Vai al contenuto

Ghost Dog

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    11014
  • Iscritto

Tutti i contenuti di Ghost Dog

  1. L’inchiesta GLI STADI L’era glaciale Cinque partite di serie A rinviate in 5 giorni fra impianti in rovina, pessimi prati e tribune ghiacciate Mentre si fa ancora attendere la legge che incentiva la costruzione di nuovi campi, il calcio italiano si interroga su quelli esistenti, inadeguati e ormai di un’altra epoca di FRANCESCO FASIOLO & FRANCESCO SAVERIO INTORCIA (la Repubblica 06-02-2012) Cattedrali deserte e fatiscenti. Presidenti che vogliono fuggire altrove, per offrire comfort ai tifosi e sfruttare il business edilizio. Una nuova legge per favorire la costruzione degli impianti, arenata alla Camera. E poi tettoie insufficienti, bagni inservibili, piste d´atletica inagibili che allontanano il pubblico. Per finire al parcheggio sotterraneo mai utilizzato del San Paolo o alla Curva Sud Ospiti del Tardini, sotto sequestro dal 2009, da quando perse la vita il tifoso vicentino Eugenio Bortolon (13 indagati, la Procura di Parma ha appena depositato l´avviso di chiusura inchiesta). La fotografia degli stadi italiani è scolorita e triste come una cartolina sgualcita da tabaccheria. Le 18 arene di Serie A hanno un´età media di 64 anni, più vicina alla pensione che al futuro (67 senza il neonato Juventus Stadium). Per metà concepiti in era fascista, dieci campi hanno ospitato il Mondiale ´90. Beni pubblici spesso troppo grandi o intoccabili. Come i monumenti di Firenze e Bologna, dove i vincoli della Soprintendenza spingono i due club a sognare un impianto fuori città: progettato dai Della Valle, solo immaginato dai Menarini, ex proprietari rossoblù (c´era il plastico, non era stata individuata l´area). Il futuro insomma è l´impianto privato. Ha aperto la strada la Juventus, passata dal Delle Alpi deserto alla nuova casa sempre affollata. E in grado di battere il maltempo. LA NUOVA LEGGE L´attuale progetto di "legge sugli stadi" (C. 2800), sintesi di tre precedenti disegni, è stato approvato il 6 ottobre alla Camera dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici in sede consultiva, e qui si è fermato. Si propone di accelerare l´iter burocratico per restaurare impianti esistenti, privatizzandoli, o costruirne nuovi, con almeno 15mila posti a sedere all´aperto e 7.500 al coperto, anche affiancandovi alberghi, negozi, villette, uffici. Allo snellimento procedurale si abbinerà il sostegno finanziario del governo, attraverso un piano d´intervento straordinario da varare entro sei mesi dall´entrata in vigore della legge. Le voci critiche richiamano al rispetto dei vincoli ambientali e urbanistici e delle norme sugli appalti. Dietro l´angolo c´è l´ombra della speculazione edilizia. NOI E L´EUROPA Nel frattempo, altrove si corre. In Europa tra il 2008 e il 2010 sono stati progettati 25 stadi nuovi (alcuni già costruiti) e investiti 4, 5 miliardi di euro. «L´Inghilterra è partita negli anni ´90, la Germania nel 2000, la Spagna dal 2004, la Francia ora per gli Europei 2016» elenca Michele Uva, responsabile del centro studi Figc e unico italiano tra gli esperti del panel Uefa sulla costruzione degli stadi. «È anche vero che tedeschi e francesi hanno approvato leggi speciali in 45 giorni». Ma costa tanto tirare su un nuovo stadio? «Dipende: come per gli alberghi, se ne può costruire uno da 2 stelle o uno da 5 - spiega Uva - . Si può andare da 1.500 euro a posto, è il caso del nuovo impianto dell´Espanyol, 42.000 posti e 65 milioni di euro spesi, fino a progetti da 6. 000 euro a spettatore: l´Emirates dell´Arsenal, per 60mila persone, costato 400 milioni». Insomma, basta sapere dove si vuole arrivare. ROMA E MILANO In Italia, l´élite è rappresentata da Roma e Milano. L´Olimpico, categoria 4 Uefa dopo i ritocchi per la finale di Champions 2009, non offre una visuale ideale. Tom DiBenedetto l´ha definito inadatto, ma intanto la proprietà americana della Roma lavora per renderlo più "family friendly", con aree accoglienza per tifosi e bambini. Claudio Lotito sogna lo Stadio delle Aquile per la Lazio, sui suoi terreni lungo la via Tiberina, progetto rallentato dai vincoli ambientali. San Siro, la Scala del calcio, ha un terreno di gioco malato. Eppure Inter e Milan, rinnovata la convenzione col Comune fino al 2016 (8,5 milioni l´anno in tutto), lavorano per migliorarne l´accoglienza, con due nuovi ristoranti. Fa gola la possibilità della finale Champions 2015. IL CASO SANT´ELIA Allo stadio di Cagliari piovono calcinacci, le tribune in tubi Innocenti sono lì da dieci anni. La Commissione provinciale di sorveglianza ne ha dichiarato l´inagibilità, nelle ultime due gare il nulla osta è arrivato all´ultimo minuto. Contro la Fiorentina, sistemati piloni e pareti interne, lo stadio ha aperto per metà. Contro la Roma, in notturna, altra corsa contro il tempo per l´impianto di illuminazione esterno. Cellino punta a un nuovo stadio a Elmas. E intanto minaccia di andare a giocare a Trieste. TEMPLI MODERNI Per viaggiare nel futuro, basta andare a Cesena. L´erba è finta, il modello è vero: il Manuzzi, primo impianto interamente coperto, ha ospitato anche la prima gara di A sul sintetico, Cesena-Napoli. I lavori estivi hanno trasformato i Distinti inferiori da settore scomodo in avamposto per famiglie: barriere mobili, area ospitalità, persino una nursery. Una famiglia con due figli s´abbona con 550 euro. SOGNI, PROGETTI «Lo stadio si farà comunque, anche se non verranno gli arabi, ma il governo ci aiuti e faccia la legge», dice Maurizio Zamparini: il suo progetto per la casa del Palermo, già presentato, lo firma Gino Zavanella, designer dello stadio juventino. 35mila posti, sulle ceneri del Velodromo Borsellino, quartiere Zen. Ma il secondo stadio moderno dopo quello di Torino sorgerà a Udine (25 milioni di investimento, 25 mila posti): dell´attuale Friuli resterà solo la tribuna con il caratteristico arco. Gli altri settori verranno abbattuti e ricostruiti, il terreno di gioco spostato e avvicinato agli spalti, oggi disertati dai tifosi nonostante le imprese della banda Guidolin.
  2. Il retroscena Farina confessò per caso Palazzi rischia di fare tilt di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 06-02-2012) Un giallo sul Calcioscommesse (il caso Farina) ma anche il timore che la Superprocura Figc ora non sia in grado di reggere una mole di lavoro impressionante. Come noto, Stefano Palazzi ha inviato con colpevole ritardo alla Procura di Cremona gli atti dell’interrogatorio di Farina. Il procuratore federale, nel suo fumoso comunicato, tenta grottescamente di giustificarsi e rivela che le “dichiarazioni di Farina furono acquisite nell’ambito di un separato procedimento disciplinare”. In pratica, il difensore del Gubbio era stato chiamato a Roma come teste nell’inchiestalumaca su Premiopoli (chiusa a fatica e dopo troppe proroghe) e in quell’occasione Farina, che si era consultato con il sindacato calciatori, aveva deciso di vuotare il sacco e raccontare il tentativo di illecito. Come si spiega allora “l’intuizione investigativa” di cui parla la Procura federale, se non era stato il giocatore a farsi avanti? Farina non ha mai voluto parlare e chiarire: dicono che sia spaventato. Ma ora Palazzi ha confuso ancora di più le carte. Il superprocuratore è stato a Cremona (dove ha avuto molti atti dell’indagine) e Bari (dove non ha avuto niente, essendoci di mezzo il 416 bis ed essendo in arrivo non pochi arresti), mentre con la Procura di Napoli non c’è feeling. Ma ora Palazzi dovrà sbrigarsela da solo. Da interrogare una quarantina di tesserati. Le audizioni potrebbe iniziare fra una decina di giorni: inchiesta chiusa entro marzo, processi iniziati verso fine aprile? Non è semplice. Se davvero i processi sportivi dovessero chiudersi entro la stagione in corso, molti club rischierebbero una sanzione “afflittiva” da scontare subito. Per molte società l’ideale sarebbe scontare la penalizzazione (da 3 a 6 punti) la prossima stagione, altrimenti i campionati verrebbero sconvolti proprio nella fase finale. Forse stavolta è meglio che Palazzi non faccia troppo in fretta, cosa che peraltro gli riesce benissimo (fino a 6 mesi per un deferimento). Di sicuro, il procuratore è pronto ad applicare l’articolo 24 del codice di giustizia sportiva: sconti di pena per chi si pente (Masiello). Sicura invece la radiazione per molti calciatori (Doni, Zamperini, Mario Cassano, eccetera) e tante squalifiche, minimo 6 mesi, per omessa denuncia. E i club? Doni ha messo nei guai l’Atalanta. Ma in ballo in serie A ci sono anche Genoa, Lazio, Chievo, Bologna e Lecce. In B rischiano Bari e Sampdoria, in Lega Pro molti club (fra cui Piacenza e Albinoleffe).
  3. DOPPIO PASSO di MAURIZIO CROSETTI (la Repubblica 06-02-2012) DEL PIERO? PIUTTOSTO BETTEGA Visto che quella matassa di partita proprio non si sbrogliava, l’ex capitano bianconero Antonio Conte ha pensato a qualche alternativa in attacco. Si è concentrato dapprima su Giaccherini, che punta non è, ma dinamico sì. Poi ha riesumato il bel Borriello, che goleador non è più, ma carino sì. Infine ha puntato tutto su Quagliarella, che con quella maschera da Zorro fa la sua figura. Però, aveva pensato anche a Boniperti, il quale gioca solo metà partita, la prima. Voleva chiamare Bettega, ma ieri era indisponibile. Se avesse potuto, Conte si sarebbe probabilmente rivolto a Felice Placido Borel detto “Farfallino”, oppure, perché no?, a Federico Munerati o Pietruzzu Anastasi, lui effettivamente convocabile. Nulla da fare neanche per Carapellese e Capocasale, più facile ma non facilissimo fare uno squillo a Ravanelli o a Pietro Paolo Virdis, al limite si proverà per la Coppa Italia. Tutti, purché lui no. Chiunque, a patto di non mandare in campo Alessandro Del Piero, questo mai. Per Conte, Del Piero non gioca più nella Juve. Gliel’ha detto il presidente.
  4. Oggi le motivazioni di Calciopoli trafiletto non firmato (Tuttosport 06-02-2012) TORINO. E oggi si saprà il perché. Il perché della condanna di Moggi a Napoli, che a molti è parsa sorprendente alla luce dell’andamento del processo, durante il quale l’accusa si è spesso trovata in difficoltà davanti alle scoperte della difesa dell’ex dg bianconero. Un fascicolo ponderoso (si dice di oltre 500 pagine) verrà depositato oggi dalla giudice Teresa Casoria che pare aver finito di scrivere da qualche giorno, ma depositerà oggi allo scadere di 90 giorni previsti. Quello che si troverà in quelle pagine sarà interessante per capire meglio alcune apparenti incongruenze del dispositivo e, in chiave juventina, se la Casoria riterrà Moggi come individuo che agiva per sé e slegando la Juventus dalla responsbailità oggettiva che le è costata la retrocessione in sede sportiva. Ma anche chi si dovrà difendere nell’appello del rito abbreviato (a partire da Giraudo) sarà interessato alle motivazioni. Intanto Capello ai microfoni della Rai ha concordato con Agnelli: «Moggi e Giraudo sono stati i più grandi dirigenti del calcio con cui ho lavorato».
  5. È SERIE TRUFFA MASIELLO CANTA Truccate quattro partite del campionato ’10-’11 Arrestati l’infermiere del Bari e il portiere Cassano di ANTONIO MASSARI (il Fatto Quotidiano 05-02-2012) Valigette piene di soldi per provare a truccare Bari–Roma. Denaro prima incassato, poi restituito, per manipolare Palermo–Bari. Con i due arresti di ieri, si scopre un altro tassello nel mosaico del calcio scommesse, e ora è il Bari a tremare, con quattro partite di Serie A sospette (Milan–Bari, Bari–Sampdoria, Bari–Roma e Palermo–Bari, tutte giocate tra marzo e maggio 2011) nel mirino degli investigatori. L’inchiesta della procura di Cremona è ormai ricca di testimonianze eccellenti, come quella del calciatore del Bari Andrea Masiello, che racconta come fu convinto – salvo poi cambiare idea – a truccare Palermo–Bari, incassando 35 mila euro, poi restituiti, a un infermiere barese in contatto con gli “zingari”: il 43 enne Angelo Iacovelli – infermiere, vicino ai calciatori della società biancorossa – arrestato ieri insieme con il portiere del Piacenza, Mario Cassano. Entrambi sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Negli atti firmati dal gip Guido Salvini, che ha accolto la richiesta d’arresto avanzata dal procuratore capo di Cremona, Roberto di Martino, si legge che Cassano dovrà rispondere dell’alterazione di quattro incontri dei campionati di serie B 2010 / 11 (Piacenza–Albinoleffe, Atalanta–Piacenza, Siena–Piacenza) e 2008 / 9 (Piacenza–Mantova). CASSANO, scrive il gip, “nel-l’aprile 2011 metteva in contatto Alessandro Zamperini (secondo l’accusa reclutava calciatori da corrompere, ndr) e Hristian Ilievsky (capo degli “zingari”, ndr) e riceveva 20 mila euro per aver contribuito al raggiungimento dell’over in Siena–Piacenza del 19 febbraio 2011. Il 19 marzo contribuiva all’alterazione di Atalanta–Piacenza, terminata 3-0, fornendo a Cristiano Doni indicazioni su come eseguire il calcio di rigore”. Ma è Angelo Iacovelli il vero tassello mancante, scoperto dalla procura di Cremona, poiché “costituiva un tramite” tra gli zingari e i “giocatori del Bari Andrea Masiello, Marco Rossi, Daniele Padelli, Simone Bentivoglio e Alessandro Parisi”. È in questo contesto – sottolinea il gip – che “venivano manipolate – o erano oggetto di tentativi di manipolazione, con offerte ai calciatori Milan–Bari del marzo 2011, Sampdoria–Bari del 23 aprile 2011, Bari–Roma e Palermo–Bari del maggio 2011”. Filippo Carobbio, centrocampista del Siena, durante un interrogatorio dice: “Una settimana prima di Palermo–Bari, Iacovelli venne a Siena e mi disse che i giocatori del Bari ‘ volevano organizzare qualcosa ’ (…). Sono sicuro che si trattasse di Bari–Sampdoria. (…). Disse che il Bari voleva perdere e ricevere dei soldi per farlo (…)”. La versione più incisiva è quella del biancorosso Andrea Masiello: “Fu poco prima di Bari–Sampdoria, giocata il 23 aprile 2011, che accadde il primo episodio: la sera prima della partita (…) Iacovelli mi ha contattato, chiedendomi di recarmi in una camera dell’Una hotel (…) e mi rappresentò che mi aspettavano due imprecisati signori. Mi rifiutai (…). Il giorno della partita con la Sampdoria, scesi a incontrare lacovelli e lo trovai assieme a uno sconosciuto, che non proferì parola. Mi chiese se c’era la possibilità di perdere la partita. (…) Gli espressi un netto rifiuto (…)”. Iacovelli però ci riprova. “QUALCHE sera più tardi – continua Masiello – Iacovelli mi contattò per telefono. Scesi all’esterno della mia abitazione e mi chiese se ero disposto a essere coinvolto nella combine della partita successiva. Era presente una vettura, sulla quale c’era una persona, che s’era collocata in maniera da impedire che la guardassi in volto”. Masiello non ha dubbi sulla partita in questione: “Bari–Roma che finì 2 a 3. Iacovelli mi disse che c’era pronta per me in auto una valigetta con i soldi. Rifiutai”. E ancora: “Il 4 maggio 2011 venni contattato una volta ancora da lacovelli. Arrivato all’hotel vi trovai Marco Rossi, Bentivoglio e Parisi. Era presente Iacovelli con due persone che non parlavano italiano. La proposta fu di perdere la partita con il Palermo con 2 gol di scarto. Disse che i soldi erano già pronti e li mostrò. Noi giocatori decidemmo di allontanarci subito”. Ma Iacovelli insiste: “II 5 maggio – racconta ancora Masiello – si presenta sotto casa e mi consegna 35 mila euro. Ero in imbarazzo, presi i soldi, tornai a casa e li nascosi. Passa mezz’ora e Iacovelli mi porta a casa ulteriori 35 mila euro dicendo ‘ tienili, che c’è possibilità di farla’. Mi disse che 70 mila euro ciascuno li avevano ricevuti Rossi, Bentivoglio e Parisi. Non avevo alcuna intenzione di tenere quel denaro, ma non sapevo come comportarmi (…). Parlai con Parisi, Rossi, Bentivoglio all’albergo di Palermo che ci ospitava. Un sms di Iacovelli mi indicava un numero di telefono per dare l’ok sull’alterazione delta partita. Ho fatto finta di telefonare (…). Decidemmo di andare in campo per giocarci la partita, come se non avessimo accettato la proposta, non ho idea se il Palermo abbia avuto qualcosa a che fare con questi tentativi di combine. Tornando dalla trasferta, incontrai nuovamente Iacovelli sotto casa e gli restituii il denaro”. ___ LA RICOSTRUZIONE DAI VERBALI DEGLI INTERROGATORI Masiello: «Presi 70 mila euro Ma ero confuso e impaurito» L'ex del Bari: «Io, Rossi, Parisi e Bentivoglio alla fine rifiutammo di perdere a Palermo» di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 05-02-2012) Il Bari, la scorsa stagione, era circondato da loschi personaggi. Gente senza scrupoli che avvicinava i giocatori, faceva pressioni, minacciava, per taroccare le partite. E' il quadro sconfortante descritto da Andrea Masiello al pm Di Martino. Il verbale era secretato, ma ampi stralci dell'interrogatorio sono finiti nell'ordinanza di custodia cautelare di Cassano e Iacovelli. Il sondaggio Masiello arriva al Bari nel gennaio 2008 e conosce subito Iacovelli, «persona che gravitava spesso attorno ai giocatori del Bari, andava a mangiare con loro, faceva parte del loro contesto». Iacovelli gli presenta Bellavista, che «faceva discorsi allusivi, osservando che noi giocatori del Bari ci impegnavamo allo spasimo, ma facevamo uno sforzo inutile in quanto ci poteva essere una scorciatoia per conseguire dei risultati più proficui». La sera prima di Bari-Sampdoria del 23 aprile 2011, dice Masiello, «io e gli altri giocatori del Bari ci trovavamo in ritiro all'albergo Una Hotel di Torre a Mare. Iacovelli mi contattò telefonicamente chiedendomi di recarmi in una camera al primo piano. Nell'occasione io occupavo una camera al secondo piano con Parisi. Iacovelli mi rappresentò che in quella camera mi aspettavano due imprecisati signori che volevano parlare con me. Avendo intuito che potesse trattarsi proprio di un discorso intorno alla manipolazione di partite, mi rifiutai di raggiungere i due sconosciuti. ... La mattina seguente scesi ad incontrare Iacovelli a seguito di una sua ulteriore chiamata. Lo trovai assieme ad uno sconosciuto che non proferì parola. Iacovelli mi chiese se c'era la possibilità di perdere la partita con la Sampdoria. Io, sorpreso, gli espressi un netto rifiuto». La valigetta Prima di Bari-Roma 2-3, Iacovelli si presenta sotto casa di Masiello. «Era presente una vettura sulla quale c'era una persona che si era collocata in una posizione tale da impedire che la guardassi in volto. . . . Iacovelli mi disse che, qualora avessi accettato la proposta di combine, ndr, c'era pronta per me in auto una valigetta con i soldi. Da come si espresse capii che avrei dovuto rivolgermi ai miei compagni di squadra. Io naturalmente rifiutai, fino al punto di litigare con il predetto, e me ne tornai a casa. Da allora cominciai ad avere paura ... Il 4 maggio 2011, ricordo che era dopo cena, venni contattato una volta ancora da Iacovelli che mi convocò all'Una Regina. Arrivato all'hotel vi trovai già Marco Rossi, Bentivoglio e Parisi, quest'ultimo sopraggiunto in un secondo tempo. Era presente naturalmente anche Iacovelli unitamente ad altre due persone che non parlavano italiano. La proposta fatta da Iacovelli fu quella di perdere la partita con il Palermo con due gol di scarto. Disse che i soldi erano già pronti e ce li mostrò. Noi giocatori ci confrontammo e decidemmo di allontanarci subito, molto a disagio per la situazione ... Il 5 maggio sera Iacovelli si presentò sotto casa mia chiedendo di potermi parlare. Io scesi e Iacovelli mi consegnò 35 mila euro. Entrai in una specie di stato confusionale, in quanto ero in grave imbarazzo e difficoltà. Per il momento presi i soldi, tornai a casa e li nascosi. Passò una mezz'ora e Iacovelli mi portò a casa una busta con ulteriori 35 mila euro dicendo qualcosa come "tienili che c'è possibilità di farla". Nell'occasione mi disse che la medesima somma, e cioè 70 mila euro ciascuno, l'avevano ricevuta Rossi, Bentivoglio e Parisi. Io non avevo alcuna intenzione di tenere quel denaro, ma ero confuso e non sapevo come comportarmi. La sera successiva parlai con Parisi, Rossi e Bentivoglio nella mia camera nell'albergo di Palermo che ci ospitava». Masiello dice che tutti rifiutarono la combine, la partita fini 2-1 e non andò a buon fine. Sms Masiello dalla scorsa estate è all'Atalanta. Dice: «Mi arrivò un messaggio di Iacovelli in cui rappresentava che mi voleva bene precisando che "il mondo è piccolo ed Angelino arrivava da tutte le parti". In effetti io avevo cambiato il numero di telefono, ma lui era risuscito ugualmente a riaverlo. Io intesi la telefonata come una velata minaccia, proprio in quanto lui cercava di farmi capire che era inutile scappare da lui». Il gip Salvini, nell'ordinanza di ieri, sostiene che «le dichiarazioni di Masiello sono probabilmente in parte riduttive in ordine alla sua responsabilità ed a quella dei suoi compagni di squadra: è difficile infatti che Iacovelli abbia continuato per mesi in una sorta di "martellamento" senza frutti». Stellini Di Bari-Samp parla anche Filippo Carobbio, uno degli arrestati: «Iacovelli mi disse che il Bari voleva perdere e ricevere dei soldi per farlo. Per questo motivo che l'ho messo in contatto con Gegic». Carobbio dice di avere conosciuto Iacovelli attraverso Cristian Stellini, che dopo aver chiuso la carriera a Bari nel 2010 è entrato nello staff di Antonio Conte come collaboratore tecnico, al Siena e ora alla Juventus. «Si può dire che sia io sia Stellini eravamo amici di Iacovelli e che questo a volte veniva a Siena». ___ Le carte L´infermiere che comprava i calciatori "Attento, Angiolino arriva ovunque..." Gli strani viaggi a Siena dal vice di Conte e i sospetti su Milan-Bari di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 05-02-2012) Negli ultimi documenti depositati dalla procura di Cremona c´è una storia che assomiglia a un paradigma: come possono andare le cose nel calcio italiano. La storia è quella di Angelo Iacovelli, un inserviente di ospedale amico dei calciatori diventato il cavallo di T***A della criminalità per infiltrare la serie A. Sarà l´uomo che porterà gli Zingari nei ritiri, quello che per conto degli slavi offrirà decine di migliaia di euro ai calciatori senza che nessuno denunci mai nulla. Alla fine arriverà anche a minacciare i suoi vecchi sodali. Andrea Masiello, il difensore pentito, appena arrivato all´Atalanta, riceverà un sms sul suo nuovo numero: «Angiolino arriva ovunque... «. Nel tempo libero Iacovelli faceva su e giù da Bari a Siena, dove piazzava partite e incontrava «un suo grande amico»: Cristian Stellini, allora allenatore in seconda della squadra toscana, oggi «collaboratore di campo» di Antonio Conte alla Juventus. BARI-SAMPDORIA Ecco quello che racconta su Bari-Sampdoria, Andrea Masiello al procuratore capo di Cremona, Roberto Di Martino: «Fu poco prima di Bari-Sampdoria, giocata il 23 aprile, che accadde il primo episodio: la sera prima della partita eravamo in ritiro. Iacovelli mi chiese di andare in una camera dove mi aspettavano due imprecisati signori che volevano parlare con me (ndr, Masiello poi riconoscerà dalle foto segnaletiche Ilievski). Avendo intuito che potesse trattarsi proprio di un discorso intorno alla manipolazione di partite, mi rifiutati. Lo incontrai la mattina dopo in hotel con uno sconosciuto. Mi chiese se c´era la possibilità di perdere la partita con la Sampdoria. Gli espressi un netto rifiuto». Racconta un altro calciatore, Filippo Carobbio, arrestato a dicembre. «Per quella partita Iacovelli mi disse che i giocatori del Bari "volevano organizzare qualcosa". Mi disse che il Bari voleva perdere e ricevere dei soldi per farlo. È stato per questo motivo che l´ho messo in contatto con Gecic (ndr, uno degli zingari) sapendo che avrebbe potuto investire sulla sconfitta del Bari e remunerarli. Iacovelli mi disse che effettivamente Gecic si incontrò con i giocatori del Bari, ma alla fine loro non riuscirono a mettersi d´accordo in quanto Gecic mirava ad un "Over"». La partita terminò 1-0 per la Samp. GLI AMICI DI SIENA Per spiegare le amicizie di Iacovelli è utile usare sempre le parole di Filippo Carobbio. «Io conosco come una persona che gravita attorno alla squadra e ai giocatori del Bari. Iacovelli era molto amico di Cristian Stellini il quale era l´allenatore in seconda del Siena all´epoca della mia militanza in quest´ultima squadra (ndr, Carobbio vanta 24 presenze lo scorso anno con la squadra toscana). Si può dire che sia io sia Stellini eravamo amici di Iacovelli e che questo a volte veniva a Siena». Stellini oggi è collaboratore di campo di Antonio Conte alla Juventus. BARI-ROMA «Iacovelli - mette a verbale Masiello - mi disse che, qualora avessi accettato di truccare la partita della Roma, c´era pronta per me in auto una valigetta con i soldi. Io rifiutai e me ne tornai a casa. Da allora cominciai ad avere paura». BARI-PALERMO «Il 4 maggio ricordo che dopo una cena venni contattato da Iacovelli. Arrivato in albergo trovai Marco Rossi, Bentivoglio e Parisi. C´era anche Iacovelli con altre due persone che non parlavano italiano. La proposta fu quella di perdere la partita con il Palermo con due gol di scarto. Disse che i soldi erano già pronti e ce li mostrò. Noi giocatori ci confrontammo e decidemmo di allontanarci subito, molto a disagio per la situazione. Il 5 maggio Iacovelli si presentò sotto casa mia chiedendo di potermi parlare. Io scesi e Iacovelli mi consegnò 35mila euro. Entrai in una specie di stato confusionale, in quanto ero in grave imbarazzo e difficoltà. Per il momento presi i soldi, tornai a casa e li nascosi. Passò una mezzora e Iacovelli mi portò una busta con ulteriori 35mila euro dicendo qualcosa come «tienili che c´è possibilità di farla». Nell´occasione mi disse che la medesima somma, e cioè 70mila euro ciascuno - e quindi 280mila euro complessivi - li avevano ricevuti Rossi, Bentivoglio e Parisi. La sera successiva del 6 maggio parlai con i miei compagni e decidemmo di andare in campo per giocarci la partita, come se non avessimo accettato la proposta. L´unica perplessità riguardava il comportamento di Belmonte in occasione del primo gol. Tornato dalla trasferta, incontrai nuovamente Iacovelli sotto casa e gli restituì il denaro che mi aveva dato. Da allora interruppi i contatti». BARI-CHIEVO «Nicola De Tullio (ndr, personaggio ritenuto dagli investigatori baresi in contatto con uomini dei clan locali), ristoratore barese, si presentò sotto casa mia accompagnato da Iacovelli e da una seconda persona, un italiano. Il De Tullio mi chiese di fargli sapere se ci fosse stata una disponibilità a livello di spogliatoio, evidentemente sempre al fine di alterare i risultati di una partita. Probabilmente faceva riferimento alla partita Bari-Chievo». Sulla stessa partita c´è un´intercettazione di Bellavista (che punta sull´over) esemplificativa: «A questi del Bari mando gli zingari e stiamo a posto. . . ». BARI-MILAN Masiello non ne parla, ma il gip Salvini la considera truccata sulla base di altri verbali e intercettazioni. «Ricordo che Erodiani (ndr, uno scommettitore arrestato nella prima tranche) - racconta il commercialista di Signori, Giannone - mi parlò della partita con il Bari come appetibile». Si lascia andare Bellavista al telefono invece: «Non possono pretendere quelli del Bari di prendere 400 e perdere 1-0». La gara finirà 1-1. ___ Le inchieste «Ci sono più di cento persone nel mirino delle tre procure» Terza ondata di arresti, e di certo non sarà l’ultima Tremano in molti: calciatori, scommettitori e società di GIUSEPPE VESPO (l'Unità 05-02-2012) Trentacinque ordini d’arresto, oltre cento indagati, almeno 34 partite di calcio finite sotto la lente dei pm, 14 i match di serie A. E parliamo solo del fronte italiano. L’inchiesta sul calcio malato, istruita dal procuratore di Cremona Roberto di Martino, conta numeri da far girare la testa, ai tifosi ma soprattutto ai presidenti delle società tirate in ballo: presto arriverà un nuovo processo sportivo dopo quello dell’estate scorsa, e sui club si abbatterà la mannaia delle penalizzazioni per le colpe commesse dai propri tesserati. È il principio della responsabilità oggettiva delle società, che qualcuno vorrebbe far fuori, sulla base del quale è stata penalizzata l’Atalanta all’inizio di questo campionato per il comportamento di Cristiano Doni. Il pool federale è pronto per le audizioni dei calciatori, è probabile che il primo convocato sia uno dei primi pentiti di questa storiaccia di pallone, Carlo Gervasoni, ex giocatore del Piacenza. È lui uno il primo a parlare nell’interrogatorio del 27 dicembre scorso di Palermo-Bari del campionato 2010-2011, una delle quattro presunte combine per cui sono stati arrestati ieri il portiere 29enne del Piacenza, Mario Cassano, e un infermiere barese ritenuto vicino all'ambiente sportivo del club pugliese, Angelo Iacovelli. Ad entrambi è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva. Cassano, in particolare, era stato tirato in ballo anche da Cristiano Doni, nell’interrogatorio dello scorso dicembre nel quale l’ex capitano dell’Atalanta parla del rigore truccato in Atalanta-Piacenza dell’11 marzo scorso, una delle prime presunte combine scoperte. Dalle carte firmate dal gip Guido Salvini, emerge anche «l’iscrizione di numerosi altri indagati e il venire alla luce di nuovi episodi di manipolazione », oltre a quelli che riguardano Cassano e Iacovelli. È per questo che un investigatore assicura che le persone nel mirino del pm di Martino sono «ben oltre cento». Del resto, nelle sue considerazioni il giudice Salvini scrive che «il quadro di accusa si è straordinariamente rafforzato», mentre il capo della squadra mobile di Cremona, Sandro Lo Presti, anticipa che «l’inchiesta porterà a nuovi sviluppi». E pensare che il dossier sul calcioscommesse – indagano anche Bari e Napoli – era stato aperto per la semplice denuncia di un fatto curioso: il malore di un gruppo di giocatori della Cremonese durante la partita di campionato di Lega Pro contro la Paganese. Era il 14 novembre del 2010. I calciatori erano stati intossicati da un medicinale sciolto nel tè e nelle bottigliette d’acqua degli spogliatoi. Dell’avvelenamento sarebbe stato poi accusato Marco Paoloni, l’ex portiere della Cremonese arrestato a giugno. Dal quel pomeriggio di novembre, e dalla denuncia di quell’episodio da parte del direttore sportivo della squadra lombarda, Sandro Turotti, è «stata ricostruita – si legge nell’ordinanza di ieri – tassello per tassello una rete che avrebbe continuato a truccare le partite per anni e probabilmente con una capacità di inquinamento sempre maggiore». È stato merito del pm di Martino aver tirato «quel primo, piccolo filo offerto dalla partita Cremonese- Paganese». Un filo che ha portato gli investigatori a scoprire le maglie di una organizzazione transnazionale che ha la sua testa a Singapore, mache trova in Italia, per parafrasare il capo della mobile Lo Presti, un territorio molto appetibile. Così, partiti i primi arresti di giugno scorso - quelli che portarono ai domiciliari anche Signori - siamo arrivati ai provvedimenti di dicembre, che hanno fatto passare un brutto Natale a Doni. Fino a ieri, alla terza tornata di manette. Non sarà l’ultima, soprattutto se ai riscontri investigativi continueranno a sommarsi le parole di chi ha deciso di collaborare con la magistratura. Come Carlo Gervasoni o Wilson Ray Perumal, il cittadino di Singapore arrestato in Finlandia, che con le sue dichiarazioni ha permesso di tratteggiare i confini dell’organizzazione capeggiata da Eng Tan Seet, anche lui di Singapore. O ancora Filippo Carobbio, ex Spezia. Mentre per ultima è emersa la figura dell’ex giocatore del Bari, oggi Atalanta, Andrea Masiello, che quand’era in forze alla squadra pugliese sarebbe stato avvicinato da Iacovelli per combinare la partita con il Palermo. Dopo un primo tentennamento, Masiello sarebbe andato a raccontare tutto in procura a Cremona. E così siamo ai buoni: quelli che in questo calcio malato passano per eroi. Come Simone Farina, che rifiutò 200mila euro per truccare una partita del Gubbio o come il giocatore ex Lumezzane, oggi alla Ternana, Fabio Pisacane, anche lui corso alla procura sportiva a denunciare un tentativo di corruzione per opera di Giorgio Buffone, ds del Ravenna, arrestato a giugno. ___ La mossa del gip Salvini rischia di creare uno scontro coi colleghi pugliesi per la competenza: due inchieste in corso, nessuno scambio di atti... Cremona-Bari, procure in conflitto di ANDREA RAMAZZOTTI (CorSport 05-02-2012) CREMONA - L’arresto di Angelo Iacovelli disposto dal gip Salvini rischia di creare un contrasto tra la procura della città del Po e quella di Bari visto che entrambe hanno aperto un proprio filone d’inchiesta sul calcio scommesse, ma non c’è stato alcuno scambio di atti. La misura di custodia cautelare di Iacovelli è destinata a “pesare” e forse ad aprire un conflitto di competenze tra le procure. Iacovelli è già stato interrogato due volte dagli investigatori a Bari e una fonte parla di «interrogatori approfonditi e circostanziati, soprattutto il secondo». L’ultimo faccia a faccia mercoledì a Bari. Il giorno successivo a Cremona è stata emessa l’ordinanza di arresto eseguita ieri mattina all’alba a Bari (il pm Di Martino l’aveva richiesta il 24 gennaio) e basata su quanto ha dichiarato Masiello. L’avvocato di Iacovelli, Andrea Melpignano, lo ha descritto « come una persona distrutta che si è trovata in una situazione più grande di lui ». Il legale di Cassano, Francesco Maresca, è rimasto invece « sorpreso dalla misura cautelativa che risulta basata unicamente sulle dichiarazioni di altri imputati e non dall’presenza di un riscontro. Il nome di Cassano circolava da mesi e qualunque valutazione cautelare risulta tardiva e sproporzionata perché non ci sono rischi di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato ». Cassano a fine gennaio è stato sospeso in via cautelativa dal Piacenza che ha chiesto al Collegio Arbitrale della Lega la risoluzione del contratto e il risarcimento danni. RIUNIONE IN FIGC - Domani o martedì intanto Palazzi riunirà i collaboratori Squicquero, Piccolomini, Ricciardi, Sciacchitano e Corona per stilare un elenco di tesserati da sentire e per concordare con loro le date delle audizioni che potrebbero iniziare tra una settimana. Dopo il -6 confermato dal Tnas la Cremonese valuta una revocazione presso la Corte di Giustizia Sportiva per travisamento del fatto o il ricorso al Tar per chiedere i danni. ___ TESTIMONE CHIAVE E Iacovelli fa litigare le Procure I magistrati di Bari hanno saputo dell'arresto in tv di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 05-02-2012) La Procura di Bari ha preso malissimo l'arresto di Angelo Iacovelli. Un po' perché l'infermiere è un elemento chiave della loro inchiesta, un po' perché i pm pugliesi Laudati e Angelillis hanno saputo del provvedimento dalla tv. Questa mancata comunicazione è stata vista, come minimo, come una scortesia. Tra le due Procure la collaborazione era già scarsa, se non del tutto inesistente, e difficilmente questo «incidente diplomatico» porterà allo scambio futuro di informazioni. Ognuno continuerà ad andare per la propria strada. Probabilmente, nessuno vuole svelare le carte che ha in mano, per non mettere in pericolo indagini, ma questa «guerra» a distanza non fa bene alla ricerca della verità. Verbale secretato Mercoledì il pm Angelillis aveva interrogato per due ore Iacovelli e il verbale era stato secretato. L'infermiere aveva ammesso di conoscere alcuni giocatori del Bari, tra cui Andrea Masiello e Marco Rossi spontaneamente presentati in Procura, e di aver offerto denaro per combinare alcune partite. Ha però negato contatti con il clan Parisi, attorno a cui ruota l'inchiesta barese. ___ COMMENTO Va sempre peggio Nuovi tesserati finiranno nei guai di FABRIZIO BIASIN (Libero 05-02-2012) Quest’estate sembrava una barzelletta, roba per pollivendoli. Poi sono arrivati gli “slavi”, quindi gli “zingari” e i “thailandesi”, tutti si servivano di giocatori “malleabili” per truccare le partite, infine abbiamo scoperto che in mezzo alla baruffa c’erano pure cuochi travestiti da infermieri che corrompevano (o provavano a corrompere) con valigie colme di quattrini. A Cremona stanno lavorando bene, ma noialtri siamo preoccupati. E molto. La melma è tanta e più si interrogano giocatori più se ne tirano in mezzo altri. La giustizia ordinaria ha tempo (in arrivo altri arresti), quella sportiva no. Palazzi, suo malgrado, dovrà spicciarsi: qualche giocatore sarà radiato, altri squalificati, qualche società verrà punita per responsabilità oggettiva, altre (forse) per responsabilità diretta. C’è chi proverà a mettere in discussione lo scudetto 2010- 11 meritatamente vinto sul campo dal Milan perché, si sa, il casino genera casino. Ma la verità è che stiamo parlando di una faccenda che riguarda giocatori di squadre pericolanti e malfattori che orbitavano attorno alle stesse. L’altra verità? Il peggio deve ancora arrivare. . . ___ Giustizia sportiva Rischiano (in serie A) Lazio, Lecce e Genoa. Il nodo della responsabilità oggettiva Le società si ribellano Ma niente sconti: penalità in arrivo di ARIANNA RAVELLI (CorSera 05-02-2012) CREMONA — Guardare le classifiche, e cominciare a far di conto. Sottrazioni, nella fattispecie. Le società finite nelle carte dei magistrati (in serie A sono — almeno — Lazio, Genoa e Lecce, per tacer dell'Atalanta che potrebbe essere ripenalizzata per Padova-Atalanta; in B Bari e AlbinoLeffe; in Lega Pro Piacenza e Mantova, per nominare quelle più citate) possono cominciare a tremare. Perché, come si sa, se un tesserato sbaglia e cede alla tentazione, o soltanto prova a combinare una partita, a pagare è la società. Si chiama responsabilità oggettiva e, come ha ricordato il procuratore federale Stefano Palazzi, «è l'architrave della giustizia sportiva». E tale resterà nonostante nel mondo del pallone stia crescendo un partito trasversale che vorrebbe abolirla. O, almeno, rivederla. «Io sono estremamente contrario — non ha dubbi Leandro Cantamessa, avvocato del Milan — perché è una violazione del principio di legalità, è una condanna semplificata, che colpisce un soggetto dopo l'accertamento della colpevolezza di un altro. Ma siccome semplifica le cose è uno strumento in ascesa. Potrebbe lo sport farne a meno? Certo che sì. O almeno si potrebbe rivedere, creando un'area di non punibilità. Faccio un esempio: prendiamo la responsabilità oggettiva per le intemperanze dei tifosi. In questo caso, si può almeno sostenere che la società ha goduto di vantaggi, come l'incasso, e quindi è giusto si accolli gli svantaggi. Ma nel caso delle scommesse? In cui magari i giocatori si sono impegnati a perdere?». Situazione che conosce bene la Cremonese che, oggi, contro lo Spezia, giocherà con un nastro bianco al braccio in segno di protesta: un modo per contestare la decisione del Tnas di non fare sconti alla penalizzazione di 6 punti ricevuta in estate. «Noi abbiamo denunciato l'avvelenamento che ha dato il via a tutto, il gip ha messo nell'ordinanza i complimenti per la nostra collaborazione, la giustizia sportiva ci ha bastonati», il paradosso che espone il d.g. Sandro Turotti. Al di là della vicenda specifica (il Tribunale arbitrale contesta che la società ha ceduto lo sciagurato portiere Paoloni al Benevento, una volta a conoscenza dei suoi traffici, la Cremonese nega, perché l'incontro con Massimo Erodiani che diffonde i primi sospetti su Paoloni è successivo), è sintomatico di un problema. Ha senso continuare così? Per la Figc sì. Primo: non si cambiano le regole a procedimento in corso. Secondo: la responsabilità oggettiva è presente in tutto il mondo dello sport, dalla Fifa all'Uefa, e resta il male minore, dato che la giustizia sportiva non ha mezzi di indagine. Terzo: in un ordinamento tra privati è normale vi siano meno garanzie. Quarto: l'art. 24 già prevede «sconti» per chi collabora. Di sicuro lo scandalo del calcioscommesse si concluderà con altre penalizzazioni. Quando? Entro la fine del campionato. Palazzi (a proposito: la Figc respinge ogni accusa di ritardo, anche nel passare le carte a Cremona, perché le norme prevedono che il giudice sportivo non possa inviarle autonomamente) da domani si riunirà con i suoi cinque vice e fisserà le «audizioni». Prima che le classifiche siano definitive arriveranno le sottrazioni: previsti molti -6. ------- La storia Se anche l'«estremo difensore» finisce nelle mani dei corruttori di ROBERTO PERRONE (CorSera 05-02-2012) «Io penso di essere un predestinato. Non ho cominciato come portiere, ma questo era il mio ruolo» (Gigi Buffon, Numero 1). Per se stesso e per l'idea che noi tutti ne abbiamo, il portiere è solo. È anche l'unico degli undici giocatori in campo, nella storia recente del calcio, che non ha cambiato il nome e neanche l'impiego. Non è passato da stopper a centrale difensivo; non è sfumato da ala a esterno; non è scomparso come il libero; non ha cambiato mestiere come il centravanti, che se non è «di manovra» non trova lavoro; non è stato inghiottito dal 4-4-2, dal 4-3-3, dal 3-5-2. Lui, infatti, in questi numeri che diamo ogni maledetta domenica o altro giorno (ormai quasi tutti) dedicato al pallone, non c'è. Fate le somme: il risultato è sempre 10. Il portiere sbaglia da solo e, quando (ma non è questo il caso, visto che i portieri coinvolti hanno giocato sporco) sbaglia, se ne accorgono tutti. Il portiere ha (se non arriva un fanatico dell'altra squadra a prenderlo per velocizzare la ripresa del gioco) il malinconico compito di raccogliere il pallone in fondo alle rete. Il portiere, spesso, la prende come un fatto personale, anche se non è colpa sua. «Il portiere caduto alla difesa / ultima vana, contro terra cela / la faccia, a non veder l'amara luce. / Il compagno in ginocchio che l'induce, / con parole e con mano, a rilevarsi, / scopre pieni di lacrime i suoi occhi» (Umberto Saba, Goal). Perché il portiere piange, anche se non è colpevole? Perché è «l'estremo difensore»: dopo di lui non c'è più nulla da opporre agli avversari, c'è solo il goal (degli altri). L'espressione è nata in ambito giornalistico, si fa risalire a Niccolò Carosio, ed è rimbalzata nel linguaggio comune ai tempi in cui Tutto il calcio minuto per minuto invase le nostre vite da radio allora gracchianti. Era un modo per non ripetere due volte «portiere» nella stessa frase, ma quando un portiere tradisce, in senso sportivo o penale, come estremo difensore paga pegno due volte. Il portiere, in un modo e nell'altro è sempre colpevole. Nel 1964 la Rai, Radiotelevisioneitaliana, tramise uno sceneggiato tratto da un romanzo di Emilio De Martino: «Le avventure della squadra di stoppa». C'erano i volti più amati degli attori-ragazzini di allora: Roberto Chevalier, Massimo Giuliani, Loretta Goggi. Era la storia delle sfide tra due squadre di studenti, una di proletari (squadra di stoppa) e una di ricchi borghesi (squadra di colla). Questi ultimi, per vincere, corrompono il portiere della «stoppa», la cui famiglia ha un disperato bisogno di danaro. Happy end non in discussione. Perché lo sbaglio del portiere, essendo «estremo difensore», è definitivo. Per stare sicuri si coinvolge il portiere. Dalla prima Scommessopoli, del 1980, a quella odierna. Ma anche gli scandali, come i portieri (ma anche gli altri ruoli coinvolti non erano banali) sono uno specchio della realtà meno epica che viviamo. Nel 1980 i cellulari (intesi come camionette delle forze dell'ordine) si portarono via Enrico «Ricky» Albertosi, una leggenda, 532 partite in serie A, adesso Marco Paoloni e Mario Cassano, sconosciuti ai più. Albertosi non la pensava come il portiere di Saba. «Guai se un portiere si fa divorare dal dubbio di aver sbagliato. Un portiere non sbaglia mai, è sempre colpa degli altri». Il portiere è destinato alla solitudine e quindi è più facilmente raggiungibile, ma non è nel suo destino finire nella seducente rete dei corruttori. Esiste il libero arbitrio. Un portiere famoso, alla fine dei turbolenti anni 70, sapendo che una partita era stata «addomesticata», pur non essendo coinvolto nella combine, marcò visita (magari poteva denunciare, eh). E poi c'è il portiere dall'altra parte, quello che il gol lo vede da lontano. La poesia di Saba parla anche di lui. «Della festa — egli dice — anch'io sono parte». Ed è obbligato a farla, perché nel calcio «grande fratello» di oggi rischia di finire in balia dei poliziotti di internet come il portiere del Napoli Morgan De Sanctis. Anche lontano dall'azione, un portiere non può coltivare la sua solitudine. In questi tempi di inchieste, telecamere e sospetti, l'estremo difensore non è più il portiere, ma il suo avvocato.
  6. Dov'è 'sto comunicato? P.s. Oh, il chilometrico comunicato auto-assolutorio non sono riuscito a trovarlo. Palazzi deve averlo nascosto in qualche fogna.
  7. Il dubbio Palazzi spiega il ritardo su Farina Ma non convince Il Procuratore federale avvisò 40 giorni dopo Cremona: «Non ero tenuto, fu un'intuizione» di FRANCESCO CENITI & MAURIZIO GALDI (GaSport 05-02-2012) Ieri il Procuratore federale Stefano Palazzi ha affidato a un chilometrico comunicato la sua risposta ai molti interrogativi suscitati dalla lettura di uno scambio di corrispondenza tra lui e il Procuratore di Cremona di Martino, pubblicato ieri dalla Ġazzetta e da Repubblica, da cui emerge un ritardo di 40 giorni tra la denuncia di Simone Farina sulla proposta di combine ricevuta da Zamperini per Cesena-Gubbio di Coppa Italia e il fax con cui la stessa Procura federale avvertì di Martino. Palazzi ritiene, innanzitutto, «infondate e gratuite le critiche mosse, che determinano un'ingiusta denigrazione dell'attività della Procura». Va detto che nelle nostre domande non c'era volontà denigratoria, anzi, si conoscono le capacità della Procura federale e lo spirito di abnegazione che la portano a operare pressoché gratuitamente e con grande sacrificio personale. Denunciare è un obbligo La risposta contenuta nel comunicato continua a non convincere. In particolare Palazzi scrive: «In conseguenza della separazione degli ordinamenti, statuita espressamente dalla legge 280/2003, della natura privatistica delle funzioni svolte e delle specifiche disposizioni contenute nella legge 401/89, la Procura Federale, conformandosi a modalità operative consolidate nel tempo, non trasmette di ufficio atti inerenti la propria attività alle Autorità Giudiziarie eventualmente competenti». Ma a noi risulta che nell'articolo 3 comma 1 della legge 401/89 si dica il contrario: «I presidenti delle federazioni sportive nazionali affiliate al Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), i presidenti degli organi di disciplina di 2o grado delle stesse federazioni e i corrispondenti organi preposti alla disciplina degli enti e delle associazioni di cui al comma 1 dell'articolo 1, che nell'esercizio o a causa delle loro funzioni hanno notizia dei reati di cui all'articolo 1, sono obbligati a farne rapporto, ai sensi delle vigenti leggi, all'autorità giudiziaria». Obbligatorietà della segnalazione che invece non ha l'autorità giudiziaria. Prassi Palazzi Ma il Procuratore federale subito dopo spiega meglio che quella di non trasmettere gli atti è una modalità operativa che «mira anche a evitare il rischio che indagini endoassociative possano apparire, per così dire, delegate a Organismi Giudiziari Statuali». Ma non si era sempre lamentato della scarsità dei mezzi investigativi della giustizia domestica? Inoltre Palazzi precisa che «le dichiarazioni di Farina furono acquisite nell'ambito di un separato procedimento disciplinare e nelle medesime non si faceva riferimento ad alcuno dei soggetti già coinvolti nella prima fase del noto procedimento disciplinare». E proprio questa era una delle cose che volevamo sapere. Di quale procedimento si trattava? Se per caso fosse relativo all'inchiesta Premiopoli, durata oltre un anno con il giallo della sparizione di alcuni atti, sebbene fotocopiati, poteva essere anche detto. Intuizione investigativa Ma Farina, come è stato sempre raccontato, non è andato a denunciare un tentativo di illecito? E se lo ha denunciato lui alla Procura, dove nasce, come sostiene Palazzi, «l'intuizione investigativa della Procura Federale» che, «dopo il necessario coordinamento» ha «trasmesso il verbale in parola, evidenziando la connessione meramente eventuale con i fatti oggetto dell'indagine penale»? La vicenda Micolucci, citata come esempio di prassi, sembra lo sia impropriamente, visto che Cremona chiese gli atti dopo averne avuta notizia dai giornali. Resta il fatto che l'interrogatorio di Farina è arrivato a Cremona dopo circa 40 giorni. Troppo tempo. ___ Caso Farina Figc, 36 giorni per avvertire i pm “Modalità operativa consolidata” trafiletto non firmato (la Repubblica 05-02-2012) ROMA — Perché il procuratore della Federcalcio Palazzi impiegò 36 giorni per informare il procuratore capo di Cremona Di Martino, cioè la giustizia ordinaria, della denuncia del calciatore Farina su un tentativo di combine? Se lo è chiesto ieri Repubblica e la Figc ha così risposto: «Tale modalità operativa trova fondamento nell’assetto normativo, e non burocratico, e mira anche ad evitare il rischio che indagini endoassociative possano apparire, per così dire, delegate ad Organismi Giudiziari Statuali». Tutto chiaro, no? Avanti: «L’ipotizzata eventuale connessione con i fatti per cui procedeva la Procura di Cremona rappresenta un’intuizione investigativa della Procura Federale e, dopo il necessario coordinamento, non appena è stata formulata richiesta da parte dell’Autorità Giudiziaria procedente, è stato trasmesso il verbale in parola, evidenziando la connessione meramente eventuale con i fatti oggetto dell’indagine penale. Tale consolidata e legittima modalità operativa è, d’altra parte, incontestabilmente dimostrata dalla trasmissione dell’audizione resa in sede federale dal calciatore Micolucci che venne disposta nello stesso procedimento in oggetto, come di consueto, solo a seguito della relativa richiesta formulata dalla Procura della Repubblica». Quindi, Di Martino avrebbe dovuto chiedere gli atti della confessione di Farina ignorandone l’esistenza, magari con una palla di vetro. La Figc non poteva essere più illuminante. ___ IL FRONTE SPORTIVO Palazzi tra tensione e fretta Il procuratore: «Tempi lunghi per la trasmissione degli atti su Farina? No, modalità operative consolidate nel tempo. E Zamperini non è tesserato» di ALVARO MORETTI (Tuttosport 05-02-2012) ROMA. Un numero rilevante di gare di serie A che puzzano di combine e un numero di squadre che rischiano una pioggia di penalizzazioni: il problema, a questo punto dell’indagine penale e in attesa del prossimo inizio dell’indagine sportiva bis, non è il “se” ma “quando” e “chi”. E nel “quando” Palazzi potrà partire, va inserito il punto interrogativo legato all’ennesimo caso scoppiato sulle modalità operative della Procura federale: in principio furono i ritardi di segnalazione e di rilancio dell’aggancio di Erodiani , poi quelli legati alle denunce di Quadrini e Corvia , quindi le intercettazioni sul caso della segretaria del giudice sportivo, Stefania Ginesio . E adesso i 36 giorni attesi da Palazzi per trasmettere a Cremona le informazioni sulla denuncia presentata in Figc proprio a Palazzi da Simone Farina sulla tentata combine di Cesena-Gubbio. L’AUTODIFESA Palazzi, che attende il materiale cremonese e soprattutto barese (più dura qui: c’è l’antimafia e con il caso Sculli si dovettero attende due anni), ieri ha fatto diffondere una auto-difesa. Ma il clima all’interno della struttura inquirente della Figc non è idilliaco. Il pool di sette uomini di Scommessopoli è chiamato ad una corsa contro il tempo e in salita. «Tempi lunghi per la trasmissione degli atti su Farina? - fa sapere Palazzi all’Ansa - No. Proprio la trasmissione dei due atti ha consentito nuovi utili sviluppi all’attività dei pm. Tutta l’attività inquirente e requirente della Procura Federale deve essere svolta nel rispetto della normativa statale e federale. La Procura, conformandosi a modalità operative consolidate nel tempo, non trasmette d’ufficio atti inerenti la propria attività alle Autorità Giudiziarie eventualmente competenti, per non delegare indagini interne alla giustizia ordinaria. Eppoi Zamperini , al momento dell’incontro con Farina, non risultava tesserato». L’intuizione che la sua posizione fosse collegabile con i fatti di Cremona - sostiene Palazzi - è stata proprio parto della Procura Figc. Ma una ricerca su Google su Zamperini e una telefonata a Di Martino sulla sua condotta da reato penale denunciato da Farina, non avrebbe nuociuto. In ogni caso con la riforma della giustizia sportiva imposta dal Coni, robe del genere o lungaggini in stile Premiopoli non dovranno più capitare.
  8. IL ROMPI PALLONE DI GENE GNOCCHI (GaSport 05-02-2012) «Giraudo è un padre e Moggi era il migliore»: lo ha detto Andrea Agnelli mentre chiudeva a chiave sua moglie in bagno.
  9. Fiat and the Agnelli family Near-death experience The rise and fall and rise of Italy’s premier car manufacturer from the print edition of The Economist | Jan 28th 2012 Mondo Agnelli: Fiat, Chrysler, and the Power of a Dynasty. By Jennifer Clark. Wiley; 360 pages; $29.95 and £19.99 Vroom, vroom LESS than a decade ago, Fiat, the largest private manufacturing company in Italy, seemed bound for the scrapheap. The carmaker had celebrated its first 100 years in 1999 and had weathered other financial storms in the recent past. However, when it had to negotiate a huge convertible loan with its bankers in 2002 the prospect that it would progress much further into its second century looked slim. Yet Fiat survived and, in sorting itself out, was also able to save another stricken carmaker. Fiat’s own turnaround and its acquisition of a troubled Detroit motor manufacturer, Chrysler, nearly three years ago offer an encouraging story of businesses with their backs to the wall. For many Italians, though, the Fiat saga is as much about the Agnelli family that controls it (with a 30.4% stake). The ingredients of the story include wealth, glitz, glamour, suicide, substance abuse and a multi-million-euro inheritance row. Gianni Agnelli (pictured above), a grandson of the founder and Fiat’s chairman from 1966 until 1996, revelled in a playboy’s life in the 1950s and 1960s and remained a style icon for Italians until his death in January 2003. Jennifer Clark, a Milan-based business journalist, has written the first account in English about Fiat and the Agnellis since Alan Friedman, then Milan correspondent for the Financial Times, published “Agnelli, Fiat and the Network of Italian Power” nearly a quarter of a century ago. Mr Friedman examined Fiat’s place in Italy’s web of financial, industrial and political relationships, covering the company’s arms business and its prominent Libyan shareholders. Fiat is still in the public eye today, but Ms Clark avoids sensitive political issues. And she takes care not to offend the family although her book does venture into delicate matters, in particular the suicide of Agnelli’s only son, Edoardo, and the ongoing row over Agnelli’s will. His only daughter, Margherita, has instructed lawyers to fight both her mother, Marella Agnelli, and her eldest son, John Elkann, Fiat’s chairman since 2010. (Mr Elkann is a director of The Economist’s parent company). Ms Clark’s assessment of Agnelli as “charming, intelligent, curious” and yet unable “to make the tough managerial decisions that the company needed” has the ring of truth. Poor decision-making at the top was one of the reasons why Fiat floundered in the early years of this century, although deaths in the family played a part. (Giovanni Alberto, elder son of Gianni Agnelli’s younger brother and heir, Umberto, died of cancer in 1997 at the age of 33, and Umberto himself died in 2004, just 16 months after becoming chairman. ) That Fiat had five CEOs in two years speaks of grim times. With the arrival of the fifth, Sergio Marchionne, in June 2004, the management churn ended, Fiat got to grips with its problems, took control of Chrysler and made progress in putting it on track. Mr Marchionne now joins Vittorio Valletta who ran Fiat for 20 years after the second world war and Cesare Romiti who did so in the 1980s and 1990s as managers to whom the family owes much. The frantic period of crisis and cure between 2000 and the present, when trusted octogenarian advisers, Gianluigi Gabetti and Franzo Grande Stevens, also helped the family keep control of the firm, is Ms Clark’s focus. While the emphasis is on the Agnellis and their firm, she was kept busy on both sides of the Atlantic, speaking not only with Fiat folk in Italy but also with several of the key characters at Chrysler. Ms Clark says her book was rushed into print to keep pace with developments in Detroit. Hurried editing shows in erratic chronology, direct speech whose sources are unclear and easily avoidable errors. Even so, Ms Clark writes a cracking business yarn and warns that for Fiat-Chrysler “much still remains to be done”.
  10. Questo libro di GIANFRANCESCO TURANO da "Fuori gioco" Il calcio è potere allo stato puro perché in campo conta solo vincere. Il potere è attratto dal calcio per due motivi: perché vuole trasformarlo in un’impresa economica come le altre e ottenere una legittimazione pubblica. Il primo obiettivo, salvo casi rari, è stato mancato, a volte in maniera rovinosa: essere ricchi aiuta, ma non basta. Avere eccezionali capacità finanziarie non si traduce direttamente e necessariamente in vittorie. Il secondo obiettivo, cioè la ricerca di una legittimazione politica e sociale attraverso il calcio, è stato raggiunto più facilmente. Chi entra nel football professionistico al massimo livello ha la certezza di conquistare la notorietà. Può sfuggirla o può abusarne. In ogni caso, ha un’arma a disposizione. Più tifosi ha, più l’arma è potente. Questo libro racconta dieci personaggi scelti fra i proprietari dei principali club di serie A. Ognuno di loro, in misura diversa, ha trovato grazie al calcio una dimensione pubblica che prima non aveva. La maggior parte di loro non ha esitato a fare uso di questa autorità al di fuori del terreno di gioco e dell’organo di rappresentanza di categoria, la Lega calcio, che non brilla per coesione e capacità di governo. Essere perennemente in crisi finanziaria, indebitati, pronti a litigare su tutto e a disfare oggi le alleanze di ieri, essere in-somma uguali ai politici che hanno portato l’Italia sull’orlo del baratro, ha stimolato il desiderio di scendere in campo in vari padroni di club della serie A. Per rimanere agli esempi degli ultimi mesi, Claudio Lotito (Lazio) ha annunciato, nelle ore preagoniche del governo Pdl-Lega, una sua disponibilità a occuparsi della cosa pubblica se i cittadini glielo avessero chiesto a gran voce. Il debutto in politica del presidente laziale è stato rimandato dalla condanna in primo grado al processo su Calciopoli. Ma in Italia un verdetto penale sfavorevole non ha mai frenato le ambizioni politiche di nessuno. Diego Della Valle (Fiorentina) ha condotto una battaglia contro i partiti acquistando intere pagine di giornale per i suoi messaggi alla nazione. La sua amicizia con Luca Cordero di Montezemolo lo ha collocato fra i possibili animatori di uno degli infiniti terzi poli fioriti da quando si è deciso che l’Italia andava governata con un sistema bipolare. Il 13 novembre 2011 Maurizio Zamparini (Palermo) ha presentato il Movimento per la gente, un’aggregazione di oppressi fiscali dei più vari orientamenti postideologici che ha tenuto la sua prima convention nel palazzetto dello sport di Fiano Romano. Aurelio De Laurentiis (Napoli), nell’inverno dello scontento generale, ha rimarcato una sua simpatia politica per la sinistra. La stessa che viene attribuita a Massimo Moratti dell’Inter. Persino Enrico Preziosi (Genoa), un berlusconiano della prima ora, si è unito ai critici del governo Pdl-Lega e del suo leader. Il leader Silvio Berlusconi, il profeta del trionfo in politica attraverso il calcio, ha reagito alle dimissioni del suo governo ripartendo da dove tutto era incominciato e annunciando il suo ritorno alla presidenza del Milan, che aveva dovuto abbandonare come unica penale pagata al conflitto di interessi. Le aspirazioni dei presidenti di serie A a scendere in campo come fece il Cavaliere nel 1994 sono l’aspetto più scoperto del loro potere, ma non il più importante. Il principale fronte di indagine di questo libro è dedicato alla parte meno esposta del gioco, quella degli affari, delle cordate, dei patti di sindacato, dei grandi investimenti immobiliari e bancari, in un circuito dove spesso ricorrono gli stessi nomi. Il calcio, in questi casi, è solo un pretesto, un denominatore comune per seguire le tracce di un’oligarchia che non deve mai passare per la prova delle urne e che non viene giudicata sul metro applicato al popolo dai codici delle leggi. Può apparire bizzarro che questa forma di impunità sia autorizzata e pretesa proprio dal popolo, pronto a sostenere amnistie, indulti e sconti di pena quando è a rischio la squadra del cuore e disposto a passare sopra angherie e imbrogli pur di vincere. Ma calcio e potere hanno una componente passionale e patologica che è stata riassunta nel termine «tifoso» applicato agli amanti dello sport più diffuso in Italia. Il tifo è una malattia e con le malattie c’è chi muore e c’è chi si arricchisce. I presidenti di serie A ripetono da anni la litania che il football li rovina, che i calciatori guadagnano troppo, che lo Stato non fa abbastanza per i club. O è vero e allora dovrebbero essere interdetti per incapacità di intendere e di volere. Oppure è quasi sempre falso e in Italia possedere una squadra di serie A è ancora una chiave che apre le porte, conquista indulgenze e garantisce potere. Questa galleria di ritratti cerca di risolvere l’enigma a partire dall’acquisto più recente nella rosa dei presidenti di serie A, l’americano Tom Di Benedetto, che nel 2011 ha comprato la Roma.
  11. Ha vagliato a fondo tutti i personaggi (dieci) ritrattati, comunque. E non m'è dispiaciuto come ha cercato di collegare rapporti politici, finanziari e sportivi. Forse nel libro mancano solo schede e diagrammi riepilogativi. Per chi non immagina quali e quante sinergie si dipanano dietro le quinte è abbastanza illuminante. Poi, certo, le valutazioni dell'autore vengono estremizzate fino a rischiare querele.
×
×
  • Crea Nuovo...