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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Il caso PER GLI ULTRÀ TRATTAMENTO DA TERRORISTI Disegno di legge shock: carcere preventivo durante le partite clou per i tifosi schedati. E la Knesset si blocca di LUIGI GUELPA (EXTRATIME 11-04-2012) Si dice che prevenire sia meglio che curare. L'eccezione che conferma la regola arriva da Israele, dove le polemiche scaturite dopo la presentazione di un disegno di legge sulla «detenzione amministrativa» dei tifosi ha quasi bloccato l'attività del parlamento. Non è solo una questione di strumentalizzazione innescata da una corrente politica, qui in ballo ci sarebbe la stabilità del governo: il primo ministro Benjamin Netanyahu non vuole correre il rischio di trasformare il Paese con la stella di Davide in un nuovo Egitto. E se dalle parti del Cairo le proteste di piazza anti-Mubarak sono state in parte fomentate dagli ultrà dell'Al Ahly, il timore che gli estremisti di destra di Maccabi Haifa o Beitar Gerusalemme possano tenere in scacco Israele è tangibile e genera preoccupazioni. Gli incidenti e gli atti vandalici non sono più episodici, ma stanno trasformando le principali città ebraiche in campi di battaglia. Come accadde a ottobre, quando gli ultrà del Maccabi Haifa profanarono cinque tombe del cimitero musulmano di Jaffa distruggendone altre venti. Tutto per indurre i club israeliani a non tesserare calciatori di origine araba. Fino ad arrivare al 29 marzo, con l'arresto di 16 ultrà del Beitar Gerusalemme che avevano picchiato alcuni inservienti arabi di un grande centro commerciale della Città Santa. Nel mezzo tanto razzismo, rappresaglie, con la federcalcio intervenuta penalizzando alcuni club. «È da regime» Da qui la proposta di legge presentata alla Knesset, il parlamento di Tel Aviv, da Alex Miller, deputato del gruppo Beitenu. Lo stesso partito che lo scorso anno presentò una legge, bocciata, che prevedeva di vietare ai muezzin la chiamata dei fedeli alla preghiera per inquinamento acustico. . . I tifosi segnalati, ovvero quelli già schedati, verrebbero incarcerati per un periodo di tempo non precisato nei giorni delle gare a rischio. Una sorta di Daspo preventivo, molto più integralista, che ha scatenato le ire di alcune associazioni per i diritti umani (B'Tselem su tutte), ma anche dei parlamentari di estrema destra. Il provvedimento sarebbe la prosecuzione di quanto già viene applicato nei confronti dei palestinesi. Le imboscate di Hamas, soprattutto in occasione di eventi pubblici, avevano già indotto l'esecutivo di Netanyahu ad ammanettare «a tempo determinato» militanti del partito dal drappo verde. «È una proposta bizzarra. Dov'è la democrazia? È da regime», tuona Michael Ben Ari, leader del partito di estrema destra Unità Nazionale. Per la cronaca Ben Ari, delfino del defunto Meir Kahane (il controverso rabbino ultranazionalista), è lo stesso che qualche mese fa ha proposto in parlamento di obbligare tutti i calciatori della nazionale, anche quelli di origine araba, a cantare sulle note dell'Hatikvah, l'inno nazionale. Altra proposta bocciata, che aveva creato un diffuso malcontento tra i club composti da molti tesserati di origine palestinese. -
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LA STORIA Vi ricordate la Gea World? Moggi jr riparte da Dubai «Chiedo serenità, no ai pregiudizi. Molti si fidano di me e non sono condizionati. Negli Emirati esporto il made in Italy e rifarò Expo gol» di CARLO LAUDISA (GaSport 11-04-2012) Gea World riparte da Dubai. Il 18 luglio 2006 la società romana fu messa in liquidazione sotto la tempesta di Calciopoli. A quasi sei anni di distanza lunedì Alessandro Moggi si ripresenta negli Emirati Arabi con una nuova costola: Gea World Middle East. In società con lui compaiono Riccardo Calleri e Tommaso Bendoni, quest'ultimo anima di Bendoni Communication, la società che da tre anni organizza Globe Soccer e fa da ponte con l'emergente calcio dei Paesi arabi. Questa nuova esperienza si presta a mille chiavi di lettura. Leggiamo quella del diretto interessato: Alessandro Moggi, appunto. «Questo ritorno mi fa tornare in mente la recente canzone di Vasco Rossi: "Eh già". Un mix di emozioni che in quel caso sono legate alla malattia del cantante. Per me è l'uscita dagli abissi di tante sofferenze negli ultimi anni». Come mai questo trasloco negli Emirati Arabi? «E' un'idea nata a Capodanno. M'ha fatto molto piacere l'invito dei vertici sportivi di Dubai. Sono molto interessati al nostro know how e credo sia un bel messaggio anche per il cosiddetto Made in Italy. Così possiamo esportare il nostro modo di far calcio». Ricomincia sempre da Gea World... «Sono consapevole di tutto ciò. Avremmo anche potuta chiamarla Tea. Ma perché? Ci tengo a chiarire che la nostra non è una sfida, ma un atto d'affetto». In che senso? «Nel 2001 avevamo un'idea che poi è stata stravolta. Molto anche per i pregiudizi». Ci sono stati anche dei processi: uno sportivo, l'altro penale. «Io ho pagato e non intendo fare comenti su questo. Ricordo, però, che Gea World è stata assolta dall'accusa d'associazione a delinquere. Ecco perché ora chiediamo di essere giudicati con serenità. Per la nostra professionalità, non per i pregiudizi». E lei è fiducioso? «In questi anni ho avuto tantissimi riscontri positivi. Non solo tra i club, ma soprattutto tra gli amici che continuano a fidarsi di noi. Vuol dire che si sono sentiti a loro agio, senza condizionamenti di alcun genere. Altrimenti avrebbero già cambiato strada. O no». Proprio in questi giorni la radiazione di suo padre è diventata definitiva. «E' un capitolo su cui preferirei non parlare. E' meglio». Ora quali sono i progetti? «Rapporti di natura commerciale, organizzazione di eventi e lo sviluppo di tante idee lasciate a metà». Ad esempio? «A Milano avevamo organizzato con successo Expo gol, una fiera del calcio con un seguito larghissimo. L'intenzione è di farla rivivere nei Paesi arabi». Ha intuito altre opportunità? «In Qatar ci sono tanti progetti in vista del Mondiale 2022. Ma merita tanta attenzione anche l'Arabia Saudita: c'è tanto lavoro da fare». E in Italia? «Ne riparliamo a settembre. L'intenzione è di creare una struttura con tante affiliazioni in Europa. Anche in Italia a settembre potremmo riaprire i battenti. Ma con una veste nuova». Cioé? «Non avremo procure di calciatori. Piuttosto ne gestiremo l'immagine, garantiremo servizi. Magari con un piede nel mondo dello spettacolo e dell'organizzazione di eventi». Tra i suoi ex calciatori ci sono Antonio Conte e Max Allegri, i duellanti per lo scudetto, Come si pone tra i due? «Le recenti polemiche sono chiaramente legate alla conquista di un titolo attorno a cui girano enormi interessi. Ciò spiega certe tensioni, ma il rapporto resta normale a mio modo di vedere. Non drammatizziamo». ------- TRA AFFARI E CONDANNE NEL 2006 FINI’ IN LIQUIDAZIONE, POI TANTI GUAI IN TRIBUNALE Quell'impero con oltre 150 assistiti travolto dal vortice di Calciopoli di A.L. (GaSport 11-04-2012) La storia di Gea World si articola attraverso tre date significative. La società nasce nel 2001 sulle ceneri della Gea (General Athletic) e ha come presidente Alessandro Moggi, vice presidente Riccardo Calleri e consiglieri Franco Zavaglia e Chiara Geronzi. I soci decidono di metterla in liquidazione il 18 luglio 2006, in piena Calciopoli. A quella data la Gea World raccoglie le procure di circa 150 calciatori italiani. E l'accusa è che alcuni di essi siano stati condizionati nella scelta. Interrogatori, processi, avviene di tutto. Proviamo a ricostruire le tappe della vicenda che vide protagonisti calciatori come Amoruso, Chiellini, Zetulayev Il primo stop E' il 7 aprile 2009 quando arriva la prima condanna della giustizia sportiva: 4 anni di sospensione dall'albo degli agenti dei calciatori per Alessandro Moggi, 18 per Franco Zavaglia, 12 per Pasquale Gallo, prosciolto Riccardo Calleri. L'appello In seguito il Tnas riduce la sospensione a poco più di 20 mesi e dal gennaio 2011 Alessandro Moggi è tornato ad operare a pieno titolo come agente di calciatori. L'8 gennaio dello stesso anno c'era stata la condanna penale di primo grado con la condanna dei solo Moggi padre e figlio per violenza privata: 18 mesi al padre e 14 al figlio, cade l'accusa di associazione per delinquere e sono assolti gli altri: Zavaglia, Lippi, Ceravolo e Gallo. In appello la condanna viene ridotta per prescrizione del caso Amoruso a un anno per Luciano e 5 mesi per Alessandro. Ma anche questo capitolo è ormai alle spalle. Moggi jr riprende la sua attività a pieno regime. Tra i suoi assistiti ora il più in vista è il milanista Nocerino, approdato in rossonero la scorsa estate con un autentico last minute. IlCommento di FRANCO ARTURI (GaSport 11-04-2012) IL SISTEMA CHE NON C'È E UN PRIMO BEL PASSO Era il «salotto buono» del calcio, ricordate? La Mediobanca del pallone. Piena di «figli di»: Moggi, Cragnotti, Chiara Geronzi, Francesca Tanzi, Calleri, De Mita. Tutti junior rampanti, sostenuti anche da una fiduciaria della Banca di Roma. Un salotto molto trafficato, e non solo per i molti padroni di casa: per la Gea (acronimo di General Athletic) sono arrivati a transitare contemporaneamente 200 fra giocatori e allenatori. Un'enormità. Una posizione indebitamente dominante? Intrecci inopportuni e sospetti? Molti se ne lamentavano. Ma l'avventura non finì male per quello, quanto per l'ondata di Calciopoli e le accuse specifiche dei magistrati di Roma. Società preventivamente sciolta. Dal processo gli imputati uscirono assolti dal reato di associazione a delinquere, ma furono condannati i due Moggi per violenza privata connessa al loro lavoro. Un po' tardivamente si mosse anche la giustizia sportiva: pesanti condanne per Moggi jr., Zavaglia e Gallo. Le pene, ridotte dal Tnas, sono già state espiate. Forse non è stato abbastanza per impedire a distanza di qualche anno di rispolverare la sigla, però sufficiente, a quanto ci spiega Alessandro Moggi nell'intervista qui accanto, a mutare la ragione sociale, per così dire. Tante sentenze e prese di consapevolezza non sono arrivate invano, verrebbe da dire. Speriamo che la ripartenza avvenga al di fuori da ogni «sistema». Anzi, ne siamo certi: il fatto di non occuparsi di procure è un ottimo primo passo. ___ Alessandro Moggi ci riprova: da lunedì attiva a Dubai la nuova Gea World La società sorge dalle ceneri di quella che riuniva il gotha dei procuratori sportivi fino al 2006, quando venne travolta dai guai giudiziari al pari del suo fondatore. Ora rinasce per gestire solo l'immagine dei calciatori e altri, non specificati servizi di LUCA PISAPIA (il Fatto Quotidiano.it 11-04-2012) A volte ritornano. A sei anni dalla messa in liquidazione della Gea World, Alessandro Moggi ci riprova. Da lunedì sarà attiva a Dubai la GEA World Middle East, che sarà gestita da lui, insieme all’ex sodale Riccardo Calleri e a un nuovo socio. Della vecchia società di procuratori sportivi che controllava il calcio italiano, la nuova Gea prenderà solo il nome. Il nome, appunto. Moggi junior è il figlio dell’ex dg della Juventus, Luciano, che si è appena visto confermare dall’Alta Corte del Coni la sentenza di radiazione emessa nel luglio 2011 dalla Commissione Disciplinare. Quella della GEA World Middle East è però un’altra storia. ”Un bel messaggio anche per il cosiddetto Made in Italy. Così possiamo esportare il nostro modo di far calcio” ha detto Alessandro Moggi alla Ġazzetta dello Sport, sottolineando che l’esordio a Dubai sarà solo “un bel primo passo”, visto che la nuova GEA – a differenza di quella vecchia – non avrà la procura di calciatori, ma si occuperà solamente di gestire l’immagine degli atleti e di offrire non meglio specificati servizi, oltre che organizzare eventi in ambito calcistico. A questo punto, però, è doveroso ricordare cosa fu la GEA nel calcio italiano e nelle aule giudiziarie per comprendere cosa ha rappresentato quel nome. Nata nel 2001, della GEA hanno fatto parte a vario titolo nei suoi cinque anni di vita, oltre al già citato Moggi e al suo socio Franco Zavaglia, tutta una serie di ‘figli di’: Riccardo Calleri, figlio di Gian Marco (ex presidente di Lazio e Torino); Chiara Geronzi, figlia di Cesare (al tempo numero uno di Capitalia e, nel calcio, controllore di minoranza dell’As Roma e dei debiti della SS Lazio); Andrea Cragnotti, figlio di Sergio (ex proprietario Lazio); Francesca Tanzi, figlio di Callisto (ex Parma); Giuseppe De Mita, figlio di Ciriaco (DC) e Davide Lippi, figlio di Marcello (ex allenatore di Juventus e nazionale italiana). Tra il 2001 e il 2006, la GEA era arrivata a gestire la procura di 262 calciatori e, visto chi la controllava, era palese il conflitto d’interessi. Eppure, nonostante le dichiarazioni del solito Zeman (“La Gea influenza il campionato di calcio italiano”) e le denunce di procuratori (Pasqualin, Morabito e Canovi) che si erano visti togliere procure in favore della società di Moggi junior, una commissione della FIGC stabilì che era tutto regolare. Anche perché una modifica del Regolamento FIGC per Agenti di calciatori risalente al 2001 (coincidenza: l’anno di nascita della Gea) in pratica eliminava la possibilità di conflitto di interessi se vi erano rapporti di parentela o di affari tra procuratori e club. La GEA, quindi, ha continuato a spadroneggiare nel sistema calcio italiano. Almeno fino al 2006, agli albori di Calciopoli, quando i pm romani Luca Palamara e Maria Cristina Palaia aprirono un fascicolo in relazione al sospetto di posizione dominante. Apriti cielo. Dai verbali delle indagini emersero le dichiarazioni di diversi calciatori (tra cui Grabbi, Fresi, Amoruso, Blasi e Miccoli), che accusavano a vario titolo la GEA di avere esercitato pressioni su di loro, di essere stati minacciati, di aver subito violenze ed estorsioni e di essere stati ostracizzati dal calcio che conta per non aver obbedito agli ordini. Non solo. Le accuse, infatti, parlavano anche di commissioni gonfiate date dalle società ai procuratori della GEA e di convocazioni in nazionale pilotate. Stralciate le posizioni di alcuni imputati (Geronzi, Cragnotti), in sei vennero rinviati a giudizio: Luciano e Alessandro Moggi, Davide Lippi, Franco Zavaglia, oltre a Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo (collaboratori di Luciano Moggi). Nel 2008, dopo oltre 400 deposizioni (in pratica tutto il gotha pallonaro), accuse di reticenza e falsa testimonianza, si arrivò alle richieste di condanna per associazione a delinquere, illecita concorrenza, violenza privata e tentata violenza per Luciano e Alessandro Moggi e i loro sodali. Nel 2009 arrivò la sentenza: Zavaglia, Lippi, Ceravolo e Gallo vennero assolti con formula piena; Luciano e Alessandro Moggi furono condannati rispettivamente a 1 anno e 6 mesi e 1 anno e 2 mesi per violenza privata e minacce. Esclusa, dunque, l’associazione a delinquere. Il pubblico ministero, dopo la sentenza, decise di non ricorrere, denunciando che il mancato accoglimento della maggior parte delle imputazioni era stato provocato dalla “omertà del mondo del calcio”. Nel marzo 2011, la Corte d’Appello ha ridotto ulteriormente le pene, perché è andato prescritto il reato di violenza privata nell’ambito del caso Amoruso: 1 anno a Moggi senior e 5 mesi a Moggi junior. Nel frattempo, nell’aprile del 2009, era arrivata anche la condanna della giustizia sportiva: 4 anni di sospensione dall’albo dei procuratori per Alessandro Moggi, poi ridotti dal Tnas a 20 mesi. Ecco perché, da gennaio 2011, Moggi jr. è libero di operare a pieno titolo come agente dei calciatori. Anche per questo motivo, dopo aver parlato della nascita della GEA World Middle East come di un “bel messaggio per il Made in Italy”, nell’intervista alla Gazza Alessandro Moggi ha preannunciato anche altro: “Da settembre potremmo riaprire i battenti in Italia”. A volte ritornano: nomi, cognomi e fantasmi già noti. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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Il segreto invincibile di Juve e Fiat di MARIO SCONCERTI dal blog Lo sconcerto quotidiano (Corriere.it 10-04-2012) La crisi dell’auto ha fatto perdere il 40% del venduto alla Fiat in Italia; si torna a chiedere aiuti allo Stato e si torna quindi a domandarsi quanto questo potrà incidere sulla Exor e sui soldi da mettere nella Juve. Credo sia una domanda legittima, ma ormai molto più che superata. La situazione rispetto agli altri anni, ai tanti anni del rapporto Fiat-Juve, è anzi rovesciata. Non è più la Fiat che spinge la Juve, sono i quindici-venti milioni di juventini che spingono la Fiat. Nessuna azienda al mondo ha una massa commerciale così vasta e così fanatica. E nessuna grande azienda potrebbe permettersi di deluderla a priori. Moratti non ha questo vantaggio, non ha un pubblico di clienti. Berlusconi fu il primo a capirlo, ma usò il Milan soprattutto come prima base elettorale. La differenza adesso è molto grande. Moratti (e Berlusconi) spendono, tirano fuori soldi per il calcio che non riavranno se non in soddisfazioni eventuali. Bruciano in sostanza continuamente denaro. La Fiat nella Juve, non spende, investe. E non sono più i soldi di un capriccio, ma quelli di una grande azienda che pianifica e cerca di soddsisfare la grande massa potenziale dei suoi clienti. Se lo capiranno, è la vera svolta. -
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Intervista al presidente della Figc 61 gli anni del presidente della Federcalcio È nato a Roma il 26 agosto del ’50 Romano, classe ’50, Giancarlo Abete è il presidente della Federazione italiana gioco calcio dal 2 aprile 2007. Figlio di genitori meridionali (origini beneventane sia per il padre Antonio che per la mamma Maria Basile), è laureato in Economia e commercio. Sposato, due figlie, è stato deputato per tre legislature nelle fila della Dc (dal ’79 al ’92). Fu capo delegazione ai mondiali 2006. La (copia della) Coppa è ancora nel suo ufficio. Giancarlo Abete «Modello Napoli» «La gestione di De Laurentiis? L'esempio di come si guida un club San Paolo da rifare, è inevitabile» di GIANLUCA ABATE e FELICE NADDEO (Corriere del Mezzogiorno 10-04-2012) ROMA — Se fosse un gol, quest'intervista sarebbe dedicata ad Antonio Ghirelli: «Una persona di valore, un uomo che ha amato e onorato lo sport italiano. È colui che ha dato importanza al ruolo del giornalismo sportivo coniugando la passione con la cultura e l'impegno sociale». La conversazione con Giancarlo Abete, presidente della Figc, inizia così. Sono le 14.58 di martedì 3 aprile, e il numero uno del calcio italiano siede a un tavolo rettangolare piazzato davanti all'ampia vetrata del suo ufficio in via Allegri, a Roma. Davanti a lui, poggiata su un tavolino tra due divani, una replica della Coppa del Mondo che mette ancora i brividi a guardarla. L'appuntamento era per le 16, ma Abete ha chiesto di anticiparlo: «C'è la camera ardente di Ghirelli, voglio andarci». Lo farà dopo settantacinque minuti passati a parlare del Napoli, dei suoi bilanci, del suo stadio, della finale di Coppa Italia. E della sua città, ché «guardare uno stadio intero cantare 'O surdato 'nnammurato è una cosa che riconcilia con il calcio». Iniziamo proprio dal campionato, presidente. Se i tifosi a Torino hanno visto forse il peggior Napoli, in compenso hanno ammirato uno stadio fantastico. È questo il futuro? «Lo Juventus Stadium è stato realizzato grazie a un rapporto virtuoso tra la società e l'amministrazione comunale, all'epoca guidata dal sindaco Sergio Chiamparino. È stato trovato un punto d'incontro, anche se il vantaggio è che il sito era già individuato, perché lo stadio è sorto dov'era il precedente. Trovare aree nuove è certamente più complesso, bisogna fare i conti con le linee di indirizzo dello sviluppo di una città». Ha idee su Napoli? «O si ristruttura il San Paolo, o si trova un'ipotesi alternativa». Oppure non si fa nulla. «Impossibile. Il San Paolo va rifatto o costruito altrove, non ci sono altre soluzioni. Un progetto preparato per la candidatura di Euro 2016 rivela che la ristrutturazione è onerosa e impegnativa. Ma è assolutamente fondamentale metterci le mani». Come? «C'è un disegno di legge alla Camera che regolamenta la materia, indica i parametri, prevede capacità edificatorie aggiuntive. Il problema è che è fermo da tempo, e nessuno si muove in attesa che l'iter si sblocchi. È un po' come Il deserto dei tartari. O Aspettando Godot». A Napoli si discute ancora tra chi vuole rimesso a nuovo il vecchio San Paolo e chi invece preferirebbe scegliere un'area diversa per poter ampliare la struttura. Lei con chi starebbe? «Dovunque si realizzi, il megastadio è inutile. Gli indici di riempimento non servono più a nulla, sono collegati a un tipo di impianto che oggi nessuno farebbe. Alla fine degli anni '80 di prediligeva la quantità, oggi si punta sulla qualità, sull'habitat del tifoso. Guardate la Juve: ha realizzato uno stadio a misura d'uomo, pur sapendo che — proprio per la capienza ridotta — non potrà mai ospitare una finale di Champions. Giusto così, non puoi costruire uno stadio per un evento che capita una volta ogni tanto». Restiamo alla Juventus. Il 20 maggio a Roma si gioca la finale di Coppa Italia: per chi non ha la tessera del tifoso è prevista una «aliquota residuale» di biglietti. La soluzione la convince? «Ci sono arrivate diverse mail dei sostenitori del Napoli che non sono in possesso della tessera del tifoso e corrono il rischio di non poter fruire di questo spettacolo. È necessario trovare un equilibrio, penso sia giusto valorizzare sia chi ha manifestato attaccamento alla squadra facendo la tessera del tifoso, sia chi ha sostenuto il club ma senza andare in trasferta». Qualcuno resterà scontento. «L'equilibrio è sottile. Non possiamo delegittimare né la tessera né chi quella tessera non ce l'ha. Dividere i tifosi in buoni e cattivi è un errore. Porterebbe a una guerra fratricida». Si troverà una soluzione anche per gli arbitri di porta? Sarà possibile sperimentarli in quell'occasione? «Assolutamente no. L'International board dice che la sperimentazione si può fare solo per l'intera competizione. Il 2 luglio si deciderà: tecnologia o arbitri di porta». Lei cosa sceglierebbe? «Gli arbitri. La tecnologia ti dice solo se la palla è entrata in rete o meno, gli arbitri d'area svolgono anche una funzione deterrente. E poi vedono l'azione di fronte, sanno valutare meglio i falli in caso di contatti tra due giocatori che si incrociano. Penso ad esempio al calciatore del Napoli Christian Maggio, che entra spesso in area tagliando dal fondo». La finale sarà l'epilogo della stagione del Napoli. Che società vede il presidente della Figc? «Un club che tiene i bilanci in ordine già da qualche anno. Un filotto positivo, la strada è questa. Ed è interessante che ciò avvenga in società del Sud come il Napoli ed il Catania, altro club che chiude in utile i bilanci». Merito dei presidenti? «Sì, perché Aurelio De Laurentiis e il duo Pulvirenti-Lo Monaco hanno avuto il coraggio di parlare chiaro anche con le tifoserie». Qual è il messaggio? «Possiamo crescere solo se manteniamo gli equilibri. E se riesci a far passare questo messaggio hai risolto il cinquanta per cento dei problemi». E l'altro cinquanta per cento? «Il Napoli ha avuto la capacità di individuare i giocatori giusti, e di saper resistere quando un calciatore, dopo aver aumentato il suo rendimento, ha tentato di modificare in corsa il contratto per trarne maggiori utili. Questa è una gestione del quotidiano decisiva, che pone il Napoli in condizioni di vantaggio su molte altre squadre». Perché? «Il fair play finanziario va avanti, e a breve costringerà tutti i club ad avere quegli equilibri che il Napoli ha già trovato. Il calcio è continuità, e devo dire che la società partenopea ha avuto la grande capacità di anticipare questi fenomeni». Il Sud è quello delle società dai bilanci virtuosi. Ma, in queste settimane, è anche l'epicentro dell'ennesimo scandalo legato al calcioscommesse. Perché non si riesce ad arginare questo fenomeno? «Il calcio rappresenta il Paese. Ha le sue eccellenze e le sue patologie. E, al di là degli aspetti emersi dalle inchieste, bisogna aver chiara la percezione che ci troviamo di fronte a un mondo nel quale si muovono un milione e quattrocentomila persone». Che fa, minimizza? «Macché. Questa è la premessa necessaria per comprendere che la società attuale è a rischio su tanti fronti, quello sportivo compreso. C'è un problema generale di caduta di valori del sistema morale, e non solo nel mondo del calcio. La percezione che s'è avuta, leggendo le cronache dell'inchiesta di Bari, è di come determinati ambienti abbiano inciso su un tessuto degradato di tesserati. Il problema, a volerla dire tutta, è che è cambiato anche il modo di barare». È l'evoluzione del totonero? «Diciamo che una volta l'illecito era collegato comunque a un obiettivo. Una squadra voleva vincere o non retrocedere, e se non ce la faceva con le sue forze ricorreva a irregolarità. A ben vedere, però, pur nella illiceità dei comportamenti c'era sempre e comunque una finalità sportiva». E oggi invece? «Le scommesse hanno cambiato il nostro mondo. Le puntate in Italia sono gestite dai Monopoli, che controllano e segnalano giocate sospette. Ma esistono centri di criminalità organizzata che operano su canali internazionali ignoti, e rappresentano un rischio assoluto. Tutto il sistema sportivo è sotto schiaffo, e questo è un vulnus sia per la regolarità delle gare che per l'immagine del calcio». Non pensa che sia necessario rafforzare i controlli sui tesserati? «Certo, e non a caso abbiamo inserito anche la previsione dell'omessa denuncia, perché spesso c'è chi sa e non parla. Il problema vero, però, è che il sistema della scommesse ha sparigliato i vecchi schemi. E se prima il calcio era comunque il fine di un'operazione illecita, oggi è solo un mezzo per lucrare. Ai tifosi interessa qualcosa se la propria squadra vince 4-0 oppure 4-1? No, per nulla. Eppure se la partita è stata pilotata perché qualcuno ha scommesso su quel risultato, l'esito della gara è comunque irregolare». Commentando le dichiarazioni dell'ex difensore del Bari Andrea Masiello — che ha confessato di aver fatto un autogol perché s'era venduto la partita contro il Lecce — Donato Carrisi ha scritto sul Corriere della Sera che «venire traditi anche sul derby è l'incubo peggiore di ogni tifoso». È davvero un'aggravante? «Io di derby me ne intendo: seguivo sempre quelli tra Benevento e Avellino, perché mio padre è stato presidente del club sannita dal '67 al '73. So cosa vogliano dire queste partite per un tifoso, ma devo dire che si tratta di comportamenti immorali in generale. E, a voler guardare la vicenda nel suo insieme, è assurdo anche l'atteggiamento di quei tifosi che chiedono alla squadra di perdere visto che è già retrocessa. È una pressione psicologica con la quale tentano di legittimare i loro comportamenti illeciti, come a dire: visto che siamo andati in B, almeno ci guadagno. Una cosa veramente oscena». Torniamo al calcio giocato. E al futuro. L'Inter ci punta con un allenatore-ragazzo, Andrea Stramaccioni. Aurelio De Laurentiis ha detto che fosse per lui farebbe giocare tutti ragazzi. È d'accordo? «Ho ascoltato le parole del presidente del Napoli che chiedeva di valorizzare i giovani. La mia opinione è che si tratti di frasi che rientrano in quei messaggi della società cui accennavo prima. È come dire ai tifosi che non si aspettino di andare oltre un certo livello prendendo mega-giocatori: ci sono equilibri da rispettare puntando sui più giovani, non immettendo risorse che solo gli emiri si possono permettere». Il Napoli un emiro l'ha sfidato (battendolo) in Europa. Cos'ha rappresentato per il calcio italiano il ritorno degli azzurri in Champions? «Ha testimoniato ancora una volta la capacità di gestione di De Laurentiis, perché il Napoli ha dimostrato di poter stare alla grande in questa competizione ma con tutti i bilanci in ordine. Questo è stato un messaggio importante per tutte le società calcistiche continentali, in linea con quelle prospettive sportive e gestionali indicate dall'Uefa. E poi ha trasmesso all'Europa l'immagine di un tifo antico, gioioso». Dice che ci hanno applaudito per questo? «Dico che oggi il tifo ha assunto una dimensione troppo strutturale, troppo organizzata. E perciò vedere tutto lo stadio cantare 'O surdato 'nnammurato alla fine della partita è una cosa che riconcilia con il mondo del calcio, ti dà la dimensione di una gioia che è quella di tutta la città. Perché questo, in fondo, resta sempre un gioco. Bellissimo». -
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scommesse TIFO CONTRO Bagno di sangue se la Juventus vince lo scudetto di STEFANO OLIVARI (il Giornale 10-04-2012) A tifare contro lo scudetto della Juventus non sono solo i milanisti, ma anche i bookmaker. Che più che del colore della maglia sono cultori di una ripartizione del gioco che consenta loro di vincere in ogni caso. Lo scorso agosto i bianconeri campioni d’Italia si giocavano a 7,00 , con il Milan a 2,15 e l’Inter di Gasperini seconda a 3,25. Il problema per il banco è che uno scommettitore su tre aveva all’epoca puntato sulla Juventus, con scostamenti minimi fra i vari bookmaker. Quindi se la squadra di Conte rimanesse in vetta fino al 13 maggio per i bookmaker sarebbe un bagno di sangue. Fatto 100 il totale delle giocate prima dell’inizio, significherebbe infatti pagare ai vincitori 198 (33 per 6) ed incassare dai perdenti 67, chiudendo quindi con un rosso di 131. Le quote scudetto aggiustate durante la stagione non possono invece offrire scenari del genere, anche se la massa di gioco sui bianconeri è stata quasi sempre superiore a quella sui rivali. Dopo la prima giornata già era difficile fare affari: Milan a 2,38, Inter a 3,25 e Juve crollata a 4, 50. Il 19 settembre, dopo la vittoria con il Siena, la Juve ha sorpassato l’Inter anche nelle quote scudetto: 3,75 contro 5,00, con il Milan salito a 2,63. A inizio febbraio Conte ha superato anche Allegri, battuto dalla Lazio: 1, 85 contro 2,35. Dopo la vittoria rossonera con il Lecce e il pareggio della Juventus con il Genoa la quota del Milan è crollata a 1,30 e quella juventina salita a 3,50. Significa che meno di un mese fa si potevano ancora guadagnare soldi veri credendo nella Juventus a meno quattro. E addirittura lo si poteva fare una settimana fa, con i bianconeri a meno due dopo la vittoria con il Napoli: Milan a 1,50 e Juve a 2,50. Adesso, dopo il sorpasso di sabato, Juve a 1,55 e Milan 2,30. Tanti numeri per una lezione indiscutibile: chi ha opinioni forti gli affari li fa prima dell’inizio dei tornei, quando il mercato ancora non ha operato aggiustamenti. La lezione numero due è che con il gioco antepost si possono fare investimenti anche a stagione in corso: studiando il calendario, anche una Juventus due punti dietro a 2, 50 sarebbe stata da giocare. Ma questo è senno di poi, l’unico metodo con cui si vince di sicuro. -
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La Premier sembra la serie A, ma non diremo mai “viva la Liga” di JACK O’MALLEY (IL FOGLIO 10-04-2012) Londra. Di tanto in tanto tocca tradire i nostri meravigliosi pregiudizi e dire la verità, nella fattispecie questa: la Premier League ricorda sempre di più il campionato italiano. E non è un complimento. L’illuminazione mi è venuta domenica pomeriggio all’Emirates Stadium, quando l’Arsenal, recitando a memoria la partitura a sé più congeniale, ha cercato in tutti i modi di non segnare ai resti del Manchester City. Un colpo di testa di Van Persie ribattuto dalla schiena di un compagno sulla linea ha ridato slancio al ciuffo di Mancini, ma il gol di Arteta lo ha reso di nuovo un riporto. Dicevo dell’illuminazione. Mancini e Balotelli naturalmente c’entrano con questa metamorfosi peggiorativa, ma fino a un certo punto, perché qui non si parla di spirito dei popoli ma di credibilità dell’impianto calcistico: il Manchester United che sabato ha rubato come nemmeno il Barcellona in Champions (rigore per fallo inesistente su giocatore in fuorigioco di almeno due metri); il già citato Arsenal che dopo una stagione a tratti inguardabile va in Champions, questa la drammatica morale; l’FA Cup che quest’anno non ha nessuna sorpresa nemmeno in semifinale. Potremmo stare qui per giorni a dire quanto gioca bene lo Swansea City e quanto sia bello il calcio da metà classifica, tanto che il Chelsea, che gioca un calcio più brutto dell’Inter di Ranieri, è l’ultima speranza inglese in Europa dopo le disfatte dei due Manchester (a Mancini manca un Drive Reds per vincere facile, evidentemente); ma il Chelsea quasi sicuramente verrà eliminato per qualche disegno superiore del tecnodemiurgo Platini, quindi il problema resta: la Premier di quest’anno è lo strange bedfellow della serie A. E per scacciare la verità della crisi ci si nasconde dietro ai petrolieri arabi e agli oligarchi russi, alle escort e agli insulti razzisti, ai Sir con la corona e agli aspiranti usurpatori di troni. Mi resta una consolazione: forse la stagione che si avvia al termine non sarà stata particolarmente esaltante, ma basta guardare un paio di partite della Liga per sentirsi migliori. Là dove lo show ha sostituito la grinta e il gel soppiantato i tacchetti, là dove il gol più banale è segnato con un colpo di tacco da fuori area ma solo perché i difensori sono delle figurine adesive, non arriveremo mai. Per fortuna. -
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Il pallone di Luciano Il duello è ancora tutto da decidere ma «regalare» Pirlo è stata una follia di LUCIANO MOGGI (Libero 10-04-2012) La veste del gufo non si addice a Galliani: l’ha indossata con la consapevolezza che fosse la sola strada per tirar su il morale dei suoi, ma di sicurononl’ha reso elegante. Alla guerra come alla guerra, dicono i francesi, ma preconizzare che alla Juve possa succedere quello che è successo al Milan è molto più che fare l’uccello del malaugurio. La Juve attuale non sta come il Milan, non ha fatto la Champions e non ne subisce i contraccolpi che hanno fiaccato i rossoneri sul piano mentale e fisico. I bianconeri hanno ormai superato il loro periodo di infortuni, il Milan per nulla. Sarebbe facile ironizzare sullo spiegamento propagandistico con cui, a suo tempo, fu presentato Milan Lab, una struttura che ha funzionato poco o nulla. Distacco netto C’è un distacco tra le duellanti più netto di quanto non dica il punto che le divide, evidente il mutamento dei rapporti di forza rispetto ai blocchi di partenza. Appariva sensibile allora l’organico più forte del Milan, così come alcune individualità di spicco, lasciando in sostanza alla Juve una prevalenza (solo teorica) di quantità. Trascurabile l’apporto che avrebbe potuto dare Pirlo, ed è stata invece la grande stagione dell’ex milanista a variare gradatamente quei rapporti di forza. Nessuna difficoltà a dire che sul punto sono calate di molto anche le nostre convinzioni di un Milan che avrebbe potuto vincere con relativa facilità il campionato. Nulla è ancora deciso, come ben sa Conte, mai contendenti li vediamo ora quasi alla pari, non del tutto ovviamente perché è giusto che chi sta avanti abbia qualche chance in più. Riteniamo altresì giusto evidenziare la voglia furiosa di rivincita dei bianconeri rispetto agli anni di difficile risalita dopo Calciopoli, infernale macchinazione che ha colpito fin dall’inizio sempre gli stessi bersagli, capri espiatori da immolare con la pretesa di moralizzare il calcio, con le istituzioni sorde ad ogni verità anche quando essa è stata dimostrata oltre ogni dubbio, per paura di procedere a consequenziali revisioni, scegliendo la strada codarda dell’incompetenza. Ci piace comunque osservare come la verità sia ora chiara anche a chi fortemente ne dubitava, Fulvio Bianchi in Spy Calcio ha parlato del «marcio che sta venendo pericolosamente a galla» nel Calcioscommesse di oggi, sottolineando che in Calciopoli «i soldi non erano mai girati e ora si è scoperto pure che le partite non erano truccate». Dal nostro punto di vista ci chiediamo se Abete, attestato sempre su posizioni giustizialiste, abbia mai ragionato su questa essenziale considerazione. Il Milan torna in campo già oggi a Verona con l’idea di riprendersi il trono perduto. La Juve gioca invece domani, e così accadrà per altre tre giornate delle sette che restano da disputare, rossoneri cioè in anticipo rispetto alla Juve, e il Milan non è contento. Milanisti nella condizione dello stracciato che viene morso dal cane, tre gli squalificati, Ambrosini, Aquilani e Bonera, che per effetto dei dubbi sulla capacità di scendere in campoda parte di Van Bommel e Seedorf fotografano un centrocampo quasi azzerato. Il Chievo, dal canto suo, ha già superato la soglia salvezza dei 40 punti, ma non vuole fermarsi, sicuramente avversario non facile per il Milan, se sarà ancora corto di fiato e di lucidità. Impegno comunque non facile anche per la Juve, soprattutto se la Lazio sarà quella che ha battuto il Napoli. Ci sembra che il carro bianconero, tenuto con mano ferma, sia in grado di guadagnare altro terreno, anche se la squadra di Reja si è fatta bellicosa, vuole tenere il terzo posto, al quale ambiscono nell’ordine Udinese, Napoli e forse ancora la Roma. Giallorossi con poche speranze nel confronto all’Olimpico con la squadra di Guidolin. Il tempo della verità per il progetto baldiniano era atteso a Lecce ed è miseramente naufragato. Luis Enrique ha le sue colpe ma è capitato in una barca alla deriva, un progetto non si fa con parole ad effetto che possono illudere i tifosi ma che lasciamo poi il tempo che trovano senza la dimostrazione del campo. Fondo affollato Il Napoli riceve l’Atalanta, il percorso dei partenopei somiglia molto a quello del Milan: la Champions si paga duramente. L’Inter ospita il Siena: vuol vincere, ma con i nerazzurri nessun pronostico è sicuro. Sul fondo dipende ancora dal Lecce: se i salentini passano a Catania resta tutto aperto, diversamente può esserci la svolta definitiva. Non deve distrarsi la Fiorentina, però: i resuscitati viola affrontano il Palermo. A Bologna e Cagliari mancano i punti della sicurezza. Può finire in parità. -
10 04 2012 CAMPIONATO A SALVE In campo infuriano battaglie da playstation In attesa del responso delle Procure Sia lo sceneggiatore che la Pro Loco, che rispettivamente scrive il copione e gestisce l’andazzo rotondolatrico, hanno fatto un eccellente lavoro: ci voleva un sabato come l’ultimo, prepasquale, per garantire un fenomenale spot al “calcio giocato” e imporlo nelle retine di spettatori e telespettatori sul “calcio a tavolino”. Ma sì, è ovvio che il secondo dei due campionati che si stanno giocando contemporaneamente da mesi, cioè quello in campo e quello in Procura/e, premeva e preme rendendo pressoché virtuale un po’ tutto. Salvo che in un pomeriggio e in una sera non accadano una serie di imprevisti o di “gemme estetiche” del pallone che catalizzino l’investimento emotivo dei tifosi. “Randomizziamo” un poco, per santificare il lunedì dell’Angelo e tenendo d’occhio la partita più importante da qui alla fine del campionato almeno a mio giudizio, cioè l’anticipo di stasera Chievo-Milan. POI SPIEGO, anche se potrebbe risultare di tutta evidenza per chi abbia sudato anche soltanto un poco in gioventù appresso a un pallone. Randomizziamo all’indietro, dall’ultimo match affacciato sulla Pasqua, Lazio-Napoli. La Lazio l’ha giocata nel ricordo dell’appena tumulato Giorgione, e l’ha vinta credo/spero nel suo nome, con qualche chilo di grinta in più del solito, quasi alla “Long John”. Certo, ci poteva venir risparmiato il saluto romano anzi romeno di Stefan Radu, di cui francamente non si sentiva questo irresistibile bisogno, e fossi stato nel club Lazio, avrei piuttosto mandato qualcuno ai funerali americani del nostro Depardieu in calzoncini in rappresentanza istituzionale di un popolo che per decadi si è riconosciuto in lui. Ma- come si dice-la classe non è acqua né in campo né-soprattutto- fuori… E a proposito in Lazio-Napoli Mauri, un tipino dal mancino buono e dalla più che discreta intelligenza tattica, si è ricordato dei filmati di… Piola e l’ha buttata dentro come fossimo su di un set: ma sì, il meraviglioso gesto aereo pareva una sequenza pubblicitaria, di quelle provate e riprovate tante volte finché non riescono alla perfezione. E invece era “in diretta”… Mi è parso, Mauri, libero di spirito azzardando ciò che di solito si azzarda in allenamento… Mi sono domandato: ma è lo stesso Mauri, ed è la stessa Lazio chiacchierata nei dintorni delle scommesse? E da che verrebbe questa “libertà”, da una rivalsa, dal fatto che “tanto non conta”, dal fatto invece che né Mauri né la Lazio c’entrano affatto e dunque puntano “davvero ” al terzo posto alias Champions, ecc.ecc.? Andiamo ancora indietro, ripercorrendo il sabato che evidentemente a qualcuno Dio paga… A metà tra la luce solare e quella dei riflettori c’era Palermo-Juventus. Stavolta la difformità d’orario ha favorito la squadra di Conte, che ha giocato in un campo ostico ma contro una squadra debilitata sapendo già della inopinata sconfitta del Milan: come a dire che giocare dopo conviene se si può profittare di qualcosa, e non se si deve subire ulteriore pressione. Ebbene, si è vista una squadra di pedalatori in salute con un giocatore vero in regia, Pirlo. Domanda: ma è lo stesso Pirlo scansato dal Milan come troppo vecchio, acciaccato e inadatto a proteggere difese di movimento, esattamente il tipo di difesa che Conte apparecchia per la Juve? Sì, avete indovinato, è quello. E dunque chi è causa del suo mal… Randomizzando ancora, e saltando l’ennesimo gol da brasiliano di Di Natale, nel primo pomeriggio era piovuto a Lecce. Intendo una pioggia di gol. Il Lecce, in odore di retrocessione ma pieno di birra, tecnica e voglia di vincere, ha strapazzato la solita Roma alterna di Luis Enrique. Il tecnico che il Gran Romanista Fabrizio Cicchitto (che secondo me assomiglia un po’ ad Andrea Barbato- che nel caso si rivolterebbe nella tomba- ma secondo lui è tutto Jimmy Fontana…) vorrebbe mandar via rimpiangendo Montella: non si potrebbe dunque arrivare a uno scambio tipo Bukowski-Corvalan, con Montella sulla panchina della Roma, Luis Enrique in Parlamento capogruppo del Pdl e Cicchitto a casa direttamente? Dicevamo del Lecce: una delle squadre più in forma del torneo. Per come gioca meriterebbe di rimanere senz’altro in A. Ma per come gioca a che cosa? Non è lo stesso Lecce stracitato nei verbali in Procura, a Bari, dal Masiello che guida il gruppo dei rei confessi? Eppure segnano che è una bellezza: forse la scabrosità della situazione li carica? Forse, anche se non si potrebbe fare a termini di regolamento… (non i tesserati, neppure per via indiretta…), il Lecce e i suoi giocatori oggi “stanno scommettendo” metaforicamente sulla loro salvezza? Ma mentre il Lecce faceva quaterna su quella ruota, la Fiorentina faceva un imprevisto, imprevedibile e inscommettibile ambo sulla ruota del Meazza. Pensare che lo sceneggiatore sembrava pigro: il Milan perde anche malamente tra gli improperi a Barcellona salutando la Champions, non ha più neppure la Coppa Italia, deve rivincere lo scudetto ed è in testa, “deinde” non può che divorare una malatissima Fiorentina che capita a fagiolo. Per non faticare troppo, subito un bel rigore fasullo che l’animale mitologico Ibra trasforma: a quel punto devono aver pensato che fosse fatta e non che fossero fatti loro, come in realtà atleticamente e psicologicamente erano. La Fiorentina si è ritrovata ed è andata a vincere meritatamente in extremis, quando non c’era neppure più tempo per un altro rigoruccio… I COMMENTI sono stati nel segno di “Miracolo a Milano”, il film di De Sica (senza Amauri) del ’51, contrassegnato da poesia, fiaba e la battuta del barbone che attribuiva a tutti mirabilie concludendo con “chissà chi era suo padre! cento lire…”. Il padre di questa Fiorentina sarebbe Della Valle senior, e forse starà meditando di riconoscerla come figlia dopo averla ripudiata sulla via dell’Outlet-Stadium di Firenze che tardava. Morale: che accadrà ora, giacché due terzi di campionato di A e una montagna di club, tesserati e partite di B, e a scalare, paiono coinvolti nello scandalo, nelle Procure di Cremona, Bari, Napoli? Che farà il Procuratore della Federcalcio, il solito Palazzi? Presto e male come per “Calciopoli”? Tardi e bene (ma quando?)? Chiederà anche lui l’amnistia come ha suggerito impropriamente il Procuratore Capo di Cremona che al contrario di Palazzi però sa già tutto e non ha motivi di aver paura di sapere? Bah… Quasi dimenticavo: Chievo-Milan di stasera è decisivo perché se il Milan non vince perde lo scudetto. Parola di santone, Cassandra, Tiresia e… fate un po’ voi (nell’estate scorsa chiesi la moratoria di un anno per rimettere insieme i cocci di “Scommettopoli”, oggi dovrei chiederne due…).
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“Big Tuesday per Lega e Milan” di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 09-04-2012) Si annuncia un martedì di passione per i tifosi della Lega Nord e per quelli del Milan. Domani a Big TueBergamo va in scena l’ “orgoglio padano”, mentre a Verona si gioca l’anticipo di serie A tra il Chievo e i rossoneri. Se il Milan non dovesse riuscire a vincere, lo scudetto rischierebbe di allontanarsi definitivamente. Una settimana poco “santa” per la squadra di Berlusconi: prima la sconfitta a Barcellona, poi l’imprevedibile scivolone in casa contro la Fiorentina, grazie al gol del redivivo Amauri. Ora la Juventus è davanti, grazie soprattutto, ironia della sorte, alle prestazioni dell’ex milanista Pirlo. La lotta per la Champions League e quella per non retrocedere rimarrebbero aperte e interessanti, se sui risultati sportivi non gravasse la scure della giustizia sportiva e dello scandalo scommesse: la classifica sul campo rischia come al solito di essere stravolta in tribunale -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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CONFERMATA LA CESSIONE DELLA PARTECIPAZIONE IN ALPITOUR PER 225 MILIONI L’utile di Exor sale a 504 milioni Il monte dividendi cresce a 80,1 milioni. Cedola a 0,335 euro per azione di TEODORO CHIARELLI (LA STAMPA 07-04-2012) Utile e dividendi in crescita per Exor. La holding degli Agnelli archivia l’esercizio 2011 con un utile netto di gruppo di 504,2 milioni, quasi quadruplicato rispetto ai 136,7 milioni del 2010. La finanziaria, guidata dal presidente e amministratore delegato John Elkann, prevede di chiudere con risultati positivi, sia per il gruppo che per la Spa, anche il 2012 e vara un piano di incentivazione a lungo termine, costituito da stock grant e stock option. Il consiglio di amministrazione, riunitosi ieri a Torino, proporrà all’assemblea degli azionisti, fissata per il 29 maggio, un dividendo di 0,335 euro per ogni azione ordinaria, di 0,3867 per azione privilegiata e di 0,4131 per azione risparmio, con un monte dividendo che sale da 75,9 a 80,1 milioni. L’utile netto della spa scende invece a 58,7 milioni dai 151,8 milioni nel 2010. Un calo dovuto a minori dividendi incassati da partecipate (-26,1 milioni), alla variazione delle minusvalenze nette su cessioni e svalutazioni di partecipazioni (-74,4 milioni, di cui 56,2 milioni relativi alla svalutazione effettuata sulla controllata Juventus), da maggiori oneri finanziari netti (-12,6 milioni), da maggiori imposte indirette (-0,8 milioni) e da maggiori imposte dell’esercizio (-1,5 milioni). Questi fattori sono compensati da minori spese ricorrenti (+2,6 milioni) e da maggiori proventi netti non ricorrenti (+19,7 milioni che comprendono la plusvalenza realizzata dall’incorporata Exor Services con la cessione dell’immobile di corso Matteotti 26 che è stata pari a 7,1 milioni). In calo anche il Nav (Net asset value, valore netto degli attivi) che passa da 8,36 miliardi di fine 2010 a 6,3 miliardi. Al 31 dicembre 2011 il saldo della posizione finanziaria netta consolidata del Sistema Holdings è negativo per 325,8 milioni con una variazione negativa di 368,4 milioni rispetto al saldo positivo di 42,6 milioni di fine 2010, principalmente per gli investimenti effettuati nel corso dell’esercizio. Sempre al 31 dicembre 2011 il patrimonio netto consolidato attribuibile ai soci della controllante ammonta a 6,4 miliardi con un incremento netto di 328,5 milioni rispetto a fine 2010. I piani di incentivi Per quanto riguarda le stock grant, è prevista l’assegnazione di 400 mila diritti per circa 30 beneficiari: riceveranno un corrispondente numero di azioni Exor ordinarie alla data di maturazione fissata nel 2018, subordinatamente al perdurare del rapporto professionale con la società e con le società del Sistema Holdings. La seconda componente, definita «Company Performance Stock Option», prevede l’assegnazione di 3 milioni di diritti di opzione che consentono ai beneficiari di acquistare un corrispondente numero di azioni Exor ordinarie. Il periodo di maturazione delle opzioni decorrerà dal 2014 al 2018 in quote annuali di pari entità che saranno esercitabili dal momento della maturazione sino al 2021, subordinatamente al raggiungimento dell’obiettivo di performance e al perdurare dei rapporti professionali con la società e con le società del Sistema Holdings. John Elkann è beneficiario del «Company performance stock option» e riceverà 750 mila diritti di opzione. Gli altri beneficiari potranno essere circa 15 dipendenti di Exor e delle società del Sistema Holdings, che ricoprono ruoli chiave nell’ambito dell’organizzazione aziendale. Alpitour Confermata la cessione della partecipazione in Alpitour per 225 milioni di euro a due fondi chiusi di private equity facenti capo a Wise Sgr e J. Hirsch & Co, a cui si affiancano altri soci finanziari tra cui Network Capital Partners. L’accordo è stato integrato con il riacquisto da parte di Exor di un albergo per 26 milioni di euro e un aumento della remunerazione del prezzo differito. La struttura sarà concessa in locazione al gruppo Alpitour e garantirà a Exor un rendimento legato ai risultati della gestione dell’immobile con un minimo garantito. Potrà poi essere ceduta a terzi senza alcuna limitazione contrattuale. Il closing della vendita di Alpitour (che comporterà per Exor spa una plusvalenza di 140 milioni contabilizzata nel corso del 2012) è previsto nelle prossime settimane. Gli acquirenti effettueranno l’operazione mediante Seagull, un veicolo societario appositamente costituito. -
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SCOMMESSOPOLI: le rivelazioni «Mai chiamato Conte, lui dà fastidio» Il giornalista Raimondo: «Bellavista non mi ha chiesto se il tecnico fosse “contattabile”, ma se sapeva qualcosa sul Sassuolo» «Ho i tabulati del cellulare: nessuna telefonata. Conte non vince con gli aiuti, ma questa storia ritorna dopo 10 mesi perché lui e la Juve sono scomodi» di MARINA SALVETTI (TUTTOSPORT 07-04-2012) TORINO. Non ci sta Antonello Raimondo, giornalista della Ġazzetta del Mezzogiorno , al coinvolgimento e alla gogna mediatica in cui è finito Antonio Conte per colpa di quella telefonata, tra lui e Bellavista, in cui spunta il nome dell’attuale tecnico della Juventus. Non riesce a dormire da giorni per l’imbarazzo che gli ha creato: conosce Antonio da vent’anni, sono amici, si sentono spesso, ma non l’ha mai chiamato per esaudire la richiesta di Bellavista. E’ dispiaciuto per quello che sta accadendo, così esce allo scoperto e rivela qual è l’esatto contenuto di quella intercettazione con l’ex giocatore del Bari, a dispetto dei brogliacci dei carabinieri - così come è accaduto con calciopoli - che mistificano la realtà, e quali sono le sue mosse successive. Raimondo, racconti che cosa le ha detto Bellavista in quella famosa telefonata del 24 marzo 2011. «Prima di tutto mi preme precisare le inesattezze riportate. Bellavista non mi ha mai chiesto se Conte è “contattabile”, non mi ha chiamato per vedere se era possibile fare una combine. Sapendo del rapporto tra me e Conte, voleva sapere se il tecnico era al corrente delle voci che circolavano sul Sassuolo, che sarebbe arrivato a Siena con molte assenze e quindi non disposto a fare la guerra. Ma la parola “contattabile”, come riportano i carabinieri, non è mai stata pronunciata. Conosco Bellavista, è un mio amico e non lo rinnego adesso, ha sbagliato e pagherà per ciò che ha fatto, ma se mi avesse detto di contattare Conte per sistemare la partita mi sarei rifiutato». Ma lei ha poi chiamato Conte? «No, ma a Bellavista ho mentito. Gli ho detto che lo avevo cercato ma non mi aveva risposto, che gli avevo mandato un sms senza riceverne un altro. Ho però i tabulati del mio cellulare, posso dimostrare che quella telefonata e quel sms non sono mai partiti». Perché ha mentito a Bellavista e perché non ha telefonato a Conte? «Mi sono tolto dall’imbarazzo di dire no a un amico come Bellavista. Non volevo deluderlo così mi sono inventato che Antonio non aveva risposto. Invece Conte non l’ho contattato proprio perché lo conosco bene. Mi sembrava offensivo nei suoi confronti chiedergli se il Sassuolo avrebbe spianato la strada per la vittoria del Siena. Conte non è uno che vince con gli aiuti. Basta vedere come svolge il suo lavoro, vuole vincere anche la partitella infrasettimanale, l’ho visto battere nel derby il suo Lecce quando era sulla panchina del Bari senza guardare in faccia nessuno. Ha una furia negli occhi quando scende in campo, figuriamoci se avesse saputo. . . ». Così s’inventa una bugia... «Innocua, per salvare capre e cavoli. Se avessi chiamato Conte, lui mi avrebbe sicuramente risposto. Ci sentiamo spesso, gli mando sempre un sms di “in bocca al lupo” prima delle partite o commentiamo i risultati dopo le gare. Ma non ho voluto coinvolgerlo». Bellavista però non si accontenta e la esorta allora a contattare Perinetti, il dg del Siena. «E’ vero, ma io con il dg non ho un gran rapporto, così gli ho suggerito di chiamare Faggiano, il ds e suo collaboratore, anche lui di Lecce. E la storia finisce qui perché Bellavista non insiste. Non so poi che cosa abbiano poi fatto, l’importante è stabilire che è stato l’ex giocatore del Bari a chiamarmi e che io non ho esaudito le sue richieste anche se a lui ho detto l’esatto contrario». Secondo lei perché si cerca di coinvolgere Conte nel capitolo di Scommessopoli? «Me lo sono chiesto anch’io. Queste intercettazioni sono note da dieci mesi, sono nelle carte di Cremona e quando la notizia esce per la prima volta gli viene riservato poco spazio, tre righe in un pezzo. Invece adesso l’hanno sbattuta in prima pagina, spacciata come una novità che non è. . . Il motivo? Probabilmente il nome di Antonio Conte fa gola. Dieci mesi fa era “soltanto” l’allenatore del Siena, adesso siede sulla panchina della Juventus ed è in corsa per vincere scudetto e coppa Italia. Vuoi mettere che sia tornato a essere antipatico come quando giocava a Torino e vinceva?» ___ LA TESTIMONIANZA Il giornalista «Mai inviato quell'sms ad Antonio» di G.B. OLIVERO (GaSport 07-04-2012) Antonello Raimondo, 44 anni, è un giornalista della giornalaccio rosa del Mezzogiorno. Si occupa del Bari e nel 2007 ha conosciuto Antonio Conte, all'epoca tecnico della squadra pugliese, stringendo con lui un rapporto di amicizia. A Raimondo si rivolge Bellavista il 24 marzo 2011 per cercare un contatto con Conte prima di Siena-Sassuolo. Raimondo, ha mai chiamato o mandato sms a Conte dopo l'invito di Bellavista? «No, mai. E non sarebbe stato un problema visto che ci sentivamo parecchie volte alla settimana. Dissi a Bellavista che avrei mandato un sms a Conte per togliermi dall'imbarazzo. Voglio specificare che Bellavista non intendeva contattare Conte per "agganciarlo" e combinare le partite. Più che altro gli serviva un'informazione: lui da Conte voleva sapere se gli risultava che il Sassuolo sarebbe andato a giocare a Siena senza troppe velleità». Quindi sui suoi tabulati non c'è traccia di un contatto tra lei e Conte? «Non in quei giorni. Ho chiesto alla mia compagnia telefonica i tabulati e li metto a disposizione di chi sta indagando». Da un'altra intercettazione sembra che lei consigli a Bellavista di rivolgersi al d.s. del Siena Faggiano. «Non è così. Bellavista mi chiede di Perinetti, io gli dico di lasciar perdere e lui mi chiede il nome del suo collaboratore, ossia Faggiano, con il quale io avrei potuto parlare senza problemi. Ma anche stavolta non c'è nessun contatto». Perché parla solo adesso? «Per rispetto a Conte ho preferito aspettare che parlasse prima lui. Io e Antonio ci siamo un po' persi di vista e non so perché, ma non ho dormito la notte al pensiero di averlo messo in imbarazzo, ovviamente in modo del tutto involontario». È vero che lei è stato sospeso dall'Ordine dei giornalisti? «No, mai successo. E oggi (ieri, ndr) ho seguito Bari-Grosseto per il mio giornale». -
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Mi pare che... Hanno confermato la radiazione per nascondere enormi magagne di LUCIANO MOGGI (Libero 06-04-2012) L’Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la radiazione per il sottoscritto, Giraudo e Mazzini. Ho rispetto di ogni collegio giudicante, ma il primo pensiero che m’è venuto in mente è che sia stato portato a termine l’ennesimo obbrobrio giuridico. La decisione è solo politica perché fa a pugni con i fatti oggetto della vicenda, tutti smantellati. Nel caso specifico, c’è di più. Era stata l’Alta Corte del Coni a chiedere alla Figc di “attualizzare” la vicenda con ogni elemento utile sopravvenuto, «ai fini della valutazione della posizione del ricorrente». E ciò per evitare la risibile situazione di un nuovo giudizio voluto dalla Figc con l’orologio fermo al 2006, cioè a quegli episodi male interpretati e per niente avvenuti - vedi caso Paparesta - che avevano portato alla sentenza di quei giorni, voluta sull’onda del “sentimento popolare”. Sulla base di quella richiesta dell’Alta Corte la mia difesa ha prodotto ogni tipo di documento, rivelazioni e intercettazioni che hanno fatto giustizia di tutto il castello d’argilla costruito. La Federazione, invece, pare abbia presentato, tra gli altri, la rassegna stampa dei miei articoli per dimostrare un mio comportamento “non giusto”. Evidentemente non gradiscono chi cerca di difendersi mettendo a nudo alcune verità. Perché Abete non ha portato una sua intercettazione dove, riferendosi al deludente campionato della Fiorentina in lotta per la retrocessione, dice a Mazzini «siamo fregati» e continua dicendo di non essere andato alla stadio «per non dare nell’occhio». Perché Abete non ha portato le intercettazioni di Carraro quando il buon Franco, incavolato, dice al designatore di aiutare la Lazio, a discapito di quelle che retrocessero (Bologna e Brescia)? Perché non ci parla di Premiopoli e del prof. Pichi, capo dell’Ufficio del Lavoro, che un giorno ebbe a dire ad un segretario di una società «non preoccuparti penso io a parlare col tuo presidente per dirgli come fare a non pagare il premio». Complimenti! Perché sono stati fatti i deferimenti, per Pichi, ma la decisione è demandata ad Abete entro giugno? Si aspetta forse la prescrizione? Perchè all’avv. Marco Mattioli, vice di Palazzi, fu impedito di aprire un’inchiesta su Pichi, dicendo che in quell’ufficio del Lavoro esistevano delle precarietà che evidentemente non dovevano emergere? Perché subito dopo l’avv. Mattioli fu trasferito dall’ufficio Inchieste all’Antidoping? A queste ed altre domande dovrebbe rispondere Abete. Già in precedenza ho avuto l’impressione di lottare contro i mulini a vento, come se dovessi accettare una simile ingiustizia per il solo fatto che così è stato deciso dall’inizio. Voglio sperare di non aver dovuto pagare il vento di ripulsione per la questione Scommessopoli, ma doveva essere proprio questo sordido ultimo scenario a registrare la differenza abissale dei due fatti, l’inchiesta di oggi dà conto di risultati alterati e passaggio di denaro, la Calciopoli del 2006 era ed è solo una chiacchiera da bar. Ricordo che la sentenza penale di primo grado, ha riconosciuto la regolarità del campionato 2004-2005, peraltro accertato anche dalle due sentenze sportive che esclusero ogni illecito. La stessa sentenza penale ha riconosciuto la regolarità dei sorteggi e l’insussistenza delle “ammonizioni mirate”. Siccome fin dall’inizio, prevedendo quello che poi è accaduto, dissi che sarei andato sino in fondo, mi rivolgerò alle istituzioni europee, certo della mia piena innocenza. Altri, che di recente hanno prima invocato l’etica che non andava in prescrizione e poi l’hanno usata come ballerina impazzita, hanno per caso cassato altre radiazioni nascondendo le relative delibere? Se è così un motivo non etico deve pur esserci, e c’è! -
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A Ruggie', ma vedi... ___ ilCaso MILAN, JUVE E IL PENULTIMO TURNO SE SERVE USIAMO LA CONTEMPORANEITA’ di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 06-04-2012) C’era una volta la sacralità di «tutto il calcio minuto per minuto». Tutto ma proprio tutto, nel senso che l’intera Serie A si disputava, cascasse il mondo, alla stessa ora. Poi arrivarono le televisioni a pagamento. E la sacralità cominciò la sua rapida cura dimagrante: fino al 2008, a essere salvaguardate restarono le ultime 4 giornate di campionato. Dal 2008 al 2010 le ultime 2, con la possibilità di spacchettarle «a patto che restasse la contemporaneità per incontri coinvolgenti squadre in lotta per i medesimi obiettivi di classifica ». Dall’anno scorso la sacralità è diventata una foglia di fico: solo l’ultima giornata deve cominciare alla stessa ora, quantomeno a «pacchetti». Un’occhiata all’ultima tornata di anticipi e posticipi diramati ieri dalla Lega di Milano, e, oplà, ecco affiorare, a fronte di un’ultima giornata così elettrizzante da proporre in rigorosa contemporanea Juventus-Atalanta e Milan-Novara, una domenica 6 maggio da giorno del giudizio. A rate: alle ore 15 Cagliari-Juventus, alle ore 20,45 Inter-Milan. Sia chiaro, non è la fine del mondo, tanto più che nelle due giornate che precedono la fatal penultima Juve e Milan giocheranno alla stessa ora, mentre nelle quattro giornate ancora precedenti, a partire da domani, il Milan giocherà sempre prima della Juventus. Ieri, infatti, solo malumori (bianconeri) , ma non un grido di dolore o di sdegno. E tuttavia, la penultima di campionato è pur sempre la penultima, come s’usava fino alla primavera del 2010. Tanto più se di mezzo c’è un derby come quello di Milano con annesso scherzo del destino, i tifosi juventini forse costretti a spremersi a favore dell’Inter. Morale: se si arrivasse a quel penultimo atto nel segno dell’incertezza, sarebbe molto carino convenire da parte di tutti, Sky e Mediaset inclusi, sull’opportunità di disputare Inter-Milan e Cagliari-Juventus (quest’ultima chissà dove, per inciso) alla stessa ora. Facile, no? -
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IL RETROSCENA Conte sbottò «Sono solo millanterie» di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 06-04-2012) «SONO solo millanterie. Io sono sereno, anzi mi viene da ridere». Agli amici più intimi, ieri mattina, Antonio Conte non ha saputo e voluto celare il suo stato d’animo. Di assoluta quiete interiore, certo, ma pure di arrabbiatura feroce per come è stato raccontato il teorico coinvolgimento in Scommessopoli e per altre aderenze che finiscono per minare la tranquillità la Juventus. La sensazione di essere sotto attacco non gli è venuta a capocchia, bensì è il frutto di molte riflessioni: un sms fatto passare come prova del reato, l’implicazione di Bonucci, Pepe e persino dell’aiutante Stellini «che ne è uscito alla grande, perché tutti hanno letto cosa ha detto in quella telefonata». C’è qualcosa che non torna, a Conte. Anzi, torna tutto ed è per questa ragione che gli rode: dal rischio potenziale di omessa denuncia fino all’interrogativo che si sarebbero posti gli 007 federali («ma come faceva a non essersene accorto?», si legge su un quotidiano generalista) dinanzi a 4-0 di Siena-Sassuolo, dalla ri-pubblicazione dopo otto mesi della stessa intercettazione - quella dell’sms - fino alle interpetazioni spregiudicate da parte di alcuni media. «Io sono sereno», a prescindere dai conti che non tornano a Conte. L’allenatore leccese ha intenzione di tutelare la sua persona nelle sedi opportune e soprattutto di preservare la squadra da qualsiasi contaminazione esterna. Scommessopoli fa rima con Calciopoli e la Juvenrus ha già pagato. Il sospetto che la società bianconera sia di nuovo finita nel mirino è un tarlo che, a volte, toglie lucidità e distrae dall’obiettivo primario: ritornare a vincere sul campo, scudetto e coppa Italia, come da input di John Elkann. Con i vertici del club i contatti sono quotidiani, anche se ieri e ieri l’altro sono stati più assidui proprio per definire meglio i contorni della vicenda, definita «sgradevole» o «poco piacevole» da un dirigente bianconero. Alla società, Conte ha chiesto ad Agnelli massima protezione non tanto per se stesso quanto per lo spogliatoio, insomma a suo parere sarebbe indispensabile alzare una sorta di Maginot per preservare il gruppo da tensioni rischiosissime a questo punto della stagione. Una tutela indispensabile anche per parare gli attacchi del Milan sul fronte delle polemiche arbitrali: in fondo, tutto fa brodo e tutto può servire agli avversari per creare tensione. -
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Calciopoli Radiazione confermata per Moggi e Giraudo art.non firmato (CorSera 05-04-2012) ROMA — L'Alta Corte di Giustizia presso il Coni ha confermato la sentenza di radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini in riferimento a Calciopoli. L'ex direttore generale e l'ex amministratore delegato della Juve, così come l'ex vice presidente della Figc, avevano presentato ricorso contro le decisioni dei primi due organi della giustizia sportiva. La radiazione era stata decisa in primo grado dalla Commissione disciplinare il 15 giugno 2011 e confermata dalla Corte federale il 9 luglio. In base a questa sentenza, Moggi, Giraudo e Mazzini non possono così più svolgere alcun ruolo in ambito calcistico. La decisione di ieri chiude la vicenda sportiva, ma lascia aperta la possibilità di impugnare la sentenza al Tar del Lazio, come provvedimento amministrativo oppure esiste l'ipotesi di andare direttamente alla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, istituita nel '59. La seconda soluzione è certa per Moggi e Giraudo, come annunciato dai legali; da valutare il ricorso al Tar. ___ L’ULTIMO VERDETTO L’Alta Corte del Coni «Radiati Moggi, Giraudo e Mazzini» I legali degli ex dirigenti annunciano: «Faremo ricorso fuori dall’Italia Qui da noi si rischia di perdere solo tempo» di EDMONDO PINNA (CorSport 05-04-2012) ROMA - L’Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la sentenza dei giudici federali: Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini, i primi due ex direttore generale ed ex amministratore delegato della Juventus, il terzo ex vicepresidente della Federcalcio, sono radiati. Respinti i ricorsi, confermata la decisione della Corte di Giustizia federale, i tre restano «preclusi alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc» . Una decisione che ha scatenato la reazione, rabbiosa, dei legali di Moggi (Maurilio Prioreschi, Paolo Rodella, LA DECISIONE - Ci sono voluti oltre otto mesi per avere il dispositivo dei giudici dell'Alta Corte, dal 28 luglio 2011 - giorno in cui sono stati presentati i ricorsi - ad oggi, mentre le motivazioni arriveranno dopo Pasqua. E c’è grande attesa per capire come il collegio giudicante (presieduto da Riccardo Chieppa e composto da Roberto Pardolesi, Giovanni Francesco Lo Turco, Massimo Luciani e Alberto de Roberto) abbia rigettato le motivazioni. Ci sono volute diverse udienze (l’ultima il 27 marzo scorso), alcuni rinvii (la sentenza era attesa attorno alla fine di ottobre, ma l’Alta Corte aveva fatto slittare tutto per acquisire nuove prove) prima di arrivare alla conferma di quando deciso dalla Corte di Giustizia federale il 9 luglio, che ha confermato quanto stabilito dalla Disciplinare nel giugno dello stesso anno. LE REAZIONI - Le motivazioni si conosceranno fra una decina di giorni e sono ovviamente gli atti più attesi. Ma anche le frede parole del dispositivo «Rigetta il ricorso» hanno animato gli studi legali, da Torino a Roma. «Ci rivolgeremo alla giustizia fuori dall’Italia, con questa si perde tempo» ha detto Maurilio Prioreschi, uno degli avvocati che compongono il pool legale di Luciano Moggi. «Alla Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo? Vediamo prima le motivazioni, le strade da percorrere sono tante» . In attesa delle motivazioni anche una «perplessa» Flavia Tortorella che, oltre a Moggi, difende pure Innocenzo Mazzini. Chiaro che la sentenza sarà impugnata. Lo confermano anche le parole degli avvocati Massimo Krogh e Andrea Galasso, che difendono Giraudo: «La giustizia talvolta antepone le strategie dello Sport al diritto. Questa radiazione è fuori dalla logica oltrechè lesiva di diritti primari della persona. Il ricorso contro la radiazione che sarà tempestivamente promosso in tutte le competenti sedi degli ordinamenti nazionali e sovranazionali, notoriamente insensibili ai venti del palazzo restituirà ad Antonio Giraudo la fiducia nella civiltà del diritto tradita dalla giustizia sportiva. E la richiesta di danni morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta» . ___ Calciopoli La sentenza Gli ex dirigenti della Juventus Coni, l’Alta Corte conferma radiati Moggi e Giraudo Condannato anche l’ex numero due della Figc, Mazzini art.non firmato (IL MATTINO 05-04-2012) Roma. L'Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la sentenza di radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Gli ex direttore generale e ad della Juve e l'ex vicepresidente della Figc avevano presentato ricorso contro le decisioni dei primi due organi di giustizia sportiva. Una lunga storia. Sette anni tra intercettazioni, un processo sportivo finito con una retrocessione eccellente, quella della Juve, e la radiazione di Moggi ieri confermata dall'Alta corte di giustizia del Coni. Lo scandalo Calciopoli nasce nel 2004 in base ad alcune intercettazioni fatte dalla procura di Torino che però archivia il fascicolo. I documenti finiscono sotto i riflettori dei magistrati di Napoli Giuseppe Narducci e Filippo Beatrice che vogliono dare seguito alle indagini: partono intercettazioni dei carabinieri di Roma, che scateneranno anche l'inchiesta sportiva. Il terremoto a maggio 2006, e porta anche alle dimissioni dell'allora presidente della Figc, Franco Carraro, uscito completamente prosciolto dalla vicenda con sentenza definitiva della III sezione della Cassazione. La scandalo-story sportiva è segnata da date precise. Il 2 maggio 2006 scoppia la bufera che coinvolge tra gli altri Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Diego Della Valle, Claudio Lotito e gli ex designatori Bergamo e Pairetto. Il 14 luglio la Caf presieduta da Cesare Ruperto emette le sentenze di primo grado: Juventus retrocessa in B con 30 punti di penalizzazione per l'anno 2006-07; Fiorentina in B con 12 punti di penalizzazione; Lazio in B con 7 punti di penalizzazione; Milan penalizzato di 44 punti nel 2005-06, penalizzazione di 15 punti per la stagione 2006-07. Il 25 luglio la Corte federale presieduta da Piero Sandulli emette le sentenze di secondo grado: Juve in B con 17 punti di penalizzazione; revoca dello scudetto 2004-05 e non assegnazione del titolo 2005-06. Fiorentina penalizzata di 30 punti per il 2005-06 e 19 da scontare in A per il 2006-07; Lazio penalizzata di 30 punti per il 2005-06, di 11 nel torneo di A 2006-07; Milan penalizzato di 30 punti per il 2005-06 (rossoneri in Champions) e di 8 nel 2006-07. Il giorno dopo la Figc presieduta dal commissario straordinario Guido Rossi assegna lo scudetto 2005-06 all'Inter. Non assegnato il titolo dell'anno precedente. Ad aprile 2007 l’altro filone di inchiesta (Calciopoli-2) delle schede telefoniche straniere che alcuni arbitri avrebbero ricevuto da Moggi. A maggio 2010 la Juve chiede la revoca dello scudetto 2006, assegnato a tavolino all'Inter. A giugno 2011 la commissione disciplinare Figc radia Moggi e Giraudo, un mese dopo radiazione confermata dalla corte federale. Ieri la decisione dell’Alta Corte di Giustizia del Coni. Ma Moggi passa al contrattacco: «Radiazione confermata? Avevo già messo in conto di andare in Europa...» commenta. L'ex dg Juve annuncia poi che, esaurito l'iter della giustizia sportiva, andrà avanti nella sua battaglia: «Mi rivolgerò alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo». Antonio Giraudo impugnerà in sede europea, oltre che nazionale, la sentenza di radiazione annunciano i suoi legali Massimo Krogh e Andrea Galasso. «La giustizia - afferma Krogh - talvolta antepone le strategie dello Sport al diritto». Aggiunge Galasso: «La richiesta di danni morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta». ___ CALCIOPOLI L’Alta Corte conferma radiazione a Moggi e Giraudo di STEFANO CARINA (Il Messaggero 05-04-2012) ROMA – Anche l'Alta Corte di Giustizia Sportiva, l'ultimo dei gradi di giudizio dell'ordinamento, ha confermato la radiazione di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e dell'ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, per i fatti di Calciopoli. Una decisione alla quale l’ex dg bianconero non sembra rassegnarsi: «Radiazione confermata? Tanto avevo già messo in conto di andare in Europa...». Esaurito quindi l'iter della giustizia sportiva, Moggi andrà avanti nella sua battaglia in altre sedi: «Mi rivolgerò alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, su questo non ci sono dubbi – spiega - Leggeremo le motivazioni (che usciranno nei prossimi giorni, ndc) e al momento opportuno commenterò». Più preciso l’avvocato Franceschini, facente parte del pool dei legali che lo difende: «Al momento sono due le ipotesi: impugnare la sentenza al Tar, come provvedimento amministrativo, o andare direttamente alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo. Io preferisco questa seconda opzione, ma decideremo non appena avremo a disposizione le motivazioni». Giraudo, invece, ha già deciso che impugnerà in sede europea, oltre che nazionale, la sentenza di radiazione: «La giustizia - afferma il legale Krogh - talvolta antepone le strategie dello sport al diritto. Questa radiazione è lesiva dei diritti primari della persona. Il ricorso contro la radiazione sarà tempestivamente promosso in tutte le sedi competenti degli ordinamenti nazionali e sovranazionali. E la richiesta di danni morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell'ingiustizia sofferta». ___ CALCIOPOLI Moggi, Giraudo e Mazzini La radiazione è confermata Dopo 6 anni l'Alta Corte chiude il caso giudiziario dei protagonisti di Calciopoli Ma l'ex d.g. della Juve non si arrende: «Andrò a Strasburgo». O forse al Tas di VALERIO PICCIONI (GaSport 05-04-2012) La lunghissima storia della radiazione di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini è finita. Almeno per la giustizia sportiva italiana. Ieri l'Alta Corte di giustizia sportiva presso il Coni presieduta da Riccardo Chieppa ha confermato il verdetto per direttore generale, amministratore delegato della Juve e vicepresidente della Federcalcio ai tempi di calciopoli: i ricorsi contro la «preclusione alla permanenza in qualsiasi rango o categoria della Figc» sono stati rigettati, l'ennesima puntata di un giro di peppe durato quasi sei anni, con una collezione interminabile di pareri giuridici, requisitorie, arringhe, rinvii. Fino al pronunciamento di ieri, ancora orfano delle motivazioni che saranno rese note dopo Pasqua. Pareri su pareri La storia era cominciata con quella sorta di appendice alla squalifica di cinque anni per i tre dirigenti travolti da calciopoli. La «proposta di preclusione» è stata per molto tempo però una sorta di fantasma da dribblare, tanto che soltanto nel 2010 il presidente Giancarlo Abete aveva affrontato la vicenda. Proprio nel pieno della bufera sulle intercettazioni bis. L'ipotesi della traduzione automatica della sentenza del 2006 in radiazione a fine squalifica meritava un approfondimento per la Federcalcio, che aveva pure cambiato il codice di giustizia sportiva. Si aggiungeva una mai confessata ma evidente prudenza: meglio aspettare la sentenza penale di Napoli. Così era cominciato il salto multiplo fra i diversi organi della giustizia sportiva. Abete chiedeva un parere alla Corte di Giustizia Federale, poi toccava all'Alta Corte di Giustizia presso il Coni, che constatava un vuoto giuridico: Federcalcio, devi riempirlo tu. Il nuovo processo Dunque veniva approvata la norma del 3 marzo 2011, che riavvolgeva il nastro: nuovo processo. Il procuratore federale Stefano Palazzi riapriva i giochi che portavano alla condanna della Disciplinare 15 giugno 2011 e della Corte di Giustizia federale 9 luglio. A quel punto passava altro tempo, sentenza penale compresa con la condanna di Moggi e Mazzini per Giraudo era già arrivata con il rito abbreviato, prima della decisione di ieri. Precedenti e difese E ora? Le difese si erano concentrate nel lungo iter su diversi aspetti: l'illegittimità della norma del marzo 2011, i precedenti che avevano cancellato le precedenti «richieste di preclusione». Nel 2003, l'attuale d.s. della Roma Walter Sabatini, condannato per una storia di reclutamento di baby calciatori, ebbe ragione davanti alla Camera di Conciliazione e Arbitrato Coni perché il tempo trascorso fra prima sentenza e radiazione era stato «irragionevolmente lungo» 38 mesi. Poi il patteggiamento secretato per volere del presidente del Genoa che consentì a Enrico Preziosi di tornare nel calcio dopo la squalifica per Genoa-Venezia. Strasburgo o Losanna? Luciano Moggi rilancia: «La conferma della radiazione? Avevo già in conto di andare in Europa». Il professor Federico Tedeschini, del suo collegio difensivo, cita infatti la possibilità di un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, per violazione di quella Convenzione che all'articolo 6 dice che «ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata entro un termine ragionevole». Ma c'è anche un'altra Europa possibile per il ricorso, quella del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna. Ricorrerà sicuramente anche Antonio Giraudo. Lo annunciano i suoi avvocati Massimo Krogh e Andrea Galassi. Il primo giudica la decisione di ieri «lesiva dei diritti primari delle persone» e parla di «sedi nazionali e sovranazionali» a cui ricorrere anche per risarcimento danni. Insomma, è in arrivo un'altra puntata. ___ Nessuno sconto, Moggi e Giraudo radiati Ma i due ex bianconeri non si arrendono: "Andremo alla Corte Europea" di ALESSANDRO DI MARIA (la Repubblica 05-04-2012) Radiati, definitivamente, almeno per lo sport. Sentenza confermata, senza alcuno sconto, per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Anche l´Alta corte di giustizia del Coni, l´ultimo livello di giudizio a livello sportivo, ha confermato quanto stabilito nei primi due gradi nell´ambito del procedimento su Calciopoli, lo scandalo scoppiato l´estate del 2006 che ha sconvolto il calcio e le cui conseguenze si fanno sentire ancora oggi. L´ex direttore generale e l´ex amministratore delegato della Juventus, oltre all´ex vicepresidente della Federcalcio, hanno perso il ricorso estremo contro la squalifica a vita, decisa (con grande ritardo) dagli organi giudicanti della federcalcio nell´estate del 2011, ben cinque anni dopo lo scandalo. Ora la cancellazione definitiva dei tre dirigenti. Ma la vicenda non potrebbe chiudersi qui. Potrebbe avere, e quasi sicuramente avrà, altri capitoli extrasportivi. Moggi annuncia infatti ulteriore battaglia: «Radiazione confermata? Avevo già messo in conto di andare in Europa. Mi rivolgerò alla Corte europea dei diritti dell´uomo, su questo non ci sono dubbi. Leggeremo con i miei avvocati le motivazioni e al momento opportuno commenterò la sentenza». Lo stesso faranno i legali di Giraudo: «La giustizia - afferma l´avvocato Krogh - talvolta antepone le strategie dello sport al diritto. Questa radiazione, conseguenza automatica di una discutibile decisione risalente ad oltre cinque anni fa, a mio avviso è fuori dalla logica oltreché lesiva di diritti primari della persona». «E la richiesta di danni morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell´ingiustizia sofferta» aggiunge l´avvocato Galasso, sempre legale di Giraudo. La prima sentenza nei confronti degli ex tre dirigenti risale al 15 giugno scorso, quando la commissione disciplinare della Figc decise la radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini, che non avrebbero così più potuto svolgere alcun ruolo in ambito calcistico. Il 9 luglio la sentenza fu confermata anche dalla corte federale. Mentre il 27 ottobre scorso la stessa Alta corte di giustizia fece slittare la sentenza per acquisire nuove prove. Fino a ieri. ___ Commento Moggi radiato ma quel che c’è ora fa rabbrividire di FABRIZIO BIASIN (Libero 05-04-2012) La notizia è presto scritta: l’Alta Corte di Giustizia del Coni ha confermato la sentenza di radiazione per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. Gli ex dirigenti della Juve e l’ex vicepresidente della Figc avevano presentato ricorso contro le decisioni dei primi due organi di giustizia sportiva. Ora: detto che le sentenze vanno sempre rispettate, detto che Moggi ha già fatto sapere che non si arrende e si rivolgerà «alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, su questo non ci sono dubbi», detto che la parola Calciopoli fa venire il morbillo alla sola menzione, detto tutto e il contrario di tutto, fa specie leggere di sentenze a senso unico per 2/3 dell’ex Triade bianconera e nulla per tutti quelli che mangiavano allo stesso piatto dei due radiati (dirigenti, presidenti, agenti ecc ecc). Serviva un capro espiatorio e ne hanno trovati due, ma poi dai un’occhiata a questa pagina e ti accorgi che dal 2006, il calcio, al limite è peggiorato. Ora girano i quattrini, ora c’entrano i calciatori e intere squadre. Si stava meglio quando si stava peggio? ___ LA SENTENZA Radiati, radiati, radiati Moggi-Giraudo-Mazzini si arrenderanno? art.non firmato (l'Unità 05-04-2012) Forse per loro è finita davvero, almeno nel mondo del calcio. Anche l’Alta Corte di Giustizia Sportiva, l’ultimo dei gradi di giudizio dell’ordinamento, ha confermato la radiazione di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e dell’ex vicepresidente federale Innocenzo Mazzini, per i fatti di Calciopoli. La decisione dell’organismo presieduto da Riccardo Chieppa, è stata ufficializzata ieri con un comunicato che riporta il solo dispositivo. Si conclude così l’iter della giustizia sportiva per quanto concerne un provvedimento che era già indicato nelle prime sentenze di Calciopoli, anche se Giraudo impugnerà in sede europea, oltre che nazionale, la sentenza di radiazione. Lo annunciano i suoi legali, avvocati Massimo Krogh e Andrea Galasso, che preannunciano perfino un lauto risarcimento per danni morali. La sentenza è ormai ribadita più volte: il presidente Giancarlo Abete decise infatti di chiedere proprio alla Corte di Giustizia federale e quindi all’Alta di Corte di Giustizia Sportiva presso il Coni un parere su chi avrebbe dovuto prendere la decisione di traformare la richiesta di preclusione nella «preclusione vera e propria». Era necessario un passaggio solo formale o un nuovo processo? Si è così svolto un nuovo processo davanti alla Commissione disciplinare,con la sentenza di radiazione del 15 giugno ribadita poi il 9 luglio 2011 anche dalla Corte Federale. Quindi è toccata all’Alta Corte di Giustizia presso il Coni l’ultima parola. ___ CALCIOPOLI Giraudo-Moggi-Mazzini: «Radiati» L’Alta Corte del Coni conferma le condanne. Gli imputati pensano di rivolgersi alla giustizia europea di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 05-04-2012) ROMA. Il giro del mondo della giustizia sportiva italiana per Calciopoli è finito ieri mattina per Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini. La loro radiazione dallo sport italiano, non solo dal calcio, arriva con il verdetto dell’Alta Corte di Giustizia presso il Coni dopo 2091 giorni dalla sentenza di primo grado del processo sportivo del 2006, emessa il 14 luglio di quella caldissima estate. Non finirà qua, lo annunciano i radiati che guardano a ulteriori gradi di giudizio soprattutto fuori dall’Italia. La giustizia sportiva italiana, ai ritardi della Figc si sono sommati quelli dell’Alta Corte presso il Coni, manda all’ergastolo sportivo dopo che la Federazione, colpevole di non aver saputo scrivere una norma transitoria nel 2007 quando cambiò il codice e colpevole di aver soprasseduto chiedendo in giro pareri su pareri fino al pasticcio del comunicato 143/a che ha istituito una regola ed un processo ad hoc (che brutto precedente, dopo le amichevoli conciliazioni con Preziosi e Sabatini?) per Moggi, Giraudo e Mazzini. Alla fine l’Alta Corte, spaccata al proprio interno sul fatto che la norma sulle radiazioni sia stata partorita solo 4 anni e 8 mesi dopo la condanna a cinque anni e proposta di preclusione, fa passare il principio giuridico che si può istruire un procedimento costruendo una struttura legislativa ad hoc. EFFETTO TEMPO Va detto che il clima era tra i più sfavorevoli per sentenze che seppure solo in diritto avrebbero rimesso in gioco personaggi così scomodi come Luciano Moggi e Antonio Giraudo (e Mazzini è finito stritolato dall’ingranaggio): in queste ore in cui si parla di tolleranza zero per le combine vere, visto che quelle per Calciopoli sono state derubricate dalla sentenza del giudice Casoria a combine inesistenti, figuratevi se poteva arrivare altro tipo di sentenza. Eppoi il tempo ha giocato il più beffardo dei tiri anche perché nel frattempo è arrivata la sentenza di Napoli: colpevole e condannato Moggi, anche se la gran parte delle ragioni della sentenza sportiva appellata all’Alta Corte (sorteggi, ammonizioni, griglie esclusive, telefonate e rapporti confidenziali, Paparesta rapito) erano stati smentiti dal processo. Ma Chieppa e la sua giuria (per Moggi relatore Pardolesi, uno dei tre saggi del parere scudetto) hanno voluto attendere e bypassare Napoli. FUORI DALL’ITALIA Tra i legali di Moggi, Giraudo e Mazzini c’è grande attesa per le motivazioni che dovrebbero essere note tra una decina di giorni, dopo Pasqua. Ma la direzione porta fuori dall’Italia. Così i legali di Giraudo, che per la Corte Europea dei diritti dell’Uomo scalda l’avvocato di Bosman, Dupont: «La giustizia - afferma l’avvocato Krogh- talvolta antepone le strategie dello Sport al diritto. Questa radiazione, conseguenza automatica di una discutibile decisione risalente ad oltre cinque anni fa, a mio avviso è fuori dalla logica oltreché lesiva di diritti primari della persona». «Il ricorso contro la radiazione che sarà tempestivamente promosso in tutte le competenti sedi degli ordinamenti nazionali e sovranazionali, notoriamente insensibili ai venti del Palazzo - aggiunge l’avvocato Galasso - restituirà ad Antonio Giraudo la fiducia nella civiltà del diritto tradita dalla giustizia sportiva. E la richiesta di danni morali e materiali sarà commisurata alla gravità dell’ingiustizia sofferta». Moggi in persona risponde: «Radiazione confermata? Tanto avevo già messo in conto di andare in Europa? Mi rivolgerò alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, su questo non ci sono dubbi. Per i commenti aspetto le motivazioni». Ma si lavora anche all’ipotesi di un ricorso al Tas, il Tribunale dell’Arbitrato presso il Cio di Losanna: con richiesta di giudici non italiani. Dubbi sul percorso per arrivare alla Corte di Strasburgo: direttamente o passando per il Tar (magari con ricorso d’urgenza). Una sola è la certezza al momento, Calciopoli sbarcherà oltrefrontiera. ------- Pesi e misure da verificare... di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 05-04-2012) IL CALCIO italiano gli è sfuggito di mano, in questi cinque anni, ma una cosa Abete e la Figc l’hanno saputa fare: hanno radiato Moggi, Giraudo e l’ex collega di vicepresidenza federale, Innocenzo Mazzini. La pratica è stata chiusa dopo 6 anni! Un tempo lunghetto, se messo al confronto con la necessità di tempi ristrettissimi imposti all’indagine sulle scommesse. La fretta, nel 2006, fu cattivissima consigliera: il predecessore commissario Guido Rossi ha lasciato ad Abete in eredità la polpetta avvelenata del parere scudetto e del comunicato da tricolore, oltre alla mancata indagine su Inter etc. Pancalli&Coccia un codice senza norma transitoria radiazioni, ma il resto da alcuni arbitrati con Preziosi sono opera sua. Oggi si sa che Abete e la sua federazione, non hanno voluto/potuto togliere lo scudetto all’Inter; non hanno saputo coi suoi organi accorgersi della deriva barese (indagini di Palazzi su Milan-Bari e Parma-Bari ci sono state); sappiamo che il campionato 2004-2005 non fu alterato e frodi specifiche non sono state provate. I campionati dopo Calciopoli sono stati taroccati: e allora, se per un campionato non taroccato si sono radiati Moggi&C. cosa farà la Figc di Abete coi Masiello Boys? -
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Le carte «Dobbiamo chiamare Conte» Sospetti su altre partite di GIOVANNI BIANCONI (CorSera 05-04-2012) BARI — Nell'indagine sulle partite truccate per alimentare i guadagni del calcio scommesse, viaggiano anche esposti anonimi corredati da atti giudiziari. E così è capitato che il procuratore di Bari Antonio Laudati ricevesse il 31 gennaio scorso una lettera senza firma allegata a un verbale d'intercettazione telefonica della Squadra mobile di Cremona, che fa parte dell'indagine in corso nel capoluogo lombardo. Si tratta dei brogliacci delle conversazioni registrate sull'apparecchio di Antonio Bellavista, ex giocatore del Bari arrestato lo scorso giugno proprio nell'ambito dell'inchiesta cremonese. In uno dei colloqui intercettati l'11 marzo 2011, secondo la sintesi della polizia, il calciatore parla «con un uomo palesemente inserito nel mondo del calcio. I due si confrontano in merito alla loro attività già effettuata avente ad oggetto l'aver contattato giocatori del Bari per pilotare il risultato finale della partita Milan-Bari». L'incontro si giocò due giorni più tardi, e finì 1 a 1. Nello stesso brogliaccio c'è un'altra intercettazione, risalente a giovedì 24 marzo 2011, tre giorni prima dell'incontro del campionato di serie B Siena-Sassuolo. Riassumono gli investigatori: «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte, l'allenatore del Siena, per sapere se sia "contattabile" per la partita. Raimondo dice che proverà a chiamarlo e gli farà sapere». Raimondo è un giornalista pugliese, Antonio Conte era il mister della squadra toscana con la quale ha conquistato la promozione in seria A; prima aveva guidato per due anni il Bari e per un breve periodo l'Atalanta, oggi è il mister della Juve. Venti minuti più tardi, Bellavista «informa un uomo che si trova a Pescara e che sta organizzando alcune "cose"». L'indomani, invece, «Raimondo informa Bellavista di non essere riuscito a contattare Conte, e di avergli inviato un messaggio. Bellavista chiede di provare con Giorgio, ma Raimondo dice di no e consiglia di provare con Fagiano. Bellavista dice di provare». L'attuale direttore sportivo del Siena si chiama Daniele Faggiano. Un'ora dopo questa telefonata, Bellavista si intrattiene a lungo con Francesco Giannone, anche lui arrestato nell'indagine cremonese sulle partite truccate, e domanda: «Vi interessa la B?», e poi spiega: «Allora io ti dico chiaramente che sono in tre: il portinaio, quello che sta davanti al portinaio e uno che sta davanti all'opposto», e secondo gli investigatori «il Bellavista fa riferimento a tre giocatori del Sassuolo», evidentemente il portiere, un difensore e un attaccante. Nella partita giocata la domenica 27 marzo gli emiliani sconfissero i pugliesi per 4 a 0, ed è una di quelle su cui s'è concentrata anche la giustizia sportiva. Anche nell'inchiesta di Bari, come in quella di Cremona, il ruolo di Bellavista assume un ruolo centrale. Nell'interrogatorio del 1° febbraio scorso, segretato per esigenze investigative fino agli arresti di quattro giorni fa, il «tuttofare» del Bari Angelo Iacovelli ha raccontato: «Tre-quattro giorni prima di Bari-Chievo mi ha chiamato Bellavista Antonio dicendomi che voleva parlare con Andrea Masiello. Io ho riferito questo a Masiello il quale mi disse di portarglielo sotto casa. Bellavista disse a Masiello che c'erano parecchi soldi se si combinavano alcune partite. Masiello gli rispose che non era possibile perché era da solo. Bellavista gli disse, comunque, di fargli sapere eventuali novità». Novità che si deve presumere ci siano state, viste le partite alterate per ammissione dello stesso Masiello emerse dalle indagini in corso. Tuttavia in quello stesso interrogatorio Iacovelli ha riferito che «prima di Bari-Roma Bellavista mi ricontattò per fare da tramite con Masiello, per quanto ne so anche lì non si fece nulla... Io andai da Masiello: "Bellavista offre del denaro". Dice: "Angiolino, siamo sempre alle solite, è sempre quella la storia, non posso combattere da solo con gli altri…"». Ma le indagini proseguono, soprattutto ora che Masiello sta collaborando con nove dichiarazioni, anche su quell'incontro giocato nel finale della scorsa stagione (vinto 3 a 2 dalla Roma in maniera rocambolesca). È quel che ha scritto lo stesso procuratore di Bari, Laudati, in una lettera inviata al collega di Cremona De Martino. I due uffici conducono inchieste su fatti che in parte sono gli stessi, così come gli indagati. Nella missiva del 9 febbraio scorso Laudati precisa che la sua Procura sta svolgendo accertamenti «per il reato di associazione per delinquere finalizzata a frodi sportive commesse in questo distretto, e collegate alle partite di serie A 2010-2011: Milan-Bari, Bari-Chievo del 20/3/11, Bari-Sampdoria del 23/4/2011, Bari-Roma del 1/5/2011, Palermo-Bari del 7/5/2011, nonché per reati collegati alla criminalità organizzata». Per questo motivo, dopo l'arresto di Iacovelli ordinato dal giudice di Cremona, Laudati ha chiesto gli atti al collega, ipotizzando un eventuale conflitto di competenza. Che per ora non c'è stato, e le due Procure continuano a condurre ciascuno la propria indagine. ___ CALCIOSCOMMESSE Novità da Bari, spunta il nome di Conte Trema la serie A Altre tre partite E Masiello riconosce il «mister X» del Lecce di ANTONIO GUIDO (CorSport 05-04-2012) BARI - Masiello cinque ore sotto torchio, trema mezza serie A. Il giocatore avrebbe riconosciuto il «mister X» del Lecce che gli consegnò un assegno da 300 mila euro per far perdere il Bari. Nel primo interrogatorio di garanzia, iniziato alle 11 il giocatore è rimasto per complessive tre ore davanti al gip Giovanni Abbattista e al pm inquirente Ciro Angelillis facendo importanti rivelazioni. Masiello è ritenuto responsabile di aver truccato decine di partite dello scorso campionato di serie A e oggi sarà nuovamente interrogato. LA SPORCA DECINA - Milan-Bari, Bari-Chievo e Bari-Roma le altre tre partite della scorsa stagione su cui la procura di Bari sospetta ci sia stato un tentativo di combine. Se ne parla in una lettera inviata il 9 febbraio scorso dal procuratore Antonio Laudati al collega di Cremona Roberto Di Martino. Citati anche altri due incontri, Bari-Sampdoria e Palermo-Bari, emersi in occasione degli arresti. Salgono così a dieci le partite in esame comprese le cinque sulle quali stanno già indagando. NUOVE RIVELAZIONI - Nel pomeriggio l'interrogatorio investigativo durato due ore al quale ha preso parte il capo della procura Antonio Laudati accompagnato dal pm Ciro Angelillis. L'interrogatorio di Masiello è stato giudicato molto interessante e collaborativo. Questa mattina ci sarà la prosecuzione con i carabinieri. Subito dopo verrà presentata l'istanza per gli arresti domiciliari e nel pomeriggio Masiello potrebbe tornare a casa. ECCO MISTER X - «Alto, elegante, inviato dalla società» avrebbe incontrato Masiello all'Hotel Tiziano di Lecce. Il riconoscimento è avvenuto mostrando alcune foto. Masiello avrebbe invece offerto particolari discordanti per Bari-Samp rispetto a Marco Rossi che parla di 400 mila euro per perdere la partita. Intanto i carabinieri hanno scoperto che dopo aver truccato le partite sui conti correnti di Masiello, Carella e Giacobbe, sono stati versati quasi 40mila euro. Cinque giorni dopo Udinese-Bari Giacobbe ha versato 6.200 euro in contanti sul suo conto. Stesso importo, in contanti, viene versato in un'altra banca lo stesso giorno da Carella. Giacobbe versa anche 9.230 euro, sempre in contanti due giorni dopo Cesena-Bari e 17. 150 euro otto giorni dopo Bologna-Bari. CONTE PROPRIO NO - Il primo febbraio di quest'anno il procuratore Laudati invia ai carabinieri «per accertare la sussistenza di ipotesi di reato» , un esposto anonimo arrivato in procura il giorno prima, al quale è allegata la copia di un documento della squadra mobile di Cremona su due telefonate tra Bellavista e un certo Raimondo avvenute pochi giorni prima dell'incontro di serie B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura di Cremona ritiene truccati. Nella prima telefonata del 24 marzo del 2011, «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte per sapere se sia "contattabile” per la partita. Raimondo dice che proverà a chiamarlo e gli farà sapere» . La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo informa Bellavista di non esser riuscito a contattare Conte e di avergli inviato un messaggio". A quel punto Bellavista "chiede di provare con Giorgio (Perinetti, direttore generale del Siena)» ma Raimondo «dice di no e consiglia di provare con Faggiano ( direttore sportivo del Siena)» . «Bellavista gli dice di provare» . INGUAIATI NELLA TESTA - Lo afferma Marco Esposito, ex giocatore del Bari, anche lui indagato dalla procura di Bari , al telefono con la sua fidanzata. L'intercettazione è del 7 febbraio scorso, giorno in cui a Cremona si svolge l'interrogatorio di garanzia di Angelo Iacovelli. La ragazza afferma che l'uomo «inguaia quelli del Bari» parlando con i magistrati, ma Esposito risponde: «no, li deve inguaiare...li inguaia...sono già inguaiati. . . Nella loro testa sono già inguaiati...Ma è giusto così.. . Bastardi. . . Perchè lui (Iacovelli) non doveva andare in galera. Lui è un testimone chiave ma non un caz...cioè c'entra ma non è... È un povero cristo, dai, quello che sapevamo, che sapevo anch'io...» . ___ SERIE A RISCHIO La Procura di Bari indaga su altre cinque partite Rossi: “Tutti coinvolti, la mafia, gli imprenditori...” di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 05-04-2012) Il re degli autogol collabora: oggi Andrea Masiello – il difensore del Bari che ha ammesso d’aver venduto la sua partita a un sedicente emissario del Lecce – sarà interrogato ancora. Ed è l’intera serie A che inizia a tremare. Se ieri Masiello ha aiutato gli inquirenti a individuare il “mister x” che, spacciandosi per un dirigente del Lecce, gli offrì soldi in cambio della combine, da oggi la sua collaborazione può aprire nuovi scenari. Per capirlo basta leggere l’elenco, firmato dal procuratore Antonio Laudati, delle partite su cui indaga la procura di Bari. Elenco spedito alla procura di Cremona soltanto due mesi fa: “Segnalo che questo Ufficio sta procedendo per il reato di associazione per delinquere, finalizzata a frodi sportive commesse in questo distretto, e collegate alle partite del campionato di calcio di serie A dello stagione 2010-2011: Milan-Bari (13 marzo 2011), Bari-Chievo del 20 marzo, Bari-Sampdoria del 23 aprile, Bari-Roma del 1 ° maggio, Palermo-Bari del 7 maggio, nonché per reati collegati alla criminalità organizzata”. Ieri a Masiello sono state mostrate delle fotografie, per indentificare il misterioso emissario del Lecce che avrebbe pagato circa 300 mila euro per comprare il derby che assicurò la salvezza ai salentini. Masiello, che ha detto di non conoscere il suo nome, avrebbe riconosciuto l’uomo in fotografia. Il difensore ieri è stato interrogato per ben due volte, prima dal gip Giovanni Ab-battista e poi dal pm Ciro Angelillis. E i punti oscuri da chiarire, come emerge dagli atti d’indagine, sono davvero molti. TROVAMI CONTE Il 24 marzo 2011 un cronista sportivo barese, Antonello Raimondo, viene contattato da Antonio Bellavista (ex Bari), indagato, che intende parlare con l’ex allenatore del Siena, oggi alla Juventus, Antonio Conte: “Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte, allenatore del Siena, per sapere se sia ‘ contattabile ’ per la partita. Raimondo dice che proverà a chiamarlo e gli farà sapere”. Raimondo, che segue il Bari per la sua professione è amico di Bellavista da molti anni e conosce Conte, che prima del Siena ha allenato il Bari, ma, stando al brogliaccio, non mette in contatto i due. Nell’atto si legge che il 25 marzo “Raimondo informa Bellavista di non essere riuscito a contattare Conte e di avergli mandato un messaggio. Bellavista chiede di provare con Giorgio (Perinetti, ex ds sportivo del Bari che, in quell’anno, era con Conte a Siena, ndr) ma Raimondo dice di no e consiglia di provare Fagiano (Daniele Faggiano, ds al Siena, ndr). Bellavista dice di provare”. L’ANONIMO Il brogliaccio – che è negli atti della procura di Cremona – è doppiamente importante. Da un lato perché viene inviato in busta chiusa, da un anonimo, alla procura di Bari: è il 31 gennaio 2012 e il procuratore di Bari, Antonio Laudati, firma immediatamente la delega, destinata ai carabinieri, per indagare sull’episodio. E l’episodio si lega a una partita che – sia secondo la procura di Cremona, sia secondo la Giustizia sportiva, che per la vicenda ha già comminato alcune squalifiche – è fortemente sospetta: il Siena allenato da Conte, pochi giorni dopo, il 27 marzo, vince per 4-0 con il Sassuolo. Conte non è indagato ma la procura barese, da tre mesi, ha affidato ai carabinieri il compito di approfondire il contenuto di queste telefonate. DUE “ZINGARI” PER BARI – SAMP Tra le spiegazioni che Masiello deve fornire al pm Ciro Angelillis c’è anche la presenza di due uomini, del clan degli “zingari”, a Bari prima di un’altra partita sospetta: Bari – Sampdoria, vinta dai blucerchiati, per uno a zero, il 23 aprile 2011. Per manipolare l’incontro in questione, il calciatore barese Marco Rossi, ha parlato di un’offerta di 400 mila euro. Secondo gli inquirenti, nelle ore precedenti l’incontro, l’ex calciatore della Samp, Stefano Guberti, potrebbe aver incontrato Masiello. E non solo loro, stando all’informativa dei carabinieri. “Dagli elenchi dei pernottamenti acquisiti presso l’hotel ‘ Una Regina ’ di Tórre a Mare – si legge negli atti – è stato appurato che Hristian Hilievsky e Janez Novak avevano occupato rispettivamente le stanze 604 e 605”. Il 21 gennaio di quest’anno, Marco Rossi, subito dopo l’interrogatorio, parla al telefono con sua madre: “Ma ’ non dormo da mesi, mi hanno chiesto di tutte le partite … ho parlato con il procuratore … a Bari sta un casino della madonna perché sono coinvolti tutti, la mafia, gli imprenditori … purtroppo tutti hanno parlato … ora ho parlato anch’io prima che fosse troppo tardi … me l’ha consigliato l’avvocato, non sapevo più a chi chiedere consiglio”. E inizia a piangere. Prende la cornetta la sua fidanzata, che parla con la madre del calciatore, e la telefonata, secondo gli inquirenti, è “estremamente rilevante sotto il profilo probatorio”: “Masiello è andato per l’ennesima volta, perché non era la prima (…) che andava a rompergli le scatole… è andato a chiedergli … dai c’è questa combine, facciamo è tutto tranquillo e sono soldi che … scommetteranno all’estero… Masiello gli aveva detto ti diamo 30 mi-la euro e però a quanto pare (…) poi ha ridato i soldi e Masiello è andato di nuovo a chiedergli altre volte di partecipare, ma lui ha sempre detto no, sia il derby che la partita con il Bologna”. LE BOTTE CON GILLET Marco Rossi interrogato dice di una lite tra Gillet e Masiello. “si sono presi a botte?” chiede il pm, “Sì, davanti allo stadio”, risponde Rossi. Secondo Angelillis i motivi della lite potrebbero risiedere nella condotta di Masiello ma, risponde Gillet, si trattò soltanto di un diverbio per motivi sportivi. ___ CALCIOSCOMMESSE L’interrogatorio del giocatore simbolo del Bari Masiello parla, trema la serie A E nelle carte spunta Conte L’ex capitano riconosce in foto il «mister X» di Lecce che comprò il derby Non risultano contatti tra gli indagati e l’allenatore della Juventus di GIAN MARCO CHIOCCI & MASSIMO MALPICA (il Giornale 05-04-2012) Mentre il capitano del Bari Andrea Masiello, quello del «lauto gol» infame, fa tremare la serie A iniziando a parlare delle combine , negando di essere il «capo», e riconoscendo in foto il «mister X» che avrebbe fatto da tramite nell’acquisto (230mila euro), per conto del Lecce, del derby col Bari, nelle carte spunta Antonio Conte, ex allenatore del Bari, oggi alla Juve. A fine gennaio un esposto anonimo, dettagliato, arriva al procuratore di Bari Laudati, che lo gira ai carabinieri. Contiene fra l’altro quattro pagine di un verbale di intercettazione dell’ex calciatore del Bari Antonio Bellavista (arrestato a Cremona). In quei brogliacci, il 23 marzo 2011, esce Conte, all’epoca al Siena, due stagioni prima al Bari. Bellavista chiede a un cronista sportivo barese suo amico, Raimondo, «se può contattare Conte l’allenatore del Siena per sapere se sia “contattabile” per la partita». La mattina dopo dice a Bellavista di non averlo trovato, in risposta allora «chiede di provare con Giorgio (presumibilmente Perinetti, ex ds del Bari, poi al Siena, ndr) ma Raimondo dice di no e consiglia di provare con Faggiano (Ds senese, ndr)». Le «manovre» di Bellavista riguardavano Siena-Sassuolo, che si giocò il 27 marzo e finì 4-0 per i toscani, prima di finire nel mirino di Cremona perché il centrocampista Quadrini del Sassuolo avrebbe preso 45mila euro per la combine, beccandosi una squalifica «sportiva» di 6 mesi. IL BOOKMAKER A DUBAI L’ex portiere del Bari, Gillet, rivela al pm che uno dei sodali di Masiello arrestati, Fabio Giacobbe, volò negli Emirati in gita premio con il Bari di Antonio Conte, ora allenatore della Juventus. «Un anno – racconta il portiere – siamo andati in vacanza come premio a Dubai, che Conte ci aveva fatto… e lui (Giacobbe, ndr) era venuto con Andrea (Masiello, ndr)». Conte non è il primo juventino citato nelle indagini baresi. Ieri s’è detto del suo collaboratore, Cristian Stellini, per le pressioni (respinte) per pilotare un pareggio fra Bari e Genoa. Poi a verbale Masiello ha tirato in ballo due juventini: l’ex barese Bonucci e Simone Pepe per UdineseBari. «NON PIANGERE FIGLIO MIO...» Il calciatore Marco Rossi, dopo l’interrogatorio, piange con la mamma: «Ma’ non dormo da mesi, mi hanno chiesto di tutte le partite, ho detto quello che sapevo (...). Mi hanno messo in mezzo, sono un ciolone , a Bari c’è coinvolta la mafia, gli imprenditori (...). Ho parlato prima che fosse troppo tardi ». «Non piangere dai...» lo interrompe la mamma. La fidanzata Cristina, seduta accanto, gli strappa il telefono: «Signora, non ci conosciamo, sono la ragazza di Marco (...) Per dirle che alla fine gli hanno messo in mano questo soldi, quindi probabilmente Marco è stato tirato in mezzo, lui sapeva. . . 30mila euro ma poi li ha riconsegnati(...). Piangeva sempre, non sapeva come dirvelo, è una settimana che si vergogna (...). Masiello lo tormentava... ». Ma è una cosa grave, obietta la mamma. «Certo, nessuno lo giustifica, ma a Palermo ha giocato per vincere, non a perdere, i soldi li ha ridati (. . . )». Per restare alle fidanzate. Marco Esposito, poi indagato pure lui, chiama la sua e si sfoga: «I giocatori del Bari sono già inguaiati, ma è giusto così...bastardi». ROMA «DA FARE» Nel mirino finisce Bari-Roma del primo maggio scorso. Masiello tira in ballo il factotum scommettitore Iacovelli. «Mi disse che se accettavo “di fare la partita”, di alterare il risultato, per me c’era pronta una valigetta piena di soldi. Con lui, dentro la macchina, c’era un’altra persona, mezza incappucciata, si copriva, non saprei chi fosse (... ). Dovevamo perdere la partita, senza un risultato preciso (... ). La mia risposta fu negativa ». Iacovelli, interrogato, fa presente che l’ex calciatore Bellavista lo aveva contattato per vedere se Masiello era disponibile ad alterare risultato in cambio di denaro. «La stessa cosa, offriva del denaro». LA SAMP PER 400MILA EURO Masiello nei suoi ondivaghi verbali fa cenno anche al match con la Samp del 23 aprile, perso 0-1: «La sera prima Iacovelli mi contatta dicendomi di andare nella stanza dell’hotel, c’erano due persone che volevano parlarmi, io rifiutai ». L’indomani «si presentò con uno sconosciuto e mi disse di fargli sapere se c’era la possibilità di alterare la partita (...). Ero imbarazzato. Cominciai ad avere paura ». Una settimana prima del match, il centrocampista del Siena (ex barese) Carobbio, aggancia il «factotum» Iacovelli, e lo mette in contatto con lo «zingaro» Almir Gegic che vuole un incontro con Masiello per offirgli 100mila euro. Così Iacovelli: «Dissero: “Se voi volete fare la partita questi sono per voi. Dovete perdere”». Secondo Iacovelli, Masiello rinuncia. Il calciatore Marco Rossi, a verbale, rivela che durante un allenamento Masiello gli aveva proposto di manipolare quella partita in cambio di 400 mila euro da dividere con chi ci stava. E dai tabulati di Masiello, emergono due incontri, nei giorni precedenti il match con la Samp, tra il difensore e l’ala blucerchiata Guberti, che due stagioni prima aveva giocato nel Bari . «CONTATTO DI VAIO» Sempre Iacovelli cita Di Vaio tra i contatti per taroccare Bologna-Bari 0-4. «Per Bologna-Bari, Masiello mi disse che poteva sfruttare la conoscenza di Portanova che aveva giocato con lui a Siena, nonché di Di Vaio». PUGNI AL CAPITANO Una discussione che sfocia in un match di pugilato tra capitano del Bari (Gillet) e vicecapitano (Masiello), nata dopo un’intervista di quest’ultimo. Gillet, ora al Bologna, interrogato racconta di «un litigio verso gennaio, perché lui era andato in trasmissione a parlare di fatti che dovevano restare negli spogliatoi». Marco Rossi aggiunge: «Si sono presi a botte, davanti a tutti, fuori dallo stadio». Per Gillet è una resa dei conti sportiva, il pm ipotizza altri motivi: «Masiello dice che lei gli avrebbe detto: “Tu pensi solo al tuo orticello, ai fatti tuoi”, è così?». Gillet taglia corto: «Secondo me lui si parava il C**O (…) per farsi dire “ eh va bè, è l’unico che ha le palle di parlare..”». ALMIRON URLA A CENA Ancora battibecchi. Iacovelli racconta che al ristorante Due Ghiottoni Almiron accusò i giocatori al tavolo di essersi vendute le partite. Scoppiò una lite sedata a fatica. ___ Il retroscena Provarono a contattare Conte quando era a Siena art.non firmato (IL MATTINO 05-04-2012) L'episodio emerge dagli atti dell'inchiesta di Bari che ha portato in carcere l'ex giocatore della squadra biancorossa Andrea Masiello. Il primo febbraio di quest'anno il procuratore Antonio Laudati invia ai carabinieri, affinchè svolgano i «preliminari accertamenti per accertare la sussistenza di ipotesi di reato», un esposto anonimo , al quale è allegata la copia di un documento della squadra mobile di Cremona. In quel verbale sono contenuti i brogliacci di diverse intercettazioni telefoniche con protagonisti, tra gli altri, l'ex giocatore del Bari Antonio Bellavista, Francesco Giannone, Gianfranco Parlato, Massimo Erodiani. La squadra mobile riassume due telefonate tra Bellavista e un certo Raimondo avvenute pochi giorni prima dell'incontro di serie B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura di Cremona ritiene truccati. Nella prima, una telefonata del 24 marzo del 2011, annota la squadra mobile, «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte l'allenatore del Siena per sapere se sia «contattabile» per la partita. La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - informa Bellavista di non esser riuscito a contattare Conte e di avergli inviato un messaggio». ___ L’INTERCETTAZIONE Bellavista: Conte è contattabile? L’ex giocatore chiese un aggancio di CRISTIANA MANGANI (Il Messaggero 05-04-2012) ROMA - Un tentativo di agganciare anche l'attuale allenatore della Juventus, Antonio Conte, quando era alla guida del Siena. Il particolare emerge da una intercettazione telefonica intorno alla quale si nasconde anche un giallo. Il contenuto della conversazione che si trova negli atti dell’inchiesta di Cremona è stato inviato al procuratore di Bari da un anonimo, in una busta accompagnata anche da un serie di altre indicazioni che sono state omissate. Il primo febbraio scorso il capo dei pm ha mandato la lettera ai carabinieri, affinché svolgano i «preliminari accertamenti per verificare la sussistenza di ipotesi di reato». In quel verbale sono contenuti i brogliacci di diverse intercettazioni. Tra le altre due telefonate tra Bellavista e un certo Raimondo avvenute pochi giorni prima dell'incontro di serie B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli che la procura di Cremona ritiene truccati. Nella prima, una telefonata del 24 marzo del 2011, «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte, l'allenatore del Siena per sapere se sia «contattabile» per la partita. Raimondo dice che proverà». La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - è scritto nel verbale - informa Bellavista di non esser riuscito a contattarlo e di avergli inviato un messaggio». A quel punto l'ex giocatore del Bari «chiede di provare con Giorgio (Perinetti, all'epoca direttore generale del Siena)» ma Raimondo «dice di no e consiglia di provare con Fagiano (all'epoca direttore sportivo del Siena)». «Bellavista - conclude la squadra mobile - gli dice di provare». ___ CALCIOSCOMMESSE Mistero sms «Conte è contattabile?» E Bari apre un’indagine Bellavista chiese di chiamare l’attuale allenatore juventino per sapere dell’accordo di Siena-Sassuolo. Nessuna risposta di FRANCESCO CENITI (GaSport 05-04-2012) «Prova a chiamare Antonio Conte e vedi se è "contattabile" per Siena-Sassuolo». E' il 24 marzo 2011: a parlare è Antonio Bellavista con un certo Raimondo. La gara in questione è una di quelle «note» alla Procura di Cremona e anche a Palazzi. Ma è finita agli atti di Bari in modo particolare e soprattutto ha aperto una finestra investigativa sull'allenatore della Juventus. Come mai? Un anonimo, ben informato, ha inviato al procuratore Antonio Laudati uno stralcio delle carte in mano agli inquirenti lombardi che riguarda Conte. Un anno fa qualcuno cercò di arrivare al tecnico per sapere se il Siena si fosse «spianato» la strada in vista del match con il Sassuolo. Provò con una telefonata diretta, poi gli spedì un messaggio. Se la cosa fosse confermata, se quel sms fosse arrivato al tecnico, la situazione diventerebbe delicata anche senza un coinvolgimento diretto nella combine. Si ritorna alla omessa denuncia, il tallone d'Achille del calcio italiano. Tutti sanno, ma nessuno (tranne rari casi) parla. Se Farina diventa un «eroe» è per questo motivo. Siena-Sassuolo finisce 4-0 e ha una storia interessante: gli attori sono gli stessi della prima rappresentazione sul calcioscommesse. Quella andata in scena a Cremona in giugno. Ritroviamo, oltre a Bellavista, anche Erodiani, Pirani e Paoloni. La combine Sono questi ultimi a muoversi, cercando un contatto con Quadrini tramite il portiere Paoloni (suo compagno nella Primavera della Roma). Le informazioni in possesso del gruppo sono chiare: la squadra toscana avrebbe comprato la sfida. Così Erodiani al telefono con Pirani (intercettato): «Il Siena ha pagato già... So che giocheranno tutti a perderla, Marco. Hai capito?». Quadrini si sente al telefono con Paoloni. Manca un tassello per avere la certezza del tarocco: la sponda senese. Entra in gioco Bellavista. Chiama Raimondo e gli chiede di contattare Conte (allora tecnico dei bianconeri). E il 25 marzo, due giorni prima della sfida, gli fa sapere: «Non mi ha risposto, gli ho mandato un messaggio». L'ex giocatore non si accontenta e lo esorta a provare anche con altri. Nomina un Giorgio (Perinetti, allora dg). «No, lasciamolo stare. Meglio Faggiano (Daniele, l'attuale d. s. )», gli dice Raimondo. Le informazioni si fermano qui. Se Conte, Perinetti e Faggiano siano mai stati contattati oppure si tratti di una millanteria, ora non è possibile saperlo. Di sicuro la Procura di Bari non ha cestinato l'imbeccata. L'ha messa agli atti, riempiendola di omissis, e ha iniziato a investigare. Ma su Siena-Sassuolo c'è stato e c'è un lavoro importante della Procura federale. Le condanne Le scommesse, sulla gara giudicata «sicura» dagli investigatori, sono costate care a Stefano Bettarini (che le ha ammesse patteggiando 14 mesi: non poteva puntare essendo tesserato del Chievo). Quadrini ha pagato con un anno per omessa denuncia: «Il giocatore era a conoscenza dell'accordo per alterare il risultato e aveva il dovere d'informare, senza indugio, la Procura Federale — si legge nella motivazione —. Non lo fece poiché si attivò in un secondo momento solo dopo aver ricevuto risposta negativa da alcuni compagni da lui interpellati per avere disponibilità ad alterare il match. Dagli atti della Procura di Cremona e dalle audizioni effettuate dalla Procura federale è emerso incontrovertibilmente che Erodiani, Paoloni e Bellavista si erano accordati per combinare Siena-Sassuolo». Non solo, nelle scorse settimane gli 007 di Palazzi (dopo la deposizione di 8 ore con il pentito Carobbio, ex del Siena) hanno fatto più o meno questa domanda a diversi tesserati: «Che cosa sapevano Conte e Stellini?». Segnale eloquente che la Procura vuole sgombrare ogni dubbio sul fatto che i due non siano incappati nella solita omessa denuncia. Filoni d'indagini Intanto i carabinieri hanno accertato che qualche giorno dopo le gare truccate, sui conti correnti degli indagati Fabio Giacobbe e Giovanni Carella sono confluiti quasi 40 mila euro. Le cifre: 6. 200 a testa dopo Udinese-Bari, il solo Giacobbe ne versa 9.230 dopo Cesena-Bari e 17. 150 dopo Bologna-Bari. Sul fronte società, fari puntati sul Lecce e nessuna novita sul Parma. La posizione del club è solo un'ipotesi investigativa da approfondire. La società emiliana è tranquilla e ha fiducia nel lavoro della magistratura. Finora non ha ricevuto alcuna comunicazione e nessuno dei suoi tesserati è stato contattato dalla Procura di Bari anche solo per dei chiarimenti. ___ "Fammi sapere se Conte è contattabile" Giallo su un sms: così gli scommettitori cercarono di agganciare il tecnico, un anno fa al Siena di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 05-04-2012) BARI - L´inchiesta sul calcioscommesse di Bari arriva a coinvolgere, sia pure in maniera indiretta e in una vicenda ancora tutta da decifrare, il primo "big", Antonio Conte. L´allenatore della Juventus non è indagato. Però la sua posizione dovrà certamente essere chiarita dal giudice sportivo. LA LETTERA ANONIMA Negli atti dell´inchiesta c´è un documento anonimo che il primo febbraio 2012 il procuratore di Bari Antonio Laudati trasmette alla polizia giudiziaria, «al fine di svolgere preliminari accertamenti onde accertare la sussistenza di ipotesi di reato». Con tanto di «raccomandazione di sollecitudine». A che punto siano questi accertamenti non è dato sapere: certo è che tutto ruota intorno a un sms. MESSAGGIO VIA CELLULARE Il documento anonimo, pieno di omissis, contiene alcuni brogliacci di intercettazioni telefoniche apparentemente "dispersi" tra le centinaia di migliaia di documenti depositati nei mesi scorsi dalla procura di Cremona. Una in particolare colpisce l´attenzione. È il 24 marzo del 2011 e Antonio Bellavista (ex calciatore del Bari, nonché punto di riferimento del calcioscommesse pugliese, già arrestato nel giugno scorso dalla procura di Cremona) telefona a un suo interlocutore abituale e gli chiede «di contattare Conte, l´allenatore del Siena per sapere se è "contattabile" per la partita». Tre giorni dopo, il calendario di serie B offre Siena-Sassuolo. L´interlocutore dice «che proverà a richiamarlo e gli farà sapere». Il 25 marzo, l´interlocutore richiama Bellavista e gli spiega «di non essere riuscito a contattare Conte e di avergli mandato un messaggio». Bellavista a quel punto «chiede di provare con Giorgio (forse Perinetti, al tempo direttore generale del Siena, ndr)», ma l´interlocutore dice di no, e «consiglia di provare con Fagiano (al tempo direttore dell´area tecnica da quest´anno direttore sportivo del Siena, ndr)». Bellavista si dice d´accordo. I SOSPETTI SU QUEL 4-0 È evidente che da queste telefonate non si può affermare con certezza che Antonio Conte fosse a conoscenza degli intenti di Bellavista. Se così fosse, però, l´allenatore della Juventus dovrebbe rispondere dell´accusa di omessa denuncia. Certo è che la partita era stata clamorosamente truccata e dal campo la cosa deve essere stata abbastanza evidente. Come del resto si capisce dalle intercettazioni di Cremona. Al telefono sono Erodiani e Pirani, due degli scommettitori arrestati nella prima tranche: Erodiani: «Tranne il portiere che mi stava a fare inca**are.. gli altri due veramente la sanno fare, Marco… veramente la sanno fare... ». Pirani: «Ma questo era un signore, oh un professionista: li hai visti i calci d´angolo non ne tira uno dentro?». Erodiani: «Bravo… l´hai visto pure il contropiede a un certo punto ha aspettato che arrivassero tutti e poi ha crossato lungo...». «Possibile che Conte non si sia accorto di niente?» stanno chiedendo ora gli 007 federali a una serie di testimoni chiamati a parlare su quella partita. Agli atti c´è poi anche un´altra intercettazione telefonica nella quale Erodiani si dice sicuro: «Il Siena ha pagato già.. . Io so che (quelli del Sassuolo) giocheranno tutti a perderla. . . hai capito?». DEFERIMENTI ENTRO APRILE Una situazione piuttosto complessa, come si vede. Della quale i primi a non essere convinti sono proprio gli investigatori della Federcalcio, in questi giorni impegnati in una corsa contro il tempo per cercare di chiudere la tranche nata dagli arresti di Doni & co. a dicembre. Dopo aver sentito lo scorso 29 febbraio Filippo Carobbio (ex giocatore del Siena, tra i convocati per quel match, che adesso sta collaborando con la giustizia sia penale che sportiva) gli 007 di Palazzi stanno facendo domande proprio su «cosa sapevano Conte e Stellini» durante molti dei successivi interrogatori. L´obbiettivo è evidente: sgomberare il campo dal sospetto che i due pur non avendo denunciato, sapessero qualcosa. Va ricordato che esattamente per quel "reato" - omessa denuncia - ed esattamente per quella partita Siena - Sassuolo, il calciatore Quadrini è stato squalificato per un anno. «Chiuderemo tutto entro aprile» ha assicurato ieri il presidente federale, Luigi Abete. ANCORA OMBRE La vicenda scommesse potrebbe riguardare anche la stagione in corso. Il bookmaker austriaco Skyport 365, lo stesso che aveva allertato i pm di Bari su Bari-Livorno di Coppa Italia, la gara che dette inizio all´inchiesta - ha denunciato «flussi anomali di giocate» in relazione alla gara Chievo-Siena del 25 marzo scorso. Molti bookmaker stranieri e italiani hanno sospeso le giocate 24 ore prima dell´evento sull´under (meno di due gol e mezzo), il pareggio, e addirittura il risultato esatto, l´1-1. Troppe scommesse. La partita è finita proprio 1-1. LA SAMPDORIA Nel corso del proficuo interrogatorio di ieri, Andrea Masiello - difeso dai legali Francesco Rotunno e Matias Manco in costante contatto con l´avvocato di fiducia Salvatore Pino - è tornato a parlare della partita Bari-Sampdoria. Contestando quanto raccontato da Marco Rossi il quale aveva detto ai pm che per quella partita erano stati messi in palio 400mila euro (che i magistrati sospettano provenissero dalla società blucerchiata). Di sicuro, è emerso ieri, per quella gara era comunque intervenuto il gruppo degli zingari che aveva alloggiato nell´albergo del Bari nei giorni della partita e messo a disposizione dei corrotti un "montepremi" di 100mila euro. Sempre ieri è emerso infine che dopo le partite del Bari gli indagati correvano in banca a versare soldi sui propri conti di denaro. ___ LE CARTE Gli zingari il giorno di Bari-Samp “100 mila euro per la combine” E Bellavista chiese di contattare Conte, allora tecnico del Siena. Senza riuscirci di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 05-04-2012) Porte girevoli e non solo quelle del campo. Dal quartier generale del Bari, prima delle partite, si entrava ed usciva senza bodygard alle calcagne o addetti all’ordine interno che mostrassero i muscoli. Così, accadeva, che le combine, o i tentativi di combine, andassero in scena alla luce del sole o quasi. Un esempio? Le ore che precedono il duello fra i pugliesi e la Sampdoria finiscono ostaggio delle mosse degli «zingari»: Ilievski - ricercato dall'Interpol - e Novak sono gli inquilini delle stanze numero 604 e 605 all’hotel Una Regina di Torre a Mare, là dove Andrea Masiello e la sua truppa dovrebbero pensare soltanto alla sfida con la Sampdoria. Cosa accade la mattina della gara? «. . . il 23 aprile ci fu questo incontro con questo sconosciuto e da lì cominciai ad aver paura già all’inizio perché comunque era gente sconosciuta...», fa mettere a verbale Masiello nel suo interrogatorio del 25 gennaio scorso. Lo sconosciuto, per Angelo Iacovelli, il factotum della squadra biancorossa, era Almir Gegic, uno dei capi degli «zingari» che chiese di incontrare l’allora capitano del Bari in albergo. «Gegic - racconta Iacovelli ai pm - mostrò a Masiello una somma di denaro che aveva in una borsa, spiegò che erano 100 mila euro e che poteva offrirli per il risultato della partita, ma Masiello disse che non se ne faceva nulla. . ». Bari-Sampdoria come BariRoma della settimana successiva. Stavolta niente incontri in albergo, ma sotto casa dello stesso Masiello. Così Iacovelli nell’informativa dei carabinieri: «Per quanto riguarda BariRoma - dice - ricordo una serie di telefonate da parte di Bellavista (ex capitano dei pugliesi ed arrestato dalla magistratura lombarda, ndr) e De Tullio (ristoratore indagato a Bari, ndr) che mi chiesero - precisa Iacovelli nel verbale - se io sapessi se sulla partita si potesse scommettere con sicurezza. Bellavista offriva del denaro. Prima della gara ci fu un incontro, presenti io, De Tullio, un suo amico e Masiello, sotto l’abitazione di Masiello. De Tullio chiese se la partita era combinata, ma Masiello rispose che era solo e senza gli altri non si poteva fare...». Un capitano senza la propria truppa, dunque. Così appare Masiello. Solo e, quindi, nell’impossibilità di combinare duelli come quelli con la Sampdoria o con la Roma nonostante le offerte in denaro non mancassero come confermerà l’ex difensore barese Marco Rossi («Prima della partita con la Sampdoria vengo avvicinato da Masiello - fa mettere a verbale Rossi - che mi dice che c’erano dei soldi da dividerci, ovvero 30 mila euro a testa...»). Masiello, a volte, gioca da solo ed in contropiede, ma in altre occasioni appare e scompare su più tavoli. Quando? L’impressione di quella che gli investigatori chiamano in un apposito capitolo agli atti «l’associazione dei baresi capeggiata da Masiello» la dà lo stesso Iacovelli parlando della mancata combine di Palermo-Bari. La gara, per Gegic e i suoi, sarebbe dovuta finire con la sconfitta dei pugliesi con almeno due gol di scarto, ma, invece, il verdetto dallo stadio di Palermo va in una direzione opposta: 2 a 1 per i siciliani e gli «zingari» decisi a recuperare i soldi versati in anticipo nelle tasche dei giocatori del Bari (Masiello, Rossi, Bentivoglio, ma non Parisi) già nella notte dopo la sfida. «La partita non va in porto», così Iacovelli agli inquirenti. «Non va in porto perché finisce 2 a 1, ma subito dopo la fine mi chiama Masiello. È fatta Angiolì mi dice. Io gli rispondo che ha visto un’altra partita...Lui (Masiello, ndr) mi chiama Dottore! Sicuramente voleva chiamare un’altra persona. . . ». Chi? Forse un altro gruppo di scommettitori a cui, evidentemente, andava bene una sconfitta del Bari anche senza due reti di differenza come, invece, voluto dagli «zingari»? Bari contro Sampdoria, Roma, ma anche Parma. Si allunga l’elenco dei sospetti e sempre con Masiello a fare ora da spettatore, ora da protagonista. Nelle vesti di chi osserva, l’ex capitano del Bari nella stagione delle gare svendute si sofferma sulla sfida del 3 aprile scorso, in Emilia. «C’è un episodio - così Masiello ai carabinieri - a fine partita, una rissa nel sottopassaggio, in pratica i giocatori del Parma, Morrone e Pavarini, accusarono Marco Rossi di non essere stato diciamo così... si sentiva accusato di non essere un professionista...». Il Bari, quella trasferta, la vinse e a sorpresa. Poi, in effetti, fu il caos al fischio finale dell’arbitro con una vera e propria caccia all’uomo. Risse e duelli, come quello fra lo stesso Masiello e Gillet durante un allenamento. Ma anche spifferi e sussurri come quelli che escono da un brogliaccio, frutto di un esposto anonimo dove, tra le altre, si riassumono due telefonate tra Bellavista e un certo Raimondo avvenute pochi giorni prima di Sassuolo-Siena, finita 4 a 0 per i toscani il 27 marzo 2011. Nella prima «Bellavista chiede a Raimondo se può contattare Conte l’allenatore del Siena per sapere se sia contattabile per la partita». La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - si legge - informa Bellavista di non essere riuscito a contattare Conte e di avergli inviato un sms». A quel punto l’ex giocatore del Bari «chiede di provare con Giorgio (Perinetti, all’epoca dg del Siena, ndr)», ma Raimondo «dice no e consiglia di provare con Fagiano (all’epoca ds del Siena, ndr)». ___ IL TENTATIVO DI BELLAVISTA PRIMA DI SIENA-SASSUOLO 4-0 Spunta la telefonata: «Conte è contattabile?» art.non firmato (Libero 05-04-2012) L’organizzazione che per la procura di Cremona ha truccato o ha tentato di alterare decine di partite di A, B e C, provò ad agganciare anche l’allenatore della Juve, Antonio Conte, quando era alla guida del Siena. In un’intercettazione telefonica l’ex giocatore del Bari Antonio Bellavista contatta un certo Raimondo pochi giorni prima dell’incontro di B Siena-Sassuolo, finito 4-0 per i toscani e inserito tra quelli ritenuti truccati. Nella telefonata del 24/3/2011, annota la squadra mobile, «Bellavista chiede a Raimondo se Conte è “contattabile” per la partita. Raimondo dice che gli farà sapere». La risposta arriva il giorno dopo. «Raimondo - è scritto nel verbale - informa Bellavista di non esser riuscito a contattare Conte e di avergli inviato un sms». A quel punto l’ex giocatore del Bari «chiede di provare con Giorgio (Perinetti, all’epoca direttore generale del Siena, ndr)» maRaimondo «dicedi noe consiglia di provare con Fagiano (all’epoca ds del Siena, ndr)». «Bellavista - conclude la squadra mobile - gli dice di provare». ___ IL CASO SCOMMESSOPOLI Masiello parla La serie A trema Indagini sulle gare del Bari con Milan, Chievo e Roma Ma su queste partite non emergono elementi concreti. Il difensore avrebbe identificato il mister X del Lecce. Bellavista: «Conte contattabile?» Nessun riscontro di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 05-04-2012) ROMA. Dopo aver a lungo pianto, quasi sfinito da queste prime ore di detenzione, Andrea Masiello parla. E trema tutta la serie A. La metastasi barese del calcioscommesse è il livello superiore, quello di cui per mesi parlava il pm di Cremona, Di Martino . Ieri due interrogatori, soprattutto quello pomeridiano nel quale al procuratore barese Laudati e al pm Angelillis avrebbe (il condizionale è dettato dal fatto che il verbale è stato secretato) parlato soprattutto della combine del derby e indicato che l’uomo mostrato in una foto dagli inquirenti è proprio l’emissario che aveva prima promesso i 300 mila euro e poi pagato 230 mila euro (divisi coi complici Carebba e Giacobbe ) per comprarsi l’autogol decisivo di Bari-Lecce. Trema forte, allora, il Lecce. Nonostante Giovanni Semeraro gridi l’estraneità («a me quell’autogol sembrò naturale»). Ma i tremori vengono a tutti quelli che hanno affrontato la sgangherata truppa di Mutti, con giocatori che si insultano e picchiano, coi tifosi che impongono sconfitte “ad usum scommessae”, con dirigenti che ricevono le denunce dei propri atleti ( Gillet ) e non denunciano. Ma anche con i compari di Masiello che versano i contanti vinti per i match con Cesena, Genoa e Udinese sui conti bancari. LETTERA HORROR Il fatto è che in una lettera spedita il 9 febbraio scorso dal procuratore Laudati ai colleghi che indagano a Cremona e che intrecciano storie e fatti si faccia riferimento a sospetti di combine, avvalorati da testimonianze e investigazioni ma senza elementi certi, su Milan-Bari 1-1 (quello del colloquio criptato Cassano -Gillet), Bari-Chievo 0-2 e Bari-Roma 2-3, per la quale il factotum barese Iacovelli parla di una valigetta piena di soldi pronta per la combine. Nella lettera si fa riferimento anche alla famosa Parma-Bari 1-2, quando Morrone e Pavarini aggredirono Marco Rossi nel tunnel, visti da un uomo di Palazzi . Che, per la cronaca, indagò sulle parole equivoche di Antonio Cassano a Gillet dopo Milan-Bari (archiviazione del 19 aprile 2011) e pure su Parma-Bari: sanzioncina a Morrone per il parapiglia con la presunta frase “bastardo, non erano questi gli accordi”. «C’e’ stato un episodio a fine partita - dice Masiello ai giudici -, una rissa nel sottopassaggio, in pratica i giocatori del Parma, Morrone e Pavarini, accusarono Marco Rossi di non essere stato diciamo cosi’... e lui si sentiva accusato di non essere un professionista». Tutto archiviato. Su Milan-Bari c’è una telefonata di Bellavista che parla della possibilità di contattare giocatori baresi per sistemare il match di San Siro. Sul rocambolesco 2-3 (gol di Rosi al 95’) ecco Iacovelli: « Per quanto concerne Bari-Roma ricordo una serie di telefonate da parte di Bellavista e De Tullio (ristoratore indagato a Bari, ndr) che mi chiesero se io sapessi se sulla partita si potesse scommettere con sicurezza. Bellavista offriva del denaro. Prima della partita vi fu un incontro, presenti io, De Tullio, un suo amico e Masiello, sotto casa di Masiello. De Tullio chiese se la partita era ‘combinata’ ma Masiello rispose che era solo e senza gli altri non si poteva fare niente». E Masiello fa riferimento a un uomo mezzo incappucciato che in auto aveva pronta una «valigetta coi soldi». PARLA ANCORA Masiello, però, non ha concluso con l’interrogatorio drammatico di ieri che ha delineato i contorni del derby tarocco: oggi nuova giornata da passare sotto il torchio della Procura di Bari, soltanto dopo il gip deciderà se concedere i domiciliari. E sotto la lente ci sono proprio le altre partite, gli innumerevoli episodi e i volti noti e meno noti che compaiono nell’indagine. C’è pure la menzione, risalente ai primi atti di Cremona in riferimento a Siena-Sassuolo, di Antonio Conte : il plurindagato Bellavista prova a contattarlo per il tramite di un amico comune (un giornalista, pare), vuole capire se sia «contattabile» scrivono i poliziotti in una informativa. Ma nessun contatto emerge con l’ex calciatore del Bari e protagonista della Scommessopoli cremon-barese, plurintercettato nel mesi caldi dell’indagine. Parlando del vice di Conte, Stellini , è uno di quelli che rischia l’omessa denuncia, ma è contrariato perché consiglia a Masiello di rivolgersi all’Aic e poi dice: «Quando giocavo glielo ho detto anche ad Albertini (il vicepresidente Figc, ndr): “Quali scommesse, dovete proteggere i giocatori da questo schifo”. E invece non fanno nulla». ABETE & PETRUCCI Abete , scosso dalle notizie in serie che piombano da Bari e travolgono l’indagine sportiva in corso, punta sempre a chiudere i fatti cremonesi «entro aprile» parla di «fenomeno devastante da non sottovalutare» ma neanche da sopravvalutare, perché nel calcio «oltre alle ombre ci sono anche le luci». Poi quasi una preghiera alla procura di Bari: «Speriamo ci mandi il materiale quanto prima», perché processare tesserati e squadre a rate questa estate significa replicare gli errori di Calciopoli. Di sicuro - sostiene Petrucci - «senza attenuare la responsabilità oggettiva». -
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Niente da fare. Oggi sciopero bianco. Elkann usato come copertura per un'altra imboscata, non soltanto dal giornalaccio rosa ___ -
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Masielli, factotum e zingari Gli ultimi sviluppi levano quel poco di fascino esotico al romanzo globale del calcioscommesse di DAVIDE COPPO (Studio 04-04-2012) C’è da distinguere tra Bari e Cremona, in tutto questo chiacchiericcio su scommesse, derby venduti, masielli, factotum e zingari. L’indagine della procura lombarda, come testimoniato dalle 340 pagine di ordinanza di custodia cautelare (invero uno dei romanzi italiani più avvincenti usciti negli ultimi cinque anni), si occupa di una rete internazionale di scommesse, non clandestine ma perfettamente legali. Il crimine sta tutto nella manipolazione dei risultati delle partite, per poter poi puntare grossi quantitativi di denaro sul finale pre-deciso. Una rete che parte da Singapore, passa dalla Malpensa, poi giù a Mantova, Piacenza, Bologna, Grosseto, riparte per l’estremo oriente ma facendo tappa in Germania, Finlandia, Croazia, Ungheria. Lo scenario è, perdonate la leggerezza, affascinante. Certamente letterario, tipico di quei romanzi che in pochi ammettono a voce alta di aver letto e apprezzato, ma di cui tutti conoscono l’immaginario. Intrighi trans-continentali, voli tra Sud America, Europa, sud-est asiatico, un incrocio di etnie, lingue, monete. Ci sono anche, nell’intreccio, transazioni di denaro, telefonate da un capo all’altro del mondo, passaporti truccati, schede telefoniche piratate, remoti server cinesi utilizzati per puntare centinaia di migliaia di euro su un’apparentemente insignificante partita tra squadre della maremma toscana. Il gruppo criminale composto da bulgari e slavi dal volto sfregiato dalle cicatrici, il capo, un oscuro e apparentemente taciturno singaporiano sempre in volo tra l’Europa e l’Asia. Le voci su un traffico d’armi che pende sull’organizzazione, più come una minaccia fantasma che come un legittimo dubbio. C’è il cast, c’è il regista, ci sono i pesci piccoli e quelli grossi, c’è la scenografia e la sceneggiatura. Ci sono anche atti di timido o involontario eroismo, nascoste nelle nefandezze dei corrotti di provincia, ma è una storia lunga, romantica e forse nemmeno tanto vera. Perché nemmeno le intercettazioni, nemmeno gli atti della procura sono strumenti precisi e sicuri, almeno non del tutto. Per quanto riguarda Bari la storia è differente. L’Ordinanza di Custodia in Carcere è in questo caso più smilza, le pagine sfiorano il centinaio senza raggiungerlo, e tratta un triangolo di individui, ristretto ed omogeneo. C’è Andrea Masiello, venticinquenne (non è un dettaglio. Venticinquenne. ) difensore dell’Atalanta, in precedenza al Bari, e i suoi amici pugliesi Giovanni Carella e Fabio Giacobbe, circa cinquant’anni il primo, poco più di trenta il secondo. Le pagine fotocopiate della procura, in questo caso, non hanno nulla di affascinante. Sono presente anzi quasi soltanto interrogatori, pubblici ministeri dai nomi sciasciani (De Angelillis) che bisticciano con l’avvocato di turno che intromette la sua curiosità tra la domanda e il balbettante tentativo di risposta dell’interrogato («E aspetti, avvocato! Facciamo parlare lui, sennò…!»). Gli scenari sono quelli più familiari, ma molto meno esotici e meno fantasiosi, del meridione italico, tra ritiri, trasferte, ristoranti di pesce e faccendieri factotum bolsi e vittimisti. La stessa intercettazione ambientale tra Iacovelli e De Tullio, in una sala d’attesa della Procura, puzza di pareti ingiallite e lampadine intermittenti. Un’altra storia, certo coinvolgente, ma molto meno “spy”, e molto più tristemente italiana. Ci si immagina quasi anche la copertina, un tascabile degli anni ’80 con una brutta grafica invecchiata. Poi ti fermi, e pensi che un “romanzo” ti ha fatto intravedere palme, spiagge, un po’ di Prova a Prendermi e un po’ di Bourne Supremacy, ma l’altro ti ha lasciato qualcosa nel petto, come un fastidioso sassolino che lentamente diventa piombo pesante. Capisci che c’è qualcosa di diverso dell’indagine di Bari, c’è un protagonista che non è da ascrivere alla sfera dei malavitosi, dei criminali, dei truffatori. La scommessa è un vizio, Beppe Signori lo sa bene, e come ogni vizio contiene anche una piccolissima dose di giustificazione, di umana compassione. Quello che Andrea Masiello, un ragazzo di venticinque anni che si è spesso fregiato della fascia rossa di capitano, ha fatto in occasione di Bari-Lecce, non ha nulla a che fare con il vizio, con il peccato, con la possibile redenzione. Non c’erano scommesse in ballo, solo una valigetta con dei soldi. È pura infamia. Ha voluto, spingendo la palla in porta, quando già i suoi compagni di squadra avevano rifiutato di vendere la partita più importante dell’anno, «cristallizzare definitivamente l’esito di sconfitta per il Bari», come scrive lui stesso, con una precisione e una lucidità grottesche e rabbrividenti, nella nota inviata al pm pochi giorni fa. Curzio Malaparte, ne La Pelle, descrive l’orrore incomprensibile delle madri napoletane che, nel dopoguerra, vendono i propri figli ai soldati marocchini, i tristemente famigerati goumiers. Il romanzo della procura di Bari ci racconta dello stesso sentimento, lo stesso brivido di disgusto nell’unico conflitto che credevamo sano, e bello, e infinito. Masiello ha venduto più dei suoi figli, ha venduto l’anima di una città intera. -
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Se il calciatore che tradisce è il nuovo infame MASIELLO E QUEGLI INFAMI PER CUI NON C’È PERDONO di GIORDANO BRUNO GUERRI (il Giornale 04-04-2012) Il terzino - che fa un autogol ben remunerato alla sua squadra (durante un derby!) e poi si rotola a terra fingendosi disperato - è certamente un infame. Peggio: come si sarebbe detto una volta, «un traditore». Il termine «infame» è stato mutuato dalla criminalità, e reso celebre dalle Brigate rosse, che bollarono in tal guisa il primo e a loro più dannoso traditore della lotta armata al cuore dello Stato, Patrizio Peci: Io, l’infame, si intitola infatti il suo libro autobiografico. «Infame, ti impiccheremo con le tue budella!», gli gridavano gli ex compagni ogni volta che comparivano insieme nell’aula di un tribunale. C’è da giurare che gli ex tifosi del terzino gli griderebbero la stessa cosa, a meno che non siano così caratterialmente amabili (del che dubito) e linguisticamente duttili da ideare un’opportuna variante calcistica: ti impiccheremo con le tue stringhe! Il tradimento è infatti il crimine più grave durante le guerre, e dunque anche in quella metafora della guerra che è una partita di calcio. Si difendono, nella rete oltre i tre pali di legno, la Patria e la Madre: venderla, lasciandola violare al nemico, è il delitto più spregevole che un tifoso possa concepire. Del resto anche chi non tifa è assai poco propenso a perdonare il traditore. Prendete padre Dante. A chi riserba il posto più scomodo - a suo parere - dell’Inferno? A tre infami, Giuda, Bruto e Cassio, ognuno maciullato per l’eternità nelle tre bocche di Lucifero in persona (è lecito pensare che gran parte del castigo consistesse nel sopportarne l’alito). Ma, a stemperare il dramma del tradimento, sarà bene osservare che, se ben ci ricordiamo chi tradirono Giuda e Bruto, si può mettere un montepremi a chi azzecca, oggi, la risposta su Cassio (la soluzione è in fondo all’articolo*). Se i traditori continuano giustamente a suscitare sdegno, i loro tradimenti vengono spesso, e per fortuna, lavati dalla storia e dal tempo. Al massimo cade una specie di veto sui nomi dei traditori. Che dire di Gano, per esempio? Una volta, molti secoli fa, era uno dei nomi di battesimo più diffusi in Occidente, come oggi Mario. Poi l’autore della Chanson de Roland assegnò a Gano di Magonza il ruolo di traditore del figliastro Orlando e della patria, nella guerra contro i saraceni. E nessuno, da allora, chiama più un figlio Gano. Ci avevo pensato io, per la verità, Gano Guerri è un gran bel nome, poi non me la sono sentita di appioppare al mio bambino questo peso. Ai traditori, insomma, non si perdona. Tantomeno a quelli calcistici. Si può ancora discutere se a «tradire di più» fu Mussolini, o Vittorio Emanuele III, o Badoglio. Si possono anche accettare disquisizioni teologiche/perdotempistiche sulla necessità (e quindi innocenza) di Giuda, perché altrimenti Gesù non si sarebbe potuto immolare. Ma per i calciatori non c’è scampo. Guardate su Internet. Guglando, «i grandi traditori della storia del calcio» viene subito prima di «i maschi grandi traditori». Sul perché ciò avvenga, lo scoprano i sociologi. Io mi ritiro, vergognoso per il tradimento della lingua italiana perpetrato con quel guglando. (*Cassio fu complice di Bruto nell’uccisione di Cesare). -
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La storia Gli ultras del Bari hanno costretto la squadra a perdere Quei fedelissimi infedeli del povero calcio truccato di FRANCESCO MERLO (la Repubblica 04-04-2012) SONO inediti e inauditi questi tre capi degli ultrà di Bari, «biancorossi fino alla morte», che hanno venduto la loro squadra. Questi tre generali dei supertifosi violenti, non sono neppure classificabili nell’antropologia del traditore. Come se si scoprisse che i tre moschettieri vendevano la regina al cardinale Richelieu. Di certo sono, questi fedelissimi infedeli di Bari, paradossi tutti italiani, impensabili tra gli hooligans inglesi o olandesi che sono manigoldi sì, ma proprio perché fanatici. E possono dunque stordirsi nella birra e nelle botte, negli striscioni aggressivi e nei canti tribali dell’irresponsabilità civile ma, con tutte le loro ribalderie, non prevedono il doppio gioco, l’uso della passione ultrà come risorsa di malaffare ai danni della propria squadra, il tradimento dell’identità certificata nei colori e nei riti arcaici dell’appartenenza etnica. A Bari invece questi ultrà pretendono di dominare la squadra al di sopra di ogni liceità e stabilire quando deve vincere e quando perdere: la squadra non esiste, è un pretesto ed è un prodotto del loro tifo. E difatti nel 2011 invasero il campo (maggio) e presero a manate e a spintoni i giocatori come assaggio di quel che avrebbero subito se non avessero vinto il derby, ma un mese prima (aprile) i capi di questi stessi ultrà avevano convocato in privato i calciatori per convincerli a perdere con il Cesena e con la Sampdoria: «Voi vivete a Bari e sapete quel che può succedervi. Anche noi dobbiamo scommettere». Dunque nella Bari delle cozze pelose e degli appalti pubblici truccati, delle escort e della malasanità, delle parentopoli all’università e al Petruzzelli, è saltata anche quella certa moralità insediata nell’immoralità del tifoso estremista. Ecco perché questi tre boss della devotissima, esaltata, Curva Nord, «una squadra un amore» , «una sola passione per tutta la vita», vanno al di là di Giuda che, in fondo, dei 12 tifosi era il meno fanatico, il più disincantato, il traditore designato. Né somigliano a Bruto che, alla fin fine, uccise per la sua Roma. Eppure c’è qualcosa di familiare nella diserzione e nel voltafaccia di Roberto Sblendorio che sa essere feroce per il suo Bari, la testa rasata, i Ray-Ban a specchio, la mano offesa per un petardo che gli lanciarono i nemici del Palermo: «sono ultrà nella vene », «Bari è la mia eterna malattia», e ancora ieri mattina per difendersi «ho trenta anni di onore, di coraggio e di fede». Appunto, Fede. Sblendorio esibisce un’epica che ricorda quella dell’ultrà Emilio Fede, che era il capo dei maniaci e delle teste calde berlusconiane, l’inventore del Tg adorante, e adesso è il nome che si è mutato nel suo contrario, il servitore che si è servito, l´asino fatto mulo che ha preso a calci il padrone. E c’è qualcosa di già visto nel duro e cocciuto Alberto Savarese detto ‘il parigino’: «sono un ultrà della bella vita» dice di sé. Capelli lunghi, occhiaie marcate, ‘il parigino’ ha indetto un’assemblea per lanciare l’azionariato popolare a favore del suo Bari, ha srotolato uno striscione in cirillico offrendo la squadra a un miliardario russo e sa controllare e suscitare le emozioni collettive che prendono alla gola i tifosi organizzati di ‘Ultras 76’, sezione barese di ‘Stampo italiano’, curva nazionalista, «il bianco rosso non è un colore ma un valore», e infatti gli slogan sono tutti idealisti: «Lecce męrda». Ecco: in lui c’è qualcosa di Scilipoti che fu altrettanto duro e cocciuto ultrà dei valori dell’Italia di Di Pietro prima di scoprire che anche il mutuo della casa è un valore. E in Lello Loiacono detto Pannocchia, il sopracciglio sinistro rasato a solchi, guerrigliero della restaurazione etica del calcio, c’è il tesoriere della Margherita Luigi Lusi, che era un ultrà dell’etica finanziaria della politica e un capo ultrà dei boy scout. E c’è anche il tesoriere della Lega, Francesco Belsito, che era un ultrà nella guerra contro Roma ladrona… Non solo dunque questi ultrà corrotti di Bari non somigliano alle bestie dell’inferno, ma somigliano tantissimo a molti altri corrotti dell’Italia di oggi e dunque agli ultrà della politica, ma anche della religione, delle professioni, e a tutti quelli che riempiono il vuoto delle loro vite con la militanza estremista, non passione ma mestiere: ultrà come professione. Del resto solo nel calcio italiano i presidenti delle società cedono in appalto agli ultrà i parcheggi, le trasferte, le magliette, i pacchetti di biglietti, la gestione degli stadi. E se tutti scommettono e dirigenti e giocatori truccano le partite, perché non dovrebbero scommettere e imbrogliare anche questi professionisti dell’estremismo organizzato? Ecco dunque che tra gli ultrà italiani ci sono queste originali evoluzioni, questi inimmaginabili corrotti che come le spie non hanno bandiera se non il malaffare. Sono gli ultrà della truffa consumata la domenica in mezzo al frastuono e ai turbini di fumo. -
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AUTOGOL ALL’ITALIANA di OLIVIERO BEHA dalla rubrica IL BADANTE (il Fatto Quotidiano 04-04-2012) Può sembrare che l’autogol confessato da Andrea Masiello, allora difensore del Bari, sia una faccenda da calcio sporco e basta. Non è così. Può anche sembrare che sia un episodio solo calcistico. Neppure è così. Come non è “semplicemente” una questione riferibile all’illegalità per un’ipotesi concreta di reato come l’associazione a delinquere a scopo di frode sportiva. E nemmeno una “voce” etica (cioè inetica) all’interno di una putrefatta “lealtà sportiva” che nessuna norma specifica pare in grado di far rispettare. Intendiamoci, è anche tutto questo ma circoscrivendolo non aiutiamo a capire e a impedire che si precipiti per la china. L’autogol di Masiello, finto come lui nel senso atroce di “volontario ”, è in realtà un autogol all’italiana del sistema-Paese. Vediamo perché. Purtroppo da quando se ne ha memoria c’è chi nel calcio compra e vende le partite. Non sta bene, non si deve fare, si truffa l’investimento emotivo tifoso ecc: ma è così. Ce lo dicono solo parzialmente le cronache, ma tutti, dico tutti tra gli addetti ai lavori lo sanno benissimo, dirigenti di club e istituzioni calcistiche incluse. Per non parlare dei media, suddivisi tra un “mancano le prove” e un complementare e accomodante “il tifoso non vuole sapere”. Da sempre. Specificamente alcune partite delle fasi finali di un campionato, di qualunque categoria dalla A in giù, sono merce sul bancone. Chiedete a un arbitro serio (!!!) o a un giornalista indipendente (!!!!): vi confermeranno tutto ciò anche se magari a cena, off records. Ma da molti anni ormai anche il calcio è invaso dalle scommesse rese legali: davvero ci vuole uno sforzo mentale erniario per immaginare che la “merce partite” potesse ben presto incrociare la “merce scommesse”, come è puntualmente avvenuto? Certo, non tutte le partite sono truccate o merce in quel senso. Dunque non tutte le scommesse sono in realtà puntate su risultati o numero di gol precombinati o combinati in tempo reale come Internet permette di fare con una certa facilità. Ma i due fenomeni non hanno tardato a trovare un terreno comune, ovvero il terreno di gioco, anche se ripreso dalle televisioni planetarie e a scalare da quelle nazionali, regionali, localissime. Un terreno di gioco contenuto ormai soprattutto virtualmente in un più ampio bacino, quello delle scommesse pubblicizzate a ogni minuto dappertutto anche da personaggi di primo piano del nostro pallone, come ad esempio il pluridecorato Arrigo Sacchi. Il quale Sacchi non promuove come testimonial le partite truccate e le relative scommesse, ma attesta la “normalità” dello scommettere che comprende l’anormalità (almeno statisticamente, ad oggi) di partite truccate su cui scommettono sia i responsabili del trucco, sia gli attori della “pièce” truffaldina, sia amici e colleghi di entrambe le categorie (parte dei tifosi compresa). È diventata una “professione” e un “investimento”, fino al grottesco dell’autogol letterale reso apparentemente ancora più “involontario” dalle modalità inconcepibili. Ma le scommesse legali vivono all’interno di un sistema-Paese che ha affidato al gioco d’azzardo in tutte le sue forme una forma di finanziamento colossale: solo quello legale ammontava nel 2011 a oltre 76 miliardi. Quante “finanziarie”? Una tassa spaventosa che sta distruggendo famiglie e individui. Naturalmente oltre la quota illegale: siamo alla rovina dello Stato Biscazziere. È questo assai più in grande l’autogol di cui sopra. E se non si focalizza complessivamente il mosaico spaventoso di un sistema deturpato, con le tessere che elencavo all’inizio, si è condannati a non capire e – molto presto – a giustificare per rassegnazione. Anche nel caso di “Calciopoli”, rovesciando tutto su Moggi e la Juventus e spartendosi il derby tra accusa e difesa, si è compiuta la medesima operazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, in un’Italia fatta ahimè di miopi, presbiti, astigmatici. E guerci a comando. -
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Urgono interventi in seno alla società Juventus. I media ci vogliono sulla gogna. ___ Stellini al telefono svela tutti i retroscena delle truffe L’EX CALCIATORE ORA NELLO STAFF DELLA JUVE SAPEVA DELLE PRESSIONI SUI BIANCOROSSI PER USCIRE SCONFITTI DA UN INCONTRO COL GENOA di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 04-04-2012) "Che ċazzo me frega. L’unica cortesia che ti posso fare è che se puoi togliere i soldi che hai messo, toglili, perché noi ci giocheremo la partita per vincere. E la partita con il Genoa finì 3-0”. A parlare, soltanto un mese fa, è Cristian Stellini – oggi collaboratore dell’allenatore della Juventus, Antonio Conte – con l’ex calciatore barese, Marco Esposito. Segno che Stellini, calciatore biancorosso nel 2009, era al corrente delle pressioni sulla squadra per taroccare le partite. Stellini si rifiutò di cedere al “sistema” ma, come molti suoi compagni, evitò di denunciare alla giustizia sportiva: non è indagato ma, per la sua omertà, rischia una lunga squalifica. Perché è davvero chiaro, nel leggere l’intercettazione registrata dai carabinieri del nucleo operativo di Bari, che Stellini conosceva lo squallore che regnava negli spogliatoi dei Bari e persino tra alcune frange di tifosi. Le sue parole disegnano uno spaccato illuminante per chi voglia conoscere il lato oscuro del calcio e – soprattutto – in quale clima si giocasse a Bari. È il 3 febbraio di quest’anno quando Stellini, mentre parla con Esposito, racconta cosa accadde prima di Bari-Genoa del campionato 2009/10. S: L’anno prima ti ricordi? Tu non c’eri a Bari… L’anno prima noi giochiamo a Genova, Bari-Genoa… E: Mi ricordo S: Il campionato finito. Arriva uno e mi dice: ‘In tutta Italia mi dicono che voi fate così’. Io gli dico guarda che non è vero niente, io non so niente. Ma lui mi fa: ‘Però, sai, visto che la voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha deciso di scommettere’. Che ċazzo me ne frega. E lui mi disse: ‘Dovete fare un favore, qua c’è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cor tesia’. Io gli dissi: ‘Guarda, l’unica cortesia che posso farti è che se puoi toglierti i soldi che hai messo… Sapevo dei tifosi: ma che fai, li denunci? E: Oggi è venuto fuori Milanetto (parlano dei calciatori indagati a Cremona, ndr) S: Μiƞchia sta venendo fuori delle robe… Comunque da quello che mi avevano raccontato a me, mi avevano detto che erano stati i tifosi stessi ad andare dai giocatori a dire: ‘Adesso che avete rotto i ċoglioni, siete retrocessi, adesso perdete le prossime due partite’. . . cioè così mi avevano detto. E: Anch’io sapevo così. “La Digos gli dice dove abitiamo” S: E tu ti trovi in mezzo e cosa fai? Cosa fai? (…) Ti prendi gli schiaffi, perché se tu dici ai tifosi: ‘Adesso vi denuncio alla Procura federale…’. … Bene, tu li denunci e dopo ti vengono a prendere a casa. Mi avevano detto addirittura… I tifosi volevano entrare dentro gli spogliatoi a parlare. Quelli della Digos gli dicevano: ‘Ma non rompete il c…, dai ragazzi, state buoni, non potete entrare negli spogliatoi, se volete vi diciamo dove abitano e andate a prenderli a casa’. . . Capisci? (…) Tu che cosa fai, hai paura? E: Μiƞchia. La società non li proteggeva S: Da chi vai? La società non li proteggeva, li faceva andare a piedi dallo stadio al campo. I tifosi li hanno minacciati. . . Avevano gli Zingari alle calcagna … che probabilmente gli chiedevano di fare le truffe … guarda, non è facile essere lucidi (…). La squadra è retrocessa da tre mesi… No, non bisogna farle, però trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: ‘Ok, ragazzi, siamo nella ɱerda più totale. Facciamo una cosa, chiamiamo la Aic, denunziamo tutta questa cosa cosa. Denunciamo tutto, qui, gli Zingari vengono a romperci il ċazzo, i ċoglioni qui di Bari ci vengono a rompere il ċazzo che gli diciamo se vinciamo, se perdiamo o se pareggiamo per scommettere. I tifosi ci hanno chiesto di perdere per scommettere?’ O ppure facevi una lettera alla società… Pensi che l’anno scorso Andrea Masiello dopo questa cosa dei tifosi, che erano andati e avevano picchiato non mi ricordo chi… E: A Belmonte hanno dato uno schiaffo …. Se il Bari denunciava erano tutti a posto S: (A Masiello, ndr) avevo detto: ‘Andrea voi dovete fare una lettera alla società con tutti i problemi che avete (…)’ Se avessero scritto questa lettera alla società, adesso stavano sereni, perché adesso avevano la lettera scritta alla società. Se la società denunciava insieme, erano tutti salvi, (…) se la società non denunciava, (…) chi si doveva preoccupare (…) era la società. la gente che ci dice di pareggiare … S: Quando siamo andati a una riunione dell’Aic, che c’era Albertini che parlava di queste cose e ci spiegava il giro delle scommesse all’Est, io alzai la mano e gli dissi: ‘Ok, tu stai dicendo che noi giocatori non dobbiamo scommettere e io fatico a ricordarmi nella mia carriera un mio compagno di squadra che viene al campo con le bollette delle scommesse... Il problema dei giocatori non è che vanno in agenzia o mandano il fratello o, com’era in passato, che vanno a scommettere. (…) Il problema è che se tu sei in una piazza che è già retrocessa o ha già vinto il campionato, la gente cosa fa, viene da te a dirti: ‘Cosa fate domenica? Dài che è una partita di ɱerda, pareggiate . L’Aic non fa niente. S: Metti il caso che a un ragazzo come Masiello gli scappava due volte di dire a uno: ‘faremo pari domenica, tanto ormai siamo retrocessi, quelli hanno bisogno di un punto (…) si sparge la voce a Bari, a Castellamare di Stabia, poi mettici le organizzazioni mafiose che vanno a un giocatore a dire ‘Allora guarda un cosa … dobbiamo fare così, perché abbiamo deciso così. Vi ammazziamo tutti quanti… vi bruciamo le macc hine’. Chi li tutela a questi? Ad Albertini, quel giorno gli ho detto: ‘Tu cosa fai per tutelare questo tipo di situazioni? Vieni qua e dici di non scommettere’. I giocatori non è che vanno a scommettere, però vivono pressioni di gente che dice dovete fare pareggio perché altrimenti vi ammazziamo di botte… ma tu cosa fai per tutelarlo? Niente. Voi non fate niente . ------- il Fatto Quotidiano 04-04-2012 -
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GaSport 04-04-2012 -
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laProposta PIÙ SOLDI IN BASE ALLA CLASSIFICA PER BATTERE IL CALCIOSCOMMESSE di MARCO IARIA (GaSport 04-04-2012) La reazione immediata delle società alla nuova ondata del calcioscommesse, che ha portato all’arresto di Andrea Masiello, è stata un’alzata di spalle: «Siamo parte lesa. Come possiamo difenderci da chi bara?». La Lega di A, in vista dell’assemblea del 20, sembra tutta preoccupata dei rischi connessi alla responsabilità oggettiva (o, peggio, a quella amministrativa). Eppure è dotata di un potente strumento di deterrenza, se davvero volesse contribuire all’estirpazione di questo male. Le combine sono più probabili per quelle partite prive d’interesse agonistico? I calciatori giocano a perdere perché attratti da guadagni facili? Ecco la parolina magica: incentivo. Nell’attesa di un calcio migliore, popolato solo da santi, perché non dare un senso a tutte, ma proprio tutte le gare? L’odore dei soldi. Quelli dei diritti tv, che sono una montagna: al netto della mutualità, i 20 club di A si spartiscono 800 milioni all’anno. Attualmente, solo il 5% della torta viene diviso tenendo conto della classifica dell’ultima stagione. Quaranta milioni, che spostano pochissimo nei bilanci societari: 3,8 alla prima e uno scarto di 200 mila euro tra un piazzamento e quello attiguo. Se la quota venisse elevata al 25%, come avviene in Premier League, sarebbe tutta un’altra storia. Un montepremi di 200 milioni, con 19 che vanno ai campioni d’Italia e una forbice di un milione tra un posto e l’altro. A quel punto, non si lotterebbe solo per lo scudetto, un posto in Europa o per evitare la retrocessione. Premi sostanziosi distribuiti per tutti i traguardi intermedi, e una bella spinta a non snobbare nemmeno una partita. Sapete che differenza c’è tra la sesta e la diciassettesima posizione? Sul campo nulla: non vai nelle coppe e resti in A. Nei conti ballerebbero 10 milioni! Obiezione facile facile: ai calciatori cosa frega dei maggiori guadagni dei club? Pronta un’altra provocazione: elevare ancora la quota variabile degli stipendi, legandola non solo agli obiettivi tradizionali. Gli atleti dovrebbero accettare il rischio d’impresa, consapevoli che impegnandosi sempre alla ricerca della vittoria starebbero in pace con la coscienza e, in più, gonfierebbero le loro tasche. Proprio nei prossimi mesi la Lega è chiamata a ridefinire, per il triennio 2012-15, i criteri distributivi delle risorse tv, e già era montato un dibattito teso a valorizzare la meritocrazia. Nel complesso equilibrio tra grandi,medie e piccole una ricetta che vada bene per tutte non esiste: basti pensare alle derive giudiziarie per l’individuazione dei bacini d’utenza. Ma adesso c’è una ragion di Stato: salvare il calcio italiano. -
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Ehi, Gazza: avresti rotto i C******I... ___ I VERBALI L’ATALANTINO HA ACCUSATO I DUE GIOCATORI BIANCONERI SIA NELL’INTERROGATORIO A CREMONA SIA A BARI CON UNA MEMORIA Bonucci a gamba tesa: «Masiello falso» Il difensore juventino: «Udinese-Bari 3-3 non fu combinata e nessuno telefonò a Pepe per coinvolgerlo» art.non firmato (GaSport 04-04-2012) Andrea Masiello tira in ballo lo juventino Simone Pepe per Udinese-Bari 3-3 del 9 maggio 2010 già con il pm Di Martino a Cremona, durante un interrogatorio molto teso, e poi a Bari con una memoria inoltrata via fax poche settimane fa. Il difensore sostiene che il ristoratore De Tullio gli aveva chiesto, in cambio di denaro, di attivarsi con i compagni per far terminare la partita con tanti gol. Masiello dice di averne parlato con Belmonte, Bonucci, Parisi e Salvatore Masiello e che quest'ultimo, dall'albergo del ritiro, chiamò Pepe per coinvolgerlo nella combine «ma questi si rifiutò di aderire». Dopo la partita, una volta tornato a Bari, Masiello riceve da De Tullio 8 mila euro. Questo è il tema dell'interrogatorio di Leonardo Bonucci, ex difensore del Bari, pure lui ora alla Juve, avvenuto l'8 marzo. Pm: Conosce Carella Giovanni e Giacobbe Fabio? B: Non Carella, mentre Giacobbe lo conosco per averlo visto in giro in compagnia di Masiello, penso che me lo abbia presentato una volta in qualche locale. Non ho mai frequentato né sentito telefonicamente Giacobbe. Pm: Masiello e Iacovelli le hanno mai parlato o fatto capire che c'era qualcuno del Bari che alterava i risultati della partite? B: Mai. Pm: De Tullio le ha mai chiesto informazioni sui risultati delle partite che dovevate ancora disputare? B: Mai. Pm: Lei ha giocato la partita Udinese-Bari terminata 3-3? B: Sì, l'ho giocata tutta. Pm: Durante la settimana precedente alla partita Masiello le ha proposto di far terminare la partita con parecchi gol? B: No, e aggiungo che quella settimana sono stato in ritiro con la Nazionale sino al mercoledì, poi il giovedì non mi sono allenato. Pm: Ha sentito da qualche altro compagno di squadra che Masiello aveva fatto una proposta del genere? B: No. Pm: Si ricorda a Udine con chi ha condiviso la stanza dell'albergo? B: No, non me lo ricordo. Forse ho preso la stanza singola come in altre occasioni. Pm: Si ricorda, sempre a Udine in albergo, se Salvatore Masiello ha telefonato a Pepe dinanzi a lei, Parisi, Andrea Masiello e Belmonte? B: No. Pm: Sempre a Udine ricorda un momento in cui lei, Salvatore Masiello, Andrea Masiello, Parisi e Belmonte stavate nella stessa stanza? B: No, l'unica occasione in cui ci siamo incontrati, con il resto della squadra, è stato durante la riunione tecnica prima della partita. Pm: Durante la partita ha notato qualcosa di strano? B: No, nulla di anomalo. Era solo una partita di fine campionato e, visto che gli obiettivi erano già raggiunti, c'era un clima quasi festoso. Pm: Dopo la partita Andrea Masiello, Iacovelli o De Tullio l'hanno contattata facendole discorsi ambigui sull'esito dell'incontro? B: No. Pm: Che cosa ha da dire a proposito delle dichiarazioni di Masiello? B: Sono assolutamente false. Ripeto che la settimana prima della partita sono stato lontano dal resto della squadra perché convocato dalla Nazionale. Mi sono ricongiunto alla squadra il venerdì, ma escludo categoricamente di aver ricevuto questo tipo di proposte. Pm: Perché Masiello fa il suo nome insieme a quello degli altri? B: Me lo sto chiedendo anch'io, verosimilmente perché insieme agli altri facevo parte della difesa in quella partita. Pm: Ha mai parlato con Pepe di quella partita? B: A parte qualche battuta insieme agli altri compagni di squadra non ne ho mai parlato. ------- Rischia l'uomo di Conte Sapeva ma non denunciò Stellini, adesso collaboratore del tecnico alla Juventus: «Prima di Bari-Genoa ci chiesero di perdere». E poi: «Lì è uno schifo» di FRANCESCO CENITI (GaSport 04-04-2012) C'è un fantasma che si insinua all'interno delle squadre italiane e ha le sembianze dell'omessa denuncia. Gli atti della nuova inchiesta sul calcioscommesse portano alla luce i tanti, troppi casi nei quali giocatori importanti non denunciano le combine proposte da personaggi ambigui o persino da colleghi. Una lista lunghissima che presto sarà materiale esplosivo nelle mani del procuratore Stefano Palazzi. Negli anni precedenti si è sottovalutato il problema e quando qualche «sfortunato» era scoperto se la cavava con pochi mesi. Dopo gli arresti di Cremona, le cose sono però cambiate. La scorsa estate la Figc ha punito con un anno di squalifica chi non denunci fatti illeciti. E le pene potrebbero subire una impennata. Il presidente dell'Uefa, Michel Platini, è per il pugno di ferro: radiazione non solo per chi partecipa ai tarocchi, ma anche per chi sa e resta in silenzio. Una linea così dura è difficile che passi in Italia, ma il problema va affrontato. Leggendo gli atti di Bari a rischiare la squalifica sono in tanti (Portanova e il Bologna, Gillet, Mutti, Gazzi, Donati, Almiron solo per citarne alcuni). E poi c'è il capitolo Juventus. Dopo Bonucci e Pepe, spunta anche Cristian Stellini: ex difensore del Bari, da tempo fedele collaboratore di Antonio Conte. E' stato ai suoi ordini al Bari, poi è entrato a far parte dello staff tecnico. Attualmente è il suo primo assistente. Cosa ha fatto di male Stellini? Siamo alle solite: omessa denuncia. La telefonata C'è una telefonata intercettata dello scorso marzo nella quale Stellini parla con l'ex compagno Marco Esposito (indagato). La discussione va a finire inevitabilmente sui fatti di cronaca e sull'inchiesta che ha portato in carcere Iacovelli. Il factotum per Stellini farebbe di tutto. Anche salire a Siena per aiutarlo in un trasloco. Una circostanza che porta Iacovelli a incontrare Carobbio, giocatore del Siena ed ex Bari. Sarà l'occasione per portare gli Zingari in Puglia. Ma torniamo a Stellini. Al telefono prima demolisce la figura «dell'amico» Iacovelli definendolo un «poveraccio, buono al massimo a parcheggiare una macchina...», poi mette a fuoco la situazione di Bari e cerca di giustificare il comportamento di Masiello. In questo modo: «Mi avevano detto che i tifosi erano andati dai giocatori per fargli perdere le partite. La società non li proteggeva, li faceva andare a piedi dallo stadio al campo. Avevano gli Zingari alle calcagne, gli Zingari che gli chiedevano probabilmente di fare le truffe. Non è facile essere lucidi... Avevo detto ad Andrea... Bisogna trovare la lucidità per fermare la cosa e dire: "Siamo nella ɱerda, chiamiamo l'Aic". Ma nessuno fa nulla. Quando giocavo gliel'ho detto anche ad Albertini: "quali scommesse, dovete proteggere i giocatori da questo schifo". E invece non fanno nulla, nulla. Alla fine qualcuno che dice sì lo trovano... L'anno prima ti ricordi... tu non c'eri. . . l'anno prima c'è Bari-Genoa. Arriva uno con Iacovelli e vuole che perdiamo. Mi dice: “In Italia mi dicono che voi fate così. La voce si è sparsa in giro, tutta Bari ha deciso di scommettere”. Che ċazzo me ne frega e lui fa “Dovete fare un favore, qua c'è gente che ha messo tanti soldi, fateci la cortesia”. Gli dissi: “Guarda l'unica cortesia che posso fare e che se puoi togli i soldi che hai messo"». Il Bari vince 3-0. Resta il «fantasma» omessa denuncia.