-
Numero contenuti
11014 -
Iscritto
Tipo di contenuto
Profilo
Forum
Calendario
Tutti i contenuti di Ghost Dog
-
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
FIRMATA LA TRANSAZIONE IN SEDE CIVILE Pastore, caso chiuso Zamparini pagherà 15 milioni all'agente di FABRIZIO VITALE (GaSport 04-07-2012) Tanto rumore per nulla. Dopo quasi un anno di battaglia giudiziaria, il presidente Zamparini e Marcelo Simonian, l'agente di Javier Pastore, hanno raggiunto un accordo. Il patron rosanero pagherà al procuratore argentino 15 milioni di euro, parte dei quali verranno devoluti in beneficenza all'Ospedale dei bambini di Palermo. Una transazione firmata lunedì sera davanti al giudice della terza sezione del tribunale civile Paola Proto Pisani. Finisce dunque una vicenda giudiziaria nata con la denuncia di estorsione presentata da Zamparini l'estate scorsa nei confronti di Simonian dopo il passaggio di pastore al Psg nella quale il presidente friulano sosteneva che l'agente avesse preteso 5 milioni in più rispetto alla percentuale pattuita (12, 5 milioni di euro). Una vicenda sfociata anche in un contenzioso civile dopo la richiesta di archiviazione della Procura. L'agente argentino, infatti, aveva citato il numero uno rosanero e chiesto il sequestro dei beni del Palermo per una somma tra i 17 e 19 milioni di euro. La mediazione del giudice civile ha fatto prevalere il buon senso tra le parti. Anche l'inchiesta penale si avvia verso l'archiviazione. ------- GaSport 04-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
IL VIAGGIO SPIRITUALE IL PORTIERE IN VISITA AL SANTUARIO DELLA MADONNA IN BOSNIA E Buffon va a Medjugorje «Ha sentito la chiamata» L'amico Paolo Brosio: «Gigi ha bisogno di riflettere. La sua fede è profonda» di SEBASTIANO VERNAZZA (GaSport 04-07-2012) In pellegrinaggio a Medjugorje. Ieri mattina Gigi Buffon è partito per la Bosnia-Erzegovina, con volo privato da Roma. È atterrato a Mostar alle 12. 50. In aeroporto è stato riconosciuto e «assediato» da cacciatori di foto e di autografi. Un pullmino l'ha portato a 25 chilometri di distanza, al santuario della Madonna apparsa a sei veggenti. Il portiere della Juve e della Nazionale ha viaggiato da solo — sua moglie Alena e i figli sono rimasti a Torino — e ha pernottato all'hotel Villa Grace. Oggi dovrebbe ripartire per l'Italia. L'amico Brosio Alle radici del viaggio spirituale di Buffon c'è la fede e c'è l'amicizia con Paolo Brosio, giornalista di Retequattro, che da anni va a Medjugorje e che sull'argomento ha scritto tre libri. «Gigi — racconta Brosio — ha visitato la struttura nata da un mio progetto, le case per orfani e per anziani abbandonati. Le abbiamo costruite a Citluk, il comune di cui Medjugorje è frazione. Sono due palazzine, gestite da suore. La madre superiora si chiama suor Cornelija Kordic. Ogni pomeriggio orfani e anziani si incontrano e diventano nonni e nipoti. Gigi ha partecipato a questo momento e si è commosso. Sì, ci siamo sentiti al telefono. Siamo amici, a Forte dei Marmi abitiamo a 200 metri l'uno dall'altro. Ieri mi ha detto: "Paolo, voglio stare tranquillo. In solitudine, lontano dai riflettori". Posso testimoniare che la sua fede è profonda e sincera. Gigi ha bisogno di pregare, di riflettere. Si è recato a Medjugorje perché ha sentito la chiamata nel suo cuore». Tre allenatori e un presidente A Medjugorje è stato per due volte Roberto Mancini, allenatore del Manchester City. «Ma il primo tecnico a venire con me al Santuario della Madonna — dice Brosio — è stato Sinisa Mihajlovic, che oggi è c.t. della Serbia per un "disegno superiore". Nel mio prossimo libro, in uscita a settembre, racconterò come il trionfo del City di Mancini in Premier League vada ricondotto a qualcosa di soprannaturale. Ci sono forze che voi neppure immaginate». Mancini, Mihajlovic e anche Prandelli. Il c. t. azzurro non ha ancora visitato Medjugorje, ma Brosio fa capire che prima o poi la cosa accadrà: «Tempo fa passai con Cesare una intera giornata di preghiera. I suoi pellegrinaggi in Polonia, dopo le partite, sono stati autentici atti di fede». Non è tutto: «Il presidente dell'Atalanta, Antonio Percassi, ha finanziato a Medjugorje il progetto dei frati francescani per aiutare gli studenti bravi, ma poveri. Borse di studio con scuola di tennis diretta da Riccardo Piatti. Da lì è uscito Marin Cilic, tennista professionista, nato a Medjugorje. Buffon si è entusiasmato per questo aspetto sportivo». La polemica Prima del viaggio religioso, Buffon aveva scritto su facebook un ironico e polemico post sulla presunta lite con Balotelli. Ecco i passi salienti: «Come qualcuno avrà letto quest'oggi sui giornali, ci sarebbe stata una colluttazione violenta con Mario (che tra l'altro era all'antidoping), nella quale figurerebbero morti, feriti e qualche disperso :-). Ora mi chiederete il perché sono a rischio per l'inizio del campionato. È molto semplice. Perché la mano con la quale avrei sferrato uno schiaffo o un pugno (?) al mio compagno di squadra mi duole da morire e non vorrei essermi procurato delle fratture alle ossa :-). Vabbè, chiuso con lo scherzo. L'importante è sapere che la colpa è nostra. Sì, ho detto nostra e parlo da cittadino di un Paese che dovrebbe essere lontano anni-luce da queste miserie, da questi giochini squallidi, che avrebbe bisogno di qualche messaggio positivo, costruttivo, invece che affogare sempre nella solita meschineria da quattro soldi, nella nostra grossolanità e superficialità spicciola. Sempre messaggi negativi, sempre pensieri distruttivi. Non voglio e non devo accettare questo scempio, lo devo fare per me, lo devo fare per la mia famiglia, lo devo fare per i miei figli, lo devo fare per la mia dignità». Precisazione La Ġazzetta, nell'edizione di ieri, non ha scritto di colluttazione né di rissa, ma di «duro confronto verbale». La strigliata di un leader dello spogliatoio a un giovane leone. Una cosa che nel calcio è prassi. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
INTERVISTA ALL’EX AD NERAZZURRO Paolillo: «Il mio piano per cambiare la Lega» «Pronto a guidare il rinnovamento. I club si sono fossilizzati sui diritti tv, manca progettualità: bisogna esportare il prodotto all’estero» di STEFANO PASQUINO (TUTTOSPORT 04-07-2012) MILANO. Sette anni all’Inter e trentadue titoli - tra prima squadra e settore giovanile - come amministratore delegato e direttore generale del club. Tante battaglie in Lega Calcio e un ruolo da protagonista all’Eca - l’organismo che unisce le Grandi d’Europa - nonché il merito di aver scritto le regole del financial fair play . Ora, dopo aver dato l’addio a Palazzo Saras, nel futuro di Ernesto Paolillo c’è - oltre alla partecipazione in importanti consigli di amministrazione quali Ubs ed altri - una cattedra da professore alla Liuc di Castellanza in economia gestionale e amministrativa dello sport, nonché un incarico a interim come “gestore” del settore giovanile nerazzurro (fino a ottobre, come chiestogli personalmente da Massimo Moratti) e il desiderio di trasformare la Lega di serie A in una vera Confindustria che, finalmente, possa fare da volano a tutto il movimento. Paolillo, se le chiedessero di occuparsi della Confindustria del pallone, cosa risponderebbe? «Sarei disponibile, perché sono un amante del calcio e perché, ultimamente, si sono creati i presupposti per svilire il movimento piuttosto che per farne crescere il valore. A dire il vero qualche presidente me l’ha già buttata lì, perché molti avvertono la necessità di dare una scossa». E lei cosa ha risposto? «Che un progetto ce l’avrei già pronto nel cassetto». Vale a dire? «Credo che ci sia bisogno di un forte rinnovamento perché il calcio sta cambiando e la Lega deve essere un motore per creare sempre nuovi ricavi. Oggi i club sono fossilizzati sulla ripartizione dell’unica vera fonte di guadagni, quella data dai diritti tv, segno che c’è mancanza di progettualità». Come ripartire? «Innanzitutto bisogna imparare a esportare il nostro prodotto all’estero. Oggi si gioca in Cina soltanto la Supercoppa. Trovo assurdo che non sia possibile organizzare, ad esempio a fine campionato, tornei che coinvolgano quattro-sei squadre alla volta per far conoscere il nostro calcio nei nuovi mercati e mi riferisco a Indonesia, India e Cina. Poi, per creare nuovi introiti vanno sviluppate la ricerca verso le nuove piattaforme a partire dal web, occorre ricostruire l’immagine della Lega, valorizzarne il brand e potenziare il marketing. In più è necessario ricostruire, sotto il segno della cooperazione, i rapporti con le altre istituzioni e va messa mano alla gestione dei campionati giovanili e creato un organismo di controllo per tutte le anomalie presenti nel sistema calcio, a partire dalle scommesse illegali. Un fenomeno assolutamente da combattere in tutti i modi». La strada da seguire resta quella della Premier League? «Quello inglese è il modello che dà i migliori risultati sotto il profilo economico ma va tarato in base alle nostre peculiarità. La Lega ha bisogno di dotarsi di una struttura veramente aziendale con una serie di comparti, dal marketing alla comunicazione, all’amministrazione e alla finanza, allo sviluppo dei nuovi prodotti che, come in qualsiasi azienda, possano proporre al Cda e quindi all’assemblea una serie di iniziative che possano portare a maggiori utili ai club. Non conosco però quale sia la volontà dell’assemblea: mi sembra di avere intuito che ci sia nella maggioranza la voglia di lasciare inalterati gli equilibri. Ma, se si ha paura di cambiare le cose, è difficile rinnovarsi». Già. Anche per l’Inter questo è l’anno zero... «Quella di Massimo Moratti è stata una scelta assolutamente condivisibile. Anch’io in banca usavo cambiare l’assetto della direzione ogni due-tre anni proprio per dare nuovi stimoli ai miei collaboratori. Inoltre, nel caso dell’Inter, è più facile rinnovare la squadra se prima c’è stato un rinnovamento in società». Lei è stato anche tra i papà del fair play finanziario. Una mannaia di cui i tifosi proprio non sentivano il bisogno... «Ma darsi delle regole era ed è necessario. I fatti hanno dimostrato che i costi del calcio non erano più sostenibili ed erano sovradimensionati rispetto all’andamento dell’economia mondiale. La strada è stata tracciata, ora andranno fatti dei correttivi per evitare che si creino delle storture nel sistema . Ma credo che dopo una prima fase in cui sarà necessaria un po’ di elasticità, l’Uefa sarà pronta a stabilire sanzioni esemplari per chi sgarra». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
DC E CALCIOPOLI: L’ABETE SOPRAVVISSUTO Da Montecitorio a Figc e Uefa, le vite infinite di “Giancarlino” di MALCOM PAGANI (il Fatto Quotidiano 04-07-2012) Dell’allenatore, in Parlamento, ricordano la fedeltà allo scopo. Migliaia di formazioni, partite organizzate nella noia, forfait a cui porre improvviso rimedio: “Mi manca un terzino, La Ganga, giochi tu?”. I colleghi a tirar l’alba sulla Finanziaria e Giancarlo Abete a far quadrare i conti del calcetto. Paolo Cirino Pomicino, prima dissacrante: “Perché mi chiede di Abete? È morto?” e poi semiserio, non ha dimenticato: “Giancarlo mi diede una grande mano per formare la Nazionale Parlamentari che, modestamente, presiedevo. Terzini Nania e Fini, due fascisti. Stopper il comunista Crucianelli. Abete, mi pare, ala guizzante”. FOGLIETTI, schemi, convocazioni e preghiere di Giancarlino, personale contributo a tre non memorabili legislature con la Dc, gli sono serviti a delimitare il campo. Non più estensore di proposte di legge respinte e ripetute invano a distanza di anni per “l’introduzione dell’educazione stradale nella scuola media” né solo “pompiere” come perfidi, tra gli scranni di Montecitorio, lo avevano soprannominato per qualche sfortunato incidente a base di micce e benzina capace di turbare la serenità dell’ “A. Be. Te”, la tipografia sannita di famiglia. Ma neo incendiario al centro di un impero da decine di milioni di euro già investito, all’epoca in cui il conflitto di interesse non era ancora di moda, della stampa di schedine, assegni e lucrosi certificati elettorali. Fedele al motto “tutto e il suo contrario”, il Presidente della Federcalcio Abete, 62 anni, laureato in economia, già in Gdf, si confessa a Sky e rapida, una delle agenzie di stampa di famiglia, l’Asca, riporta integralmente. Rinnega l’attacco al padrone senza più azioni della Lega calcio, Beretta (violentissimo, neanche 24 ore fa) e blatera in libertà: “Non faccio polemica, dico che va ritrovata la politica sportiva della Lega che ultimamente è mancata”. Smarcarsi dai natali, per il figlio di Antonio, padre abile e affamato, sbarcato a Roma con il Linotype nel ’34, non fu semplice. Quando a metà degli anni ’80 si discuteva degli Abete’s, l’unico faro si accendeva su Luigi, già a capo di Confindustria e oggi Presidente della Bnl. Giancarlino, il cattolico, il più mite dei due, sostava in retroguardia. Scarpini ai piedi e pallone nella testa. Ovvio che dopo anni a presiedere l’inferno della Lega di serie C e molti inutili tentativi di scalzare prima il badante Matarrese: “Giancarlo è una mia creatura” e poi Luciano Nizzola dalla poltrona che ora Giancarlino occupa con baldanza, compromessi e giravolte siano diventate per Abete summa evangelica. Giancarlino ha talento. È UBIQUO e versatile. Capace come nessuno di contraddirsi nel corso di una stessa frase. Sugli scandali del calciomarcio appannati dall’Europeo, bisogna essere “severi”, ma anche dimenticare: “Negatività, scommesse e processi in corso”. Il linguaggio è nemico di Abete. Sintesi una parolaccia. Ogni tanto tra una overdose di “finalizzazione”, di “non so se mi sono spiegato” (il suo intercalare preferito) o un eccesso di “tecnicalità”, Giancarlo è un poco criptico. E si smarrisce. Precetti come “Si tratta di una fisiologica alimentazione del versante comunicazionale” o anche “numerosità degli eventi concorsuali” non gli hanno semplificato il percorso. Per questo forse, quando da Presidente dell’Unione Industriali di Roma (nella sede è presente ancora il ritratto verista commissionato a Sassoli) seguì i precetti di Cesare Ragazzi mettendosi in testa un’idea meravigliosa, fallì. Il tentativo, trascinare i 5 cerchi olimpici tra le mura di casa, omerico: “Sono le Olimpiadi ad avere bisogno di Roma, non Roma delle Olimpiadi”. Bandiere e inni si trasferirono invece ad Atene concorrendo all’attuale crisi greca, ma Abete lo storico: “Nel 1870 Roma si è scoperta capitale senza volerlo, un secolo dopo, metropoli senza saperlo. Nel 2000, al centro del villaggio globale, non dovrà scoprirsi città internazionale senza esserlo”, l’osservatore lungimirante, non si dette pace neanche a naufragio sventato: “Il popolo greco e il suo consenso sono diventati simboli tangibili dell'impegno del suo Stato”. Ogni tanto, per debiti politici o consigli ben informati, Abete dimostra anche fiuto. Memore degli ottimi rapporti con l’universo veltroniano, lascia in mezzo al guado Pigi Borghini, amico di vecchia data a lungo frequentato tra Via della Camilluccia e i barbecue di Fregene, opposto a Rutelli nella candidatura a Sindaco. E poi, trovato l’ennesimo megafono, abbaia alla luna fingendo di avversare il monopolio dei grandi club: “Basta con i calcio dei ricchi”. Peccato che la Federazione da lui guidata su pressione delle superpotenze (e in cambio della salvezza ad Abetem, insinuano, dopo il tragico Mondiale sudafricano) non paghi più dal 2010 i premi di formazione ai piccoli club e peccato che non di rado, Giancarlino motteggi: “Quando ero deputato, dal '79 all'87, e venivano a chiedermi lavoro, non pensavano alla mia azienda, ma alle banche e ai ministeri. E' una mentalità dura a morire”. PER CAMBIARLA, a Giancarlino che si accorse di Calciopoli con un lustro di ritardo, non sarebbero mancate le occasioni. A un certo punto, Della Valle antelitteram, Abete si proiettò sul Colosseo. Sognando di privatizzarlo, circondarlo da Mc Donald’s e centurioni: “Il percorso è quello, la presentazione dei monumenti è troppo statica”. Un piano culturale: “Se io dico alle mie bambine di andare a visitare i Fori, devo proporre qualcosa di divertente. Non posso attrarle solo con l'antica colonna”. Ragionamento non troppo distante da quando per un rigore fallito, cacciò Donadoni in un amen. Negò con la chiarezza di sempre: “Non è giusto seguire una logica collegata a una dimensione di trasporto” e poi agì. Coerenza. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
la tendenza Ecco perché Agnelli sta spendendo di più del Milan e dell'Inter di MARCO IARIA (GaSport 04-07-2012) Il calcio, come l'economia, è fatto di cicli. E questo, senza dubbio, è il momento della Juventus. Perché i bianconeri continuano a investire massicciamente sul mercato, mentre Inter e Milan si sono votate all'austerity? La risposta ha una matrice storica: Calciopoli. L'inferno in cui è sprofondata la Signora è stato anche una specie di nuovo inizio. Ripartendo dalla B la Juventus ha ricostruito la casa dalle fondamenta e, fatto mai avvenuto ai tempi della Triade, si è dovuta abbeverare alla fonte della Famiglia: due aumenti di capitale tra il 2007 e il 2011, per un totale di 225 milioni (compresi quelli dei piccoli azionisti) iniettati nelle casse societarie. Differenze Non è che Moratti e Berlusconi si siano risparmiati: nello stesso periodo l'uno (coi soci di minoranza) ha versato 567 milioni, l'altro 209. Ma questi soldi sono serviti per ripianare perdite ingenti — ingentissime nel caso dell'Inter —, frutto dei carichi da novanta su stipendi e ammortamenti sin dai tempi delle vacche grasse. Date un'occhiata ai deficit aggregati delle tre big tra il 2007 e il 2011: Inter -665 milioni, Milan -245, Juve -121. A parità di versamenti nel capitale, la Juventus ha dilapidato la metà del rosso del Milan. Rispetto alla concorrenza, insomma, la gestione più light del club di Agnelli ha consentito di maturare un ideale tesoretto. C'è un altro parametro rivelatore: il monte-stipendi. Nel 2010-11 il costo del lavoro è pesato per 193 milioni sul Milan, per 190 sull'Inter e solo per 140 sulla Juve. I bianconeri sono riusciti a tenere bassi gli ingaggi anche grazie al fatto di dover ripartire da un livello inferiore. Risparmi qui, investi lì: nelle ultime 3 stagioni la spesa sul mercato (al netto delle cessioni) è stata di 139 milioni, contro i saldi positivi di Inter (+15) e Milan (+25). Scenari Le difficoltà delle aziende dei mecenati del calcio spiegano molto. Mediaset ha ceduto in Borsa il 57,5% in 12 mesi; Saras non distribuisce dividendi dal 2009. Exor gode di buona salute, anche se le vendite di auto Fiat sono crollate del 23% in un anno. Ma gli intrecci col calcio sono più complessi: la famiglia Agnelli ha avviato sulla Juve un imponente piano industriale per ritornare al vertice in Europa. Dopo il -95 del 2011, secondo le stime degli analisti di Banca Imi, questa stagione dovrebbe chiudere con una perdita di 50 milioni, coperta dalle risorse dell'ultimo aumento di capitale. E si prevede un continuo miglioramento dei conti (-18 il deficit ipotizzato nel 2012-13; -3 nel 2013-14) per arrivare al breakeven nel giro di qualche anno, grazie ai proventi di Champions e nuovo stadio. Mentre i fatturati di Inter e Milan sono cristallizzati, quello della Juve può muovere diverse leve. È intravedendo questo scenario che la dinastia bianconera ha deciso di premere sull'acceleratore. ------- GaSport 04-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 03-07-2012) Lega di A, ecco la verità Beretta e i suoi eredi... Maurizio Beretta nel marzo dello scorso anno, il 2011, è diventato top manager di UniCredit, la banca (di fatto) proprietaria della Roma e, correttamente, ha avvisato i venti padri-padroni della Lega di A che era pronto a rinunciare al mandato di presidente. Per sua fortuna, i venti litigiosissimi presidenti del pallone non sono riusciti a trovare un sostituto, e nemmeno lo hanno cercato con convinzione. Poche voci isolate in un coro che pensava solo a come spartirsi i soldi, tanti, dei diritti tv. Sì, perché il campionato di serie A è secondo, almeno in quanto ad incassi televisivi, soltanto alla Premier League ma sta recuperando terreno anche in campo internazionale. Il sistema di gestione della Lega, e qui ha ragione Giancarlo Abete, non consente alcun progetto "politico". E' ingessato: comanda l'assemblea, non più il consiglio come ai tempi di Tonino Matarrese. E l'assemblea è sempre più spaccata fra club grandi, pseudograndi, medi e piccoli. La Lega non partecipa nemmeno alle riunioni con le altre Leghe, in consiglio federale ha un ruolo più che marginale (quando partecipa...) e si lamenta che conta poco. Andrebbe cambiato il sistema di governo, a Milano, ma non si trova l'accordo. E così è impossibile individuare un presidente che stia bene a tutti. Non si trova nemmeno il vice (dopo l'addio di Rosella Sensi) e un nuovo consigliere federale (dopo lo stop a Lotito). Niente di niente. Paralisi totale. Per la carica di n. 1 erano circolati tantissimi nomi: Albanese, Simonelli, Paolillo, Camiglieri, Carraro, Abodi, Cardinaletti, eccetera. Tutte persone degnissime. Diverse fra loro. La soluzione di mettere un presidente di club a rotazione, non è fattibile con l'attuale statuto. Andrebbe cambiato, cosa non facile. Aurelio De Laurentiis prima ha sparato a zero su Beretta, poi ha suggerito di riconfermarlo: chissà, forse vorrebbe farlo lui il presidente... Il manager c'è già, e non c'è bisogno di cercarlo chissà dove (o metterci magari qualche amico degli amici...): è l'attuale direttore generale Marco Brunelli, esperto di problemi del calcio anche internazionale. Ci vuole semmai un presidente politico, che tenga contatti col governo, col Coni, con la Figc, con le altre Leghe. Che porti avanti progetti. Che abbia tempo a disposizione. Cosa che Beretta non ha. Ma non diamo a lui tutte le colpe, sarebbe ingiusto: è l'attuale sistema di governo della Lega che non funziona. Bisogna dare al presidente poteri veri, non fittizi. Solo così si risolvono i problemi, solo così la Lega di A può tornare ad essere quel riferimento che è sempre stata. Lo scontro con la Figc non è solo sulla Nazionale ma è a tutto campo, e alle spalle di Abete, ricordiamolo, c'è Gianni Petrucci, anche lui da tempo deluso dalla Lega, dalla mancanza di etica, di progetti condivisi. Petrucci ora è più ottimista: "Parlo sovente coi presidenti (soprattutto con Andrea Agnelli, ndr) e credo che presto qualcosa potrà cambiare, ci sarà più serenità e un rapporto più intenso. La pacificazione è vicina". Si è parlato più volte di una ipotesi di commissariamento: ma ci sono gli estremi? Probabilmente no, è un problema più politico che pratico, la Lega di fatto porta avanti il campionato, incassa un sacco di soldi dai diritti tv, fa giocare la Supercoppa a Pechino, ha sponsor importanti come la Tim e la Nike. Funziona, insomma. Male, in maniera litigiosissima, ma funziona. Ma è giunto anche il momento che Abete, dopo aver alzato la voce (giustamente) con la Lega, riprenda in mano le fila del calcio, e imponga alle Leghe, tutte, e alle componenti un tavolo di lavoro serio, non le solite inutili commissioni. Ci sono tanti problemi ancora da affrontare: la riforma dello statuto, dei campionati, della giustizia sportiva, il funzionamento del settore tecnico (che fine ha fatto Robi Baggio?), lo sviluppo del calcio giovanile, eccetera. Poi, se i presidenti continuano a comprare stranieri e portare soldi all'estero, allora la battaglia si fa davvero complicata. Ma Abete alzi la voce. Con tutti. Non solo con Beretta. La sua riconferma (di Abete, ma chissà forse anche di Beretta...) è vicina ormai, ed è arrivato il momento, sull'onda degli Europei, di farsi sentire. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Lo Zingaro e lo scarafaggio di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (MONDADORI Editore) Criminali feroci, calciatori corrotti, magazzinieri ricattatori, tabaccai, ristoratori, imprenditori pronti a tutto per una giocata vincente. E poi, milioni di tifosi: ingenui, ostinati, persino complici. Ma soprattutto una marea di soldi che si muove veloce su internet o nascosta nei trolley dei voli intercontinentali. Un oceano di denaro che si gonfia e si sgonfia nel giro di pochi secondi, che travolge esistenze, illusioni e sogni senza lasciare il tempo di capire cosa stia accadendo. Facendo leva sulla debolezza del sistema, sulle pene ridotte in caso di arresto e sull'indisponibilità di attori e spettatori ad accettare che il giocattolo si sia rotto, mafie locali e internazionali stanno spolpando il cadavere di quello che era lo sport più bello del mondo: il calcio. Un saccheggio forsennato, a colpi di giocate milionarie o da pochi biglietti da cento, di colpi di genio o anche di manovre ambigue che nascondono il riciclaggio di droga e armi, o che nascono semplicemente dall'illusione di poter vivere una vita diversa, migliore. Lo zingaro e lo scarafaggio non è una cronaca dettagliata dell'ultimo scandalo del calcioscommesse. È un viaggio all'interno del sistema, il ritratto fedele dei personaggi che stanno divorando la quarta azienda del Paese. Con un grande complice: l'omertà. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Servizio Pubblico lancia “Forza Italia”, inchiesta a fumetti sul calcioscommesse Tra oggi e il 6 luglio cinque puntate sul sito della trasmissione per approfondire gli scandali dello sport preferito dagli italiani. Tra le tante storie le vicende che riguardano l’allenatore della Juventus Antonio Conte. Non mancheranno i retroscena sui calciatori del giro della Nazionale di Redazione Il Fatto Quotidiano | 2 luglio 2012 art.scoperto grazie a fra_pav Servizio Pubblico di Michele Santoro propone sul suo sito una serie di inchieste a fumetti, dedicata agli scandali dello sport preferito dagli italiani. Nelle chine di Sergio Gerasi verrà raccontata l’ultima Calciopoli, un capitolo al giorno, in cinque puntate. “Forza Italia”, un serial a fumetti scritto da Walter Molino e Claudio Pappaianni e curato da Francesca Di Stefano, ci spiegherà, tra oggi e il 6 luglio, i passi salienti dell’inchiesta che ha sconvolto il calcio italiano. Sconfitta in finale dalla Spagna, la nazionale di Prandelli viene ricevuta oggi al Quirinale al rientro dalla spedizione in Polonia e Ucraina. Le esaltanti vittorie con Inghilterra e Germania hanno riempito le piazze, cancellando dalla memoria le recenti immagini degli arresti nel calcio italiano. Ma adesso la giustizia – ordinarie e sportiva – ricomincia a fare il suo corso. Tra le tante storie che saranno illustrate, le vicende che riguardano tra gli altri, l’allenatore della Juventus campione d’Italia Antonio Conte. Non mancheranno i retroscena sui calciatori del giro della Nazionale Mimmo Criscito, Leonardo Bonucci, Simone Pepe e Stefano Mauri. La prima puntata, “La retata”, si apre sul giro di scommesse che ha travolto il calcio italiano: “All’alba del 28 maggio, la Polizia arriva nel ritiro della nazionale pronta a partire per gli Europei. La spedizione azzurra rischia di saltare…” -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
E' sempre lui, M. Cacasénno T.: quella dei giochi puerili di parole è la sua firma principale nel panorama giornalistico italiano. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
GaSport 02-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
l'opinione BISOGNEREBBE GOVERNARE DI PIU’ E POLEMIZZARE MENO di ANTONIO MAGLIE (CorSport 03-07-2012) Se i nostri calciatori palleggiassero in campo come i dirigenti sportivi palleggiano le proprie responsabilità fuori dal campo, avremmo una nazionale anche più forte di quella spagnola. Purtroppo queste qualità “tecniche” si esaltano nella polemica sterile e improduttiva. Ieri il presidente della Federazione, Giancarlo Abete, ha “salutato” la fine della spedizione europea accusando il collega al vertice della Lega, Maurizio Beretta, di svolgere (insieme all'istituzione che rappresenta) un ruolo insignificante. Il fatto è che si è insignificanti in rapporto a qualcuno che significa qualcosa. E sinceramente non è che la Federazione abbia fatto granché in questo senso. Che la Lega sia presieduta da un presidente scaduto da tempo come il latte a lunga conservazione e che a via Rosellini si litighi su tutto, non è una notizia ma una constatazione. Il problema, come direbbe Abete, è la sintesi. E chi la fa questa sintesi? Chi governa il calcio? Siamo proprio sicuri che il football nazionale (nel senso di italiano non semplicemente di squadra azzurra) si salva con qualche stages piazzato in date che oggettivamente confliggono con gli impegni dei club, «interni» e internazionali? Siamo proprio convinti che il problema sia solo la “generosità” dei club e non anche la capacità di incidere, per vie federali, sulle svariate riforme dei calendari internazionali? Siamo sicuri che a una Lega insignificante faccia da contraltare una forte leadership della Figc? Vogliamo ricordare i diversi Europei persi e non ottenuti, in qualche misura esempi di insignificanza? A livello giovanile non vinciamo nulla solo perché i club non investono, o anche perché da troppo tempo manca una adeguata politica federale in materia? Bisognerebbe governare di più e polemizzare meno ma si fa l'esatto contrario tra rispettabili signori “costretti” a scambiarsi poltrone per presunta mancanza di ricambio. ___ L’altra metà del pallone, i pro e i contro di uno strano Europeo di VALERIA VIGANÒ (l'Unità 03-07-2012) GLI EUROPEI SONO FINITI. INTENSI, INTERESSANTI PER SPUNTI CALCISTICI E NON. LO SPETTACOLO È STATO TOTALE: I RIGORI, LE TATTICHE, LE POLEMICHE, I MASS MEDIA, I PERSONAGGI, GLI IDOLI, LE DICHIARAZIONI PUBBLICHE. Dimostrano ancor più che il calcio non si limita al prato verde, agli spogliatoi, al giornalismo sportivo ma ingloba tutte le sfaccettature della realtà che sia economica, nazionale, politica, sociale, sociologica. Si è cominciato ancora prima di cominciare a giocare ma non si smetterà dopo la fine degli Europei. Di questo immenso calderone mediatico una breve succinta analisi MI PIACE Spagna: che dire di più, la conferma di una sapienza da laurea ad honorem nella migliore università del calcio. Prandelli: bravissimo a condurre le partite prima e durante. Anche se sbaglia la finale. Bravissimo a gestire una banda con qualche matto e a tenerla coesa. Bravissimo nell’essere garbatamente sincero, fuori dai luoghi comuni e dagli schemi. Essere umano di valore, che alla perdita subita nella vita fa seguire una maturazione e una saggezza superiori. Al contrario del suo calmierato (da una donna e da un figlio, qualche volta ci va bene!) Antonio che spara ignoranza e grettezza sui gay, Prandelli ha usato parole misurate e aperte, segno di una riflessione personale che ci aggrada. Un signore. Arbitri: il livello arbitrale è stato buono, in certi casi ottimo. Aiutati dal comportamento dei calciatori, i direttori di gara hanno agito con calma, attenzione e hanno sbagliato poco. Segno che ci dice che l’isteria collettiva in campo fa pagare tributi e crea tensioni a tutti. E rovina le partite. Correttezza dei giocatori in campo: davanti a miliardi di spettatori e con regole pacate e certe, quasi tutti hanno evitato scenate, sceneggiate, tuffi, proteste psicopatiche, raptus, rotolamenti finti sul campo, aggressioni. Italia: intesa come squadra e paese intero. Se lo stesso senso del bene collettivo abitasse in egual modo il nostro essere italiani nella quotidianità, saremmo di gran lunga migliori. Napolitano ne sarebbe entusiasta. Iniesta: schivo e deciso, fantasioso e razionale, centrocampista completo e uomo completo. Senza atteggiamenti roboanti, senza male parole, un esempio di ciò che possono essere i campioni in campo e fuori, esattamente come il suo compagno Messi. Umile. NON MI PIACE Buffon: è il migliore portiere del mondo, uno dei più grandi di tutti i tempi. Ma insopportabili sono quell’aria da tribuno e il rimangiarsi le proprie opinioni il giorno dopo. Insopportabili il suo essere capopopolo ridimensionato solo dalla sconfitta, le sue puntate milionarie chissà su cosa, che saranno pure affari suoi come il bunga di B. , ma quando rappresenti un modello, un pensiero e un mito devi starci molto attento. Essere capitano non vuol dire far proclami e uscire dando di matto alla fine di una partita per 10 minuti di ovvio disperato schiacciamento avversario. Ma forse non l’ha ancora capito. E francamente, se gli andasse di traverso una scatola di biscotti millantati, almeno starebbe zitto. Il ringraziamento alla Spagna dopo il non-pareggio è quasi mafioso. Troppe ombre nei suoi occhi azzurri. Germania: ha sbagliato la partita decisiva, come spesso le accade dopo un girone in cavalcata delle Valchirie. Dovesse scontare il senso di colpa del no agli eurbond della gentile cancelliera Merkel? Francia: Blanc è stato un grande difensore ma l’accozzaglia di galletti che ha messo insieme non suonava mai la sveglia alla stessa ora. I chicchirichì si accavallavano e ognuno per conto suo. Impalpabile. Balotelli: perdonato dei mille misfatti da adolescente nababbo e cretino, sono bastati due gol alla Germania per farlo diventare un eroe. Più divo che giocatore, la sua spoliazione da gladiatore mostra muscoli è stata patetica. Il maschio belluino, attaccato alla mamma, sciupatore di femmine do cojo cojo, rappresenta il becerume vanaglorioso dell’italiano che non ha rispetto per nessuno e per nessuna regola. E se ha avuto un passato difficile (come il bari vecchia Cassano) ora ha un presente d’oro. Lo usi per smetterla con gli atteggiamenti e i comportamenti goliardici e machisti. È ora. Adesso che si è chiusa la kermesse torniamo al marcio del calcio. Ci saranno sconfitte peggiori della finale e non si deve salvare nessuno dei colpevoli. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Fusioni Gli effetti dell’operazione sui veicoli industriali che cancellerà la sede di Torino Agnelli Holding in trasferta Governance all’olandese Fiat Industrial e Cnh saranno assorbite da una società estera Exor potrebbe aumentare i diritti di voto oltre il 50 % Il gruppo potrebbe chiamarsi Cnh, brand che riassume le vicende di tre aziende storiche: Fiat Geotech, Ford New Holland, Case di MASSIMO MUCCHETTI (CORRIERECONOMIA 02-07-2012) La fusione prossima ventura tra Fiat Industrial e Cnh Global non sta suscitando attenzione. Il Financial Times e l’agenzia di rating Moody’s l’hanno promossa perché migliora la struttura finanziaria, anche se non di molto. Il governo e la Consob, la Commissione di controllo sulla Borsa, hanno altro per la testa. E tuttavia qualche pensiero andrebbe pur fatto se la metà migliore del vecchio gruppo Fiat, quella che produce veicoli industriali, macchine movimento terra e macchine agricole, prende la strada dell’Olanda smarcandosi dalla giurisdizione e dalla supervisione regolatoria del Paese d’origine. L’esempio degli Agnelli, infatti, ha una forte razionalità, e potrebbe far scuola in Italia. Niente premi Partiamo dalle notizie. A fine maggio, Fiat Industrial annuncia l’intenzione di integrarsi con Cnh Global. Ma non sarà la holding Fiat Industrial a incorporare la società operativa Cnh Global né accadrà l’inverso. Verrà invece costituita una scatola di diritto olandese che assorbirà entrambe le società oggi esistenti. Agli azionisti di queste ultime, destinate a scomparire, andranno le azioni della nuova società-scatola, in proporzioni determinate dalla media delle quotazioni borsistiche di Fiat Industrial e di Cnh Global. Non sono previsti premi per nessuno, nemmeno a favore delle minoranze di Cnh benché, come osservano gli analisti di Cheuvreux, il titolo Fiat Industrial sia negoziato sulla base di un valore dell’impresa (capitalizzazione di Borsa più debito) pari a dieci volte il margine operativo lordo, mentre Chn Global viene trattata sulla base di un rapporto pari a sette volte. Ma a ben vedere le novità più interessanti sono altre. La prima e più importante è la decisione di trasferire all’estero, in un mezzo paradiso fiscale qual è l’Olanda, la sede dell’altra Fiat. In altri tempi non sarebbe stata una tragedia. L’Iveco ha sempre avuto sede nei Paesi Bassi e la direzione e gli stabilimenti dove doveva averli: in Italia, Francia, Spagna, Brasile. Nel diventare multinazionale la Fiat Geotech, figlia della più antica Fiat Trattori, ha spostato anch’essa la sede in Olanda. Ma il vertice della piramide restava a Torino. Non sarà più così. In un’epoca in cui, sull’altro versante, si teme la chiusura di tre delle cinque fabbriche italiane di Fiat Auto. All’indomani della visita di John Elkann e Sergio Marchionne a Palazzo Chigi, il premier Mario Monti si limitò a dire che la Fiat, soggetto privato, era libera d’investire come e dove ritenesse giusto. Ineccepibile. E però se tutti i gruppi che possono pagarsi un po’ di avvocati si facessero la loro scatola olandese, il governo continuerebbe a lavarsene le mani? La seconda notizia è la decisione di far scomparire Fiat Industrial dalla Borsa di Milano. La nuova società sarà quotata a New York e probabilmente Amsterdam. Si prevede che, cancellando il nome Fiat, riprenderà la ragione sociale Cnh, acronimo di Case New Holland nel quale si riassume le vicende di tre aziende storiche: Fiat Geotech, Ford New Holland e Case. Per tale via le operazioni sul capitale e le eventuali dismissioni avverranno secondo la legge dell’Aja, assai più comoda sul piano fiscale e meno rispettosa dei soci minori nei passaggi di proprietà. Il peso di Exor La terza novità è l’accrescimento della presa di Exor, la holding degli Agnelli, sulla nuova entità. Al momento l’Exor detiene il 30,4% del capitale e la Fiat Spa il 3,2%. Con la fusione, ceteris paribus , queste due partecipazioni scenderebbero rispettivamente al 27,6% e al 2,9%. Questo almeno è il conteggio di Mediobanca Securities. Ma il progetto elaborato da John Elkann e Sergio Marchionne prevede che quanti depositeranno le azioni di Fiat Industrial e Cnh Global in vista dell’assemblea straordinaria e le conserveranno fino a fusione avvenuta avranno diritto a due voti per ogni azione della nuova società-scatola che riceveranno. Uguale diritto matureranno i nuovi soci che conservassero per tre anni azioni della società-scatola acquistate successivamente. In caso di vendita, i titoli a voto plurimo tornerebbero al voto semplice. Comunque sia, entrambe le categorie di azioni avranno uguali diritti patrimoniali. Poiché alle assemblee non partecipa mai la totalità del capitale, ma una percentuale tra il 40% e il 65%, sempre secondo Mediobanca Securities, Exor potrebbe ottenere oltre la metà dei diritti di voto senza sborsare un euro. Blindando come non mai il gruppo Fiat Industrial. Senza il costoso fastidio di un’Opa. Se la stessa cosa facessero le Generali, i soci eccellenti italiani (Mediobanca, Banca d’Italia, Ferak, Del Vecchio, De Agostini, Caltagirone, Benetton, Fondazione Cariplo) potrebbero raggiungere risultati analoghi a quelli dell’Exor in termini di voti assembleari. E che dire di Eni, Enel e Finmeccanica? Imitando Exor, il Tesoro italiano potrebbe andare in trasferta in Olanda e ottenere la maggioranza assoluta dei diritti di voto con il 30% del capitale. La trasferta in Olanda (o in altro Paese equivalente) sarebbe necessaria perché in Italia le azioni a voto multiplo sono vietate dal Codice civile e le azioni di risparmio sono scoraggiate dalla cultura finanziaria prevalente fin dagli anni Ottanta. Si tratta — è bene dirlo — di un’impostazione singolare. Si presuppone che il comando si giustifichi solo in base al numero di azioni ordinarie possedute e che non possa essere protetto con artifici statutari dalle scalate ostili, considerate l’igiene del mondo che cancella a colpi di Opa gestioni inette. La realtà è molto più diversificata. I diritti di governance interessano ad alcuni e non a tutti i soci; le scalate ostili sono non di rado contrarie agli interessi permanenti dell’impresa; la stabilità favorisce gli investimenti industriali più dell’incertezza. D’altra parte, quello stesso mondo anglosassone che a ragione critica i patti di sindacato e le piramidi societarie italiane perché consentono l’appropriazione privata dei benefici del controllo, è anche la patria delle azioni a voto multiplo. Forse sarebbe il caso, prendendo spunto dagli Agnelli, di riaprire una riflessione sulla questione del controllo delle società per azioni quotate e sul loro rapporto con il Paese. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CALCIOSCOMMESSE IL PROCESSO D’APPELLO Ferrari, sms da Carobbio «Meriti di essere assolto» Colpo di scena: fatto mettere agli atti un messaggio del «pentito» che scagiona la punta di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 03-07-2012) Un sms può salvare Nicola Ferrari, attaccante del Verona, da una squalifica di tre anni che gli troncherebbe la carriera. È un messaggio che Filippo Carobbio, uno dei pentiti-chiave dell'inchiesta sul calcioscommesse, ha inviato all'ex compagno all'AlbinoLeffe la scorsa settimana e che ieri l'avvocato Stefano Bosio ha fatto mettere agli atti, a sorpresa, nel corso del processo d'appello davanti alla Corte di giustizia federale. «Ciao Ferro. Mi dispiace per quello che ti sta capitando. Spero che anche per te come per Achille (Coser, prosciolto in primo grado, ndr) giustizia verrà fatta. Non servirà a niente questo mio messaggio, ma volevo dirti che ti penso. Non mollare! Un abbraccio. Pippo». Colpo di scena Non è un sms insignificante. Ferrari è stato coinvolto dall'altro pentito Gervasoni nella presunta combine di Rimini-AlbinoLeffe con Carobbio, Ruopolo, Poloni e Garlini. Ruopolo ha parzialmente confermato il racconto, senza però mai citare Ferrari, mentre a Poloni, Garlini e, soprattutto, Carobbio nessuno della Procura ha mai chiesto nulla. Perché? Adesso spunta questo sms nel quale, in pratica, Carobbio considera un'ingiustizia la condanna in primo grado di Ferrari. Per Palazzi il messaggio non va tenuto in considerazione, ma al tempo stesso non ha mai voluto che Carobbio venisse sentito nel processo, per confermare o smentire Gervasoni. Per la difesa di Ferrari ce n'è abbastanza per chiedere il proscioglimento per mancanza di riscontri. Questo è stato l'unico colpo di scena di un processo che fatica a garantire il diritto di difesa. Cinque minuti al massimo per ogni avvocato, ma (chissà perché) 40 minuti a Carlo Rienzi del Codacons, lasciato comunque fuori dal processo (1078 tifosi hanno dato mandato all'associazione di far causa a Figc e Lega). Bertani fantasma Ieri in nove ore di dibattimento non si è riusciti, comunque, a evadere tutte le posizioni, si ricomincia oggi alle 10. La Sampdoria e l'avvocato del portiere Mario Cassano hanno abilmente sfruttato l'assist arrivato dal tribunale del Riesame di Brescia, che ha scarcerato Bertani facendo cadere l'accusa di associazione per delinquere. Per Giulia Bongiorno, legale del club, «Bertani è un fantasma. Non è stato ancora processato e per Brescia non era nell'associazione, però la Sampdoria deve pagare (50 mila euro di ammenda la condanna in primo grado, ndr) per averlo tesserato dal Novara, l'unica squadra nella quale eventualmente ha commesso illeciti». Anche Francesco Maresca, legale di Cassano, è partito dall'ordinanza per andare all'attacco: «Il castello accusatorio della Procura di Cremona, che ha come pilastri le dichiarazioni di Gervasoni, piano piano si sta sgretolando». Anche se per Palazzi la scheda telefonica dedicata di cui era dotato e l'episodio dei soldi nascosti negli asciugamani bastano e avanzano per considerare Bertani «pienamente organico all'organizzazione criminale». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
GaSport 03-07-2012 ___ CorSera 03-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Il fatto del giorno di GIORGIO DELL'ARTI (GaSport 03-07-2012) _la polemica dopo l'Europeo Il sentimento anti-italiano è realmente così forte? Da Grillo ai No Tav, da Travaglio fino a Radio Padania: molti hanno tifato contro la Nazionale Ma pensare che nel Paese sia tutto sbagliato sembra un'esagerazione C'è ora il caso di questi qui che hanno tifato contro l'Italia nella finale contro la Spagna e durante tutto l'Europeo. 1 Come dobbiamo considerarli? È una domanda difficile. Perché l'anti-italianità è un dato eterno del nostro essere italiani. Poi una parte di me, su tante cose, non riesce a dargli torto del tutto. Cioè li capisco. Il Paese è talmente ingiusto in una quantità così grande di occasioni... Mio padre tifava sempre contro, ed erano gli Anni 50. Io ero bambino, e stavo con l'Italia, e mi pareva che lo facesse apposta, per fare un dispetto a me. D'altra parte tifare contro mi sembra pure impossibile. È vero, il Paese è stato governato vergognosamente, siamo circondati da profittatori e furbetti. Però c'è anche tanta gente per bene, anzi la maggior parte degli italiani è fatta da gente per bene, che obbedisce anche alle leggi inique e paga le tasse, gente che vorrebbe un po' di pace e non la rissa continua che c'è stata fino a sei mesi fa, in tv e ovunque. Questi italiani domenica hanno riempito le piazze e cantavano Fratelli d'Italia, una cosa che se il povero Mameli morto ad anni 22 fosse resuscitato sarebbe subito rimorto per l'emozione. Questi qui tifavano Italia. Perché, da italiano, mi dovrei mettere contro di loro? E magari sentendomi anche un poco superiore? 2 Chi sono poi questi che hanno tifato contro l'Italia? Prima di tutto sono tornati alla carica con l'anti-italianità i leghisti. Radio Padania ha fatto la cronaca della partita e ad ogni gol spagnolo erano grida di esultanza. La Lega ha ripreso a cantare la solfa della secessione e dell'indipendenza, dimenticando la brutta figura rimediata durante le celebrazioni dei 150 anni dell'Italia: la maggior parte delle finestre pavesate dal tricolore stavano nelle città settentrionali. Del resto il Maroni che proprio a me, alla vigilia di Italia-Francia del 2000, aveva detto di tifare per la Francia, diventò ministro dell'Interno dell'odiato Belpaese. Sbarazziamoci dei leghisti, il cui anti-tifo non pone culturalmente nessun problema. 3 Poi? Mi sembra una scemenza pure la festa anti-Italia organizzata dai No Tav in Val di Susa. È sempre politica, speculazione di basso conio, l'altra faccia del tifo nazionalistico e cretino di quelli che credono ancora a una «missione» o a una «superiorità» italiana nel mondo (esistono pure questi, dimentichiamocene per carità di patria). Ci sono poi i senesi, a cui sembra più importante della finale europea il loro Palio. È possibile, questo è il vecchio municipalismo nostrano, per cui nessuno di noi è davvero italiano ma siamo tutti pisani o livornesi, romani o milanesi, bresciani o bergamaschi. Non mi creano problemi neanche loro. 4 E allora con chi entra in crisi? Beh, mi fa una certa impressione il discorso di Grillo: «Chi ha vinto? Le banche spagnole, che hanno finanziato il calcio (senza di loro non esisterebbero né Barcellona, né Real Madrid attuali) e che oggi vengono salvate dalla Bce, e quindi anche dall'Italia, con 100 miliardi. Ha vinto il calcio più indebitato. Ha vinto il presidente ucraino che ha avuto sul palco d'onore i primi ministri della Ue, Rigor Montis compreso, che si sono salvati l'anima mandando la letterina di Babbo Natale a Viktor Yanukovich, mentre la Timoshenko continua a marcire in carcere. Ha vinto la corruzione nel calcio italiano che, vittoria dopo vittoria della Nazionale, è scomparsa dal radar dell'informazione. Hanno vinto i giornalai e le Istituzioni che hanno usato il calcio per nascondere il nostro cratere morale e economico». Sulla situazione finanziaria di Real e Barça, c'è poco da discutere. Riguardo alla Timoshenko, non so: la figlia Eugenia ha ringraziato Monti e Rajoy definendo la loro lettera «un grande aiuto». L'Europeo ha poi attirato l'attenzione del mondo su un caso che senza il calcio sarebbe stato ignorato dai più. E infine: siamo tutti talmente stupidi che basta un gol di Balotelli per farci dimenticare il mondo nel quale viviamo? E noi giornalisti: dovremmo, ogni volta che ci casca dalla penna il nome di Bonucci, ricordare che c'è un giudice il quale pensa eccetera eccetera? Poi c'è l'anti-italianità di Travaglio. 5 Sentiamo cosa dice Travaglio. Travaglio, prima della finale, ha scritto che al tempo di Bearzot tifava Italia anche se pure allora c'era stato uno scandalo legato alle scommesse. Solo che allora i calciatori messi sotto accusa avevano scontato la loro pena. «Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos'è quel milione e mezzo di euro versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti calciatori coinvolti nell'inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. Nessuna vittoria all'Europeo può cancellare lo scandalo». Cioè, Travaglio suppone che la partita Spagna-Italia sia in realtà un match tra Onesti e Ladri, e si schiera dalla parte degli Onesti. E ipotizza pure che il giudice, di fronte al bel comportamento della Nazionale, arretri o addirittura si fermi. Allo stesso modo noi giornalisti casseremmo dalle nostre cronache le evidenze dello scandalo prendendo a scusa l'Europeo: anzi, a quanto pare, non aspettavamo altro. Abete gli ha risposto che chi tifa contro l'Italia deve vergognarsi. A parte questo, mi sembrano esagerazioni, eccessi polemici di cui non mi pare abbiamo bisogno. ___ Da Travaglio a Radio Padania L'ira di Abete su chi tifa contro di GIOVANNA CAVALLI (CorSera 03-07-2012) ROMA — «Mi vergogno di chi non tifa Italia» dice il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete (foto in alto), che se la prende con chi ha tifato per la Spagna e contro la Nazionale. Una ridotta ed eterogenea compagnia — da percentuale irrilevante, paragonata agli oltre 22 milioni di spettatori in tv e alle migliaia di bandiere in piazza — tra cui spicca Marco Travaglio, che peraltro ha fatto il suo outing anti-azzurri già per la sfida con la Germania. «Penso che siano la migliore espressione di un calcio marcio dalle fondamenta, detesto quest'orgia di retorica, demagogia e zucchero filato da cui siamo stati travolti con l'Europeo» ribatte il giornalista, convinto che «una vittoria avrebbe reso più difficile fare pulizia». Non gli basta che Abete, chiamandolo in causa — insieme all'ex pm di Calciopoli Giuseppe Narducci — prometta: «Voglio tranquillizzarli, nessuno ha mai pensato a indulti o colpi di spugna, neanche se avessimo vinto noi 4 a 0. Chi ha commesso errori paga. Io però ho sempre tifato Italia». Travaglio no. E insiste: «L'insuccesso gli ha dato alla testa, Abete non riesce nemmeno a tollerare che 2 o 3 persone abbiano idee diverse, pretende lo sbandieramento a reti unificate. Ha fatto bene Prandelli a dire che siamo un paese vecchio, ti credo, Abete era in Parlamento nel 1979, ai tempi di Breznev, prima di essere sistemato in Figc, su cui regna da 25 anni. Sono antipatico a tutti, pazienza. Non mi sento meno italiano. Tiferò per i nostri atleti alle Olimpiadi. Nessuno di loro, sono sicuro, compra orologi in tabaccheria». Ipercritico anche Beppe Grillo, che infierisce sul sogno infranto («Abbiamo fatto la parte del toro, anzi del bue») e dal suo blog scrive: «L'Italia ha perso, l'Italia ha vinto. Chi ha perso? Gli italiani, come al solito, ma forse per loro questa sconfitta vale più di cento vittorie. Hanno vinto le banche spagnole, che hanno finanziato le squadre, ha vinto il calcio più indebitato». Tra chi ha gioito per il poker spagnolo e riso delle lacrime inconsolabili di Bonucci e degli occhi rossi di Pirlo, ci sono i No Tav che domenica sera saltavano — contenti loro — al grido di «Spagna! Spagna!». E i telecronisti di Radio Padania che hanno urlato di gioia alle reti di Silva, Alba, Torres e Mata che umiliavano il «nemico» italiano. Un gemellaggio ideale che non piace nemmeno al controtifoso Travaglio: «Loro fanno un altro tipo di sragionamento, non riconoscono l'Italia, se non quando incassano i rimborsi elettorali». ___ APPUNTO di FILIPPO FACCI (Libero 03-07-2012) Bandiere a scacchi Detto a boccia ferma: ammiro le opinioni impopolari e questo vale anche per Marco Travaglio, che ha confessato di aver tifato contro l’Italia agli Europei. È una posizione come un’altra: in passato l’hanno avuta anche molti leghisti. A loro si poteva muovere la stessa obiezione che si può muovere a chi, oggi, la mette giù dura e tira in ballo il nazionalismo: sono solo partite di calcio, calmatevi. Poi, però, leggi le motivazioni di Travaglio e ti si ghiaccia il sangue nelle vene. Sono solo partite di calcio, appunto: questione d’istinto, di divertita faziosità, di cuore. Ma Travaglio non ha un cuore: ha uno schedario giudiziario. Siccome c’è la vicenda del calcioscommesse, secondo lui bisognava tifare contro. Non c’è ancora nessuna sentenza, nessun deferimento: ma il sospetto basta. Non si sa se c’entrino giocatori azzurri: ma il sospetto basta. Travaglio vuole sapere «cos’è quel milione e mezzo versato da Buffon a un tabaccaio di Parma»: e, siccome non l’ha capito, s’incazza con Napolitano che abbraccia Buffon (che non è neppure indagato) e rimpiange Paolo Rossi che perlomeno «aveva pagato il conto della giustizia». Non si sa neanche se esista un conto da pagare, ora: ma nell’attesa deve pagarlo tutta la nazionale, come non accade in Germania e Inghilterra che pure hanno i loro guai col calcioscommesse. Il sospetto, secondo Travaglio, non è neppure l’anticamera della verità: è la verità. ___ Abete ai «gufi» Travaglio e Grillo: vergognoso non tifare per gli azzurri Gli attacchi Il giornalista: vogliono farci dimenticare lo scandalo come accadde ai Mondiali 2006 di CORRADO CASTIGLIONE (IL MATTINO 03-07-2012) Travaglio, Grillo e l’ex pm di Calciopoli Narducci. Poi ancora i No Tav e quelli di Radio Padania. C’è un’Italia che non ha tifato per gli azzurri: perché il sospetto di un indulto o di un’amnistia è più grande d’ogni emozione, perché la lotta antagonista non conosce tregua neppure di fronte ad una partita di calcio che conta, proprio come il sogno estremo di una secessione non soltanto sportiva. Per questo il presidente della Figc Giancarlo Abete va su tutte le furie: «Voglio tranquillizzare Narducci e Travaglio: nessuno mai ha pensato a indulti o colpi di spugna. Neanche se avessimo vinto noi 4-0». E poi si sfoga: «Una sola cosa dico: io ho sempre tifato Italia, e mi vergogno di chi non tifa Italia». «Eroi in mutande», Travaglio è andato giù duro nell’editoriale scritto per il Fatto quotidiano nel giorno della finalissima. Recidivo, il giornalista già prima della missione aveva preannunciato che avrebbe gufato perché «se dovessimo vincere ci dimenticheremmo subito dello scandalo di Calciopoli, come nel 2006 ai Mondiali». Ma domenica è stato molto più esplicito: «Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma». E ieri Travaglio l’ha ribadito: «Da tempo tifo contro l’Italia, da quando penso che la nazionale sia la migliore espressione di un calcio marcio dalle fondamenta. Il calcio scommesse è infinitamente più ampio di quel poco che hanno scoperto i magistrati di Cremona. Penso che avesse ragione Monti, prima della folgorazione sulla via di Kiev, a chiedere di fermare il calcio». Infine Travaglio ce l’ha anche con il Colle e parla di ondata retorica: «Si paragonano i successi europei a quelli di Monti, il ricevimento al Quirinale: sono cose dell’altro mondo. Vedo che in altri Paesi il calcio è il calcio, non è una metafora della politica e dell'economia. Si gioisce e poi finisce lì». Il colpo di spugna lo teme anche l’ex pm di Calciopoli ed ex assessore a Napoli Giuseppe Narducci, che a margine della presentazione del suo libro nell’auditorium di Monticiano, paese di nascita tra l’altro di Luciano Moggi, ha argomentato: «La parte che non vuole fare i conti con la realtà e che cerca di cancellarla con un colpo di spugna pensa sempre di approfittare del trionfo». Beppe Grillo nel suo blog, per certi aspetti, è anche più duro nel chiedersi chi è che ha vinto. La risposta è molteplice: «Ha vinto la corruzione del calcio italiano che è scomparsa dal radar dell’informazione. Hanno vinto i giornalai e le istituzioni che hanno usato il calcio per nascondere il nostro cratere morale e economico». Poi ancora: ha vinto il presidente ucraino, giacché Grillo valuta blanda la lettera di Monti («mentre la Timoshenko continua a marcire in carcere»). Quindi le banche spagnole, sì, le stesse «che hanno finanziato il calcio (senza di loro non esisterebbero né Barcellona, né Real) e che oggi vengono salvate dalla Bce, e quindi anche dall’Italia, con 100 miliardi». Infine, i calciatori e l’allenatore «premiati con un invito al Quirinale» nonostante la più schiacciante sconfitta che la storia centenaria del calcio italiano ricordi. Poi ci si è messa - ma non è la prima volta - anche Radio Padania a urlare «Spagna, Spagna», mentre i No Tav, organizzavano una sorta di contropartita con clown, sbandieratori e cantanti davanti alle barriere del cantiere a Chiomonte. Viene da chiedersi: con tutti quei gufi, gli azzurri avrebbero mai potuto tingere il cielo sopra Kiev? -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
L'ITALIA TORNA E ACCUSA Abete attacca i club «Azzurri bene di tutti ma la Lega è assente» «Sarebbe interesse degli stessi presidenti valorizzare il lavoro di Prandelli. E mi vergogno per chi tifa contro» di SEBASTIANO VERNAZZA (GaSport 03-07-2012) Mai così duro. Giancarlo Abete, presidente della federcalcio, attacca la Lega e i club. «J'accuse» aspro, toni civili. I messaggi sono forti e chiari: non amate la Nazionale, non fate nulla per sostenerla, concedete malvolentieri i vostri giocatori, pensate soltanto ai vostri interessi di bottega. Questo è il senso del discorso di Abete il giorno dopo la batosta di Kiev, che però è stata archiviata con un sorriso: «Sono soddisfatto del nostro Europeo: per il risultato, per il gioco espresso, per l'immagine del nostro calcio. Ci siamo riconciliati con l'opinione pubblica. Ringrazio tutti: il c.t. Prandelli, il vicepresidente Albertini. Un pensiero speciale va al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che a Danzica ci ha onorato della sua presenza». Presidente Abete, il c. t. Prandelli non lascia la Nazionale, ma acquisisce maggiori competenze. «Attraverso il nostro allenatore vogliamo rendere più organici i rapporti tra Nazionale, Under 21 e selezioni giovanili, Settore Tecnico e Scuola allenatori. Abbiamo vincoli di calendario internazionale. Nel biennio abbiamo nove settimane di gioco, 18 partite al massimo, escluse le fasi finali di Mondiali ed Europei». Il contributo della Lega alla Nazionale? «Mai la Lega ha avuto un ruolo così insignificante rispetto alla federazione. L'assenza di progetto da parte della Lega determina un danno. La Lega è assente dal consiglio federale, non è determinante come in passato nell'elezione del presidente. Purtroppo la sommatoria di interessi individuali è diventata così esplosiva che manca una qualsiasi proposta». Che cosa può fare la federazione? «La federazione ha il diritto-dovere di far rispettare le regole e responsabilizzare la Lega sull'importanza della Nazionale, che va al di là del risultato. È interesse stesso dei club valorizzare il lavoro di Prandelli. Solleciteremo un confronto. Se non c'è la democrazia di un progetto comune. . . La sommatoria di interessi individuali non determina un interesse generale. Eppure l'immagine della Nazionale giova ai club». Domenica in tribuna a Kiev c'era un solo presidente di club, Guaraldi del Bologna. Possibile? «Sarebbe gradita una maggiore partecipazione da parte dei presidenti di società. L'attenzione non è mai stata alta, ci vorrebbe un maggiore coinvolgimento. La federazione rappresenta tutto il movimento. C'è un'esplosione di individualismo: è un problema generale, non soltanto del calcio. A Danzica (per la prima partita contro la Spagna, ndr) c'era Ghirardi, presidente del Parma. Prima di ogni partita Agnelli, presidente della Juve, mi ha sempre telefonato per incoraggiarmi con un "in bocca al lupo"». Presidente, lei sembra stufo. Ed è diventato aggressivo. «Non sono né stufo né aggressivo. Penso di avere il dovere di dire queste cose. Sono l'unico in federazione che ha il potere per farlo. Lavoro da 25 anni in Figc senza retribuzione, io vivo di altro. Oggi ho il dovere di essere duro, di trasmettere messaggi forti. Capisco che si debbano presentare i libri, ma vorrei tranquillizzare il dottor Travaglio e il dottor Narducci (l'ex pm di Calciopoli a Napoli, ndr). Nessuno di noi ha mai pensato ad amnistie o indulti. Neppure se avessimo vinto l'Europeo avremmo preso misure atte a insabbiare Calciopoli (e Scommessopoli, ndr)». Dalle scarpe non si è tolto dei sassolini, ma delle pietre. «Ho sempre sostenuto l'Italia e mi vergogno per quelli che non lo fanno (il riferimento è al giornalista Marco Travaglio, che in un suo editoriale su «Il Fatto Quotidiano» aveva scritto di tifare contro la Nazionale, ndr). Non si può tifare contro, è orribile. Mi dispiace vedere certe cose. Diffido di chi critica sempre e non costruisce». Albertini Anche il vicepresidente federale Demetrio Albertini ha detto la sua sui conflitti tra federcalcio e Lega: «Filosofie diverse, obiettivi diversi. "Cantera" (vivaio in spagnolo, ndr) è soltanto una bella parola». Albertini è amareggiato perché i presidenti di club — uno più degli altri — hanno chiesto lumi sui tesseramenti degli extracomunitari nei settori giovanili, la dimostrazione che alle società non importa nulla del progetto azzurro di Prandelli e della federazione. ------- il retroscena Disgelo Figc-Juve Presto gli azzurri allo «Stadium» di SEBASTIANO VERNAZZA (GaSport 03-07-2012) La grande guerra è finita, disgelo tra federcalcio e Juventus. Un paio di passaggi della «invettiva-stampa» di Giancarlo Abete sono illuminanti. Il presidente della Figc ha ringraziato il presidente bianconero Andrea Agnelli per le telefonate di sostegno alla vigilia di ogni euro-partita e ha attaccato Giuseppe Narducci, ex pm di Calciopoli. Oltre a sollecitare la fine del processo d'appello con rito abbreviato, Abete ha punzecchiato Narducci e Marco Travaglio sul tema dei «libri da vendere». Musica per le orecchie degli juventini. Juventus Stadium Non è tutto. Una volta conclusa la conferenza stampa, il presidente federale si è intrattenuto per qualche minuto con i giornalisti e ha affermato che la Nazionale è pronta per giocare a Torino una partita delle qualificazioni al Mondiale 2014: «Sì, allo Juventus Stadium e non all'Olimpico. È chiaro». La polemica sulla terza stella è dunque un lontano ricordo. Abete sorridente: «Le cose evolvono». In via Allegri, sede della federcalcio, hanno apprezzato il fatto che la Juventus e i suoi dirigenti abbiano fatto un passo indietro sul simbolo dei trenta scudetti (no alle tre stelle sulle maglie) e giudicano accettabile la scritta dei «trenta sul campo» da esibire sulla nuova maglia bianconera. E pazienza se per entrare allo Juventus Stadium gli azzurri dovranno probabilmente passare sotto il grande scudetto tricolore con tre stelle. In Emilia e a Catania La federcalcio ha anche un'altra priorità: «Andremo a giocare una partita in Emilia per portare la nostra solidarietà alle popolazioni terremotate», ha spiegato Abete. L'11 settembre, Italia-Malta, prima partita casalinga degli azzurri nelle qualificazioni a Brasile 2014, potrebbe essere giocata a Parma, anche se per il Tardini bisognerà richiedere la deroga all'Uefa. L'alternativa è lo stadio di Catania, eventualmente destinato a ospitare un'altra gara dell'Italia. Gli azzurri debutteranno nelle qualificazioni mondiali il 7 settembre a Sofia contro la Bulgaria, ma saranno in campo già il 15 agosto in amichevole a Berna contro l'Inghilterra. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Dedicato a... di (il Fatto Quotidiano 03-07-2012) A Giancarlo Abete, detto anche “cambio di vocale”: il presidente della Figc che si vergogna per quei due o tre che hanno osato dichiarare il tifo anti-“azzurri”. Conservi la vergogna, se ha idea di cosa sia, per questioni più serie. Tipo quel tizio che nel 1979, ai tempi di Breznev e Andreotti, era deputato Dc; dopo tre legislature divenne dirigente pallonaro per meriti politici, senz’accorgersi di decine di Calciopoli; e dopo 23 anni è ancora lì a far la muffa; tant’è che Prandelli, vedendoselo sempre fra i piedi, è sbottato contro l’Italia “paese per vecchi”. Un tale Abete. L’insuccesso gli ha dato alla testa. A Giorgio Napolitano, che a 87 anni si scopre tifosissimo di calcio, ma si scorda di spiegare alla sua signora chi è il tizio che le siede accanto (tale Platini). Poi abbraccia Sbruffon che ha appena attaccato i pm del calcio-scommesse, anziché abbracciare i pm del calcio-scommesse. Infine scrive a Prandelli e telefona a Mancino, anziché scrivere e telefonare ai pm di Palermo che indagano sulla trattativa. A Mario Monti, altro neofita del pallone, che un mese fa voleva “chiudere il calcio italiano per 2-3 anni” per bonificarlo e l’altroieri ha scelto il momento e il luogo peggiore, Kiev, per assistere alla prima partita della sua vita. Con tanti saluti a Julia Timoshenko. Salvo poi lavarsi la coscienza con la letterina paracula al dittatore perché gli faccia vedere la prigioniera. Ma certo, come no. A Capezzone che, parlandone da vivo, aspettava la vittoria per regolare i conti coi pm (“chiedano scusa a Buffon”). Fortuna che nessuno sragiona come lui, altrimenti ora che Buffon ha perso dovrebbe scusarsi coi pm. A Sergio Marchionne, che cercava di nascondere dietro la bandiera azzurra i disastri della Fiat incapace di vendere auto e rispettare i diritti dei lavoratori: “La finale la vince l’Italia”. Noto patriota con cittadinanza svizzera. Ai tromboni e trombettieri di giornali e tv, grondanti metafore, voli pindarici, ditirambi patriottardi sul “primo tifoso che porta fortuna”, l’“Italia torna a vincere non solo nel calcio”, il “fare squadra”, “l’Italia s’è desta”, le magnifiche sorti e progressive dei “tre Mario”, l’“asse fra Re Giorgio e Cesare Augusto”, la fine del razzismo irrorata dalle lacrime di Supermario. Ma ande’ a ciapa’ i ratt. Al prototipo degli ultrà italioti, che a Como festeggia la vittoria coi tedeschi sparando fucilate e colpendo una bimba di 10 anni. Ai cosiddetti giornali del “VaffanMerkel” e del “Ciao ciao culona”, come se la Merkel tirasse rigori: ringraziate che in Spagna non esistono giornali equivalenti, sennò sai le risate. Ai pippaioli di Twitter, quattro comari che confondono il pallone con la realtà per saltare sul carro dei vincitori. Non ci sono abituati, ma devono accontentarsi di quello dei perditori. A chi mischia calcio e politica e viene punito col più impietoso dei contrappassi: non basta una bella partita per vincere il campionato. Al più grande biscottificio della storia dell’universo, il calcio italiano, che lanciava sospetti sul “biscotto” spagnolo e ha avuto quel che si meritava: un bel cappotto spagnolo. A Sandro Petrucci, presidente del Coni dalla notte dei tempi, altro dinosauro che deve aver ispirato la denuncia di Prandelli visto che bivacca fra Coni, Federcalcio, Federvolley, Federgolf e politica da 35 anni. L’altra sera gli è bastata una buona partita con la Germania per uscirsene col memorabile “lo spread lo dettano gli azzurri, le chiacchiere stanno a zero”. Zero a quattro, per la precisione. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Chi tifa contro l'Italia di CLAUDIO CERASA dal blog Cerazade (IL FOGLIO.it 01-07-2012) Quindi, ricapitolando: Marco Travaglio dice che in questo europeo non ha tifato e continuerà a non tifare Italia perché altrimenti, se l’Italia dovesse vincere stasera contro la Spagna, tutte le inchieste sul calcio malato andranno a farsi benedire e l’Italia, ancora una volta, quella non sportiva, si illuderà che tutto va bene e che non c’è nessun problema e che siamo un paese felice e spensierato, mentre naturalmente non è così, e quindi è giusto e auspicabile che l’Italia stasera esca sconfitta dalla sfida contro la Spagna in maniera tale che l’Italia non si dimentichi che non va tutto bene che ci sono un sacco di problemi e che non possiamo proprio dirci un paese felice e spensierato. Allo stesso modo di Travaglio, anche Beppe Grillo sostiene – come d’altronde aveva già fatto nel 2006, quando l’Italia, sfortunatamente per lui, vinse i mondiali – che un successo per l’Italia sarebbe alquanto pericoloso perché “vincere gli Europei significa la prescrizione da parte dell'opinione pubblica di qualunque reato” (lo ha detto davvero, giuro). Come Beppe Grillo e come Marco Travaglio la pensa anche il pm Giuseppe Narducci, ex assessore alla Sicurezza dell’ex pm Luigi De Magistris e già titolare dell’inchiesta su Calciopoli, Giuseppe Narducci, che, durante la presentazione del suo ultimo libro, “Calciopoli la vera storia” (prefazione, naturalmente, di Marco Travaglio), ha espresso tutta la sua più viva preoccupazione per “il rischio che con una vittoria della Nazionale agli Europei ci possa essere un colpo di spugna sull'inchiesta sul calcioscommesse”, come d’altronde, secondo Narducci, andò nel 2006, quando il paese provo a non fare i conti con la realtà e a cancellare Calciopoli. E come Travaglio, Grillo e Narducci, la pensano anche, naturalmente, diversi leghisti, che, nonostante il simpatico appellativo offerto da Borghezio a Balotelli, “un padano con la pelle scura”, continuerà, come confermato più o meno anche da Matteo Salvini, a proseguire nel suo generoso e comunque coerente tifo non per l’Italia. Tutti contro l’Italia. E poi uno dice che non è vero che a volte il calcio spiega davvero come è fatto il mondo. N.b. Cerasa, noto interista, ha linkato JU29RO -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CALCIO Petrucci: "Bene la nazionale ma non si dimentichi il marcio" Il presidente del Coni scende in campo per evitare che l'entusiasmo intorno agli azzurri faccia archiviare gli scandali che negli ultimi tempi stanno segnando il mondo del calcio: "Il Paese non lo capirebbe" della redazione di Repubblica.it 01-07-2012 ROMA - "La Nazionale" non metterà a tacere quello che di brutto c'è nel nostro calcio. I colpi di spugna non saranno dati. Non lo capirebbe il paese e tutto lo sport italiano". Lo ha detto il presidente del Coni Gianni Petrucci ai microfoni della Rai a chi gli ha chiesto se l'entusiasmo che ruota attorno alla Nazionale potrebbe fare dimenticare il marcio del nostro calcio". Sul rapporto tra i club e la Nazionale, poi, Petrucci ha detto che "Prandelli e la Federazione hanno ragione - ha detto a proposito del maggiore spazio che chiede la Nazionale - Penso che dopo questo europeo la Figc riunirà presidenti dei club e dirà che nessuna Champions darà quanto dà la Nazionale. La Nazionale viene al primo posto. I club devono capire". Solo in questo topic, in questo forum, documenti e discussioni per 193 pagine. Vedi un po' tu, caro Petrucci, dov'è nascosto questo marcio...a cominciare dalla suola delle tue scarpe? -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
LETTERA DA PARIGI Benvenuti a Qatarland Paris! Lo sceicco Hamad ben Khalifa al-Thani ha fatto della capitale francese la base delle sue operazioni finanziarie in Europa, comprandosi hotel e palazzi storici, oltre che squadre sportive e canali televisivi Intanto al-Jazeera Sport lancia due canali criptati e fa incetta di diritti: ha l'80% del campionato francese e metà di quello italiano di MARCO MOUSSANET (Il Sole 24 ORE - Domenica 01-07-2012) «Non contenta di aver comprato le squadre di calcio di Marsiglia e di Lione, il lato destro degli Champs Elysées, il 57% (in valore) dei vigneti del Bordeaux, le tappe in salita del Tour de France, il dipartimento di egittologia del Louvre e tutti gli edifici pubblici dello Stato, di cui quest'ultimo è ormai locatario, la Qatar Investment Authority (QIA) ha ottenuto i diritti televisivi per l'elezione presidenziale dell'anno prossimo. La tv del Qatar, al-Jazeera, ha deciso che il voto si svolgerà in sei turni per una durata di un mese e mezzo. Per poter partecipare, i candidati dovranno ottenere l'appoggio di almeno 30 aziende con un giro d'affari superiore ai 10 milioni di euro». Il quotidiano «Libération» immagina così il ruolo che tra qualche anno avrà nel Paese il sempre più potente emirato del Golfo. Un divertissement, certo, un pezzo di fiction economico-politica. Ma più efficace di qualsiasi commento "serio" sul peso che il Qatar sta assumendo in Francia, scelta come piattaforma di sviluppo per le ambizioni europee, e non solo, dello sceicco Hamad ben Khalifa al-Thani. Se infatti gli investimenti del più giovane tra i fondi sovrani del Golfo non disdegnano altre mete, dalla Gran Bretagna (Barclays, Lse, Harrods, Cadbury-Schweppes, Sainsbury) alla Germania (Volkswagen e Porsche), come base operativa è stata scelta la Francia. Per i consolidati rapporti politici e militari che con Nicolas Sarkozy sono diventati anche personali (l'emiro è stato prezioso, se non addirittura fondamentale, nella vicenda delle infermiere bulgare tenute in ostaggio da Gheddafi e nel sostegno alla primavera libica) e che con François Hollande dovrebbero continuare a essere eccellenti. Perché è un mercato finanziario in cui c'è spazio, dove i fondi pensione non esistono e il risparmio prende la strada dell'immobiliare e dei titoli pubblici piuttosto che quella del finanziamento alle imprese. Perché ci sono delle praterie a disposizione di chi ha il coraggio, e i soldi, per andare all'attacco del quasi-monopolio storico di Canal+ sul fronte del binomio sport-tv (in realtà calcio-tv). E poi perché Parigi è Parigi. In effetti le prime, felpate mosse dello sceicco e famiglia sono state immobiliar-residenzial: nel triangolo d'oro (Montaigne, Champs-Elysées, George V), sull'Ile Saint-Louis, in place Vendôme, in rue de Rivoli. Poi è venuto il momento dell'immobiliare alberghiero e business: il Royal Monceau, la Galleria commerciale Elysées 26, l'ex centro di conferenze Kléber. Una lista che si è recentemente allungata con altri due prestigiosi indirizzi sugli Champs: la sede di Hsbc al numero 103 (per 440 milioni) e quella della Virgin al 52 (per oltre 500 milioni). Senza dimenticare la Société du Casino de Cannes, che oltre appunto al Casino, possiede gli alberghi Gray d'Albion e Majestic. E l'acquisizione, è cosa di questi giorni, del polo Starwood (otto alberghi, tra cui il Martinez di Cannes e l'Hotel du Louvre e il Concorde Lafayette a Parigi). Ma è con la nascita della QIA, nel 2005 – affidata alle cure del premier e ministro degli Esteri, lo sceicco Hamad ben Jassem al-Thani – che si è cominciato a fare sul serio. Puntando su investimenti che assomigliano molto ad alleanze strategiche di lungo periodo. In sette anni il Fondo ha comprato il 5,5% del colosso delle costruzioni Vinci (primo azionista dopo i dipendenti) , il 5% del leader dei servizi di distribuzione e trattamento dell'acqua Veolia (terzo azionista singolo), il 12, 8% di Lagardère (primo azionista davanti alla famiglia), il 2% di Vivendi , l'1% del numero uno mondiale del lusso Lvmh. Fino all'ingresso in Total (terzo azionista con il 3%). Particolarmente emblematiche le operazioni Total, perché il Qatar possiede le terze riserve di gas al mondo ed è il primo esportatore di gas liquido, e Lagardère. Al di là delle relazioni familiari molto forti, in quest'ultimo caso è probabile che abbia pesato la quota del 7,5% che la società francese ha in Eads, essendo il Qatar uno dei grandi clienti di Airbus. Ma anche la diversificazione di Lagardère nello sport e il fatto che abbia in portafoglio il 20% di Canal+, la pay tv peraltro controllata proprio da Vivendi. L'intreccio sport-tv è d'altronde cruciale nella politica dell'emirato e della sua al-Jazeera. La Qatar Sports Investments (QSI), guidata dal figlio dello sceicco Tamim bin Hamad al-Thani, si è comprata la squadra di calcio parigina Psg (e, en passant, quella di handball) con l'obiettivo di trasformare finalmente un club francese in una realtà degna della grande scena internazionale. Anche se il sorprendente Montpellier, vincendo il campionato, ha momentaneamente raffreddato i sogni di gloria del club allenato da Carlo Ancelotti. Intanto al-Jazeera Sport (AJS), filiale della tv guidata proprio dal presidente del Psg Nasser al-Khelaifi, ha deciso di lanciare due canali criptati, Be In Sport 1 e 2 (il primo ha cominciato a trasmettere il 1° giugno, il secondo partirà a fine luglio), e sta facendo incetta di diritti: l'80% del campionato francese, 133 partite di Champions League, metà dei campionati tedesco e italiano, l'intera Liga spagnola, parte dell'Euro 2016 (ma il debutto è già avvenuto con gli incontri dell'Euro 2012). Se insomma nella stagione appena conclusa Canal+ ha trasmesso 1.820 incontri di calcio su 2.186, la prossima sarà AJS a trasmetterne 1.415 su 2.306. Come sempre senza badare a spese, visto che lo sforzo finanziario è di poco inferiore ai 400 milioni. Che lo sport sia una delle principali chiavi che sta usando il Qatar per sostenere le proprie ambizioni globali lo dimostra l'organizzazione, nel 2022, dei mondiali di calcio. Ma anche di iniziative parallele, più trasversali, più "intellettuali". Per esempio il Doha Goals Forum, che in dicembre riunirà nell'emirato la crema mondiale per discutere dello sport in tutte le sue dimensioni (sociale, culturale, finanziaria, architettonica.. . ). Il regista della manifestazione è Richard Attias, marito di Cecilia Ciganer-Albéniz, ex madame Sarkozy. E a proposito di sociale – visto che anche gli emiri hanno un cuore (e sono attenti all'immagine) – il Qatar spenderà quest'anno 50 milioni per sostenere aspiranti imprenditori nelle disastrate periferie francesi. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CALCIOSCOMMESSE Dalla Samp a Fontana: ecco chi spera Domani processo d'appello per 14 club e 33 tesserati Ci sono alcuni casi molto controversi di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 01-07-2012) Domani alle 9.30, nell'ex Ostello della gioventù a Roma, via al processo d'appello sul calcioscommesse, davanti alla Corte di giustizia federale, per 14 club e 33 tesserati. Durerà 2 o 3 giorni, dispositivo della sentenza entro fine settimana. E' difficile che ci siano stravolgimenti, ma ci sono posizioni che potrebbero essere riviste. La Sampdoria ha buone possibilità di vedersi annullare i 50 mila euro di ammenda per le colpe di Bertani quando era al Novara: l'attaccante non è ancora stato processato e il tribunale del Riesame di Brescia l'ha ritenuto estraneo all'associazione (alla base dell'accusa di Palazzi). Il Vicenza chiederà la retrocessione del Grosseto. Per quanto riguarda i giocatori, sono almeno tre le posizioni per le quali la Cgs potrebbe arrivare alle conclusioni che portarono al proscioglimento di Manfredini (in fase istruttoria devono acquisirsi «elementi certi e incontrovertibili circa il comportamento scorretto») e Fabbri (si deve prosciogliere quando «non possa affermarsi raggiunta la prova dell'assunto accusatorio, non essendo emersi elementi probatori sufficienti», nonostante dichiarazioni di «pentiti» credibili) o a quelli più recenti di Coser e Job. Alberto Fontana (Novara, 3 anni 6 mesi) è stato squalificato per Chievo-Novara 3-0 di Coppa Italia. Il suo nome lo fa Gervasoni, che però si ricorda di lui soltanto nel terzo interrogatorio, quando coinvolge anche «l'albanese Shala». Il quale, non essendo albanese, ma di origine kosovara, è stato prosciolto in primo grado. Inoltre Gervasoni dice di averlo saputo da Gegic, che a sua volta l'aveva saputo da Ilievski, incaricato di portare i soldi «nell'albergo dove solitamente era in ritiro il Novara» a Verona. Ma nel primo processo è stato dimostrato che in quell'hotel il Novara ci è andato soltanto quella volta. Un alibi a Fontana l'ha fornito anche il compagno di camera Strukelj (la dichiarazione è stata accettata), mentre il portiere ha dimostrato che nell'unica ora libera in ritiro ha effettuato un bonifico online alla nonna, e quindi non poteva incontrare Ilievski. Nicola Ferrari (Verona, 3 anni). Gervasoni dice di avere proposto la combine di Rimini-AlbinoLeffe a Carobbio, Ferrari, Poloni, Garlini, Ruopolo e alla «maggior parte dei componenti della squadra». Ma la Procura federale non solo non ha chiesto conferme a Poloni e Garlini, ma neppure a Carobbio, credibile quanto Gervasoni, o agli altri giocatori dell'AlbinoLeffe. E Ruopolo, che è stato il primo a parlare di questa partita e ha collaborato, non ha mai citato Ferrari. Il quale, poi, non risulta coinvolto in nessun'altra delle numerose gare taroccate dell'AlbinoLeffe. Inoltre, in questo caso, Gervasoni non dà indicazioni sui soldi da guadagnare e sulle modalità di spartizione. Tanto è vero che la Procura di Cremona non ha mai fatto alcun accertamento su Ferrari. Vincenzo Iacopino (Monza, 3 anni 6 mesi). Su Monza-Cremonese, Coppa Italia 2010, la Procura federale si è spaccata. Gervasoni ha detto che la partita fu combinata con Paoloni e di aver saputo da Stefani del coinvolgimento di Fiuzzi, Alberti e Iacopino. Nella loro relazione del 7 maggio, i vice procuratori Piccolomini, Squicquero e Ricciardi sono arrivati a conclusioni opposte rispetto a quelle del loro «capo» Palazzi. Hanno scritto che: i calciatori segnalati dal «pentito» negano; non ci sono riscontri nell'attività di polizia giudiziaria e neppure nelle dichiarazioni delle persone citate da Gervasoni, in particolare non è stato sentito Paoloni; anche Saverino ha negato di avere proposto la combine al portiere; Stefani, Iacopino e Alberti hanno detto di non conoscere Gervasoni; ma, cosa più importante, non ci sono riscontri «sulla dazione di denaro ai giocatori del Monza (40 mila euro, ndr) tramite Stefani, né sulla dichiarata divisione di soldi tra Gervasoni e Paoloni». ------- GaSport 01-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Ho appena letto su JU29RO le dichiarazioni di Narducci alla presentazione del suo capolavoro, ieri, a Monticiano. Pappa & Ciccia. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Eroi in mutande di MARCO TRAVAGLIO (il Fatto Quotidiano 01-07-2012) Siccome la mamma dei cretini è sempre gravida, c’è chi – soprattutto gli onanisti di twitter, più un insettucolo di Radio24 e un tal Macioce del Giornale – continua a menarla sul fatto che tifo contro gli “azzurri” agli Europei. Non mi riferisco a chi ci scherza sopra, com’è giusto che sia (tipo la banda del Misfatto), ma a chi replica con argomenti seriosi, patriottici, nazionalistici: tifare contro la Nazionale di calcio sarebbe disfattismo, tradimento, intelligenza col nemico teutonico. Se è per questo ho tifato pure per Spagna, Croazia, Irlanda e Inghilterra quando giocavano contro l’Italia. Invece ho tifato per l’Italia in altri tempi, quando a simboleggiarla erano i Bearzot, gli Zoff, i Trap. Anche allora c’era qualche furbetto coinvolto in scandali, tipo Rossi nel 1982: ma avevano pagato il conto con la giustizia. Ora invece, si usano le vittorie sportive (anche quelle meritate, come contro la Germania) per chiudere altre partite senza neppure aprirle: quella del calcioscommesse, che al rientro dei nostri eroi in mutande sfocerà nei deferimenti di club di serie A e di parecchi giocatori, forse anche azzurri; e addirittura quella della politica e dell’economia europea, con una ridicola, puerile, penosa ricerca di vendetta su paesi più virtuosi del nostro. Tipo la Germania della Merkel. Io vorrei sapere, che si vinca o si perda, cos’è quel milione e mezzo versato da capitan Buffon a un tabaccaio di Parma. Vorrei sapere quali e quanti dirigenti e calciatori coinvolti nell’inchiesta di Cremona per essersi venduti le partite in barba ai tifosi e alla lealtà sportiva, sono colpevoli o innocenti. E vorrei che i colpevoli fossero radiati e condannati. Nessuna vittoria all’Europeo può cancellare lo scandalo. E invece c’è chi confonde i piani. È bastato che Buffon parasse tutto ai tedeschi perché Capezzone, disperso da mesi, rialzasse il capino e intimasse non si sa a chi né perché di “chiedere scusa a Buffon”. È bastato un paio di partite vinte perché tutti si scordassero che uno dei nostri eroi, Bonucci, è indagato nel calcioscommesse. Era già accaduto nel 2006, col Mondiale vinto un mese dopo Calciopoli: la coppa diventò un aspersorio per benedire e assolvere mediaticamente i ladroni con l’Operazione Amnesia, che ha la stessa radice di Amnistia. La stessa magliarata si sta tentando ora nel campo della politica. Per vent’anni ci siamo fatti governare, salvo rare parentesi ed eccezioni, da delinquenti e/o pagliacci che ci han portati al fallimento. Poi un provvidenziale colpo di palazzo orchestrato più a Berlino, Bruxelles e Francoforte che a Roma, ha messo su un governo tecnico guidato da una persona seria, almeno più seria di chi c’era prima, costringendo un Parlamento indecente ad appoggiarlo per paura delle elezioni. Ora son bastati sei mesi di travestimento, il loden al posto della bandana e del toupet, i prof al posto delle mignotte, per farci dimenticare che razza di paese siamo e chi abbiamo eletto per tutti questi anni, mentre l’odiata Germania si faceva governare dagli Schroeder e dalle Merkel. Ora è passata addirittura l’idea che il nostro debito pubblico e tutti gli altri guai dipendano dalla linea dura della Merkel. Piegata la quale torneremmo nel Regno di Saturno. Ma se, rispetto ai tedeschi, il nostro stato sociale fa schifo, spendiamo la metà in ricerca e sviluppo, i nostri operai guadagnano la metà, abbiamo il debito pubblico al 122% del pil contro l’82, il pil a -1,9% contro il + 0.8, il tasso sul debito al 5,7 contro l’1,6, l’inflazione al 3,2 contro il 2,1, la disoccupazione al 10,2% contro il 6,7, le esportazioni a picco mentre in Germania crescono, continueremo ad averli anche se abbiamo battuto la Germania a pallone. Non è colpa della Merkel, ma di chi ci ha governati e di chi l’ha votato. E non c’è gol azzurro che possa cancellare queste colpe. Dicono che la Merkel non va perché “fa gli interessi dei suoi elettori”. Ecco: vorrei anch’io poter accusare un premier italiano di fare gli interessi dei suoi elettori. ------- Misfatto satira & sentimenti da il Fatto Quotidiano 01-07-2012 ___ IL FOGLIO.it 01-07-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Nasce l'Organo UEFA per il Controllo Finanziario dei Club Il Comitato Esecutivo UEFA ha approvato e ufficialmente nominato i membri dell'Organo UEFA per il Controllo Finanziario dei Club (CFCB), che sostituirà il Panel UEFA per il Controllo Finanziario dei Club. di UEFA NEWS | Sabato, 30 giugno 2012, 13.22CET Il Comitato Esecutivo UEFA ha approvato e ufficialmente nominato i membri dell'Organo UEFA per il Controllo Finanziario dei Club (CFCB) fino al 30 giugno 2015. or a term of office ending on 30 June 2015. Il CFCB sostituirà il Panel UEFA per il Controllo Finanziario dei Club. Il CFCB è formato da un'Unità di Indagine, guidata dal responsabile per le indagini del CFCB, che si occupa della fase preliminare dei procedimenti, e da un'Unità Aggiudicativa, presieduta dal presidente del CFCB, per la fase giudiziale degli stessi. Obiettivo del CFCB è assicurare la corretta applicazione del Sistema di Lizenze per Club UEFA e del Regolamento del Fair Play Finanziario. Il CFCB può intraprendere misure disciplinari e gli eventuali ricorsi in merito alle sue decisioni dovranno essere inoltrati presso il Tribunale per gli Arbitrati Sportivi di Losanna. Il CFCB potrà dunque comminare sanzioni disciplinari in caso di mancato soddisfacimento di requisiti e deliberare sui casi di idoneità alla partecipazione alle competizioni UEFA per club. Il CFCB sarà presieduto da José Narciso da Cunha Rodrigues. Ex procuratore generale della Repubblica di Portogallo, il Signor Cunha Rodrigues ha ricoperto l'incarico di giudice presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CJEU) a partire dal 2000 ed entrerà in carica dall'8 ottobre 2012, data in cui abbandonerà il precedente incarico presso la CJEU. Unità Aggiudicativa José Narciso da Cunha Rodrigues (POR), Presidente CFCB Christiaan Timmermans (NED), Vicepresidente CFCB Louis Peila (SUI), Vicepresidente CFCB Charles Flint (ENG), Membro Adam Giersz (POL), Membro Unità di Indagine Jean-Luc Dehaene (BEL), Responsabile Indagini e Presidente dell'Unità di Indagine Jacobo Beltrán (ESP), Membro Egon Franck (GER), Membro Umberto Lago (ITA), Membro Petros Mavroidis (GRE), Membro Brian Quinn (SCO), Membro Konstantin Sonin (RUS), Membro Yves Wehrli (FRA), Membro -
Il processo Udienza sulla rissa all’Hollywood Moratti jr “Irvine? Volevo solo salutarlo” di S.D.R. (la Repubblica - Milano 30-06-2012) A UN certo punto dell’udienza sono comparsi anche i bicchieri, quelli che secondo la difesa del pilota Eddie Irvine erano sui tavoli dell’Hollywood il 20 dicembre 2008, quando scoppiò la lite tra l’ex pilota di Formula uno e Gabriele Moratti, figlio dell’ex sindaco Letizia Moratti. I due si sono denunciati a vicenda per una lite nella discoteca di corso Como finita — secondo Moratti jr — con un bicchiere di vetro spaccatogli in faccia dal pilota. «Intendevo salutarlo e fare due chiacchiere », ha detto Moratti ieri, ricostruendo le fasi dell’incontro che scatenò poi la rissa. Davanti al giudice della decima sezione penale, Moratti, 34 anni, ha spiegato di aver visto Irvine che «in piedi sul divanetto ballava in maniera vistosa ». Ha cercato di attirare la sua attenzione toccandolo sulla schiena, quando sarebbe stato colpito col bicchiere. Una ricostruzione che la difesa di Irvine ha contestato, producendo in udienza le fatture d’acquisto dei bicchieri da parte della discoteca che — secondo i legali del pilota — erano utilizzati nel locale. «Noi eravamo nel privé — ha replicato il figlio dell’ex sindaco — Lì si usano solo bicchieri in vetro ». Ora il processo riprenderà a fine settembre quando verranno sentiti diversi testimoni presenti alla rissa.