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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. L'avevo adombrato anch'io qualche mese fa... ___ AL POSTO DI PALAZZI Procura federale a Lepore? Guidava i pm di Calciopoli... di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 24-04-2012) ROMA. Stefano Palazzi continua il suo duro lavoro e la sua corsa contro il tempo sul caso scommesse, ma il suo incarico - in deroga annuale - è in scadenza. A dire il vero sono in scadenza tutte le cariche della giustizia federale e la stessa “legislatura Abete 2” si avvia verso il semestre bianco (elezioni a marzo 2013, probabilmente). Il presidente federale aveva avuto tempo fa l’idea di chiamare a guidare la futura Procura Federale (che il caso scommesse richiede potenziata) Vittorio Martusciello, ex inquirente Figc e presidente della Commissione tesseramenti e ora - al vertice della carriera - procuratore generale a Napoli. La pensione per Martusciello è ancora lontana e così ad Abete è venuta l’idea di chiamare un grande amico di Martusciello per potersi mettere a disposizione della struttura federale, come procuratore federale o come alto giudice (corte di giustizia federale) niente meno che a Giandomenico Lepore: sì, proprio il procuratore capo di Napoli, in pensione dallo scorso dicembre, e capo dei pm Beatrice, Narducci e Capuano nei giorni di Calciopoli. Era l’uomo che coordinava le indagini: la sentenza di novembre era stata per Lepore la conclusione di un lavoro. Anche se va detto che proprio nelle interviste del giorno dopo e ancora al netto della sorprendente motivazione di quella sentenza, Lepore dichiarò che avrebbe indagato anche sull’Inter avesse saputo di quelle telefonate. Un nome importante, ma che potrebbe creare non pochi mal di pancia per chi ha criticato duramente l’operato degli investigatori di Calciopoli. Lepore ha sempre appoggiato le iniziative di Narducci, Beatrice e Capuano, ma ha coordinato anche il lavoro dei tre pool che stanno operando sulle partite incriminate per la scommessopoli napoletana. Decisiva può essere la questione dei tempi: per condurre i processi estivi a Palazzi servirà una deroga (magari fino a marzo), ma l’idea di coinvolgere Lepore (ora presidente della camera arbitrale del commercio napoletano) ha attecchito - grazie ai buoni uffici di Martusciello - nell’ex procuratore che ha combattuto i casalesi, con la passione per i motori e per lo stesso calcio. E Palazzi? Potrebbe prendere l’incarico di Giudice Sportivo. GIUDICE CASORIA Le sezioni unite civili della Cassazione hanno confermato la sanzione disciplinare della censura inflitta dal Csm nei confronti del giudice Teresa Casoria, presidente della nona sezione penale del tribunale di Napoli, a capo del collegio giudicante del processo Calciopoli. Lo stress del processo Calciopoli - secondo la Suprema Corte - non giustificava le «espressioni particolarmente offensive» rivolte ai colleghi della sezione. Non necessari approfondimenti linguistici sulle parole usate.
  2. Exor, la svolta di Elkann capitalismo familiare in salsa internazionale L'EUROPA PESA SUI RICAVI AGGREGATI PER IL 38%. IL 33 VIENE DA USA E CANADA E IL 29 DAL RESTO DAL MONDO. DOPO L'USCITA DA ALPITOUR SI AVVICINA LA CESSIONE DI BTG PACTUAL. L'INGRESSO NELLA PARIS-ORLÉANS di SALVATORE TROPEA (la Repubblica ECONOMIA & Finanza 23-04-2012) Il 29 maggio gli azionisti di Exor si troveranno, per approvare il bilancio 2011, nientemeno che allo Juventus Stadium. Una novità, non solo d’immagine, e una scommessa della famiglia Agnelli che a quella data potrebbe aver incluso nel palmares dell'asset bianconero in portafoglio Exor un'altra Coppa Italia e un altro scudetto. Una ventata nuova rispetto agli ambienti datati e scontati del Lingotto e ancor prima del Museo della Casa madre. Il presidente di Exor e Fiat, John Elkann, e quello della Juventus, Andrea Agnelli, non hanno avuto dubbi sull'accostamento: lo stadio di un supertitolato club internazionale per l'annuale rito dell'assemblea di una società che vuole essere internazionale. Ma anche un colpo di torinesità che rimanda all'intenzione di cancellare o anche stemperare i timori di un futuro di Torino senza Fiat o con molto meno Fiat. Come il centurione romano al quale Tito Livio attribuisce la frase "hic manebimus optime", anche il presidente di Exor sembra voler trasmettere l'idea che la controllata Fiat a Torino e in Italia si trova bene, magari non bene come vorrebbe Sergio Marchionne, ed è intenzionata a restare senza dovere per forza andare altrove, tanto meno negli Stati Uniti dove negli ultimi anni ha rimesso piede conquistando la Chrysler. Ma Exor, che di casa continua ad essere al Lingotto ovvero sotto lo stesso tetto di Fiat, dall'Italia e dall'Europa è già abbastanza fuori e lo sarà sempre di più, orgogliosa di esserlo agli occhi di un mercato che in passato l'ha spesso guardata come una realtà solo italiana e nel migliore dei casi europea. Ha scritto John Elkann nell'ultima lettera agli azionisti. «Il mercato considera la società prevalentemente europea, mentre a ben vedere il 62 per cento dei ricavi aggregati dei maggiori investimenti di Exor è stato realizzato al di fuori dell'Europa». Se poi si considera che il fatturato aggregato delle quattro principali società controllate da Exor (nell'ordine, Fiat Industrial, Sgs, Fiat-Chrysler, Cushman & Wakefield), le quali insieme rappresentano l'83 per cento del suo portafoglio, ammonta a circa 90 miliardi di euro, si desume che il 62 per cento di cui parla Elkann equivale a 56 miliardi di euro. E ancora: se lo si scompone per area geografica si scopre che per un 38 per cento è realizzato in Europa, mentre per un 33 per cento è "targato" Usa e Canada (area Nafta) e l'altro 29 per cento proviene dal resto del mondo. E' inutile ricordare che fino a un paio di anni fa l'Europa aveva un peso ben maggiore rispetto all'attuale terzo, essendo la nuova distribuzione figlia dell'operazione Chrysler e in qualche misura anche dello spin off che ha aggregato Iveco e CNH. E’ in questo nuovo scenario che si muove ora la società con la quale la famiglia Agnelli controlla una Fiat che di suo possiede il 58 per cento di Chrysler. Ed è ragionevole pensare che la strategia di Sergio Marchionne faccia parte di questo scenario e ne sia condizionata. Dopotutto nel 2011, come ricorda Elkann, l'insieme degli Ebit, cioè degli utili prima degli interessi e delle tasse, dei quattro grandi investimenti è stato pari a 4, 8 miliardi di euro con un aumento del 215 per cento rispetto al 2009. Un incremento che obbliga a tenere conto della provenienza quando si deve decidere come muoversi in futuro. In apertura dell'assemblea societaria, il 4 aprile scorso, John Elkann ha detto che il «2011 ha cambiato la Fiat per sempre». Si riferiva allo spin off e alla conquista della Chrysler dunque alle due operazioni che hanno fatto fare un balzo a Exor in termini di internazionalità. E anche se è vero che Fiat è al terzo posto tra gli asset di Exor questo non può essere ininfluente nelle mosse da fare nel 2012 un anno che Elkann definisce «di continua semplificazione». Del resto le vendite di Fiat nel mercato europeo, compreso l'ultimo dato di qualche giorno fa un meno 25 a marzo preceduto da un meno 26 in febbraio consigliano di guardare fuori dal Vecchio Continente, attraverso un'uscita di sicurezza. E fanno pensare che quest'ultima è stata già imboccata dalla controllante prima che dalla controllata conferendo alla mossa forma e significato di sbocco strategico e non di abbandono. Ma che cosa vuol dire poi semplificazione? Nelle intenzioni di John Elkann significa vendere ciò che è piccolo (chiusa la cessione di Alpitour è ora il caso dell'uscita da Btg Pactual, banca d'affari sudamericana in occasione della sua entrata in Borsa) e concentrarsi sulle grandi società che per Exor sono appunto Fiat Industrial, Fiat, Sgs e Cushman & Wakefield. Naturalmente con alcune eccezioni riguardanti operazioni non di grandi dimensioni ma realizzabili a prezzi convenienti e d’impatto sicuro sul piano in fatto di autorevolezza e visibilità internazionali. Rientrano in questa tipologia il 5 per cento dell'Economist, la quota di Almacantar (società di intermediazioni immobiliare molto attiva a Londra e dintorni) e ora l'ingresso nella Paris-Orléans, holding-cassaforte della famiglia Rothschild quotata in Borsa. Un ritorno agli affari assieme ai Rothschild e dunque a quel "capitalismo familiare" che piace tanto al presidente di Exor. [LA SCHEDA] Gli analisti: sul titolo il giudizio è "neutrale" di LUIGI DELL'OLIO (la Repubblica ECONOMIA & Finanza 23-04-2012) Gli analisti non si attendono strappi nel breve termine da Exor: il titolo avrebbe solo un piccolo margine di rivalutazione. Secondo Websim, l’orientamento della società a dismettere alcune attività minori è positivo, ma le grandezze in gioco rappresentano meno del 1% del Nav. Pertanto la loro cessione non avrebbe un impatto significativo. Da qui la conferma del giudizio "neutrale", con un prezzo obiettivo a 18 euro. La valutazione di Websim non era cambiata nemmeno al momento della pubblicazione dei dati di bilancio: nell’occasione gli analisti avevano rilevato per la società una trattazione a sconto del 40% sul Nav, in linea con la media dell’ultimo anno. Maggiore ottimismo da Mediobanca, che in un report del 27 marzo ha portato da 18,2 a 21 euro il target price sul titolo, con un giudizio "neutral": una valutazione che nelle prossime settimane potrebbe essere aggiornata alla luce delle prospettive societarie. ___
  3. Da Rimini al titolo in pugno il viaggio del riscatto bianconero Di nuovo padroni, dopo i traumi della B e di Calciopoli di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 23-04-2012) Quello scudetto che rimaneva e resisteva sulle vecchie maglie dei tifosi, sui petti stinti, sotto le pance bene arrotondate, quel tricolore che faceva da bordo a striscioni, bandiere, drappi vari, insomma quei tre colori così amati e perduti, adesso ritrovano un po’ il senso della loro storia. Perché la Juve ha di nuovo lo scudetto in pugno. Come quando ci giocavano Combi e Viri Rosetta, Boniperti e Carapellese, Bobby gol e Cuccureddu, e naturalmente Sivori, Baggio, Platini. L’avventura di un secolo sta tornando a casa, però che fatica, ragazzi. Non ieri. Ieri è stato facile. Prima. Lo scudetto a un passo, a mezzo sospiro. Lo scudetto a portata di zanne, di ferocia, di pazienza esaurita e di vendetta. È l’uscita ufficiale dal viaggio a Rimini e Crotone, e poi – sarebbe bello – la fine dei rancori su carta bollata, delle vere o false ingiustizie da sanare in tribunale, Guido Rossi e Moratti, lo scudetto di cartone e quello degli onesti, “Ibra/sei uno zingaro” e il pallone spettrale di Muntari (mica l’unico). Anche questo significa una partita a suo modo storica come Juventus- Roma: essere di nuovo Juve sul campo, padrona di partite, destino e avversari, e tornare laddove tutto si vince o si perde: uno stadio. Dal 2006 non succedeva più. È questa la grande, insospettabile impresa della Juve di Antonio Conte. «Ogni tanto ripenso alla serie B, e mi torna in mente l’odore delle piadine e del fritto nell’aria». Così Del Piero ricorda quel pomeriggio a Rimini (1-1), la prima volta della Juve in purgatorio, anche se poi fu una bella avventura non priva di scopo e sentimento. Forse, i bianconeri hanno finito davvero quella partita solo ieri sera. Lo scudetto in pugno è ritrovare la propria dimensione. La Juve ci abita da più di un secolo e ci sarà un motivo. Anche se dovrebbe finalmente accettare il computo statistico della Federcalcio: i titoli sono 27, e probabilmente saranno 28, non 30. Non è il caso di pensare alla terza stella da cucire sul petto, perché quello sarebbe un modo per tornare indietro, di nuovo al tempo (era ieri l’altro) in cui la Juve, per vincere e riavere i suoi tre colori, doveva domandare permesso a un giudice, e poi chiedere un risarcimento economico senza senso. Ora le basta battere quasi tutti e non farsi battere mai. Meglio adesso. La Juve è tornata a casa, e l’ha accompagnata un cileno che sarebbe stato benissimo con Boninsegna e Tardelli, Bettega e Gentile. Perché Arturo Erasmo Vidal Pardo detto “il guerriero” sembra uscito dalla prima Juve capace di vincere una Coppa internazionale, la Uefa nel ’77 col Trap, anche se allora non c’era neppure uno straniero: ma la tempra era proprio quella di Vidal. Perché va bene la classe cristallina, però l’anima di questa squadra è sempre stata anche grezza, una robustezza di spirito senza la quale non vai da Rimini al paradiso col biglietto di sola andata. Ci vuole un cuore grosso così, e mai paura. Un cuore mica diverso da quello di tanta gente che per sei anni l’ha trasportato di qua e di là, dentro maglie sbiadite, con appeso uno scudetto che pareva una macchia di sugo, una medaglia da reduci. Ma adesso brilla come se fosse appena cucito, ed è quasi così.
  4. SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 22-04-2012) Calcioscommesse, ore decisive La battaglia contro l'omertà Sei mesi per chi non denuncia, minimo tre anni per chi ha commesso un illecito. Questo prevede il codice di giustizia sportiva e potrebbe riguardare decine e decine di tesserati, fra allenatori, dirigenti e calciatori. Il processo al calcio scommesse si avvicina: ai primi di maggio ci saranno i deferimenti (altri ne seguiranno più avanti) e verso fine maggio potrebbe iniziare già il primo processo. Stefano Palazzi e il suo pool di 12 persone stanno lavorando a pieno ritmo: il 26 aprile dovrebbero concludere gli interrogatori che hanno interessato un centinaio di persone. A meno che decidano un appendice, chiamando ad esempio Conte. Qualcuno ha collaborato: avrà sconti di pena ma soprattutto è stato utile per chiarire il quadro accusatorio. Non è per niente facile per la giustizia sportiva venirne a capo perché deve aspettare quello che decidono le tre procure della Repubblica che indagano. A Cremona sono a buon punto , anche se presto dovrebbero uscire fatti nuovi che però non interessano la serie A. A Napoli e Bari sono in una fase decisiva, ma presto potrebbero dare a Palazzi il primo materiale. Non ci sono alternative, d'altronde: sarà una giustizia (sportiva) a rate, e forse-se Napoli e Bari non chiuderanno in fretta-qualche giocatore e qualche società anche illustre per ora potranno scamparla. Per ora. Perché in futuro dovrebbe toccare anche a loro. La Figc vuole fare presto e bene: non può aspettare che le inchieste penali siano chiuse. E questo, come detto, rischia di lasciare qualche situazione in sospeso, qualche "stralcio" che sarà esaminato solo più avanti. Non sono d'accordo con chi sostiene che era meglio decidere con calma, a inchieste penali chiuse. La giustizia sportiva deve essere il più possibile veloce: entro i primi di luglio d'altronde bisogna comunicare all'Uefa le squadre che faranno le Coppe europee. Certo, vista la situazione così grave c'è da pensare che i processi (sportivi) per il calcioscommesse chissà quando finiranno : ma è colpa di Petrucci, Abete e Palazzi? No, è colpa dei tanti (troppi) che sono stati coinvolti in questa storiaccia e dai tanti (troppi) che non hanno denunciato quello che sapevano. Rischia, come noto, anche il tecnico della Juventus, Conte. E potrebbero avere problemi anche Bonucci, Pepe e Cannavaro. Insieme a moltissimi altri calciatori di livello minore. E' vero che sapevano e sono stati zitti? L'articolo 7 (commi 7 e 8) del codice di giustizia sportiva prevede la squalifica "non inferiore ai sei mesi" a chi non ha denunciato un illecito sportivo di cui è venuto a conoscenza. Ma di solito Palazzi chiede come condanna un anno di squalifica e in ambienti calcistici si sostiene che la norma, pur già inasprita da Abete, sia ancora troppo blanda. "Dobbiamo stroncare l'omertà, in troppi sapevano e non hanno denunciato", spiegano alcuni dirigenti. Basta pensare a quello che è successo a Bari. Forse se ne parlerà nel prossimo consiglio federale, il 27 aprile: le norme attuali andranno magari riviste. I processi si terranno comunque con queste regole: da graduare la responsabilità oggettiva dei club. In qualche caso sicuramente sono parte lesa, ma cosa aspettano a prendere le distanze da calciatori "infedeli"? Palazzi comunque già in passato aveva avuto la mano pesante nei confronti dei tesserati e aveva attenuato le condanne ai club. Si regolerà così anche stavolta. Ma certo, le classifiche rischiano di restare stravolte, e molti club magari cominceranno la prossima stagione con una penalizzazione in classifica. Ma di (chi) è la colpa? Lazio in Coppa a Salerno o Rieti? No, non si può Ci risiamo. Claudio Lotito e il Coni devono mettersi d'accordo sull'affitto dell'Olimpico, e non sarà una cosa semplice. Il patron della Lazio dovrà fare la sua proposta entro fine aprile, per poter avere la licenza Uefa. Il Coni darà la sua riposta. Pare però che le parti siano ancora molto lontane. Ma la Lazio può andare a giocare la Champions (o l'Europa League) in un altro impianto, anche se ovviamente i tifosi non ne sarebbero affatto felici: di sicuro comunque gli stadi di Salerno e Rieti, di cui si è parlato in questi giorni, non sono a norma Uefa. Gli impianti che potrebbe scegliere (eventualmente) Lotito sono Genova, Palermo, Firenze, Torino (stadio Olimpico). Ma la Lazio può lasciare Roma? Mi sembra semplicemente assurdo, i tifosi fanno già sin troppi sacrifici e meritano rispetto. Per quanto riguarda invece l'iscrizione al campionato 2012-'13 c'è tempo sino al 30 giugno: ma le norme Figc prevedono che le squadre debbano giocare nel Comune di residenza. Quindi, niente Rieti o ipotesi del genere: la Lazio deve giocare a Roma, e l'unico stadio agibile è l'Olimpico...
  5. Il pallone di Luciano L’imprevedibile Luis Enrique sarà l’ago della bilancia di LUCIANO MOGGI (Libero 22-04-2012) Se dovessimo dare un titolo all’attuale guerra di nervi tra Juve e Milan, potremmo prendere sicuramente spunto da qualche film famoso d’avventura, come “All’ultimo colpo in canna” . Non dovremmo affatto meravigliarci, vista la posta in palio, delle schermaglie tra l’una e l’altra parte, però ci pare che adesso il Milan stia esagerando. E l’ultima ci sembra grossa: Cellino decide di giocare contro la Juve a Trieste, come già contro l’Inter, e da Milanello filtra la reazione rossonera, per niente d’accordo perché la scelta darebbe qualche vantaggio alla Juve. Secondo il Diavolo si dovrebbe giocare a Firenze: ma, di grazia, a chi tocca la scelta? Galliani insiste poi sul gol che il Milan non avrebbe avuto (quello di Muntari), dimenticando volutamente quanto ricevuto a favore. Naturalmente nessun riferimento alla situazione di oggi che qualche vantaggio al Milan lo dà. Si fosse infatti mantenuta la scansione originaria delle gare ai rossoneri sarebbe toccato il Genoa e non il Bologna, la Juve avrebbe dovuta vedersela con il Cesena e non con la Roma. La posposizione delle gare, seguita alla giornata di sospensione, ha cambiato di molto le carte in tavola. Parallelamente è migliorata la condizione degli infortunati ed è salito l’umore rossonero. Non è dunque vero come dice Galliani che «il calendario non vuol dire niente». Se ci sono variazioni in corsa, specialmente alla fine del campionato e quando divampa la lotta come adesso, per qualsiasi motivo vengano prese, possono avere un peso. Colpo di stato Intanto il Milan ha messo a posto il bilancio, tutte le pesanti perdite, oltre 67 milioni di euro, ripianate dalla Fininvest, e quindi da Berlusconi, un patron invero generoso. Galliani, dal suo punto di vista, sarà pure bravissimo sul suo campo ma i numeri di bilancio ne appesantiscono molto i meriti. Il cruccio del Presidente è sempre stato proprio questo. Nel caso portava sempre a confronto i numeri di bilancio assai diversi della Juve che allora, tempi della triade, nulla chiedeva e nulla le veniva dalla proprietà, che così iscriveva praticamente a costo zero i successi della squadra. Ed è proprio per battere quella macchina di vittorie, tutte limpide e meritate, che fu creato il mostro Calciopoli, con una tecnica da “colpo di stato” voluta e pensata per abbattere non un sistema di potere, che non c’era, ma una perfetta organizzazione societaria, di mercato e di squadra, frutto di sudore, professionalità ed esperienza. Campionato a meno sei dal termine e due giornate in quattro giorni. Può uscirne un quadro più chiaro sui vari fronti ma può anche perdurare la fase interlocutoria. Il Milan guarda con particolare interesse al turno di oggi, conta di risolvere senza gravami la pratica con il Bologna, sperando di avere buone notizie dalla Roma, che nella sfida con la Juve ha il suo interesse specifico in direzione dell’ultimo posto di Champions. Quanto all’orario non ci sarà ancora lo stesso inizio gara tra le due duellanti, ci sarà però mercoledì: il dio tv non ha voluto per oggi questo parallelismo, con un po’ di sforzo ci poteva essere l’allineamento. La Roma sembra presaga del suo ruolo, dice di voler essere la prima a battere la Juve, si agita Totti per il quale le gare con i bianconeri hanno sempre avuto un significato speciale, si infervora Pjanic, Borini (l’avversario forse più temuto) non è al top. Al di là dei singoli la Roma non si è sottratta all’idea di un “mistero buffo”: grandi prestazioni sporadiche, molte mediocri, dodici sconfitte, ma il terzo posto è ancora lì a vista di Luis Enrique. Timori in coda Conte ha un assillo tattico, se confermare il 4-3-3 o cambiare con il 3-5-2: sarà la prima di Vucinic contro la sua ex squadra. La Juve non avrà problemi se manterrà la sua forza aggressiva e la sua preponderanza atletica. Ultimo duello a distanza tra Totti e Del Piero, se Conte dovesse trovare un po’ di spazio ad Alex. La Fiorentina con l’Inter per uscire dall’incubo, ma senza Amauri, squalificato, Vargas infortunato e Jovetic in forse, l’obiettivo è a rischio. Stramaccioni vuole giocarsi intere le carte per il terzo posto. Il Genoa senza appello contro il Siena, en plein o paura più grande se il Lecce dovesse sbancare l’Olimpico contro la Lazio: Muriel l’arma in più dei salentini. Reja senza Mauri e Kozac squalificati e Brocchi in aggiunta agli indisponibili. Il Cesena con il Palermo per l’onore, rosanero per tornare a vincere.
  6. Curva SUD di PAOLO LIGUORI (Il Messaggero 22-04-2012) Superare la Juventus con Totti e De Rossi ULTIMA tappa per la Champions, dicono di questo Juventus-Roma. Ultima occasione per non perdere la faccia dicono gli iracondi che ricordano, più della gara di andata, quella triste serata in Coppa Italia di esordio allo Juventus Stadium. Una gara tragica, una sconfitta indecorosa, dal punto di vista tattico, uno dei punti più bassi del Luis Enrique pensiero. Oggi, però, ci sono novità importanti da considerare. La prima, per noi irriducibili Tottiani (che colpa è?) sta proprio nella riconferma del ruolo guida del capitano che, contro l’Udinese, per l’ennesima volta è stato in grado di guidare la Roma alla vittoria. E che stasera per l’ultima volta si scontrerà con Del Piero, un altro di quelli che, se li dai per morti, ti fanno fare la figura del perfetto somaro. Uno stimolo in più per tutti e due: la rivincita di quella sera di Coppa. Inoltre, l’intero campionato stasera guarda alla Roma, considerandola l’ultima squadra in grado di modificare l’imbattibilità bianconera, da qui alla fine. Infine, speriamo sia l’ultima emergenza che costringa a discutere di un De Rossi difensore centrale. Per carità, ci inchiniamo al suo eclettismo e al suo spirito di adattamento, ma il progetto di rinunciare al più forte e duttile centrocampista europeo ci sembra demenziale. Con tutta la stima per Pjanic, Gago e Marquinho, se qualcuno pensa che sostituiscano De Rossi alla pari, si faccia vedere da uno bravo. Per quanto. . . nella testa di un allenatore, che ha provato a liquidare prima ancora dell’inizio del campionato Totti e non è stato allontanato, ci può stare pure l’idea di offendere De Rossi. Vedremo, tanto è da parecchio tempo che siamo convinti che la Roma deve provare a rincorrere i suoi traguardi nonostante l’allenatore. Nonostante, come una volta si diceva, di certi arbitraggi.
  7. Calcioscommesse Palazzi non ha ancora convocato il tecnico: pesano i rapporti tesi tra Federazione e Juventus Conte: «Pronto a chiarire in Figc» Replica alle accuse di Carobbio: «Sereno, non ci faremo destabilizzare» di ARIANNA RAVELLI (CorSera 22-04-2012) MILANO — Antonio Conte legge i giornali. Così ha saputo che il suo ex giocatore Filippo Carobbio ha fatto il suo nome nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse. Il centrocampista ha riferito agli uomini della Procura federale che, ai tempi in cui allenava il Siena, Conte era venuto a conoscenza della combine per Novara-Siena (1° maggio 2011, 2-2). Era stato proprio Carobbio ad andare a raccontargli che i giocatori del Novara sarebbero stati d'accordo per concordare un pareggio. Circostanze che Carobbio ha ripetuto anche davanti al pm di Cremona Roberto Di Martino. L'attuale allenatore della Juventus — che, se fosse vero il racconto di Carobbio, potrebbe essere accusato di omessa denuncia e quindi rischiare un anno di squalifica — reagisce senza scomporsi troppo: «Ho poco da dire. C'è un'indagine in corso, sono sereno e fiducioso nelle istituzioni. Non sono stato chiamato da nessuno. Quando mi chiamano, avrò il piacere di rispondere». Ecco, uno dei punti è proprio questo: perché Conte non è stato chiamato fino a oggi, dal momento che l'audizione di Carobbio risale al 29 febbraio? Il comportamento di Conte non incide sull'eventuale penalizzazione del Siena e quindi può essere che i federali non ravvisassero l'urgenza di sentirlo. Però questa scelta non è in linea con l'atteggiamento tenuto fin qui da Stefano Palazzi, che ha convocato anche persone citate molto tangenzialmente nelle carte dell'inchiesta. Inoltre, di quel Siena sono già stati chiamati i giocatori Terzi, Vitiello e Coppola, il d. t. Giorgio Perinetti, il d. s. Faggiano e persino il presidente Massimo Mezzaroma (convocato per giovedì, potrebbe non andare per motivi di salute), citato dall'altro pentito Carlo Gervasoni e solo per sentito dire («Ho saputo da Gegic che un amico del Kazakistan gli ha detto...»). Forse non è sbagliato pensare che nei confronti della Juve la Figc agisca con una certa prudenza. I rapporti sono ancora tesi dopo Calciopoli, lo scudetto del 2006 e la richiesta danni di 444 milioni avanzata dal presidente Andrea Agnelli. Convocare Conte per un'audizione avrebbe significato far sapere che si indagava su di lui e in piena volata scudetto. Ma anche se il «ritardo» non è stato voluto, da un punto di vista «politico» è andata molto meglio così: adesso che la notizia è uscita, nessuno può accusare la Figc di anti juventinità. Ma Conte è il primo a escludere contraccolpi. «Se qualcuno pensa di destabilizzarci sbaglia. Queste situazioni aumentano la cattiveria agonistica, la voglia, la determinazione. Ci sta che dall'esterno arrivi di tutto e di più, già l'avevo detto tempo fa». L'altra volta a cui si riferisce Conte è quando il suo nome era emerso nell'inchiesta di Bari, in un'intercettazione tra Antonio Bellavista e un giornalista, nella quale si diceva che avrebbe mandato all'allenatore un sms per capire se fosse «contattabile»: ma poi il giornalista ha dichiarato di non averlo mai fatto. Per restare a Bari, ieri i tifosi hanno contestato Giampiero Ventura (l'allenatore delle stagioni in cui si sono verificate le combine), tornato al San Nicola da avversario alla guida del Torino. «Capisco che si siano sentiti traditi, ma io non voglio essere accostato a qualcosa di squallido». Nel mirino dei tifosi soprattutto Alessandro Parisi, indagato, uscito dallo stadio scortato dagli uomini della Digos. ------- CorSera 22-04-2012 ___ A maggio dai pm della Figc La fuga di notizie cambia il calendario Palazzi lo inserirà nelle lista di audizioni di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 22-04-2012) La prima volta che Filippo Carobbio, uno dei due grandi pentiti dello scandalo scommesse (l’altro è Carlo Gervasoni), ha fatto riferimento ad Antonio Conte risale all’interrogatorio dell’ex giocatore del Siena davanti agli uomini del pm del pallone Stefano Palazzi. Era il pomeriggio del 29 febbraio scorso e, da quel momento, gli investigatori federali hanno cominciato a cercare riscontri sui fatti raccontati da Carobbio anche inerenti al possibile coinvolgimento dell’attuale tecnico della Juve: ben cinque sono stati i tesserati o ex, ma anche i dirigenti del club toscano ascoltati, fra questi il responsabile dell’area tecnica Giorgio Perinetti e il direttore sportivo Faggiano oltre a Stellini, vice «storico» di Conte. Perché il nome dell’allenatore bianconero non è stato mai inserito nella lunghissima lista di audizioni svolte finora? La posizione di Conte, dal 29 febbraio in poi, è stata valutata senza alcun tipo di procedura d’urgenza configurando la sola, eventuale, ipotesi di omessa denuncia e quindi non legata al destino sportivo - molto delicato - del Siena: per questo poteva essere stralciata. Ora che, dopo l’interrogatorio di Carobbio alla procura di Cremona davanti al pm Roberto Di Martino di lunedì scorso, alcuni passaggi del verbale dell’ex giocatore senese si sono trasformati in spifferi, la strategia del pool di Palazzi potrebbe cambiare e Conte rischia di essere inserito nel calendario delle audizioni nelle prossime ore, al massimo entro la prima settimana di maggio quando arriveranno i deferimenti.
  8. Toh, la Juve torna sotto tiro Le parole di Carobbio innescano cattivi pensieri, ma squadra e società sono serene Conte verrà sentito dalla Procura federale nella prima settimana di maggio. Ma intanto c’è chi trova sospetto il tempismo della fuga di notizie da Cremona di ALVARO MORETTI & GUIDO VACIAGO (TUTTOSPORT 22-04-2012) COME, quando e in che modo escono le notizie può essere frutto del caso oppure no. Nel mezzo c’è un ampio territorio in cui la libertà di interpretazione lascia spazio alle maliziose dietrologie. Quelle che nelle ultime ore hanno tenuto occupati milioni di tifosi bianconeri. Perché ancora una volta, nel corso di questa stagione che ne ha visto la vera resurrezione sportiva dopo Calciopoli, la Juventus è l’oggetto di speculazioni potenzialmente destabilizzanti. LA CENTRIFUGA Il “caso Carobbio”, il pentito di Scommessopoli che ha tirato in ballo Conte sulla presunta combine di Novara-Siena (1° maggio 2011), non agita l’ambiente bianconero in sé e per sé. Per intenderci: non è “Carobbio” che preoccupa, ma piuttosto il “caso” che rimette la Juventus nella centrifuga degli scandali, proprio alla vigilia dello sprint scudetto, con sei partite in tre settimane decisive per assegnare il tricolore.Tempismo quantomeno curioso. ASSICURAZIONE Al netto delle dichiarazioni di Carobbio (e del fatto che queste possano trovare o meno riscontro), fatti salvi il sacrosanto lavoro dei pm così come quello della procura federale, qualcuno dovrebbe avere solide ragioni per assicurare a quattordici milioni di tifosi che il nome di Conte è stato tirato fuori perché effettivamente implicato in modo sostanziale nelle indagini e non per illuminare con i riflettori bianconeri un’inchiesta che finora ha lasciato fuori grandi nomi e grandi club. Altrimenti, così come è lecito «indagare a 360°», è lecito anche sospettare a 360°. La Juventus e i suoi tifosi, per esempio, possono scrivere un elenco lungo così di ragioni per le quali sono improvvisamente diventati antipatici a chi, negli anni di assenza politica e sportiva dei bianconeri, ha certamente avuto vita più semplice. C’è poi chi ha 444 milioni di motivi per temere la Juventus e la sua sete di verità e giustizia su Calciopoli. SERENITA’ Detto ciò, alla Juventus sembrano realmente sereni. Al di là delle parole di Conte, nello spogliatoio c’è totale concentrazione sul campionato e sulla partita di questa sera in particolare. Arrivati a questo punto si ha la netta sensazione che niente possa distogliere la rosa bianconera dall’idea di poter vincere qualcosa. Insomma, quando il tecnico parla di «forze triplicate», descrive la realtà più che cavalcare uno slogan. Da questo punto di vista, se davvero esiste un “piano destabilizzante”, questo non pare essere particolarmente efficace. INTERROGATO E la serenità di Conte è anche a prova di probabile interrogatorio nelle prossime settimane. La fuga di notizie sull’inchiesta di Cremona, infatti, avrebbe spiazzato la procura federale, messa nelle condizioni di dover chiamare il tecnico bianconero per chiedergli conto delle parole di Carobbio prima del previsto. Considerata la fitta agenda di Palazzi e dei suoi uomini, si può ipotizzare che l’audizione dell’allenatore possa essere nella prima settimana di maggio o all’inizio della seconda. Ovvero in un’altra fase di grandissima delicatezza per quanto riguarda lo sprint scudetto, ma una scelta quasi obbligata se la Figc vuole rispettare i tempi di un’inchiesta che - ancora una volta - dovrà cercare di fare le cose molto in fretta. CONTENTO COSI’ D’altra parte, forse allo stesso Conte non dispiacerebbe chiarire il più presto possibile, la sua posizione riguardo agli spifferi che hanno agitato, almeno dal punto di vista mediatico. la vigilia di Juventus-Roma. Fino a quel momento, ci sarà spazio per sospettare e controsospettare in un circolo vizioso che i bianconeri eviterebbero volentieri, ma dal quale sembrano più infastiditi che spaventati. Un po’ come i loro tifosi che negli ultimi sei anni hanno ormai imparato a distinguere e capire. ------- Dai due verbali secretati escono spifferi sul tecnico di ALVARO MORETTI (TUTTOSPORT 22-04-2012) FILIPPO Carobbio - ex calciatore del Siena di Antonio Conte, ma non del suo Bari - ha chiamato in causa il tecnico juventino nell’audizione fiume davanti agli uomini di Palazzi il 29 febbraio, confermando la circostanza a Cremona il 17 aprile. Conte - stando alle dichiarazioni del terzo pentito di Scommessopoli - avrebbe saputo all’immediata vigilia di Novara-Siena 2-2 del fatto che i novaresi volevano fare il pari. Su questa gara gli elementi emersi dalle indagini di Cremona sono diversi e riguardano un incontro tra il senese Vitiello e il novarese Drascek raccontato da Carobbio e confermato da Gervasoni, ma anche circostanze che chiamano in causa Bertani (un telefono fornito dagli zingari: per Novara-Siena o Novara-Ascoli?). Gli zingari Ilevski e Gegic contattano Carobbio nel fare un pari con over, sapendo che un pari sarebbe stato ben accetto da tutti. Anche se con una vittoria quel 1 maggio, il Siena sarebbe stato già in A con 3 turni d’anticipo. Gervasoni dice di aver saputo di un accordo tra giocatori: al momento le fughe di notizie dei 2 verbali (procura federale e pm) secretati di Carobbio non sciolgono il mistero sui nomi di chi avesse “fatto” Novara-Siena, ma trapela la comunicazione a Conte. L’ipotesi sarebbe omessa denuncia alla procura sportiva: dai 3 mesi di stop in su in caso di semplice scommessa, dai 6 mesi in su in caso di illecito. Ma si deve provare che il tesserato sapesse del tentativo di frode. In attesa di passare dalle voci alla lettura del verbale Carobbio, palla a Palazzi. ------- Gogna mediatica da Paese incivile di DANIELE CAPEZZONE* (TUTTOSPORT 22-04-2012) *Portavoce del Pdl Premessa: non sono un tifoso juventino (né di altre squadre), e non conosco di persona Antonio Conte, anche se, da appassionato del calcio offensivo e organizzato, considero la sua proposta tattica tra le più innovative in Italia dai tempi di Sacchi. Ma oggi chi non ama i processi mediatici ha il dovere di alzare la voce. E’ sconcertante la naturalezza con cui, da anni, alcuni giornali (e tv) infilano la gente nel tritacarne, anche quando si tratta solo di voci o di indiscrezioni. La formuletta giornalistica è sempre pronta: “Spunta il nome di Tizio”. E’ così che, nei mesi scorsi, sono comparsi titoloni su Buffon, Cannavaro, Gattuso, De Rossi, Totti, che qualcuno cercava di chiamare in causa su vicende poi sistematicamente svanite nel nulla. Possibile che tanti operatori della comunicazione non comprendano che così si può massacrare chiunque? E se un giorno questo trattamento capitasse proprio a chi scrive certi articoli? Pensiamoci. Può bastare che qualcuno faccia il nome di un altro per far partire la crocifissione a mezzo stampa? E dove stanno i riscontri oggettivi? Può essere sufficiente la parola di chi è già nei guai per inguaiare altri? Se viene sdoganato questo meccanismo, allora chiunque potrà tranquillamente tentare di scagliare accuse a destra e a manca, tanto la grancassa mediatica e lo “sputtanamento” sono garantiti, “in attesa di accertamento”. E’ questo che vogliamo? Ma la storia viene da lontano. Per anni, siamo stati in pochi (Tuttosport in testa) a nuotare controcorrente tra le onde di “Calciopoli”, e a indicare lo scientifico “doppiopesismo” di alcuni osservatori. Personalmente, non mi ha mai convinto un’operazione mediatica volta a trattare alcuni (la triade juventina di allora) come il simbolo di tutti i mali, salvo invece stendere veli su tante altre vicende. La dirigenza juventina post-triade fece una scelta molto discutibile, e cioè quella di subire tutto, quasi autoconsegnandosi alla crocifissione. Andrea Agnelli ha avuto il merito di capovolgere questo schema. Mi auguro che la nuova Juve faccia lo stesso per Conte. Sarà un bene non solo per lui, ma per tutti quelli che vogliono un’Italia più civile, in cui non valga la legge della lapidazione (per di più preventiva e in piena volata scudetto, chissà come mai…). PS Domanda ingenua finale: di chi è la manina che ha passato le carte ai giornali?
  9. INTERNATIONAL di PAOLO CONDÒ (SW SPORTWEEK | 21 aprile 2012) UNA LEZIONE (DI TEDESCO) PER IL CALCIO IL GIORNALE SPAGNOLO PANENKA ANALIZZA LE RAGIONI DELLA COMPETITIVITÀ DELLA GERMANIA: DALL’IMMIGRAZIONE AL SUPERAMENTO DELLA CRISI GRAZIE AL POTENZIAMENTO DEI VIVAI La rivista di calcio più raffinata d’Europa esce da qualche mese in Spagna, racconta storie bellissime e annuncia la sua diversità fin dal nome: Panenka, ovvero il giocatore ceco che per primo calciò un rigore a cucchiaio. Un nome che è un manifesto. Del numero di aprile, oltre ad alcuni ricordi del Napoli di Maradona raccontati da Roberto Saviano, colpisce l’inchiesta di copertina sull’evoluzione del calcio tedesco, perché raramente un tema sportivo è stato così logicamente (e felicemente) saldato a uno scenario culturale e politico. Il lavoro di Raphael Honigstein e Aitor Lagunas prende le mosse dalle norme della Germania sull’immigrazione varate nel dopoguerra per fornire manodopera a una crescita industriale così impetuosa da non poter essere sostenuta con i soli indigeni; originariamente studiata come un’immigrazione a rotazione, cinque anni e poi a casa, la politica viene presto cambiata quando ci si rende conto che i “nuovi tedeschi” – lavoratori venuti da fuori che non solo si sono inseriti ma hanno cominciato a fare figli – sono molto più funzionali al progetto di Grande Germania degli immigrati “usa e getta”. Quando poi il cancelliere Schroeder cambia le antiche leggi sulla nazionalità per adeguarle ai tempi, la nazionale di calcio può assorbire quei figli di cui si diceva, e dei quali Ozil e Khedira sono diventati i simboli. Il modello calcistico multiculturale, avviato da Klinsmann e perfezionato da Low, ha poi evoluto il calcio tedesco, vincente sino al ’90 (con la postilla molto estemporanea dell’Euro ’96) ma da lì in poi progressivamente scomparso almeno a livello di nazionali. Semplicemente, il vecchio sistema basato su forza fisica e mentalità teutonica («giri di campo portando un pallone medicinale» racconta Low in un’intervista a margine dell’inchiesta) non produceva più campioni; quello nuovo, varato dalla presidenza Beckenbauer dopo il flop di Francia ’98 con l’apertura di 121 accademie giovanili, ora è il più produttivo d’Europa e probabilmente del mondo. Sul perché sia successo, Panenka offre una chiave di lettura affascinante e istruttiva: nel 2002 il crac del gruppo televisivo Kirch, padrone dei diritti tv della Bundesliga, svuota improvvisamente le casse dei club costringendoli a rinunciare ai costosi ingaggi dall’estero per ripiegare sui ragazzi del vivaio. I quali sfruttano l’opportunità di giocare ad alto livello, e crescono a velocità tripla rispetto al passato, diventando ciò che sono oggi: la nazione favorita (con la Spagna) all’Euro 2012 e al Mondiale 2014.
  10. Le imprese La Camera di commercio nomina la Corte arbitrale: Lepore presidente L’ex procuratore «giudice» nelle vertenze Costi e tempi ridotti per le aziende che fanno ricorso all’organismo in caso di controversie legali di ANTONIO VASTARELLI (IL MATTINO 21-04-2012) È Giovandomenico Lepore il presidente della nuova Corte arbitrale della Camera di commercio che è composta, oltre che dall'ex capo della Procura della Repubblica, da Giancarlo Laurini, presidente del Consiglio nazionale del Notariato; Vincenzo Galgano, ex procuratore generale; Danilo Del Gaizo, avvocato di Stato e capo di Gabinetto della presidenza della Regione; Luciana Izzo, già procuratore della Repubblica presso il tribunale dei Minori; Giovanni Vacca (ex magistrato), e Luigi Muto (avvocato). Compito della nuova Corte, come sottolineato dal presidente dell'ente camerale Maurizio Maddaloni è quello di incentivare uno strumento di risoluzione delle controversie finora poco praticato ma che può dare, invece, «una risposta operativa immediata alle esigenze delle imprese» che possono ottenere notevoli benefici, soprattutto economici, da decisioni più rapide rispetto a quelle della giustizia ordinaria: proprio le lungaggini dei processi possono far lievitare, infatti, in maniera imprevista i costi dei procedimenti giudiziari. L'arbitrato è, quindi, una sorta di giudizio privato con cui le parti (ad esempio, un'impresa e un suo fornitore), decidano di sottoporre la loro lite non al giudizio di un tribunale ordinario ma a un professionista terzo (o ad un collegio formato da almeno tre persone). Gli arbitri possono essere indicati dalle stesse parti tra persone di loro fiducia o scelti dalla Corte, con criteri fissati secondo regolamenti precostituiti (cosiddetto arbitrato amministrato), da un elenco di professionisti tenuto dalla Camera arbitrale. Il procedimento termina con un lodo «che ha valore di sentenza e contro il quale - spiega il vice presidente della Camera di commercio, Alessandro Limatola - si può ricorrere ad un tribunale solo in pochi specifici casi»: ad esempio, per gravi motivi che comportino nullità di atti o testimonianze. Per le parti - aggiunge Lepore - è possibile, però, nel caso in cui l'arbitro unico o il collegio abbiano «assunto decisioni in contrasto con il regolamento della Camera arbitrale, ricorrere alla Corte arbitrale che ha, quindi, funzioni di garanzia e può anche sanzionare gli arbitri». Per quanto spesso inferiori a quelli medi di un giudizio ordinario, i costi - che comprendono i diritti camerali e l'onorario degli arbitri, commisurati al valore della controversia - non sono però irrisori: si parte dagli 800 ai 1.700 euro (con arbitro unico) e dai 1. 800 ai 4.000 (con collegio) per controversie del valore inferiore ai 25mila euro e si arriva agli oltre 300mila euro per contenziosi milionari.
  11. Responsabilità oggettiva La Lega vara il codice etico per provare a salvare i club di FABIO MONTI (CorSera 21-04-2012) MILANO — Questa volta la «richiesta» è stata rispedita al mittente ed è uscita sconfitta dall'assemblea della serie A la linea di chi chiedeva una nuova definizione della responsabilità oggettiva, il principio che sta alla base dell'ordinamento sportivo non solo italiano, ma mondiale, applicato anche dalla Fifa. Atalanta, Bologna, Cesena, Genoa, Lecce, Novara e Parma (il Siena aveva annunciato la propria astensione) hanno trovato un difensore d'ufficio in Claudio Lotito, che ha molto insistito perché, in caso di condanna per il calcioscommesse per responsabilità oggettiva, i club si preparassero a rivolgersi direttamente alla magistratura ordinaria. Invece, a maggioranza, l'assemblea si è pronunciata per la conferma delle regole ora in vigore. Le novità, semmai, potranno riguardare la prossima stagione. Ha spiegato il presidente Beretta (foto): «Abbiamo previsto l'adozione del decreto legislativo 231 del 2001, individuando alcune linee guida alle quali le società dovranno uniformarsi e che diventerà condizione tassativa per l'iscrizione al campionato. Il potere di vigilanza spetterà al Collegio dei revisori contabili e sarà adottato un codice etico finalizzato alla prevenzione delle frodi sportive. Se una società di un qualsiasi settore adotta procedure interne per prevenire le frodi e dimostra che queste funzionano, la società in questione non risponde dell'illecito commesso da un proprio dipendente, perché dimostra di aver comunque fatto il possibile per prevenire e controllare». È il principio già applicato dal giudice sportivo per i reati da stadio: se una società attua le procedure preventive (steward, tornelli, controlli), il giudice sportivo ne tiene conto, in caso di violazione delle norme. È stato Ezio Maria Simonelli, presidente del Collegio dei revisori e in corsa per la successione a Beretta, a sostenere questa linea. In sintesi: prima adottiamo regole rigide, dimostrando la nostra volontà di combattere la frode sportiva con ogni mezzo a nostra disposizione, e poi proviamo a verificare se esistono le condizioni per una parziale revisione del concetto di responsabilità oggettiva. Per questo è stato costituito un gruppo di studio, formato da tre avvocati (Cantamessa, Briamonte e Campoccia), mentre nella prossima assemblea verrà finalmente eletto l'Alto Comitato per l'etica, così come previsto dalle norme vigenti. Il presidente del Coni, Gianni Petrucci, da Trieste dove ha assistito alla qualificazione olimpica del Setterosa, ha chiuso la porta a qualsiasi tipo di tentazione: «Si può studiare tutto, ma non bisogna dimenticare mai che i regolamenti li approva poi il Coni. La responsabilità oggettiva resta un caposaldo e nessuno può pensare di cambiarla a procedimenti in corso». Ed è molto difficile (eufemismo) che si arrivi a una soluzione come quella prospettata da Beretta: «Non si è pensato di toccare la norma della responsabilità oggettiva, ma la società risponde di un suo calciatore solo se non ha predisposto queste procedure». Nel frattempo il Direttivo di Lega resta senza vicepresidente, un consigliere e un rappresentante in Consiglio federale, in violazione delle norme vigenti. La situazione si trascina da luglio 2011: se qualche club impugnerà eventuali delibere, difficilmente avrà torto. ___ Le contestazioni. I fronti aperti tra le società e l'Erario Calcio e procuratori, consulenze sotto tiro di MARCO BELLINAZZO (Il Sole 24 ORE 21-04-2012) Dove ha fallito la Fifa, potrebbe riuscire l'amministrazione finanziaria italiana. Agenti e procuratori di calciatori che, secondo il "Global Transfer mercato 2011", producono ogni anno un giro d'affari a livello internazionale di circa 100 milioni di euro solo in commissioni, sono infatti da tempo al centro di progetti di ridimensionamento in ambito Fifa. Progetti che tuttavia non hanno finora prodotto risultati. Ora la loro attività in Italia è finita nel mirino dell'agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Come già raccontato dal Sole 24 Ore (si veda l'edizione dello scorso 29 gennaio), in particolare, a far scattare le contestazioni del Fisco sono state le consulenze e i servizi di assistenza (come la cura dell'immagine o la protezione legale) svolti da alcuni procuratori nei confronti dei calciatori sotto contratto, ma a libro paga dei club. Simulazioni, secondo il Fisco, attraverso le quali i club stipendierebbero non tanto gli "intermediari" quanto gli stessi calciatori. In altre parole, questo "costo" supplementare sostenuto dalle società nasconderebbe una quota extra dell'ingaggio degli atleti. Versarlo al procuratore, anzichè al giocatore, permetterebbe ai club di risparmiare la ritenuta Irpef che altrimenti dovrebbero effettuare e, in certi casi, di detrarre l'Iva legata alla fatturazione di queste prestazioni "fittizie". Nella vicenda riportata ieri da «Repubblica» il pubblico ministero della Procura di Piacenza, Antonio Colonna, ha iscritto al registro degli indagati una ventina di procuratori sportivi italiani, tra cui Claudio Pasqualin Alessandro Moggi, Silvano Martina, Giovanni Branchini, Matteo Roggi, Tullio Tinti, Andrea Pastorello, Marcello e Giuseppe Bonetto. Le inchieste in corso e gli accertamenti notificati a numerose società dovranno anche appurare se le somme girate dalle società ai procuratori si fermano nei conti correnti di questi ultimi o se, in qualche forma e/o percentuale, finiscono nelle tasche degli atleti senza l'applicazione della relativa Irpef. Si tratta, indubbiamente, di verifiche complesse. Ma non sono le sole questioni aperte tra il mondo del calcio e l'Erario: dall'annosa vicenda dell'Irap sulle plusvalenze che i club non versavano sulla base delle indicazioni della Covisoc (Commissione di vigilanza della società di calcio), alla più recente disputa sulla tassazione dei cosiddetti "diritti di compartecipazione" (disciplinati dall'articolo 102-bis delle Noif, le norme organizzative della Figc). Nell'ambito del calciomercato, in effetti, capita non di rado che al club che cede un giocatore di prospettiva sia riconosciuto il diritto partecipare all'eventuale incremento di valore del calciatore. La società che vende l'atleta, perciò, percepisce una percentuale del maggior "valore" raggiunto dal giocatore dopo un anno o un periodo più lungo. Su queste somme, come indicato sempre dalla Figc, non venivano pagate l'Iva e l'Irap. Per l'agenzia delle Entrate, invece, le imposte vanno versate. A fine gennaio, il direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, e i presidenti della Lega, Maurizio Beretta, e della Federcalcio, Giancarlo Abete, hanno deciso di costituire un tavolo tecnico per affrontare e tentare di risolvere queste e altre tematiche. Con l'obiettivo comune di portare a casa almeno un "pareggio". ------- Il Sole 24 ORE 21-04-2012 ___ L’intervista «Torni a vincere la passione, non il business» Tommasi, presidente dell’Aic: basta con i discorsi aziendali e ritroviamo l’entusiasmo di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO 21-04-2012) «Il calcio deve recuperare il suo fascino, dando più importanza all’aspetto sportivo che a quello aziendale». È la ricetta di Damiano Tommasi - ex centrocampista della Roma e della Nazionale, da undici mesi presidente dell’Assocalciatori - per uscire da una crisi che rischia di essere devastante. Dalle scommesse alle accuse di evasione fiscale nei confronti di 21 procuratori: il calcio è travolto dagli scandali. «Dallo scorso giugno ci sono inchieste delle procure sulle partite. È una delle pagine più nere del calcio, ci sono state già condanne e attendiamo gli sviluppi dei prossimi processi. Noi non ci siamo nascosti, anzi vogliamo lavorare per migliorare il presente». L’Aic ha realizzato un video sui rischi delle scommesse per un calciatore e lo sta mostrando nei ritiri di tutte le squadre. «È la cronaca di questi giorni, di questi mesi, che ci ha spinto a realizzare il filmato. Noi siamo l’ultimo anello della catena e rischiamo pure di essere l’anello più debole, ma cerchiamo di reagire e di mandare un segnale forte, allontanando chi fa certe proposte e può inquinare il nostro mondo». Il forte indebitamento del calcio professionistico, superiore ai due miliardi e mezzo, è legato ai maxi-ingaggi dei calciatori? «Quando si parla di problemi economici, spuntano gli ingaggi dei calciatori. Ma nessuno di noi ha una penna con la quale scrive la cifra sul contratto. Anzi, tanti sono stati i casi di contratti firmati in bianco. Bisognerebbe studiare a fondo i bilanci delle società, verificando se nel costo lavoro, accanto agli stipendi dei calciatori, vi siano commissioni o altro. Il punto è un altro. Fare calcio eleva lo status di un imprenditore, in una piccola piazza come in una metropoli, e per questo probabilmente si fanno spese forti, chiudendo con bilanci spesso in passivo». Il 30 giugno scade il contratto con la Lega di serie A, quello che era stato prorogato di dodici mesi nella scorsa estate per far partire il campionato, e ancora non è iniziata la trattativa per il rinnovo. «Ci sono tesi un po’ diverse sulla questione: le verificheremo prima di giugno. Bisognerà anche capire la funzionalità e l’effettiva rappresentatività della Lega di A». Lei dice: bisogna recuperare il fascino del calcio. È un’utopia? «No, io credo che per tanti ragazzi il pallone sia ancora un gioco affascinante, lontano dagli scandali e dai discorsi sui guadagni dei calciatori. Per evitare che vi sia disamore dobbiamo restare con i piedi per terra, non sopravvalutando lo sport più importante d’Italia. Il calcio non è solo l’élite, ma sono anche i giovani che si avvicinano al nostro mondo carichi di entusiasmo». Al di là di scandali e problemi economici, c’è il discorso tecnico che preoccupa: nessuna italiana nelle semifinali di Champions League e l’Italia dodicesima nel ranking Fifa. «Dopo la vittoria dei Mondiali 2006 siamo andati in difficoltà, per fortuna questa Nazionale si è qualificata brillantemente per gli Europei e siamo in attesa dei suoi risultati. I club hanno mollato la presa in Europa, sono stati persi i tre posti più uno in Champions League e sarà difficile riconquistare certi livelli. Ci siamo un po’ distratti in questi anni e non abbiamo più pensato all’aspetto sportivo: dobbiamo tentare di riportarlo subito al centro dei nostri progetti».
  12. il caso di LUIGI GRASSIA (LA STAMPA 21-04-2012) Exor esce da Alpitour Plusvalenza di 140 milioni Elkann: lasciamo una società leader nel settore UN LEGAME DI 20 ANNI Prima quota nel 1992, al 100% nel 2001. Fusione con Francorosso nel ’98 QUESTIONE DI STAZZA L’azienda è importante ma troppo piccola per un gruppo globale PASSAGGIO DI MANO I fondi Wise e Hirsch sono subentrati per 225 milioni Il divorzio fra il gruppo Exor e il gigante italiano dei viaggi Alpitour si è ufficializzato ieri: Exor aveva deciso di semplificare il portafoglio e così è stato fatto. Non c’è nulla che non vada in Alpitour, l’azienda fa soldi, è seria e solida. Ma per quanto Alpitour sia importante nel suo settore, dal punto di vista di Exor è una società troppo piccola. Un gigante internazionale come la holding del gruppo Agnelli vuole concentrarsi sui grandi investimenti, mentre l’attenzione e l’impegno che Alpitour richiedeva a Exor risultavano sproporzionati. Confermati i dettagli finanziari dell’accordo con il compratore Seagull, società controllata da due fondi chiusi di private equity (facenti capo a Wise Sgr e J. Hirsch & Co). Il controvalore della transazione è pari a 225 milioni di euro, di cui 15 milioni come prezzo differito, che maturerà interessi. È prevista inoltre un’integrazione del prezzo legata al risultato economico che sarà ottenuto dagli investitori al momento della cessione del pacchetto di maggioranza. Contestualmente alla cessione, Exor ha acquistato per un ammontare di 10 milioni di euro una quota pari a circa il 10% del capitale di Seagull e si è impegnata a rilevare dal gruppo Alpitour un’unità immobiliare a uso alberghiero per un corrispettivo di 26 milioni di euro. La transazione determina per Exor una plusvalenza nel bilancio separato di circa 140 milioni di euro. «Con la firma di oggi si chiude una pagina della storia di Alpitour e se ne apre un’altra» ha detto il presidente e amministratore delegato di Exor, John Elkann. «Il progetto imprenditoriale che avevamo avviato nel 1992 ha raggiunto tutti i suoi obiettivi: nel corso di questi 20 anni la società è cresciuta notevolmente, fino a conquistare una posizione di leadership assoluta sul mercato italiano del turismo. I suoi marchi sono apprezzati e riconosciuti come sinonimi di qualità e affidabilità». Elkann sottolinea che «il gruppo turistico che affidiamo ora alla nuova proprietà è solido ed è concentrato a realizzare nuovi progetti per continuare a crescere». Il presidente di Exor si rivolge anche «alle persone che lavorano in Alpitour, che con il loro impegno hanno reso possibile questo progetto»: John Elkann tiene a «esprimere il mio ringraziamento. Consapevole della forza del gruppo, faccio loro i miei migliori auguri per un futuro altrettanto ricco di soddisfazioni». Exor ha cominciato a interessarsi di Alpitour nel 1992 quando ha acquistato una prima partecipazione di minoranza; nel giro di pochi anni la quota è rapidamente aumentata finché nel 2001 la holding del gruppo Agnelli è arrivata al controllo del 100 per cento del pacchetto azionario di Alpitour. Tre anni prima, nel 1998, era stata comprata la Francorosso, il secondo tour operator italiano. Questi due grandi operatori nazionali del turismo sono stati fusi nel Gruppo Alpitour: una società di profilo internazionale organizzata in sei grandi divisioni operative (Tour Operating, Aviation, Alberghiero, Distribuzione, Incoming, Incentive & Eventi) nel cui ambito ogni brand è specializzato nel fornire una gamma di servizi alla propria clientela di riferimento.
  13. GaSport 21-04-2012 ___ Repubblica 21-04-2012 ___ LA RIVELAZIONE Carobbio tira in ballo Conte per il pareggio tra Novara e Siena L’indiscrezione circola da giorni a Cremona e in Figc. Giovedì il pm Di Martino aveva lanciato un segnale di ETTORE INTORCIA & ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 21-04-2012) L’indiscrezione circola negli ambienti della Procura Federale ma anche in quelli della Procura di Cremona e finora non è stata smentita da nessuno: davanti agli 007 di Palazzi, l’ex bianconero Carobbio avrebbe raccontato, a proposito di Novara-Siena 2-2, che anche l’allora tecnico dei toscani Antonio Conte sarebbe stato messo al corrente del presunto accordo per pareggiare la partita. IL PUNTO - Al momento di essere ascoltato dalla Procura Federale, Carobbio era stato già sentito due volte a Cremona, la prima dal Gip per l’interrogatorio di garanzia, la seconda dai magistrati titolari dell’inchiesta. Davanti al pm Di Martino il giocatore si era dimostrato già in quella circostanza abbastanza collaborativo, anche se meno di Gervasoni. Poi, appunto, Carobbio è stato ascoltato dalla Procura Federale lo scorso 29 febbraio. Un’audizione durata circa sette ore, durante le quali il centrocampista ha fornito la massima collaborazione agli inquirenti della Figc, raccontando le sue verità sulle gare che vedono coinvolte le sue squadre: Albinoleffe, Grosseto e, appunto, Siena. E’ su questi aspetti che gli 007 di Palazzi si sono concentrati di più, entrando nei dettagli, fermo restando che Carobbio ne aveva già parlato una prima volta a Cremona raccontando di un presunto contatto in hotel tra Vitiello, suo compagno al Siena, e Drascek. A Novara il Siena va al riposo in vantaggio di due reti, subirà la rimonta nella ripresa. La festa promozione è così rinviata di una settimana, quando i bianconeri torneranno a giocare in casa. Ora la novità che emerge dalla Procura Federale è, appunto, che Carobbio avrebbe raccontato di essere andato con alcuni compagni dall’allenatore Conte, dicendogli mister, che dobbiamo fare? Gli altri vogliono pareggiare . L’eventualità che altri tesserati sapessero per ora non è stata smentita. SOTTO ESAME - A quel punto Carobbio è stato nuovamente ascoltato a Cremona, è accaduto martedì scorso e il verbale è stato secretato. Di Martino ha voluto interrogarlo di nuovo, alla luce delle informazioni rese alla Procura Federale ma anche sulla base delle nuove dichiarazioni di Gervasoni datate 12 marzo. Appena due giorni fa il pm Di Martino, a proposito del nuovo interrogatorio di Carobbio, si era lasciato scappare una sola frase: «Ha parlato del Siena in tutte le sue sfaccettature» . E’ ormai chiaro che in Procura Federale come a Cremona sia stato chiesto a Carobbio se ci siano mai stati interessamenti della dirigenza toscana alla luce delle accuse mosse da Gervasoni al presidente Mezzaroma. ___ CorSera 21-04-2012 ___ LA STAMPA 21-04-2012 ___ Calcioscommesse Carobbio tira ancora in mezzo Conte per la sospetta combine di Siena-Novara di GILBERTO BAZOLI (Libero 21-04-2012) Filippo Carobbio, uno dei “pentiti”dell’inchiesta sul Calcioscommesse, avrebbe citato Antonio Conte, allenatore del Siena quando Carobbio giocava nella squadra toscana. Carobbio era stato sentito il 29 febbraio dalla procura federale e, lunedì, dal pm di Cremona Roberto di Martino. Si è parlato molto del Siena, «in tutte le sue sfaccettature», e un po’ anche del Grosseto. Carobbio, in uno degli interrogatori, avrebbe sostenuto che prima di Siena-Novara del 1° maggio 2011, terminata 2-2, lui e alcuni compagni di squadra avrebbero informato gli altri, incluso Conte, che il Novara proponeva un pareggio. Non ci sarebbe nulla di penalmente rilevante, ma potrebbe scattare l’ipotesi di omessa denuncia. Il 19 gennaio, davanti a di Martino, Carobbio aveva parlato in questi termini della gara sospetta: «Venni contattato da Gegic e Ilievski (capi del gruppo degli zingari, ndr), i quali proponevano un risultato diverso dal pareggio o un pareggio con over. Io risposi che non ero interessato e che non avrei neanche giocato. In effetti, ci furono dei contatti tra i giocatori in quanto il pareggio sarebbe stato un risultato proficuo per tutte e due le squadre. Infatti, ci fu un contatto tra Vitiello del Siena e Drascek del Novara, che avvenne nella hall dell’albergo che ospitava noi del Siena. Io li ho visti parlare». Non è la prima volta che spunta il nome di Conte. L’ex capitano del Bari, Bellavista (indagato sia a Bari che a Cremona), telefonò a un certo Raimondo. Annota la polizia: «Bellavista chiede a Raimondo sepuò contattare Conte per sapere se sia “contattabile” per la partita». Si tratta di Siena-Sassuolo (4-0). ___ L’ombra delle scommesse su Conte. L’accusa di Carobbio: “Sapeva della combine” di GIOVANNI CAPUANO (PANORAMA.it Sport - 21-04-2012) L’ombra dello scandalo scommesse si allunga sulla volata scudetto e rischia di toccare anche Antonio Conte, allenatore della Juventus ed ex tecnico del Siena. Dopo settimane di rumors e indiscrezioni ora è uno dei ‘pentiti’ della vicenda ad aver fatto direttamente il nome di Conte accusandolo di essere a conoscenza della combine architettata in Novara-Siena della passata stagione e quanto meno di non averla denunciata agli organismi della Federcalcio o, nell’ipotesi peggiore, di avervi preso parte. A parlare di Conte è stato Filippo Carobbio, nella scorsa stagione giocatore del Siena allenato da Conte e promosso alla fine in serie A. “Antonio Conte sapeva della combine” ha spiegato Carobbio in due diverse occasioni: la prima davanti al procuratore federale Palazzi, che lo ha interrogato per 8 ore, e la seconda al pm di Cremona Roberto Di Martino che lo aveva arrestato lo scorso 19 dicembre in una delle operazioni legate all’inchiesta ‘Last bet’. Secondo gli investigatori Carobbio sarebbe una delle figure centrali dell’organizzazione che truccava le partite del calcio italiano perché referente difiducia del gruppo degli Zingari. Secondo quanto trapelato, nei verbali di Carobbio il nome di Conte viene fatto in relazione ad almeno una delle gare considerate chiaccherate del Siena della passata stagione. L’ipotesi è che possa trattarsi di Novara-Siena terminata 2-2 lo scorso 1° maggio 2011 con i toscano già promossi in serie A e i piemontesi a un passo dall’assicurarsi il terzo posto che avrebbe garantito un accesso agevole ai playoff come poi avvenne. Carobbio ha raccontato ai magistrati di essere stato contattato da Gegic e Ilievski per un “risultato diverso dal pari o un pari con over”. In un primo tempo il giocatore aveva negato le sue responsabilità, mentre dopo le rivelazioni di Gervasoni sul suo coinvolgimento e sull’accordo raggiunto per l’over, scelse di collaborare rivelando che la squadra aveva informato anche il tecnico (Conte ndr) della combine. Il fatto che Carobbio abbia allargato il campo delle sue rivelzioni perché messo alle strette dalle parole già raccolte da Gervasoni spinge, secondo quanto si apprende, gli investigatori a considerare il suo racconto non frutto di millanteria ma credibile e da riscontrare. L’ipotesi, però, è che un eventuale coinvolgimento di Conte possa essere esteso anche ad altre partite del Siena 2010-2011 finite sotto la lente di ingrandimento delle procure che indagano sul calcioscommesse. Ci sono anche Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0, Siena-Ascoli 3-0, Albinoleffe-Siena 1-0 oltre alle accuse di coinvolgimento diretto del presidente Mezzaroma in Modena-Siena 0-2 per le quali il numero del club è già stato convocato da Palazzi settimana prossima. Una situazione intricata che, se non smentita dagli stessi protagonisti ad esempio chiarendo che Conte scelse di prendere le distanze dalla combine, rischia di costare caro all’allenatore della Juventus. A lui potrebbe essere contestata l’omessa denuncia (punita dalla giustizia sportiva con un anno di stop) oppure il coinvolgimento diretto nell’illecito con il rischio di una squalifica fino a tre anni. Nelle scorse settimane Conte si era difeso con forza dai rumors che lo vedevano coinvolto per il ricevimento di un sms in occasione di Siena-Sassuolo (”Non parlo del nulla. E’ una bufala. Come mai tutto questo risalto? C’è un gioco dietro”) e il presidente Agnelli si era schierato con lui: “Conosco Conte da venti anni e tra tanti difetti so che è una persona integra e leale”. Ora una nuova bufera. ___ Cosa si sa del caso Conte Perché l'allenatore della Juventus rischia un anno di squalifica nel caso calcio e scommesse (c'entra almeno una partita di serie B, dell'anno scorso) della redazione il POST 21-04-2012 L’allenatore della Juventus Antonio Conte è stato accusato da un suo ex giocatore, Filippo Carobbio, di essere a conoscenza di una presunta combine su almeno una partita di serie B di calcio dell’anno scorso e di non aver denunciato il caso alla Procura federale della FIGC, la Federazione Italiana Giuoco Calcio che organizza i campionati. Il caso rientra nell’inchiesta sul calcio scommesse condotta dalla procura di Cremona aperta lo scorso giugno che indaga sul gruppo dei cosiddetti “zingari”, una presunta associazione a delinquere dedita a muovere le scommesse – soprattutto all’estero – e condizionare i risultati delle partite contattando i calciatori, promettendo loro parte delle vincite o minacciandoli (di un altro ramo dell’inchiesta se ne occupa la Procura di Bari). L’inchiesta L’accusa, che non è penale ma solo sportiva, sarebbe comunque molto grave perché, qualora venisse provata l’accusa di Carobbio, Conte potrebbe essere squalificato fino a un anno dalla Federcalcio italiana per “omessa denuncia”. Secondo il regolamento sportivo della Federcalcio, infatti, tutti i professionisti sono tenuti a denunciare immediatamente alla Procura federale della FIGC ogni sospetto di partite truccate o falsate. La stessa accusa di “omessa denuncia” contro Conte era già stata fatta nei giorno scorsi a un altro calciatore della Juventus, Simone Pepe, stavolta da parte di Andrea Masiello, un giocatore dell’Atalanta pesantemente coinvolto nell’inchiesta della Procura federale, per la partita Udinese Bari (finita 3-3) della stagione di serie A 2009/2010. Chi è Filippo Carobbio Filippo Carobbio ha 33 anni, è un giocatore del Siena in prestito allo Spezia, ed è stato arrestato lo scorso 19 dicembre a Lerici da parte della Squadra Mobile di Cremona nell’ambito dell’inchiesta denominata “Last Bet” su calcio e scommesse. Insieme a lui erano stati arrestati anche altri calciatori ritirati o ancora in attività come Cristiano Doni dell’Atalanta, Luigi Sartor (ex Parma, Inter e Roma, tra le altre), Alessandro Zamperini (Ventspils) e Carlo Gervasoni (Piacenza). Questi, secondo la procura di Cremona, sarebbero i referenti in Italia di un’organizzazione criminale cosiddetta “degli zingari”, con vertice a Singapore, dedita ad alterare i risultati delle partite. I giocatori sarebbero stati corrotti per falsare i risultati degli incontri su cui l’organizzazione aveva scommesso forti somme di denaro. Le accuse contro Conte Carobbio l’anno scorso giocava in serie B, nel Siena, squadra allenata e portata in Serie A da Conte. Carobbio ha detto sia al procuratore federale Stefano Palazzi che al procuratore di Cremona Roberto Di Martino di aver avvisato l’anno scorso Conte e il suo vice Cristian Stellini che almeno una partita del Siena era a rischio di combine. Secondo Carobbio, Conte avrebbe fatto finta di niente e non avrebbe denunciato il caso alla Procura federale. Almeno una partita in questione di quelle citate da Carobbio sarebbe Novara-Siena dell’anno scorso, finita 2-2. Per questa partita Carobbio ha raccontato di essere stato “contattato da Gegic e Ilievski”, i due massimi esponenti dell’organizzazione cosiddetta degli Zingari, “i quali proponevano un risultato diverso dal pareggio o un pareggio con over”. L’intercettazione di Bellavista Conte sinora non si è espresso sull’argomento ma è molto probabile che lo farà tra qualche ora nella consueta conferenza stampa prima della prossima partita di campionato della Juventus contro la Roma, nella quale dovrebbe confermare la sua totale estraneità dai fatti. Conte era già stato coinvolto nell’inchiesta qualche settimana fa, in quanto da alcune intercettazioni era venuto fuori che Antonio Bellavista, un ex giocatore del Bari, aveva contattato un giornalista sportivo locale per sapere se Conte fosse “contattabile”, apparentemente per truccare una partita. Il giornalista diceva nella telefonata di aver mandato un sms a Conte sulla questione, ma poi ha smentito tutto. ___ Ciclone calcioscommesse: tutte le accuse ad Antonio Conte di DARIO PELIZZARI (Il Sole 24 ORE.com 21-04-2012) Il ciclone calcioscommesse investe con un rumore assordante anche Antonio Conte, il tecnico della Juve dei miracoli che domani sera si gioca contro la Roma una parte importante della stagione. L'allenatore dei bianconeri è stato coinvolto nelle indagini da un suo ex giocatore, Filippo Carobbio, che l'anno scorso vestiva la maglia del Siena guidato proprio dallo stesso Conte. Ha detto Carobbio agli inquirenti che l'hanno convocato più volte in procura per fare luce sulle tante ramificazioni dell'affaire che sta provocando scossoni impressionanti e imprevedibili nel calcio italiano: "Antonio Conte sapeva delle combine". L'ex centrocampista della squadra toscana è convinto che l'attuale numero uno della Juventus fosse a conoscenza di quanto veniva deciso negli spogliatoi del malaffare. Per Carobbio, Conte sapeva, come molti altri. Ad oggi sono almeno 5 le gare del Siena della passata stagione al vaglio degli inquirenti: Novara-Siena 2-2, Siena-Piacenza 2-3, Siena-Sassuolo 4-0, Siena-Ascoli 3-0 e Albinoleffe-Siena 1-0. Secondo fonti vicine alla procura, la partita che più di altre potrebbe mettere nei guai Conte sarebbe Novara-Siena del primo maggio 2011. Entrambe le formazioni avevano già un piede in serie A. Meglio, i toscani erano ormai sicuri di aver staccato il pass per la categoria superiore. I piemontesi, invece, avevano bisogno di fare punti per conservare il terzo posto in classifica e giocarsi tutto ai playoff. Dai verbali degli interrogatori di Carobbio, la verità presunta di uno dei testimoni chiave, insieme con l'ex difensore Carlo Gervasoni, dell'intera impalcatura che sorregge le indagini. Dice Carobbio agli inquirenti: "In occasione di Novara-Siena venni contattato da Gegic e Ilievski i quali proponevano un risultato diverso dal pari o un pari con over. Risposi che non ero interessato e che non avrei neanche giocato (ndr, entrò nel secondo tempo). Ci fu un contatto tra Vitiello del Siena e Drascek del Novara nella hall dell'albergo che ospitava noi del Siena". Per Carobbio, i due riuscirono a convincere i rispettivi compagni di squadra. Insomma, la combine era servita. Ma c'è di più, e qui arriva il nome di Conte. Sì, perché secondo Carobbio i giocatori del Siena informarono l'attuale tecnico della Juve di quanto sarebbe successo in campo. E Conte non avrebbe denunciato alcunché. Tuttavia, non si sa ancora nulla della reazione dell'allenatore. Una mancanza non da poco, come si può facilmente immaginare. Per intenderci, cosa disse e cosa fece dopo aver appreso la notizia? Si oppose fermamente, prendendo le distanze da una decisione che non condivideva assolutamente, oppure fece spallucce e lasciò fare? Dalla risposta a questi interrogativi, il possibile destino sportivo di Conte, che potrebbe venire chiamato nei prossimi giorni a fornire la sua versione a proposito. L'omessa denuncia di una truffa di questo genere vale almeno un anno di stop. ___ L'INCHIESTA Calcioscommesse, «Conte sapeva tutto» Parla Carobbio, ex Siena. Il tecnico: «C'è poco da dire. Sono sereno». della redazione Lettera 43 21-04-2012 Beccato. Lui sapeva. Il nome di Antonio Conte è comparso (di nuovo) tra quello degli accusati nell'inchiesta sul calcioscommesse e la Federcalcio potrebbe squalificarlo. Almeno per un anno «per omessa denuncia». Perché questa volta non si tratta di un'intercettazione che lo tocca in maniera tangenziale, come quella in mano alla procura di Bari (l'ex giocatore Antonio Bellavista ha chiesto a un giornalista pugliese, Raimondo, se può chiamare Conte per capire se sia «contattabile» e Raimondo sostiene di avergli mandato un sms). Questa volta il nome di Conte lo ha fatto direttamente Filippo Carobbio (ex Siena), davanti agli uomini della procura federale, il 29 febbraio. E lo ha ripetuto al pm di Cremona Roberto Di Martino martedì 17 aprile, ma solo di sfuggita («Abbiamo parlato del Siena in tutte le sue sfaccettature», ha confermato il pm). La vicenda è di competenza della sola giustizia sportiva. ACCORDO TRA I GIOCATORI. La tesi di Carobbio è che l'attuale allenatore della Juventus, all'epoca del Siena, fosse stato messo al corrente di una combine. Le scommesse in questo caso non c'entrerebbero: l'accordo era tra i giocatori delle due squadre. La partita in questione sarebbe Novara-Siena, giocata il primo maggio 2011 e finita 2-2. Secondo indiscrezioni Carobbio e altri sarebbero andati da Conte dicendogli che il Novara era interessato al pari. Non si conosce la risposta del tecnico. Di certo non ha fatto quello che avrebbe dovuto: denunciare, tutto e immediatamente, alla procura federale. Per il tecnico si parla di omissione di denuncia Fosse vero il racconto del giocatore, Conte sarebbe colpevole di omessa denuncia. Non una colpa da poco per la giustizia sportiva che la punisce con un anno di squalifica. La verità è tutta da dimostrare. Restano le parole di Carobbio: «In occasione della partita Novara-Siena (...) venni contattato da Gegic e Ilievski (i capi degli slavi, ndr) i quali proponevano un risultato diverso dal pareggio o un pareggio con over. Io risposi che non ero interessato e che non avrei neanche giocato. In effetti ci furono dei contatti tra i giocatori, in quanto il pareggio sarebbe stato un risultato proficuo per tutte e due le squadre. Ci fu un contatto tra Vitiello del Siena e Drascek del Novara nella hall dell'albergo che ospitava noi del Siena. Io li ho visti parlare». Vedremo se il procuratore generale Stefano Palazzi chiamerà Conte. CONTE: «QUANDO MI CHIAMANO RISPONDERÒ». Immediata la risposta del tecnico: «Non sono stato chiamato da nessuno. Nel momento in cui sarò chiamato da qualcuno, avrò il piacere di rispondere». E comunque «c'è poco da dire. Sono molto sereno e fiducioso nelle istituzioni, che stanno facendo il loro lavoro». E se qualcuno «pensa di destabilizzarci, trova duro: alzerà solo ancora di più la nostra voglia». ___ Se è la Juventus a gridare alla macchina del fango di MASSIMILIANO GALLO dal blog MI CONSENTO (LINKIESTA 21-04-2012) Antonio Conte e la Juventus sono coinvolti nel calcioscommesse. A tirare in mezzo l’allenatore dei bianconeri lanciati verso lo scudetto è Filippo Carobbio, centrocampista del Siena allenato da Conte. Avrebbe informato il suo allenatore di un tentativo di combinare una partita del Siena. Premesso che il garantismo vale anche per gli juventini (a volte è dura essere garantisti, lo ammetto), leggere che sono proprio i bianconeri a gridare alla macchina del fango fa un po’ sorridere. Si dice a Napoli: “a carne sotto e i maccheroni ’ncopp...”.
  14. AVVISO AI NAVIGANTI di MASSIMO RIVA (l'Espresso | 26 aprile 2012) La Fiat americana si tiene Rcs e Juve CHI TEME CHE I SIGNORI DELLA FIAT intendano abbandonare l'Italia ha potuto leggere negli ultimi giorni un paio di notizie che, almeno a prima vista, possono suonare rassicuranti. Anche perché si tratta di fatti, non di parole. Come quelle disinvoltamente contraddittorie sull'argomento che Sergio Marchionne, il più che lautamente retribuito castaldo di casa Agnelli, pronuncia da tempo senza mai dissipare il dubbio che ormai gli eredi dell'Avvocato abbiano già deciso in cuor loro di farsi americani a tutti gli effetti. Il primo fatto teso a testimoniare un ritrovato impegno del gruppo torinese sul mercato nazionale è stato compiuto niente meno che dal presidente della Fiat, John Elkann, con la scelta di occuparsi in prima persona di uno dei "dossier" più spinosi nella galassia di partecipazioni azionarie della famiglia. Quello della Rcs (Rizzoli-Corriere della Sera) il cui bilancio soffre di perdite piuttosto ingenti che richiederebbero una cura sostanziosa e fors'anche un congruo aumento di capitale: ipotesi entrambe rese finora poco praticabili dai dissidi interni al variopinto sindacato azionario di controllo della società. Con l'aria che tira in Fiat, anche dopo i primi successi americani con la Chrysler, si poteva magari immaginare che Torino decidesse di lasciare ad altri il compito ingrato e potenzialmente oneroso di fare ordine nei bilanci Rcs. Invece no. Il giovane Elkann con piglio battagliero ha scelto di affiancare Mediobanca, altro importante socio dell'impresa editoriale, nel duro scontro con alcuni azionisti di peso per imprimere una svolta anche statutaria alla conduzione dell'azienda. Altro che l'immagine degli eredi Agnelli ormai lontani dagli affari italiani: per quanto riguarda il delicato settore della stampa, più che mai presenti. A suo modo rientra nel campo delle comunicazioni d'immagine anche il secondo impegno domestico assunto di recente sempre dallo stesso Elkann. Quello di far sponsorizzare la Juventus, squadra di casa, da parte del marchio Jeep da poco acquisito nell'ambito dell'operazione Chrysler. E stavolta trattasi di un impegno non proprio finanziariamente esiguo: 35 milioni in tre anni. Un nuovo e costoso stadio per la compagine bianconera inaugurato con successo e ora anche un sostegno multimilionario con soldi che vengono dall'America. Che ne possano gioire i tifosi juventini è scontato. Ma con loro anche tutti gli italiani preoccupati da un futuro del paese segnato dal disimpegno degli azionisti della maggiore impresa manifatturiera? Con tutto il rispetto per il "Corriere della Sera" e per la Juventus, infatti, né l'editoria né il gioco del calcio - pur rientrando nel campo degli interessi consolidati e ormai tradizionali del gruppo torinese - hanno granché da spartire con il core business industriale della Fiat del quale sono sempre stati finora abbellimenti accessori e funzionali alla strategia d'immagine dell'azienda e dei suoi proprietari. O, per dirla in termini più crudi, sono stati i "circenses" coi quali rendere talora meno indigeste la quantità e la qualità del "panem" distribuito nelle fabbriche italiane. Punto quest'ultimo che resta l'unico, vero banco di prova sulle effettive intenzioni degli eredi Agnelli oltre che sulle capacità imprenditoriali del loro "factotum". Nel pur declinante mercato europeo la Volkswagen vola, perché la Fiat no?
  15. "Evasione fiscale milionaria sugli ingaggi dei calciatori" indagato il gotha degli agenti Da Moggi jr a Pasqualin, in 21 sotto inchiesta a Piacenza di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 20-04-2012) DOPO Calciopoli e il calcioscommesse, un altro scandalo si abbatte sul calcio italiano. Stavolta quello che succede in campo non c’entra niente, stavolta c’entra quello che succede negli uffici dei club. E cioè una gigantesca evasione fiscale messa in atto dai procuratori dei calciatori e dalle società calcistiche. I truffati, stavolta, non sono solo i tifosi, ma tutti i cittadini. Un numero preciso per quantificare questa evasione, per il momento, non c´è. «Decine di milioni di euro» dicono, ad occhio, gli investigatori che indagano su questo caso solamente da fine novembre. L´unico numero in grado di rendere l´idea del giro è quello dei procuratori indagati che sono 21 e, soprattutto, sono tutti "big". Gente dal nome importante - si va da Moggi jr a Pasqualin - i cui carnet di assistiti sembrano estratti dagli album delle figurine Panini. Come capita spesso con le storie di grandi dimensioni, anche questa prende spunto da una vicenda minuscola. Il 21 aprile scorso, il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Piacenza comincia una verifica a campione nei confronti della squadra locale, tra l´altro in grossa difficoltà economica (oggi è fallita) perché travolta tra le altre cose dalla vicenda calcioscommesse. «Nel corso dell´attività ispettiva è stato rilevato che il Piacenza - si legge nell´informativa mandata alla procura della Repubblica - ha iscritto i costi sostenuti derivanti dalle prestazioni professionali rese dagli agenti dei calciatori nella voce dei "Diritti pluriennali dei calciatori professionisti"». Che cosa significa? «Che ai fini del pagamento dell´Iva la società ha detratto l´imposta indicata in fattura». Quindi, non ha pagato l´imposta sul valore aggiunto e sui redditi. Secondo la Finanza in maniera assolutamente illegale, essendo l´intermediazione di un procuratore un tipo di prestazione «da ritenere indetraibile». «In questo modo - si legge nell´informativa - è stato così implementato un sistema fittizio attraverso il quale i corrispettivi dovuti agli agenti per le attività svolte per conto dei calciatori vengono, nella sostanza, traslati direttamente in capo alla società calcistica attraverso il conferimento di un incarico all´agente del calciatore stesso». Per fare in modo che però il sistema funzionasse i procuratori hanno emesso fatture false alla società, fatture che «facevano riferimento a prestazioni di servizi inesistenti», perché nessuno dei procuratori aveva lavorato per il Piacenza calcio ma al massimo per i calciatori. In questa maniera facendo risparmiare tasse alla società e risparmiando anche loro stessi. Insomma un pasticcio che ha permesso «una importante evasione fiscale» e che con ogni probabilità è stato replicato in altre realtà anche molto più grandi. Per questo il pubblico ministero della procura di Piacenza Antonio Colonna ha iscritto al registro degli indagati oltre all´allora amministratore delegato del Piacenza, la creme dei procuratori sportivi italiani: tra gli altri, i più noti sono Claudio Pasqualin Alessandro Moggi, Silvano Martina, Giovanni Branchini, Matteo Roggi, Tullio Tinti, Andrea Pastorello, Marcello e Giuseppe Bonetto. A tutti è contestato un articolo del decreto del 2000 sull´evasione fiscale che punisce «chiunque utilizzi fatture per operazioni inesistenti al fine di evadere le imposte». Si rischia da uno a tre anni di carcere. Oppure una maxi multa. L´inchiesta è ancora nelle fasi delle indagini preliminari e Finanza e procura di Piacenza stanno valutando come e quanto allargare un´indagine che estesa ai club più importanti potrebbe portare nelle casse del fisco milioni di tasse evase illegalmente in questi anni. L´iniziativa della procura di Piacenza prende in contropiede procuratori e società che, consapevoli dell´anomalia della loro prassi (e di essere stati scoperti dalla finanza), nei mesi scorsi avevano chiesto a Equitalia di avviare un tavolo per valutare una possibile via d´uscita "morbida". Che però non potrà riguardare l´aspetto penale della vicenda. ------- I personaggi Spregiudicati, potenti e ricchissimi ecco i veri padroni del calciomercato Commissioni fino al 10 per cento, gestiscono un business da 150 milioni l´anno Boniperti non voleva nemmeno riceverli, ora gestiscono ogni trattativa Il nuovo sistema per guadagnare di più è diventare comproprietari dei giocatori di FABRIZIO BOCCA ft. GIULIO CARDONE (la Repubblica 20-04-2012) ROMA - Trent´anni fa era un´avventura. Quando Dario Canovi, avvocato romano tra i precursori del mestiere di procuratore di calcio, entrò nell´ufficio di Antonio Sibilia ad Avellino per trattare il contratto di Juary - che il presidente avrebbe addirittura spedito a consegnare una medaglia d´oro a Raffaele Cutolo - quello si tolse la Magnum dalla fondina e l´appoggiò sul tavolo. «È che quando sto seduto mi dà fastidio». A quei tempi i procuratori non li volevano tra i piedi: Boniperti con loro non parlava, si rifiutava di riceverli e di farli entrare alla Juve. Oggi invece la dimensione degli affari è industriale e gli interessi planetari. Un mercato non sempre fuori regola e da codice penale, ma molto disinvolto. Maurizio Zamparini ha denunciato per estorsione il procuratore argentino di Javier Pastore: dal trasferimento de El Flaco al PSG, Marcelo Simonian tramite la Dieci football Corporation ha incassato una fetta di 12 milioni, dopo richiesta di 17. Dei 39,8 milioni pattuiti con i francesi il Palermo ne ha incassati 22,8 e il resto se ne è andato in premi all´Huracan e in una maxifetta al procuratore che in realtà è comproprietario del giocatore. In ogni caso il giudice ha deciso l´archiviazione e si va in appello. In Europa e in Italia gli agenti fanno mercato a tutto campo. Mettono in piedi l´affare e lo fanno lievitare. Il famoso agente Fifa Mino Raiola, ex pizzaiolo italo-olandese (maturità classica e 7 lingue per altro) nato a Nocera Inferiore e che cominciò a fare affari nel suo ristorante di Haarlem frequentato da Bergkamp, Rijkaard e quelli dell´Ayax, è diventato la testa di ponte del Milan: Ibrahimovic, Robinho, Van Bommel, Emanuelson. Il primo gran colpo in Italia fu Nedved alla Juve (2001), il prossimo sarà l´asta per Balotelli, la sua specialità. Ogni volta che Ibra cambia club o rinnova Raiola apre le casse: la percentuale di un procuratore va dal 4 al 10% sul lordo (per Ibra 20 milioni l´anno, fino a 2 milioni dunque per il suo agente). Due anni fa il suo giro d´affari annuale era di circa 5 milioni, ora molto di più. Metodi spicci, famosa l´intercettazione Moggi-Raiola in Calciopoli circa il trasferimento di Ibra alla Juve dall´Ayax, che ovviamente va ammorbidito. Raiola: «Domani Ibra non si presenta all´allenamento»; Moggi: «Continuiamo a far guerra, non lo mandare ad allenarsi»; «Eh, io la sto facendo guerra!». Anche Ernesto Bronzetti è un formidabile procacciatore di calciatori, terreno di caccia soprattutto la Spagna, Vieri, Kakà. Figo e altri sono passati per le sue mani. Uno dei più quotati è l´avvocato cosentino Beppe Bozzo, che ha esteso la sua attività dai calciatori (Cassano, Gilardino, Quagliarella), ad allenatori come Ranieri e Mazzarri. L´ultimo colpo grosso è stato di Sergio Berti, il più tosto di tutti: a De Rossi aveva procurato un contratto da 9 milioni netti al City, la Roma si è dovuta svenare per garantirgliene almeno 6-6,5 bonus compresi. Il più originale Armin Ruznic che importa sloveni a Palermo, tutti con la "ic" finale come lui: Ilicic, Bacinovic, Kurtic, Handelkovic. Alessandro Moggi, 5 mesi nel vecchio processo Gea e 20 di squalifica sportiva, ha intanto riaperto a Dubai la Gea World Middle Est, costola della vecchia agenzia dei figli di papà (Riccardo Calleri, Chiara Geronzi, Francesca Tanzi, Giuseppe De Mita, Davide Lippi) che arrivò a 262 procure. I soldi muovono tutto. Con 1.502 milioni di "costo imputabile al personale" in A (Report Figc 2012), ai procuratori può finire un bottino fino al 10%: 150 milioni. Il mercato ormai è internazionale. La Gestifute del potente avvocato portoghese Jorge Mendes vale 400 milioni: gestisce Mourinho e Cristiano Ronaldo, Quaresma, Coentrao. Allenatore e giocatori con lo stesso procuratore. Mentre l´anglo iraniano Kia Joorabchian, registrato con un passaporto canadese alla camera di commercio di Londra, addirittura acquista cartellini di giovani talenti sudamericani, assistendoli e stipendiandoli, in attesa che esplodano. Non ha una licenza di agente ma un fondo d´investimento (MSI) nelle isole Vergini, tramite cui sono passate le "importazioni" di Tevez e Mascherano al West Ham, e poi via così. Famose le foto di Galliani e Joorabchian in camicia a Rio: ma il ricco affare Tevez-Pato-Milan-City-Psg venne stoppato da Berlusconi. Alla faccia dei divieti Fifa il magnate brasiliano, Delcir Sonda, 24 supermercati in Brasile, tramite il fondo DIS sede a Chui al confine con l´Uruguay, detiene quote di 60 calciatori brasiliani, tra cui Ganso e Neymar (il Barça è pronto a sborsare 65 milioni). I prossimi affari della grande torta.
  16. Retroscena Lettere aperte e volantini i “buu” che spaventano la Juve Stadio sotto diffida per razzismo: simobilita il tifo organizzato di GIANLUCA ODDENINO (LA STAMPA 20-04-2012) Tifoso avvisato, stadio salvato. Sulla Juve incombe la squalifica del campo in caso di nuovi cori razzisti e così, per evitare di perdere la faccia insieme alla possibile festa scudetto, si sono mossi gli appassionati bianconeri per stoppare l’odioso fenomeno degl i ululati contro gli avversari di colore. Con una lettera aperta, scritta dal centro coordinamento degli Juventus Club e dalla curva Sud, per la prima volta il cuore del tifo prende posizione sulla questione razzismo e avverte chi seguirà dagli spalti la squadra di Conte nella volata tricolore. «Evitiamo – hanno scritto nella comunicazione congiunta - e contrastiamo i cori razzisti e beceri che, vista la diffida del nostro campo, potrebbero solo danneggiarci in questo delicato e fondamentale finale di stagione». Un autoappello che già dal titolo della missiva, spedita a tutti i club juventini, fa capire che non ci sono più margini di errore dopo esser finiti nel mirino del giudice sportivo e dell’attenzione pubblica: «Sei finali… Nelle quali anche noi tifosi non dobbiamo sbagliare». A partire dal Juve- Roma di domenica sera, terz’ultima sfida casalinga (le altre sono con Lecce e Atalanta, all’ultima di campionato) e tappa cruciale per mantenere la vetta della classifica e l’imbattibilità record. Nei giallorossi potrebbe scendere in campo Simplicio, mentre Juan è infortunato, e l’attenzione è ai massimi livelli. La società invocherà il fairplay attraverso lo speaker e i maxi schermi , mentre fuori dalla curva Sud verrà consegnato un volantino per sottolineare il pericolo squalifica. Dopo l’ultima sanzione (30mila euro più diffida) per i cori contro il laziale Diakitè, infatti, un altro “buu” porterebbe al provvedimento più duro: giocare in uno stadio vuoto. Un evento che i tifosi bianconeri hanno già provato sulla loro pelle: per i cori beceri contro l’interista Balotelli, il 17 maggio 2009 Juve-Atalanta venne giocata in un Olimpico a porte chiuse, mentre il 23 gennaio 2010 venne squalificata la curva Scirea nella sfida contro la Roma per lo stesso motivo. I precedenti, dunque, non mancano. Insieme ad una certa reiterazione registrata dal giudice sportivo in questa annata. La Juve per ben 7 volte è stata multata (5 in campionato e 2 in Coppa Italia) causa atteggiamento del proprio pubblico nei confronti degli avversari e ha già dovuto sborsare 115mila euro complessivi di multe. Nessuna tifoseria in serie A vanta così tante sanzioni e numero di segnalazioni: un record poco invidiabile, che ha costretto la dirigenza juventina ad intervenire con durezza. «E’ una situazione che crea forte disagio – ha commentato Beppe Marotta – perché siamo all’avanguardia in questa lotta. Da anni portiamo avanti con l’Unesco il progetto “Un calcio al razzismo” e le nostre giovanili sono un laboratorio multietnico, formato da calciatori di tutti i continenti. Questo fenomeno è frutto di uno sparuto gruppo di tifosi, ma va debellato ». Anche perché la tolleranza, adesso, è diventata zero. Se nella sfida contro la Lazio dell’11 aprile il giudice Tosel aveva mitigato la pena, sottolineando come «altri sostenitori, in relazione ad alcuni episodi, hanno chiaramente manifestato la propria dissociazione da tali biasimevoli comportamenti», ora nulla potrà salvare lo Juventus Stadium in caso di razzismo. Meglio prevenire e così il messaggio pubblico, scritto dal coordinamento (a stretto contatto con la società) e dai gruppi organizzati del tifo più caldo, batte sull’unico tasto possibile: «Tifiamo per la Juve e basta ». Basterà?
  17. La Lega non scarica Lotito Oggi l'assemblea eviterà di nominare il suo supplente in consiglio federale Saltano pure le elezioni interne Responsabilità oggettiva: il Siena si è sfilato di MARCO IARIA (GaSport 20-04-2012) Oggi la Lega non scaricherà Claudio Lotito. All'ordine del giorno dell'assemblea sono previste le elezioni del supplente temporaneo del patron laziale in consiglio federale, del vicepresidente e di un consigliere di Lega. Ma l'intero pacchetto di nomine, concepito l'8 marzo e rinviato di volta in volta, verrà definitivamente riposto in un cassetto. Per una serie di motivi. La leadership di Lotito c'entra, eccome. Ieri avrebbe dovuto presentare l'annunciato ricorso al Tar per chiedere la sospensione dell'elezione, nella speranza di avere poi battaglia vinta contro la Federazione che, applicando le norme etiche del Coni, l'ha estromesso dal «governo» del calcio italiano per via della condanna in primo grado di Calciopoli. Non l'ha fatto perché, nel frattempo, tra i club di A è maturato un convincimento: le cariche ancora in ballo — compresa quella di Lotito — si spengono alla scadenza del quadriennio olimpico, cioè a fine giugno (salvo proroga di qualche mese), e allora è meglio non fare uno sgarbo a «Claudio» ed evitare, tra l'altro, un altro casus belli nella dialettica sempre più animata di via Rosellini. Incastri La supplenza in consiglio federale, infatti, era strettamente collegata - per un gioco di equilibri politici — alle nomine interne alla Lega. Andrea Agnelli, il quale si era autocandidato come sostituto di Lotito (Campoccia dell'Udinese aveva fatto un passo indietro), sa comunque che è solo questione di tempo: quando si tratterà di rinnovare l'esecutivo della Figc, vista la sua ambizione a far crescere il peso specifico della Juventus, potrà entrare dalla porta principale. Dopo aver fatto da mediatore nella vertenza tra grandi e medio-piccole sui bacini d'utenza (un bel credito, non c'è dubbio), Lotito sarà libero di proseguire la sua battaglia legale contro le istituzioni sportive senza l'ombra di un supplente. Nei prossimi giorni il presidente della Lazio ricorrerà comunque al Tar per ottenere il reintegro nella stanza dei bottoni federale, dopo le bocciature della giustizia sportiva e il difetto di giurisdizione sollevato dal Tribunale civile di Roma. Il pacchetto di oggi prevedeva l'elezione di De Laurentiis a vicepresidente di Lega, con la liberazione di un posto a favore del Genoa, e quella di Fenucci a consigliere. Niente da fare. Le due poltrone del direttivo di Lega vacanti da quasi un anno, cioè dall'uscita di scena di Rosella Sensi e Garrone, resteranno senza padrone. Governance La stessa Roma preferirebbe a questo punto, con la stagione ormai in dirittura d'arrivo, aspettare l'attesa rivoluzione. Cosa? Il varo di una nuova governance che liberi un po' la Lega dalla morsa dei club di A. Attualmente tutto passa dall'assemblea delle venti, che spesso si distingue per l'alto tasso di litigiosità. La commissione coordinata da Ezio Maria Simonelli è al lavoro per definire nel giro di un mese una revisione dello statuto, restituendo centralità al consiglio, come avveniva in passato. Un consiglio formato da 5 grandi e 5 medio-piccole, con un presidente di rappresentanza, anche se De Laurentiis continua a spingere per una presidenza a rotazione in capo ai club. Varie Oggi in assemblea si parlerà anche di scommesse. Oltre al progetto di vigilanza e controllo sui tesserati, c'è la richiesta di otto società di rivedere la responsabilità oggettiva, con Coni e Figc sul piede di guerra. Ma non verrà dato seguito. Il Siena si è già sfilato: ha annunciato che si asterrà perché sono mutati i presupposti e Massimo Mezzaroma, sottoposto a un delicato intervento chirurgico a Vienna, non ci sarà. Possibili momenti di tensione quando si arriverà a discutere del paracadute per la retrocessione: le piccole spingono per incrementarlo, le big non hanno alcuna intenzione di sforare il tesoretto messo già da parte. ------- IL MARCIO DEL PALLONE Calcio nel mirino Un’altra inchiesta Bufera a Piacenza Club e 21 procuratori: «Truffa verso il fisco» Scoperto sistema per ottenere vantaggi indebiti: lo scandalo potrebbe allargarsi alle società di A e B di FRANCESCO CENITI (GaSport 20-04-2012) Un'altra Procura mette alle strette il mondo del calcio, ma questa volta non si tratta di scommesse. A Piacenza i magistrati hanno aperto un'inchiesta ipotizzando una serie di evasioni fiscali dopo le indagini svolte dalla Finanza sulle macerie che hanno portato al fallimento della squadra locale (Lega Pro). Al momento sono 22 gli indagati: Maurizio Riccardi, legale rappresentante del club emiliano, più 21 tra i procuratori sportivi più in vista del panorama italiano (da Pasqualin a Martina, da Damiani ad Alessandro Moggi, da Roggi junior a Tinti, da A. Pastorello a Bonetto padre e figlio). Le cifre in questione sono modeste (circa 165 mila euro per 4 stagioni), ma è lo schema per aggirare il fisco che interessa il pm Antonio Colonna: l'ipotesi, infatti, è che il sistema sia utilizzato a fotocopia nella varie intermediazioni tra società e giocatori. Trasferimenti e rinnovi di contratto in tutte le serie professionistiche: se fosse così, allora il danno per l'erario sarebbe nell'ordine di svariati milioni di euro. Ecco perché da novembre l'indagine sta andando avanti spedita (anche ascoltando i giocatori) e potrebbe portare la Finanza a spulciare tutti i bilanci delle 119 società di A, B e Lega Pro a caccia di reati e multe da staccare. Insomma, un guaio mica da ridere per una calcio già disastrato. Ma cerchiamo di capire su quali basi si muovono le accuse degli inquirenti. Le indagini Tutto nasce da una accertamento della Polizia Tributaria. Dall'esame dei documenti contabili del Piacenza è balzata agli occhi un'anomalia. Questa: negli ultimi anni la società biancorossa ha messo a bilancio tutti i costi sostenuti dalle prestazioni professionali dei procuratori inserendole alla voce «diritti pluriennali dei calciatori». Stessa cosa avviene quando le parti si rivedono per un rinnovo del contratto. I «benefici» sono presto individuati dagli inquirenti: i costi dei procuratori hanno impattato nel bilancio grazie all'ammortamento del diritto pluriennale. Non solo, il Piacenza ne ha tratto un altro beneficio, scaricando l'Iva delle fatture. La materia è ostica, ma leggendo le carte della Procura si può semplificare e cercare di fare una sintesi. In altre parole quello messo in piedi, per l'accusa, è un sistema fittizio attraverso il quale le prestazione dovute dai procuratori sono assorbite dalla società di calcio per ottenere vantaggi fiscali ed eludere il fisco in concorso con gli agenti. Lo schema diventa diabolico e perfezionato con alcuni accorgimenti: molte volte il club conferisce un mandato al procuratore del calciatore come se agisse per suo conto e non per quello del suo vero cliente (il giocatore). L'attività investigativa ha messo in evidenza che questi incarichi spesso sono stati firmati nello stesso giorno o addirittura in date «incongrue», rendendo chiaro che si tratta di un espediente per aggirare il fisco. In sostanza le contestazioni mosse dalla Procura emiliane sono: le fatture emesse dagli agenti, anche tramite società a loro riconducibili, fanno riferimento a servizi inesistenti che avrebbero fornito al Piacenza che a sua volta ha potuto scaricare un costo attraverso rimborsi indebiti su Irap e Iva. Conclusioni Che la pratica sia in uso nel calcio italiano non è solo un'ipotesi, ma un dato di fatto. Da tempo tra Federcalcio, società e procuratori ci sono delle frizioni dovute anche a queste tematiche. Adesso con la magistratura in campo, c'è poco da scherzare. Sono in ballo svariati milioni di euro nei bilanci e soprattutto è impensabile pensare a un ritorno al passato, quando i contratti erano un affare riservato solo a calciatori e club. Ecco perché la Figc stava da tempo pensando a una transazione (la spieghiamo nei dettagli nel pezzo in basso) con il Fisco. C'è da capire se l'arrivo della magistratura possa complicare i piani soprattutto per le responsabilità penali. ------- il retroscena Agenzia Entrate, Lega e Figc C'è un tavolo sul nodo-evasione di CARLO LAUDISA (GaSport 20-04-2012) La questione fiscale ormai da mesi tiene in ansia il mondo del calcio. La tempesta piacentina è solo l'ultima puntata di una serie di episodi in cui società e procuratori sono entrati nel mirino del Fisco. Il fallimento del Piacenza ha posto agli occhi della magistratura una serie di consuetudini che l'Agenzia delle Entrate aveva già messo in discussione negli ultimi tempi. La gestione-Befera ha setacciato in questi mesi tutti i contribuenti, con esiti anche clamorosi. E il calcio non poteva sfuggire a questa operazione. Da qui una pioggia di deferimenti e di vere e proprie controversie. Tanto per fare un esempio, ad inizio anno era sorto il problema delle comproprietà partendo sempre dal filone delle indagini piacentine. Ma in quel caso è entrata in scena la Lega di Serie A che ha aperto un vero e proprio tavolo con i vertici dell'Agenzia delle Entrate. Un ruolo di mediazione in cui il presidente del collegio dei revisori in via Rosellini, Ezio Simonelli, s'è avvalso di consulenze qualificate per arrivare a un compromesso. I Befera-boys imputavano al calcio il mancato pagamento dell'Iva su questo tipo di trasferimenti. Dopo un'attenta lettura delle norme federali s'è convenuto, però, che era meglio applicare il pagamento dell'Irap. Ora la questione si pone sui trasferimenti a titolo definitivo. Soprattutto la Guardia di Finanza denuncia l'elusione dell'Iva nei casi in cui i club pagano direttamente i compensi agli agenti, sdoppiandoli dagli emolumenti ai calciatori. Ma in Figc e Lega quest'aspetto preoccupa in modo relativo. Il dialogo con l'Agenzia delle Entrate è proseguito in queste settimane. E con risultati incoraggianti. Il dato di fatto è che negli anni il mondo del calcio ha rispettato le sue regole in completa autonomia e il Fisco non s'è mai curato di approfondire certe consuetudini. Ora, tuttavia, è maturata la consapevolezza complessiva che sia necessario un chiarimento. E i club stanno battendo la strada del dialogo con il Fisco per uscire dagli equivoci. Il tavolo potrebbe presto dare nuovi frutti, con gli esperti di Figc e Lega nel ruolo di garanti.
  18. SPY CALCIO di FULVIO BIANCHI (Repubblica.it 19-04-2012) Calcioscommesse: slittano a maggio deferimenti di Palazzi? Forse qualche presidente non se n'è ancora reso conto, ma c'è il rischio che le classifiche dei campionati, dalla serie A alla Lega Pro, questa estate vengano sconvolte. Il calcioscommesse ha, purtroppo, assunto una dimensione tale da rappresentare un autentico terremoto. Con conseguenze su questa e anche sulla prossima stagione. Sinora Palazzi e il suo pool (dodici persone) hanno già interrogato un'ottantina di tesserati. Entro il 26 aprile, il n. 1 del Siena Mezzaroma, dovrebbero chiudere la prima fase: gli investigatori della procura federale hanno a disposizione già delle carte di Cremona, mentre adesso sta arrivando anche materiale (importante) da Bari e Napoli. La serie A trema: i club coinvolti al momento sono 11 (4-5 dovrebbe rientrare nei primi deferimenti), ma alla fine quelli coinvolti potrebbero essere addirittura 15-16. Impressionante. Mai successo, nemmeno ai tempi del calcioscandalo del 2006. E attenzione, non c'è soltanto il codice di giustizia sportiva a fare paura a società e tesserati, ma ci sono anche le norme Uefa. Molto severe (forse esageramente severe). Se un club è "direttamente e/o indirettamente" coinvolto in attività volta ad influenzare il risultato di incontri non potrà essere iscritto alle Coppe europee. E non è detto che debba essere condannato. Basta che esista un generico "coinvolgimento". E' una norma (del 27 aprile 2007) che preoccupa soprattutto il Napoli, la Lazio e l'Udinese. Il pool di Palazzi è sotto pressione, in questi giorni: un lavoro immane. Pagato 40 euro al giorno. Troppo poco, quando un membro Covisoc arriva a 300 euro a seduta. Va riformata la giustizia sportiva (vero presidente Abete?). Ma intanto ora incombono deferimenti e maxiprocessi, che impegneranno tutta l'estate il mondo del calcio. I primi deferimenti erano stati promessi dalla Figc entro fine aprile: ma è probabile (possibile) che Palazzi non ce la faccia, visto che ogni giorno dalle varie procure arrivano novità e nuovi testi da sentire (molti cercano di sfuggire come Zamperini). Potrebbero slittare di un paio di giorni, alla prima settimana di maggio. Niente di grave vista la situazione. Anzi, per evitare due deferimenti, e quindi due maxiprocessi, forse aspettare metà o fine maggio. E chiudere lì questa indagine. Ma il Coni e la Figc vogliono fare il più presto possibile, ecco perché al momento sono probabili due tranche di deferimenti. E pazienza se la giustizia sportiva arriverà a rate. Basta che arrivi, e sia "giusta". Calcioscommese-2: ecco i piani di Abodi e Macalli Calcioscommesse: le Leghe corrono ai ripari. Quella di serie A domani parlerà (per la prima volta!) dello scandalo. Non è mai troppo tardi.. . Ma è meglio che i presidenti si facciano poche illusioni: i processi si terranno con le regole attuali, pensare di cancellare (o anche solo attenuare) adesso la responsabilità oggettiva è pura utopia. Lo ripete, tutti i giorni, Giovanni Petrucci, e Giancarlo Abete è in piena sintonia con lui. Lo ha ripetuto oggi anche Demetrio Albertini, vicepresidente Figc: "Questo non è il momento di cambiare, sarebbe chiedere qualcosa per uso personale". Insomma, "le norme non si modificano in corsa". In passato, purtroppo, è successo. Ora sarebbe uno scandalo difficile da accettare. In futuro, si vedrà. Si potrà stabilire un sistema che tuteli di più i club nei confronti di calciatori, o tesserati, "infedeli". Secondo il presidente della Lega di B, Andrea Abodi, in qualche caso bisognerebbe "colpire nel portafoglio" chi danneggia le società. Non basta insomma il codice etico, che è più di facciata che altro. Abodi ne parlerà il 26 aprile. E farà le sue proposte. Il giorno successivo, consiglio federale della Figc: è chiaro che il tema delle scommesse terrà banco, i (primi) deferimenti ormai incombono. La Lega Pro, invece, domani a Tivoli ha in programma un incontro con i suoi 95 arbitri. Interverranno il presidente Mario Macalli, il direttore generale Francesco Ghirelli, Graham Peaker dell'Uefa, il Manager Ufficio Integrità nello sport dell'Interpol, Daniela Giuffrè, il presidente Aia Marcello Nicchi, il designatore Can Pro, Stefano Farina e Sportradar (che tiene sotto controllo le gare di Lega Pro). Ci sarà un intervento importante come la testimonianza di Robert Hoyzer (ex arbitro tedesco). Nel gennaio 2005 la Dfb (la Federcalcio tedesca) apprese la notizia di alcune partite truccate da un gruppo di arbitri per somme di denaro. Tra i temi trattati nell'incontro rivolto proprio agli arbitri ci saranno: i mercati internazionali del betting; come si riesce a scoprire una manipolazione: come operano e reclutano i manipolatori; codice di condotta e regole; sanzioni sportive e penali.
  19. La bufera Dodici società sono già nel mirino, imminenti altri sviluppi Un terremoto in serie A Europa a rischio per tutti di FRANCESCO DE LUCA (IL MATTINO 18-04-2012) Una bufera. È quella che nuovamente si abbatterà sul calcio italiano, ma con una violenza superiore a quella provocata dalla prima inchiesta sulle scommesse, aperta dieci mesi fa dalla Procura di Cremona, l’operazione «Last Bet» che vede come principali imputati due ex nazionali, Beppe Signori e Cristiano Doni. L’indagine sui malaffari del pallone si è allargata, attento è il lavoro dei pm di Napoli e Bari, come quello del procuratore federale Stefano Palazzi, che cerca di accelerare i tempi. I primi deferimenti potrebbero arrivare entro fine aprile affinché i primi processi possano cominciare in maggio. Il presidente federale Giancarlo Abete ha chiesto massima celerità e, ovviamente, massima fermezza nei confronti di società e tesserati. Calciatori, tecnici e dirigenti da settimane sfilano davanti ai pm di Bari, Cremona e Napoli e ai collaboratori del procuratore federale. I possibili reati Al momento vi sono accertamenti in corso su 12 società di serie A, dall’Atalanta all’Udinese. Ma altre, anche di altissimo livello (escluse Juve e Milan in lotta per lo scudetto 2012), potrebbero essere chiamate in causa perché ampio materiale i pentiti Carlo Gervasoni e Andrea Masiello hanno fornito agli inquirenti, spesso però riferendo discorsi ascoltati nel giro degli scommettitori, «bande» dell’Est europeo o dell’Asia. Ad esempio, Gervasoni, ex difensore del Piacenza, ha chiamato in causa Massimo Mezzaroma, il presidente del Siena, per una presunta combine con il Modena nello scorso campionato. Per omessa denuncia (quella che può riguardare i difensori del Napoli, Cannavaro e Grava, che non denunciarono la «richiesta» di Gianello prima di Samp-Napoli) e responsabilità oggettiva c’è il rischio di penalizzazioni per molte società. E quelle che sono in corsa per un posto in Europa rischiano di perderlo perché l’Uefa è stata chiara: non saranno ammessi club condannati per illecito sportivo. La sferzata di Petrucci Da tempo, non soltanto per il caso-scommesse, le società chiedono di cancellare il principio della responsabilità oggettiva. Ma il presidente del Coni, Gianni Petrucci, ha ribadito: «Spero che nell'assemblea di Lega di venerdì un presidente si alzi in piedi e chieda di togliere dall'ordine del giorno il punto sulla modifica della responsabilità oggettiva. Non sarà rivista, è uno dei capisaldi dello sport, non solo italiano, e poi serve l'approvazione del Coni». La proposta è stata avanzata da Claudio Lotito, presidente della Lazio, che in seguito alla condanna per Calciopoli dovrebbe lasciare l’incarico di consigliere di Lega e consigliere della Figc. Proprio la Lazio è uno dei club che rischia di più. Due suoi giocatori rappresentativi, Mauri e Brocchi, sono stati interrogati venerdì scorso dalla Procura federale. Ci sono ombre su due partite del finale dello scorso campionato, quelle contro il Genoa e la Lazio, vinte dai biancocelesti - in corsa per il terzo posto in classifica - con lo stesso punteggio, 4-2. Palazzi dovrà ascoltare i tesserati del Napoli, Cannavaro e Grava, e l’ex tesserato azzurro Gianello sull’ultima partita del campionato 2009-2010, persa in casa della Samp per 1-0, mentre per una precedente gara - quella persa in casa contro il Parma, presente a bordocampo il figlio del boss Lorusso - gli accertamenti non avrebbero evidenziato coinvolgimenti diretti di calciatori. L’Udinese, altra candidata alla Champions, è stata chiamata in ballo da Masiello per la partita contro il Bari: il calciatore dell’Atalanta ha fatto anche i nomi di due nazionali, gli attuali juventini Bonucci e Pepe. Lotta per la B Penalizzata di 6 punti nella scorsa estate, l’Atalanta rischia perché suoi tesserati potrebbero essere stati coinvolti nella «manipolazione» della partita contro il Padova. La posizione di altre tre società - Bologna, Lecce e Siena - potrebbe essersi aggravata agli occhi degli inquirenti federali dopo le rivelazioni di Gervasoni e Masiello: tra i giocatori chiamati in causa il capitano rossoblu Di Vaio e il difensore Portanova. Il Lecce, che sta generosamente tentando di assicurarsi la salvezza sul campo, è nel mirino per quel derby con il Bari, diventato uno dei casi più scottanti del campionato 2010-2011 perché Masiello ha dichiarato di aver ricevuto 230mila in contanti per aggiustare la partita al San Nicola, commettendo un clamoroso autogol. Accertamenti erano stati effettuati anche sulla terz’ultima partita dello scorso campionato, persa dal Napoli per 2-1: il primo gol dei giallorossi venne segnato da Corvia, poi coinvolto nell’inchiesta di Cremona. ------- Calcio scommesse L’interrogatorio di Gianello ai pm napoletani: il club rischia una penalità, alcuni compagni la squalifica Nel mirino anche un video di Napoli-Inter Analizzata la penultima gara dello scorso campionato col portiere a bordocampo di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 18-04-2012) Si agita a bordo campo, non fa che parlare al telefono, guarda l’orologio, un po’ si ferma e un po’ si dimena, ma non si rivolge mai i suoi compagni di squadra, non accenna neppure a un tentativo di dialogo con uno degli undici in campo. Eccolo Matteo Gianello, nella penultima giornata del campionato scorso - 15 maggio 2011, stadio San Paolo - il Napoli affronta l’Inter e le cose vanno bene a tutti: uno a uno, il club azzurro è matematicamente in Champions. Una partita nota alla Procura di Napoli, non fosse altro perché il filmato dell’incontro casalingo degli azzurri è stato acquisito dai pm che indagano su ipotesi di combine, su presunte scommesse dentro e fuori gli spalti del San Paolo. Inchiesta alle battute finali, centrale la posizione di Matteo Gianello, l’ex portiere del Napoli ascoltato in Procura nel corso di un’inchiesta per frode sportiva. È stato intercettato ed è stato posto con le spalle al muro: lui, ascoltando la sua voce, ha fornito delle ammissioni. La prima riguarda un presunto tentativo di combine per Sampdoria-Napoli (1-0) del 16 maggio del 2010: l’ex calciatore Silvio Giusti avrebbe chiesto informazioni sulla gara, «ricordo che Giusti mi prospettò la possibilità di ricompensare i compagni che avessero aderito alla richiesta (di rendere maggiormente sicuro il risultato della partita a favore della Sampdoria) con somme di denaro», ha spiegato Gianello ai pm in un interrogatorio in parte ricostruito ieri dalla giornalaccio rosa dello Sport. Un passaggio decisivo, perché qui Gianello chiama in causa due compagni di squadra: «Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava e a nessun altro, che diedero immediatamente e con estrema decisione una risposta negativa: si mostrarono addirittura risentiti». Un punto privo di rilievi penali, che però potrebbe aprire un discorso differente sul piano della giustizia sportiva: se fosse vero il racconto fatto da Gianello ai pm, Cannavaro e Grava rischiano l’accusa di omessa denuncia e per il Napoli (che nella vicenda penale è parte offesa di eventuali tentate combine) si aprirebbe un discorso legato alla responsabilità oggettiva. Ma agli atti dell’inchiesta non c’è solo la versione di Gianello, dal momento che in questa storia sono stati sentiti come testimoni anche Paolo Cannavaro, Gianluca Grava e Giuseppe Mascara. Cosa hanno raccontato ai pm? Cannavaro e Grava hanno negato l’episodio, sostengono di non ricordare neppure la circostanza e sono pronti a ripetere la stessa versione anche dinanzi agli organi disciplinari. Più o meno stessa posizione da parte di Mascara, che viene tirato in ballo sempre da parte di chi era interessato a conoscere lo stato di forma degli ex compagni del Catania. Parole in codice, a voler riascoltare le clip audio della Procura. Come quelle di Napoli-Inter dello scorso 15 maggio: qui, quando Cossato dice «nove o undici fighe», si riferisce alla disponibilità sondata di nove-undicesimi dell’Inter; poi, quando si parla di «camere a cinque o a dieci stelle», ci si riferisce a cinque o diecimila euro. Ma non c’è solo Gianello sotto inchiesta a Napoli. Per mesi sono state studiate le mosse di Silvio Giusti, Michele e Federico Cossato (tutti ex giocatori e amici di Gianello), in uno scenario che ha riguardato diversi match degli azzurri. C’è stata attenzione anche su Lecce-Napoli (2-1) dello scorso anno, sulla sconfitta che fece infuriare De Laurentiis e prima ancora lo stesso Cavani, il bomber che voleva segnare a tutti i costi e che venne espulso in preda a uno scatto di ira per l’andamento della squadra azzurra. ------- Le partite I blucerchiati vinsero per 1-0 l’anno dopo il pari con i nerazzurri art.non firmato (IL MATTINO 18-04-2012) Due partite nel mirino, entrambe giocate a maggio. L’ultima del campionato 2009-2010 (16 maggio 2010), persa dal Napoli sul campo della Samp; la penultima del campionato 2010-2011 (15 maggio 2011), pareggiata dagli azzurri al San Paolo contro l’Inter. Su queste due gare ha puntato l’attenzione la Procura di Napoli. Samp-Napoli 1-0. La Samp si qualifica ai preliminari Champions. Col Napoli l’obiettivo era quello di vincere, per stare tranquilli. Ma sarebbe bastato anche perdere o pareggiare nel caso in cui il Palermo non fosse riuscito a vincere contro l'Atalanta. I blucerchiati trovano il gol al 6’ della ripresa: punizione da destra di Ziegler, testa di Pazzini da posizione ravvicinata e palla in rete, ma il Napoli non demorde. Quagliarella va in slalom in area di rigore e impegna ancora una volta Storari, che respinge di piede. Il tempo scorre e la situazione resta immutata. Napoli-Inter 1-1. L’Inter già qualificata per la Champions 2011-2012 arriva al San Paolo tranquilla mentre il Napoli è a caccia del punto decisivo per il terzo posto dopo il ko a Lecce. Va in vantaggio la squadra di Leonardo con la rete di Eto’o al 15’. I nerazzurri procedono al piccolo trotto e incassano la rete di Zuniga, schierato alle spalle di Lavezzi (il Pocho giocò da prima punta in assenza di Cavani, squalificato), al 46’ del primo tempo. Senza squilli la ripresa in attesa del 90’ e della festa dei sessantamila tifosi azzurri per il ritorno del Napoli in Champions dopo ventun anni. ------- Le reazioni Il legale del club azzurro: «De Laurentiis non teme penalizzazioni» di PINO TAORMINA (IL MATTINO 18-04-2012) «Non ho motivi di mettere in discussione il contenuto del verbale pubblicato ieri sulla giornalaccio rosa. Resta però da capire se è vero o no che Gianello abbia poi parlato veramente con Paolo Cannavaro e Grava. Circostanza, questa, tutta ancora da chiarire e da dimostrare. E che cambierebbe non di poco le eventuali responsabilità del Napoli». Il giorno dopo Mattia Grassani, legale di fiducia del club azzurro, è già in azione. Mentre il Napoli e i giocatori tirati in ballo dal verbale dell’ex portiere azzurro si blindano nel silenzio più assoluto, Aurelio De Laurentiis non ha perso tempo: «Il presidente è sereno e per nulla turbato dall’episodio - racconta - Mi ha spiegato che lui è più che sicuro dei valori sportivi e morali dei suoi tesserati. È pronto a mettere una mano sul fuoco su ognuno dei giocatori azzurri. Atti ufficiali? Non possiamo fare nulla finché non abbiamo notifiche da parte delle autorità giudiziarie». A mettere, potenzialmente, nei guai il Napoli ci sarebbe la mancata segnalazione dei tesserati alla Procura federale del tentativo di combine prima di Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010. Un’omessa denuncia che rischia di tirare in ballo la società azzurra per la responsabilità oggettiva. «Al momento sono solo chiacchiere, ipotesi - spiega ancora l’avvocato Grassani - Perché non c’è nulla di ufficiale né contro il Napoli né contro i suoi tesserati». Ovvio che Grassani sostenga che comunque il Napoli ha poco da temere perché, almeno al momento, «si tratta di stralci parziali, comunque tuttora coperti dal segreto istruttorio». Ribadisce poi la posizione della società partenopea per la quale «la gara di Marassi è stata regolarissima». Su questo punto non v’è alcun dubbio, ma il tentato illecito per la giustizia sportiva è grave quanto l’illecito consumato. «È vero in parte: il peso delle eventuali pene cambia e non di poco», s’affretta a spiegare il legale del Napoli. Il deferimento del Napoli non è né scontato e neppure doveroso. Perché, a un anno di distanza dalla presunta ammissione di Matteo Gianello al cospetto del pool «reati da stadio» della procura di Napoli, «non c’è stato alcun travaso degli atti dalla giustizia ordinaria a quella sportiva», spiega ancora Grassani. Condizione necessaria perché Stefano Palazzi possa avviare un procedimento. Il legale non è in grado ancora di anticipare quale sarà la linea difensiva del Napoli. «Anche perché, fino a questo momento, il Napoli non deve difendersi da nulla perché di nulla è stato formalmente accusato. E sia ben chiaro: questa vicenda è ben diversa da quello che sta succedendo a Cremona e a Bari». Per Grassani «il capo di incolpazione sarebbe omessa denuncia perché l’obbligo riguarda tutte le persone fisiche della società calcistica». Poi fa una previsione: «Le ammissioni di Gervasoni e Masiello disegnano un quadro desolante del calcio italiano e stravolgeranno le classifiche di serie A e serie B - conclude - E credo che anche il prossimo campionato rischia di partire con tanti asterischi con punti di penalizzazione accanto a vari nomi di club. Ma il Napoli non ha nulla da temere».
  20. L’INTERVISTA «Ora paghino i miliardari» Parla Erodiani, ex titolare di agenzie di scommesse e arrestato nelle indagini sulle combine: «Ho la vita a pezzi ma ho conservato sms, mail, assegni: poi li ho dati ai magistrati». E scagiona Juve, Milan e Inter di IVAN ZAZZARONI (Libero 18-04-2012) Il primo giugno dello scorso anno Massimo Erodiani veniva arrestato e portato al carcere di Cremona. Giornali e televisioni lo elessero a vertice della “banda” che truccava il calcio dei ricchi. «E invece sono soltanto un signor nessuno che ha fatto un sacco di cazzate. Mi sono rovinato la vita, ho detto mi sono e non mi hanno. Non ho problemi a metterci la faccia. Ho pagato e sono pronto a saldarlo, il debito. Ma voglio che insieme a me paghino tutti quelli che facevano parte del giro». Erodiani, 38 anni, pescarese, moglie e due figli, parla da sconfitto ma senza un momento di esitazione, è di una spietatezza e una lucidità disarmanti: «Come ho cominciato? Avevo due agenzie di scommesse, una ad Ancona e l’altra a Pescara. Un lavoro che mi permetteva di mantenere la famiglia. Trattenevo il 10 per cento pulito sulle vincite, ero credibile, mai fatto creste. Sto andando troppo velocemente?». Vada avanti. «Ad Ancona conobbi Pirani, il dentista. Dicevano ch’era uno che copriva sempre, uno affidabile. Ricordo che vinse molti soldi puntando sul 2-3 di Ascoli-Livorno - è da lì che è cominciata la distruzione mia e della mia famiglia… Come in un film, un brutto film. Ventotto giorni di galera mi sono fatto. Undici dentro e diciassette ai domiciliari. A Di Martino raccontai tutto. Ma fino a quando Gervasoni, un tesserato, non ha confermato le mie deposizioni mi han fatto passare per lo scemo del villaggio. Ho conservato ogni cosa, sms, email, assegni, tutto registrato e consegnato ai magistrati». (Le domande non servono: Erodiani segue un percorso tutto suo). «Nei giorni della carcerazione mio figlio passava la comunione. Li pregai di lasciarmi andare, in fondo avevo fatto il mio dovere rispondendo a ogni domanda. “Anche scortato, - dissi - rientro subito dopo senza problemi”. Mi risposero che di feste ce ne sono tante… Doni l’hanno arrestato il 21 dicembre e il 24 era già a casa per trascorrere il Natale con i suoi. Il Natale viene una volta l’anno, la comunione del figlio è una nella vita. Sa qual è la differenza? In Italia chi ha i soldi ha vinto, è il dio denaro che muove ogni cosa». Torniamo a Pirani. «Fu lui a farmi conoscere Paoloni, mi chiese se avesse potuto giocare da me. Paoloni era un tesserato in attività, però non mi riguardava, mica ero uno dell’ufficio inchieste. La prima settimana vinse 30mila euro, venti glieli consegnai e dieci li lasciò come credito. La seconda, 54mila. A Di Martino rivelai anche di Modena-Siena perché mi avevano garantito che tre giocatori del Modena erano stati comprati, soltanto adesso Gervasoni ha confermato che le mie non erano invenzioni. Dovendo pagare la vincita, dissi a Paoloni che ci saremmo trovati all’uscita dell’Ospedale di Modena perché dovevo portare mia moglie da uno specialista. Quando c’incontrammo gli feci gli assegni, e lui mi lasciò mille euro come regalo. Ho controllato, gli assegni furono incassati a nome della moglie. All’improvviso Paoloni cominciò a perdere di brutto, andò sotto di 20mila. Chiamai Pirani che mi disse di stare tranquillo e che avrebbe garantito in prima persona. I venti divennero quaranta; i quaranta, sessanta. Il debito arrivò a 126mila euro. Non è una cifra da poco, specie di questi tempi. Paoloni me li deve dare. Non sono figlio di gente benestante, per mettere su l’attività ho acceso dei mutui. Sfido chiunque a trovarsi nei guai e a riuscire a conservare l’equilibrio, a non cedere alla tentazione di rifarsi quando intorno a te tutto ti spinge a provarci. Sono entrato in un meccanismo più grande di me. Ma adesso voglio che paghino i miliardari, quelli che giocano per vizio, che non ne hanno bisogno e rovinano il calcio da dentro. Compresi i presidenti, i direttori sportivi che quando cambiano società si portano dietro i giocatori di fiducia. Le faccio io un paio di domande». Prego. «Molti contratti di Serie A e B sono in nero, e il nero i presidenti da dove lo fanno uscire? E sempre a proposito di partite truccate: i 22 milioni su Padova-Atalanta come li giustifichiamo? E i due milioni di sterline puntati all’estero su Chievo-Catania? Avevamo fatto un passo avanti rispetto. Per noi l’1-X-2 non esisteva, giocavamo sull’over. Il primo tempo di Lazio-AlbinoLeffe di coppa Italia doveva finire 2 a 0 e 2-0 fu. Andate a rivedere come». Erodiani, le hanno mai fatto dei nomi importanti? «Me ne fecero, sì. Ma non ho mai sentito parlare di giocatori e partite di Juve, Milan, Inter. Dell’Inter sì, ma solo in riferimento alla partita col Chievo, e sono straconvinto che non c’entrassero». Cosa le resta di questa storia? «Materialmente, i debiti. Ho venduto le due agenzie per rispetto dei miei figli che un giorno avrebbero potuto rinfacciarmi di non aver abbandonato ’sto schifo. Come uomo sono a pezzi. Da queste parti nessuno dà più lavoro a Massimo Erodiani ». Non ha mai pensato che oltre agli accordi di cui lei sapeva tutto, ci fosse del millantato? «Qualcuno avrà millantato conoscenze e accordi, non sono nato ieri, lo stesso Pirani s’è inventato tante cose. Ma la faccenda è molto seria, e più scavano più trovano lo sporco. In questo mondo di ***** il più pulito c’ha la rogna».
  21. La lente Finanza & Famiglie, l'asse Agnelli Rothschild di FABRIZIO MASSARO (CorSera 18-04-2012) Nella tradizionale lettera agli azionisti di Exor, il presidente John Elkann l'aveva detto: «Intendiamo ridurre il numero dei piccoli investimenti per concentrarci su poche grandi società», mantenendo eventualmente partecipazioni minori o di prestigio, come «The Economist» o Almacantar, o prendendone altre se si presenterà l'occasione. Adesso l'occasione c'è: Paris Orléans, la holding quotata a Parigi, cassaforte dei Rothschild, che in queste settimane sta portando avanti una complessa riunificazione societaria dei rami francese e inglese della storica famiglia di banchieri. Exor potrebbe investire 25-30 milioni per il 5% circa di Paris Orléans (capitalizza 543 milioni). Due le strade: o comprare sul mercato dai soci che intendono uscire, o rilevare le azioni Paris Orléans dal gruppo di Hong Kong Jardine Matheson, che vuole uscire. I rapporti degli Agnelli con i Rothschild e la conglomerata cinese sono consolidati: nel 2010 era stata anche avviata una partnership per investimenti in Asia. L'ingresso avverrà a metà giugno, durante lo scambio delle azioni del ramo francese, Rothschild & Compagnie Banque, e di quello britannico, Rothschilds Continuation Holding, in titoli Paris Orléans. Che si trasformerà in accomandita. Sul modello della Giovani Agnelli & c sapa.
  22. TUTTO IL CALCIO È PAESE GLI EUROPEI ALLA MAFIA Per l’Ucraina doveva essere l’occasione d’oro, ma si è arricchito solo il crimine organizzato Appalti sospetti con la complicità dello Stato, costi saliti a dismisura, prenotazioni turistiche disdette a raffica di BENJAMIN BIDDER & ANDRÉ EICHHOFER (Der Spiegel 2012 - il Fatto Quotidiano 18-04-2012) Traduzione di CARLO ANTONIO BISCOTTO L’Ucraina, che insieme alla Polonia, ospiterà i prossimi Campionati Europei di calcio, continua ad essere assillata dai problemi. Una banda di criminali ha assaltato e occupato militarmente un albergo, in alcune località, i prezzi degli alberghi sono triplicati mentre diversi operatori del settore hanno cancellato i contratti con i tour operator che porteranno in Ucraina decine di migliaia di tifosi. La mafia ucraina ha messo le mani sugli europei di calcio. L’albergo Slavutich è una struttura fatiscente, un prefabbricato dell’era comunista sulle rive del Dnieper, il fiume taglia in due Kiev. Qualche settimana fa uomini a volto coperto e armati di mazze e scudi hanno fatto irruzione nella lobby dell’albergo e ne hanno assunto il controllo. I criminali facevano parte della banda “Lushniki”, una organizzazione mafiosa resasi colpevole di numerosi omicidi e di cui fa parte anche l’uomo che ha assassinato la giornalista russa Anna Politkovskaya nel 2006. I criminali hanno percosso il personale e sparato ad un cliente. A farne le spese sono stati diversi tour operatori tra cui la Tui, la principale agenzia turistica tedesca, che ha prenotato oltre 14.000 stanze d’albergo in Ucraina in vista degli Europei di calcio che si svolgeranno dall’8 giugno al 1° luglio. I nuovi proprietari dell’albergo hanno rescisso il contratto con la Tui e raddoppiato il prezzo delle stanze. QUESTA SORTA di occupazione militare dell’albergo ha fatto emergere una guerra in atto da settimane dietro le quinte e che la Tui, l’Uefa e il governo ucraino hanno fatto di tutto per non far finire sulle pagine dei giornali. Ma la realtà sta venendo a galla: corruzione e malaffare hanno fatto lievitare in maniera spropositata il costo degli impianti sportivi in Ucraina. Autostrade, linee ferroviarie ad alta velocità e alberghi progettati da anni non saranno completati. La ragione è semplice: gli appalti sono stati monopolizzati da aziende controllate dalla mafia, i costi sono cresciuti in misura notevole e lo Stato ha finito i soldi. Alla fine degli europei in Ucraina si potranno ammirare un bel po’ di cattedrali nel deserto, di infrastrutture abbandonate, di strade mai finite di costruire. Uno spreco di denaro pubblico che sta arricchendo la mafia e i politici corrotti. La Tui e l’Uefa, nel tentativo di rassicurare coloro che intendono recarsi in Ucraina, cercano di minimizzare la portata del problema del caro-alberghi. In realtà nella sola Karkov, una città di 1 milione e mezzo di abitanti 500 km. a est di Kiev nella quale si svolgeranno alcuni incontri, tra cui una partita che vedrà impegnata la nazionale tedesca, ben 11 hotel hanno disdettato i contratti con la Tui. È una iniziativa che, a conti fatti, riguarda oltre un terzo (1.139 su 3.204) delle stanze già prenotate dall’agenzia turistica tedesca. Quanto al rincaro dei prezzi, basti qualche esempio: l’Hotel Baden-Baden sta chiedendo per una stanza 160 euro a notte quando fino a poco tempo fa il prezzo era 65 euro. Il Victoria, un albergo a tre stelle, è passato da 94 a 300 euro per notte. I dipendenti della Tui a Kiev sostengono che l’agenzia tedesca non ha citato in giudizio gli operatori inadempienti perché scarsissime sono le probabilità di ottenere giustizia in un Paese nel quale il sistema giudiziario è notoriamente corrotto. Il governo sperava che gli appassionati attesi in Ucraina avrebbero rilanciato il turismo e rappresentato una boccata di ossigeno per l’economia in difficoltà. MARKIYAN Lubkivskiy, responsabile del comitato organizzatore in Ucraina, ha invitato gli albergatori a non esagerare. Ma questi appelli alla moderazione sono rimasti lettera morta. In realtà quando si tratta di fare soldi alla svelta, il governo ucraino si comporta in maniera non troppo diversa e appare altrettanto privo di scrupoli. Sebbene lo slogan dell’europeo sia “fare la storia insieme”, a moltissimi studenti non sarà consentito di assistere alle partite. Nina Kutusovskaya, diciannovenne studentessa di biologia all’universitaà Taras Shevchenko di Kiev, parla perfettamente l’inglese e le sarebbe piaciuto lavorare come volontaria. Invece ben presto sarà costretta a fare i bagagli. Alla fine di maggio, Nina dovrà togliere poster e decorazioni dalle pareti della sua stanza e sperare che “nessun ubriaco mi rovini la carta da parati”. La direzione dell’università sta costringendo gli studenti ad abbandonare il campus per tutta la durata del campionato europeo. La stanza di 10 metri quadrati che Nina divide con una collega e per la quale paga un affitto di 16 euro al mese verrà affittata ai turisti per 80 euro.
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