quelle tecniche. Se Giuntoli è convinto dello slovacco è anche per il suo passato alla Fiorentina, che ne faciliterebbe l’inserimento in Italia a metà stagione, e per le buone referenze sul ragazzo anche a livello caratteriale. Il dt bianconero conosce molto bene Francesco Calzona, assistente di Maurizio Sarri ai tempi del Napoli e adesso ct di Hancko nella Slovacchia. Il resto Giuntoli lo ha appurato di persona durante il blitz a Manchester dello scorso mese, quando ha seguito dal vivo il 3-3 tra City e Feyenoord con gol finale proprio dell’obiettivo di mercato. Hancko non è nuovo a segnare, ma Giuntoli e Thiago Motta sono intrigati più dalle altre qualità dell’ex viola: dalla duttilità (gioca centrale o terzino sinistro) al mix di tecnica, velocità e abilità in costruzione. Tanto da ricordare un po’ Riccardo Calafiori, l’allievo prediletto di Motta a Bologna. Tutti motivi che scaldano l’affare. «Partiamo da un difensore», il ritornello di Giuntoli. Alla fine potrebbero essere due: un investimento (Hancko) e un prestito come Antonio Silva del Benfica.
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