-
Numero contenuti
11014 -
Iscritto
Tipo di contenuto
Profilo
Forum
Calendario
Tutti i contenuti di Ghost Dog
-
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
"Il Misfatto" satira & sentimenti da il Fatto Quotidiano 11-03-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
L´inchiesta Tutte le verità dello Zingaro "Così io e 30 giocatori corrotti abbiamo truccato la serie A" Nella tana di Ilievski, il superlatitante del calcioscommesse di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 11-03-2012) «NON avete capito niente. Lazio-Genoa l’ha fatta Sculli, non Mauri». Sculli? Sicuro? «Sculli. Con gli amici suoi di Genova. Al cento per cento. Anzi no, a un milione per cento. Se volete ve ne parlo. Però non qui, non ora. Andiamo in un posto più tranquillo, in montagna, dove saremo solo noi. Ho fatto preparare la cena a un mio amico». Sono le tre e mezza del pomeriggio, a Skopje, e quella che Hristiyan ha in mente è una cena molto, molto lunga. Hristiyan è Ilievski, il principale latitante del calcioscommesse. Lo cerca la polizia, e l´Interpol. Secondo la procura di Cremona è la pedina chiave, l´uomo che avvicinava i giocatori di serie A per "fare le partite", li contattava tramite intermediari, li aspettava in albergo o nei ritiri con le borse piene di soldi, e li convinceva con le classiche «offerte che non si possono rifiutare». La mattina del primo giugno scorso, mentre Beppe Signori finiva in manette insieme con gli altri complici, lui è scappato dalla sua casa di Cernobbio e si è rifugiato qui, in Macedonia, protetto dalla propria fama e da un manipolo di bodyguard che lo chiamano boss. La strada per arrivare alla «casa dell´amico» è uno sterrato contorto e brullo che prima di arrampicarsi sulla roccia attraversa il quartiere albanese della città. Un incubo balcanico di strade e palazzoni grigi. Se non fossimo dentro la sua Bmw X5 bianca lucente, Hristiyan sputerebbe ad ogni incrocio per il disgusto di vedere così tanti albanesi in giro. Ma siamo in macchina, quindi si limita a bestemmiare. Attraverso la tela di un borsello nero accarezza il corpo della pistola, piccolo calibro con intarsi in legno, e poi sibila qualcosa in macedone. La «casa dell´amico» in realtà è un "ristorante privato" chiuso al pubblico ma attrezzato per servire in un ambiente lussuoso una manciata di ospiti particolari: la discrezione si paga in contanti. "IL MIO NUMERO FORTUNATO" Hristiyan è sterminato: un metro e novanta di altezza, peserà non meno di 110 chili. È un ex agente della polizia speciale macedone: la guerra del Kosovo gli ha lasciato una cicatrice sul viso e un´altra, molto più grande, che parte dal mignolo della mano destra e finisce all´altezza del polso, dove si confonde con l´inchiostro di un enorme "5" tatuato tanti anni fa. «È il mio numero fortunato», ride alludendo a chissà cosa. Perché, in questa storia, tatuaggi e cicatrici non sono un dettaglio. Anzi. La prima cosa che raccontano ai magistrati i calciatori avvicinati da Ilievski è proprio quel segno profondo sull´arcata sopraccigliare «di quell´uomo brutto», descritto come «enorme» e «silenzioso». «Brutto? - ride Ilievski - A me non sembra. Mia moglie dice di no. Certo è mia moglie... Comunque quelle cose di me le ha dette Micolucci. Me la ricordo quella notte, al parcheggio. Lui doveva darmi dei soldi da scommettere su una partita. Ed è vero che non parlavo, perché ero stanco. Ero partito in macchina da Cernobbio ed ero arrivato fino ad Ascoli. Era buio e lui parlava e parlava, e cercava di convincermi ad accettare un pagamento con assegni invece che in contanti. Guardavo davanti e così lui di me ha visto solo la cicatrice... mi spiace che si sia spaventato. Anzi no, non mi spiace. Però dire che il mio ruolo era quello di far paura ai giocatori è ridicolo». "COME TONY MONTANA" E allora, qual era il suo ruolo? «Quello di uno che scommette. A me e a Gegic (l´altro latitante di questa storia, ndr) ci hanno chiamato gli Zingari, Gipsy, come se fossimo una mafia. In realtà non siamo zingari e non siamo nemmeno un gruppo. Noi compriamo informazioni e scommettiamo. E basta. Mi chiamano i calciatori e mi dicono: "20mila su questo o su quel risultato". E io lo faccio facilmente, perché la gente si fida». Chi sono i calciatori? «Una trentina, 90 per cento di squadre di serie B il resto di A. I nomi non te li dico, io non sono uno scarafaggio, io gli scarafaggi li schiaccio, come dice Tony Montana (Scarface, ndr). Lo conosci, no?» sorride, si china, solleva l´orlo dei pantaloni per mostrare il volto di Al Pacino che si è fatto tatuare sul polpaccio. «Ho letto Puzo (autore de Il padrino), conosco a memoria Scarface: so come ci si comporta, io». Perché il cuore del calcioscommesse, secondo Ilievski, sono proprio i calciatori: «In Inghilterra non succede, in Italia invece sì: si mettono d´accordo, poi scommettono e vendono le informazioni. Quando le vendono a noi, o quando noi le scopriamo ci puntiamo sopra forte. Altrimenti le vendono a qualcun altro. Alla mafia siciliana, a quella albanese, agli ungheresi oppure a Beppe Signori che è uno dei capi del calcioscommesse in Italia. A tutti. Spesso sono gli stessi dirigenti dei club a mettersi d´accordo. Alla fine dello scorso anno, sono venuto io personalmente in Italia. Era quasi tutto già deciso, chi vinceva lo scudetto, chi andava in Europa, chi finiva in serie B. Quindi è stato un "festival". C´erano sei squadre che ritenevamo affidabili: Sampdoria, Cagliari, Bari, Lecce, Siena e Chievo. E noi abbiamo fatto un mucchio di soldi». "SONO ANDATO A FORMELLO" Sono le otto di sera. Le ciotole con le salse all´aglio e allo yogurt sono ormai relitti al centro del tavolo. Quello che Ilievski ha presentato come «l´amico» sta servendo la carne alla griglia. Hristiyan l´accompagna con grappa macedone, versata da un alambicco di rame. «Un sacco di soldi li abbiamo fatti anche con Lazio-Genoa. È andata così: io cercavo da un po´ di parlare con qualcuno della Lazio, per avere informazioni sicure. Ma non ci riuscivo. Sono andato a Formello, vero, ma lì non ho incontrato nessuno. Però mi hanno detto: "Guarda che la partita è fatta. L´ha fatta Sculli. L´accordo è 1-1 per il primo tempo, poi nel secondo tempo partita vera, anche se alla fine il Genoa ha poi dato i tre punti alla Lazio che doveva andare in Champions" (la circostanza risulta anche dagli atti dell´indagine, mentre Sculli al Quello che "ha detto" è Zamperini? «Non sono uno scarafaggio, io. Il nome di Zamperini non lo farò mai. Gli ho rovinato la vita chiedendogli di trovarmi delle informazioni sul campionato di Serie A e adesso lo difenderò fino alla fine. Non sono come Gervasoni, uno che fa le estorsioni. Dopo la prima parte dell´inchiesta, quest´estate voleva andare da Mauri, "se non mi dà un milione di euro vado a Cremona e racconto tutto", aveva detto. Quello che so io è che quella dritta era giusta, Sculli ha "fatto" la partita e io ci ho guadagnato un sacco di soldi. E come me mezzo Lazio, inteso come regione, lo sapevano tutti». Come confermano anche i flussi delle giocate. "I SOSIA DI LECCE" Ciò che colpisce sono gli aneddoti e i dettagli. Come «la faccia di Bentivoglio» quando Ilievski entrava nella sua stanza d´albergo prima di Palermo-Bari. «Masiello l´aveva costretto a incontrarmi per farmi vedere che la partita era aggiustata. Io gli avrei dato dei soldi per quella dritta, il Bari avrebbe perso quasi certamente e lui avrebbe fatto il colpo. Ma si vedeva da un chilometro di distanza che Bentivoglio se la stava facendo addosso: tremava, era pallido. Mi stavano truffando. E allo stadio si è visto subito. Così mi sono coperto: ho chiamato il mio amico Dan a Singapore (il capo del calcioscommesse mondiale, secondo i pm, ndr) e gli ho detto, "punta sul Palermo", così siamo andati in pari». Oppure come il «numero di Erodiani»: il tabaccaio di Ancona, per farsi fare credito su una partita del Lecce si sarebbe presentato al casello autostradale insieme a tre "sosia" di giocatori giallorossi che dovevano garantire la combine: «Me ne accorsi subito, per fortuna, se no andavamo rovinati». Hristiyan interrompe il suo racconto. Il padrone di casa ha messo a tutto volume "Caruso" cantata, al Pavarotti and Friends, da Pavarotti insieme a Dalla. Il viso di Hristiyan si contrae in un´espressione commossa, prossima al pianto, ma senza lacrime. «È la mia preferita», dice in italiano (e infatti costringerà il padrone di casa a rimetterla una dozzina di volte). «Comunque penso che prima o poi verrò in Italia. Io amo l´Italia. Mi farò un po´ di carcere, lo so. Ma non posso continuare a vivere qui, così. Chiarirò tutto e tornerò a casa mia, a Cernobbio». Arrivano i dolci. Ma Hristiyan continua a mangiare salsicce affumicate. E a commuoversi per "Caruso". In carcere un sacco di gente gli farà delle domande, osserva il suo bodyguard. Proprio in quel momento un piccolo scarafaggio decide di attraversare la sala. Hristiyan lo guarda per un attimo. Lo raccoglie delicatamente. Lo mostra ai commensali. Sorride. Poi, lo schiaccia. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
GaSport 07-03-2012 -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Questa settimana non ho proprio tempo libero ma quest'articolo mi sembra valga la pena postarlo. Da il Fatto Quotidiano del 06-03-2012 Alla prossima -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 03-03-2012) Il calcio copia il tennis ecco l'occhio di falco Il calcio copia il tennis: per stabilire se il pallone ha superato la linea di porta, ed evitare i clamorosi errori tipo Lampard e (ultimo) Muntari in Milan-Juventus, l'International Board, oggi nei dintorni di Londra, ha deciso di sperimentare l'hawk-eye (occhio di falco), già in uso da anni nel tennis e che utilizza un riconoscimento ottico attraverso le telecamere. Inoltre va avanti un altro test (GoalRef: utilizza un campo magnetico con un pallone speciale che permette di stabilire l'avvenuta realizzazione di un gol), mentre il sistema italiano delle telecamere sugli spalti, studiato dal Cnr per conto della Figc, è stato accantonato. Non dava garanzie al 100 per cento, solo al 78%: ma qual è il sistema che è sicuro al 100 per cento?. Una delusione per la Figc che aveva finanziato il progetto del Cnr, studiato per anni allo stadio di Udine. Blatter quindi va avanti con la tecnologia ("se funziona, via libera dai Mondiali 2014 del Brasile"), ma la decisione finale si avrà solo il 2 luglio a Kiev, dopo gli Europei dove verranno sperimentati ancora i due arbitri di area, voluti da Michel Platini. Uno scontro politico in pratica fra Fifa e Uefa. L'Ifab oggi ha deciso inoltre di rinviare la decisione sulla "terza sanzione" in area: in caso di fallo che impedisce una chiara azione da gol, quindi, si vorrebbe non più rigore ed espulsione (con squalifica) ma solo rigore e ammonizione. Il rosso resterebbe solo in caso di "parata" sulla linea di un difensore o di un fallo violento. Se ne parlerà più avanti. "E' ingiusta, ce ne occuperemo", ha detto Blatter. Nessuna decisione ufficiale anche sul velo (hijab) per le calciatrici. Al momento è vietato dal 2007 ma ci sono forti pressioni dai Paesi islamici perché sia ammesso. Da parte della Fifa in linea di principio c'è la disponibilità a venire incontro alle richieste ma anche per questo si aspetta una decisione finale. "Il calcio scommette sulla legalità": convegno a Roma "Il calcio scommette sulla legalità". E' questo lo slogan che lunedì 5 marzo a Roma aprirà un incontro organizzato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno, l'Interpol e la Federcalcio. Sono attesi gli interventi del presidente e del segretario generale dell'Interpol Khoo Boon Hui e Ronald K. Noble, del Capo della polizia Antonio Manganelli, del segretario generale del Coni, Raffaele Pagnozzi, e del presidente della Figc, Giancarlo Abete. E' prevista, inoltre, la partecipazione di Detlen Zenglein, responsabile Fifa del sistema di allerta contro le scommesse illecite, e di Raffaele Ferrara, direttore generale dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. L'evento, dedicato ai dirigenti ed ai team manager delle squadre di serie A, B e Lega Pro, è il primo di una serie di iniziative formative che discendono da un memorandum d'intesa firmato tra Interpol e Ministero dell'Interno italiano, che "mira a promuovere i valori della legalità nello sport, anche nella prospettiva di una più efficace attività di prevenzione del fenomeno del calcio scommesse, propugnata dall'iniziativa anticorruzione siglata tra Interpol e la Fifa". La lotta alle scommesse è fra le priorità di Fifa e Uefa, e ultimamente anche il calcio italiano ne è stato fortemente coinvolto: probabile che il secondo processo per le scommesse possa sconvolgere le classifiche dei campionati. A meno che le penalizzazioni vengano scontate dalla prossima stagione. Il superprocuratore Stefano Palazzi è atteso da un lavoro immenso (e mancano ancora le carte di Bari e Napoli.. . ): si andrà avanti a tappe forzate, con la convinzione che ci vorranno anni per chiudere questo brutto capitolo. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Quella partita sospetta su cui nessuno indaga “C’era accordo”: ignorato report Uefa su Chievo-Catania (1-1) del 2010 di IVO ROMANO (LA STAMPA 03-03-2012) Udinese-Bari, l’ultima delle partite sospette. Per ora, l’ultima. In attesa delle prossime rivelazioni. La Procura di Cremona sta lavorando sodo, i risultati arrivano, naturalmente a tappe. Se solo il mondo del calcio (Figc in testa, Lega a ruota) si fosse attivata per tempo, forse la lotta alla corruzione sarebbe meno difficile. Palazzi segue la giustizia ordinaria, com’è giusto che sia. Si lamenta degli scarsi mezzi a disposizione, oggettivamente insufficienti. Logica vorrebbe una piena collaborazione, anche in direzione opposta: la Procura federale che trasmette atti alla giustizia ordinaria. È accaduto con colpevole ritardo, per la denuncia di Farina. In altri casi, nulla è stato trasmesso, neppure in ritardo. Udinese-Bari, l’ultima delle partite incriminate. Roba della stagione 2009-2010, infestata da gare sospette. Un caso limite, quello di Chievo-Catania. Ne parlò la stampa britannica, definendolo «The Italian Job». Puntate sospette (la storia si sarebbe ripetuta qualche settimana dopo in Bologna-Catania), tutte sul pareggio, molte (oltre 180mila euro solo su Betfair) sul risultato esatto (1-1). In Uefa molti strabuzzarono gli occhi quando, chi per il massimo organismo europeo monitora l’andamento delle scommesse, inviò un dettagliato report. L’allarme scattò, subito trasmesso in Italia, alla Procura federale. Una relazione chiara, tradotta perfino in italiano, malgrado l’Uefa abitualmente utilizzi la lingua inglese. Dati, cifre, andamento del gioco, sia prima della gara che in modalità live, sia sui bookmaker tradizionali che su quelli asiatici e i betting- exchange. E una conclusione più che eloquente: «L’andamento del gioco sui bookmaker tradizionali, su Betfair e sui bookmaker asiatici non lascia dubbi: le due squadre si sono accordate per il pareggio. E la cifra astronomica scambiata sull’1-1 su Betfair chiarisce come ci fosse accordo anche per lo score finale». Troppi soldi sul pareggio in Europa e sul «Catania + 0, 5» (che, tradotto dall’Asian Handicap, equivale al nostro X2) in Asia. E quote che crollano (da 3,0 fino a 1,5, prima dello stop). Per non parlare del live: dopo il vantaggio del Chievo, il gol del Catania quotato appena a 1, 5. E l’Uefa conclude: «Appare chiaro il salto di qualità: se spesso in passato il campionato italiano ha visto accordi taciti (interesse comune per la classifica), stavolta le modalità del gioco denotano un accordo operato con molti giorni d’anticipo e la monetizzazione attraverso le scommesse (ignoti i soggetti interessati) del suddetto accordo ». Parole forti. Palazzi aveva aperto un’indagine conoscitiva, di quelle che si aprono e si chiudono in men che non si dica. Pochi mezzi e scarse possibilità di giungere a conclusioni certe. Altra storia, forse, avvremmo avuto chiamando in causa la giustizia ordinaria, ipotesi ignorata. Per quella come per altre partite della stessa stagione. Molte di serie B, sulle quali poi la Procura di Cremona avrebbe posato la sua attenzione, grazie anche alla collaborazione delle autorità investigative croate, che indagavano sui cosiddetti Zingari. L’Uefa aveva avvertito per tempo, come nel caso di Chievo-Catania, ma l’allarme era suonato a vuoto. Il passato insegna, è il caso di farne tesoro. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Il pallone di Luciano La Signora è di nuovo antipatica Ottimo segnale per chi la ama di LUCIANO MOGGI (Libero 03-03-2012) Una premessa d’obbligo. Il presidente del Coni Gianni Petrucci è persona intelligente e perbene. Ci sorprende, quindi, che insista sul concetto «gli arbitri possono sbagliarecometutte le componenti di questo sport» senza aggiungere che sbagliano adesso come sbagliavano prima. La conseguenza non è dunque che «Calciopoli è finita» o «non c’entra niente», Calciopoli banalmente non è mai esistita. Se sono errori umani adesso, lo erano anche prima, e solo un perverso “sentimento popolare” dell’epoca creò l’orrore di una impalcatura diretta a eliminare chi più di altri e meglio di chiunque altro sapeva vincere. Le motivazione del tribunale di Napoli dicono chiaramente che il campionato 2004-05 era regolare, che il sorteggio era regolare così come le ammonizioni, che le investigazioni sono state parziali e indirizzate. Gli ambienti infatti dovrebbero essere messi sotto lente di ingrandimento a 360° per capire se c’è del marcio e dove sta. Se lo avessero fatto... Per ragion di stato (o se volete di assemblea di Lega), Milan e Juve hanno ripreso a parlarsi, ma il fuoco cova sotto la cenere. Quandoci si offende c’è sempre un motivo e nessuna scusa al mondo può far dimenticare certe parole. Detto questo la Signora è finalmente tornata antipatica dopo anni di “simpatia” e flop: buon segno per chi tifa bianconero. Andando al calcio giocato, il turno sembra essere favorevole alla Juve, anche se l’avversario del diavolo (il Palermo) non sarà in formazione tipo. Per la Signora dieci punti possibili nelle prossime quattro partite (recupero di mercoledì con il Bologna compreso). Per oggi Conte pensa al 4-3-3, il modulo che ha messo in difficoltà il Milan nel finale al Meazza. Il derby dell’Olimpico è la gara più attesa di domani. Vinto all’andata dalla Lazio, ha fatto mettere da parte l’ironico anatema di Totti , «Il segreto per vincere è Reja, con lui vinciamo sempre noi». Non fu così e per la Roma non sono rose e fiori, dopo la batosta di Bergamo. Il progetto di Baldini non decolla, è anzi a rischio di naufragio. L’autolesionismo di Luis Enrique, ammantato da rispetto per le regole, sembra essere stato provocato da un caso assai più grave di un paio di minuti di ritardo. La Lazio vuole confermarsi al terzo posto, dove è abbarbicata anche l’Udinese, che aspetta al Friuli l’Atalanta, traguardo questo a cui punta apertamente anche il Napoli, distaccato di cinque punti. Mazzarri fa visita alle 12,30 al Parma, i ducali vinsero con Colomba in panchina al San Paolo e sono ora guidati dall’ex Donadoni. Biabiany con la sua velocità e Giovinco con la voglia di dimenticare la delusione in nazionale, potrebbero essere le armi del Parma. Il Napoli punta alla quarta vittoria consecutiva e schiera tutti i titolarissimi. La gloria del calcio è passata da tempo per l’Inter, quasi patetica nei proclami affidati a turno a qualcuno dei suoi grandi decaduti. Stavolta tocca a Milito, «Siamo con Ranieri», come se potesse bastare. Le colpe vengono da lontano e chiamano in causa il patron, l’abbiamo spiegato troppe volte per doverlo ripetere. Domani c’è il Catania a San Siro, avversario non facile. Con Milito c’è Pazzini, in panchina Sneijder, mito infranto. Il Genoa delle ambizioni represse - Marino per Malesani non ha cambiato molto - va a Lecce. Con Muriel e Cuadrado, colombiani della provvidenza, Cosmi ha calzato gli stivali delle 7 leghe. Se arrivassero altri tre punti... Il caso clinico della Fiorentina contro la disperazione del Cesena: Rossi non può sbagliare, Beretta lascia a casa Mutu. Chiusura con le pericolanti. La favola di Mondonico sembra finita, il Bologna con il Novara cerca sollievo. Il Siena pericolante ospita il Cagliari: tre punti fondamentali per Sannino. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
la controinchiesta LA FARSA DI CALCIOPOLI Intervista a De Santis L’incontro arbitro-Lepore: «Sparite le telefonate coi pm» Il fischietto condannato: «Ero amico di tanti magistrati ma su 171mila intercettazioni trascritte soltanto 900» di GIAN MARCO CHIOCCI (il Giornale 03-03-2012) Non lo hanno mai interrogato e quando ha chiesto di essere sentito, se ne sono fregati. È stato intercettato due anni, legalmente e illegalmente, e pur non trovando mai una telefonata con quel diavolo di Moggi è passato alle cronache per essere l’arbitro a capo della «combriccola» di Lucianone. Massimo De Santis, ex fischietto di prima fascia, interviene a gamba tesa nella contro-inchiesta del Giornale sui buchi neri del processo sul calcio sporco della procura di Napoli. La sua condanna: un anno e undici mesi di reclusione. «La sentenza è un obbrobrio perché Calciopoli è una farsa. Su 171mila telefonate ne sono state trascritte solo 900 e non 3mila che già era un dato scioccante- come avete scritto voi. Gli investigatori hanno sbobinato esclusivamente le telefonate sulla Juve nascondendone altre. Hanno intercettato solo me quand’è provato che molti altri arbitri parlavano con i dirigenti in modo molto poco ortodosso, ammonivano a richiesta i giocatori diffidati, sempre a disposizione per poi chiedere favori e lavori. In appello tireremo fuori tutto quello che a Napoli hanno nascosto: faremo una strage, mezza serie A è coinvolta». Parliamo di lei e di Moggi. «(risata). I carabinieri mi intercettano ininterrottamente da novembre 2004 a giugno 2005. E mai esce una telefonata con Moggi. Anzi, in decine di telefonate si sente Moggi imprecare contro di me, anti-juventino. Il 20 aprile 2005, Moggi parla col giornalista Tosatti. La Juve ha appena perso col Palermo: “Questo (De Santis, ndr) dice - è un figlio di puţţana, c’ha creato mille problemi in questo campionato, se noi perdiamo il campionato uno degli artefici è lui perché c’ha dato troppo contro. A Palermo c’era rigore e non l’ha dato, a Parma c’era rigore e non ce l’ha dato, è un casino“. Telefonata del 7 febbraio 2005, Moggi col giornalista Biscardi: “De Santis mi ha rotto i ċoglioni, ha rotto“. Gli esempi e le telefonate non si contano. Moggi mi odiava. Per l’unica partita asseritamente arbitrata a favore della Juve, e cioè quella col Lecce del 14 novembre 2004, io sono stato assolto. E anche nelle intercettazioni illegali Moggi non esce mai. . . ». Intercettazioni illegali? «L’Inter mi ha spiato illegalmente attraverso l’arbitro Nucini, mandato da Facchetti, e con l’investigatore privato Cipriani, amico di Tavaroli, quello dello scandalo Telecom. Hanno messo sottosopra la mia vita, mi hanno pedinato, controllato i telefoni e nemmeno lì Moggi è uscito mai. Ok, lei è Moggi non avevate rapporti «Ok un cavolo: mi hanno messo a capo dell’associazione per delinquere di Moggi quando nemmeno ci parlavo. Strano no? È strano che lei, stando alla sentenza, avesse avuto da Moggi una sim svizzera. «(Occhiataccia). Io non ho mai utilizzato alcuna linea riservata con Moggi. Gli inquirenti si sono fissati su una sim svizzera (che peraltro avrei avuto per poco tempo e quando la Juve da me arbitrata perdeva) ma io ho dimostrato- anche se non hanno voluto prendere atto delle prove in senso contrario che esibivo che la mia presenza non combaciava mai con quella dov’era ubicata la cella della sim svizzera. Il telefono era là, io ero sempre da un’altra parte». Lei avrebbe cambiato modo di arbitrare quando le arriva la proroga delle indagini da parte dei pm di Napoli. «Falso! L’avviso viene notificato a giugno, a campionato finito». La accusano di aver avuto una soffiata interna al Csm sulle indagini dei carabinieri... «Minchiata. Hanno sostenuto che avessi appreso notizie riservate da un autista del Csm col quale ho parlato talvolta, come se questo fosse stato in grado di rivelarmi chissà che cosa, e non si sono preoccupati dei miei contatti con alti magistrati (ai quali, ovviamente, non mi sono mai sognato di chiedere nulla). All’epoca frequentavo il giudice di Torino Caselli, il giudice di Napoli Mancuso, conoscevo bene Rognoni (ex capo del Csm, ndr) persone stimatissime e integerrime, e come loro tanti altri importanti magistrati, se vuole le faccio l’elenco. E poi. . . » Dica. «Il 9 maggio, qualche giorno prima che lo scandalo scoppiasse sui giornali, sapete con chi ho parlato? Direttamente con il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, al quale ho chiesto ragguagli su quel che i giornali stavano anticipando riguardo all’inchiesta. Perché allora tanto malanimo nei miei confronti? Perché negli atti dell’inchiesta le telefonate coi magistrati sono scomparse? Sono o non sono autorizzato a pensare male? Al figlio di Facchetti che mi ha querelato perché rivelai che parlavo col padre, ho dovuto chiedere scusa perché nelle carte processuali le telefonate effettivamente non risultavano anche se ero certo, certissimo, di averle fatte. Solo quando il perito della difesa, Nicola Penta, le ha scovate a fatica dopo averne sentite 30mila, mai sbobinate dai carabinieri, quelle telefonate sono miracolosamente uscite. Il tempo mi darà ragione, e in tanti saranno costretti a chiedermi scusa. Il figlio di Giacinto Facchetti ancora non lo ha fatto, è il primo che deve farsi avanti. Sto aspettando». (4 - fine) -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
PARLA TOSEL Il giudice più odiato Il “padrone” della prova tv: «Decido chi fermare ma applico solo dei “tariffari” in base ai video. Dal razzismo ai petardi: il lunedì spedisco le multe ai club». E il Milan poteva difendere meglio Ibra di IVAN ZAZZARONI (Libero 02-03-2012) Tosel, si è mai sbagliato? «Mai, ovviamente. (Sorride). Lo chieda alla Corte di Giustizia che talvolta modifica le mie decisioni ». Gianpaolo Tosel è il signor una, due o tre giornate, e talvolta anche qualcosa di più. È anche mister prova televisiva. Settantun anni a ottobre, scafato con i media, ha un solo punto di vista, quello del codice, il CGS, e coltiva il senso della distanza di sicurezza; è mite ma tendenzialmente inavvicinabile. «Mi vanto di essere entrato in un’intercettazione del processo di Napoli. A un certo punto uno dei personaggi chiede all’altro: ‘Ma in commissione disciplinare conosci qualcuno?’. Risposta: “Per carità, Tosel e gli altri mordono, se provi ad avvicinarli ti ritrovi di fronte al plotone d’esecuzione». Di sé, dice: «Sono il giudice del lunedì, come la pillola». In effetti risolve. Per molti è un’entità astratta - il giudice sportivo - e in fondo lo è, eppure ha una faccia, un profilo, un nome e un cognome, un percorso, una vita, una moglie («sempre la stessa da quarantatre anni, ma non me ne vanto», altra risatina), tre figli («una juventina, un interista e il terzo, il più saggio, al quale non frega nulla del calcio »). Ha soprattutto due labrador, Gustavo, il maschio, in età da viagra, e la femmina, Guendalina, «elegante sgualdrina di mezza età». È nato a Udine ed è un uomo di cultura, un interlocutore trattenuto ma piacevole, se e quando decide di farsi trovare. Naturalmente, dovendo punire il campione della domenica («sanzionare », precisa) ha tanti nemici di una settimana, un mese, un anno e anche di più. Ogni giorno e per due anni esatti, da febbraio a febbraio, Radio Marte, la radio ufficiale del Napoli, ha aperto le trasmissioni di calcio dedicandogli una pillola di veleno. In magistratura per 35 anni, Tosel non si è mosso sempre nello stesso solco. Laureatosi a ventun anni («ci tengo»), magistrato a ventiquattro («ero il più giovane, ci tengo »), è stato sostituto procuratore a Udine, sostituto procuratore generale a Venezia e procuratore capo sempre a Udine, particolarmente impegnato negli anni di piombo nella lotta al terrorismo. Dal Duemila è in pensione. «Alla giustizia sportiva sono arrivato nell’84, facevo parte del mitico Ufficio Inchieste composto da 25 magistrati. Non tanto per meriti calcistici, immagino, poiché nella squadra del liceo venivo sistematicamente espulso per falli a ripetizione, quanto - piuttosto - per istanze paleoleghiste, dal momento che le società del nordest non avevano rappresentanti negli organi giudicanti. Sono stato il primo magistrato cintura nera di judo. Che abbia pesato anche quella?». In seguito, eccolo vice capo dell’ufficio indagini, membro della Disciplinare, giudice sportivo della Lega professionisti e, dopo la scissione, della Lega di Serie A. «Sulla mia scrivania confluiscono i referti arbitrali, nonché i rapporti dei collaboratori della Procura Federale. Su tali atti, e soltanto su tali atti, ufficiali, emetto provvedimenti che diventano esecutivi attraverso la pubblicazione del comunicato ufficiale sul sito della lega. Di regola, nel pomeriggio del giorno dopo». Didascalico. «È il senso di questa intervista». Tira i dadi, e via... «Sarebbe un esercizio più complicato, mi creda. La discrezionalità del giudice sportivo è estremamente limitata, i rapporti dell’arbitro, degli assistenti e del quarto uomo - recita a memoria - fanno piena prova circa il comportamento dei tesserati in occasione delle gare, articolo 35 n. 1.1. Salvo ovviamente le ipotesi, limitatissime, in ordine alle quali è prevista la prova tv. Non posso in alcun modo porre in discussione un’ammonizione o un rosso, neppure se - per ipotesi - palesemente errati. Devo peraltro dimenticare immediatamente ciò che ho visto allo stadio quando lo frequento, e lo frequento spesso, e non tenere conto di segnalazioni esterne, campagne giornalistiche, immagini che non siano quelle che mi sono state fornite». In altre parole, si attiene a una specie di tariffario. «Perfetto. Il tariffario previsto dal Codice di Giustizia Sportiva. Per dire: un’espressione ingiuriosa rivolta agli ufficiali di gara vale minimo due giornate di squalifica, quattro ammonizioni di seguito una. Per una condotta violenta - pugno, sputo e schiaffo - la sanzione minima è di tre turni, e così via». Più che un giudice, lei è un notaio. «Il vero giudice è l’arbitro». Sulla responsabilità oggettiva ha però maggiore libertà. «In prevalenza è oggetto dei rapporti della procura federale, la sanzione varia in funzione della gravità dei fatti e per la ricorrenza, o meno, di una serie di circostanze attenuanti o esimenti quali, ad esempio, la collaborazione con le forze dell’ordine, ovvero l’evidente dissociazione di parte del pubblico dai beceri cori razzisti, intonati da altri tifosi… E così l’esplosione di un unico petardo, sanzionata negli stadi di A con un’ammenda da 10.000 a 50.000 euro, articolo 12, in presenza di circostanze attenuanti può valere solo un paio di migliaia di euro». La prova televisiva è il vero campo minato. «Ricordo la mia prima volta. Toni era stato espulso per una gomitata mai sferrata a un avversario. Le immagini lo provarono e io reintegrai Toni e sanzionai il simulatore con due turni. La prova tv è prevista solo in alcune circostanze, ossia nel caso di condotta violenta, in quattro casi di condotta gravemente antisportiva. Gliele elenco». No, la prego. «La simulazione, da cui consegue la concessione di un calcio di rigore ovvero l’espulsione diretta del calciatore innocente da parte dell’arbitro tratto in inganno dal simulatore; la realizzazione di una rete con un volontario tocco della “mano di dio” secondo la terminologia maradoniana; la segnatura di un gol evitata con un tocco di mano e infine, dallo scorso campionato, l’espressione blasfema. Entro le 16 del successivo giorno feriale il procuratore può segnalarmi gli episodi qualora non siano stati sanzionati dall’arbitro e io, acquisite le relative immagini tv “di piena garanzia tecnica e documentale” e verificato che il direttore di gara non abbia effettivamente visto quanto segnalato, mi sostituisco di fatto a lui. Le do una chicca». Si faccia perdonare il linguaggio tecnico. «Non sia mai. Nelle stesse ipotesi in cui è prevista la segnalazione al giudice da parte del procuratore federale, il codice, articolo 35, n. 1. 3, IV comma, prevede la possibilità che la società, ovvero il diretto interessato, possa richiedere al giudice l’esame di immagini da depositare entro lo stesso termine, le 16 del primo giorno feriale, al fine di dimostrare che il tesserato non ha in alcun modo commesso il fatto di condotta violenta o gravemente antisportiva o concernente l’uso di espressioni blasfeme sanzionato dall’arbitro. Facoltà questa di cui, a mia memoria, nessuno si è mai avvalso». Vuol dire che il Milan avrebbe potuto “aiutare” Ibra producendo immagini a sua discolpa il lunedì dopo il Napoli? «Andiamo avanti». Non crede che il codice di giustizia sportiva dovrebbe essere modificato, aggiornato? «Ogni valutazione sull’eventuale modifica dell’ordinamento sportivo, e non, spetta al legislatore sportivo, mica ai giudici. Posso solo sperare che per gli organi della giustizia sportiva non venga in alcun modo soppresso il divieto congruamente sanzionato come violazione di un elementare principio deontologico, di esprimere valutazioni o commenti in ordine ai procedimenti in corso o a quelli nei quali siano stati chiamati a pronunciarsi». Articolo? «Ventotto. Almeno nel mondo del calcio la giustizia resti silenziosa». -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Mi pare che... Balotelli deve giocare sempre Ci sono altri modi per punirlo di LUCIANO MOGGI (Libero 02-03-2012) Non riteniamo sia il caso di fare una tragedia per la sconfitta con gli Usa ma non la si può neanche trascurare. La situazione in cui si gioca la conosciamo, un mercoledì raccattato in un calendario zeppo, il carattere di amichevole che rattrappisce gli stimoli anziché spingerli in su. E poi il momento cruciale che vive il campionato, botte da orbi e regole calpestate, arbitri ed assistenti che non ne indovinano una, il designatore che fa di peggio, esemplifica un solo errore, il gol non dato al Milan, dimenticandosi quello annullato a Matri. C’è anche l’amnistia nelle discussioni della vigilia, lanciata dal pm di Cremona, che, meno male, non ha trovato proseliti. Tra gli altri si è opposto anche Preziosi, «tutti debbono pagare come ho pagato io». Anche se come abbia pagato non è del tutto chiaro, la radiazione misteriosamente cancellata sarebbe stata allora patteggiata e dunque economicamente valutata? Del resto c’è sempre l’abitudine a girare le cose a seconda delle convenienze. Più di tutti Moratti. A proposito della dichiarazione di Buffon, ha sostenuto che «i suoi avrebbero fatto diversamente», aggiungendo che «il bello dell’Inter è anche questo». La casistica a carico dei nerazzurri parla diversamente. Italia al tappeto per la prima volta contro gli Usa che non sono più ragazzoni allo sbaraglio, molti giocano in Europa e il loro tecnico Klinsmann si è fatto pratico e non capisce l’esclusione di Balotelli. Noi ci puntiamo invece la faccia e portiamo a casa la disfatta, agli Usa basta un gol, noi nessuno, e sì che di attaccanti ce n’erano, ma come capita sempre, quando si perde, il lamento è soprattutto per chi non c’era, Cassano, Rossi e Balotelli. I primi due difficilmente recupereranno, il caso di Balo mi sembra più pregnante. Tra l’altro non capiamo Prandelli quando dice che vorrebbe parlargli ma aspetta che sia il giocatore a chiamarlo. Di solito succede il contrario. Suggeriremmo una via di mezzo, partendo dal fatto che in casa Figc non c’è cosa più ballerina dell’etica. Se ricordate bene Abete è quello dell’etica che non va in prescrizione e che fu mandata invece alle ortiche. Per chi l’avesse dimenticato il riferimento è allo scudetto di cartone, regalato all’Inter. Alle corte, va bene il senso etico se usato sempre, in tutte le occasioni e verso tutti, non va bene se usato solo verso taluni o sotto la spinta del “sentimento popolare”, anche questo un parametro usato con metro diabolico in casa Figc. Abbiamo comunque l’impressione che se si fosse trattato di una gara importante di qualificazione una soluzione si sarebbe trovata. Prandelli può darsi tutte le spinte che vuole, «se giocheremo con questo spirito faremo un grosso Europeo», ma queste dichiarazioni non ci convincono. Secondo noi, caro Ct, se giocheremo così faremo poca strada. E poi quale spirito se per sua ammissione ha provato seconde e terze linee? Ora non sarà il caso di spaventarsi perché la Spagna ne ha fatti cinque al Venezuela, e noi non abbiamo cavato un ragno dal buco dal duo non inedito Giovinco-Matri, entrambi hanno fallito una occasione importante. Se poi anche la truppa juventina, compreso Pirlo, fa poco, e così gli altri, può significare che la testa era altrove. Le uniche note positive vengono infatti da Ogbonna e Borini e non poteva essere diversamente trattandosi di due giocatori all’esordio azzurro, quindi vogliosi di fare bella figura. Di fronte a queste gare il problema della Nazionale resta quello vecchio, fino a quando la serie A resterà a 20 squadre. E poi per noi a quanto pare contano solo le gare che contano. A questo punto per non deprimerci conviene crederci, partendo dal rientro di Balotelli. Diversamente non andremo molto avanti. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
PALAZZO Beretta resta, subito i «saggi» per costruire la nuova Lega Oggi assemblea: verso l'accordo tra big e ribelli. Governance sul tavolo di MARCO IARIA (GaSport 02-03-2012) Il presidente Maurizio Beretta resterà al suo posto fino alla scadenza del quadriennio olimpico, a patto che si avvii da subito una riforma della governance per dare un nuovo volto alla Lega di Serie A, orientato ai modelli vincenti di Premier e Bundesliga. Sarebbe questo il compromesso raggiunto tra le grandi e le otto firmatarie della lettera con la quale era stato chiesto a Beretta, dimissionario da marzo, di farsi da parte. Così l'assemblea di oggi, inizialmente descritta come una resa dei conti stile far west, dovrebbe finire per produrre un ramoscello d'ulivo. È stata la Juventus, in tandem col Milan, a proporre una soluzione alle «ribelli»: un comitato di saggi, magari formato da tre presidenti di società, che si incarichi di riscrivere le regole di funzionamento della Lega, ponendo termine al ricorso continuativo e (spesso) infruttuoso alle assemblee e ripristinando il consiglio direttivo, con meno teste pensanti e quindi meno conflittualità. È sulle modalità organizzative che le opinioni divergono: c'è chi vuole a capo della Lega un manager esterno, c'è chi propone la presidenza a rotazione in mano agli stessi club. Qualcosa, comunque, si è mosso. Ed era proprio l'obiettivo che si erano prefissate Inter, Palermo, Cagliari, Bologna, Siena, Cesena, Lecce e Novara quando avevano deciso di porre l'aut aut a Beretta e, conseguentemente, all'assemblea. La richiesta della ratifica delle dimissioni del presidente e dell'elezione di un sostituto, insomma, come un passepartout per portare al centro del dibattito la questione cruciale: una Lega da cambiare, nella governance più che nelle persone. «L'operatività della Lega — ragiona il fronte delle "ribelli" — sta a cuore anche a noi, volevamo solo accelerare un processo che si è impantanato». Le otto s'incontreranno prima dell'assemblea per affinare la strategia: l'idea sarebbe quella di porre paletti stringenti al comitato di saggi, limitandone la durata a un mese e conferendogli autorevolezza, «per evitare che sia un'inutile perdita di tempo». Sospensioni In tal modo, la discussione sul mandato di Beretta, prevista all'ordine del giorno, scivolerà in secondo piano, anche se Cellino e Zamparini non sono tipi che si arrendono facilmente. Né tantomeno si arriverà alla conta. A differenza di Claudio Lotito, atteso oggi in via Rosellini, sarà ancora assente la Fiorentina, perché il suo a. d. Sandro Mencucci, sospeso dalla carica societaria dopo la sentenza in primo grado di Calciopoli, vuole attendere — «per rispetto delle regole» — che il consiglio federale del 7 marzo modifichi l'articolo 22 bis delle Noif recependo il nuovo codice etico del Coni e riapra e lui e agli altri dirigenti coinvolti le porte dell'assemblea di Lega. Il club viola è in sintonia col riformismo di Napoli, Roma e Udinese. «Basta con le lotte intestine, facciamo le riforme — spiega Mencucci —. Siamo stati sorpassati su stadi e marketing e nel ranking Uefa perché mentre gli altri guardavano al futuro noi eravamo immobili. Per dare più appetibilità al prodotto Serie A bisogna creare sistema e costruire una governance intelligente. Poi si potrà trovare un nuovo presidente». Tutto sommato, non la pensa diversamente l'Inter, che pure ha firmato quella lettera. Archivio Tv Lazio Beretta e la governance, in realtà, sono quisquilie rispetto alla madre di tutte le battaglie: la ripartizione dei proventi tv del 2012-15, roba da un miliardo all'anno. Fino a questa stagione tutto è deciso. E proprio ieri sono arrivati i risultati delle indagini demoscopiche sui bacini d'utenza da cui dipende la distribuzione del 25% della torta, con i dati Auditel che verranno aggiornati a fine campionato. Rispetto al 2010-11, forte crescita della Juve, di oltre due punti percentuali (un gruzzolo di 4-5 milioni in più). La Lazio ha acquistato dalla Rai tutti i diritti sulle immagini d'archivio. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
casoScommesse di RUGGIERO spregevole PALOMBO (GaSport 02-03-2012) ATALANTA-PISTOIESE DI 12 ANNI FA PALAZZI, È MEGLIO PENSARE ALL’OGGI E’ degno di encomio solenne il «domandone » che gli uomini di Stefano Palazzi hanno riservato a Doni riguardo la celebre Atalanta-Pistoiese del 20 agosto 2000. Il 28 gennaio di quest’anno Doni ha raccontato al nostro Francesco Ceniti come andò quel «tarocco» rimasto impunito, ed è giusto che ora anche la Federcalcio faccia i conti con una verità scomoda. Come minimo, dopo quell’incredibile assoluzione della Caf, c’è da riabilitare l’eccellente lavoro svolto dal Procuratore federale di allora, il supercolpevolista e inascoltato Carlo Porceddu. Detto questo, però, Palazzi non faccia scherzi. E, per l’amor di Dio, si guardi bene dal dispiegare forze (e tempo) per una indagine che consegnerebbe ai posteri un altro reato sportivo prescritto, in questo caso «solo» da una decina d’anni. Per intendersi bene: delle 80 pagine del dossier Calciopoli due per stanare fuori tempo massimo l’Inter questa volta non sappiamo che farcene. Basta e avanza il verbale dell’interrogatorio di Doni (che, toh, sul presente è stato meno loquace), due paginette ben scritte per dirci quello che già sappiamo e che tutto è prescritto. Amen. Risorse, tempo e attenzione, la massima attenzione, meglio, molto meglio riservarli al presente e a un passato prossimo, non ancora prescritto, nell’ambito del quale il buon Palazzi, se lo lasci dire, non ha brillato fin qui di grande perspicacia. No, non alludiamo alla lentezza con cui l’affaire Farina è passato dai tavoli della Procura federale a quelli della Procura di Cremona, quanto alle omissioni consumatesi nell’inchiesta su Scommessopoli uno. Dove qualche interrogatorio e qualche domanda in più — bastava leggere a fondo le carte di Cremona — avrebbero avuto pieno diritto di cittadinanza. Palazzi ci dia dentro adesso, che ancora può: il 30 giugno scade il suo mandato e questa volta, così almeno si sussurra a via coitus interruptus, la riconferma non è così automatica. laPuntura di ROBERTO spregevole PELUCCHI (GaSport 02-03-2012) Qualcuno avverta Palazzi che nella Guerra di ƫroia l'utilizzo del cavallo fu soltanto omessa denuncia, può anche evitare di approfondire l'argomento. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
SPORT | NO ALLA TECNOLOGIA Chi ha paura dell’uomo in nero? Una volta smantellata Calciopoli tutto sarebbe dovuto cambiare. Eppure gli arbitri continuano a sbagliare. Anche oggi che indossano la divisa verde pisello. Nemmeno l’occhio di falco ci salverà. L’errore fa parte del gioco. È il suo bello di FRED PERRI (TEMPI | 7 marzo 2012) Quando leggerete queste poche, sporche e inutili righe (molte righe rispetto al solito), si sarà consumata la madre di tutte le partite del campionato 2011-2012, cioè Milan-Juventus. È stata accompagnata da qualche polemichetta, da qualche ripicchetta, da qualche battutetta, insomma tutto in “etta”, perché anche gli arbitri, le moviole, i designatori, insomma i controllori dello sconquassato volo del pallone, non sono più quelli di un tempo. Mentre scrivo mi auguro che l’arbitro Tagliavento non abbia preso decisioni sbagliate e che abbia fatto il suo. Ma anche fosse successo farebbe parte del gioco. Sono odoroso d’antico, ma sono stanco del gioco al massacro arbitrale. Certo, non ci si diverte più come prima. Forse, addirittura, qualcuno ha nostalgia (oltre che della nostalgia stessa, come diceva Simone Signoret) anche dell’uomo nero, dell’arbitro vecchio stile che, con la sua divisa nera evocava qualcosa di lugubre, di sinistro, più funzionario della Gestapo che sta per portarti via, in un posto dove non ti accadrà nulla di buono. Diciamo che a quei tempi la teoria del complotto reggeva meglio di ora. A che punto siamo con arbitri, moviole e affini a livello italiano ed europeo? Innanzitutto partiamo dalla genetica. Nel nostro caso, come succede in politica, l’arbitro (il giudice) è buono fino a quando non danneggia me, i miei cari o i miei amici, perché se succede, allora partono i distinguo. Così è anche nel calcio. Mourinho, per esempio, che con l’Inter ha vinto tutto e quindi doveva solo tacere, siccome è un dritto e aveva capito l’andazzo italico, l’ha messa in rissa con gli arbitri fin dal primo giorno. Il mitico guru di Setubal aveva sentenziato: «In Italia le partite durano sette giorni». E lui ha praticato, alla grande, lo sport nazionale. È riuscito nella non facile impresa di far apparire – e c’è gente che ci ha pure creduto – la squadra più forte d’Italia e d’Europa (l’Inter fino a due anni fa) come perseguitata da un oscuro Politburo. Ha fatto il segno delle manette come non si è sognato di fare neanche il povero Khodorkovsky (non è una mezzala russa, ma il magnate nemico di Putin a cui il sodale del Berlusca ha fatto fare una brutta fine). Insomma, ha sfruttato al meglio il vezzo nazionale di vedere complotti dappertutto. In Spagna, ad esempio, non ha seguito la stessa strategia: l’ha cavalcata in Europa cercando di destabilizzare il Barcellona, ma non gli è andata bene. Nei sei anni che sono seguiti alla tempesta telefonica del 2006 le polemiche sugli arbitri non sono mancate. Il presidente del Palermo Zamparini ha minacciato un paio di volte a stagione di dimettersi, i Della Valle hanno presentato-non presentato un dossier con tutti i presunti torti subiti, Lotito ha invocato una task force per il controllo delle giacchette verde pisello. Ma la realtà, come testimoniano anche i nuovi colori sfoggiati dagli arbitri, più frou-frou, è che se prendersela con un arbitro è sempre uno sport nazionale, senza collegare il medesimo a una cupola, una commissione, una setta, un gruppo di potere, non si raggiunge lo stesso effetto. È un po’ come con la corruzione: quelli che rubano per un partito o una “cricca” fanno più effetto di quelli che rubano per sé. E gli arbitri italiani, dopo la dipartita di Moggi e della sua presunta organizzazione, non hanno più le caratteristiche di un tempo. Insomma, non offrono più gli appigli per evocare un gran sacerdote, un manipolatore, un manovratore occulto, un piano segreto. Il saggio Boskov Insomma, adesso gli arbitri sbagliano perché succede. Ce ne sono di bravi e di scarsi, come in ogni categoria umana. Gli unici che contestano l’assenza del complotto sono quelli della Juventus, che vedono una mancata risoluzione del loro rapporto con la classe arbitrale dopo l’estate dei processi nel 2006. Gli juventini pensano di stare scontando ancora una pena che, secondo la giustizia, avrebbero già finito di pagare. Forse questa tesi poteva reggere nel primo anno di Serie A dopo il cataclisma (2007-2008), ma ora non più. Ora molti degli arbitri che sono in circolazione non c’erano neanche ai tempi della Grande Juve, presunto Grande Satana. Quindi possiamo dire con certezza che non c’è nessun complotto, ma neanche nessuna paura di fischiare un rigore alla Juve. Succede così, talvolta, come diceva Boskov: «Rigore è quando arbitro fischia». I nostri arbitri attuali non sono né meglio, né peggio di quelli che si aggirano per l’Europa. Però propenderei per il meglio. Certo la generazione Collina (adesso responsabile europeo alle dipendenze di Platini) era meglio anche da un punto di vista internazionale, ma in generale il livello medio è buono e per me, come era prima del 2006 e com’è anche ora, gli arbitri non hanno mai condizionato un campionato. Alla fine chi doveva vincere ha sempre vinto e chi doveva perdere ha sempre perso. La Juve ora si lamenta, ma finora, dal 2006 a oggi, ha ottenuto i piazzamenti che si meritava. Questo è. Anche l’accanimento moviolistico si è fatto meno prepotente. La Rai, dopo il Mondiale del 2010 in Sudafrica, ha abolito l’aggeggio che, lei stessa, aveva inventato nel 1967. Con essa sono spariti gli ex arbitri che la commentavano. È rimasta su Mediaset dove si è verificato un litigio in diretta. Il moviolista (ex arbitro) Paparesta ha commentato con Ąllegri un rigore un po’ così concesso a Pato e l’allenatore livornese, a testimonianza di quello che si diceva prima, si è irritato. E con lui il Milan. Per quella settimana il club rossonero non ha concesso interviste ai giornalisti di Mediaset. Un po’ come quando io mi rifiuto di dare confidenza a mia figlia che mi tratta come un vecchio rincoglionito, rimarcando tutti i miei errori. La situazione è fluida e da quando non c’è più l’uomo nero, anche la richiesta della moviola in campo si è fatta più indistinta, meno pressante. Resiste ancora, è vero, specie nelle tv private, dove i saltimbanchi che si aggirano per quelle trasmissioni lunghissime devono pur inventarsi qualcosa per passare le ore. In generale il movimento “pro moviola in campo” è un po’ sbandato, anch’esso vittima della scomparsa di un destinatario verso cui indirizzare la lotta. Insomma senza il Grande Satana non si sa bene a chi gridare “governo ladro”. Le promesse di Blatter Sicuramente la moviola, i replay, sono entrati nel calcio in maniera prepotente. Forse già ora c’è una regia che avverte gli arbitri, almeno c’era il 9 luglio 2006, la notte di Berlino, perché della testata di Zidane non si era accorto nessuno, prima delle riprese televisive. Secondo una corrente di pensiero, questo tipo di supervisione è presente nelle partite che contano, tipo la finale dei Mondiali. Però solo per fatti clamorosi, ad esempio a Johannesburg, nel 2010, Van Bommel scampò una certa espulsione per un’entrata assassina su Iniesta. In questo caso nessuno aprì bocca o meglio nessuno teneva acceso il video. In Sudafrica il problema di un controllo elettronico del pallone fu posto in modo particolare per il gol non visto di Lampard in Inghilterra-Germania. L’inaffondabile Sepp Blatter, gran capo della Fifa, promise migliorie in questo senso, finse di aprire a un sensore elettronico almeno per le porte, manifestò accoglienza per le idee sulla moviola. Passata la festa, gabbatu lu santu. Non se n’è fatto nulla. Non c’è tempo per l’hot dog A livello internazionale è stato solo Michel Platini ad avviare un tentativo di riforma, con l’inserimento degli arbitri di porta in tutte le competizioni dell’Uefa. Qualcosa hanno migliorato, almeno in fatto di gol farlocchi, in un senso o nell’altro. Adesso c’è anche chi ha proposto di mutuare l’occhio di falco dal tennis. L’occhio di falco è quella specie di moviola elettronica che governa le palle sospette. Ogni giocatore può richiedere questa migliore “vista” per tre volte a set. Quindi non può sprecare una chiamata a casaccio. Qualcuno vorrebbe applicarlo al calcio. Non la moviola su tutto, che non finisce più, ma ogni squadra può chiedere, due o tre volte a partita, che l’arbitro riveda un’azione. A differenza di quello che succede sul campo da tennis (dove la visione è pubblica), però, sarebbe solo il direttore di gara a osservare il filmato e a decidere se cambiare la propria decisione o meno. Affascinante, ma scarsamente realizzabile perché si tratterebbe, seppur mascherata, dell’introduzione della moviola. E tutti i dirigenti che contano a livello internazionale, da Platini a Blatter, non vogliono che si scavalli verso l’elettronica, perché si comincerebbe una sorta di rivoluzione che il calcio non si può davvero permettere. Il calcio non è uno sport americano, con i suoi tempi morti, con il pop-corn e l’hot dog, con la Coca-Cola e i ragazzini da portare in bagno. Il calcio non si può permettere tutto questo, ecco perché, alla fine, l’arbitro di porta di Platini si rivelerà l’unica concessione all’ossessione del controllo. Anche perché, l’ossessione della moviola è un vezzo tutto italiano. Altrove non c’è l’accanimento voyeuristico che ci contraddistingue, al punto che solo in Italia esiste pure la “Moviola alla radio”. Il problema è culturale. Per noi, dalla morte dell’uomo di Similaun alla scomparsa delle lucciole, c’è sempre qualcosa dietro. Un complotto, una strategia, un qualcosa per cui non c’è mai una decisione fine a se stessa, ma sempre finalizzata a servire una più vasta e perversa strategia. Comunque, vedere la Juventus che si lamenta mi fa strano. Perché la Juventus ha subìto la strategia del lamento per anni e dovrebbe sapere che non paga. Tutti quelli che si lamentavano prima del 2006, tutti quelli che se la prendevano con la Juve e con Lucianone Moggi, non hanno mai ottenuto nulla sul campo. Né rispetto, né considerazione, né decisioni favorevoli. In generale tutti quelli che hanno cercato di mettere sotto pressione gli arbitri, di condizionarli, non ne hanno mai tratto alcun giovamento. Perché non c’è nessun complotto, nessuna trama oscura, nessun disegno criminale. C’è solo l’uomo con i suoi pregi e con i suoi difetti, c’è un tizio che non era un agente della gestapo prima e non è la vispa teresa oggi, ma ha due occhi, due gambe e un intuito più o meno sviluppato. A volte ci prende, a volte no. Si dice, si scrive, si cerca di farlo passare come il Caronte del football. Di qua lo spettacolo, di là l’assenza di spettacolo, di qua il paradiso, di là l’inferno. Si pensa che il prodotto interno lordo di una squadra di calcio dipenda da un rigore dato o non dato, da un fuorigioco visto o non visto. È un classico modo di pensare italiano. Accusare uno di tutto il male per dormire sonni tranquilli. Quel cǒrnuto è uno di noi E invece l’arbitro sbaglia, ma non meno di un dirigente che acquista un giocatore infortunato o che non può giocare la Champions League, di un allenatore che mette in campo una formazione sballata, di un calciatore che sbaglia un controllo, un gol, una facile presa in tuffo, di un presidente che butta i soldi dalla finestra, dei tifosi che non hanno pazienza e fischiano al primo errore, della mancanza di futuro perché i giovani non giocano e se succede hanno una sola occasione e se la falliscono vengono bollati a vita. E invece l’arbitro è uno di noi. Mi dispiace, ma sono favorevole ai suoi errori, come sono favorevole ai miei. Preferirei non commetterli, ma anch’io, nella mia sommità, sparo qualche sventagliata di cazzate. Per cui questo è il gioco. Gli arbitri sbagliano e il bello è proprio questo. Oggi per me, domani per te. E alla fine chi arriva primo se l’è meritato. Io questo penso. Fąnculo la tecnologia, zitti e giocate. VIVA LA SINCERITÀ DI BUFFON Se ci aspettiamo un atto di eroismo da un portiere stiamo messi male di FRED PERRI dalla rubrica SPORT ÜBER ALLES (TEMPI | 7 marzo 2012) Milan-Juventus è finita aschifìo, ahinoi, per colpa di una quaterna arbitrale di non vedenti. Se ne parlerà ancora a lungo ed è questo il lato della vicenda che più disturba un vecchio fan del Califfo come me. «Tutto il resto è noia e non ho detto gioia». Però, come avete letto (spero per voi) in un’altra mia dotta dissertazione, sapete come la penso su arbitri e moviole. Qui voglio parlare di Gigi Buffon e della sua dichiarazione finale che tanto orrore ha suscitato. Doverosa premessa: direi tutto questo anche se al suo posto ci fosse il portiere del Novara il cui nome non so scrivere. Gigi è stato sincero: «Non ho visto la palla dentro e anche se l’avessi vista non avrei detto nulla ». Apriti cielo degli ipocriti, dei possessori della trave nell’occhio che sono sempre lì a cercare le pagliuzze altrui. Doveva denunciare, doveva dare l’esempio. A parte che esempio ed eroismo li vogliamo sempre dagli altri, a parte che siamo alla solita litania di questa Italia montiana e moralista secondo cui io, che pago una barca di tasse perché ci sono gli evasori fiscali che voi non riuscite a trovare, dovrei fare pure il vostro lavoro, cioè stanare i disonesti, a parte tutto questo, quello che mi fa più inorridire è che gli esempi per la gioventù adesso dovrebbero essere i calciatori o i ministri tecnici. Per favore. Ve lo dico chiaro, compagni e amici: siamo messi male, ma molto, molto male. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Il retroscena La gara del 2000 con la Pistoiese: Palazzi e l'idea della condanna morale di FRANCESCO CENITI (GaSport 01-03-2012) «Abbiamo letto l'intervista, quella che faceva riferimento alla combine su Atalanta-Pistoiese. Ecco, vorremmo che ci spiegasse che cosa è accaduto». L'audizione di Cristiano Doni è appena conclusa, quando a sorpresa i due ispettori federali allargano il discorso a una gara apparentemente fuori dal tempo. Roba del 2000 e per giunta caduta in prescrizione. La cosa non sfugge all'avvocato Pino. Fa notare il particolare, ma la risposta degli inquirenti è netta: «Interessa, interessa». A quel punto si è deciso di rimandare il tutto a un appuntamento mirato. L'ex capitano ha confermato la propria disponibilità a raccontare i particolari di quel tarocco per il quale la giustizia sportiva aveva emesso una sentenza d'appello di proscioglimento per tutti gli imputati, dopo la raffica di condanne in primo grado. Una collaborazione che potrebbe portare benefici al giocatore (leggi sconto della squalifica: il giocatore rischiava la radiazione senza le ammissioni di ieri). Potrebbe sembrare strano che la giustizia sportiva perda tempo per un reato prescritto. E invece Palazzi vuole dare un segnale forte. Scopriamo quale. Come l'Inter Al procuratore federale l'idea deve essere balenata nel giorno in cui ha letto la rivelazione di Doni nell'intervista rilasciata alla Ġazzetta dello Sport (e a Repubblica). Dopo oltre 11 anni di «voci» mai confermate, un protagonista ammetteva la combine. Tutto prescritto e tra l'altro già giudicato (male) dalla giustizia sportiva. Palazzi ci ha riflettuto, poi ha tracciato la linea da seguire prendendo come modello il «caso Inter» sullo scudetto a tavolino. In sostanza, nessuno può vietare al procuratore federale di aprire una istruttoria su Atalanta-Pistoiese, svolgere gli interrogatori dei tesserati, accertare le responsabilità e poi stilare una relazione in cui si faccia notare chi e come sarebbe stato condannato senza la prescrizione avvenuta. Potrebbe sembrare inutile e stucchevole. E invece avrebbe un significato forte: altro che amnistia, la giustizia sportiva colpisce duramente chi vuole fare il furbo, arrivando a una condanna morale quando non può fare diversamente. Sarebbe un bel segnale e anche un modo per ristabilire la verità. Senza dimenticare i molti insulti ricevuti dagli inquirenti dell'epoca, «colpevoli» di una caccia alle streghe. Ipotesi Se dalle intenzioni si passerà ai fatti, ecco che Doni potrebbe raccontare come e perché si decise in un ristorante di far finire 1-1 Atalanta-Pistoiese di Coppa Italia. L'ex giocatore l'ha definita una «goliardata», sulla quale però ci fu un mare di scommesse (anche tra i parenti dei giocatori) tanto che la Snai si rifiutò di pagare. Una volta acquisita la deposizione di Doni, Palazzi potrebbe interrogare Ąllegri (l'attuale tecnico del Milan era alla Pistoiese), Amerini, Aglietti, Lillo, Bizzarri, Siviglia, Zauri, Gallo, Banchelli e altri tesserati a conoscenza dell'accordo. E poi giudicarli. In modo virtuale, ma l'impatto sarebbe lo stesso notevole. Inter docet. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
NUOVE CARRIERE | GINEVRA ELKANN SONO L'AGNELLI INVISIBILE, MA SEGUITEMI E VI FARÒ SOGNARE NON AMA IL CAVIALE, I FOTOGRAFI, LE FESTE E SAINT-TROPEZ: «PERCHÉ, SE PROPRIO DEVO CONQUISTARVI, VI PORTO AL CINEMA». di RAFFAELE PANIZZA (PANORAMA | 7 marzo 2012) La rampolla di una dinastia industriale e il terminale non violento di una discendenza di militari: niente di più lontano, niente di più vicino. Il 23 marzo arriva al cinema The Lady, il primo biopic dedicato all'icona della pace birmana Aung San Suu Kyi. A distribuire in Italia le 100 copie della pellicola diretta da Luc Besson sarà la Good films, piccola casa di distribuzione fondata da Ginevra Elkann insieme all'ex Mikado Luigi Musini e a Francesco Melzi d'Eril. La «Agnelli invisibile», com'era stata frettolosamente ribattezzata da chi ne confondeva la timidezza con la presunta scarsa intraprendenza, comincia a moltiplicare iniziative e impegni. Già presidente della Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, membro del comitato consultivo di Christie's e del comité d'acquisition della Fondazione Cartier, curatrice della guida May I introduce you di Stefanel distribuila in occasione del Salone del mobile di Milano ed editor-at-large del magazine TAR, la sorella minore di Lapo e John Elkann si sta prendendo il suo posto nel mondo. Lapo dixit: «Mia sorella è supercazzuta». Mica tanto. Sinceramente mi sembra troppa roba. L'etichetta che le hanno affibbiato in famiglia qual è? Di solito sono «la paciera», quella che media se ci sono conflitti. Poi di volta in volta sono l'intellettuale o la «supertranquilla». Almeno, così sembro. E invece sotto cova il fuoco? Non dico che faccia esplodere l'apocalisse, però se mi arrabbio so farmi sentire. Cosa la tira fuori dagli stracci? Lo squilibrio. Mi piace che nelle cose ci sia armonia, stabilità, giustizia. Dicono sia un atteggiamento tipico della Bilancia. Anche degli ansiosi. Ansiosa lo sono stata, e molto. Ma poi il lavoro, la maternità mi hanno guarita. La sua società di produzione si chiama Good films e nel nome già dichiara la propria missione: solo film belli e in grado di accendere una discussione. Non è una scelta snob? No, perché per film belli mica intendo per forza solo quelli di nicchia. Altrimenti Besson, per esempio, non l'avremmo mai scelto. Distribuiremo anche film comici e leggeri: una commedia può essere schifosa e volgarissima, oppure girata bene e valere quanto un grande capolavoro. Incassare milioni di euro con «I soliti idioti» è «good» o mica tanto? È good per chi ha intascato i soldi. I produttori si giustificano così: i filmacci finanziano il cinema d'autore. È un prezzo che lei potrebbe pagare? Dipende da quanto siano filmacci. Cinepanettoni per esempio non saprei proprio farne. Il pubblico va avvicinato senza la convinzione implicita che la gente voglia solo idiozie e che quindi tanto vale dare loro ciò che chiedono. Noi pensiamo che ci sia un pubblico grande pronto a rispondere a proposte di qualità. Poi, boh, magari mi illudo. In Europa c'è chi pensa che San Suu Kyi sia una birra. Infatti la nostra idea è di produrre, distribuire e allo stesso tempo informare. The Lady per il suo contenuto è patrocinato da Amnesty, e per sensibilizzare l' opinione pubblica abbiamo ideato la campagna Send the message, sulla pagina Facebook della Good films ciascuno può registrare un videomessaggio dedicato al tema della libertà. I più belli li consegneremo personalmente a San Suu Kyi: compreso quello di Lapo, che è stato il primo a registrarlo. Come tutte le imprese, anche la sua dovrà finanziarsi. Di questi tempi, se una Agnelli va a chiedere soldi, le ridono in faccia? Qualche ironia mi capita, i soliti cinque minuti di incredulità. Ma se l'impasse dura poco non mi sconvolgo più di tanto. E lei, a batter cassa, s'imbarazza? Ho già dovuto farlo un sacco di volte per la pinacoteca. All'inizio non è stato facile, ma pian piano mi sto abituando. La scorsa estate l'hanno fotografata a Sabaudia tra la folla, con tanto di bambino, secchiello e canottino. Perché questo culto del basso profilo? I ricchi hanno smesso di fare sognare? Posso parlare solo per me stessa: io non mi sento una persona aspirazionale, tutto qui, e tantomeno mi pare di poter incarnare alcun sogno. Mi vorreste sempre a Saint-Tropez? Ok, ma io vivo a Roma e la spiaggia di Sabaudia è più bella e più vicina. Se proprio devo fare sognare preferisco farlo portando la gente al cinema. Il caviale almeno le piace? No, lo detesto. Al mondo c'è qualcuno che invidia? Invidio chi sa parlare bene in pubblico. A me ogni volta che capita parte il cuore a mille e mi si blocca il cervello. Dovrebbe rivolgersi a un guru, come Colin Firth nel «Discorso del re». Lo sto facendo. Da un po' di tempo mi segue un professore che lavora sull'autocoscienza e sulla presa di consapevolezza della propria forza. Ma resta il fatto che sono una timida. Questo fa parte della mia natura. II dibattito sulla farfallina di Belén l'ha seguito? No, e sinceramente neppure m'interessa. Essere così anche lei, capace di concedersi qualsiasi cosa, non le piacerebbe? In generale no. Non aspiro alla sfacciataggine. Poi, certo, se avessi il fisico di Belén, ne sarei ben contenta. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Quella di Gigi Buffon è stata una vera lezione di politica: ha detto il vero, professandosi partigiano. E le critiche sono moralismo puro di GIULIANO FERRARA dalla rubrica L'ARCITALIANO (PANORAMA | 7 marzo 2012) Lo sport pulito è un magnifico ideale, ma incongruo. Togli alla partita l'idolo della vittoria a ogni costo, ed è morta. Togli allo scontro il feticcio simulato della guerra, e si affloscia. Le regole esaltano lo stile, la dittatura anche cieca dell'arbitro rende possibile la competizione, ma come nella vita la sostanza del conflitto è nel libero perseguimento della felicità, vincere. Tutto il resto è bolsaggine, un arrampicarsi sugli specchi. Il fair play è a suo modo grandioso, si deve essere duri ma corretti, eppure è il metodo signorile che è al servizio della competizione, non viceversa. Gigi Buffon protegge un tempio, il gol dell'avversario ne è la violazione, la dissacrazione. Buffon non può vedere quel che non deve vedere secondo l'etica propria del suo mestiere, del suo ruolo, del suo compito. Si getterà tra le gambe dell'attaccante lanciato, se possa appena farlo, se ne trovi il coraggio, per confonderlo e farlo cadere, e certo la mira sarà alla palla, ma la mira più vera, quella sostanziale, è il blocco dell'attacco. Senza questo il calcio sarebbe una danza un po' fatua, senza interesse, un gioco della regola invece che un gioco nel rispetto delle regole. La legalità del gioco ha un tratto politico, vive in uno spazio separato, è alimentata da una giusta pedagogia, deve essere sostenuta dalla capacità di sanzionare le infrazioni, ma non è il gioco, non lo riassume come simbolo o narrazione epica. Dire la verità anche a costo di perdere: ecco una regola che sta dentro e fuori del perimetro del possibile sportivo, che va interpretata per la propria squadra, e che naturalmente viene applicata per gli avversari con sacro rigore. Quell'aggiunta di Buffon, quel: «Non ho visto la palla in porta, ma se avessi visto che differenza c'è, pensate mai che avrei denunciato un gol a mio svantaggio?», ecco, quella è la verità più forte di ogni autodenuncia, di ogni autocolpevolizzazione insincera. Non sono esercizi di immoralismo, sono prove di realismo. Ed è proprio per questo che c'è un sistema arbitrale. A che cosa mai servirebbero quattro, e forse presto sei uomini in campo, guardiani di un punto di vista più forte dei punti di vista avversari perché al di sopra delle parti, così si spera? La partita senza arbitro è un'utopia regressiva, allude alla bontà naturale dell'uomo, alla sua capacità di autogovernarsi senza la mediazione della legge, del regolamento, dell'istituzione che lo applica nel segno di criteri universalmente validi. Pensate alla moviola Milan-Juve liberamente giocata senza l'apparato arbitrale della dissuasione, e pensatela nel segno della responsabilità verso le ragioni proprie e al tempo stesso dell'altro. La partita senza identità, che rispetta e ingloba la differenza. E vedrete che noia abissale nei primi 10 minuti, e poi che rissa fenomenale, che fonte d'incomprensioni, che Babele di linguaggi incomponibili. La legge è in questo senso il sale del calcio. Ma «up to a point». Quella di Buffon è stata una lezione di politica e di morale sociale applicata, al di là di ogni legge ha detto il vero confessandosi partigiano, e le censure che gli sono state rifilate (anche Gianni Mura ha protestato, ed è tutto dire) mostrano il lato scoperto della chiacchiera sportiva, la sua vacuità, quell'idea che nel campo da gioco si possa realizzare l'impossibile società perfetta. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Incredibile: stipendi in nero nel calcio di GIANFRANCESCO TURANO dal blog RAGÙ DI CAPRA 29-02-2012 La donna Del Monte, di nome Paola e di mestiere magistrato, ha detto sì: nel Parma di Calisto Tanzi i giocatori venivano pagati con contratti pubblicitari fasulli della controllante Parmalat, poi finita in bancarotta fraudolenta. Le distrazioni riguarderebbero undici calciatori (Crespo, Thuram, Asprilla ed altri) e sarebbero avvenute tra il 1998 e il 2003, all’apice dello splendore del club emiliano. Una prima osservazione riguarda la tempistica. Oggi il reato di bancarotta fraudolenta si prescrive in circa 11 anni da quando è stato commesso il reato. L’inchiesta, quindi, è inutile fin da ora. Certo, l’azione penale è obbligatoria. Ma ci volevano tutti questi anni per capire che Tanzi versava ai suoi giocatori una quota di retribuzione tramite fatture false? Una seconda osservazione riguarda il coinvolgimento di società straniere (Harold McKenzie consulting e Rothwell investment). Qui il caso diventa più interessante e dal Parma di Tanzi si può estendere a gran parte delle squadre della serie A attuale. I club concludono normalmente transazioni con società di diritto estero. Per sponsorizzazioni, per pubblicità e anche per operazioni di calciomercato. Da tempo molti giocatori sudamericani sono controllati da società di capitali come fossero palazzi o terreni. Per citare due nomi famosi: Tevez e Mascherano. Chi controlla i passaggi di denaro in queste operazioni? Nessuno. A volte ci prova la Guardia di finanza, che per cogliere sul fatto Gianpaolo Pozzo dell’Udinese organizzò un blitz in Catalogna anni fa. O qualche Procura come quando processarono il Milan degli Invincibili (prescrizione anche lì, su legge ad personam). Se no, bisogna aspettare una bancarotta come quella della Parmalat. E anche lì agendo con la dovuta calma. I fondi neri fanno bene al calcio. Ci guadagnano i calciatori. Ci guadagnano i presidenti. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
La crisi è iniziata qualche settimana fa per un articolo di Paladoro contro la Juve e Conte dopo il pareggio casalingo con il Siena. Poi è sfociata in rissa virtuale su twitter con la pubblicazione dell'articolo Signora del dischetto. C.Rocca (soprattutto) e P.Battista accusano IL FOGLIO di battere la stessa strada de il Fatto Quotidiano (parole grosse, in termini giornalistici: Fattoglio o Fogliatto) nei confronti della Juventus attuale rivangando il periodo della Triade ed in generale il sentimento popolare contrario alla squadra bianconera. Tra Vietti (granata) e Cerasa (interista) contro C.Rocca è tutto un rimpallarsi di frecciate e veleni, tipici di compagni di scuola/banco. Dopo la partita di sabato sera, ad esempio, Vietti avvisava già Rocca che Paladoro era in procinto di scrivere un nuovo articoletto. Strano che sul CorSera finora non siano ancora intervenuti nè Battista né Ostellino a difesa della Juve. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
La saga sta continuando. C'è la critica di un altro lettore oggi su IL FOGLIO contro R.Paladoro. E comunque c'è una crisi diplomatica in atto tra la direzione ed un ex grande firma come C.Rocca (coadiuvato da P.Battista del CorSera) proprio a causa dell'anti-juventinismo dilagante anche sul giornale di Ferrara. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Nuovo accordo vicino per UEFA e ECA UEFA e ECA hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla firma di un nuovo Memorandum di Intesa tra le due organizzazioni. di UEFA News | Martedì, 28 febbraio 2012, 20.25CET La UEFA conferma di avere raggiunto in data odierna un accordo temporaneo con l'Associazione dei Club Europei (ECA) sulla firma del rinnovato Memorandum d'Intesa, che sarà in vigore dall'1 giugno 2012 al 30 maggio 2018. Entrambe le parti hanno concordato soluzioni riguardo a diverse questioni chiave, tra cui: l'incremento della cifra concordata da distribuire ai club che hanno contribuito al successo dell'edizione di UEFA EURO 2012 (fissata a 55 milioni di euro a gennaio 2008) e a quello futuro di UEFA EURO 2016, nonché del calcio a livello di squadre nazionali in genere; una polizza assicurativa che copra i rischi di infortunio quando si è impegnati con le squadre nazionali; UEFA e ECA hanno raggiunto inoltre un accordo congiunto sulla proposta di calendario delle squadre nazionali, equilibrando gli interessi delle squadre nazionali e dei club. Il rinnovato Memorandum d'Intesa sarà presentato il 22 marzo al Congresso UEFA a Istanbul. Per quanto riguarda le proposte del calendario internazionale, occorre l'approvazione della FIFA. Commentando la notizia, il segretario generale della UEFA Gianni Infantino, presente all'Assemblea Generale ECA a Varsavia, ha dichiarato: “La UEFA e i club europei lavorano fianco a fianco nell'interesse di calciatori, club, squadre nazionali e calcio in generale. Con il nuovo accordo che per la prima volta prevede un'assicurazione per i calciatori tesserati con i club europei, non soltanto curiamo i calciatori, i club e le federazioni nazionali, ma dimostriamo anche rispetto e coesione con le altre confederazioni calcistiche”. "Siamo quindi particolarmente lieti dell'annuncio dell'accordo con l'ECA e altrettanto ottimisti che la nostra proposta di calendario sia approvata dalla FIFA, che ha sempre mantenuto aperto il dialogo con noi su questa questione”. ___ European Club Association reaches agreement with UEFA di ECA News | Tuesday, 28 02 2012 Warsaw - Representatives from 123 member clubs attended the European Club Association's (ECA) two-day General Assembly in Warsaw. Agreement reached with UEFA - no solution found with FIFA The ECA Executive Board was pleased to announce to the General Assembly that an agreement was reached with UEFA in relation to a new Memorandum of Understanding (MoU). The new agreement shall run from 1 June 2012 until 30 May 2018 and includes the following points: Insurance UEFA will establish starting June 2012, for the start of the EURO in Poland/Ukraine, an insurance covering the injury risk of players while on international team duty. This insurance is valid for all players registered with a European club, irrespective of their nationality, and for all matches mentioned in the international calendar, including both official and friendly matches. Participation of clubs in the benefits of the UEFA EURO In accordance with the existing MoU with UEFA, the clubs are entitled to 55 Million Euro of the EURO 2012 benefits as recognition of the significant contribution of clubs to the success of this tournament. As part of the new agreement, this amount will be substantially increased in time for this year's EURO with a further increase for the UEFA EURO 2016 in France. The precise amounts will be announced at the UEFA Congress in March in Istanbul. Governance / club representation in decision-making process In the future, the clubs will have a "Referral Right" on all decisions affecting club football. No decision relating to club football will be taken without the consent of the clubs. International Calendar The European football family has come to a compromise solution for the future international calendar, which will be made up of 9 double-headers over a 2 year period with no single friendlies. It is to be noted that the August friendly match date was completely removed as a result of ECA's request. Additional points, which form part of the International Calendar proposal, include: ● No more than one international tournament per player per year ● The Final Tournaments of all confederations shall end mid-July ● The Africa Cup of Nations shall start as soon as possible in January ● The two matches of the double-date shall be played on the same continent (at least the second match must be played in Europe for European teams) Commenting on the agreement with UEFA and the situation with FIFA, ECA Chairman Karl-Heinz Rummenigge stated: "The agreement with UEFA is a major break-through for European club football. With this agreement, UEFA clearly recognises the importance of clubs and the significant contribution they make to the success of national team football. The negotiations have not always proved easy, but were always conducted in a fair and respectful manner. I sincerely thank UEFA, in particular UEFA President Platini, on behalf of all European clubs and look forward to our continued cooperation. This is once more a proof that in the European football family solutions can be found in a cooperative and fair way. " "While an agreement has been reached with UEFA, the situation remains unsatisfactory in relation to FIFA. Unfortunately, discussions with the FIFA President have failed to lead to a satisfactory outcome which takes account of the clubs' demands." Executive Board Elections Ebru Köksal and John McClelland have stepped down from the ECA Executive Board, as they ceased to hold an active office at their respective clubs. Hence, Executive Board Elections were held in order to fill the vacancies. ECA Ordinary Member Clubs eligible to vote participated in the election and elected Theodoros Giannikos (Olympiacos FC) and Jakub Otava (AC Sparta Praha) as new Executive Board Members for the remaining period of the current membership cycle, which lasts until the end of the 2012/13 season. EU Autonomous Agreement The ECA General Assembly approved the autonomous agreement regarding the EU Social Dialogue. The EU Social Dialogue brings together organisations representing employer and employees in European football in order to agree employment and social conditions. The main element included in the agreement concerns the minimum requirements for player contracts in Europe. Each party involved in the EU Social Dialogue needs the approval of their respective decision-making bodies before it can be implemented. The date provisionally set for a possible signing ceremony of the agreement is April 2012 in Brussels. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
L’iniziativa Una postilla nel contratto: «Estraneità a fatti illeciti» Il Varese ai suoi giocatori «Siete onesti? Firmate qui» Clausola etica: stipendio tagliato a chi sgarra di CLAUDIO DEL FRATE (CorSera - Milano 28-02-2012) VARESE — «Noi ci stiamo spendendo per un campionato pulito; non stiamo facendo nulla di eccezionale, ma vedo che il nostro mondo è piuttosto in ritardo su questa strada...». Antonio Rosati, presidente del Varese, ha alle spalle una carriera da manager dello sport tutto sommato breve, ma potrebbe passare alla storia come il primo patron calcistico che ha introdotto una clausola etica nei contratti da far firmare ai suoi atleti. A tutti i giocatori della società biancorossa, oggi sesta nel torneo di serie B, verrà fatta sottoscrivere una postilla al contratto che li impegna a dichiarare di non essere mai stati coinvolti in episodi di illecito sportivo e che li sottopone a severe sanzioni nel caso in cui violassero questa norma di fair play. Uno potrebbe pensare: è la scoperta dell'acqua calda. Errore, perché oggi i calciatori godono spesso di tutele al cui confronto l'articolo 18 degli operai è niente. Cristiano Doni, tanto per fare un esempio, continua a percepite l'ingaggio dall'Atalanta, benché reo confesso e squalificato per combine mentre il Bari — altra società nell'occhio del ciclone — per non subire penalità in classifica ha dovuto pagare gli arretrati anche ai suoi tesserati sospettati di essersi venduti le partite del passato torneo. «Le regole che vogliamo darci — ha spiegato ieri mattina il presidente Rosati — sono a tutela sia dei calciatori sia della società. Quest'ultima, per il criterio della responsabilità oggettiva, rischia spesso di pagare per colpe di cui non è affatto consapevole o per i gesti di qualche tesserato che perde la testa». Gli eventi del calcioscommesse non hanno macchiato la reputazione del Varese,ma la società si sente comunque penalizzata («Club che l'anno scorso arrivarono davanti a noi oggi si ritrovano coinvolti nelle indagini. . . » ha rimarcato Rosati); dunque l'operazione etica è figlia dei tempi che il calcio italiano sta attraversando. I dettagli giuridici sono stati illustrati dall'avvocato Stefano Amirante, consulente legale della società: «Il Varese chiede innanzitutto ai suoi tesserati una sorta di "autocertificazione", un attestato di estraneità a fatti illeciti. Se questa norma dovesse essere violata, il Varese la potrà far pesare davanti al collegio arbitrale e ottenere una riduzione dell'ingaggio fino al 100% oppure anche la risoluzione del contratto. Da parte sua il Varese vuole in questo modo far capire che sta facendo tutto quanto in suo potere per prevenire episodi di "infedeltà" alla maglia e alle regole». Un meccanismo non facilissimo, ma che è figlio degli scarsi poteri sanzionatori che oggi i club hanno nei confronti dei loro tesserati: prima di un pronunciamento della giustizia sportiva il calciatore può ricevere un ammenda pari al massimo al 5% del suo stipendio. Domenica ai giocatori biancorossi è stata illustrata la clausola etica a cui dovranno aderire. Il primo a sottoscriverla è stato Emanuel Rivas, argentino, approdato a gennaio al Varese proveniente dal Bari. Che in fatto di scommesse a quanto pare non era un «ambientino» facile. Rivas ha firmato senza la minima esitazione. Se non altro un ottimo auspicio. Dalle parole si passa ai fatti. Finalmente di FABIO MONTI (CorSera - Milano 28-02-2012) L'esempio del Varese, in linea con quanto ipotizzato dall'accordo collettivo fra le società della Lega di B e il Sindacato calciatori, firmato l'8 novembre a Vicenza, apre la strada alla mobilitazione contro il malaffare che coinvolge il pallone italiano. Una mobilitazione più volte invocata dal Coni e dalla Federcalcio, in questi ultimi tre mesi e che fin qui non ha trovato risposte chiare dalla lega di A. È un segnale importante, perché si passa dalle parole ai fatti e perché dimostra come il Varese, per primo, abbia avvertito la gravità della situazione e i rischi legati alla tentazione da parte dei tesserati di scivolare nell'illecito, finendo per coinvolgere i club. La passione della gente nella regolarità del pallone va salvaguardata al di là di ogni ragionevole dubbio. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Crespo, Dino Baggio, Asprilla: tutto il Parma dei miracoli indagato per bancarotta Nell'avviso di fine indagine legato al crac Parmalat sono coinvolti dirigenti e giocatori: venivano pagati con compensi milionari extra completamente al nero di SILVIA BIA (il Fatto Quotidiano - Parma 28-02-2012) Ci sono quasi tutti i giocatori del Parma dei miracoli tra gli indagati nel filone di inchiesta del crac Parmalat che riguarda il Parma Ac. Undici calciatori che insieme a ex dirigenti e vertici della società calcistica che sono accusati di concorso in bancarotta fraudolenta per distrazione. In tutto 28 indagati, tra cui compaiono anche i nomi di noti giocatori che tra il 1992 e il 2003 contribuirono a portare la squadra del Parma nell’olimpo calcistico tra vittorie in Coppa Uefa, Coppa Italia e Coppa dei campioni. Coinvolti nell’inchiesta sarebbero Faustino Asprilla e Dino Baggio, ma anche lo storico capitano Lorenzo Minotti, insieme ad alcuni dei giocatori più acclamati dalla curva Nord come Luigi Apolloni, Tomas Brolin e Massimo Crippa. E poi Enrico Chiesa, Hristo Stoichkov, Lilian Thuram, insieme a due calciatori ancora in attività: Juan Sebastiàn Veron e Hernan Crespo. Secondo la Procura, che ha da poco chiuso le indagini preliminari sul caso, in quel periodo i giocatori avrebbero concorso a distrarre e dissimulare 9 milioni e 937mila euro dalle casse di Parmalat insieme all’ex patron Calisto Tanzi, che ai tempi era proprietario della società calcistica, e a Domenico Barili, direttore commerciale e firmatario degli accordi di sponsorizzazione con i calciatori. Il denaro veniva distratto con la realizzazione di contratti fittizi per promuovere e pubblicizzare il marchio e i prodotti Parmalat che venivano firmati da Barili e dai giocatori o società fiduciarie ad essi riconducibili. Quindi venivano emesse false fatture, che Tanzi ordinava di pagare con fondi provenienti da Parmalat, senza che vi fossero prestazioni verso la società. I pagamenti extra che i giocatori ricevevano oltre al normale compenso per il proprio ingaggio erano consistenti: si parla di 5.647.724 dollari per Veron, 4.425.000 dollari per Asprilla, 2.654.589 dollari per Baggio, 2 milioni per Crespo. Cifre a parecchi zero, sempre fuori busta, anche per Thuram, con 962.355 dollari, Brolin (990. 048 dollari), Apolloni (507. 000 dollari), Stoichkov (550.000 dollari), fino ai 449.706 di Chiesa, i 339.889 di Minotti e i 163.774 di Crippa. Nell’inchiesta sarebbero indagati anche 16 ex dirigenti del Parma Ac. Tra le persone coinvolte il figlio dell’ex re del latte Stefano Tanzi, che ai tempi era presidente della società calcistica, ma anche gli ex membri del Cda Alessandro Chiesi, Giorgio Scaccaglia e Paolo Tanzi. Nel registro compaiono anche i nomi degli ex sindaci del Parma Fabio Branchi, Antonio Bevilacqua e Oreste Luciani, oltre a quello dell’ex legale rappresentante di Parmalat Asia Alberto Maurizio Ferraris e del revisore della società Grant & Thorton Maurizio Bianchi (per Bevilacqua, Ferraris, Stefano e Paolo Tanzi, essendo già stati giudicati per condotta analoga nel processo principale sul crac Parmalat, la Procura non contesterà il reato). Secondo l’accusa gli indagati, in concorso tra loro, avrebbero alterato i dati del bilancio del Parma chiuso il 30 giugno 2002 “al fine di conseguire, per la società sportiva, un ingiusto profitto costituito dalla possibilità di ridurre in modo fittizio i debiti nei confronti della controllante Parmalat Spa”. Secondo un accordo fittizio del gennaio 2002 tra Parma A. C. , Parmalat Asia e Ltd (società coreana del gruppo di Tanzi), in cambio dei diritti di sfruttamento del suo marchio fino a ottobre 2010, la società calcistica avrebbe ricevuto 8 milioni di euro. La somma sarebbe stata indebitamente inserita tra i ricavi del bilancio chiuso a giugno 2002. Quindi il 20 dicembre il credito sarebbe stato ceduto a Parmalat Spa, che a sua volta l’avrebbe girato a Bonlat, che secondo la Procura veniva utilizzata per chiudere le falsificazioni con un fittizio incasso della somma. Ma i movimenti di denaro illeciti non riguardavano solo il pagamento extra dei calciatori. Le indagini riguardano anche transazioni per l’acquisto e la cessione di giocatori. Tra queste, il caso di Amauri e dell’acquisto del suo cartellino, effettuato quando il giocatore era già libero dalla società precedente. In questo caso gli indagati per bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione, oltre a Calisto Tanzi e al figlio Stefano, sono Enrico Fedele, ex responsabile dell’area tecnica del Parma tra il 1999 e il 2001, Fabrizio Larini, direttore sportivo del Parma tra il 1997 e il 2002, Mariano Grimaldi, procuratore di Amauri nel 2001, insieme a Stanislao Grimaldi e Patrick Edmond Lecourt, amministratore della Harold McKenzie counsulting Ltd e della Rothwell management. Secondo l’accusa nell’estate 2001, a seguito di accordi tra i Grimaldi e i dirigenti Fedele e Larini, il Parma avrebbe stipulato un contratto fittizio con la Harold McKenzie counsulting Ltd per la consulenza e l’acquisto del giocatore per una somma di 3, 5 milioni di dollari. Ma Amauri aveva lasciato il Napoli il primo luglio 2001, quindi era libero di passare al Parma senza pagamento al club precedente. Secondo la Procura anche in questo caso l’operazione era volta a distrarre denaro: la somma versata dal Parma alla società di Lecourt sarebbe infatti stata girata attraverso un giro di trasferimenti su un conto di Monaco dei Grimaldi per un importo di 2 milioni e 150mila dollari. -
Dino Zoff - Calciatore E Allenatore
Ghost Dog ha risposto al topic di bidescu in Tutti Gli Uomini Della Signora
Zoff, 70 anni di ROBERTO BECCANTINI dal blog Beck is Back 28-02-2012 Oggi Dino Zoff compie 70 anni. E’ stato uno dei più grandi portieri di tutti i tempi, non solo del suo. Friulano di pasta, inglese di stile, tedesco di lamiera: un mix che lo ha portato in cima all’Europa e in vetta al Mondo, sulla copertina di «Newsweek» e fra i denti di un francobollo. Da Guttuso a Gattuso: giocatore, allenatore, commissario tecnico, e persino presidente (della Lazio). Lasciò la Nazionale nel 2000, fresco di argento europeo, dopo un diverbio con Silvio Berlusconi, che gli aveva dato del dilettante per non aver marcato Zidane con un mastino (un Gattuso, appunto) nella finale con la Francia. Udinese, Mantova, Napoli, Juventus. Soprattutto Juventus, poi allenata con Lazio e Fiorentina. Nessuno è perfetto, e nemmeno lui lo è stato: la sventola chilometrica di Haan, per esempio; non però, secondo Trapattoni, il «tiro gobbo» di Magath ad Atene. In questi casi, i turiboli d’incenso prendono la mano. Sul mio podio ci sono tre portieri: Lev Jascin, Gordon Banks, Dino Zoff. Tutti della stessa scuola. Dino ha sempre privilegiato la persona al personaggio e il prestigio alla popolarità, di cui detesta gli eccessi. Lontano per indole dal galateo acrobatico di Albertosi, Zoff dava sicurezza anche nella insicurezza che sapeva celare. Ai giovani portieri rimprovera la rinuncia alla presa come una fuga dalle responsabilità: tanti, fra i pali e nella vita, preferiscono rinviare, temporeggiare, deviare, come se avessero paura di bloccare gli attimi, le decisioni. E al diavolo gli alibi: la foggia del pallone, le troppe notturne, le troppe partite. Un muggito vi seppellirà. Che coppia, e che coppa, con Enzo Bearzot. I silenzi parlanti di Zoff hanno raccontato il Paese meglio di tanti comizi. Un albero dalle radici profonde, solitario e dimenticato. Sarebbe piaciuto a Umberto Saba. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 28-02-2012) Amnistia nel calcio? No di Petrucci e Figc "Rispetto l'opera dei magistrati e dunque ringrazio Di Martino per il lavoro che sta facendo. Ma ho sentito anche il presidente della Figc, Abete, e quella dell'amnistia sportiva è un'ipotesi irrealizzabile": così il n.1 dello sport, Giovanni Petrucci, commenta l'idea lanciata dal procuratore di Cremona sul Calcioscommesse. "Proprio il Coni - aggiunge Petrucci -, in osservanza al Cio, ha recentemente varato un codice etico per il rispetto dei principi di lealtà e correttezza sportiva, è evidente che non possiamo essere favorevoli all'amnistia. Nel momento in cui vengono alla luce certi episodi, il nostro discorso deve essere chiaro dall'inizio e non dare adito a dubbi o interpretazioni diverse". Antonello Valentini, d.g. della Figc, da parte sua in occasione di un convegno, ha spiegato che "l'amnistia non è stata percorribile. Il presidente Abete e Petrucci si sono sentiti stamani, noi abbiamo già nei nostri codici forme premiali per chi collabora e sono state utilizzate anche la scorsa estate, nel primo processo per il calcio scommesse. Certo, è un momento difficile per il calcio italiano e questa inchiesta giudiziaria rischia di farci perdere credibilità. Proprio per questo credo che i protagonisti debbano darci una mano...". Nei codici Figc, come detto da Valentini, sono già previsti sconti per i pentiti, e il procuratore Stefano Palazzi, che sta per iniziare gli interrogatori, sentirà moltissimi calciatori dai quali si aspetta la massima collaborazione collaborazione. Se qualcuno vuole salvare la propria carriera. Certo, sarà un'inchiesta lunga: sino al 15 marzo le prime audizioni, poi toccherà anche ai big. Probabile a questo punto che il processo sportivo si tenga in estate, durante gli Europei. Ma quando verranno scontate le penalizzazioni? I campionati saranno sconvolti? O molti club partiranno dalla prossima stagione con meno 3 o meno 6? E' presto per dirlo ma c'è molto timore fra le società.