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andrea

Stephan Lichtsteiner

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Joined: 01-Jun-2005
4218 messaggi

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Di G.B. Oli­vero · 14 mag 2025

 

 

Non basta cor­rere, biso­gna saperlo fare. Ed è impor­tante capire i tempi, le situa­zioni, gli ambienti, il peso e la spe­ci­fi­cità delle maglie. Ste­phan Licht­stei­ner è par­tito da Adli­gen­swil, 5.000 abi­tanti vicino a Lucerna, ed è diven­tato lo stra­niero più scu­det­tato della Serie A. «Ho vinto sette cam­pio­nati e molti tro­fei, ma ho anche perso tanto: due finali di Cham­pions con la Juve, una di Europa Lea­gue con l’Arse­nal. Lo sport è così. Da gio­vane col­ti­vavo i miei sogni, ma mi alle­navo dura­mente per rea­liz­zarli men­tre pren­devo il diploma assi­cu­ran­domi un even­tuale impiego in banca, se con il cal­cio non fosse andata bene». Invece è andata molto bene, su e giù per la fascia, difen­dendo e attac­cando, in quat­tro dei cin­que cam­pio­nati più impor­tanti (alla col­le­zione manca solo la Liga), con tanti momenti a cui ripen­sare anche se Licht non è tipo da stare seduto sul divano a farsi coc­co­lare dai ricordi: «Ho alle­nato nel set­tore gio­va­nile e adesso sono sulla pan­china del Wett­swil-Bon­stet­ten, quarta divi­sione. Voglio matu­rare con calma, devo capire se sono capace di fare que­sto lavoro».
▶ Quando ha capito di essere un bravo giocatore?
«Quando alla Lazio Delio Rossi e Reja mi hanno aiu­tato a miglio­rare la fase difen­siva. Mi aveva scelto Wal­ter Saba­tini, fu una bella espe­rienza. Nel 2009 vin­cemmo la Coppa Ita­lia ai rigori con­tro la Samp­do­ria. Parità dopo i primi cin­que tiri. Io cal­ciai il sesto: me la sen­tivo, mi piace la pres­sione posi­tiva. E segnai».
▶Arrivò alla Juve nell’estate del 2011, il momento della svolta. Quanto erano massacranti gli allenamenti con Conte?
«Molto. Però non è quella la cosa che più mi resta nella mente. Conte ti man­dava in campo sapendo tutto: cosa avreb­bero fatto gli avver­sari, cosa sarebbe suc­cesso, come rea­gire a ogni situa­zione tat­tica. Ave­vamo sem­pre qual­cosa in più. Gio­care con la Juve è com­ple­ta­mente diverso e Conte te lo faceva capire. Ci diceva sem­pre che per restare nella sto­ria biso­gna vin­cere. Il primo anno all’ini­zio cre­deva solo lui di poter fare qual­cosa di grande. Noi ci fidammo di Anto­nio, gli andammo die­tro, riu­scimmo a reg­gere lo stress men­tale e negli ultimi due mesi era­vamo con­vin­tis­simi di far­cela».
▶ Il suo nome resterà per sempre nella storia dello Stadium, grazie a quel primo gol al Parma che mostrò la speciale connessione con Pirlo.
«Vero, ma io pre­fe­ri­sco restare nella sto­ria per i sette scu­detti. Quel gol, comun­que, fu impor­tante per­ché nelle ami­che­voli estive qual­cosa non fun­zio­nava e vin­cere al debutto ci diede fidu­cia. Con Andrea c’era que­sto fee­ling spe­ciale: se scat­tavo con i tempi giu­sti, la palla arri­vava. Era una cosa natu­rale, non la pro­va­vamo nem­meno tanto in alle­na­mento. E non c’era biso­gno che gliela chia­massi, per­ché Andrea aveva occhi dap­per­tutto».
▶ Quale scudetto si è goduto di più?
«Sem­brerà banale, ma sono dav­vero tutti uguali. Certe volte è sem­brato che per noi fosse facile, ma non lo è mai per­ché men­tal­mente senti di dover vin­cere per forza. Nel 2015-16 la rimonta fu incre­di­bile: dopo il gol di Cua­drado nel derby cominciò una serie lun­ghis­sima di vit­to­rie con­se­cu­tive. Non fu mica una cosa nor­male. L’ultimo scu­detto, cioè quello del 2017-18, è stato il più sof­ferto: noi siamo stati bravi, ma non per­fetti e il Napoli ci stava addosso. Me lo sono goduto, anche se sapevo che sarei andato via».
▶ Tre momenti meno felici. La finale di Berlino?
«Era­vamo vici­nis­simi, dopo il pareg­gio di Morata pote­vamo pas­sare in van­tag­gio. Il piz­zico di for­tuna che a volte ave­vamo in cam­pio­nato non l’abbiamo mai avuto in Europa. Ma non biso­gna cer­care alibi, piut­to­sto capire con­tro chi abbiamo perso le finali: il Bar­cel­lona di Messi, Sua­rez e Ney­mar, il Real Madrid di Ronaldo. Con tutto il rispetto per altre squa­dre, non è la stessa cosa».
▶ Il problema al cuore?
«Non ho avuto paura. Mi hanno spie­gato la situa­zione, ero in ottime mani e non ho mai temuto di dover smet­tere».
▶ Le due esclusioni dalla lista Champions?
«Scelte tec­ni­che di Alle­gri, ma in entrambi i casi a gen­naio sono rien­trato. C’ero rima­sto male, ma nella vita le cose nega­tive suc­ce­dono. Biso­gna rea­gire».
▶Ha mai visto Buffon arrabbiato come al Bernabeu dopo quel famoso rigore?
«No, mai. Ma il ram­ma­rico dob­biamo averlo per lo 0-3 dell’andata: era­vamo forti, non doveva suc­ce­dere. Poi, certo, resta quella deci­sione sba­gliata dell’arbi­tro, ma fa parte del cal­cio. Non era giu­sto, però si deve accet­tare».
▶ Perché disse no all’Inter?
«Per serietà: amo la Juve e quindi non potevo gio­care nell’Inter. Adesso sof­fro da tifoso, ma pre­sto tor­ne­remo a vin­cere».
▶ Il “4 e a casa” a Lamela durante Juve-Roma?
«Non sapevo del gesto simile fatto da Totti anni prima. Lamela con­ti­nuava a par­lare e a insul­tare, era­vamo 4-0 per noi, gli ho fatto pre­sente che era meglio smet­terla...».
▶ Cosa le resta dentro degli anni alla Juve?
«La men­ta­lità: devi dare il mas­simo, vinci, ti godi il momento e rico­minci subito a dare il mas­simo inse­guendo un’altra vit­to­ria. Ci sono gio­ca­tori fatti per la Juve e altri, pur bravi, che non sono fatti per la Juve. Nel primo gruppo ci sono quelli che rie­scono a gestire lo stress, che hanno la luci­dità di andare oltre il momento o il risul­tato, che sanno lan­ciare i mes­saggi giu­sti ai com­pa­gni, che capi­scono cosa signi­fica dav­vero indos­sare quella maglia, che impa­rano da chi c’era prima di loro e poi inse­gnano a chi arriva».
 

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Joined: 03-Mar-2007
21486 messaggi

Grandissimo giocatore LICHT

Non era Dani Alves o Marcelo, ma quella fascia destra se la mangiava per tutti i 90 minuti.

Avercene di giocatori con la sua attitudine ora...

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Joined: 02-Dec-2006
19956 messaggi

Ho perfino imparato a scrivere il suo cognome senza cercarlo su internet da quanto lo adoravo

Grandissimo Lichtsteiner 

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Joined: 10-Oct-2008
6568 messaggi

Giocatore sottovalutatissimo, con una mentalità pazzesca.

 

Lo amavo, perchè per lui ogni partita era una guerra ed ogni avversario era un nemico da abbattere. Lui non faceva sorrisini, non era amico di nessuno, cercava lo scontro con tutti.

 

Quanto gli ho voluto bene .oo

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Joined: 26-Apr-2009
5600 messaggi

Mangerebbe in testa a tutti gli attuali difensori!

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Joined: 15-Mar-2023
8729 messaggi
3 ore fa, Drew881 ha scritto:

Grandissimo giocatore LICHT

Non era Dani Alves o Marcelo, ma quella fascia destra se la mangiava per tutti i 90 minuti.

Avercene di giocatori con la sua attitudine ora...

Se fosse stato brasiliano, probabilmente sarebbe conosciuto e ammirato come Dani Alves e Marcelo 

 

Perché Dani Alves non sapeva proprio come difendere. Lichtsteiner era buono ovunque.. 

 

Grande Stéphane 

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Joined: 19-Nov-2011
80170 messaggi

il mio svizzerotto preferito .oo

 

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Joined: 01-Jun-2005
10158 messaggi

Mamma mia quanto ci mancano giocatori del genere!

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Joined: 11-Apr-2006
42387 messaggi
Ridatemi gente come Lichtsteiner!
Su questo forum sempre criticato

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Joined: 02-Jun-2005
14604 messaggi

Un treno sulla fascia, e uno che si faceva rispettare. Grande Licht

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Joined: 09-Jan-2011
23323 messaggi

qui dentro c'era la caccia all'uomo su licht per i cross sparati in petto agli avversari.

scrissi che quelli come lui capisci quanto valgono solo quando non li hai più in squadra.

io ho sempre adorato l'attitudine che aveva e l'attenzione che ci metteva.

oltre ai 15 km a partita fatti su e giù a tutta fascia

grandissimo!

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Joined: 03-Jun-2005
52316 messaggi

Mi ha fatto piacere leggere l'intervista

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Joined: 01-Jan-2009
61523 messaggi

Uno dei pilastri della nostra rinascita, spesso ingiustamente sottovalutato. Nel 2016-17 avevamo lui e Dani Alves a destra con Evra e Sandro a sinistra. Bei tempi 

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Joined: 11-Apr-2006
42387 messaggi
qui dentro c'era la caccia all'uomo su licht per i cross sparati in petto agli avversari.
scrissi che quelli come lui capisci quanto valgono solo quando non li hai più in squadra.
io ho sempre adorato l'attitudine che aveva e l'attenzione che ci metteva.
oltre ai 15 km a partita fatti su e giù a tutta fascia
grandissimo!
Su questo forum nessuno si sente offeso nessuno di noi capisce un c****

Inviato dal mio RMX3851 utilizzando Tapatalk

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Joined: 01-Jul-2016
1376 messaggi
7 ore fa, andrea ha scritto:

Perché disse no all’Inter?
«Per serietà: amo la Juve e quindi non potevo gio­care nell’Inter.

 

Una parola semplicissima: serietà.

Vero, Andonio?

Vero, Juan?

 

7 ore fa, andrea ha scritto:

Ci sono gio­ca­tori fatti per la Juve e altri, pur bravi, che non sono fatti per la Juve.

 

Questo andrebbe fatto capire anche a chi si occupa del mercato.

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Joined: 19-Aug-2008
10871 messaggi

questo come mentalità era a livello dei grandissimi, prima e dopo di lui su quella fascia abbiamo avuto solo pippe...

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Joined: 18-May-2006
94349 messaggi
8 ore fa, andrea ha scritto:

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Di G.B. Oli­vero · 14 mag 2025

 

 

Non basta cor­rere, biso­gna saperlo fare. Ed è impor­tante capire i tempi, le situa­zioni, gli ambienti, il peso e la spe­ci­fi­cità delle maglie. Ste­phan Licht­stei­ner è par­tito da Adli­gen­swil, 5.000 abi­tanti vicino a Lucerna, ed è diven­tato lo stra­niero più scu­det­tato della Serie A. «Ho vinto sette cam­pio­nati e molti tro­fei, ma ho anche perso tanto: due finali di Cham­pions con la Juve, una di Europa Lea­gue con l’Arse­nal. Lo sport è così. Da gio­vane col­ti­vavo i miei sogni, ma mi alle­navo dura­mente per rea­liz­zarli men­tre pren­devo il diploma assi­cu­ran­domi un even­tuale impiego in banca, se con il cal­cio non fosse andata bene». Invece è andata molto bene, su e giù per la fascia, difen­dendo e attac­cando, in quat­tro dei cin­que cam­pio­nati più impor­tanti (alla col­le­zione manca solo la Liga), con tanti momenti a cui ripen­sare anche se Licht non è tipo da stare seduto sul divano a farsi coc­co­lare dai ricordi: «Ho alle­nato nel set­tore gio­va­nile e adesso sono sulla pan­china del Wett­swil-Bon­stet­ten, quarta divi­sione. Voglio matu­rare con calma, devo capire se sono capace di fare que­sto lavoro».
▶ Quando ha capito di essere un bravo giocatore?
«Quando alla Lazio Delio Rossi e Reja mi hanno aiu­tato a miglio­rare la fase difen­siva. Mi aveva scelto Wal­ter Saba­tini, fu una bella espe­rienza. Nel 2009 vin­cemmo la Coppa Ita­lia ai rigori con­tro la Samp­do­ria. Parità dopo i primi cin­que tiri. Io cal­ciai il sesto: me la sen­tivo, mi piace la pres­sione posi­tiva. E segnai».
▶Arrivò alla Juve nell’estate del 2011, il momento della svolta. Quanto erano massacranti gli allenamenti con Conte?
«Molto. Però non è quella la cosa che più mi resta nella mente. Conte ti man­dava in campo sapendo tutto: cosa avreb­bero fatto gli avver­sari, cosa sarebbe suc­cesso, come rea­gire a ogni situa­zione tat­tica. Ave­vamo sem­pre qual­cosa in più. Gio­care con la Juve è com­ple­ta­mente diverso e Conte te lo faceva capire. Ci diceva sem­pre che per restare nella sto­ria biso­gna vin­cere. Il primo anno all’ini­zio cre­deva solo lui di poter fare qual­cosa di grande. Noi ci fidammo di Anto­nio, gli andammo die­tro, riu­scimmo a reg­gere lo stress men­tale e negli ultimi due mesi era­vamo con­vin­tis­simi di far­cela».
▶ Il suo nome resterà per sempre nella storia dello Stadium, grazie a quel primo gol al Parma che mostrò la speciale connessione con Pirlo.
«Vero, ma io pre­fe­ri­sco restare nella sto­ria per i sette scu­detti. Quel gol, comun­que, fu impor­tante per­ché nelle ami­che­voli estive qual­cosa non fun­zio­nava e vin­cere al debutto ci diede fidu­cia. Con Andrea c’era que­sto fee­ling spe­ciale: se scat­tavo con i tempi giu­sti, la palla arri­vava. Era una cosa natu­rale, non la pro­va­vamo nem­meno tanto in alle­na­mento. E non c’era biso­gno che gliela chia­massi, per­ché Andrea aveva occhi dap­per­tutto».
▶ Quale scudetto si è goduto di più?
«Sem­brerà banale, ma sono dav­vero tutti uguali. Certe volte è sem­brato che per noi fosse facile, ma non lo è mai per­ché men­tal­mente senti di dover vin­cere per forza. Nel 2015-16 la rimonta fu incre­di­bile: dopo il gol di Cua­drado nel derby cominciò una serie lun­ghis­sima di vit­to­rie con­se­cu­tive. Non fu mica una cosa nor­male. L’ultimo scu­detto, cioè quello del 2017-18, è stato il più sof­ferto: noi siamo stati bravi, ma non per­fetti e il Napoli ci stava addosso. Me lo sono goduto, anche se sapevo che sarei andato via».
▶ Tre momenti meno felici. La finale di Berlino?
«Era­vamo vici­nis­simi, dopo il pareg­gio di Morata pote­vamo pas­sare in van­tag­gio. Il piz­zico di for­tuna che a volte ave­vamo in cam­pio­nato non l’abbiamo mai avuto in Europa. Ma non biso­gna cer­care alibi, piut­to­sto capire con­tro chi abbiamo perso le finali: il Bar­cel­lona di Messi, Sua­rez e Ney­mar, il Real Madrid di Ronaldo. Con tutto il rispetto per altre squa­dre, non è la stessa cosa».
▶ Il problema al cuore?
«Non ho avuto paura. Mi hanno spie­gato la situa­zione, ero in ottime mani e non ho mai temuto di dover smet­tere».
▶ Le due esclusioni dalla lista Champions?
«Scelte tec­ni­che di Alle­gri, ma in entrambi i casi a gen­naio sono rien­trato. C’ero rima­sto male, ma nella vita le cose nega­tive suc­ce­dono. Biso­gna rea­gire».
▶Ha mai visto Buffon arrabbiato come al Bernabeu dopo quel famoso rigore?
«No, mai. Ma il ram­ma­rico dob­biamo averlo per lo 0-3 dell’andata: era­vamo forti, non doveva suc­ce­dere. Poi, certo, resta quella deci­sione sba­gliata dell’arbi­tro, ma fa parte del cal­cio. Non era giu­sto, però si deve accet­tare».
▶ Perché disse no all’Inter?
«Per serietà: amo la Juve e quindi non potevo gio­care nell’Inter. Adesso sof­fro da tifoso, ma pre­sto tor­ne­remo a vin­cere».
▶ Il “4 e a casa” a Lamela durante Juve-Roma?
«Non sapevo del gesto simile fatto da Totti anni prima. Lamela con­ti­nuava a par­lare e a insul­tare, era­vamo 4-0 per noi, gli ho fatto pre­sente che era meglio smet­terla...».
▶ Cosa le resta dentro degli anni alla Juve?
«La men­ta­lità: devi dare il mas­simo, vinci, ti godi il momento e rico­minci subito a dare il mas­simo inse­guendo un’altra vit­to­ria. Ci sono gio­ca­tori fatti per la Juve e altri, pur bravi, che non sono fatti per la Juve. Nel primo gruppo ci sono quelli che rie­scono a gestire lo stress, che hanno la luci­dità di andare oltre il momento o il risul­tato, che sanno lan­ciare i mes­saggi giu­sti ai com­pa­gni, che capi­scono cosa signi­fica dav­vero indos­sare quella maglia, che impa­rano da chi c’era prima di loro e poi inse­gnano a chi arriva».
 

 

dio cristo che uomo e che giocatore....

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Joined: 03-Jan-2006
34586 messaggi

All'epoca, quando stava alla Lazio, scrissi un articolo su di lui indicandolo come profilo perfetto per la Juventus.

E direi che ci ho azzeccato, visto che non solo si è rivelato uno degli elementi più importanti della nostra rinascita ma anche uno dei top 3 terzini destri della nostra storia moderna. 

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Joined: 22-May-2006
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Fortissimo e un incubo per i guardalinee 

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Joined: 15-Mar-2023
8729 messaggi
Il 15/05/2025 alle 17:43 , Marcus P. ha scritto:

questo come mentalità era a livello dei grandissimi, prima e dopo di lui su quella fascia abbiamo avuto solo pippe...

Dani Alves? 

 

 

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Joined: 22-May-2006
19018 messaggi
11 ore fa, Don_Giovanni ha scritto:

Dani Alves? 

 

 


Alla Juve ha reso meno di quello che poteva, anche per il cagonismo di Allegri

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Joined: 01-Jun-2005
45305 messaggi

licasteri .oo

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Joined: 18-Apr-2019
20085 messaggi
Il 15/05/2025 alle 13:17 , Don_Giovanni ha scritto:

Se fosse stato brasiliano, probabilmente sarebbe conosciuto e ammirato come Dani Alves e Marcelo 

 

Perché Dani Alves non sapeva proprio come difendere. Lichtsteiner era buono ovunque.. 

 

Grande Stéphane 

Dai che i 2 brasiliani erano di un altra categoria...non c'entra la nazionalità in questo caso...

Lichtsteiner era un gran lavoratore, correva tanto e per questo era considerato molto dai suoi allenatori....

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