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Ghost Dog

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  1. MisFatto satira & sentimenti (il Fatto Quotidiano 15-04-2012)
  2. Scandalo scommesse Derby truccato, il segnale con una pacca Il rituale prima di Bari-Lecce fra Masiello e Vives. L'ex giallorosso indagato di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica - Bari 15-04-2012) UN SEGNALE. Quella mano sulla spalla prima di Bari-Lecce, per confermare che la partita era "fatta". E ora un nuovo indagato: Giuseppe Vives, centrocampista lo scorso anno in forza alla squadra giallorossa. La storia del derby venduto lo scorso anno si arricchisce di un nuovo elemento. Si tratta di uno dei particolari raccontati nell'ultimo interrogatorio nel carcere di Bari da Andrea Masiello: il difensore ha messo a verbale davanti al procuratore Antonio Laudatie al sostituto Ciro Angelillis che gli fu detto dai leccesi che lo pagarono che, qualora avesse accettato la combine, avrebbe dovuto mettere una mano sulla spalla di un giocatore del Lecce che gli si sarebbe avvicinato prima della partita con una frase in codice. Effettivamente - ha raccontato Masiello - prima di entrare in campo gli si è presentato davanti Vives, centrocampista giallorosso, che gli ha chiesto se fosse tutto apposto e di scambiare la maglia alla fine della partita. Il difensore del Bari lo ha interpretato come il segno indicato per combinare la partita e a quel punto gli ha poggiato la mano sulla spalla. Dopo c'è Jeda che salta solo in mezzo alla difesa, l'autogol che ormai ha fatto il giro del mondo, il Lecce salvo che fa festa. La circostanza - come tutto l'ultimo racconto di Masiello - è considerata attendibile dagli investigatori: precisa, ricca di particolari, gli inquirenti hanno già chiesto le immagini della partita per cercare di capire se sia stata immortalata da qualche telecamera di Sky. Intanto però è stato convocato dai carabinieri di Bari proprio Vives, che oggi gioca a Torino. Il centrocampista da testimone ha negato il racconto di Masiello sostenendo che nulla sapeva della combine e che lo scambio delle magliette era una semplice abitudine prima di ogni gara. Gli inquirenti non gli hanno creduto, tanto che il suo nome è stato iscritto nel registro degli indagati. E' evidente che il particolare del segnale non è secondario. Al di là della carica evocativa (lo stesso accadde prima di Atalanta-Piacenza con una stretta di mano tra Carlo Gervasoni e Cristiano Doni) testimonierebbe che anche i giocatori e quindi la squadra erano al corrente della combine. Confermando così l'ipotesi della procura di Bari che è convinta che dietro Carlo Quarta, l'uomo che consegnò il denaro ad Andrea Masiello all'hotel Tiziano di Roma, ci sia qualcuno della società Lecce. L'ipotesi al momento sarebbe suffragata già da altri elementi esterni. Le dichiarazioni di Masiello confermerebbero l'attuale quadro accusatorio. Perché accada qualcosa, c'è però bisogno di qualche settimana: la procura sta terminando il giro di interrogatori di giocatori, attendono un paio di riscontri tecnici necessari dopo l'interrogatorio di Masiello e quindi procederanno con la seconda tranche dell'inchiesta. Nel mirino questa volta ci sono soldi e finanziatori. Quindi, la criminalità organizzata. La procura è convinta che dietro il giro delle scommesse ci sia anche il riciclaggio di denaro sporco. Agli atti ci sono già una serie di bonifici estero su estero che proverebbero giocate e provenienza di alcuni capitali. Non solo: i magistrati sono convinti che dietro le sortite dei tre capi ultras prima della gara con il Cesena e con la Sampdoria (quando i giocatori furono invitati a perdere) ci fosse qualche elemento vicino ai clan. «Si trattava di partite con quote molto basse-è il ragionamento che fanno gli investigatori - Quelle ideali per chi ha grandi capitali da ripulire. Non sono certo gare che possono attirare i piccoli scommettitori come possono essere gli esponenti della curva». Infine, dopo la fine del campionato è prevista la tranche sul coinvolgimento delle società: si chiuderebbe così finalmente la vicenda derby (si indaga anche sulla strana telefonata di Angelozzi in estate al procuratore di Masiello quando disse, mentendo, che la Finanza aveva trovato un bonifico di 260mila euro sul conto del giocatore in corrispondenza della gara con il Lecce) così come si farebbe chiarezza sulle partite con la Sampdoria e il Bologna. ------- I verbali Amico di Carella, rincorreva i giocatori per le combine Telefonate e assegni del secondo mister X di CHIARA SPAGNOLO (la Repubblica - Bari 15-04-2012) SOLDI e tabulati telefonici. Sono le tracce seguite dagli investigatori baresi per ricostruire la storia del derby Bari-Lecce dello scorso annoe capire se la società giallorossa sia stata il mandante della combineo se sia stata coinvolta suo malgrado nelle manovre degli scommettitori, che avrebbero manipolato la gara per scopi personali. Mentrea Lecce si rincorrono le ipotesi sull'identità del nuovo misterX (avvocato, con due figlie, molto vicinoa Carlo Quarta), nel capoluogo si lavora alacremente per capire da chi siano stati sborsati i soldi che Andrea Masiello, Gianni Carella e Fabio Giacobbe avrebbero ricevuto all'hotel Tiziano il 22 agosto 2011. A portarli, stando al riconoscimento fotografico fatto dai tre indagati, sarebbe stato l'imprenditore leccese Carlo Quarta, che arrivò all'albergo a bordo di un'auto nera, "si convinse che la partita era stata truccata - spiegò Masiello al pm Angelillis - e ci consegnò 230.000 euro". Uno che, disse Masiello "ho avuto la sensazione fosse vicino alla dirigenza del Lecce". Uno che per trattare con i giocatori baresi avrebbe usato un intermediario, "l'amico di Carella", che si presentò al Tiziano su una Mercedes Ml grigia. Era del secondo mister X la firma apposta in calce all'assegno da 300.000 euro che Carella mostrò a Masiello il giorno prima della partita, sue le telefonate pressanti fatte sul telefono di Carella, a detta del difensore del Bari "per sondare il terreno e cercare di corromperci". Probabilmente erano suoi anche i soldi che sarebbero stati mostrati a Masiello, Parisi e Bentivoglio nella loro stanza dell'hotel Vittoria e poi forse anche a Rossi e Iacovelli nella hall. Denaro che i giocatori avrebbero rifiutato e che poi sarebbe in parte finito nelle tasche di Masiello, Carellae Giacobbe. È questa la pista che ora seguono gli investigatori. Insieme alla ricostruzione di una serie di telefonate che già stanno raccontando la verità sui contatti frenetici tra alcune persone prima del derby e in quel famoso 22 agosto in cui fu saldato il conto con chi avrebbe truccato la partita.
  3. Perché i tifosi del Liverpool non comprano il Sun da 23 anni Il 15 aprile del 1989 morirono 96 spettatori nella "strage di Hillsborough": qualche giorno dopo il tabloid pubblicò una prima pagina che i tifosi non hanno ancora perdonato della redazione il POST 14-04-2012 Oggi pomeriggio, durante la partita valida per la FA Cup (la Coppa d’Inghilterra) tra Liverpool e Everton, i tifosi del Liverpool, oltre alle consuete bandiere e striscioni di sostegno alla squadra, hanno esposto manifesti e striscioni di protesta inneggianti al boicottaggio del tabloid inglese Sun, di proprietà della News Corporation del magnate australiano Rupert Murdoch. Si tratta di una battaglia che i tifosi del Liverpool, e non solo, portano avanti da 23 anni. Il rancore dei tifosi del Liverpool contro il Sun ha avuto inizio il 19 aprile del 1989, quando, a pochi giorni dall’incidente che provocò la morte di 96 persone allo stadio Hillsborough di Sheffield, il Sun pubblicò una prima pagina molto provocatoria, molto offensiva nei confronti dei tifosi del Liverpool, che metteva in luce alcune loro presunte azioni estremamente negative che avrebbero commesso poco dopo la strage di Hillsborough. Una mossa che i tifosi del Liverpool, dopo oltre vent’anni, non hanno ancora perdonato. Ma andiamo con ordine. La dinamica dell’incidente Il 15 aprile del 1989 allo stadio Hillsborough di Sheffield era in programma la semifinale di FA Cup tra Nottingham Forest e Liverpool. Come per tutte le partite importanti, allo stadio erano previste molte migliaia di tifosi, dell’una e dell’altra squadra. Ma verso le due mezza del pomeriggio, circa mezz’ora prima dell’inizio della partita, centinaia di tifosi del Liverpool, i cui pullman erano rimasti imbottigliati nel traffico, erano ancora fuori dallo stadio, in attesa di entrare nel settore a loro assegnato, la cosiddetta Leppings Lane, a sinistra della tribuna centrale dello stadio. Verso le tre del pomeriggio, quando mancavano pochi minuti dall’inizio della partita e la massa di tifosi ancora fuori premeva per entrare, la polizia decise di aprire il Gate C dello stadio e l’idea si rivelò una catastrofe. Il Gate C non era provvisto di tornelli e centinaia di tifosi entrarono nel perimetro dello stadio, percorrendo l’unica via d’accesso alla Leppings Lane, un tunnel stretto e lungo. Nel tunnel e sugli spalti arrivò così un enorme flusso di tifosi in entrata che si accalcarono sempre di più nel tunnel, schiacchiando quelli che erano già all’interno contro le inferriate, provocando decine di morti soffocati o schiacciati dalla folla. Intanto la partita era iniziata da pochi minuti, ma nessuno si accorse di quello che stava succedendo sugli spalti che ospitavano i tifosi del Liverpool, almeno fino a quando decine di loro non riuscirono a scavalcare le transenne della Leppings Lane, stracolma di tifosi, gettandosi verso le tribune inferiori o entrando in campo. La partita fu sospesa immediatamente, al sesto minuto di gioco. Nel frattempo si attivarono i soccorsi. Alla fine il bilancio fu di 96 morti e di oltre 200 feriti. Le indagini che seguirono l’incidente stabilirono che la causa principale della strage di Hillsborough era stata il comportamento irresponsabile delle forze dell’ordine durante l’ingresso dei tifosi. La prima pagina del Sun e il boicottaggio dei tifosi Quattro giorni dopo l’incidente, il 19 aprile del 1989, il Sun uscì nelle edicole con in prima pagina un titolo a caratteri cubitali, citando alcune testimonianze di un anonimo agente di polizia e di un membro del partito conservatore, che accusavano i tifosi del Liverpool di aver ostacolato i soccorsi, di aver attaccato la polizia e i soccorritori e addirittura di aver infierito sulle vittime. La verità: -Alcuni tifosi hanno sfilato i portafogli dalle tasche delle vittime -Alcuni tifosi hanno orinato sui coraggiosi poliziotti -Alcuni tifosi hanno picchiato i paramedici mentre rianimavano i feriti Le testimonianze anonime della polizia citate dal Sun a sostegno della sua prima pagina non furono mai provate, mentre dai racconti di altri testimoni emerse esattamente il contrario, ovvero che moltissimi tifosi del Liverpool aiutarono i soccorritori e i feriti. Il giorno dell’uscita di quel numero del Sun i tifosi del Liverpool, sentendosi oltraggiati da quella prima pagina, hanno lanciato il boicottaggio del tabloid. Il boicottaggio dura ancora e viene rinnovato il 15 aprile di ogni anno, quando sugli spalti i tifosi del Liverpool espongono una finta prima pagina del Sun con una testata che gronda sangue sotto la quale campeggia una scritta in bianco su campo rosso che dice: «La verità: 96 morti. Non comprate il Sun». Nella curva “Kop” dello stadio di Anfield Road, dove gioca il LIverpool, l’orologio è sempre fermo alle 15.06, ora del fischio di sospensione di quella tragica partita del 1989.
  4. SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 14-04-2012) Calcioscommesse, il fango e quel muro di omertà... Almeno 75 gare a rischio-combine. Un centinaio di tesserati sotto indagine a vario titolo (hanno truccato le partite, hanno scommesso o hanno fatto finta di nulla?). Undici club di serie A, 17 di B, e chissà quanti di Lega Pro, coinvolti. Il calcioscommesse rischia di travolgere i nostri campionati: ora ci sarà il processo-bis, poi arriverà il ter, il quater, eccetera. La data di chiusura è fissata al 31 luglio, perché andranno iscritte le squadre alle Coppe europee: poi, si vedrà. Probabile, a questo punto, che si vada avanti per anni. Ma non è certo colpa di Giancarlo Abete, semmai dei vari Gervasoni, Doni, Paoloni, Masiello, eccetera. Gente che magari si vendeva per pochi soldi (ma non sempre: in qualche caso ne pretendeva molti. . . ). Uno scandalo di proporzioni gigantesche che scuote le fondamenta del calcio, e non è detto che sia finito qui. Probabile, anzi certa ormai, una giustizia (sportiva) a rate. Per forza di cose, la procura Figc deve andare a rimorchio delle (tante) procure della Repubblica che stanno indagando in tutta Italia. Da Cremona a Bari, passando per Napoli. Stefano Palazzi non può fare diversamente, anche se lo volesse: deve aspettare le carte che gli passano le Procure prima di muoversi. Lo ho criticato più volte per la sua lentezza, in qualche caso (deferimenti per dichiarazioni, ad esempio), non giustificabile. Ma qui, su questo terreno minato, la sua autonomia è per forza ridotta. Non ha "cimici", non può intercettare, pedinare, arrestare. Può, certo, interrogare per dieci ore (lo hanno fatto i suoi vice) il pentito Gervasoni che parla di 50 partite sospette. Cinquanta partite... Palazzi deve utilizzare quello che ha, e quello che gli passano i pm. Sufficiente comunque per istituire i processi sportivi. La sua linea sarà quella della scorsa estate: stangare i calciatori (ma con sconti di pena per chi si pente) e massima attenzione alla situazione dei club, che in qualche caso (non sempre), potrebbero anche essere vittime. Quindi, penalizzazioni eventualmente attenuate. E' previsto già nei codici, anche se qualcuno vorrebbe cambiarli in corsa (non ci riuscirà). I calciatori che scommettono rischiano due anni, chi ha falsato (o tentato di falsare) le partite può andare incontro alla radiazione. Già successo proprio con Gervasoni. E i club? Sono in tanti a tremare. Qualcuno potrebbe essere penalizzato in questo campionato, dicendo addio alla promozione in Europa o alla salvezza. Altri partiranno con punti in meno la prossima stagione. Sarà una mattanza. Ma il vero problema è quello dell'omertà: si sta scoprendo sempre più che troppi sapevano e non hanno parlato. Abete, giustamente, ha già inasprito le pene per chi non denuncia. Ma non basta. Va spezzato questo muro di silenzio, di direttori sportivi che dicono ai propri calciatori: "Fate finta di non vedere e giocate". No, questa gente deve cambiare mestiere. Bisogna toccare i calciatori "infedeli" per portafoglio, in modo che paghino i danni. I club, invece di tentare (invano) di attenuare la responsabilità oggettiva, meglio sarebbe se prendessero le distanze dai loro calciatori. Come mai l'Atalanta, ad esempio, continuava a pagare Doni dopo la prima condanna? Perché non gli ha chiesto i danni? E' stata forse ingannata? Di sicuro, i tifosi bergamaschi hanno voltato le spalle al loro ex idolo, difeso sempre, a spada tratta, per anni. Come mai negli spogliatoi del Bari girava gente strana (eufemismo. . . ) e ultrà che scommettevano? Chi doveva controllare? E il caso-Farina, forse, meriterebbe di essere chiarito: il calciatore del Gubbio è stato fatto "santo subito", perché avrebbe rifiutato 200.000 euro da Zamparini per combinare una partita. Ma la sua è stata davvero una deposizione "spontanea" davanti a Palazzi? Perché Farina, nonostante le promesse, non ha mai voluto parlare? Sta venendo fuori il marcio del calcio, e molti suoi dirigenti ancora fanno finta di nulla. Si turano il naso e chiudono gli occhi. Fa bene Giovanni Petrucci ad insistere, "sarò sempre un martello" ci ha detto: senza etica (e, aggiungo: pugno di ferro), lo sport rischia di scomparire travolto dal fango. ------- Il calcio rischia la fine di Unire e Ippica. La scommessa è l’Illecito Perfetto di FABRIZIO BOCCA dal blog Bloooog! (Repubblica.it 14-04-2012) Non sono affatto ottimista sulla vicenda scommessopoli o scommettopoli che dir si voglia. E non perché non si possa risolvere questa crisi con una raffica di sentenze e squalifiche come ormai succede ciclicamemente: ci saranno molti giocatori squalificati o addirittura radiati, alcune società penalizzate più o meno pesantemente, magari delle retrocessioni. E la solita bufera estiva accompagnata da infinite recriminazioni sulla giustizia sportiva lampo e così via. E poi si riprenderà accompagnando il tutto con un strascico di polemiche tipo perché a lui sì e a me no. Ma comunque si riprenderà. Anche se in maniera sempre un po’ meno credibile. Non credo però che sia quasi questo il punto, quello che da mesi mi chiedo è come sia possibile la ciclicità di certi scandali, il loro ripetersi in maniera troppo frequente, come sia possibile che un consistente numero di calciatori, dirigenti e mascalzoni non abbia alcuna remora nei comportamenti. Mi chiedo come certi giocatori possano frequentare personaggi chiaramente equivoci, ben sapendo che il loro fine è losco. Lasciando stare il sottobosco vedo che personaggi come Doni, Signori e Masiello non hanno avuto problemi nel fare delle mascalzonate e alcune società a comprarsi o vendersi la salvezza o la retrocessione. Com’è possibile che succeda a pochissimi tempo di distanza da un altro scandalo enorme come Calciopoli? Perché evidentemente questo malcostume è molto più diffuso di quello che si venga a sapere e dà corpo a quelle chiacchiere da bar che poi un loro fondamento lo hanno, tipo: a fine stagione chi conosce ormai il proprio destino si regola di conseguenza… Ecco secondo me il punto è proprio questo, nel momento in cui la gente si rendesse conto che il calcio non è mediamente credibile e che il malcostume non è un’ eccezione ma anzi è discretamente diffuso, progressivamente lo abbandonerebbe. Non bisogna pensare che un settore della società e dello sport – in questo caso il calcio – abbia un salvacondotto per l’eternità per principio. Guardate cosa è successo all’ippica, settore un tempo florido e adesso in aperta crisi: minata dagli scandali e incapace di risolvere i guai di quel classico carrozzone politico italiano che è l’Unire, il suo vero e proprio motore, è ormai in agonia. Con ippodromi che licenziano e chiudono, cavalli che finiscono al macello, entroiti a picco. Compresi quelli delle scommesse. Siamo sicuri che la Lega o la Federcalcio ad esempio non somiglino un po’ all’Unire, e che l’ippica non si considerasse indistruttibile come il calcio oggi? Le scommesse purtroppo hanno minato la struttura del calcio, non perché non sia legittimo farle, ma perché non si è fatto nulla per tenervi lontani i calciatori e i tesserati in genere. Venti anni fa in Inghilterra si fecero regole durissime per questo. La possibilità di combattere il fenomeno in maniera efficiente è veramente bassa. Lo ripeto sempre: se un calciatore decide nel suo stesso privato, tramite un suo account irriconoscibile o un parente fidato, di scommettere via internet centinaia di migliaia di euro sulla partita in cui gioca, e poi fa autogol, senza mai dire nulla a nessuno di questo, non si troverà mai prova o testimonianza della manomissione. Saremmo davanti al cosiddetto “illecito perfetto”. Personalmente inasprirei tutti i divieti di scommessa, terrei lontani i giocatori dai bookmakers come il diavolo dall’acqua santa e proibirei persino la possibilità di fare pubblicità da parte dei calciatori ai bookmakers ufficiali.
  5. SPORT & POLITICA In Ucraina i nazisti non possono perdere Bloccato il film sulla partita del k.o. della Luftwaffe: paura per i tifosi tedeschi dell'Europeo 2012. di STEFANO GRAZIOLI (Lettera 43 | 14-04-2012) È senz’altro una delle partite più famose della storia, nonostante non ci fosse alcun titolo in palio e il calcio in quell’estate di guerra fosse solo una scusa per dimenticare gli orrori quotidiani. La mitica gara conosciuta come la «Partita della morte», consacrata prima dalla filmografia sovietica poi da Hollywood, è ritornata alla ribalta alla vigilia dell'Europeo 2012 di calcio grazie a un nuovo film russo che però è stato bandito dall'Ucraina (organizzatore del torneo con la Polonia) con l’accusa di mettere sottosopra gli animi dei tifosi, fomentare violenze, dare un’immagine del Paese troppo distorta dalla realtà. FILM BLOCCATO PER MOTIVI ETNICI. La pellicola The match prodotta da Dmitry Kulikov è stata infatti bloccata dalla commissione ucraina perché favorirebbe addirittura i conflitti etnici. Una denuncia non da poco, visto che in fondo è solo di una partita di pallone, ma quando si tratta di ripercorrere la storia russi e ucraini spesso non sono molto d’accordo. E se poi ci sono di mezzo pure i tedeschi, allora è ancora peggio. TORNEO PER STEMPERARE LA TENSIONE. La questione gira intorno all’incontro giocato il 9 agosto del 1942 a Kiev tra una squadra di militari tedeschi e una formazione locale. Dopo che nazisti avevano invaso la città nel 1941 e a seguito del massacro di Babyn Jar (oltre 33 mila ebrei uccisi) le autorità tedesche autorizzarono un piccolo torneo di calcio per coinvolgere la popolazione. Lo scopo era quello di stemperare le tensioni e dare un’apparenza di normalità nonostante il conflitto. Nella formazione ucraina dello Start erano finiti alcuni giocatori che prima della guerra militavano tra i professionisti della Dinamo e della Lokomotiv, non semplici dilettanti. LUFTWAFFE SCONFITTA DUE VOLTE. Dopo aver giocato e vinto diverse partite surclassando gli avversari, anche tedeschi, concessero la rivincita alla squadra della Luftwaffe, l’aviazione nazista, che avevano già battuto per 5-1. La sfida si giocò nello stadio dello Zenit (che solo nel 1981 cambiò nome in Start, oggi ancora visitabile poco lontano dal centro di Kiev) e finì con l’ennesima vittoria ucraina per 5-3. Fin qui la storia legata al calcio. Poi arrivarono la leggenda e la propaganda. Arrestati otto giocatori poi fucilati Una settimana dopo la partita, otto dei giocatori vincitori sovietici sarebbero stati arrestati. Uno, in realtà un collaboratore del Kgb, sarebbe stato subito ucciso in prigione, gli altri spediti nel campo di concentramento di Syrez, fuori Kiev, e qui tre di loro fucilati nei mesi seguenti. PELLICOLA DI PROPAGANDA SOVIETICA. La propaganda Made in Urss non ha contribuito a chiarire ciò che veramente accadde e ne Il terzo tempo, girato nel 1962 da Evgeni Karelov, venne ripresa in sostanza la vicenda a scopo patriottico. Un po’ la stessa imputazione che è rivolta oggi al nuovo film in cui i collaborazionisti nazisti parlano in ucraino mentre le figure positive lo fanno in russo. PAURA PER LE RITORSIONI SUI TEDESCHI. Il produttore Kulikov ha dichiarato che la scelta di bloccare il film in Ucraina è avvenuta su pressione di gruppi radicali nazionalisti e ha difeso The match sostenendo di aver girato un lungometraggio descrivendo il comportamento eroico degli abitanti di Kiev e degli ucraini durante la Seconda Guerra mondiale. Per la commissione che ha impedito l’uscita sugli schermi della nuova versione della «Partita della morte» ci sarebbe inoltre il rischio che qualche tifoso un po’ esagitato se la prenda con i tedeschi, squadra e tifosi, soprattutto in vista dell'Europeo. Come ha detto il politologo Volodymir Fesenko «ci sono persone, e tra questi gli hooligans, che utilizzano il calcio per dare sfogo alla loro aggressività e il film li potrebbe influenzare». NEGLI USA FUGA PER LA VITTORIA. Per riconciliarsi con la storia e il pallone meglio dunque rivedersi il classico di John Huston che nel 1981 ha raccontato a suo modo la vicenda. Fuga per la vittoria con Sylvester Stallone e Michael Caine (e la partecipazione di famosi calciatori tra cui Pelé, Osvaldo Ardiles e Bobby Moore) è basato sulla partita di quasi 70 anni fa e narra dell’incontro in un campo di prigionia tedesco tra una squadra di nazisti e una di prigionieri alleati finita 4-4 con un rigore parato all’ultimo minuto dal portiere americano Robert Hatch (Stallone) e il pubblico che alla fine porta in trionfo i calciatori facendoli scappare dal lager.
  6. Denunciarsi per salvarsi di PIERLUIGI GIORDANO CARDONE (il Fatto Quotidiano.it 13-04-2012) L’incubo del calcio italiano ha nome e cognome: omessa denuncia. Le inchieste delle procure di Cremona, Napoli e Bari vanno avanti, le voci sul coinvolgimento di altri atleti/dirigenti/allenatori aumentano di giorno in giorno, a tremare sono dieci società di Serie A. Almeno a sentire le accuse degli inquirenti, che in questi mesi hanno interrogato decine e decine di calciatori, dirigenti e addetti ai lavori. E continuano a farlo: oggi, del resto, è il turno dei laziali Cristian Brocchi e Stefano Mauri e di Carlo Gervasoni, il ‘pentito’ che ha tirato in ballo mezza Serie A. Il problema, però, non sono soltanto i club su cui si concentrano le indagini, ma anche lo spropositato numero di coloro che all’interno del sistema calcio sapevano del giro di combine collegate alle scommesse illegali, ma non hanno detto nulla a chi di dovere. Omessa denuncia, quindi: un reato che il Codice di giustizia sportiva della Figc punisce con l’inibizione o la squalifica non inferiore a 3 mesi e un’ammenda non inferiore a 15mila euro nei confronti di tesserati a conoscenza di altri tesserati ‘scommettitori’. Non è questo il caso, tuttavia. Quello che si sta vivendo in Italia è molto più grave, perché chi ha preferito non denunciare puntate e taroccamenti ha ‘coperto’ illeciti sportivi a tutti gli effetti. Pena: inibizione o squalifica non inferiore a 6 mesi e ammenda non inferiore a 30mila euro. Detto ciò, si può ben comprendere cosa stia rischiando il calcio italiano. Chiaramente il problema non è economico: qualsiasi giocatore coinvolto nello scandalo non avrà grandi difficoltà a pagare i 30mila euro di multa, specie dopo aver guadagnato fior di quattrini truccando le partite. Sul piano disciplinare, al contrario, il disastro è dietro l’angolo. Se a causa della responsabilità oggettiva delle società il pericolo è di veder sconvolte le classifiche a campionati ormai conclusi, per quanto riguarda i casi di omessa denuncia potrebbero volerci tempi biblici per stabilire responsabilità e, di conseguenza, squalifiche. Il motivo? Semplice: è assai probabile che siano centinaia i tesserati che sapevano e non hanno denunciato. Non è un’esagerazione: basta leggere le intercettazioni telefoniche che popolano le inchieste dei pm per comprendere che Zingari, bolognesi, baresi e fauna varia fossero il classico segreto di Pulcinella per i frequentatori del pallone di casa nostra. In tal caso, all’interno del sistema calcio si sarebbe venuta a creare una scala dell’illecito sportivo su due livelli: in testa gli imbroglioni, i corrotti; subito dopo un sottobosco omertoso di giocatori, allenatori, direttori sportivi, presidenti, massaggiatori, ecc. Non si tratterebbe di trovare le mele marce, quindi, bensì di salvare quelle buone dal contagio. Se così effettivamente fosse, quanto potrebbe impiegarci la giustizia sportiva a stabilire pene e sanzioni? Mesi e mesi, se non anni. A prescindere da probabili effetti kafkiani in ordine sparso (giocatori squalificati dopo il ritiro, dirigenti in là con gli anni al tempo del reato e quindi multati direttamente nella tomba), il pericolo maggiore sarebbe uno stillicidio di condanne a distanza di anni e, di conseguenza, la definitiva perdita di credibilità di tutto il sistema. Chi odia il calcio dirà: “Finalmente! Chiudiamo tutto questo circo rozzo e cafone, pensiamo ai problemi del Paese, alla crisi, allo spread, ai disoccupati”. Grave errore: fermare il pallone significherebbe non solo uccidere una passione, ma anche e soprattutto stoppare un business che, a prescindere dai pareri e gusti personali, in Italia dà lavoro a migliaia e migliaia di persone. Il riferimento non è solo ad atleti e allenatori, visto che le società di calcio o gli enti pubblici collegati al calcio hanno alle loro dipendenze molta gente, dagli addetti alla pulizia degli stadi agli impiegati negli uffici dei club. Come fare, allora? Dato che la ‘giustizia veloce’ è una contraddizione in termini, l’ideale sarebbe una sorta di ‘scudo fiscale‘ applicato all’omertà. Spieghiamoci meglio: “Tu tesserato ti autodenunci subito, io giudice diminuisco di un terzo o addirittura dimezzo la pena prevista per il tuo caso, ma sconti tutto nel prossimo campionato. E se non cogli questa opportunità e ti dovessi far beccare tra qualche mese, sarai radiato“. Irrealizzabile? Può darsi, ma altre soluzioni all’orizzonte non se ne vedono. Forse proprio per questo motivo, a fine febbraio il pm di Cremona Roberto Di Martino ha proposto un’amnistia generale per chi è stato o sarà coinvolto nello scandalo calcioscommesse. Apriti cielo: le istituzioni sportive hanno rispedito al mittente l’idea, i tifosi idem. Sommo tradimento: per tutti, chi ha barato deve pagare. In pochi, però, hanno pensato che evidentemente il magistrato sapeva bene quale cortocircuito giudiziario-sportivo fosse dietro l’angolo. E i protagonisti del gioco? Sull’ipotesi avanzata da Di Martino quasi tutti zitti. E per forza: per loro l’amnistia avrebbe significato il definitivo diritto all’oblio.
  7. Retroscena di PAOLO MASTROLILLI (LA STAMPA 14-04-2012) Il riscatto dei calciatori “Hanno un cervello superiore alla media” Uno studio svedese sovverte molti luoghi comuni Bravi ma tonti? Magari furbi, ma certamente superficiali e poco intelligenti? Chiunque coltivi ancora questi pregiudizi verso i calciatori, sarà costretto a lasciarli morire. Almeno secondo uno studio realizzato in Svezia dal Karolinska Institute, e pubblicato sull’autorevole rivista PLoS One. In base a questa ricerca, il cervello dei giocatori ha capacità superiori alla media, quando si tratta di valutare le sue funzioni esecutive, la capacità di pianificare, e quella di pensare in maniera astratta e creativa. Elementi che farebbero comodo a tutti per emergere nella vita quotidiana, e forse spiegano perché alcuni riescono nello sport e altri devono rassegnarsi a guardarlo in tv. Il dottor Predrag Petrovic, neuroscienziato, ha diviso le persone analizzate in tre categorie: i calciatori di maggior successo nel principale campionato nazionale, quelli della serie inferiore, e i comuni mortali che al massimo giocano con gli amici durante il fine settimana. Quindi li ha sottoposti ad un test classico che si chiama «D-Kefs», e serve a determinare le capacità delle persone a risolvere problemi, agire con creatività, stabilire regole efficaci. I comuni mortali sono andati peggio di tutti, i calciatori della serie inferiore se la sono cavata meglio, e quelli d’elite hanno stravinto, con risultati che li collocano nel top 2% dell’intera popolazione nazionale. Non contenti, gli studiosi del Karolinska Institute hanno seguito per due anni le prestazioni sul campo dei giocatori esaminati, e hanno dimostrato come quelli che avevano ottenuto i risultati migliori nei test erano anche quelli che poi avevano segnato più gol o fatto più assist. Dunque i calciatori sono in generale più intelligenti della media, e il loro rendimento è direttamente collegato alle qualità superiori del loro cervello, almeno nei settori analizzati dagli studiosi svedesi. Tutti vorrebbero imitarli, secondo Petrovic, perché «le doti possedute dai giocatori sono fondamentali nel processo con cui gli esseri umani prendono le decisioni». Il problema è che certe qualità non si comprano in farmacia: «Secondo la nostra ipotesi, in parte sono ereditarie, e in parte frutto dell’allenamento. Non puoi diventare un buon giocatore, se non hai forti funzioni esecutive. Se le possiedi, però, puoi migliorarle con l’allenamento». Anche volendo, insomma, non basta alzarsi la mattina per decidere di scrivere un libro di barzellette come quello di Totti: così ci si nasce.
  8. Fair play Uefa Club morosi? Stop ai giocatori di STEFANO SCACCHI (la Repubblica 14-04-2012) MILANO - Il fair-play finanziario dell´Uefa colpirà anche i calciatori. E´ l´effetto di una delle sanzioni, che saranno annunciate il 19 maggio in occasione della finale di Champions League, ideata per combattere il fenomeno dei mancati pagamenti sui trasferimenti di mercato. Sempre più spesso il club acquirente è inadempiente col venditore. E così Michel Platini ha deciso di correre ai ripari: in caso di ritardo nel versamento di una rata concordata al momento della firma del contratto, la società morosa non potrà più schierare il giocatore nelle coppe europee. Al suo posto in lista potrà essere inserito un giovane della Primavera. Il fenomeno è diffuso soprattutto in Spagna dove molti club sono commissariati per problemi economici (mentre il Real, in procinto di costruire un nuovo stadio, si prepara a incassare una notevole plusvalenza immobiliare dalla vendita dell´area del Bernabeu). E´ uno dei particolari emersi durante la lezione tenuta dall´ad dell´Inter, Ernesto Paolillo, agli studenti del Master in Sport management dell´Università degli Studi di Milano-Bicocca.
  9. IL MERCATO IL DECLINO DI RCS SPECCHIO DEL PAESE I dati sono impietosi: margini risibili, niente profitti, elevato indebitamento, investimenti sbagliati di ALESSANDRO PENATI (la Repubblica 14-04-2012) Ogni minima variazione della struttura proprietaria di Rcs (Corriere della Sera), diventa notizia e assume un rilievo da questione di interesse nazionale. Nonostante la gravità della crisi finanziaria, anche il recente rinnovo del patto di sindacato non ha fatto eccezione. Nel frattempo però l´azienda continua a essere mal gestita e vale sempre di meno. È quella che chiamo "economia spettacolo": uno star system di imprenditori e banchieri dove l´immagine e le relazioni contano più dei profitti. Ha i suoi lati divertenti, ma l´Italia di oggi non se lo può più permettere, avendo disperatamente bisogno di ristrutturazioni e aziende che rilancino la crescita. I dati di Rcs sono impietosi. Margini risibili, incapacità di generare profitti, elevato indebitamento, investimenti sbagliati. Una situazione non molto diversa da quella del 1998, anno dell´arrivo di Cesare Romiti alla presidenza: allora un conglomerato indebitato, poco redditizio, frutto di investimenti errati. I programmi di ristrutturazione dell´era Romiti non ebbero successo e il gruppo rimase poco competitivo. Fuori i Romiti, nuovi piani di ristrutturazione ed espansione. Stesso patto di sindacato, salvo qualche aggiustamento tra i soci. Risultato: dopo 14 anni siamo al punto di prima. Dal 1998 a oggi, il gruppo Rcs ha prodotto complessivamente 36 miliardi di ricavi, ma solo il 2,7% si sono tradotti in utili (prima di imposte e interessi). Il rendimento medio sul capitale investito è stato un risibile 1, 3%. Alla scarsa redditività, si è aggiunta l´incapacità di crescere, con un fatturato in contrazione del 3% medio annuo. La concorrenza delle tv, la crisi, la disaffezione degli italiani per la carta stampata non spiegano risultati così negativi. In questi 14 anni, i tre principali concorrenti italiani, (Mondadori, Espresso e Caltagirone/Messaggero) hanno saputo mantenere mediamente una crescita positiva (+ 1, 3%); una redditività media sul capitale adeguata (quasi 8%), con margini quadrupli di Rcs (10,4%). Se poi si guarda ai principali gruppi editoriali europei, il confronto diventa imbarazzante. La crisi della carta stampata e quella finanziaria non hanno risparmiato il resto d´Europa: la crescita media dell´1% è in linea con le concorrenti italiane; ma con una redditività media sul capitale (10%) e margini complessivi (15%) ancora più elevati, segno di gestioni efficienti. Quattordici anni non sono bastati per rendere Rcs stabilmente competitiva e redditizia; e neppure per invertirne il declino. Il problema non meriterebbe attenzione se Rcs non fosse di gran lunga il maggior gruppo editoriale italiano, di dimensioni non troppo lontane dai leader europei, come Springer, Sanoma, o Daily Mail; l´unico che ha puntato seriamente sull´espansione all´estero (ahimè, disastrosa). E se i soci di RCS non annoverassero le maggiori banche, assicurazioni e gruppi industriali italiani. Quali speranze di rilancio ha il Paese se al gotha del nostro capitalismo non sono bastati 14 anni per ristrutturare, gestire bene e far crescere una delle nostre poche grandi aziende? Oppure se questo è il prezzo che evidentemente sono disposti a pagare per incassare il dividendo politico della partecipazione alla proprietà del Corriere? Dopo l´ennesimo polverone, per l´ennesimo riassetto, uno stimato professore della Bocconi ha sostituito alla presidenza un altro stimato professore della Bocconi. Del nuovo amministratore delegato per ora non si sa; lo sta cercando una società di reclutamento, anche se non è chiaro che cosa dovrà di fare. Intanto il titolo vale appena il 25% del fatturato, contro il 92% medio di settore in Europa (e nonostante gli occasionali rialzi, come quello recente, sull´onda di improbabili cambi di controllo). Eppure, per un investimento così disastroso c´è sempre la fila di soci rilevanti che vuole comprare, al punto che sul mercato è rimasto meno del 15% del capitale. La Rcs è lo specchio del Paese: per capire il declino economico italiano, vale più di molte, sofisticate analisi.
  10. INTERNATIONAL di PAOLO CONDÒ (SW SPORTWEEK 14-04-2012) TIFOSI A RATE PER IL BARÇA LA CRISI ECONOMICA HA COLPITO ANCHE IL CLUB CATALANO. IN UNDICIMILA NON HANNO RINNOVATO LA TESSERA PER RISPARMIARE 166 EURO. E LA SOCIETÀ È CORSA AI RIPARI La gravità della crisi economica si fa sentire anche negli uffici del Barcellona. Secondo un servizio del Mundo Deportivo firmato da Francesc Perearnau nella rubrica Bar a Leaks (ovvero le notizie che il club preferirebbe tacere), ben 11 mila tessere di socio, in scadenza lo scorso 30 marzo, non sono state rinnovate. Per una società che conta più di 170mila affiliati – il più grande esempio al mondo di azionariato popolare – il problema sembrerebbe relativo. Ma non lo è. Intanto perché i mancati rinnovi sono circa il doppio del precedente primato negativo (6 mila), e poi perché il Barça, sempre in lotta con il Real Madrid in campo e fuori, fa della sua massa critica il migliore degli argomenti per negoziare al rialzo i diritti tv e in generale per valorizzare la propria immagine glocal (radicata sul territorio ma amata in tutto il mondo). Il rinnovo della tessera del Barça costa 166 euro, e dopo l’ultima variazione allo statuto può avvenire solo via prelievo bancario; ne consegue che i conti correnti degli 11mila non contenevano questa somma, oppure che i loro titolari hanno dato ordine di cancellazione del prelievo. In un caso e nell’altro – considerato che la polisportiva Barça fila alla grande dappertutto – l’evidenza della crisi è chiara. Occorre poi tenere presente che la tessera di socio dà diritto all’abbonamento al Camp Nou per i 95 mila che ce l’hanno (in linea di principio lo stadio è sempre esaurito), e ovviamente a un posto in coda nella lista d’attesa che ogni anno avanza un po’ verso l’agognato tagliando. Abbiamo detto che il Camp Nou è esaurito soltanto in linea di principio perché la media degli abbonati che non va a vedere la partita è molto elevata, 27 mila tesserati a match: il loro diritto al posto può essere ceduto al club, che è sempre subissato di richieste da parte soprattutto dei turisti, oppure venduto fuori dallo stadio come un bagarino. Chi è disposto a cedere un biglietto del clasico col Real Madrid, a un’ora dal fischio d’inizio può incassare il denaro col quale pagare sia la tessera che l’abbonamento. La preoccupazione per i soci mancanti, unita al solidarismo che da sempre costituisce un tratto distintivo del club, ha fatto sì che il Barcellona concedesse una proroga. In realtà, sempre secondo il Mundo Deportivo, la durezza della crisi – la Spagna sta sperimentando adesso i momenti terribili vissuti dall’Italia tra autunno e inverno – ha consigliato ai funzionari catalani una strategia di rinnovo più flessibile: l’articolo parla di acconti da 50 euro accettati, con un piano nero su bianco per un pagamento rateale degli altri 116. Mes que un club vuol dire anche aspettare chi è rimasto indietro.
  11. LA BOTTEGA di SERGIO NERI (CorSport 14-04-2012) NON SOLO I GIOCATORI COLPEVOLI DEL SUDICIO CHE C’E’ NEL CALCIO... Certo non è facile in questo momento di denunce, indagini zeppe di riscontri e soprattutto di confessioni a libro aperto, prendere le difese d'una categoria, quella dei calciatori, alla quale la gente addebita eccessivi guadagni in cambio d'una vita sin troppo facile e documentate prove di comportamenti corrotti. Non è facile. Ma è doveroso farlo per capire il fenomeno che peraltro non appartiene soltanto al calcio italiano o all'intero movimento sportivo del nostro Paese. Tutto lo sport e il calcio in particolare, soffre d'un fenomeno dovuto alla globalizzazione. Tutto lo sport ha subito con la globalizzazione una devastazione delle proprie piccole ma fondamentali virtù, diventando oggetto di movimenti il cui obiettivo principale era, ed è ancora, quello del grande profitto. Il calcio, il più ricco e diffuso degli sport, il più aperto a qualsiasi tipo di speculazione, soprattutto quando a dirigerlo si propongono personaggi che non hanno nella passione e nella conoscenza innamorata di questo sport la radice della loro esperienza, paga il prezzo molto salato dell'irruzione incontrollata del denaro nel proprio sistema di vita. I soldi hanno devastato le regole ed hanno soprattutto attratto intorno agli atleti una miriade di persone prive di scrupoli alle quali premeva realizzare in tempi rapidi guadagni senza limiti. Nello sport, nel calcio soprattutto, quasi tutti hanno trovato pascoli felici e disponibili. Naturalmente con la inconsapevole complicità della televisione la quale è diventata, come è facile capire, il motore d'ogni tipo di speculazione e d'affari. E i giocatori? Ecco il punto. I giocatori, come tanti atleti d'altre discipline sportive ugualmente attraversate da spettacolari e nefaste correnti di denaro, sono stati paradossalmente della perfida catena l'anello più debole. Sono diventati, per il loro mestiere, la loro qualità ed anche per la loro naturale passione, le pedine di cui l'intero movimento si è servito e si serve per muovere spaventose masse di denaro e per intrecciare affari. I giocatori, naturalmente, in quanto pedine sono stati ricoperti di soldi. La prospettiva di ricchezze immense in tempi rapidissimi li ha indotti a credersi monumenti insostituibili e intoccabili della grande macchina degli affari e siccome sono soltanto ragazzi, molto giovani, non sempre sufficientemente irrobustiti da una buona cultura e pieni di passione per lo sport che praticano, eccoli protagonisti inconsapevoli d'una vita che li ha letteralmente ingannati. Sono piombati nello sport personaggi capaci di prendere in mano le redini del movimento. Per assicurarsi la posizione e i guadagni hanno naturalmente creato intorno ai giocatori una rete di grande protezione ed hanno indotto i ragazzi a considerarsi inattaccabili. Protetti, corteggiati, coccolati, difesi senza alcun limite di fronte ad ogni regola in quanto determinanti per il buon andamento degli affari e quindi convinti che tutto fosse per loro lecito. Il doping, la corruzione, le scommesse. Tutto un gioco irresponsabile, per loro, in quanto garantiti da una rete di sicurezza assolutamente improbabile. La rete messa in piedi da tutti coloro che dello sport si sono impossessati per i grandi affari possibili, grazie ad una globalizzazione che ha portato alla presidenza di tante squadre personaggi assolutamente estranei alla storia del movimento, sceicchi, miliardari del petrolio, affaristi d'ogni possibile categoria ma assolutamente estranei alla storia d'una squadra e soprattutto indifferenti di fronte ad ogni etica sulla quale era nata ed era cresciuta una leggenda cara ai ragazzi. I giocatori, anello debole e non proprio autori (solo loro) del sudiciume esistente nel calcio? Beh, se ci pensiamo bene, diciamo così. Non solo loro, anche se ora sono loro ad essere immersi nel sudiciume che purtroppo vediamo nel mondo del calcio.
  12. ATTN: si sta muovendo la Gazza ___ CALCIOSCOMMESSE Tutti i sospetti Indagini su 75 gare di A e B Lecce e Siena: alto rischio Bologna chiacchierato, la scheda dedicata di Bertani. Luciano Pellissier e i Cossato: le paure del Chievo. Verona «prescritto» di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 14-04-2012) A giugno qualcuno diceva: sono quattro sfigati. Undici mesi dopo il quadro è da brividi. Tra Serie A e B ci sono 42 squadre, ma si contano sulle dita di una mano quelle mai citate nelle inchieste di Cremona, Bari e Napoli. Poi ci sono le società tirate in ballo «di rimbalzo», per partite per le quali non hanno avuto ruoli (o non sono state trovate prove). I sospetti, e a volte qualcosa di più, si addensano su 11 club di A e 17 di B. Le partite a forte rischio di combine sono almeno 75 (50 soltanto nell'ultimo verbale di Gervasoni). I tesserati coinvolti — tra arrestati, indagati, sospettati di illecito sportivo o di omessa denuncia — non si contano più, sono più di cento. Vediamo il livello di coinvolgimento delle varie squadre. SERIE A ATALANTA Ha già pagato con il -6 per le colpe di Doni (Atalanta-Piacenza 3-0), ma il capitano ha confermato che movimenti strani ci furono anche prima di Ascoli-Atalanta 1-1, mentre gli inquirenti stanno cercando le prove del coinvolgimento della dirigenza, soprattutto per l'1-1 col Padova. I nerazzurri hanno perso anche Masiello (per i pasticci col Bari) e ora rischia Polito (citato per Livorno-Grosseto). BOLOGNA Molte sconfitte della scorsa stagione, a salvezza acquisita, sono considerate sospette. Ma, finora, ci sono elementi soltanto per Bologna-Bari 0-4 (il portantino Iacovelli dice di aver saputo da Masiello che fu combinata con il contributo di Portanova). Masiello ha coinvolto anche Di Vaio. CAGLIARI Il latitante Ilievski, in una intervista a giornalaccio rosa e Repubblica, ha messo il Cagliari tra le società ritenute affidabili, ma a oggi non c'è una gara che veda sospettati i sardi. CESENA La partita più chiacchierata è Cesena-Bari 1-0, ma senza ruoli per giocatori e dirigenti. Anche Cesena-Gubbio di Coppa Italia è entrata nell'inchiesta per la denuncia di Farina («Zamperini mi offrì 200 mila euro per ottenere un Over»). Marco Rossi è indagato per i suoi trascorsi al Bari. CHIEVO Se l'è cavata con una multa nel primo processo sportivo per lo strano tesseramento di Bettarini, ma ora c'è indagato Pellissier, da Palazzi è andato anche Luciano, si sta verificando il ruolo dei fratelli Cossato, due ex. I sospetti si sono addensati, finora senza prove, su Brescia-Chievo 0-3, Inter-Chievo 4-3, Bari-Chievo 1-2 e Napoli-Chievo 3-0. GENOA Le preoccupazioni maggiori sono per Lazio-Genoa 4-2, che avrebbe visto come referente per i rossoblù Milanetto. Lo dice Gervasoni, che avrebbe avuto notizie certe dagli Zingari. Secondo un'informativa della polizia, Milanetto e Dainelli si sarebbero incontrati con gli slavi dopo il match in un albergo di Milano. Sotto la lente anche Bari-Genoa 3-0. INTER In estate si sospettò di Inter-Chievo 4-3 del 2011. Ma prove zero. Come per Inter-Lecce: la colpa ricadde su Paoloni «il millantatore». LAZIO Due partite, che pesano però come macigni: Lazio-Genoa 4-2 del 15 maggio e Lecce-Lazio 2-4 del 22 maggio 2011 con la regia degli slavi e di Zamperini e il coinvolgimento di Mauri, che avrebbe anche fatto una foto con Ilievski. «Ricordo di aver appreso dal portiere Cassano che le scommesse dei giocatori della Lazio erano state effettuate presso un amico di Zamperini che aveva un'agenzia di scommesse», ha detto Gervasoni. LECCE Oltre a Brescia-Lecce 2-2 e Lazio-Lecce 2-4 (con il coinvolgimento di Benassi, Rosati, Ferrario e altri), sono esplosive le dichiarazioni di Masiello, che ha ammesso di aver fatto apposta autogol in Bari-Lecce. Aggiungendo di aver ricevuto 230 mila euro in contanti da una persona vicina ai Semeraro, padroni del club. Ancora nebuloso il ruolo di Corvia. Nel 2008 avrebbe pagato l'Ascoli per battere l'AlbinoLeffe, avversaria nella lotta per la A (Gervasoni dice di averlo saputo da Paoloni). MILAN Di Milan-Bari 1-1 si parla in un brogliaccio della Procura di Bari, ma zero riscontri. NAPOLI La Procura di Napoli indaga da mesi. Il più coinvolto è l'ex portiere degli azzurri Gianello, indagato. Sospetti su Napoli-Parma 2-3 del 2009, partita durante la quale venne fotografato a bordo campo, al San Paolo, il figlio del boss Antonio Lo Russo. NOVARA Le ombre si addensano attorno all'attaccante Bertani, ora alla Samp, che secondo Gervasoni entrò in contatto con gli Zingari per Chievo-Novara 3-0 di Coppa Italia (che sarebbe stata combinata con l'aiuto di Fontana, Shala e Ventola) e poi sarebbe diventato un referente affidabile al punto di avere anche un telefono dedicato alle combine. Nel mirino anche Novara-Ascoli 1-0 (coinvolto Gazzola) e Novara-Siena 2-2 (tirati in ballo Vitiello e Drascek da Carobbio). PALERMO Non ha colpe nella combine non andata a buon fine con il Bari (2-1, rigore sbagliato dall'inconsapevole Miccoli). ROMA Bari-Roma 2-3 è stata la bolla di sapone di un giorno a causa delle parole di Iacovelli. PARMA Preoccupa la partita Parma-Bari 1-2; a fine partita Morrone aggredì Marco Rossi urlandogli: «Bastardo, non erano questi gli accordi». SIENA Tre righe di verbale che potrebbero avere effetti devastanti. Ha detto Gervasoni: «Gegic mi riferì di aver appreso da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede dei soldi ai giocatori del Modena, Tamburini e Perna, per vincere l'incontro Modena-Siena terminato 0-1». Non ci sono ancora riscontri, ma intanto Mezzaroma è il primo presidente di A a essere accusato direttamente. Carobbio e Gervasoni hanno parlato anche di altre partite: AlbinoLeffe-Siena 1-0, Siena-Ascoli 3-0, Siena-Piacenza 2-3, Siena-Torino 2-2, Siena-Varese 5-0 e Novara-Siena 2-2. Tirato in ballo anche Stellini, collaboratore di Conte. UDINESE Per Chievo-Udinese 0-2 Gervasoni ha detto di aver saputo dai fratelli Cossato che l'incontro era stato manipolato. Di Udinese-Bari 3-3 ha parlato Masiello, tirando in ballo anche Bonucci e Pepe, che sarebbero stati a conoscenza della combine. SERIE B Le squadre più chiacchierate sono AlbinoLeffe, Ascoli, Bari e Grosseto. L'AlbinoLeffe, ex squadra di Gervasoni e Carobbio, è citata nell'inchiesta per ben 15 partite. E i due «infedeli» hanno fatto i nomi di una decina di ex compagni. Per la maggior parte delle partite la società sarebbe parte lesa, ma si sospetta che la dirigenza sia coinvolta direttamente in AlbinoLeffe-Piacenza 3-3 e in Reggina-AlbinoLeffe 3-1 del 2010. L'Ascoli, già penalizzato nel primo processo sportivo per le colpe di Sommese e Micolucci, è coinvolto in almeno 8 partite. Gli ex Bari avrebbero taroccato almeno 5 partite: sono Andrea Masiello, Bentivoglio, Parisi, Belmonte e Marco Rossi. Carobbio e Gervasoni coinvolgono negli 8 match manipolati del Grosseto Acerbis, Job, Joelson, Conteh e Turati. Il Padova trema per le dichiarazioni degli indagati sui match con l'Atalanta («combinata dalle società»), con l'AlbinoLeffe del 2010 («vittoria pagata dal Padova») e per Mantova-Modena («il Modena prese i soldi dal Padova per non perdere»). La Sampdoria, con Guberti, è stata pesantemente tirata in ballo per la vittoria di Bari, il Torino per il 2-2 di Siena (coinvolto Pellicori). Citate anche partite di Brescia, Crotone, Empoli, Livorno, Modena, Pescara, Reggina, Sassuolo e Varese, ma con responsabilità sfumate o nulle. Un capitolo a parte lo merita il Verona per le recenti dichiarazioni di Gervasoni su Verona-Piacenza 1-0 del 2006 («Facemmo una colletta di circa 70 mila euro» per vincere a cui parteciparono «Comazzi, Biasi e Italiano» (. . . ) «La somma venne fatta pervenire a Moscardi, Margiotta e Olivi») e Verona-Bari 4-2 del 2007 («A fine partita ho appreso da Bellavista, Santoruvo e Marco Esposito che si erano messi d'accordo con Sibilano tramite il d. s. Cannella». Coinvolti anche «Cazzola e forse Micolucci». Attenzione: reato prescritto per il club, che non rischia nulla, ma non per i tesserati. ------- LA SITUAZIONE IN SERIE A Ora rischiano penalizzazioni almeno 11 club Da verificare alcuni casi di responsabilità diretta: è in ballo la salvezza di MAURIZIO GALDI (GaSport 14-04-2012) Responsabilità diretta, responsabilità presunta, responsabilità oggettiva. Su queste tre opzioni ruotano le possibili penalizzazioni che la Disciplinare, prima, e la Corte di giustizia federale, poi, infliggeranno alla società i cui calciatori sono coinvolti nel calcioscommesse. Il peso delle tre opzioni è diverso: la responsabilità diretta presuppone che un dirigente (a maggior ragione se presidente o amministratore) si sia reso colpevole dell'illecito; la presunta riguarda quegli illeciti che sono stati consumati a favore di una società, ma senza che i suoi dirigenti ne fossero a conoscenza (ricordate i sei punti di penalizzazione all'Arezzo per Arezzo-Salernitana?); infine c'è la responsabilità oggettiva per cui un club paga per il fatto che un suo tesserato abbia commesso o tentato l'illecito. La responsabilità oggettiva Questo è il caso più complesso: le società stanno sollevando un polverone (Atalanta in testa) perché sia cancellata o ridimensionata. Comunque attualmente è già abbastanza modulata. Basta ricordare che alla fine dell'iter, il Benevento (per il quale il Procuratore federale aveva chiesto 14 punti di penalizzazione per il ruolo del portiere Marco Paoloni) ha visto ridursi ad appena due punti il suo handicap in classifica dal Tnas in virtù del fatto che in realtà gli illeciti erano tutti stati commessi a suo danno. Cosa rischiano Ad oggi la situazione non è ancora chiara, ma dalle carte sembra potersi ipotizzare una responsabilità presunta per il Lecce (solo dopo ulteriori accertamenti potrebbe trasformarsi in diretta) per cui rischia una penalizzazione (guardando i precedenti almeno sei punti), mentre se fosse provata la diretta rischia almeno la retrocessione all'ultimo posto (serie B se si salva, Prima divisione in caso contrario). Ulteriori penalizzazioni potrebbero riguardare Atalanta, Bologna, Chievo, Lazio, Genoa, Parma, Napoli, Novara, Udinese e Siena. Al momento per tutte queste dovrebbe scattare la responsabilità oggettiva, ma sul Siena si addensano nubi ulteriori per le dichiarazioni di Gervasoni, che però in questo caso riferisce versioni di terza mano: una posizione tutta da verificare. In B rischiano AlbinoLeffe, Ascoli, Bari, Grosseto, Padova e Reggina. Tutte sicuramente per responsabilità oggettiva, ma la posizione di Padova e Reggina potrebbe cambiare sempre dopo le dichiarazioni di Gervasoni che parla di «accordo» tra presidenti. Tra i calciatori molti rischiano la radiazione e sicuramente le sanzioni saranno pesanti. ------- GaSport 14-04-2012 ------- Mauri e Brocchi sereni ma Gervasoni conferma I due laziali sentiti in Procura federale. Cristian: «Non voglio che si dubiti di me». L'ex del Piacenza interrogato per 10 ore di VALERIO PICCIONI (GaSport 14-04-2012) A sentire i loro avvocati, ma anche a guardare le loro facce dopo gli interrogatori-maratona, Stefano Mauri e Cristian Brocchi dovrebbero essersi difesi in modo convincente davanti agli inquirenti sportivi. Insomma, quel «sono sereno», pronunciato da Mauri e replicato ben cinque ore dopo dal suo compagno, sembrava sincero. Naturalmente tenendo a mente che l'interrogatorio «sportivo» è molto, ma molto più soft rispetto a quello penale. E senza dimenticare che mentre Mauri e Brocchi dicevano «non c'entriamo nulla», al piano di sopra il grande accusatore Carlo Gervasoni ha confermato ogni virgola tagliando il traguardo delle dieci ore di deposizione. Una giornata infinita con il palazzo di via Po sotto l'assedio di microfoni e telecamere fra lo stupore degli altri condomini: «Ma che sta accadendo?». La foto Mauri è arrivato un minuto prima di Gervasoni al portone degli uffici della Procura della Figc. Facendo uno più uno si è arrivati a pensare a un confronto all'americana, ripetutamente smentito. Ma fra i due pool di procuratori c'è stato un continuo scambio di informazioni, cosa che fa pensare a interrogatori «comunicanti». Mauri doveva spiegare due partite sotto inchiesta, Lazio-Genoa e Lecce-Lazio, con lo stesso risultato: 4-2. E una foto, citata da Gervasoni nell'interrogatorio a Cremona: «Ricordo che nei giorni successivi (a Lazio-Genoa) Ilievski mi mostrò una foto sul proprio cellulare che lo ritraeva abbracciato insieme a Mauri». Che non ha detto: quell'abbraccio non esiste. Ma ha spiegato di non ricordare il momento, come mille altri di tifosi che si fanno fotografare con lui. Quindi ha respinto al mittente l'eventualità di un incontro con Ilievski e con il suo amico Zamperini. Ora la domanda è: c'è dell'altro nelle carte di Cremona? E quanto di questo altro è a conoscenza dell'ufficio di Palazzi? Il «giro» Per Brocchi il discorso è diverso. Il suo avvocato, Dania Manti, spiega la durata chilometrica dell'interrogatorio con «la rottura di una stampante». Sarebbe stato lo stesso Brocchi a insistere per capire la provenienza delle accuse. La sua posizione emergerebbe in modo indiretto, come frequentatore di un «giro» di giocatori e personaggi sotto indagine. «Brocchi è un ragazzo che ama il calcio, un'icona, una figura specchiata», ha spiegato ancora il suo avvocato. E lui: «Non voglio che si dubiti di me». Gervasoni Sono stati sentiti anche Shala e Bertani, e fuori sede pure Conteh. Ma l'interrogatorio di Gervasoni è stato per tutti il più impegnativo. Alla fine, i suoi avvocati Alleva e Andreussi non hanno fiatato: troppo delicato il momento anche per poche parole. Ora tocca a Stefano Palazzi, che non ha partecipato agli interrogatori, ma che incrocerà i verbali delle audizioni con le carte di Cremona. Una lettura decisiva per scegliere fra archiviazione e deferimenti. ------- PETRUCCI ALL’ATTACCO DELLA LEGA «Responsabilità oggettiva: guai a toccarla» di MARCO IARIA (GaSport 14-04-2012) Non passa giorno che Gianni Petrucci non difenda uno dei pilastri della giustizia sportiva: la responsabilità oggettiva. A maggior ragione adesso che la Lega, su richiesta di 8 club, l'ha messa tra i punti all'ordine del giorno della prossima assemblea, in programma venerdì. «Io dico che un presidente normale, sereno, saggio - ha detto il capo del Coni — in questo momento in cui sta uscendo quello che sta uscendo, come può ancora pensare a togliere uno dei capisaldi dello sport, non solo del calcio? Come si può pensare che la Lega si riunisca e di nuovo parli non di etica, ma di come alleggerire eventuali responsabilità? Queste sono cose assurde». Priorità Su sollecitazione dell'a.d. dell'Inter Ernesto Paolillo, l'assemblea avrebbe dovuto discutere dei modelli aziendali di vigilanza e di controllo sui dipendenti (la legge 231). La richiesta di Atalanta, Bologna, Cesena, Genoa, Lecce, Novara, Parma e Siena pare tuttavia aver preso il sopravvento, tanto più che inizialmente ci si era dimenticati del tema suggerito dai nerazzurri, salvo poi integrarlo in un comunicato successivo. Ma Petrucci pone un niet: «La responsabilità oggettiva mai sarà tolta, si mettano l'anima in pace, perché non riguarda solo il calcio, ma tutto lo sport non solo italiano e il presidente Abete che è persona perbene non pensa a questo». Proprio il numero uno della Figc spiega: «C'è sempre una giurisprudenza che arricchisce il quadro normativo, perché nel codice di giustizia sportiva c'è la possibilità di calibrare diversamente la responsabilità dei soggetti qualora abbiano messo in atto tutta una serie di meccanismi che costituiscono o attenuanti o esimenti. Ma questo non toglie che la responsabilità oggettiva rimane un presidio nel sistema sportivo internazionale». ------- IL FILONE BARESE Verso il processo per frode sportiva E Quarta non parla di GIUSEPPE CALVI (GaSport 14-04-2012) Entro la prossima settimana la Procura di Bari potrebbe chiudere la fase istruttoria della prima tranche legata a 5 incontri del Bari e trasmettere poi gli atti alla Procura federale sportiva. Per il derby con il Lecce, disputato al San Nicola il 15 maggio 2011 (che valse la salvezza in anticipo per i giallorossi), potrebbe bastare il contributo dei protagonisti di parte barese, se Carlo Quarta dovesse alzare un muro di silenzio. Per il reato di frode sportiva non è obbligatorio il mandato di cattura, essendo infatti prevista «la reclusione da 3 mesi a 2 anni, se il risultato della competizione è influente ai fini dello svolgimento di concorsi pronostici e scommesse regolarmente esercitati». I magistrati della Procura di Bari possono costruire il processo penale poggiando sulle verità raccontate da Andrea Masiello e dai suoi amici Carella e Giacobbe e, più in particolare, sulle prove documentali e sul flusso di denaro. La linea del silenzio Sin qui gli inquirenti non hanno ritenuto necessario interrogare Quarta e il suo presunto complice, un avvocato leccese di nome Andrea, suo amico di vecchia data, indicati da Masiello e Carella come i responsabili della combine per garantire la vittoria del Lecce. E Quarta — che prima del derby avrebbe consegnato a Carella l'assegno a sua firma di 300 mila euro — potrebbe avvalersi, nel caso fosse convocato dai giudici, della facoltà di non rispondere. Assistito dall'avvocato Angelo Pallara, l'imprenditore leccese, amico di Pierandrea Semeraro (all'epoca presidente del Lecce), non ha sollecitato agli inquirenti il suo interrogatorio. Anzi, magari Quarta preferirà restare in silenzio, mentre i giudici setacciano conti correnti bancari per trovare intrecci tra lui e Semeraro. Noto scommettitore, con puntate pesanti soprattutto in un'agenzia del centro di Lecce, Quarta dovrebbe dare conto sulla provenienza dei circa 230 mila euro portati da «mister y», l'avvocato identificato, nell'incontro all'hotel Tiziano di Lecce, e consegnati a Masiello e Carella. ------- Palazzo di Vetro di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 14-04-2012) ORA SCOMMESSOPOLI PER PALAZZI DIVENTA UNA SFIDA CONTRO IL TEMPO Scommessopoli è un grande scandalo. Ma per la giustizia sportiva è anche un gran pasticcio. Carlo Gervasoni, già radiato nel processo sportivo 2011 denominato scommessopoli uno, ha parlato come una radiolina. I suoi verbali desecretati dalla Procura di Cremona e la chilometrica deposizione fornita ieri agli uomini del Procuratore federale Palazzi aprono la strada a scommessopoli due, deferimenti previsti per fine mese e processo a cavallo dell'Europeo. Nel frattempo la Procura di Bari, lì la radiolina è Andrea Masiello, avrà chiuso la sua prima tranche d'inchiesta, gli atti arriveranno alla Figc e sarà scommessopoli tre. Poi ci sarà una nuova puntata a cura della Procura di Cremona, annunciata dal capo della Polizia Manganelli come una specie di scossa sismica: per Palazzi scatterà scommessopoli quattro. E ancora: a breve dovrebbe uscire dal proprio meditato letargo la Procura di Napoli e sarà scommessopoli cinque. Per finire con le successive tranche dell' inchiesta barese: scommessopoli sei e magari pure sette. Capirete bene che raccapezzarsi dentro a questo caos è assai complicato e per una volta è il caso di mostrarsi un po' generosi con quanti devono occuparsi di indagini, deferimenti, processi. La giustizia penale ha i suoi tempi, Calciopoli docet, quella sportiva ha altre necessità. Di urgenza. Relativa per quel che riguarda i tesserati: taroccatori di partite o anche solo rei di omessa denuncia (in giro sembra essercene un'infinità), prima o dopo tutti dovranno vedersela con le conclusioni di Palazzi. Assoluta per quel che riguarda le società. I campionati finiscono e devono ricominciare. Insieme alle coppe europee, dove, è opportuno ricordarlo, vige la cosiddetta «norma Milan» varata nel 2007, mentre i rossoneri, penalizzati in Calciopoli ma con accesso ai preliminari di Champions League, volavano verso il trionfo finale: da allora le coppe sono vietate per una stagione al club «direttamente o indirettamente coinvolto in attività tesa a cambiare il risultato di una partita». Ovvero, se sei penalizzato in Italia non puoi disputare le coppe europee. In Lega, dove in un rigurgito di morale avevano messo all'ordine del giorno di venerdì prossimo il tema scommesse, sono subito tornati alla cinica, interessata quotidianità, aggiungendoci la «richiesta delle società Atalanta, Bologna, Cesena, Genoa, Lecce, Novara, Parma e Siena di porre in discussione una nuova definizione del principio della responsabilità oggettiva». Puntuale e opportuno, ci ha pensato ieri Petrucci, seguito a ruota da Abete, a bastonarli. Ma questo non risolve il problema di fondo e dei mesi che verranno: che giustizia è per il calcio una giustizia a rate? Ecco perché questa volta Palazzi, con l'aiuto delle Procure di Cremona, Bari e Napoli, deve superarsi. Ha tempo fino al 31 luglio, anche qualcosa di meno perché il 2 agosto in Europa cominciano i preliminari che ci riguardano. Altrimenti, statene certi, sarà il caos. Auguri. ------- ilCaso di ANTONELLO CAPONE (GaSport 14-04-2012) QUEGLI ASTERISCHI NELLE CLASSIFICHE TOLGONO UN VALORE: LA CERTEZZA Piovono penalizzazioni: sono previste dalle opportune regole anti bancarotta. Ma il tifoso chiede anche altro. Un Nord, un nuovo punto di riferimento, la certezza di una sana e solida classifica, l'unica su cui potevamo e vorremmo continuare a imbastire discorsi, discussioni, tabelle di marcia. Non ce la facciamo a convivere con gli asterischi. Nè ce lo meritiamo. Perché l'asterisco è il marchio di precarietà di oggi e noi abbiamo nel calcio il bene rifugio. L'asterisco indica l'eccezione che sballa, riporta le controindicazioni di una medicina che prendiamo per far passare il raffreddore ma ci avverte che potrebbe far venire il mal di testa se il nostro bisnonno era allergico al polline. Passi il campionato spezzatino che ci ha tolto tuttelepartiteallastessaora: ok, è per i soldi della tv che ci fanno acquistare i campioni. Passi lo sciopero dei calciatori che ha portato la prima giornata a dicembre: vuoi non solidarizzare con i lavoratori? Passi anche la neve che ci ha dato la classifica delle palle con la Juve che era in ritardo di quattro punti, ma in realtà era prima perché aveva due partite da recuperare e alla fine ci ha creduto talmente tanto che ne ha fatto due e per tornare prima ha dovuto riconnettersi con il campo magnetico. Insomma, oggi in A, in B, in Lega Pro ci troviamo giorno per giorno la classifica scombussolata dai Gervasoni, da Equitalia, dalla Covisoc: una mancanza del contabile in dicembre toglie i punti a primavera! Non ci illudiamo più di capire la stagione che cambia guardando se sono tornate le rondini. Che pure sarebbe un nostro diritto divino. Ma è giusto pretendere che almeno la sacralità della classifica venga ristabilita. Perché poi ci assale un dubbio: che siano tutti espedienti per far fuori alla chetichella un tot numero di squadre per arrivare al taglio del settore professionistico. Invece di agire di forbice lo fanno di strappo: uno oggi, l'altro domani, finché la maglia è da buttare. Il calcio fonda la sua fortuna sulla semplicità universale: vince chi segna più gol. Chi fa più punti viene prima di chi ne fa meno. E giornata per giornata puoi vedere lo stato d'avanzamento. Quant'è bella quella paginata che appendi in camera o fa mostra nelle officine ancor più bella delle signorine: partita dopo partita annerisci le caselline e vedi subito chi è primo, chi in zona Champions, chi sta per cadere. No, non vogliamo spazi per asterischi. Nè escogitare uno sbianchetto da abbinare alla vendita della Ġazzetta. Non solo non sappiamo quanti sono gli esodati. Non sappiamo neanche quanti punti abbiamo davvero noi e quanti ne ha l'avversario. E non accettiamo che il contabile muova a piacimento la classifica. Altrimenti avrebbe fatto il calciatore.
  13. Calciopoli: niente revisione, anche il tribunale Ue respinge il ricorso di "Giulemanidallajuve" di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 13-04-2012) Non c'è che dire. Antonio Conte sarebbe fiero di loro. Della loro caparbietà e della voglia di non arrendersi mai. Ma i tifosi juventini dell'associazione "Giulemanidallajuve" nata per contestare le sanzioni inflitte alla Juventus nel 2006, nell'ambito del processo sportivo di "Calciopoli", hanno subito un'altra battuta d'arresto nella loro battaglia. Dopo che la Commissione aveva respinto il loro ricorso nel 2009 ora è la volta del Tribunale Ue. La vicenda. Nell'ambito del processo sportivo Calciopoli alla Juventus erano state inflitte pesanti sanzioni che consistevano in un'ammenda, nella revoca del titolo di campione d'Italia per la stagione 2004/2005, nella non attribuzione del titolo di campione d'Italia per la stagione 2005/2006 e nella retrocessione all'ultima posizione in serie A del campionato italiano. La Juventus ha dovuto giocare in serie B per la stagione 2006/2007 con una penalità di nove punti e non ha potuto partecipare alla Champions League. Il ricorso a Bruxelles. Contro queste sanzioni inflitte dalla commissione di appello federale della Figc e confermate dalla Corte Federale e dalla camera di conciliazione e arbitrato del Coni, "Giulemanidallajuve" ha presentato, tra le altre cose, una denuncia alla Commissione europea per violazione delle regole dell'Unione sulla concorrenza da parte di Figc, Coni, Fifa e Uefa, ritenendole sanzioni ingiustificate e discriminatorie. Nel 2009 la Commissione europea ha respinto la denuncia per mancanza di interesse legittimo da parte dell'associazione e per insussistenza di un interesse comunitario sufficiente per proseguire con ulteriori indagini. Secondo la Commissione, infatti, l'associazione non rappresenta gli interessi della Juventus, non agisce in nome di quest'ultima e non è riuscita a dimostrare una lesione degli interessi economici dei suoi membri. Le infrazioni allegate non sono inoltre tali da incidere sul commercio intracomunitario e sul funzionamento del mercato unico. Il ricorso al Tribunale Ue. Il 10 luglio 2009 l'associazione ha presentato un altro ricorso al Tribunale della Ue chiedendo di annullare le sanzioni inflitte alla Juventus e la riparazione del pregiudizio subito, puntando il dito stavolta sulla violazione dell'obbligo di motivazione, sull'errore nella definizione della nozione di interesse legittimo e di interesse comunitario. Ma per il Tribunale dell'Unione europea la Commissione ha giustamente deciso che i comportamenti denunciati non incidono in maniera significativa sul commercio intracomunitario e ha sottolineato la limitata portata economica della causa, l'incidenza su un numero limitato di consumatori, la limitata portata geografica delle restrizioni. La Commissione ha inoltre correttamente deciso per l'assenza di un interesse comunitario sufficiente per continuare a condurre ulteriori indagini, in quanto l'impatto delle sanzioni inflitte alla Juventus sulla struttura concorrenziale del calcio mercato non ha una portata significativa e le sanzioni non hanno causato una disfunzione significativa del mercato comune a causa della portata limitata delle violazioni. Il Tribunale ha rigettato quindi il ricorso proposto dall'associazione. Ai tifosi juventini non resta che consolarsi con i successi sul campo della squadra di Conte, e chissà mai che in Italia i giudici non sia più comprensivi delle ragioni bianconere. Al Tar dovrebbe essere ancora pendente la richiesta di risarcimento di oltre 400 milioni di euro presentata dalla Juventus per i danni subiti a causa di Calciopoli.
  14. Violenze anche contro i disabili. Il calcio ostaggio degli ultrà di GIUSEPPE CERETTI (Il Sole 24 ORE.com 13-04-2012) Dal campo di Bari, una delle società nel mirino per l'inchiesta del calcio scommesse, le cronache sportive hanno dato conto di un duetto in punta d'insulti tra le fazioni della stessa tifoseria, l'una accusando l'altra di ospitare gli "infami" che hanno trascinato nel disonore i colori societari. Gruppi di ultrà, dice l'accusa, hanno minacciato i giocatori costringendoli di fatto a perdere apposta e hanno scommesso contro la loro squadra del cuore. Al di là delle responsabilità dirette che tocca alla giustizia sportiva e ordinaria stabilire, è evidente il ruolo di agenti ricattatori svolto dalle frange estreme del tifo. Nulla di nuovo, né fonte di particolare sorpresa. Ma è proprio l'assenza di sorpresa che indica la profondità del fenomeno. Ciò che lascia esterrefatti è la debolezza, che confina con la complicità, mostrata da troppe società. Abbondano slogan equivoci che indicano negli ultrà i proprietari "de facto" del club, credendo con ciò di realizzare una sorta di democrazia plebiscitaria, un azionariato diffuso in pectore. Un equivoco voluto o imposto che genera ambigue commistioni e che apre le porte degli stadi agli affari sporchi, ai mercati illeciti e nemmeno camuffati, alla compravendita dei biglietti, alla gestione delle trasferte, altrettante fonti di ricatto esibite con protervia. Vecchio problema, si dice. Vero. Solo che è rimasto per anni senza soluzione e oggi si arricchisce di nuovi, inquietanti capitoli. Le ingerenze crescono, entrano nel merito delle scelte degli allenatori e si fanno eclatanti. Sabato scorso un siparietto per nulla divertente ha messo in mostra giocatori a bordo tribune "chiamati a rapporto" dai capi degli ultrà genoani, insoddisfatti del comportamento della squadra dopo l'incontro con il Novara. Una sorta di resa dei conti "entro" il sacro recinto e davanti alle telecamere perché tutti capissero. Gesti da gentleman se paragonati all'assedio a Marassi di mercoledì dopo la deludente prova contro il Cesena. Quando non basta l'avvertimento collettivo si passa alle minacce individuali: la cronaca, non più sportiva ma nera, riferisce con sempre maggiore frequenza di atleti picchiati e minacciati. A nessuno degli addetti ai lavori sfiora il pensiero che le sole armi di dissenso lecito siano i fischi e gli sfottò più o meno colorati sino alla diserzione degli stadi. Queste osservazioni vengono trattate come opinioni di allocchi, anche se rappresentano il metodo di dissenso della maggioranza. E invece bisogna "render conto" ai professionisti del tifo ultrà a tempo pieno che guidano truppe cammellate ovunque ritengano opportuno. Per costoro tutto è di proprietà, dal calciatore sino allo stadio, trasformato in una sorta di territorio amministrato da violenti che godono di omertoso rispetto. Invano si leggono ripetute denunce di chi si vede cacciato dal posto acquistato con regolare biglietto. Ai padroni del tifo é concesso fare il bello e il cattivo tempo, compreso irrompere nelle postazioni dei radiocronisti, come documentato da "A Tempo di sport", la bella trasmissione di Radio24 condotta da Gigi Garanzini. Per non parlare di ciò che accade nei dintorni degli stadi, anche quelli oggi esaltati come tempio della modernità e del tifo, dal recente gioiello di Torino sino alla Scala del calcio con le toppe d'erba che gridano vendetta. Una recente lettera alla Ġazzetta, mai smentita, denuncia le percosse e le violenze subite da un disabile ai margini del celebrato stadium. Al peggio non c'è mai fine. A furia di considerare il calcio non alla stregua di altre manifestazioni sportive, di negare ad esso l'intima essenza di spettacolo, si finisce per creare una terra di nessuno dominata da regole di sopraffazione. La violenza che non risparmia nemmeno un portatore di handicap, il razzismo esibito e ormai lasciato senza sanzioni che non siano pecuniarie, la negazione dei diritti altrui: che altro deve accadere? La società civile che ama il calcio nel rispetto degli altri, avversari e mai nemici, chiama invano le istituzioni, i grandi club e i loro dirigenti a un'azione collettiva per far rispettare le regole della comune convivenza. E' una maggioranza che chiede voce, giustizia e tutela, prima di diventare negli stadi una minoranza. Allora sì che sarebbero guai. Ma fondato è il timore che gli addetti ai lavori pensino ad altro. In Italia lo sport è una bella teoria e il calcio è un'altra cosa. Alla voce rigore si legge: tiro libero dagli undici metri, massima punizione inflitta alla mia squadra da un arbitro in malafede o non data alla mia squadra da un arbitro in malafede. Buon campionato a tutti.
  15. SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 13-04-2012) Calciatori e club coinvolti Ecco cosa potrà succedere La (nuova) piovra del calcio. Le scommesse. I dati sono impressionanti. Graham Peaker, Uefa "intelligence coordinator", in occasione del workshop di Helsinki, ha spiegato: "Il mercato del fixing è globale ed endemico. Ogni giorno hanno un nuovo modo di agire. Con una semplice telefonata, trasferiscono ingenti somme di denari da una parte all'altra del mondo: il valore annuale stimato del gioco è pari a oltre 500 miliardi di euro, di cui il 32 per cento in Europa, il 44 in Asia, il 5 in Oceania, il 16 in Nord America, il 2 in Africa e l'1 in Sudamerica". Una piovra contro cui stanno lottando Fifa, Uefa, le Federazioni nazionali. Hanno chiesto anche aiuto all'Interpol: la "guerra" è appena iniziata. Ma, intanto, ecco che rischia di sconvolgere i nostri campionati: dalla serie A alla Lega Pro, sarà un'estate di processi (due? tre?), di condanne, di polemiche, di ricorsi. Saranno deferiti più di cinquanta tesserati e decine di società: il pool di Stefano Palazzi sta lavorando ormai a pieno ritmo. Uno staff di 12 persone della procura Figc che si sta interessando (solo) al calcioscommesse. Il presidente Giancarlo Abete ha chiesto di fare (il più possibile) in fretta, di fare bene, di fare pulizia. Entro fine mese ci saranno i primi deferimenti: riguarderanno una parte (non tutta) delle carte di Cremona, perché la procura della Repubblica di Bari, ad esempio, ancora non ha fatto avere nulla a Palazzi. Il procuratore Figc è in ottimi rapporti con il capo della procura pugliese Laudati, di cui è stato anche auditore. Ma le indagini a Bari sono ancora in (pieno) corso e molti verbali sono stati secretati: la Figc non si può ancora muovere. Comunque ha già sufficiente materiale da Cremona per "rinviare a giudizio" già un discreto numero di tesserati e club. In serie A, a indagini concluse (calcolando quindi anche Bari), potrebbero essere addirittura undici le società coinvolte, con responsabilità diverse: Atalanta, Bologna, Cesena, Parma, Chievo, Genoa, Lazio, Lecce, Novara, Siena, Udinese. In B, stando a quello che esce dai verbali, il Bari sembra spacciato. Coinvolta anche la Sampdoria. C'è da chiedersi che controllo facevano alcuni dirigenti sui loro calciatori... E' difficile oggi stabilire il grado di responsabilità dei club: come noto, esistono la responsabilità oggettiva, quella presunta e diretta (quando sono coinvolti i dirigenti). I deferimenti potrebbero riguardare l'articolo 1 (lealtà, ecc.) e il 6 (illecito). L'articolo 18 del codice di giustizia sportiva è chiaro: "La penalizzazione sul punteggio, che si appalesi inefficace nella stagione sportiva in corso, può essere fatta scontare, in tutto o in parte, nella stagione seguente". La pena insomma deve essere afflittiva. Possibile quindi che alcuni club siano puniti quest'anno (addio qualificazione europea o salvezza), e altri debbano iniziare la stagione 2012-'13 con dei punti di penalizzazione. Alcune società rischiano da tre punti in su: ma se la gara taroccata ad esempio ha portato alla salvezza, la pena richiesta potrebbe essere molto più alta (anche dieci punti). Non si sommano le gare. Nel caso dell'Atalanta, ad esempio, che già stato scontando sei punti di penalizzazione, ci sono in ballo altre due partite: ma questo non vuol dire che avrà altri sei punti, da scontare magari nella prossima stagione. Per una questione di "continuazione", potrebbe averne solo due-tre. Nel caso di responsabilità diretta è prevista invece la retrocessione all'ultimo posto in classifica. Alcuni club hanno messo all'esame del giorno, per l'assemblea di Lega di A del 20 aprile, la questione della responsabilità oggettiva. Una cosa deve essere chiara: i processi di questa estate si terranno con le norme attuali. Lo ha assicurato ieri Abete. In futuro, si vedrà: la Figc già prevede sconti di pena per chi collabora ed è anche pronta a migliorare il sistema della responsabilità oggettiva, per evitare che, in qualche caso, i club abbiano un doppio danno. Ma bisognerà tenere conto anche di Fifa, Uefa e Coni. Una (eventuale) riforma quindi arriverà chissà quando. Per ora si va avanti con queste regole. Già la scorsa estate Palazzi d'altronde chiese delle "esimenti" per i club: lo stesso dovrebbe fare nei prossimi processi. I tesserati invece, se non si pentono, saranno stangati: Gervasoni, ad esempio, era stato radiato dalla giustizia sportiva la scorsa estate prima ancora che fosse indagato da quella ordinaria. L'Uefa inoltre vieta l'iscrizione alle Coppe europee per i club condannati per illecito: insomma, le classifiche potrebbero davvero essere sconvolte. Questo scandalo è vero che non coinvolge i vertici (Juve e Milano, in lotta per il titolo, ne sono totalmente fuori) ma per certi aspetti è peggio ancora di Calciopoli 2006, perché allora non ci furono gare taroccate (lo ha detto la sentenza di Napoli), e nemmeno ci fu passaggio di denaro. Qui di soldi invece ne sono girati tanti. Una "slavina" che lascerà sicuramente il segno sul nostro calcio. La Figc se ne rende perfettamente conto: ma non vuole, giustamente, sentire parlare di amnistia. Semmai, si pensa a regole più dure per il futuro. L'Uefa già tiene sotto controllo i campionati europei di prima e seconda divisione (quindi, in Italia, serie A e B). La Lega di A per la prima volta il 20 parlerà di scommesse: evviva, non è mai troppo tardi... La Lega di B, con il suo presidente Andrea Abodi, a fine mese presenterà un piano dettagliato. Perché il codice etico qui non basta più, bisogna toccare certi calciatori (infedeli) nel portafoglio. La Lega Pro invece si è affidata alla SportRadar per monitorare il flusso di scommesse. Una battaglia terribile, a tutto campo. Difficile da vincere quando un calciatore di notte si collega con il computer con Singapore. Ma è una battaglia che il mondo del calcio vuole, deve, fare. Altrimenti che si gioca a fare, quali solo le partite pulite? Intanto, oggi Palazzi e il suo staff, conclusi gli interrogatori di Gervasoni, Mauri e Brocchi potrebbero pensare ad un nuovo calendario, o più probabile, chiuderanno qui questa fase e cominceranno a preparare i deferimenti. A fine mese arriverà davvero la slavina.
  16. LETTERE PortoFranco a cura di FRANCO ARTURI (GaSport 13-04-2012)
  17. Le riforme UEFA sono al passo coi tempi Nel suo discorso al XXXVI Congresso Ordinario UEFA a Istanbul giovedì, il presidente UEFA Michel Platini ha citato i risultati e gli sviluppi che lo rendono ottimista per il futuro. di MARK CHAPLIN (UEFA News | 12-04-2012) Progresso attraverso unità e armonia; voglia di proteggere il calcio; riportare la moralità nel sistema; preservare il patrimonio del calcio; perseguire la solidarietà. Sono i punti chiave del discorso del Presidente UEFA Michel Platini al XXXVI Congresso Ordinario UEFA a Istanbul giovedì. "Il calcio - ha detto il Presidente UEFA ai 53 rappresentanti delle federazioni nazionali affiliate alla UEFA, così come agli ospiti della politica e dello sport - è troppo bello per lasciarlo esposto alle numerose minacce che incombono. Il calcio è meraviglioso, un tesoro che dobbiamo preservare." Il Signor Platini ha parlato dei vari risultati e sviluppi che lo rendono ottimista per il futuro, sottolineando anche una determinazione condivisa a combattere gli elementi negativi che ancora esistono. "Prima di tutto, penso che insieme abbiamo raggiunto grandi obiettivi - ha aggiunto -. Riformare le competizioni per club, riformare quelle per le nazionali, riformare i nostri statuti e lanciare progetti importanti come il fair play finanziario e le qualificazioni europee, solo per citarne alcune. Inoltre, credo che tutti insieme stiamo andando lontano e nella direzione giusta". "La UEFA è un'istituzione innovativa e unica: una sorta di laboratorio di ricerca e sviluppo che lavora senza tregua per migliorare il calcio, ma in accordo con la tradizione; un'organizzazione all'avanguardia, ma che non dimentica il passato e le sue radici". Il Presidente UEFA ha fatto riferimento al nuovo sistema di marketing centralizzato per le qualificazioni delle squadre nazionali, "un progetto che assicurerà alle nazionali molta più esposizione e consentirà alle federazioni di avere più stabilità finanziaria a medio e lungo termine" Anche l'unità della famigia del calcio europeo è stata finalmente ottenuta. "Nel 2007, (...) avevo promesso di portare intorno a un tavolo tutte le famiglie del calcio europeo per seppellire l'ascia di guerra e mettere fine alle tensioni che, per anni, hanno guastato le relazioni tra la UEFA e le diverse entità del calcio - ha ricordato il Signor Platini -. E così, pochi mesi dopo la mia elezione, abbiamo firmato dei memorandum d'intesa con i rappresentanti dei club, delle leghe professionistiche e dei giocatori". "Riunire tutti insieme non è stato difficile, è bastato un invito. Creare unità è stato più arduo. Ha richiesto persuasione, ma ce l'abbiamo fatta. Infatti – e questo è solo l'inizio – siete testimoni del rinnovo dell'intesa oggi. È un segno di rinnovata e consolidata unità; un segno che il calcio europeo è indivisibile". "I [memorandum] garantiscono che, per molti anni a venire, il calcio resterà il gioco che amiamo, quello in cui squadre di club e nazionali coesistono in armonia". Il presidente UEFA non ha omesso di parlare dei problemi che ancora esistono. "In alcuni Paesi conosciamo determinati club più attraverso i loro legali che attraverso i loro giocatori, poiché alcuni amministratori, cercando di mettersi in luce e di ottenere facili guadagni, trascinano continuamente le federazioni in tribunale. Questo è inaccettabile". "In alcuni paesi i giocatori firmano o mettono fine a un contratto sotto minaccia. Non può essere tollerato. Dobbiamo fare di più per proteggere i giocatori, senza i quali il calcio non esisterebbe". "In alcuni Paesi i club spendono più soldi di quanti ne abbiano, mentre altri non pagano i giocatori. Come è possibile che nel calcio ci sia più denaro e che allo stesso tempo i club non siano mai stati così indebitati? Il calcio professionistico in Europa ha maturato perdite per un ammontare di 1. 6 miliardi di euro in base al nostro ultimo studio. Com'è possibile questo paradosso? Non è sostenibile". Il Signor Platini ha dichiarato di aver ricevuto una lettera del vicepresidente della Commissione europea e commissario responsabile per la competizione Joaquin Almunia. Ha descritto la lettera come "una meravigliosa vittoria per UEFA e per il calcio". "La Commissione europea riconosce la legittimità del fair play finanziario e, nei fatti, ci spinge ad andare oltre". "Ogni giorno che passa - ha proseguito il Presidente UEFA - vediamo che grazie alle nostre riforme per proteggere il patrimonio del calcio e con i nostri progetti per incrementare l'equità e la solidarietà nel nostro sport, ci stiamo muovendo al passo coi tempi". Il Signor Platini ha detto di non vedere l'ora che cominci UEFA EURO 2012 quest'estate. "Perché dopo così tanti sforzi e sacrifici, sono certo che questo torneo sarà in linea con le nostre aspettative ci regalerà tantissime emozioni". Il Presidente UEFA ha poi ribadito che è essenziale non avere piani segreti: "È perché amiamo il calcio, perché siamo al suo servizio che dobbiamo lavorare fianco a fianco". "La violenza, le combine, le scommesse illegali, il doping, le pressioni e le minacce contro i giocatori, i contratti fasulli, i traffici di giovani giocatori, il denaro riciclato: queste piaghe esistono. Esistono nella società ed esistono nel calcio. Dipende da noi combatterli con l'aiuto delle autorità pubbliche, a cui rinnovo il mio appello oggi. "Se proteggiamo i giocatori, proteggiamo il gioco, ripuliamo il calcio - ha concluso il Signor Platini -. Questo è il nostro obiettiv,o ma dovrebbe essere la nostra ossessione. Molti nostri progetti sono stati fatti con questo spirito, per riportare la moralità al centro del gioco. Continuiamo a scrivere la storia insieme, il calcio lo merita".
  18. Tempo Scaduto di ALIGI PONTANI (Repubblica.it 12-04-2012) La congrega della Lega scappatoie da scommettopoli È bello sapere che c’è chi preoccupa del futuro del calcio italiano. Rassicura constatare il fervore con cui alcune società, piccole ma belle, siano rimaste profondamente scosse dalla degenerazione morale che ha portato a scommettopoli. Rincuora, infine, vedere che la tanto bistrattata Lega calcio ha finalmente deciso di prendere in mano la situazione, schiantando il muro di silenzio sullo scandalo e emanando un robusto ordine del giorno per la prossima assemblea del 20 aprile: non proprio imminente, certo, ma insomma, si fa quel che si può. Allora, vediamo. Punto tre dell’ordine del giorno, appunto. Dice così: "Richiesta delle Società Atalanta, Bologna, Cesena, Genoa, Lecce, Novara, Parma e Siena di porre in discussione "una nuova definizione del principio della responsabilità oggettiva delle Società sportive". Ecco fatto. Poi certo c’è anche il punto 4: "Frodi sportive: misure di prevenzione, di controllo e di contrasto del fenomeno". Come dire: prima liberiamoci della pena, poi parliamo pure del delitto. Ha un suo magnifico orrore, la congrega della Lega calcio. Fatta salva la presunzione d’innocenza, che per tutti deve valere, almeno sei di quelle otto societa' richiedenti sono infatti a vario titolo sotto pressione sui due tavoli della vicenda scommesse, quello giudiziario e soprattutto quello sportivo. La responsabilità oggettiva, che esiste in tutti gli ordinamenti sportivi decenti del mondo, stabilisce un principio: se un tuo tesserato sbaglia, tipo vendendosi una partita, la responsabilità è anche tua e dovrai risponderne con sanzioni adeguate. E’ un principio semplice, antico, rispettato. Può non piacere, e può perfino essere sensato pensare e dire che un club non può rischiare un danno economico che lo porti all’estinzione se un calciatore trucca a sua insaputa (eh sì) una gara. Del tutto insensato, però, è pensare che nel mezzo di uno scandalo i cui effetti devastanti devono ancora essere pienamente svelati, chi si sente convolto pensi di poter cambiare in corsa le regole per sfangarsela. Solo i fuorilegge, in genere, mettono in discussione la legge quando vengono beccati. Ma è soprattutto la gerarchia delle priorità a impressionare, nei nostri cari presidenti del calcio. Lo sfascio delle scommesse? Certo, bisognerà pur parlarne, visto che quel seccatore di Petrucci ce lo ricorda ogni volta, e perfino il silente Abete ora si è messo a rompere le scatole. Però prima parliamo di altro: di quanti soldi la Lega dovra' garantire a chi retrocede, (punto due dell'ordine del giorno), magari rivedendo la norma che esclude indennizzi a chi va in B per colpa di un illecito sportivo. E soprattutto della responsabilità oggettiva, di come cambiarla, annacquarla, magari sterilizzarla. Pagassero quei bastardi dei calciatori, anche se magari grazie a loro e ai loro impicci qualche punto, qualche salvezza, qualche qualificazione europea l’abbiamo rimediata. Ma che conta il passato? E’ il futuro a guidare i padroni del calcio, si sa. Un futuro dove chi sbaglia paga, a patto che non siano loro
  19. IL MESSIA MESSI MA MARADONA ERA PIÙ FORTE di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica il mitico Beck (GUERIN SPORTIVO | MAGGIO 2012) AMNISTIA PUSSA VIA Dalle semplici "sensazioni" alla richiesta di "amnistia" sportiva. Roberto Di Martino, procuratore capo di Cremona, officina di Scommessopoli, ama portarsi avanti con il lavoro. Non che i fatti, sin qui, gli abbiano dato torto, però amnistia è parola grossa: sorvola le sensazioni del giugno 2011, scavalca i processi. Calma e sangue freddo. Quand'anche la realtà dei fatti superasse la fantasia più brutale, il calcio non potrà scivolare fuori dalle proprie responsabilità. I cosiddetti organi istituzionali, dal Coni alla Figc, hanno opposto un secco e sdegnato «no». Petrucci la considera «irrealizzabile »; Abete «non perseguibile». Ci mancherebbe. Il problema sta tutto nella sensatezza delle repliche. Chi non avrebbe risposto così? Siamo in Italia e, dunque, attenzione ai minimi dettagli. Ricordate il termine "perentorio" del 30 giugno per l'iscrizione delle società ai campionati? Strada facendo diventò facoltativo. E la differenza tra tifoso e sostenitore impugnata in Lega per lucrare sui diritti tv? Insomma: all'estero, no all'amnistia è no. Da noi, vedremo. Tu chiamale, se vuoi, sensazioni. Appunto. SE TELEFONANDO «Come mai, secondo lei, Balotelli trova il tempo di andare in discoteca ma non di telefonare a Prandelli? ». È stato il domandone che un telecronista ha rivolto al presidente Abete. Il quale, a onor del vero, se l'è cavata con una certa competenza: «Mi risulta che Mario trovi il tempo anche per segnare». Una domanda, adesso, la faccio io: perché mai Balotelli dovrebbe chiamare il Ct? Voce dal fondo: per il codice etico. Che palle. Sia chiaro: discuto il codice, non l'etica. Balotelli, fra parentesi, aveva scontato i quattro turni di squalifica ed era disponibile per l'amichevole con gli Usa. Provate a immaginare se ogni giocatore telefonasse al Ct. Ai ruffiani preferisco i maleducati. Prandelli sa ciò che fa, Balotelli idem. Nessuno ha alibi. Deciderà il campo. Il rischio è un altro: temo che Balotelli si piaccia così. Fuori, ma anche dentro. Ha voglia, Mancini, di intimargli: sposati! E Prandelli di supplicarlo: telefonami! A questo siamo ridotti: a un teatrino nazional-pop in salsa tabloid, con strip inglese e sim italiane. In attesa di Cassano, Balotelli deve fare per due: non aspettava altro. IL COLORE DEI BUUUUUU Il derby della Capitale ha lasciato come colonna sonora i buuuuu razzisti degli ultrà laziali al romanista Juan. Il tutto, al modico prezzo di ventimila euro di multa. Sono seguite polemiche e tavole rotonde: perché Bergonzi non ha sospeso la partita? Perché tanto casino per i cori contro Juan e, all'andata, tanto silenzio per gli insulti a Cissé o per quelli, freschi freschi, a Diakité? La cosa buffa di questo Paese è che riesce a essere bipartisan perfino in materia di razzismo, argomento incendiario e protetto da una fitta rete di distinguo, di cavilli, di acrobazie lessicali. In Inghilterra, il Liverpool ha rinunciato a fare ricorso contro gli otto turni a Suarez dopo il diverbio con Evra a base di «negro» (sette volte). Da noi, in alcuni casi si chiudono le curve e in altri no: dipende dal referto, dai padrini, della geopolitica. L'Olimpico di Roma gode di una immunità spericolata. Città eterna, stadio eternissimo. Un'eventuale squalifica costringerebbe natiche gloriose e impomatate a seccanti traslochi. Il razzismo all'italiana è un effetto collaterale, una miccia che accende il web e distrae gli Alemanno di turno. Attenti al buuuu, sì, ma sotto voce: urlato, disturberebbe i coristi. GIRA IL MONDO GIRA «Gira il Mondo gira» cantava Jimmy Fontana nel 1965 «nello spazio senza fine/ con gli amori appena nati/ con gli amori già finiti/ con la gioia e col dolore/ della gente come me». Titolo della canzone: Il mondo. Non si può non dedicarla a Emiliano Mondonico - detto Mondo, appunto - un allenatore che ha esonerato il tumore e il 6 marzo è stato esonerato dal Novara, dopo 37 giorni e sei partite, tra le quali la vittoria sull'Inter a San Siro. Aveva preso il posto di Attilio Tesser. Il quale Tesser, a sua volta, se l'è ripreso. Non fu corretto esonerare Tesser, non lo è stato licenziare Mondonico. Il fabbisogno di buone notizie è così impellente che, al sorgere della benché minima isola, ci buttiamo anima e penna sulla mappa e la trasformiamo in favola. Ricordate il primo Chievo di Luca Campedelli e Luigi Del Neri? Si mosse persino la Cnn a raccontare la fiaba della squadra-quartiere. Ieri, il Novara: dalla C1 alla Serie A. Il c'era una volta regge ancora: non altrettanto, il vissero a lungo felici e contenti. Per carità, gli allenatori saltano ovunque, non solo in Italia. Noi, semmai, siamo fissati con il "ritornismo". Dal Lippi azzurro a Tesser del Novara, gira il mondo gira e sempre più spesso si attorciglia. LEZIONE DI GIORNALISMO Torniamo per un attimo a scuola di giornalismo (americano, naturalmente). Who, chi: Lionel Messi. Where, dove: Camp Nou, Barcellona. When, quando: mercoledì 7 marzo 2012. What, cosa: cinque gol. Why, perché: partita di ritorno degli ottavi di finale della Champions League, Barcellona-Bayer Leverkusen 7-1. Per la cronaca, e per la storia, cinque gol sono il nuovo record assoluto della Champions, da quando ha assunto la denominazione nel 1992. In alto i calici e cin cin al Messi(a). Già che c'era, e con l'ennesima tripletta (al Granada), Leo ha poi ritoccato anche il record di gol nella storia del Barça: 234. Secondo Guardiola, il suo segreto è banale: si diverte. A 24 anni, Messi è la prova che Dio esiste: un bambino di Rosario, Argentina, minacciato di nanismo e recuperato dal calcio. Un metro e sessantanove, recitano i sacri testi. E il solito, immancabile dilemma: meglio lui o meglio Maradona? Prendo Diego. Non perché Leo non gli assomigli, tutt'altro, ma perché il Pibe ha "fatto" il calcio quando i regolamenti privilegiavano i tagliatori di caviglie e i bracconieri di malleoli; quando, cioè, il simbolo era il truce Goicoechea, e non il sulfureo pelusa. Messi ha avuto da Blatter i giubbotti anti-proiettile che non ebbe Maradona. E li ha usati. BOLOGNA, TU QUOQUE? Non tutta Bologna, certo; e non tutti i tifosi del Bologna, certo anche questo. Ma Bologna, sì, la sua curva, i suoi tifosi(?), pochi ma orridi. Lo striscione esposto il 7 marzo nel corso della partita con la Juventus, a tre giorni dai funerali di Lucio Dalla, ha spiazzato tutti: "Pessotto simulatore. Si è buttato o era rigore?". Ritirato in fretta da mani pietose, era sfuggito alla quaterna, ai carabinieri, agli addetti al filtraggio. La procura federale ha deferito il Bologna. La parola continua a "uccidere" nell'indifferenza generale. Siamo abituati a indignarci a comando, e soltanto quando toccano i nostri cocchi, i nostri idoli. Poi, naturalmente, si fa la cresta alle delibere della giustizia sportiva, per confrontare e pesare quanto vale un coro razzista rispetto a un drappo ripugnante, non importa se in "onore" di un vivo o di un morto. Sono minoranze, d'accordo, ma una minoranza qua e una minoranza là, unite, fanno maggioranza: o comunque un partito che turba e ferisce, squallido com'è. Ormai nulla fa più notizia, i primi ultrà sono i genitori. E le scuse di Franco Baldini - per il coro «Pessotto buttate de sotto» intonato dal loggione romanista nella finale di Coppa Italia Primavera con la Juventus - costituiscono l'eccezione, non la regola. RIGORE VERRÀ «Lotteremo contro tutto e contro tutti». Alzi la mano la società che non l'ha cantato. Ultima in ordine di tempo, dopo le "rizzolate" di Marassi, è stata la Juventus attraverso il megafono di Andrea Agnelli. Cahiers de doléances, elenco dei torti. Deposta Calciopoli, perfino l'Inter aveva alzato la voce. E sempre l'Inter, in avvio di stagione, fece l'autopsia ai rigori subìti scorgendovi chirurgiche rappresaglie per la storia dello scudetto a tavolino, il disco più gettonato dell'ultima estate. Nel secolo scorso, Gianfranco Piazzesi, pungente giornalista fiorentino, fissò le condizioni perché l'Italia potesse diventare un Paese normale: la scomparsa della Democrazia cristiana e la retrocessione della Juventus. Ordunque, la Dc non c'è più e la Juve in B ci è finita sul serio. Vivesse oggi, credo che Piazzesi adeguerebbe così i requisiti dell'appello: l'Italia sarà un Paese normale quando la Juve potrà dire di essere stata rapinata senza che le si rida in faccia. Campa moviola. Gli armadi sono pieni di scheletri, Calciopoli ne ha spalancati alcuni e socchiusi altri. Per questo, il complottismo trama sempre dietro l'angolo, o il calcio d'angolo. «Contro tutto e contro tutti»: rigore verrà.
  20. CorSport 12-04-2012 COMUNICATO SINDACALE L’Assemblea di Redazione del Corriere dello Sport-Stadio, di fronte alla risoluzione dell'Azienda di licenziare con effetto immediato un nostro collega, esprime sconcerto e indignazione. I fatti di cui il nostro giornalista è stato accusato (peraltro supportati da indagini personali avviate e condotte con modalità discutibili) non giustificano un provvedimento di tale immediatezza e gravità, adottato per un collega con noi da 25 anni e professionalmente stimato. Questo episodio arriva al termine di un Piano di riorganizzazione pesante e doloroso per la Redazione, ridotta drasticamente nei numeri eppure capace di sostenere lo sforzo richiesto dall’Azienda in modo oggettivamente esemplare. A questo sforzo responsabile ora la Redazione chiede risposte concrete e rapide dall'Azienda, e non più semplici dichiarazioni d'intenti, per riportare l'organico ai livelli concordati di piena funzionalità e qualità. Momenti di passaggio epocali come questo non si governano con la paura, le intimidazioni, né con la logica del tanto peggio, tanto meglio. Impoverire la Redazione sistematicamente nella sola ottica del risparmio è una strategia senza futuro. In questo quadro già pesante si inserisce il licenziamento in questione. Infine, la scelta unilaterale dell’Azienda, sorda a tutte le istanze promosse dalla Redazione a tutti i suoi livelli, rompe una storia pluridecennale di confronti, talvolta anche aspri, ma sempre capaci in passato di produrre intese costruttive che hanno fatto del Corriere dello Sport-Stadio una delle più prestigiose e diffuse realtà del panorama nazionale, di cui la Redazione resta orgogliosa. L’Assemblea, unanimemente, confidando nel reintegro del collega, dichiara lo stato di agitazione, chiede la convocazione immediata di un tavolo tra le parti che affronti l'intera situazione creatasi e affida al Cdr un pacchetto di cinque giorni di sciopero da effettuarsi con tempi e modalità da definire. COMUNICATO DELL’EDITORE L’Editore, nel prendere atto del comunicato odierno del Comitato di Redazione, esprime stupore per le posizioni assunte dalla base sindacale dei giornalisti. I fatti, non contestati, per i quali è stato irrogato il licenziamento consistono, come è noto, nell’allontanamento ricorrente e fraudolento del giornalista licenziato dal posto di lavoro, per periodi prolungati durante l’orario di lavoro, e per frequentare agenzie di scommesse. Il licenziamento è teso quindi a difendere gli interessi e la dignità aziendali in presenza di comportamenti palesemente illegittimi e lesivi del principio di fiducia e affidamento nel rapporto di lavoro. L’Azienda è stupita che tali comportamenti, contrari al principio di legalità, siano invece difesi dal corpo redazionale e dal Comitato di Redazione, in un’ottica puramente corporativa. Per quanto riguarda il livello degli organici, trattasi di materia del tutto scollegata rispetto alla risoluzione del rapporto di cui sopra. Questo aspetto ha fatto oggetto di recenti e ripetuti colloqui con il Direttore, i cui risultati, trasferiti anche al Comitato di Redazione, sono stati condivisi e sono in corso di affinamento nell’ambito delle procedure previste dal Contratto Collettivo. Il pacchetto di scioperi appare quindi inappropriato e pretestuoso.
  21. SERIE A MATCH FIXING: STOP ME IF YOU THINK THAT YOU'VE HEARD THIS ONE BEFORE With their former player Andrea Masiello in prison following his arrest on suspicion of rigging Serie A matches, Bari are the latest in a long, long line of Italian clubs to be rocked by allegations of match fixing. Adam Digby takes time to explain that, while there are many similarities, things are very different this time and tells us many fans have finally had enough of cheating and greed spoiling ‘their’ game. by ADAM DIGBY (IN BED WITH MARADONA | 11-04-2012) Stop me if you’ve heard this one before, but once again this month we see a raft of ‘match-fixing scandal hits Italian football’ headlines, drawing the inevitable condemnation and distain for the game on the peninsula. Still slowly rebuilding its reputation after fallout of Calciopoli in 2006 – which saw many of the country’s biggest clubs implicated – Serie A took another blow this summer when a betting scandal which centered on Atalanta and their one-time hero Cristian Doni was uncovered. Despite the Bergamo side shrugging off their six point penalty and enjoying a superb return to the top division, there is a very real sense that this latest unsavoury episode is very different for a number of key reasons. Firstly, the misconception Calciopoli was a match-fixing case is wholly unfounded as the circumstances surrounding the relegation of Juventus to Serie B concerned Luciano Moggi being found guilty of using (or indeed abusing) his position of power within football to ensure favourable conditions for his club. Both this new case – and indeed the one which saw Doni thrown in prison – concern payments made directly to players to secure specific results, a far more worrying situation which is reflected in the treatment of those concerned. Echoing the way many fans of Turin’s Old Lady still blindly support Moggi – a wholly understandable reaction given the incredible success enjoyed during the tenure of one of the greatest Sporting Directors the game has ever seen – Atalanta supporters began the summer by marching through the city of Bergamo (where the club is based) keen to defend the reputation of both their club and former Captain. They backed Doni with banners proclaiming ‘Get your hands off Atalanta’ and even the town’s Mayor Franco Tentorio defending the player to La Repubblica, telling them the evidence was received “third hand, between a friend and the friend of a friend.” It didn’t take long for them to change their stance however, their adoration turning to disbelief and then bitter anger as Doni confessed to being paid by various betting syndicates to fix games. The message from the stands changed to one of hatred and resentment with the Roman born Doni – who was made an honorary citizen of Bergamo in 2008 – being called Judas, told there would be ‘No Mercy for Those Who Betray’ and ‘For us, Doni is finished’. This about-face came shortly after the players arrest when he went from denying any involvement to telling La Ġazzetta dello Sport; "I was an imbecile and there is no excuse for that. The mistakes I made were designed to help Atalanta win promotion to Serie A. It was an obsession, I would have done anything to make that happen and that's exactly what I did. I betrayed my sport." Now, just a few short months on from seeing the 39 year old Doni’s career effectively ended courtesy of a three and a half year ban, Bari are now in the eye of the storm as Andrea Masiello also admitted to ‘selling’ results of their games last season. Ironically moving to Atalanta after the Southern sides’ relegation last May, the defender cannot even claim to have been acting in the clubs best interest as he, was paid to see the already relegated Biancorossi drop points. In what is perhaps the biggest betrayal of honour, he confessed to purposely scoring an own goal in the hate-filled local derby with Lecce, a deed sure to draw a similar reaction to that eventually directed at Doni. As was the case with Juventus and Moggi, the club moved immediately to distance themselves from the actions of an employee, obviously as a way of attempting to avoid the most severe of punishments. They issued an official statement which read; “Our club is mortified to discover illicit and amoral behaviour by one of its own. With great bitterness, it is nonetheless our strong desire to defend our history and that of football in our land in every context and all institutions.” Much like his former team-mate, Masiello began telling Police and investigators everything almost immediately after being arrested, much of which can be attributed to the culture shock of going from the glamorous life of a modern footballer to being treated as a common criminal. Indeed the authorities were forced to detain Masiello in the prison hospital in Bari to avoid inmates exacting their own idea of justice, while Doni told La Repubblica just how bad his experience of prison was; "It helps you understand your errors. But it's worse than in the films. I was cold, I couldn't sleep. I thought a lot about what I did, about my daughter, my wife and about Atalanta. I couldn't wait to stand in front of the judge and tell him everything." Nevertheless, Masiello’s confession is now also in the public domain as he spoke to local newspaper Corriere del Mezzogiorno about that derby match. He said “I want to put on record that when the score was 1-0, I took advantage of an opportunity to cement the final outcome,” as well as admitting to receiving 300,000 Euro’s for doing so, plus a further €80, 000 for a similar result against Palermo that same season. While many fans have condemned Masiello, former Bari goalkeeper Jean-François Gillet has spoken of a number of the clubs Ultra threatening the players if they didn’t lose certain games. The Belgian stopper said he was told “We’re already down, now let us make some money” which is, in many ways, an even more saddening revelation than the actual fixing of the games by players. In the same Ġazzetta dello Sport interview cited earlier, Doni spoke of the mess the sport is in – particularly at lower levels – and lamented what he called a ‘rotten’ silence that prevents an end to the problems; "There are too many people who are prepared to betray their sport. It is much more common in Serie B more than A because, apart from three or four clubs, the pay there is very low. Some are on an annual salary of 20, 000 euros so they are far more corruptible but we must have the courage to say how rotten football is. The root of the problem is our culture and it's not just about footballers. There's also the referees, who see everything and do nothing, Federation observers, journalists and top management. " The investigation continues with a number of other matches viewed as suspect and many players, including a large portion of Bari’s squad from last season, being questioned by the authorities. For now the last word goes to the Chief Prosecutor of the Bari trials Roberto Di Martino, who summed the situation up perfectly when he told La Stampa; “This is not the end, just a starting point. Let's hope it marks a turning point in cleaning up the beautiful game that is football."
  22. Curva Nord di CLEMENTE MIMUN (Il Messaggero - Roma 11-04-2012) Volontà d’acciaio contro la Juventus UN PUNTO, almeno un punto, da raccogliere nella bolgia dello Juventus stadium, il tempio dei bianconeri, che con quel pubblico rappresenta l’uomo in più del team di Conte. La Lazio vista contro il Napoli può farcela e se lo meriterebbe. Ha dimostrato di essere una squadra dalla volontà d’acciaio e con numeri tecnici ragguardevoli. Squadra stanca, sicuramente, e non potrebbe essere diversamente vista la serie interminabile di infortuni. Ma vicina più che mai ad un obbiettivo importante, negatoci per la differenza gol l’anno scorso, un accesso alla Champions guadagnato sul campo, con impegno e con lealtà. Io spero che fermeremo la Juve. La squadra di Andrea Agnelli non mi sembra imbattibile, non credo abbia valori tecnici così superiori ai nostri, anche se l’assenza di Klose peserà e come... Ma mi piace troppo l’idea di rimettere in gioco il Milan di Nesta per lo scudetto. I rossoneri mi stanno molto più simpatici degli juventini che trovo un tantino arrogantelli. Speriamo che Mauri peschi un altro jolly, o che Rocchi, che alla Juve ne ha fatti 3 in una sola volta alla Signora, ritrovi la via della rete, per rimpinguare il suo bottino anche in biancoceleste. Perché il mio mercoledì sia davvero felice ho bisogno che la Roma trovi il pari con l’Udinese. Sarebbe l’ideale per tenere indietro i bianconeri dell’ottimo Guidolin. Torno un attimo al match con gli azzurri di Mazzarri per chiedere alla società di chiedere alla lega di poter ripetere al prossimo match casalingo il minuto di silenzio in onore di Giorgio Chinaglia. I tifosi napoletani ce lo hanno impedito, noi vogliamo onorare il nostro bomber fino in fondo. Allo stadio ho conosciuto Giorgio Chinaglia Jr, stessi occhi buoni del papà, speriamo torni spesso tra noi, ci porta anche fortuna. Forza Lazio, non mollare!
  23. L’INCHIESTA DEI PM DI ROMA Dossier su Baldini: spunta Venditti nel video delle Iene di GIAN MARCO CHIOCCI & MASSIMO MALPICA (il Giornale 11-04-2012) Se c’è stato o non c’è stato un dossieraggio per colpire mediaticamente il direttore generale della Roma Calcio, Franco Baldini, e il componente del Cda Mauro Baldissoni, saranno le indagini a stabi­lirlo. E mentre sembra aver perso quota l’ipotesi che dietro al presunto «complotto» para-massonico venuto alla luce grazie a un servizio televisivo delle «Iene» possa esserci il nemico pubblico numero uno di Baldini, ovvero Luciano Moggi, nel calderone delle indagini spunta a sorpresa il nome di Antonello Venditti. Il noto cantante romano e romanista sarebbe il protagonista della parte «omissata» dei discorsi contenuti nel video girato dalla «iena» Paolo Calabresi all’insaputa di uno dei due speaker radiofonici indagati dalla procura di Roma insieme ad un ex giornalista sportivo del Messaggero . Il riferimento al cantante viene fuori dal video integrale sequestrato dalla Digos. Per la precisione quando a Calabresi il giornalista radiofonico Giuseppe Lomonaco, collaboratore di uno dei più seguiti e popolari speaker capitolini, Mario Corsi, viene fatto presente che dietro allo «scoop» delle intercettazioni e dei corrispondenti tabulati telefonici di Baldini e Baldissoni, dove si faceva riferimento alla massoneria, agli incontri in loggia, ai saluti di rito tra confratelli («un triplice fraterno abbraccio »), c’era il tentativo di fare chiarezza da parte di Corsi, alias «Marione», su vicende poco chiare riguardanti la Roma. E non solo. Lomonaco sarebbe andato subito al sodo. E come si vede nel video disponbile sul sito delle Iene, spiega che «praticamente succede che parte tutto da Mario (Corsi, ndr). Succede che praticamente a lui si presentano una serie di persone che gli dicono stai attento a Baldini, e stai attento a Baldissoni. Più di una volta, e vabbe’. Dopodiché la stessa cosa gliela dice Antonello (bip).A quel punto lui (Marione, ndr) che fa, contatta degli amici suoi che hanno delle aderenze con persone nelle compagnie telefoniche, e da lì gli arriva quella cosa lì», appunto gli sms massonici tra i dirigenti giallorossi. Stando a quanto trapelato dalle indagni l’Antonello omissato col «bip» sarebbe, giust’appunto, Antonello Venditti. Che a Marione avrebbe raccontato nei dettagli di un suo incontro con Baldini (e forse Baldissoni) in un hotel del centro, nel quale l’uno o l’altro si sarebbero lamentati di come Corsi (s)parlava della Roma e di loro due in particolare. Da qui l’sos a Marione, e l’inizio della «controffensiva» difensiva. Contattato dal Giornale sulla sua utenza cellulare, Venditti ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.
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