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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CALCIOSCOMMESSE Un'altra bufera Cremona indaga su 46 partite Il verbale di Gervasoni metterebbe nei guai nuovi calciatori e dirigenti di A. Intanto a Bari... di FRANCESCO CENITI & DAVIDE ROMANI (GaSport 23-03-2012) Un'altra bufera in arrivo sul calcio italiano. Anzi, dovrebbero essere due ed è impossibile sapere quale farà più danni. I fatti: mentre Stefano Palazzi continua a sentire i giocatori in base agli atti (soprattutto i vecchi) avuti da Cremona, la procura di Bari sta limando le carte in vista di una chiusura delle indagini che a breve darà le prime risposte sulla profondità dell'inchiesta; in contemporanea il pm Roberto Di Martino e il gip Guido Salvini stanno lavorando sul terzo filone, quello che punta dritto alla Serie A. Gli accertamenti tecnici predisposti negli scorsi mesi hanno dato esito positivo (e infatti il capo della Polizia, Manganelli, aveva annunciato «novità importanti»). Non solo, gli inquirenti hanno in mano le dichiarazioni dei giocatori che hanno collaborato, facendo nomi e cognomi. Tra loro Carobbio, Andrea Masiello (a proposito: stranamente Palazzi ha convocato i suoi ex compagni del Bari nonostante siano poco propensi a parlare, mentre ha ignorato il difensore dell'Atalanta che invece ha scelto una strada diversa. . . ) e soprattutto Gervasoni. Il super pentito è «custode» di tanti segreti. Molti contenuti nel verbale, secretato, dello scorso 12 marzo nel quale avrebbe riferito complessivamente di 46 partite, vecchie e nuove, spalmate su più anni e campionati anche precedenti al 2009. In sostanza nelle prossime settimane l'attenzione dei tifosi sarà catturata non solo da quello che accade in campo, ma forse soprattutto dalle vicende giudiziarie. Tremano in tanti Al momento da Cremona non trapela nessun nome. Solo qualche indiscrezione fondata che parla di nuovi giocatori di A (anche importanti) e il possibile coinvolgimento di alcuni dirigenti. Una pista seguita con insistenza dagli inquirenti. Se fosse confermato, avrebbe impatti devastanti sulle classifiche. La Federcalcio ha chiesto a Palazzi uno sforzo per avere i deferimenti entro aprile, in modo da avere sentenze entro la fine della stagione. La procura ha eseguito, ma ha messo le mani avanti: «il procedimento resta aperto». In sostanza gli 007 federali sono pronti ad allungare la lista delle audizioni e dei deferimenti in base alle novità che arriveranno da Cremona e Bari (al momento l'indagine di Napoli è indietro). Di certo 46 gare sono un numero altissimo e mette in dubbio la regolarità di diversi tornei. La procura federale, poi, a differenza di quando era accaduto la scorsa estate può contare su un nutrito gruppo di calciatori-pentiti: oltre a Gervasoni, Carobbio e Masiello, negli ultime audizioni ci sono state altre collaborazioni (Pellicori e Passoni, ad esempio). Insomma, l'accusa questa volta dovrebbe avere vita facile e questo potrebbe indurre altri a parlare. Sarebbe la svolta definitiva e forse s'inizierebbe a vedere la luce in fondo al tunnel. Italia-Svizzera Intanto Cremona fa un ulteriore passo avanti nelle indagini. Ieri è durato circa 3 ore ieri l'incontro tra il pm Roberto di Martino e Nicola Corti, procuratore cantonale di Lugano: un colloquio proficuo con il passaggio, attraverso la rogatoria, del faldone dei documenti svizzeri. Carte importanti soprattutto rispetto a conti correnti e movimentazioni bancarie di alcuni indagati. Le buone notizie non si fermano al cantone svizzero ma attraversano l'Adriatico e arrivano in Croazia. L'arrivo a Cremona di Saka e Ribic, latitanti dal 19 dicembre 2011, dovrebbe avvenire mercoledì. I due erano già attesi il 14 febbraio, ma poi avevano rinviato di due settimane la loro costituzione. Presumibilmente entro venerdì sarà eseguito l'interrogatorio di garanzia dal gip Salvini. Ilievski Intanto continua a parlare dalla latitanza Hristyan Ilievski, considerato uno dei capi degli Zingari. Stamani una sua intervista andrà in onda su Rai 3, nel programma «Agorà». «Alcuni presidenti vogliono fare soldi e anche alcuni giocatori amano i soldi facili — racconta Ilievski —. Sculli e Mauri? Sono stato a Roma per avere informazioni su Lazio-Genoa perché sapevo di una combine. Volevo incontrare qualcuno che mi confermasse la cosa, ma non ho visto nessuno. Tantomeno i due calciatori». -
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LE STRATEGIE EUROPEE PARLA IL NUMERO UNO CONTINENTALE «Tutto ok con club e Ue Avanti con il fair play» Platini non si ferma: «L'Uefa punta al salario minimo per i giocatori». Ma ci sono meno introiti per gli Europei di FABIO LICARI (GaSport 23-03-2012) «Sì, i club spendono un po' come i pazzi, ma adesso lo sanno che arrivano le regole. E io non posso essere più felice: abbiamo raggiunto l'accordo con loro e l'Ue ci ha dato l'okay per il fair play. Finalmente abbiamo tutto. Riforme al passo con i tempi». Non proprio tutto: manca il timbro della Fifa (arriverà) alla pace con le squadre, le qualificazioni a Euro 2016 si preannunciano scontate, il bilancio Uefa è complicato dai costi dell'Ucraina, e la minaccia di scommesse e partite truccate (a cominciare dallo scandalo Fenerbahçe qui in Turchia) è una bomba a tempo. Ma il Congresso Uefa è l'ennesima celebrazione dell'era-Platini. Memorandum Gli accordi firmati con club, leghe e sindacati calciatori sono comunque storici. Soprattutto quello con i club che garantisce la Champions fino al 2018 (con formula da aggiornare), e cancella il fantasma Superlega, in cambio di parecchie concessioni: dal calendario internazionale agli utili per l'Euro (100 milioni i club per il 2012, 150 per il 2016). Che la Fifa non taglierà la strada si capisce dal discorso di Sepp Blatter, di basso profilo ma con una promessa importante: «Assicurazione per tutte le partite delle nazionali previste dal calendario (quindi anche le amichevoli, dnr)». Ossessione Da anni Platini lavorava alla firma apposta oggi da Kalle Rummenigge. Il numero uno dei club (Eca), accompagnato dall'italiano Umberto Gandini, ammette che «i rapporti non sono sempre stati facili. Ma alla fine c'è stato il compromesso. Spero di fare lo stesso con la Fifa». Platini non nasconde la sua «ossessione per la protezione dei giocatori e la moralizzazione del calcio. Contro i club che spendono più di quanto guadagnano. Per la giustizia fiscale. Per la sicurezza giuridica (caso Sion e tribunali ordinari, ndr). L'Ue ci spinge ad andare avanti». Il secondo punto è la protezione dei calciatori. Non i miliardari dei grandi campionati, ma «quelli che non ricevono il salario minimo». Per questo c'è una sorta di contratto che garantirà requisiti minimi, da firmare a Bruxelles: perché non accada più, dice ancora Platini, «che giocatori firmino contratti sotto minaccia». O possano essere corrotti facilmente. Bilancio 2011 Se i successi politici sono innegabili, notizie meno favorevoli arrivano dal settore finanziario e si confondono con la crisi internazionale che, già di suo, non aiuta. Il problema è che per salvare Ucraina-Polonia 2012 l'Uefa ha dovuto contribuire decisamente: meno entrate commerciali, più spese. C'è nelle casse un patrimonio di 500 milioni di euro, il bilancio quadriennale (quello che conta) sarà in attivo, ma spunta qualche segno rosso. Le entrate dell'Euro, 1.33 miliardi, sono inferiori a quelle di Austria-Svizzera 2008 (1.35), le spese aumentate del 15%. Eredità del vecchio Esecutivo che, nel 2007, assegnò una fase finale quantomeno discutibile. Si ammette che gli standard saranno inferiori al solito, ci saranno problemi di strade e hotel. Qualificazioni 2016 Il segretario Uefa Gianni Infantino conferma che le sanzioni per il fair play arriveranno da un nuovo organo di controllo. Che, da oggi, l'unica donna dell'Esecutivo, la Aspelund, prima solo invitata, avrà diritto di voto. E che infine, per le qualificazioni a Euro 2016, si gioca dal giovedì al martedì, sempre di sera alle 20.45 e nel weekend anche alle 18 di pomeriggio (come in Champions, per la tv). Tutti bello, tranne che le piccole federazioni hanno detto definitivamente «no» al progetto Platini. Niente prima fase «facile» per le grandi, niente supertorneo dopo. Platini è dispiaciuto. Il rischio è che, con gruppi nei quali si qualificano anche tre squadre, l'interesse tv possano essere ridotti. Non è quello di cui hanno bisogno le nazionali già compresse dai club. -
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CALCIOPOLI Sorteggi truccati? No, vedere per credere Sul sito del Corriere della Sera il video “sparito” al processo in cui si vede che a estrarre la sfera è un giornalista e non Bergamo come invece sostenuto di ALVARO MORETTI (Tuttosport 23-03-2012) NAPOLI. A qualcosa le inchieste giornalistiche servono: avevamo parlato di video sparito sul sorteggio di Calciopoli, ebbene quel video (o parte di esso) ieri è ricomparso. Non nel fascicolo processuale, stando a quanto scrive la IX sezione del tribunale, ma sul sito del Corsera. Sempre pieno di sorprese il vaso di Pandora di Calciopoli. A sorprendere, stavolta, più che le 92 pagine vergate dal pm Stefano Capuano per ribadire e inasprire le accuse, per controbattere alle bacchettate ricevute sul sorteggio truccato dalla Corte, è il fatto che il video sparito, sì proprio quello di cui ci interessammo il 21 febbraio scorso con una pagina di denuncia, è nella disponibilità (almeno per una parte mostrata sul sito) di Corriere.it, il portale del Corriere della Sera che in un servizio messo in rete ieri pomeriggio ne mostra uno stralcio. Lo fa unitamente ad alcuni stralci delle 92 pagine scritte dal pm in fase di richiesta d’appello per vedere sanzionati più pesantemente Moggi e altri imputati, per vedere condannati altri usciti assolti l’8 novembre. Finalmente riecco il video che la Casoria e le giudici a latere avrebbero dovuto vedere su input di Capuano («guardate il video») ma che era stato asportato dal fascicolo processuale in data 29 luglio 2009, proprio dalla Procura di Napoli («il documento richiesto è in possesso dell’Ufficio di Procura dal giorno 29/7/2009», scrive la Cancelleria della IX sezione). Un video che non è mai stato consegnato al difensore di Dondarini , Paolo Bordoni , che puntava su quello per il suo appello nel rito abbreviato per dimostrare che il sorteggio - come sentenziato dalla Casoria e contestato da Capuano - non era taroccato. E’ proprio questo è quel che dimostra il breve stralcio mostrato da Corriere.it, che il sorteggio era tutt’altro che truccato: Capuano affonda sulle sfere non controllate dalla Corte, ma non rileva quel che il video - in realtà buona parte presente sul nostro sito perché trasmesso da La7 nella docufiction del 2009 “Offside” - mostra: la pallina determinante il sorteggio la estrae il giornalista Riccardo Bianchi , sentito a processo, non il designatore Bergamo . Le palline cadono (una la raccoglie il fotografo tra l’ilarità dell’intera sala), ma prima del sorteggio, non durante come avevamo mostrato nel pubblicare la sequenza alterata dei fotogrammi inserita dal maresciallo Ziino nel servizio di osservazione prodotto a Coverciano. Eppoi Capuano arringò la corte parlando di video muto, e qui si sentono le voci. Non ci sono gli invocati colpi di tosse. Almeno nel video ricomparso e speriamo ora messo a disposizione di tutti. Per la cronaca - ma non per l’appello del pm che non cita la circostanza - Riccardo Bianchi non è «un dipendendente Figc», come scritto dai carabinieri ma un cronista dichiaratosi ignaro di eventuali tarocchi. E vestito non nella divisa federale, come scritto nei rapporti, ma con l’abito buono e la cravatta delle occasioni migliori. In ogni caso le sorprese non mancheranno, la più grossa - temiamo - sarà quella della prescrizione per tutti tranne che per Moggi se sono vere le previsioni che si fanno a Palazzo di giustizia: appello che partirà non prima di fine 2013. ___ CALCIOPOLI IN UN VIDEO IL SORTEGGIO TRUCCATO di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 23-03-2012) Le palline dello scandalo, in un video sinora inedito. Le palline sono piccoli bussolotti colorati, a suo tempo adoperati per sorteggiare gli arbitri dagli ex designatori delle giacchette nere di A e B, Bergamo e Pairetto. Il filmato che li riprende, durante uno dei sorteggi a Coverciano, ha rappresentato invece una delle prove principali e più discusse nel processo di Calciopoli, a Napoli. Già, perché secondo l’accusa Bergamo e Pairetto non ruotavano a caso i bussolotti nelle due urne, ma li sceglievano con cura, così da mandare arbitri graditi alla Juventus del presunto burattinaio dello scandalo, l’ex dg bianconero Luciano Moggi, o a club di suoi “alleati”. La prova pesante della truffa sarebbe proprio in quel video, girato dal Reparto operativo dei Carabinieri di Roma, e pubblicato ieri dal Corriere. it. I giudici di primo grado hanno condannato Moggi a 5 anni e 4 mesi di reclusione per associazione a delinquere, sanzionando anche Bergamo (tre anni e otto mesi) e Pairetto (un anno e quattro mesi). Ma quel video non li ha mai convinti, e l’hanno scritto chiaramente nelle motivazioni delle sentenza. La procura però non ci sta, e di quel filmato ha fatto il perno del suo ricorso in appello, in cui chiederà pene più severe. “Invece che banalizzare il colore delle sfere scelte, il Collegio avrebbe potuto controllare la qualità e il colore e la riconoscibilità delle sfere stesse” pungono i pm. Le immagini sono difficili da giudicare. I due designatori estraggono le palline da due buste, poi le scuotono nei vetri, estraendole senza fretta. Tra loro, seduto, un notaio che scrive. Prima della bufera. ___ il Giornale 24-03-2012 -
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Calciopoli, il video inedito del sorteggio arbitrale di FULVIO BUFI (Corriere.it 22-03-2012) art.scoperto grazie a Elvis NAPOLI - Il video inedito del sorteggio arbitrale, che pubblichiamo nel servizio di Amalia De Simone, rappresenta forse il punto più controverso del processo Calciopoli, giunto a sentenza l'8 novembre del 2011, con l'ex direttore generale della Juventus Luciano Moggi condannato a cinque anni e quattro mesi di reclusione e gli ex designatori Paolo Bergamo e Pier Luigi Pairetto rispettivamente a 3 anni e 8 mesi e un anno e 4 mesi. LE IMMAGINI - Di queste immagini (registrate dai carabinieri del reparto operativo di Roma) si è parlato a lungo durante il dibattimento, perché secondo la Procura era in quell'operazione che i due ex designatori, rendendo riconoscibili i bussolotti da estrarre, effettuavano manovre tendenti a favorire nella scelta del direttore di gara la Juventus o le altre squadre segnalate da Moggi. E però, nonostante le numerose condanne, il presidente del collegio giudicante, Teresa Casoria, nelle motivazioni della sentenza (depositate il 6 febbraio scorso), criticò fortemente i pubblici ministeri che in aula avevano cercato di sostenere la tesi del sorteggio pilotato. LA REPLICA - «Incomprensibilmente - scrisse il giudice - il pm si è ostinato a domandare ai testi di sfere che si aprivano, di sfere scolorite e di altri particolari della condizione delle sfere, se il meccanismo, per la partecipazione ad esso di giornalisti e notaio, era tale da porre i designatori nell' impossibilità di realizzare la frode». Ora a queste affermazioni replica il sostituto procuratore Stefano Capuano nel ricorso presentato contro la sentenza di primo grado. Imputati e avvocati a parte, gli attori del processo d'appello (di cui non è ancora stata fissata la data d'inizio) non saranno più gli stessi. L'accusa sarà rappresentata dalla Procura generale e ovviamente un altro collegio sarà chiamato a giudicare. Non dovrebbero quindi ricominciare le schermaglie tra corte e pubblica accusa (con richiesta di ricusazione del presidente Casoria da parte dei pm) che pure rappresentarono una sorta di filo conduttore parallelo del processo. Ma certamente di presunte combine nei sorteggi si ritornerà a parlare -
Il Bar Sulla Riva Del Fiume - Parte Diciannovesima
Ghost Dog ha risposto al topic di franca1000 in Calciopoli (Farsopoli)
Non intendo sprecare questo messaggio :interxxx: :interxxx: -
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Inter, il patron dell'Amaro Giuliani regala le azioni della redazione de Il Sole 24 ORE.com 22-03-2012 Gian Germano Giuliani, classe 1937, imprenditore dell'Amaro Giuliani, esce dal capitale dell'Inter dopo aver lasciato, circa tredici anni fa, la poltrona di consigliere del club neroazzurro. Giuliani, ex presidente della Giuliani spa ed ex marito di Bedy Moratti, sorella di Gianmarco e Massimo Moratti, nei mesi scorsi, secondo quanto risulta a Radiocor, ha regalato le simboliche 150 mila azioni della società Fc Internazionale Milano a Clemente Lavelli e Giovanni Viganò, due persone a lui vicine e ovviamente tifose della squadra milanese. Sempre a inizio 2012 Pietro Guindani, membro del cda di Pirelli e presidente di Vodafone Italia, ha rilevato circa 1600 titoli del club neroazzurro. Si tratta di partecipazioni minime, considerando che l'Inter é controllata, come risulta dall'ultima assemblea di fine 2011, per il 98, 2% da Internazionale Holding, società che fa capo a Massimo Moratti. Alla fine dello scorso anno il club milanese ha deliberato un aumento di capitale da 40 milioni di euro per ripianare le perdite, pari a 86 milioni di euro nel bilancio che si é chiuso a giugno 2011. ___ La curiosità Inter, l'amaro Giuliani lascia i Moratti Gian Germano Giuliani, patron del celebre amaro ed ex marito di Bedy Moratti, esce dal capitale della società nerazzurra regalando i propri titoli. Da tredici anni non era più consigliere della redazione Repubblica.it ECONOMIA & Finanza 22-03-2012 MILANO - Gian Germano Giuliani, classe 1937, imprenditore dell'Amaro Giuliani, esce dal capitale dell'Inter dopo aver lasciato, circa tredici anni fa, la poltrona di consigliere del club neroazzurro. Lo rivela l'agenzia di stampa Radiocor. Giuliani, ex presidente della Giuliani spa ed ex marito di Bedy Moratti, sorella di Gianmarco e Massimo Moratti, nei mesi scorsi ha regalato le simboliche 150 mila azioni della società Fc Internazionale Milano a Clemente Lavelli e Giovanni Viganò, due persone a lui vicine e ovviamente tifose della squadra milanese. Sempre a inizio 2012 Pietro Guindani, membro del cda di Pirelli e presidente di Vodafone Italia, ha rilevato circa 1600 titoli del club neroazzurro. Si tratta di partecipazioni minime, considerando che l'Inter è controllata, come risulta dall'ultima assemblea di fine 2011, per il 98, 2% da Internazionale holding, società che fa capo a Massimo Moratti. Alla fine dello scorso anno il club milanese ha deliberato un aumento di capitale da 40 milioni di euro per ripianare le perdite, pari a 86 milioni di euro nel bilancio che si è chiuso a giugno 2011. -
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Euro 2012: il premio ai club sale a 100 milioni di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 22-03-2012) Al XXXVI Congresso Ordinario della Uefa a Istanbul è stato siglato il Memorandum d'intesa per il periodo 2012-2018 tra l’Uefa e l’Eca, l’organizzazione che associa tutti i principali club del Vecchio Continente presieduta da Karl-Heinz Rummenigge. Il nuovo accordo sarà in vigore dal 22 Marzo 2012 al 30 maggio 2018. I punti qualificanti sono l’assicurazione obbligatoria per i calciatori “prestati” alle Nazionali, lo stop alle amichevoli singole, il rafforzazmento delle società nel governo del calcio europeo e il progressivo innalzamento (da 100 a 150 milioni) del premio corrisposto ai club in occasione degli Europei. Assicurazione. Già a partire da Euro 2012 in Polonia e Ucraina, l’Uefa ha deciso di stabilire una copertura assicurativa contro i rischi di infortuni dei giocatori impegnati con le Nazionali. Questa assicurazione è valida per tutti i giocatori tessesati con un club europeo, indipendentemente dalla loro nazionalità, e per tutte le partite internazionali in calendario (partite ufficiali e amichevoli a partire dal mese di giugno) Premi Uefa. I club riceveranno un importo maggiorato di 100 milioni di euro da Euro 2012, come riconoscimento del significativo contributo al successo del torneo. Un importo che sarà aumentato a 150 milioni per Euro 2016 in Francia. Governance e calendario internazionale. Il “Comitato Competizioni Club”, composto da rappresentanti del club avrà d’ora in avanti maggiori poteri sulle questioni che influiscono sulle competizioni per club. L’Uefa presenterà una proposta di modifica del calendario internazionale (il cosiddetto Status Quo Plus) al Comitato Esecutivo della Fifa la prossima settimana basata su un programma che preveda 9 doppie partite senza più amichevoli singole e la cancellazione di gare amichevoli fra nazionali ad agosto. -
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Cellino licenzia Ballardini per giusta causa e risparmia 1,8 milioni (forse) di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 22-03-2012) Davide Ballardini, il tecnico del Cagliari, non sarebbe stato esonerato, ma licenziato per giusta causa. Come anticipato dall'Unione Sarda dopo una lettera di richiamo inviata a Ballardini lunedì 12 marzo (il giorno dopo la notizia dell'esonero), il club del presidente Massimo Cellino ha proceduto a notificare, con decorrenza venerdì 16 marzo, il licenziamento in tronco per giusta causa all'Ufficio Territoriale del Lavoro di Cagliari. Esonero o licenziamento. Ballardini ora potrà opporsi al provvedimento, impugnandolo davanti al Tribunale del Lavoro di Cagliari. Resta il mistero sui motivi del licenziamento, su cui vige ancora un riserbo assoluto. La differenza tra esonero e licenziamento è sostanziale: nel primo caso, infatti, Ballardini avrebbe continuato a percepire l'ingaggio pattuito, che è di 800 mila euro per questa stagione e di un milione per la prossima. Il Cagliari ha sospeso con effetto immediato il pagamento degli emolumenti. Al posto di Ballardini sulla panchina dei sardi è tornato Massimo Ficcadenti. Il precedente. "Sinceramente non so nemmeno la procedura adottata con Ballardini, ma il licenziamento per giusta causa per me non è una novità: l'ho già fatto con Sonetti». Massimo Cellino,presidente del Cagliari, rivendica la primogenitura nella formula drastica per la cacciata dei suoi tecnici, anche se per il caso Ballardini rimanda tutto "ai legali che sanno ogni cosa". Sonetti. "Cellino dice che già lo fece con me? Io non spiego assolutamente niente, perchè è tutto troppo ridicolo. Cellino si diverte a rompere le scatole alla gente". Nedo Sonetti commenta così le parole del presidente del presidente Cagliari. "Cellino è una persona inqualificabile - continua Sonetti-. Mi licenziò per giusta causa? Se lo dice lui....Pensi che una volta mi mandò una lettera per contestarmi che una sera avevo mangiato una spigola da quattro chili. Giuro che è vero». Valutazioni. A meno che non ci siano motivi disciplinari, per ora ignoti, il licenziamento per giusta causa per un allenatore difficilmente reggerà in tribunale. A meno che non si pretenda di trasformare l'obbligo di preparare la squadra in un obbligo di risultato (cosa che non sembra plausibile). Se così fosse si potrebbe anche licenziare un calciatore che gioca male e risparmiare gli emolumenti. Per i club sarebbe una manna, ma il calcio diventerebbe un'altra cosa. Credo. -
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L'INCHIESTA Lo sport italiano in mano ai tifosi di LORENZO GALLIANI (Avvenire.it 22-03-2012) C’era una volta il Foggia di Signori, Baiano e Rambaudi. Qualche tempo dopo, persa la brillantezza dei giorni migliori, conobbe il fallimento e da allora non è mai tornato quello di una volta. C’era anche un Mantova dai grandi sogni: nel 2006 accarezzò fino all’ultimo l’idea di rivedere la Serie A; il crack societario avvenne da lì a tre anni. Nove volte su dieci, la scintilla dell’azionariato popolare scatta qui: come reazione d’orgoglio dei tifosi, che tentano di “riprendersi” la squadra, e in alcuni casi ci riescono. Il calcio schizofrenico fatto di illusioni milionarie e cadute vertiginose, quello non lo sentono loro. Nel 2010, poche settimane dopo il fallimento della vecchia società, il 25% del nuovo Mantova è finito in mano a una cooperativa, il Mantova United, che tra quote, sponsor e raccolte fondi ha messo a disposizione qualcosa come 250mila euro; fondamentali, per allestire un undici “ammazzacampionato” in serie D e pronto a rientrare in Lega Pro. Con il salto di categoria, la percentuale della cooperativa è scesa al 10%; un impegno comunque importante. Pari a quello che l’associazione Squadramia mise nell’allora (era il 2009) Asd Santarcangelo Calcio; i romagnoli sfiorarono prima, e centrarono dopo, la storica promozione nel calcio professionistico, e si trovano oggi al punto più alto mai raggiunto in 85 anni di storia. Un esperimento, quello di Squadramia, meno legato al territorio e più simile a un Fantacalcio reale, con i tifosi-presidenti pronti a suggerire via internet la formazione al mister. «In Italia non c’è ancora una mentalità pronta all’azionariato popolare - spiega il segretario generale del Mantova United Glauco Nicolini, citando i nomi altisonanti di Real Madrid e Barcellona (ma anche di club tedeschi e inglesi), in mano ai sostenitori delle rispettive squadre -. È però un’esperienza che coinvolge il tifoso. Per esempio, gli fa accettare l’idea che il grande campione non si può avere a tutti i costi; deve pagarlo nel suo piccolo anche lui». L’azionariato popolare, almeno in Italia, ancora non “sfonda”; i 250 soci del Mantova United sono briciole, in confronto agli oltre 4mila che nel 2005 fondarono lo United of Manchester, a cui i lombardi si sono ispirati. Chi parte oggi, va detto, incontra più difficoltà: regalare 100 euro alla propria squadra del cuore è sempre più un piccolo lusso che non tutti possono permettersi. In Emilia, la Cooperativa Modena Sport Club deve fare i conti. «Raccogliendo 3 milioni di euro entro giugno, anche tramite contributi di imprenditori, saremo in grado di gestire il 59% delle quote che un socio si è detto disposto a cedere», spiega Andrea Gigliotti, al vertice della cordata di tifosi. Altrimenti, si terranno l’1% acquisito nel 2011. «Bisogna fare un passo alla volta - spiega il sostenitore gialloblu -. In Argentina e Spagna, Paesi che abbiamo come modelli, gli azionariati popolari hanno iniziato con numeri bassissimi, come i nostri di oggi». Per David Miani, di “Sosteniamo l’Ancona” (13mila euro raccolti e 2% di quote) , «l’obiettivo principale è portare i valori dello sport, che non può essere solo un business». I calciatori marchigiani (serie D), di tanto in tanto, visitano l’oratorio Don Bosco o fanno servizio alla mensa del povero. «Lo sport deve essere dei tifosi e della città - ribadisce Miani -. La partita deve essere solo un momento, non tutto». I ragazzi di “MyRoma” (associazione con una quota minima nel club capitolino quotato in borsa, inversamente proporzionale alla passione per i colori giallorossi) all’ultimo derby hanno accompagnato allo stadio 15 disabili, tra cui alcuni tifosi laziali. Il Lucca United (206 soci) ancora non è entrato nella neonata Fc Lucca, promossa matematicamente in serie D (la Lucchese, protagonista di un filotto di campionati in serie B negli anni ’90, è precipitata in Terza Categoria e dichiarata fallita nei giorni scorsi). Non ancora, almeno: c’è un progetto per l’estate, sembra ben avviato. Proprio nella città toscana, sabato 24 marzo, si ritroveranno alcune delle 50 associazioni e cooperative italiane che sperano di portare i tifosi all’interno delle società, o che questo sogno lo hanno già realizzato; potrebbe essere il primo passo verso la nascita di una vera e propria Federazione degli azionariati popolari. Calcio, soprattutto, ma non solo: i 333 donatori del Trapanesi Granata ci misero la passione - e quasi 50mila euro, pari all’8,25% delle quote - per dare solidità economica alla squadra di basket promossa in Lega Due. Non bastò. La nuova proprietà non ha voluto mollare i tifosi; ha continuato a coinvolgerli, lasciando a loro il 5%. La Pallacanestro Trapani, ripartita dalla Divisione Nazionale C, quest’anno ha collezionato 25 vittorie su 25 partite. L’obiettivo è quello di tornare nella massima serie, abbandonata negli anni ’90. Se ci si riuscirà coinvolgendo una città intera, sarà davvero un grande gioco di squadra. Quello della Pallacanestro Varese (in piena corsa per i play off), invece, non è un vero e proprio azionariato popolare ma una sorta di cooperativa di aziende: il “Consorzio Varese nel Cuore” è composto da una sessantina di imprese, anche di piccole dimensioni, con una quota associativa minima di 10mila euro. Un esempio, comunque, unico nello sport professionistico. -
Due Chicche Sull'Assessore Narducci
Ghost Dog ha risposto al topic di Redfield in Calciopoli (Farsopoli)
L’inchiesta «Volevamo uccidere Narducci agguato in piazza dei Martiri» Il piano svelato da un pentito: il killer era armato e aspettava il pm di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 22-03-2012) Una catena di minuti, momenti interminabili e lui è lì al centro della scena, piazzato quasi immobile in piazza dei Martiri, con una pistola 7, 65 munita di silenziatore ben nascosta nella tasca di un giubbino. Passano i minuti, l’attesa per l’uomo da abbattere, poi alla fine il killer decide che non è il caso, che è meglio desistere, meglio tornare a casa. Così, il killer esce di scena, l’agguato non viene consumato. Che storia è questa? Un focus sui personaggi. L’uomo che ha deciso di non uccidere si chiama Michelangelo Mazza, un ex boss della camorra, oggi collaboratore di giustizia; il bersaglio mobile che doveva passare in piazza dei Martiri si chiama Giuseppe Narducci, all’epoca - siamo nel 2003 - era uno dei veterani del pool anticamorra, ma oggi fa l’assessore alla legalità per la giunta De Magistris. Un verbale depositato, messo a disposizione delle parti in un processo di camorra, spunta un retroscena inedito sulla decisione del «sistema» napoletano di eliminare l’ex pm della Dda di Napoli, l’uomo che ha smantellato pezzi di storia criminale cittadina. Particolari su un lungo appostamento nel cuore nobile della città, che svelano possibili (anche se al momento non dimostrati) intrecci tra camorra e forze dell’ordine. È lo stesso Michelangelo Mazza a chiarire il punto, quando spiega in che modo ottenne la soffiata giusta sugli spostamenti del magistrato: «Le nostre fonti, anche sui movimenti del pm, erano tale Giannino Penniello (uomo dei Lo Russo nella zona della Sanità), che mi diede notizia del passaggio di Narducci da solo in un determinato giorno in piazza dei Martiri, nonché un ispettore della Mobile, persona legata a noi Misso e che ha avuto rapporti stretti con i fratelli Savarese e Enzo Troncone, nonché ancora due poliziotti del commissariato San Carlo all’Arena, che noi chiamiamo i due Giovanni». Un retroscena che impone una precisazione: questa vicenda raccontata da Mazza non ha nulla a che vedere con le recenti dichiarazioni rese dal pentito Lo Russo, a proposito di una presunta richiesta di informazioni attivata dall’ex capo della Mobile Vittorio Pisani nei confronti dello stesso Narducci. Storie differenti, processi per casi diversi, in uno scenario che rimanda comunque al decennio scorso. A leggere il verbale di Mazza, c’era un piano, una strategia fondata innanzitutto sulla raccolta di informazioni, sulla gestione di notizie degli spostamenti di un magistrato che era da anni sotto scorta. Domanda inevitabile: come faceva Mazza a sapere che in un determinato giorno della settimana, Narducci si sarebbe presentato solo in piazza dei Martiri? Argomenti privi di riscontri, scenari destinati a rimanere esplorati solo in parte, che servono comunque a raccontare un clima pesante, un’atmosfera torbida. Mazza sul punto è chiaro: la decisione di eliminare Narducci venne presa dopo «numerisissimi» incontri, dopo «frequentissime» riunioni da parte del «gotha» della camorra napoletana: «Queste riunioni avvenivano tra noi Misso, i Mazzarella, i Sarno e i Lo Russo, riunioni nel corso delle quali, dopo gli arresti di mio zio Giuseppe Misso, venne deciso di eliminare il pm Narducci». Seguono commenti sulla «insistente pressione» dei Lo Russo, poi sul ruolo di esecutore materiale assegnato allo stesso Michelangelo Mazza. La scena torna in piazza dei Martiri, con un killer reo confesso che ha ricordi chiari su quanto avvenuto in quel pomeriggio passato ad aspettare nel salotto buono napoletano: «Ero lì in attesa - insiste Mazza - il silenziatore inserito nella canna della mia 7,65, ero pronto ad entrare in azione». Un agguato che non viene consumato, una trama vendicativa azionata solo in parte, messa in moto dai vertici della camorra napoletana, ma anche grazie al contributo di esponenti delle forze dell’ordine, i cui nomi restano oggi al vaglio dei pm della Procura di Napoli. ------- L’assessore «Usano nei miei riguardi la macchina del fango» Negli atti del processo il nome del responsabile della Legalità: «Pisani indagava sul magistrato» di GERARDO AUSIELLO (IL MATTINO 22-03-2012) Vittima della «macchina del fango», bersaglio di «un’attività di dossieraggio» che mirava a screditarlo mentre svolgeva le funzioni di magistrato anticamorra. Per tutto ciò si dice «profondamente amareggiato e indignato». Giuseppe Narducci, ex pm e oggi assessore alla Legalità del Comune di Napoli, scende in campo per commentare il verbale del boss pentito Salvatore Lo Russo: è stato lui, il 19 ottobre del 2010, a sostenere che l’ex capo della Mobile Vittorio Pisani (imputato nel processo sul riciclaggio di denaro nel settore della ristorazione) avrebbe chiesto notizie su un carabiniere che acquistava cocaina alla Torretta per conto dell’allora pm. Di fronte alle domande di Pisani, ha aggiunto Lo Russo, «rimasi sorpreso, diciamo sbalordito, perché conoscevo la fama del dottor Narducci di magistrato integerrimo. Non la vedo una persona così che può far uso di stupefacenti». Il verbale choc, offerto per la prima volta alle parti senza omissis, ha spinto l’assessore alla Legalità a recarsi in Procura per rendere dichiarazioni ai pm titolari del procedimento in cui è coinvolto Pisani. «È fatto notorio a Napoli, in ambienti giudiziari e investigativi, che da 15-20 anni sono considerato da Pisani foriero di molte sue disavventure - spiega Narducci - Una circostanza che lo stesso Pisani non ha mai nascosto». A tal proposito l’esponente della giunta de Magistris racconta un episodio significativo: «Nel luglio del 1998 venne ucciso Giuseppe Giuliano, esponente di spicco dell’omonimo clan. Nell’ambito delle indagini condotte su quel delitto venne intercettata una telefonata tra Pisani, all’epoca capo della sezione omicidi della squadra mobile, e il boss latitante Guglielmo Giuliano». Una circostanza, questa, che l’ex magistrato definisce «anomala»: «Il compito di un funzionario di polizia è in primo luogo quello di arrestare un boss latitante della camorra». Sulla base di questi elementi, Narducci scrisse una relazione all’allora procuratore della Repubblica Agostino Cordova determinando due effetti: «L’esclusione della squadra mobile dalle indagini e l’apertura di un procedimento penale a carico di Pisani per il reato di favoreggiamento. Il gip ordinò l’imputazione coatta ma la vicenda si concluse con una sentenza di non luogo a procedere. Alla fine del ’99 Pisani fu trasferito d’urgenza a Roma». Questi «sono fatti, non mie valutazioni, accaduti proprio nel periodo a cui fa riferimento Lo Russo in quel verbale. Fatti molto inquietanti». L’assessore sottolinea di aver fornito ai pm «altri elementi di fatto»: tra questi diversi episodi, trasmessi poi all’autorità giudiziaria di Roma, in cui sarebbe emerso il tentativo da parte di poliziotti di indurre collaboratori di giustizia a muovere false accuse nei suoi confronti, sempre relative al consumo di cocaina: «Tutto questo - insiste - dimostra che anche altre volte tentarono di screditarmi setacciando la mia vita privata». Del resto «quell’indagine fu tra le più scomode mai condotte a Napoli». Al fianco di Narducci si schiera il sindaco Luigi de Magistris: «Le tecniche migliori sono quelle di delegittimare le persone oneste con il fango, la violenza morale e quella della carta da bollo». ------- Il poliziotto Pisani, parola alla difesa si punta sul controesame Dopo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia si annuncia battaglia in aula di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 22-03-2012) Ha parlato per oltre tre ore in un’aula gremita, ha risposto alle domande dei pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo, i due titolari dell’inchiesta Megaride. Un lungo de profundis, quello di Salvatore Lo Russo, ex boss della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, che ora attende il controesame della difesa di Vittorio Pisani, ex capo della Mobile, finito nelle maglie del processo per ipotesi di favoreggiamento e rivelazione di atti coperti da segreto d’ufficio. Buona parte del racconto del pentito è stato dedicato proprio ai rapporti tra Lo Russo e Pisani, anche alla luce del fatto che l’ex boss della camorra di Secondigliano ha svolto per anni il ruolo di confidente di polizia. Difeso dai penalisti Vanni Cerino e Rino Nugnes, Pisani ha ascoltato in silenzio la ricostruzione del collaboratore di giustizia e non ha mai rilasciato dichiarazioni sulla vicenda che lo vede coinvolto. Si affida al processo, attende il momento del controesame, per ribattere alle accuse dell’ex confidente. L’unica versione resa da Pisani, risale allo scorso luglio, nel corso del lungo interrogatorio reso dinanzi al gip Maria Vittoria Foschini. Dopo aver ricevuto il divieto di dimora a Napoli, Pisani ribadì la correttezza della propria condotta, partendo proprio dai rapporti con Lo Russo: «Non ho mai violato le regole del codice, sono sempre rimasto all’interno del solco della correttezza istituzionale. I rapporti con Lo Russo? Sono serviti per la cattura di un latitante di Pozzuoli, il boss Gennaro Longobardi, ma anche in altre occasioni, come le indagini sulla cattura dei killer dell’edicolante ucciso nel corso di un tentativo di rapina». Riferimento al delitto Buglione e alla cattura dell’allora famigerato Domenico D’Andrea, alias Pippotto. Ma un altro punto centrale, su cui è facile attendersi un acceso controesame, riguarda i rapporti tra Vittorio Pisani e l’imprenditore della ristorazione Marco Iorio, a sua volta finito in galera assieme ai fratelli Massimo e Carmine, nel corso dell’inchiesta sul riciclaggio. Anche qui, l’ex capo della Mobile riconosce di aver intrecciato un rapporto di frequentazione con Marco Iorio, ricorda l’importanza di un contatto che gli consentiva una sorta di «finestra» su un intero spaccato cittadino (quello del Lungomare e di una fetta di Chiaia), ma nega di aver rivelato fatti coperti da segreto istruttorio. È un punto decisivo, a leggere gli atti depositati dalla Dda di Napoli: ad aprile dello scorso anno, dopo aver ricevuto un paio di esposti anonimi sulla catena di ristoranti del gruppo Iorio e Potenza, Pisani avrebbe svelato l’indagine in corso e gli avrebbe poi consigliato di mettere le carte a posto. Versione respinta in modo categorico da parte dello stesso primo dirigente, che anche su questo punto non concede sconti. Un processo entrato nel vivo, ora la parola passa ai difensori di Pisani, ma anche degli esponenti della famiglia Iorio e Potenza, ritenuti responsabili di aver riciclato un milione e mezzo di euro messi sul tavolo da Salvatore Lo Russo. -
CALCIO D'ANGOLO di MARIO SCONCERTI (SETTE 22-03-2012) LA SFIDA DELLA COSCIENZA Domenica si gioca Juventus-Inter, due squadre che rappresentano, più di altre, i complessi di colpa dopo Calciopoli Fra qualche ora si giocherà Juventus-Inter, forse l’ultimo angolo mistico del calcio, quello che Gianni Brera chiamava il derby d’Italia. Il Milan è un avversario comune, ma solo un avversario, non un altro simbolo. La Roma un resto che viene da lontano, a volte insistente, ma tutto sommato fuori corsa. Juve e Inter sono molto di più, soprattutto in questo momento. Sono la conseguenza di Calciopoli, sono una disputa di fede che non trova pace. Dopo Calciopoli c’è stato soltanto rancore. I complessi di colpa di juventini e interisti hanno creato una via di salvezza nel condannarsi a vicenda, uno ha fatto da lavandino spirituale dell’altro. E così ha funzionato. Scalciandosi a vicenda tutti e due hanno dimenticato che due colpevoli non faranno mai un innocente. Però portano consolazione. Così adesso Juve e Inter rappresentano l’odio sportivo e forse qualcosa di più. Se esiste un inconscio che ci ribalta, Juventus e Inter ne sono il simbolo. Non è più nemmeno importante capire chi abbia ragione, tutto è andato molto più in là. Ognuno ha fatto dei torti dell’altro le proprie certezze. Cosa conta la verità? E, semmai, c’è qualcosa di realmente vero? È in questa tempesta emotiva che si arriva un paio di volte l’anno a questa specie di spareggio con la coscienza del calcio. Ma anche dietro alla dottrina resiste il valore del risultato. È quello che dà un segnale di realtà. Nel calcio le vendette sono a capitoli, come in una fiction estrema, però arrivano. La Juve ora è in vantaggio, se c’è una squadra in costruzione è la sua, non l’Inter. Entrambe sembrano in ritardo sul Milan, ma il Milan sembra sempre qualcosa sul punto di passare di moda, non ha niente dell’avanguardia. Ma nemmeno il miraggio di un terzo avversario ripara i torti del passato. È difficile spiegarlo a chi non partecipa, questo rancore esistente tra Juve e Inter, ma siamo a qualcosa di estremo, il massimo dello stordimento pacifico, della sciocchezza accettabile. Ma anche qualcosa di irreversibile, il senso stesso dell’agonismo. Quando un sentimento è così profondo, così scavato, non importa nemmeno che sia giusto. È corretto per il fatto stesso che esiste. Può essere tutto questo una sola partita? Certamente sì. Il calcio non è un fatto solo tecnico, altrimenti conterebbe solo giocare bene. Invece conta vincere, andare oltre l’avversario, umiliarlo civilmente ma in qualche modo umiliarlo. Specie se la partita è Juve-Inter.
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Due Chicche Sull'Assessore Narducci
Ghost Dog ha risposto al topic di Redfield in Calciopoli (Farsopoli)
Sfogo dell´ex pm dopo le dichiarazioni del pentito Lo Russo: "Pisani mi ritiene causa di molte sue disavventure" Caso Pisani, l´ira di Narducci "Così tentarono di infangarmi" L´ex pm: colpito per le inchieste sulle collusioni di DARIO DEL PORTO (la Repubblica - Napoli 22-03-2012) «Salvatore Lo Russo dice di essere rimasto sbalordito. Io invece sono indignato», afferma l´assessore alla legalità Giuseppe Narducci. Le clamorose rivelazioni del pentito si inquadrano, secondo l´ex pm, «in un clima che ho respirato per anni, caratterizzato da tentativi di dossierarmi ed infangarmi perché ero stato individuato come il magistrato più ostinato nella ricerca di prove sulle collusioni della camorra con ambienti delle istituzioni ed esponenti della polizia». Si riferisce, Narducci, al verbale del 19 ottobre 2010 depositato agli atti del processo sul riciclaggio in alcuni locali del lungomare. Lo Russo, ex boss di Secondigliano, sostiene di aver ricevuto alla fine degli anni 90 dall´ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani, del quale era informatore, la richiesta di notizie su un fantomatico carabiniere che avrebbe acquistato droga alla Torretta per conto di Narducci, in quel periodo magistrato antimafia. Lo Russo aggiunge di essere rimasto stupito dalla richiesta: «Conoscevo la fama del dottor Narducci come magistrato integerrimo. Risposi che non ne sapevo nulla e nulla potevo fare in quanto quella non era zona dove avevo particolari conoscenze». Martedì sera, quando gli organi di stampa hanno rilanciato le dichiarazioni di Lo Russo, Narducci si è presentato spontaneamente in Procura dai pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo, titolari del procedimento scaturito dalle dichiarazioni di Lo Russo, che lavorano per verificare l´attendibilità del pentito. «Ho voluto indicare - spiega Narducci ai cronisti - fatti e circostanze a mio avviso significative del fatto che nel periodo indicato dal collaboratore la mia attività investigativa aveva arrecato profondi contraccolpi». L´ex pm ha ricordato che già in passato erano state trasmesse per competenza alla Procura di Roma dichiarazioni di altri collaboratori di giustizia che avevano disegnato scenari analoghi a quelli di cui parla Lo Russo, con tentativi di ottenere dichiarazioni in grado di screditare il magistrato. Vicende, chiarisce l´assessore, non riferite in alcun modo a Pisani. Ma sull´ex capo della mobile, l´assessore sottolinea: «È fatto notorio a Napoli e negli ambienti giudiziari e investigativi che da quindici anni io vengo ritenuto dal dottor Pisani il pm foriero di molte delle sue disavventure o traversie. Una circostanza che lo stesso Pisani non ha mai nascosto». Quindi Narducci ricostruisce un episodio che risale alla fine al mese di luglio del 1998: dopo l´omicidio di Giuseppe Giuliano, zio dell´allora capoclan Luigi, fu intercettata dai carabinieri del Ros una telefonata tra Pisani e Guglielmo Giuliano, all´epoca dei fatti latitante. Circostanza definita «singolare» da Narducci, che coordinava le indagini sulla camorra di Forcella e scrisse una relazione sul fatto al procuratore capo Agostino Cordova. «La relazione determinò due conseguenze: l´estromissione dalle indagini della squadra mobile e, per decisione autonoma del procuratore, l´avvio di un procedimento a carico di Pisani per favoreggiamento». Fascicolo istruito da un diverso pm, che chiese l´archiviazione, e poi chiuso, «dopo che il gip aveva disposto l´imputazione coatta e la fissazione di un´udienza preliminare, con la sentenza di non luogo a procedere». Nella interpretazione di Narducci, «dopo la mia relazione, che aveva provocato qualcosa di non usuale, nasce l´esigenza di chiedere a un importantissimo capo camorra notizie sul mio conto. Poi, vivaddio, quel capocamorra ebbe l´onestà e la forza di dire che non solo non gli risultava alcunché, ma che nel suo importantissimo gruppo criminale ero considerato integerrimo». Sulla circostanza riferita nel verbale del 19 ottobre 2010 non è stata rivolta alcuna domanda a Lo Russo durante l´esame sostenuto martedì in aula al processo sul riciclaggio, dove Pisani è imputato di favoreggiamento degli imprenditori Marco Iorio e Bruno Potenza. A questa come alle altre accuse di Lo Russo il superpoliziotto, al quale il Viminale non ha mai fatto venire meno la fiducia, ha scelto di non replicare in sedi diverse da quelle processuali e così i suoi legali, gli avvocati Vanni Cerino e Rino Nugnes, che stanno preparando il controesame del pentito fissato per il 21 marzo. Solidarietà all´assessore Narducci viene espressa dal sindaco Luigi de Magistris: «Parlano la storia personale e professionale di Narducci. Probabilmente paga con il fango le doverose e coraggiose inchieste che ha portato avanti da magistrato a Napoli». Prima di lasciare la Procura, Narducci ha indagato sui clan di Forcella e della Sanità, quindi su Calciopoli e sul caso Cosentino. Un altro pentito, Michelangelo Mazza, ha detto che nel 2003 i clan dominanti del centro cittadini avevano deciso di ammazzarlo. L´agguato doveva scattare in piazza dei Martiri, dopo aver ricevuto una "soffiata" sui suoi spostamenti. -
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CALCIO E SOLDI: PREMIER LEAGUE SU YOU TUBE O IPAD A un anno dalla scadenza del contratto con Sky e Murdoch, il campionato inglese si guarda attorno in cerca di sterline. L’interesse di Google e Apple di LUCA MANES (l'Unità 22-03-2012) Manca ancora un anno alla rinegoziazione dei diritti Tv della Premier League inglese, ma le grandi manovre sembrano già iniziate. Il predominio di Sky è sotto assedio, almeno a dar retta alle voci provenienti da oltre Manica che vorrebbero addirittura Apple e Google interessate al business del football in tv. Per il momento non c'è nulla di ufficiale, ma sia il Guardian che il Daily Mail nelle settimane passate hanno riportato l'intenzione dell' azienda di Cupertino di aumentare le vendite della Apple TV e dell'Ipad tramite la trasmissione dei match della massima divisione inglese. La compagnia fondata da Steve Jobs non ha mai puntato forte sullo strumento televisivo e per invertire questa tendenza, almeno sul mercato britannico, sembrerebbe volersi affidare a eventi live di grande richiamo come il football. GUARDALA SU YOU TUBE Google ha acquistato i diritti della Premier League di cricket indiana da mandare su You Tube, le sue app hanno invaso gli sport americani e in Inghilterra ci sono squadre di alto profilo come il Manchester City che, sempre su You Tube, hanno un canale molto ben organizzato e ricco di contenuti. L'idea di guardare una partita su internet, poi, non costituisce più una novità. Lo era nel 2009, quando i sudditi della regina poterono seguire – a pagamento – dai computer di casa e non in televisione l'ininfluente sfida per le qualificazioni ai Mondiali sudafricani tra la nazionale dei Tre Leoni e l'Ucraina. Ma quando, nei primi mesi dell'attuale stagione, è arrivata la notizia che l'incontro del turno preliminare di FA Cup tra Ascot United e Wembley sarebbe andato in streaming sulla pagina Facebook di una nota birra statunitense, nessuno ci ha fatto troppo caso. Avviso ai naviganti: i diritti della Premier costano molto cari. Quelli relativi al periodo 2010-13 sono stati venduti alla ragguardevole cifra di 1, 7 miliardi di sterline (in euro fanno poco più di due miliardi). A differenza di quanto accade da noi, si possono trasmettere in diretta solo gli anticipi e i posticipi, non gli incontri del sabato pomeriggio – uno dei motivi per cui gli stadi inglesi sono sempre affollati. Su un totale di 138 partite l'anno, 115 sono un'esclusiva di Sky, 23 spettano alla ESPN (di proprietà della Disney), che dopo essere subentrata all'irlandese Setanta quando quest'ultima dichiarò bancarotta nel 2009, ha poi deciso di continuare a partecipare al gran ballo della Premier. Però, la ESPN ha fatto sapere di non essere disposta a fare follie qualora le due compagnie Hi Tech e soprattutto Al Jazeera – soggetto più “istituzionale” anch'esso già apparso all'orizzonte – dovessero fare sul serio. L’IMPERO PERDUTO Insomma, in vista della prossima asta di ipotesi e di nomi se ne fanno parecchi. Perso il monopolio nel 2007-08 a seguito di un pronunciamento dell'Unione europea, ora la tv satellitare di Rupert Murdoch rischia di ricoprire un ruolo secondario nel campionato di calcio che dal 1992, anno di fondazione della Premier, ha contribuito a valorizzare ma senza il quale non avrebbe potuto costruire una buona fetta delle sue fortune. Prima del fatidico 1992, infatti, Sky perdeva 10 milioni di sterline a settimana. La soluzione si chiamava football. La prima asta se l'aggiudicò grazie a un'offerta finale di 304 milioni di sterline, una cinquantina in più di quelli messi sul piatto dalla ITV, la televisione privata che, forte dell’appoggio dei grandi club come Liverpool, Arsenal e Manchester United, aveva provato a opporsi al gruppo di Murdoch, e che in precedenza deteneva i diritti televisivi. Sky poteva contare sull’appoggio dei club minori, guidati dall’allora ancora “povero” Chelsea, e dal Tottenham di Alan Sugar, in ottimi rapporti con il miliardario australiano e fornitore, tramite la sua società (l’Amstrad), dei sistemi per la piattaforma digitale. Una figura molto discussa, quella di Sugar. Oltre a rompere il fronte delle Big, il nostro favorì Sky con una soffiata sulle cifre offerte dalla ITV, in barba all’etica e al conflitto di interessi (ammettendo però le sue colpe in un secondo momento). Ma Sugar fece anche di più. Il suo voto – ovviamente decisivo – contribuì ad assegnare i diritti televisivi all’amico Murdoch. Uno che, a giudicare anche dagli ultimi scandali che lo vedono coinvolto, non si è mai fatto scrupoli nell'utilizzo di metodi poco ortodossi. Chissà che cosa si inventerà questa volta per non lasciarsi sfuggire la sua “amata” Premier. -
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il Giornale 22-03-2012 -
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CALCIO D'ANGOLO di MARIO SCONCERTI (SETTE 22-03-2012) LA SFIDA DELLA COSCIENZA Domenica si gioca Juventus-Inter, due squadre che rappresentano, più di altre, i complessi di colpa dopo Calciopoli Fra qualche ora si giocherà Juventus-Inter, forse l’ultimo angolo mistico del calcio, quello che Gianni Brera chiamava il derby d’Italia. Il Milan è un avversario comune, ma solo un avversario, non un altro simbolo. La Roma un resto che viene da lontano, a volte insistente, ma tutto sommato fuori corsa. Juve e Inter sono molto di più, soprattutto in questo momento. Sono la conseguenza di Calciopoli, sono una disputa di fede che non trova pace. Dopo Calciopoli c’è stato soltanto rancore. I complessi di colpa di juventini e interisti hanno creato una via di salvezza nel condannarsi a vicenda, uno ha fatto da lavandino spirituale dell’altro. E così ha funzionato. Scalciandosi a vicenda tutti e due hanno dimenticato che due colpevoli non faranno mai un innocente. Però portano consolazione. Così adesso Juve e Inter rappresentano l’odio sportivo e forse qualcosa di più. Se esiste un inconscio che ci ribalta, Juventus e Inter ne sono il simbolo. Non è più nemmeno importante capire chi abbia ragione, tutto è andato molto più in là. Ognuno ha fatto dei torti dell’altro le proprie certezze. Cosa conta la verità? E, semmai, c’è qualcosa di realmente vero? È in questa tempesta emotiva che si arriva un paio di volte l’anno a questa specie di spareggio con la coscienza del calcio. Ma anche dietro alla dottrina resiste il valore del risultato. È quello che dà un segnale di realtà. Nel calcio le vendette sono a capitoli, come in una fiction estrema, però arrivano. La Juve ora è in vantaggio, se c’è una squadra in costruzione è la sua, non l’Inter. Entrambe sembrano in ritardo sul Milan, ma il Milan sembra sempre qualcosa sul punto di passare di moda, non ha niente dell’avanguardia. Ma nemmeno il miraggio di un terzo avversario ripara i torti del passato. È difficile spiegarlo a chi non partecipa, questo rancore esistente tra Juve e Inter, ma siamo a qualcosa di estremo, il massimo dello stordimento pacifico, della sciocchezza accettabile. Ma anche qualcosa di irreversibile, il senso stesso dell’agonismo. Quando un sentimento è così profondo, così scavato, non importa nemmeno che sia giusto. È corretto per il fatto stesso che esiste. Può essere tutto questo una sola partita? Certamente sì. Il calcio non è un fatto solo tecnico, altrimenti conterebbe solo giocare bene. Invece conta vincere, andare oltre l’avversario, umiliarlo civilmente ma in qualche modo umiliarlo. Specie se la partita è Juve-Inter. -
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Il caso Almunia e Platini: indispensabile il fair play finanziario Calcio e debiti: allarme Ue «Situazione insostenibile» di IVO CAIZZI (CorSera 22-03-2012) BRUXELLES — La Commissione europea lancia l'allarme sui debiti eccessivi di molte squadre di calcio dei Paesi membri, che rischiano di aver bisogno di salvataggi simili a quelli attuati per evitare il fallimento di Stati come Grecia, Portogallo e Irlanda. «Sono profondamente preoccupato per il crescente livello di indebitamento di molti club europei — ha ammonito da Bruxelles il vicepresidente della Commissione europea, lo spagnolo Joaquin Almunia, in un comunicato congiunto con il presidente dell'Uefa, il francese Michel Platini —. Questa situazione è insostenibile». Platini ha fatto riferimento a un rapporto Uefa che indica «un preoccupante incremento nelle perdite e nei debiti dei club del calcio professionistico». Almunia e Platini hanno concordato che la via da seguire è il Fair play finanziario dell'Uefa, che impone alle società di non spendere più di quanto incassano ed è considerato da Bruxelles «in linea con la normativa comunitaria». Ma Ue e Uefa stanno lavorando insieme anche per evitare che nel frattempo la situazione esploda. Almunia sarebbe stato informato che nel suo stesso Paese il calcio professionistico avrebbe raggiunto un livello di indebitamento pesantissimo per i club di seconda e terza fascia, ma inquietante perfino per Real Madrid e Barcellona nonostante i loro introiti altissimi. Sono spuntati addirittura oltre 750 milioni di euro non pagati al fisco da squadre iberiche. Seri problemi emergerebbero anche nella Premiership inglese e in Italia. Almunia e Platini mettono sotto accusa le società che «pagano stipendi eccessivi ai calciatori perfino quando la loro reale posizione finanziaria non lo consentirebbe». Aggiungono che questi mega-ingaggi sono diventati «particolarmente ingiustificati» in questo periodo di crisi finanziaria. In Spagna, dove c'è una disoccupazione-record superiore al 20%, ha provocato indignazione la concessione alle squadre di non versare le tasse nei tempi previsti. In questa chiave la Commissione europea diffida i governi dall'impegnarsi in salvataggi in contrasto con la normativa Ue sulla concorrenza e gli aiuti di Stato. Da Bruxelles fanno capire che la situazione è cambiata rispetto al 2001, quando la Commissione europea — su pressione di influenti governi nazionali — accettò un compromesso nel regolamentare i trasferimenti dei calciatori nell'Ue, mostrando comprensione verso alcune grandi squadre super-indebitate e sottovalutando i rischi futuri per la solidità finanziaria dell'intero calcio europeo. -
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GIRAUDO L’appello a ottobre di ALVARO MORETTI (Tuttosport 22-03-2012) NAPOLI. Tra un rinvio e l’altro è tempo d’appelli nel mondo napoletano di Calciopoli. Ieri e oggi il deposito degli ultimi ricorsi per l’appello del processo principale, quello a Moggi: in mattinata il pm Capuano ha consegnato il suo pamphlet in cui chiede di punire più duramente l’ex dg della Juve, appellando le assoluzioni di alcuni (Fabiani, Fazi, Mazzei, Rodomonti, Scardina) e cercando di far inasprire la posizione di alcuni condannati come Bergamo, Bertini, Pairetto, De Santis, Diego Della Valle, Mazzini e Racalbuto. Oggi, col deposito dell’appello di Moggi, si può passare la palla alla Corte d’Appello: i rumors di Palazzo di Giustizia parlano di un rito che potrebbe svolgersi non prima di fine 2013. Con la prescrizione delle frodi sportive (ma non dell’associazione per delinquere) ormai consumata. TRE ANNI DOPO Rinvii e lungaggini anche per l’appello di Giraudo, Lanese, Dondarini e Pieri, condannati con rito abbreviato nel lontano 14 dicembre 2009. I 4 - ma anche agli assolti Baglioni, Foschetti, Griselli, Rocchi, Messina, Gabriele e Cassarà- contro cui l’accusa propose appello dovranno aspettare il 12 ottobre per l’inizio del processo: ieri udienza rinviata per sciopero dei legali e per ennesimi difetti di notifica, quelli che avevano mandato buca le udienze del 5 luglio e del 16 novembre. Il presidente della IV sezione della Corte d’Appello, Stanziola (relatrice Silvana Gentile, a latere Teresa Annunziata), ha ri-vergato l’agenda: udienze il 12 (procura generale e parti civili) e il 19, finale il 26 ottobre con arringhe dei difensori e sentenza. Presente, anche se non citata, la Juve coi suoi legali (per le ipotesi risarcitorie legate alla posizione di Giraudo). -
Due Chicche Sull'Assessore Narducci
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L’assessore citato dal pentito Lo Russo Narducci: denunciai Pisani, ce l'ha con me da 15 anni di TITTI BENEDUCE (Corriere del Mezzogiorno 22-03-2012) Un rancore che dura da 15 anni: così Giuseppe Narducci, ex pm e oggi assessore del Comune di Napoli, interpreta le dichiarazioni del pentito Salvatore Lo Russo, secondo il quale l'ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani aveva indagato sullo stesso Narducci facendo credere che facesse uso di droga. Narducci ha parlato di altri episodi in cui emergeva il tentativo da parte di poliziotti di indurre collaboratori di giustizia a muovere false accuse nei suoi confronti. «È fatto notorio a Napoli che da 15-20 anni sono considerato da Pisani foriero di molte sue disavventure. È lusinghiero che un capo camorra si sia detto sbalordito delle insinuazioni di Pisani e abbia affermato che negli ambienti camorristici ero considerato integerrimo». ------- L’assessore alla Legalità spiega i motivi dei contrasti con l’ex capo della Mobile Narducci: «Denunciai Pisani, perciò ce l’ha con me» di TITTI BENEDUCE (Corriere del Mezzogiorno 22-03-2012) NAPOLI — Un rancore che dura da 15 anni. Una guerra fredda tra Procura e Questura che si protrae silenziosa salvo poi, ogni tanto, sfociare in pericolose scaramucce. Così Giuseppe Narducci, ex pm e oggi assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli, interpreta le dichiarazioni del pentito Salvatore Lo Russo, secondo il quale l'ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani (imputato nel processo su riciclaggio e ristorazione) aveva indagato sullo stesso Narducci facendo credere che facesse uso di droga. Ma quello attuato attraverso Lo Russo, secondo l'ex pm, non rappresenta l'unico episodio per screditarlo. Lo ha spiegato lui stesso incontrando i giornalisti nel suo ufficio al primo piano di Palazzo San Giacomo, all'indomani della pubblicazione dei verbali di Lo Russo. Verbali sconcertanti: «Ricordo — dice il pentito — che in un'occasione il dottor Pisani mi chiese informazioni circa il fatto che c'era un carabiniere che si recava nella zona della Torretta per acquistare cocaina per il dottor Narducci. Rimasi sorpreso, anzi sbalordito». Narducci ha spiegato di essere subito andato in Procura per rendere dichiarazioni ai pm titolari del procedimento in cui è coinvolto Pisani, Sergio Amato ed Enrica Parascandolo. «È fatto notorio a Napoli, in ambienti giudiziari e investigativi — ha sottolineato l'ex pm — che da 15-20 anni sono considerato da Pisani foriero di molte sue disavventure. Una circostanza che lo stesso Pisani non ha mai nascosto». Narducci ha ricordato le sue inchieste sul clan Giuliano e sulle collusioni di esponenti della polizia. In seguito ad una sua relazione all'allora procuratore Agostino Cordova, infatti, Pisani finì sotto inchiesta per favoreggiamento (vicenda conclusa con un non luogo a procedere dopo l'imputazione coatta ordinata dal gip) e fu trasferito a Roma. Dopo l'omicidio di Giuseppe Giuliano avvenuto nel luglio 1998 — ha detto ancora Narducci — fu intercettata una telefonata tra Pisani, all'epoca capo della sezione Omicidi della squadra mobile, e il boss latitante Guglielmo Giuliano. Una vicenda definita «anomala» da Narducci, il quale ha sottolineato che il compito di un funzionario di polizia è in primo luogo quello di arrestare un boss latitante della camorra. In quella circostanza il boss, al quale Pisani chiedeva informazioni sul delitto, esprimeva anche pesanti apprezzamenti sul conto di Narducci, «senza del resto che da parte dell'interlocutore venisse mossa alcuna obiezione». Narducci ha spiegato di aver fornito ai pm altri «elementi di fatto»: tra questi figurano altri episodi, trasmessi poi all'autorità giudiziaria di Roma, in cui emergeva il tentativo da parte di poliziotti di indurre collaboratori di giustizia a muovere false accuse nei suoi confronti, sempre relative al consumo di stupefacenti. Fu il pm Giovanni Corona, si ricava dagli archivi giudiziari, a rendersi conto che quei sedicenti collaboratori in realtà mentivano. Ricordando l'inchiesta sulla collusione di funzionari e agenti di polizia, Narducci ha affermato che quell'indagine «fu tra le più scomode mai fatte a Napoli: erano anni difficili, io e altri colleghi indagavamo sui rapporti collusivi tra camorra e forze dell'ordine. Io ero stato individuato come il pm più ostinato nell'attività di indagine e nella ricerca di prove su elementi collusivi». Narducci è poi ritornato sulle dichiarazioni di Lo Russo: «È lusinghiero che un capo camorra si sia detto sbalordito delle insinuazioni di Pisani e abbia affermato che negli ambienti camorristici ero considerato integerrimo. Io invece non sono sorpreso e sbalordito, ma indignato». Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco, Luigi de Magistris: «Chi fa il magistrato, il poliziotto o il carabiniere in un certo modo sa perfettamente che oggi le tecniche migliori per delegittimare le persone oneste sono il fango, la violenza morale e quella della carta da bollo. Da parte dell'Amministrazione, me in testa, c'è massima solidarietà. La storia personale e professionale di Narducci dimostrano che persona è e probabilmente paga con il fango le doverose e coraggiose inchieste che ha portato avanti da magistrato a Napoli». -
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Pusher o calciatore? Questo è il dilemma… La Gazza è innocente, in questo caso: ecco il link della fonte. -
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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 21-03-2012) Il calcio italiano sprofonda e Platini ci mette paura... Michel Platini l'ha ribadito anche di recente, in occasione del congresso Uefa di Istanbul: "Il progetto del financial fair play va avanti, non guarderemo in faccia a nessuno". Dal 2014 scatteranno le sanzioni che, nei casi estremi, potrebbero portare anche all'esclusione dalle Coppe europee. Ma non sembra proprio che gli sceicchi, o gli Abramovich della situazione, si stiano a preoccupare: anzi, continuano a spendere senza problemi. E anche i grandi club italiani sono ormai tutti fuori norma. Per stare al passo con l'Europa, ecco che hanno portato i bilanci in rosso: ma non sempre, per la verità, riescono nel loro intenti visto che quest'anno solo il Milan resta in corsa in Champions e che il nostro calcio, ma non è una novità, ha fatto una pessima figura nelle Coppe (soprattutto nell'Europa League), salvo rare eccezioni (leggi: Napoli). Gli ultimi conti sono drammatici. I club di serie A schiacciati da 1,55 miliardi di debiti. Il risultato netto è di -284,7. Stando ai bilanci del 2009-'10 solo Bari (ora in B), Brescia (ora in B), Catania, Lazio, Napoli, Palermo, Parma e Udinese erano in attivo. Tutte le altre un passivo, e alcune in situazioni davvero pesanti. Senza i soldi delle tv, il nostro calcio sarebbe già fallito. L'Inter rischia il prossimo anno di restare fuori dall'Europa, e questo comporterebbe almeno 30 milioni di euro, se non di più, di mancati introiti. Con gravi danni ad un bilancio che è già in profondo rosso: -207 milioni nel 2006-'07; -148 nel 2007-'08; -154 nel 2008-'09; -69 nel 2009-2010; -86 nel 2010-2011. Per gli stipendi dei calciatori Moratti spende 190 milioni a stagione, una follia, e non sarà facile liberarsi di alcuni "vecchietti" (meglio non far nomi. . . ) che hanno ancora anni di contratto. Eppure c'è qualche tifoso nerazzurro che ha avuto il coraggio di contestare Moratti che in questi anni ha ripianato sempre i debiti (ad ottobre 2011 l'ultimo aumento di capitale, 40 milioni) e che ha portato a grandi successi. In situazione non facile anche la nuova Roma made in Usa: quest'anno, senza Coppe (è uscita ai playoff dell'Europa League) incassa pochino ed è attesa da un altro consistente aumento di capitale: il deficit di 30, 8 milioni del 2010-'11 peggiorerà sicuramente a giugno. La stessa Juventus, per rilanciarsi ai vertici, ha chiuso a meno 95, 4, il peggior bilancio della storia bianconera. Fra gli aspetti positivi c'è il nuovo stadio, quasi sempre pieno, che è un valore aggiunto per il futuro e il fatto che il prossimo anno dovrebbe tornare in Champions. Il Milan in Europa c'è, come detto. Adriano Galliani è un ottimo amministratore delegato ma ha chiuso anche lui in rosso: meno 69,8 milioni (e in futuro sarà difficile fare meglio). Sa benissimo, l'ad del Milan, che è sempre più dura tenere il passo di Barcellona, Real o Manchester (City e United). Tempo fa Galliani disse: "I nostro calcio era un ristorante di lusso, ma ora si sta trasformando in una pizzeria. . . ". Apriti cielo: gli diedero addirittura del disfattista. Invece ha perfettamente ragione. In futuro i nostri club potranno ancora permettersi di avere gli Ibrahimovic? Se mancano gli introiti delle Coppe europee, quelli che fanno la differenza per le big, sarà sempre più difficile. E la mannaia di Platini ormai si avvicina... Convegno a Roma su "nuove tecnologie per nuove abilità" "Nuove tecnologie per nuove abilità": il 3 aprile a Roma (teatro Ss. Apostoli, piazza Sempione 1) si terrà un importante convegno sulla ricerca al servizio delle persone con disabilità. Modera i lavori l'avvocato Gianfranco Tobia, presidente del centro studi economia, diritti ed etica dello sport. Tra i relatori il Vescovo di Goma, Ruboneka, e il professor Fabio Pigozzi, presidente commissione scientifica dell'istituto di medicina dello sport. -
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Comunicato congiunto tra UEFA e Commissione europea La Commissione europea ha confermato che le norme sul fair play finanziario della UEFA sono in linea con la politica di aiuti di stato dell'Unione europea (UE). di UEFA News | Mercoledì, 21 marzo 2012, 10.45CET Oggi, la Commissione europea ha confermato che le norme sul fair play finanziario della UEFA sono in linea con la politica di aiuti di stato dell'Unione europea (UE). Il presidente UEFA Michel Platini e il vicepresidente della Commissione europea e commissario per la concorrenza Joaquín Almunia hanno pubblicato un comunicato congiunto al riguardo, evidenziando la coerenza tra le regole e gli obiettivi del fair play finanziario e quelli della Commissione nel settore degli aiuti di stato. Il comunicato è stato allegato a un carteggio tra Platini e Almunia dopo l'incontro a Bruxelles a dicembre 2011. Il presidente UEFA ha dichiarato: "Sono molto contento che la UEFA e la Commissione europea abbiano compiuto insieme questo passo decisivo, per assicurare un futuro prosperoso o stabile al calcio europeo e alla comunità calcistica europea in generale. Il nostro comunicato conferma che le norme sul fair play finanziario della UEFA sono pienamente coerenti con quelle sugli aiuti di stato dell'Unione europea. Voglio ringraziare sinceramente il vicepresidente Almunia e la Commissione europea per il loro impegno, lo spirito costruttivo e la cooperazione in questo processo congiunto". Almunia, vicepresidente della commissione per la concorrenza, ha dichiarato: "Appoggio pienamente gli obiettivi del fair play finanziario della UEFA e ritengo essenziale che i club abbiano basi finanziarie solide. Le regole della UEFA tuteleranno l'interesse dei singoli club e giocatori, oltre al calcio eueopeo nella sua totalità. Vorrei congratularmi con il presidente Platini per come ha condotto i lavori". Dal meeting tra il presidente UEFA e il vicepresidente della Commissione, i servizi della UEFA e della Commissione europea hanno lavorato insieme per analizzare le modalità con cui le misure di fair play finanziario potessero rientrare nel quadro della politica di aiuti di stato della UE. Il comunicato odierno è il risultato di questo lavoro ed esprime, in modo concreto, l'interesse e gli obiettivi comuni di entrambe le organizzazioni. Come richiesto dalla comunità del calcio europeo, e dopo le consultazioni con tutti i portatori di interesse, il Comitato Esecutivo UEFA ha approvato le misure di fair play finanziario a maggio 2010. Queste includono l'obbligo per i club di chiudere il bilancio almeno in parità in un determinato periodo e di non spendere più di quanto guadagnino, tagliando gli eccessi che negli ultimi tempi hanno messo a repentaglio la salute del calcio. Tali misure, dunque, sono state studiate per tutelare il benessere e la fattibilità a lungo termine nel calcio europeo. La UEFA e la Commissione europea hanno anche sottolineato che è necessario che garantire che le regole vengano applicate in un modo uniforme a tutti i club, per evitare il rischio di discriminazione o trattamento impari. Infine, il comunicato congiunto dichiara che la UEFA e la Commissione continueranno a collaborare in questo campo, per risolvere questioni di interesse comune. Norme sulle licenze per club e sul fair play finanziario della UEFA, edizione 2010 Testo del comunicato congiunto UEFA/Commissione europea ------- Una "pietra miliare" per il calcio europeo La UEFA ha accolto di buon grado la conferma da parte della Commissione europea che esiste coerenza tra gli obiettivi del fair play finanziario della UEFA e le politiche di aiuti di stato dell'Unione europea. di MARK CHAPLIN (UEFA News | Mercoledì, 21 marzo 2012, 13.56CET) La UEFA ha accolto di buon grado la conferma da parte della Commissione europea che esiste coerenza tra gli obiettivi del fair play finanziario della UEFA e le politiche di aiuti di stato dell'Unione europea (UE). La conferma è stata descritta come una "pietra miliare" per il calcio europeo nell'ottica di una stabilità finanziaria duratura. Mercoledì, il presidente UEFA Michel Platini e il vice presidente della Commissione europea e commissario per la concorrenza Joaquín Almunia hanno pubblicato un comunicato congiunto in materia. Platini ha ringraziato Almunia e la Commissione europea per "l'impegno, lo spirito costruttivo e la cooperazione in questo processo congiunto". La UEFA è fermamente convinta che le regole sul fair play finanziario salvaguarderanno il futuro benessere dei club calcistici. Il continuo sostegno della Commissione europea – e quello degli altri principali portatori di interesse – è un'ulteriore prova di validità delle misure di fair play finanziario in corso di implementazione. Gli obiettivi del fair play finanziario sono pubblicati sui Regolamenti sulle licenze per club e sul fair play finanziario della UEFA. Il loro scopo consiste nel disciplinare le finanze dei club e tagliare gli eccessi che hanno portato vari club ad avere difficoltà finanziarie. Ai sensi di queste misure, i club sono obbligati a chiudere i bilanci almeno in parità – ovvero a non spendere più di quanto guadagnino – e ad agire responsabilmente per tutelare la fattibilità a lungo termine nel calcio europeo. Il Panel di controllo finanziario dei club è stato istituito per vigilare e garantire che le società aderiscano alle regole di fair play finanziario. Queste misure verranno implementate in un ciclo triennale: nel 2013/14, la valutazione di parità dei bilanci riguarderà gli anni finanziari 2012 e 2013, a partire dalla valutazione di tutti i trasferimenti e gli stipendi del personale dei club dell'estate 2011. "È un comunicato congiunto molto importante - ha commentato il segretario generale UEFA Gianni Infantino mercoledì dopo il meeting del Comitato Esecutivo UEFA a Istanbul -. Sono stati compiuti sforzi enormi e abbiamo lavorato insieme ai servizi del commissario [Joaquín Almunia]. "L'importanza di questo comunicato è enorme. Per noi si tratta di un grande passo in avanti, una pietra miliare nell'applicazione delle regole di fair play finanziario, che hanno il sostegno di club, leghe e associazioni calciatori. Si evince un impegno chiaro da parte della Commissione europea. Inoltre, il comunicato invita a un'ulteriore cooperazione tra la UEFA e la Commissione europea in altri ambiti. Per ora ci siamo occupati di fair play finanziario, ma proseguiremo la collaborazione con la Commissione europea perché finora è stata molto fruttuosa e produttiva". Infantino ha ribadito che il fair play finanziario è necessario per contrastare tendenze preoccupanti nel calcio, confermate dal recente Rapporto comparativo sulle licenze per club UEFA. Il documento sottolinea i problemi di debiti che affliggono i club, metà dei quali segnala costi e perdite in aumento. "Quando abbiamo sviluppato l'idea di fair play finanziario, abbiamo parlato con club, federazioni e leghe e abbiamo iniziato a convincere tutti che dovevamo agire in tal senso. Oggigiorno, è un peccato vedere che club dalla grande tradizione stanno affondando. Ciò dimostra che servono un maggior controllo, buone regole e l'applicazione rigorosa delle stesse. Questi casi aprono gli occhi a coloro che finora li hanno tenuti chiusi e dimostrano che occorre agire immediatamente". ___ Platini incassa l'ok dall'Unione europea sul fair play finanziario di MARCO BELLINAZZO dal blog Calcio & business (Il Sole 24 ORE.com 21-03-2012 15:46) Michel Platini incassa il sì dall'Unione europea sulle regole del fair play finanziario. Un duro colpo per chi è contrario al giro di vite sui conti delle società e già profilava ricorsi alla Corte di Giustizia Ue per la possibile lesione della libertà economica nel Vecchio Continente. Il presidente Uefa Platini e il vicepresidente della Commissione europea e commissario per la concorrenza, Joaquin Almunia, hanno infatti pubblicato un comunicato congiunto per evidenziare la coerenza tra le regole e gli obiettivi del fair play finanziario e quelli della Commissione nel settore degli aiuti di stato. Platini. "Sono molto contento che la Uefa e la Commissione europea abbiano compiuto insieme questo passo decisivo, per assicurare un futuro prosperoso o stabile al calcio europeo e alla comunità calcistica europea in generale - ha dichiarato il presidente della Uefa che ha fatto di questa battaglia un caposaldo della sua amministrazione -. Il nostro comunicato conferma che le norme sul fair play finanziario sono pienamente coerenti con quelle sugli aiuti di stato dell'Unione europea. Voglio ringraziare sinceramente il vicepresidente Almunia e la Commissione europea per il loro impegno, lo spirito costruttivo e la cooperazione in questo processo congiunto". L'Unione europea. Per Almunia, vicepresidente della commissione per la concorrenza "l'appoggio pienamente gli obiettivi del fair play finanziario della Uefa e ritengo essenziale che i club abbiano basi finanziarie solide. Le regole della Uefa tuteleranno l'interesse dei singoli club e giocatori, oltre al calcio europeo nella sua totalità". Il fair play. Il comitato esecutivo Uefa ha approvato le misure di fair play finanziario a maggio 2010. Queste includono "l'obbligo per i club di chiudere il bilancio almeno in parità in un determinato periodo e di non spendere più di quanto guadagnino, tagliando gli eccessi che negli ultimi tempi hanno messo a repentaglio la salute del calcio - spiega l'Uefa -. Tali misure, dunque, sono state studiate per tutelare il benessere e la fattibilità a lungo termine nel calcio europeo. La Uefa e la Commissione europea hanno anche sottolineato che è necessario garantire che le regole vengano applicate in un modo uniforme a tutti i club, per evitare il rischio di discriminazione o trattamento impari". Dal 2013/2014. In pratica nei prossimi tre anni i club che vorranno giocare in Europa non potranno avere un rosso sopra i 45 milioni (a parte alcune spese ammesse come quelle per gli investimenti in stadi e vivai. Il Panel di controllo della Uefa però già dalla prossima estate potrà richiamare quei club con deficit che già oltrepassano questo limite e che potranno essere "invitati" a contenere costi e spese. -
Due Chicche Sull'Assessore Narducci
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Riciclaggio, i verbali choc Il pentito, Narducci e i «veleni» sulla cocaina Lo Russo: «Pisani mi chiese se l’ex pm facesse uso di droga. Al superpoliziotto diedi 90mila euro» di LUIGI ROANO (IL MATTINO 21-03-2012) Svela un retroscena, una storia al cianuro che si abbatte sul processo in cui è imputato l’ex capo della Mobile Vittorio Pisani. Eccolo l’ultimo verbale del boss pentito Salvatore Lo Russo, da qualche giorno offerto alle parti senza omissis, senza censure da parte del pm: è il 19 ottobre del 2010, Lo Russo sostiene che una decina di anni prima, Vittorio Pisani avrebbe chiesto notizie su un carabiniere che acquistava cocaina alla Torretta per conto dell’allora pm anticamorra (oggi assessore alla Sicurezza) Giuseppe Narducci. Poche righe, una rasoiata che svela un retroscena (al momento non riscontrato) del rapporto intrecciato tra l’allora boss dei capitoni e l’ex superpoliziotto di via Medina. Salvatore Lo Russo - da anni non è un mistero - era il confidente di Pisani, da due anni sta collaborando con la giustizia. Ed è all’inizio del suo pentimento che Lo Russo spiega ai pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo una presunta ricerca di notizie da parte di Pisani mirata su Narducci (ma anche verso l’ex parlamentare di Rifondazione Francesco Caruso). Un tentativo di dossierare il pm che indagava sul clan Giuliano? Un tentativo di colpire il titolare di una indagine per favoreggiamento (poi finita con il proscioglimento) che colpì il giovanissimo Pisani? Inchiesta in corso, secco no comment da parte dei penalisti Vanni Cerino e Rino Nugnes, ma ecco le dichiarazioni rese note in queste ore dalla Dda: «Ricordo che in un’occasione il dottor Pisani mi chiese informazioni circa il fatto che c’era un carabiniere che si recava nella zona della Torretta per acquistare cocaina per il dottor Narducci. Rimasi sorpreso». Lo Russo aggiunge: «Diciamo sbalordito». Il collaboratore spiega. «E perché io il dottor Narducci lo conosco attraverso le cronache, io sono sempre convinto che è una bugia per me, perché non la vedo una persona così che può far uso di stupefacenti. Conoscevo la fama del dottor Narducci di magistrato integerrimo. Era uno di quelli che stava spesso sul giornale, lavorava molto». Ma è ancora Salvatore Lo Russo a tenere banco nel corso del processo sul presunto riciclaggio in attività di ristorazione. Settima sezione penale, presidente Rosa Romano, aula gremita, tensione a fette. Parla l’ex boss dei capitoni (che si dice «abbandonato» come pentito dalla famiglia), racconta il suo ruolo di boss confidente di Pisani, ma anche il suo rapporto con Bruno Potenza e Marco Iorio (entrambi ristoratori finiti in manette), oltre alla relazione con il poliziotto Damiano Lisena. In aula, il pentito conferma di aver dato soldi a Pisani a mo’ di regalo: 90mila euro, due tranche da 20mila e una terza da cinquantamila euro: «Ci scambiavamo regali, lui mi regalava pomodorini o pullver di cachimere, io mi decisi a dargli dei soldi. Lui all’inizio si mostrava turbato, opponeva qualche resistenza, ma i soldi li intascava. La terza volta venivo da Montecarlo, avevo vinto quasi 180mila euro, gli feci vedere la ricevuta, gli spiegai che non erano rubati. Fu così che prese 50mila euro». Anche qui, al di là delle accuse del pentito, non ci sono riscontri su una circostanza per altro fortemente negata dallo stesso Pisani. Conferme anche su un altro punto: «Pisani mi diceva di non parlare mai a telefono, di stare attento alle intercettazioni. Quando fui arrestato, disse a mia moglie che non dovevo fare colpi di testa. Una volta gli chiesi se a Sant’Antimo c’era un progetto di ammazzarmi, lui mi disse che il fatto non era campato in aria». Non manca un riferimento ad Adamo Bove, l’ex poliziotto e manager Telecom morto suicida nel 2006: «Mi disse che aveva toccato cose e persone da cui doveva stare alla larga, mi fece capire che quel poliziotto apparteneva ai servizi. Mi fa più paura Pisani, che cento camorristi insieme». Poi i rapporti societari con Iorio e Potenza. Tra il 2004 e il 2005, Lo Russo avrebbe consegnato 500mila euro a Bruno Potenza, per ottenere una rendita di 4mila euro al mese da girare alla figlia. Poi, l’ingresso nella società di Iorio e Potenza: «Ho affidato un milione e mezzo di euro (in tre tranche), in cambio di una rendita di 100mila euro l’anno (soldi mai intascati causa arresto di Lo Russo, ndr)». Non manca una battuta offensiva a Fabio Cannavaro (ex socio di Iorio e non indagato): «Marco Iorio a tutti costi me lo voleva far conoscere, ma a me era antipatico, lo ritenevo un accattone e mi sono sempre rifiutato di conoscerlo, anche dopo la sua vittoria ai mondiali». ------- La reazione L’assessore va in Procura e accusa «Vogliono screditare le mie indagini» Dopo le dichiarazioni emerse dai verbali sul caso Pisani la visita al palazzo di Giustizia di LUIGI ROANO (IL MATTINO 21-03-2012) Amareggiato ma battagliero, così nella tardissima sera di ieri si è presentato dai suoi ex colleghi pm. Giuseppe Narducci - oggi assessore alla legalità - è stato tirato in ballo nell’inchiesta che vede coinvolto l’ex capo della Mobile Vittorio Pisani dove l’ipotesi di reato è riciclaggio - il boss pentito Salvatore Lo Russo ha riferito in aula nel corso del dibattimento di avere ricevuto da Pisani la notizia che il poliziotto stava indagando su Narducci sospettato di fare uso di droga. Addirittura il pusher sarebbe stato un carabiniere. Una brutta storia che viene da lontano e che fa apparire sempre più concreti i fantasmi di una faida all’interno delle Istituzioni che fa bene solamente ai camorristi. Veleni inoculati da un boss oggi pentito che scuotono due palazzi: quello della politica e della Procura. Narducci ha appreso la notizia delle dichiarazioni del pentito mentre si apprestava ad andare in giunta dove c’era in discussione la manovra di bilancio. Ha letto e riletto quei dispacci d’agenzia quindi incredulo ha avvisato il sindaco Luigi de Magistris di quanto stava accadendo ricevendone la solidarietà. Si è attaccato poi al telefono. Da dove ha chiesto ai suoi ex colleghi di essere ascoltato immediatamente. Perché è andato in Procura Narducci? La circostanza riferita da Lo Russo risale agli inizi degli anni ’90. Narducci si è recato in Procura per fornire chiarimenti ai magistrati «su quale fosse l’attività che veniva dispiegata da Vittorio Pisani nei miei confronti». «Mi sembra doveroso - dice Narducci - riferire cose anche sul protagonista di quella vicenda oggi imputato nonché sull’ispettore Damiano Lisena sul cui conto raccolsi dichiarazioni di collaboratori di giustizia che evidentemente i miei ex colleghi stanno utilizzando». Narducci, dunque mette in relazione la vicenda raccontata dal pentito con l’inchiesta che condusse negli anni novanta su poliziotti accusati di collusioni con i clan. Nella sostanza l’assessore alla Legalità di Palazzo San Giacomo - trapela dal suo quartier generale di Piazza Municipio - a quell’epoca indagava sui rapporti tra pezzi dello Stato collusi, non solo poliziotti e camorra. Già a quel tempo «era stata messa in atto un’attività per screditare l’opera delle indagini». Insomma, secondo quello che trapela, a Palazzo San Giacomo trova più che un conferma l’idea che l’attività svolta da Narducci e dall’amministrazione nel suo complesso ostacola i traffici illegali e questo non fa contenti gli esponenti delle famiglie mafiose. Una teoria non campata in aria. Narducci - come assessore - è impegnato in Comune sul fronte della difesa della cosa pubblica dall’aggressività dei clan. È attivo per questo motivo sul fronte delle gare d’appalto. Il meccanismo di assegnazione dei lavori pubblici è il suo pallino. Ha lavorato e sta lavorando per mettere a punto sofisticati strumenti per impedire le infiltrazioni. Di più. Ha creato un albo per sostenere le aziende vittime del pizzo e riportare quindi sul mercato imprese strozzate. -
Due Chicche Sull'Assessore Narducci
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Le dichiarazione dell’ex boss Lo Russo "Pisani mi chiese notizie su Narducci" Nuovo verbale del pentito Lo Russo che in aula torna ad accusare il poliziotto di DARIO DEL PORTO (la Repubblica - Napoli 21-03-2012) La Procura toglie il segreto da alcuni verbali del pentito Salvatore Lo Russo e spuntano nuove, dirompenti, dichiarazioni dell´ex boss di Secondigliano. Alla fine degli anni ´90 l´ex capo della squadra mobile Vittorio Pisani avrebbe chiesto a Lo Russo, all´epoca suo confidente, oggi suo accusatore, informazioni sull´allora pm anticamorra Giuseppe Narducci, oggi assessore comunale, e sul leader dei No Global Francesco Caruso. Gli atti sono stati depositati alla vigilia dell´udienza di ieri del processo sul riciclaggio in alcuni locali del lungomare dove Lo Russo, imputato assieme ad altre 16 persone fra le quali Pisani e gli imprenditori Marco Iorio e Bruno Potenza, ha risposto alle domande del pm Sergio Amato. Collegato in videoconferenza con l´aula 116 del Tribunale, il pentito ha parlato per oltre due ore. Ha ricostruito i suoi rapporti con Mario Potenza, storico contrabbandiere e usuraio del Pallonetto di Santa Lucia, e con il figlio Bruno, al quale avrebbe affidato 500 mila euro della figlia. «Bruno mi disse che avrebbe fatto girare quei soldi e avrebbe dato a mia figlia 4 mila euro al mese, come poi accadde». Lo Russo ha poi affermato di aver affidato a Marco Iorio e Bruno Potenza un milione e mezzo di euro, senza però entrare formalmente nella società che gestiva i ristoranti, concordando una rendita di 100 mila euro l´anno (ma ne aveva chiesti 150 mila euro), soldi poi mai ricevuti perché, nel 2007, Lo Russo fu arrestato. Il pentito ha riferito inoltre dell´antipatia nutrita nei confronti del calciatore Fabio Cannavaro, ritenuto dall´ex capoclan troppo venale: «Iorio e Cannavaro sono amici ma anche soci. Fabio Cannavaro possiede il 10 per cento della società della ristorazione, mi disse Marco Iorio. Ma a me stava antipatico. Lo schifavo». E ha ribadito le accuse nei confronti di Pisani, del quale era stato a lungo confidente, sostenendo anche di avergli consegnato in tre occasioni denaro contante nonostante la «resistenza» opposta dal superpoliziotto. Pisani, accusato di favoreggiamento di Iorio e Potenza, ha sempre respinto tutte le accuse e gode tuttora della piena fiducia del Viminale. Ieri ha ascoltato la deposizione del pentito seduto accanto ai suoi legali, gli avvocati Vanni Cerino e Rino Nugnes, che si preparano al controesame del collaboratore di giustizia che si svolgerà martedì 27 marzo. In un verbale del 19 ottobre 2010, Lo Russo indica un episodio che sarebbe avvenuto «prima dell´anno 2000». Dice il pentito: «In un´occasione il dottor Pisani mi chiese informazioni circa il fatto che c´era un carabiniere che si recava nella zona della Torretta per acquistare cocaina per il dottor Narducci», in quegli anni sostituto di punta del pool anticamorra. Lo Russo aggiunge di essere rimasto «sbalordito da quanto diceva in quanto conoscevo la fama del dottor Narducci di magistrato integerrimo. Risposi che non ne sapevo nulla e che nulla potevo fare in quanto quella non era una zona dove avevo particolari conoscenze». Ieri sera Narducci si è recato in Procura per esporre ai magistrati alcuni elementi ritenuti a suo giudizio utili alle doverose verifiche sulla attendibilità di quanto sostenuto da Lo Russo. Più volte, nella sua carriera, Narducci si è occupato di inchieste che hanno toccato ambienti della polizia. Alla fine degli anni ´90 le indagini avviate dall´ex pm dopo il pentimento di uno dei fratelli Giuliano di Forcella, Guglielmo, avevano anche portato all´apertura di un fascicolo per favoreggiamento nei confronti di Pisani, istruito da un diverso pm e poi chiuso con il proscioglimento del superpoliziotto. Nel verbale il collaboratore di giustizia prosegue affermando che in un´altra circostanza «il dottor Pisani mi chiese se avessi informazioni» in merito a Francesco Caruso, leader dei No Global che è stato anche deputato di Rifondazione tra il 2006 e il 2008. Nel corso dell´esame di ieri, il pm Amato, che sostiene l´accusa con il pm Enrica Parascandolo, non ha rivolto a Lo Russo alcuna domanda su queste vicende. In aula Lo Russo ha invece ripetuto quanto già detto a verbale sul rapporto di natura confidenziale instaurato con Pisani e ha anche parlato di tre presunte dazioni di denaro in favore del superpoliziotto. La prima in occasione del periodo natalizio: «Misi 20 mila euro in una busta, non sapevo come sarebbe andata, se avrebbe accettato o meno. All´inizio oppose resistenza, diceva che ai soldi non andava appresso». Altri 20 mila euro Lo Russo sostiene di averli regalati al dirigente di polizia per il suo compleanno, che cade lo stesso giorno di sua figlia, mentre altri 50 mila euro sarebbero stati dati dopo una vincita di 140 mila euro al casinò di Sanremo. Lo Russo ha detto che il rapporto con Pisani gli «garantiva sicurezza, mi faceva sentire immune». E ha accennato un episodio che sarebbe avvenuto mentre, in auto, si stava dirigendo a Viterbo. «Avevo con me 200 mila euro, mi fermò la polizia, ci dissero di seguirli in questura. Avvertii Pisani». A questo punto però il pm Amato ha interrotto il pentito invitandolo a non proseguire nel racconto in quanto si tratta di fatti ancora coperti da segreto istruttorio. -
PROCURA, RITARDO VERGOGNOSO di LUIGI LABRUNA (Corriere del Mezzogiorno 21-03-2012) Diciamolo papale papale. È una vergogna. È una vergogna il ritardo con cui il Csm sta procedendo alla nomina del nuovo capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ufficio vacante dal 14 dicembre dell’anno scorso, giorno dell’andata in pensione di Giandomenico Lepore, e per la cui copertura — soprattutto per corrispondere alle giuste sollecitazioni del Capo dello Stato — era stato bandito il necessario concorso sei mesi prima. Nemmeno nove mesi sono stati sufficienti alla Quinta commissione permanente dell’organo di autogoverno dei magistrati per adempiere al suo dovere di esprimere al plenum il parere (non vincolante) sui candidati. Mentre scriviamo si sta procedendo, pare, ad una (non si sa quanto utile) audizione dei tre magistrati che evidentemente appaiono emergere tra gli aspiranti (Colangelo, Lembo, Mancuso) e l’augurio è che finalmente prevalga nei commissari il senso di responsabilità e si decidano a formulare, a maggioranza o all’unanimità, come che sia, una proposta all’aula. E che questa, a sua volta, provveda senza indugi ulteriori e senza subire impropri vincoli o influenze. Comunque, con il suo tergiversare, differire, escogitare continue, inconfessate, occasioni per un ritardo «che non è assolutamente normale» (la contestuale nomina del procuratore della Repubblica di Roma, il rinnovo del Comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati, le «settimane bianche» e via enumerando) il Csm un danno grave alla propria immagine di organo autorevole e indipendente l’ha ancora una volta procurato. E quel che è peggio ha consentito il confermarsi nell’opinione pubblica e negli stessi magistrati, della persuasione che la scelta alla quale prima o poi il Csm stesso dovrà arrivare sarà causata non dalla cultura, dalle attitudini organizzative, dall’equilibrio, dall’indipedenza, dalla probità, insomma dalle capacità professionali indiscusse, dell’uno o dell’altro concorrente ma soltanto (per usare un’espressione non di un avversario della magistratura, ma dell’ex procuratore Lepore) da «logiche correntizie e non di merito». Con quale ulteriore danno per il prestigio e l’autorevolezza del prescelto (chiunque sarà) è facile immaginare. Le funzioni del procuratore capo sono delicatissime e debbono essere tenute al riparo da ogni minimo sospetto di condizionamento da parte di chicchessia. Dovunque. Figuratevi a Napoli. Con il clima che vi si respira. Per fortuna, prima di andar via, Lepore designò come «vicario» un eccellente magistrato, Sandro Pennasilico, che sta validamente operando. Ma le funzioni del «procuratore vicario » sono ontologicamente diverse da quelle del procuratore capo e, per definizione, provvisorie: «mal si sposano con un ufficio come la Procura di Napoli». Sono parole (al vento?) del presidente della giunta napoletana dell’Anm. Quell’Anm che (sempre a stare alle dichiarazioni del dottor Valentini) avrebbe dovuto fare, nell’occasione, da «cane da guardia del Csm», evidentemente perché non sgarrasse. L’abbaiare non è servito a niente sinora. La speranza è che a qualcosa serva la voce indignata dei cittadini.
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Due Chicche Sull'Assessore Narducci
Ghost Dog ha risposto al topic di Redfield in Calciopoli (Farsopoli)
Il processo Il pentito: «Diceva che un carabiniere comprava la droga per il pm». L’assessore corre in Procura Lo Russo rivela: Pisani indagava su Narducci di TITTI BENEDUCE (Corriere del Mezzogiorno 21-03-2012) Vittorio Pisani sosteneva che l'ex pm Giuseppe Narducci facesse uso di cocaina e che la droga gliela procurasse un carabiniere alla Torretta. È il contenuto di un verbale del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, depositato dai pm al processo in corso contro l'ex capo della mobile. Appreso il contenuto del verbale, l'assessore è corso in Procura: «È doveroso rivelare che cosa accadeva quando indagavo sui rapporti tra polizia e clan». ___ Il processo L’assessore corre in Procura: mi è tutto chiaro, ho diverse cose da riferire ai miei ex colleghi Il verbale choc del pentito: «Pisani indagò su Narducci» Lo Russo: diceva che il pm sniffava coca di TITTI BENEDUCE (Corriere del Mezzogiorno 21-03-2012) NAPOLI — Pisani indagò sull'ex sostituto procuratore Giuseppe Narducci, oggi assessore nella giunta De Magistris, e mise in giro la voce che il pm di Calciopoli facesse uso di droga, procuratagli da un carabiniere. La dichiarazione — bomba è del collaboratore di giustizia Salvatore Lo Russo, ex confidente di Pisani. Il verbale in questione, in precedenza omissato, è stato depositato nei giorni scorsi in forma integrale dai pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo. Pisani si sarebbe rivolto al suo confidente per acquisire informazioni sul magistrato, convinto — a dire del pentito — che facesse uso di droga. Il collaboratore ha sottolineato di essere rimasto «sbalordito» dalla richiesta in quanto sapeva, da quanto leggeva sui giornali, che Narducci era un pm molto attivo. L'attuale assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli da pm ha svolto importanti inchieste, tra cui quella contro i clan Misso e Giuliano. Negli anni '90 condusse, tra l'altro, indagini su presunte collusioni poliziotti e clan. E lì, probabilmente, è l'origine di tutto: per questo, ieri sera, quando ha saputo delle dichiarazioni di lo Russo, Narducci è corso in Procura. «È doveroso — ha detto — fornire ai miei ex colleghi elementi su quale fosse l'attività che veniva dispiegata nei miei confronti dall'attuale imputato». L'ex pm ne ha anche per Damiano Lisena, l'ispettore che lo definiva Peppe 'o scemo: «Ho raccolto su di lui dichiarazioni di diversi collaboratori». Eccoci all'interrogatorio di Lo Russo del 19 ottobre 2010; il pm Amato rilegge una dichiarazione che il pentito aveva reso precedentemente: «Ricordo che in un'occasione il dottor Pisani mi chiese informazioni circa il fatto che c'era un carabiniere che si recava nella zona della Torretta per acquistare cocaina per il dottor Narducci. Rimasi sorpreso». Lo Russo aggiunge: «Diciamo sbalordito». Il pm riprende la lettura del verbale precedente: «Anzi sbalordito». Quindi chiede: «Rimaneste sbalordito perché?». Il collaboratore spiega: «E perché io il dottor Narducci lo conosco attraverso le cronache e cose, io sono sempre convinto che è una bugia per me, perché non la vedo una persona che può far uso di stupefacenti». Il pm Amato riprende la lettura del verbale precedente: «Rimasi sorpreso, anzi, sbalordito da quanto diceva, in quanto conoscevo la fama del dottor Narducci di magistrato integerrimo». Lo Russo lo interrompe: «Non mi voglio sbagliare, il dottor Narducci era uno di quelli che stava spesso sul giornale, era uno che lavorava molto a quei temi». Amato continua a leggere il verbale precedente: «Risposi che non sapevo nulla e che nulla potevo fare in quanto quella non era una zona in cui avessi particolari conoscenze. Di lì a poco chiesi a Damiano Lisena che tipo fosse il dottor Narducci e lui rispose che loro non lo tenevano in nessuna considerazione, precisandomi che anche nelle occasioni in cui operava direttamente con loro ne parlavano come Peppe 'o scemo».