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Ghost Dog

Tifoso Juventus
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  1. Non so di preciso cos'è capitato a Vincenzo Cito, comunque l'articolo di oggi non m'è dispiaciuto. ___ Il revival Ritorno ai bei tempi E la sera la tv alle mogli di VINCENZO CITO (GaSport 03-02-2012) Ma è proprio vero, le partite di pomeriggio, due sabato, addirittura sette alla domenica, niente spalmamenti sul divano per seguire il campionato spalmato, tutti in campo alla stessa ora, col solo gustoso, appetitoso anticipo domenica alle 12.30, con la pasta a tavola e i giocatori in campo. Odi e passioni, livori e splendori concentrati in soli novanta minuti e la riscoperta, per chi è allo stadio, della cara vecchia radio per sapere gli altri che fanno. Tornati a casa, alla Rai un «Novantesimo minuto» vecchia maniera, è dalla seconda guerra d'indipendenza ormai che non danno così tante partite nei riflessi filmati (come si diceva negli anni Settanta) o negli «highlights» (come si dice oggi) presentati dagli inviati. Tornerà a essere un «treno» dei servizi, non un torpedone che ferma in ogni piazza. Stringatezza Meno chiacchiere, più gol, tutti costretti a domande più brevi per dare voce ai quattordici allenatori (!) che occuperanno gli schermi del dopopartita. Su Sky e Mediaset Premium dirette gol mozzafiato, con i telecronisti a strapparsi la linea non più per annunciare, con l'enfasi dello sbarco sulla luna, la battuta di un calcio d'angolo o la fondamentale sostituzione di Pesce con Porcari. La classifica che cambia di minuto in minuto, e non di giorno in giorno come succede di solito, un solo unico fremito a condensare il nostro divertimento preferito e la riconquista di un diritto-dovere, quello di sapere subito come è andata la giornata e non quando si spengono gli ultimi fuochi del posticipo che presto coinciderà con l'anticipo del turno successivo. Sabato e domenica sera, ormai svaporati i veleni delle partite, magari andremo anche a vedere un film affidando la nostra felicità a un buon regista, e non del centrocampo. E per chi non esce, il telecomando ceduto alle donne di casa, stremate da decenni di notturne in tv. Revival Non durerà, presto la neve si scioglierà, tutto tornerà alla famelica normalità di sempre, con turni di campionato distillati in 2-3 giorni. Ma almeno per una domenica, i figli sapranno come i loro papà vivevano il calcio di un tempo. In fremente attesa di uno «Scusa Ameri», incrociando il proprio destino a quello degli altri in tempo reale, magari col cuore spezzato. Che è sempre meglio dello spezzatino.
  2. Preziosi: “I magistrati tirino fuori le prove. Dainelli e Milanetto? Erano in albergo per un addio al celibato” di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 03-02-2012) Un fiume in piena,da leggere da cima a fondo ed ascoltare con attenzione. Enrico Preziosi si ribella alle accuse di combine che coinvolgono il suo Genoa: “Non vedo prove. I magistrati le tirino fuori” dice garantendo di non credere al coinvolgimenti di Dainelli e Milanetto “che - spiega - si trovavano in quell’albergo insieme ad altri giocatori per una festa di addio al celibato” e non per ricevere la mazzetta per aver venduto Lazio-Genoa come ipotizzato dai magistrai. “Non faccio il poliziotto e non vado a chiedergli se davvero c’è qualcosa” continua Preziosi. Controllare i giocatori? “Bisogna mettere in piedi una task force? Come si fa? Noi siamo parte lesa” si sfoga ancora convinto, però, che ci si trovi davanti a “quattro delinquentucci” e non alla conferma che “il calcio sia malato”. Presidente Preziosi, leggendo i giornali di questa mattina con le carte dell’inchiesta di Cremona ha qualche timore per il suo Genoa? “Non commento le illazioni ma lo farò solo con i fatti. Non parlo di sospetti anche se forti altrimenti dovremmo commentare tutti i giorni qualcosa. Quando ci sarà un processo dirò la mia”. Adesso però i sospetti sono tanti. Anche a lei interessa che si faccia chiarezza? “Che vadano avanti con le indagini. Sono mesi che si parla di questa partita. Non prendo le distanze nemmeno da quelli che sono stati miei giocatori e creargli problemi. Non ci credo. Qualora dovessero emergere prove ne prenderemo atto”. Non ha mai avuto sospetti su quella partita che pure le cronache descrissero come anomala da fine stagione? “Qui stiamo parlando di calcioscommesse non di andamento strano da fine stagione che ne abbiamo viste migliaia. Vediamo se ci sono riscontri. A me oggi non sembra”. In tanti, rispetto a giugno, hanno cambiato idea e non parlano più di ‘quattro sfigati’… “Io non ci credo che sia un fenomeno diverso. Penso ancora a qualche sfigato. Certo che se i due giocatori diventano ventidue… Però i calciatori sono migliaia in Italia… Non quattro sfigati ma quattro delinquentucci che oltre a percepire salari fanno danni danni alle loro aziende”. Il calcio è malato? “No. Solo la serie A ha seicento giocatori”. Fenomeno ridotto? “E’ una percentuale dello zero virgola cinque percento e il calcio sarebbe malato? Come in tutte le categorie ci sono anche i delinquenti”. Ha parlato con Dainelli e Milanetto? “Con Dainelli ho parlato due giorni fa perché mi ha chiesto di essere ceduto dopo aver avuto un alterco con la gradinata Nord. Milanetto non lo sento più perché gioca in un’altra società”. Non gli ha chiesto se per caso hanno qualcosa da raccontarle? “Io non faccio il poliziotto ma l’imprenditore. Non mi metto a chiedere. Fatelo voi. Il mio mestiere è portare avanti le mie aziende. Non mi metto a fare telefonate per chiedere se ha fatto qualcosa, non sono mica matto. Non posso neanche offendere giocatori che hanno militato con me per anni senza prove”. Lei segue molto la squadra… “Questo lo dite voi. Non vado mai in trasferta proprio come Moratti. Con la squadra ci sono i delegati. Vado se ci sono problemi o situazioni di difficoltà però non vivo la squadra tutti i giorni. Ho migliaia di dipendenti della Giochi Preziosi: se dovessi seguire il calcio come dite voi buonanotte”. Quindi dei personaggi strani che girano per hotel e ritiri ha letto solo nelle carte dei magistrati? “Non mi interessa. Se ne parla da giugno e di riscontri ce ne sono solo per Doni. Vedremo quello che ha detto Masiello. Ci sono partite di Cesena, Lazio, Chievo, Bologna. Che i pm facciano il loro lavoro e ci mettano di fronte a prove certe. Ho capito che lei vuole rappresentare il nostro mondo in maniera non consona però io non vado per alberghi a controllare…”. Come vi difendete allora? “Prenda il caso Vieri. Se Moratti ha fatto pedinare Vieri e lui gli ha chiesto milioni di euro di danni per violazione della privacy mi dice come possiamo fare noi… Nella vita privata ognuno fa quello gli pare. Nessuno si può permettere di seguire un giocatore. Con quale mezzi? Bisogna mettere in piedi una task force? Noi siamo parte lesa”. Se dovessero emergere delle prove su Dainelli e Milanetto li denuncerà? “Col se e col ma non ragiono. Non ci credo e basta. E’ stato detto che erano in un albergo (ndr. il giorno dopo la partita incriminata e in contemporanea agli zingari). Perchè non è stato detto che c’erano anche Scarpi, Mesto, Criscito, Toni, Montolivo ed era un addio al celibato in una discoteca in cui vanno tutti i giocatori e ce n’erano almeno cento giocatori. Ma che sistema è? Tu vai per deduzioni. Dammi prove perché credo solo alle prove”. Il pm Di Martino ha detto che il campionato risulta falsato… “Bisogna distinguere due cose: che qualcuno molli a fine campionato è una cosa storica. Sbagliata ma è così. Un conto sono le scommesse per compiere un illecito. Posso farle una domanda? Di cosa sta parlando?”. Il pm parla di questa seconda fattispecie… “Aspetto le prove perché non voglio credere che un professionista che prende un milione e duecentocinquantamila euro all’anno e ha un contratto possa mettersi lì a scommettere. Qualcuno mi smentisca e poi agirò per tutelare i miei interessi. E c’è una cosa che mi sconcerta”. Dica pure… “Voi avete in mano le prove. Ma perché? A indagine in corso perché escono i nomi sui giornali. E se Milanetto, Dainelli e Mauri risulteranno estranei chi li ripagherà? E’ un problema. So che lei non lo scriverà…”. Sarà scritto, glielo garantisco… “Dainelli è affranto e in lacrime. Ci credo perché è un ragazzo per bene che è sui giornali di tutta Italia. Perché la procura dà le informazioni. Che facciano il loro lavoro ma non per condannare sui giornali. Oggi Dainelli e Milanetto sono già condannati e non possono andare in giro. Questo è il cattivo comportamento di alcuni magistrati che danno notizie prima che ci siano le prove. Capisco si debba fare piazza pulita ma non comprendo il metodo”
  3. SPY CALCIO di F.Bianchi (Repubblica.it 03-02-2012) Serie A, via al 19 agosto e si gioca anche a Natale? Il prossimo campionato dovrebbe cominciare domenica 19 agosto (anticipi a sabato 18, il giorno in cui parte la Premier League ) e prevedere un turno anche sotto Natale (esattamente domenica 23 dicembre), accorciando così la lunga sosta di fine anno, la più lunga dopo quella della Bundesliga che ha 18 squadre e non 20 come in Italia. Cambiando in questo modo il calendario si riesce a risolvere almeno in parte il problema del gelo invernale, perché non ci sarebbero più due turni nel periodo più a rischio (dicembre-gennaio-fabbraio). Questa può essere la soluzione più facile che ora dovrà trovare il consenso dei presidenti a iniziare in pieno agosto (la data di Ferragosto è già stata "catturata" da Blatter per le Nazionali) e del sindacato calciatori che della lunga sosta invernale ha fatto una sua battaglia. In Inghilterra, lo ricordiamo, si gioca anche il giorno dopo Natale. Da noi, è tabù: i calciatori devono andare in vacanza a Miami. Vorrà dire che ci staranno di meno al caldo, così si risolverà, almeno in parte, un problema che è sotto gli occhi di tutti in questi giorni. Per il resto, c'è poco da fare, in tempi brevi. Gli stadi rimarranno gli stessi per almeno 4-5 anni, se va bene e se i politici si ricordano di approvare la legge. I club in serie A rimarranno 20 per almeno 5 anni: è vero che c'è un'apertura da parte di Damiano Tommasi a scendere a 18, ma la Lega di A non ha ancora tirato fuori dal cassetto un vecchio progetto che risale addirittura ai tempi di Franco Carraro e Francesco Ghirelli (almeno dieci anni fa...). I presidenti dei club più importanti, ed impegnati in Europa (vedi Galliani e Moratti), sarebbero favorevoli a scendere a 18. Ma gli altri presidenti, soprattutto dei club medio-piccoli, hanno paura: una volta c'erano 18 squadre e quattro retrocessioni, ora 20 e sole tre retrocessioni. Perché rischiare di finire in B? E poi, Sky e Mediaset Premium, che mantengono il Circo del pallone e impongono orari serali, pagherebbero le stesse cifre di adesso? Forse sì, perché lo spettacolo aumenterebbe. Il contratto tv nuovo comunque è giù chiuso, dal 2012 al 2015. Se ne parla, eventualmente, dopo. Se qualcuno ne vuole parlare. La Serie B invece è pronta a scendere a 20, da 22, e il presidente Andrea Abodi ha già avuto l'assenso di tutti i club. La Lega Pro ha un traguardo: 60 club, in tre gironi. Per non fallire. Solo la A non si muove, ma litiga, eccome, e presto, vedrete, come si scanneranno i presidenti per i soldi dei diritti tv, quel miliardo di euro che serve ad andare avanti nella bufera...
  4. Prioreschi: «L'ascolto delle telefonate continua» intervista della redazione di GIÚleMANIdallaJUVE 03-02-2012 Un giudice non deve far trapelare nulla delle proprie idee prima di emettere la sentenza. Ciononostante la Dottoressa Casoria è riuscita ad attirare su di sè tre tentativi di ricusazione ed un esplicito invito ad astenersi. Non crede che simili atteggiamenti mal si conciliino con la sentenza effettivamente emessa o forse si conciliano troppo bene? La Casoria ha in un certo senso tradito le aspettative? È stata surclassata dalle due giudici a latere? «Oltre venticinque anni di professione mi hanno insegnato a non farmi influenzare dall’atteggiamento tenuto dai giudici nel corso del processo ma a valutare solo le sentenze dopo che sono state emesse. » Da che mondo è mondo ognuno dovrebbe fare il suo mestiere. Chi deve indagare indaga, chi deve giudicare giudica, chi deve difendere difende, chi deve valutare valuta. Dal 2006 a oggi, invece, chi valutava diventa incompetente, chi doveva indagare dimentica di farlo, chi doveva aprire indagini sancisce prescrizioni. In quale paese del mondo che si definisca civile simili atteggiamenti possono essere considerati normali? C'è ancora serenità e fiducia nella giustizia italiana? «I problemi della giustizia italiana e del modo di amministrarla sono sotto gli occhi di tutti e sono problemi di carattere generale che riguardano tutti i processi e non solo ‘calciopoli’». Moratti, Tronchetti Provera, Tavaroli, perché si è deciso di non ascoltarli in aula? Ha avuto un ripensamento in proposito? Riavvolgendo il nastro, imposterebbe in generale la difesa allo stesso modo e nel caso come la modificherebbe? «Come difensori non abbiamo avuto nessun ripensamento e rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto. Abbiamo la presunzione di ritenere di aver fatto un lavoro egregio. Ricordo a tutti che noi ci siamo fatti carico, da soli, di tutto il processo. Molti altri sono stati a guardare e altri sono stati a rimorchio e forse qualcuno ha pure remato contro. Basta leggere i verbali di udienza.» Chi ha nascosto le intercettazioni? Verranno portate a compimento le denunce annunciate ai carabinieri che effettuarono le indagini? «Tutte le anomalie riscontrate saranno sottoposte alla valutazione della competente Autorità Giudiziaria» Ha costituito esito negativo il dissociarsi della difesa della Juventus dall'operato dei suoi dirigenti? Ci può essere davvero una logica nel vedere un Moggi condannato e una Juventus assolta? «Ognuno ha diritto di impostare la propria linea difensiva come meglio crede. » Perchè invece di impostare la difesa sul fatto che nulla di ciò che faceva Moggi costituiva reato per il CGS si è tentato di dimostrare che “così facevan tutti”? «Il “così fan tutti” noi non lo abbiamo mai detto. Si è trattato solo di propaganda fatta “ad hoc” da chi ben sapeva che le intercettazioni “scoperte” dalla difesa facevano naufragare il castello accusatorio. Noi abbiamo sempre sostenuto la insussistenza dei fatti, rafforzata e confermata dalle nuove intercettazioni. Altro non abbiamo mai detto.» Dal 9 di novembre 2011 non sono più uscite telefonate, baffate di rosso, scovate da Nicola Penta: è perchè non ce ne sono più o ne avete trovate ancora e ve le tenete ben strette? «L’ascolto delle telefonate continua. E non solo quello. Altro non posso dire.» Cosa pensa dell'intervista del “pentito”, subordinato di Auricchio, rilasciata al Corriere dello Sport? Essendo venuto allo scoperto solo dopo la sentenza di Napoli, chiederete la rinnovazione parziale del dibattimento? «Noi non avevamo bisogno del “pentito” per capire come erano andate certe cose. Mi auguro si presenti davanti ad un P.M. a mettere a verbale quello che ha detto al giornale. Quando, e se farà questo, faremo le nostre valutazioni anche alla luce della motivazione della sentenza.» Ci si può aspettare una totale assoluzione nel secondo grado di giudizio? «Se non credessimo di ribaltare la sentenza di primo grado non faremmo appello.» Che valore attribuisce a una Federazione che si dichiara incompetente? «Per conoscere il mio pensiero sulla federazione basta riascoltare i miei interventi nel procedimento di radiazione.» Ringraziamo l'avv. Prioreschi per la solita disponibilità.
  5. LA STORIA Guai Real per Ronaldo arrestato per spaccio il suo «grande amico» Lauro, colombiano, aveva contatti con molti calciatori di ANDREA NICASTRO (Corriere.it 03-02-2012) MADRID - La villa di Cristiano Ronaldo a Madrid è una specie di yacht arabo appoggiato su una collina. Costo? Minimo dieci milioni di euro. Gliel'ha trovata l'amico Lauro, un colombiano che ora la polizia spagnola dice essere un trafficante di droga. Nel 2009, nei giorni dello sbarco del campione portoghese alla corte dei Blancos, Laurentino Sanchez Serrano, alias Lauro, alias Perito, si vantava al telefono: «Gli faremo vedere delle belle cosette. Posso procurare a Ronaldo tutto quel che vuole: casa, fidanzata, macchina». La relazione di Lauro con il real club sembra essere consolidata anche a livello di dirigenza. Nelle intercettazioni rivelate dal settimanale Interviù il viveur colombiano si dice amico di CR7 come di Lassan Diarra, Guti e dell'ex centravanti Raul. Sarebbe anche stato alla festa d'addio di Fabio Cannavaro nella discoteca El Buddha. Laurentino era il benvenuto pure tra i calciatori dell'altra sponda cittadina, l'Atletico Madrid (Sergio Aguero, ora al Manchester City) o a bordo ring, con il pugile Pablo Navascues. Laurentino fa favori, trova ville e Rolex tempestati di diamanti da 100mila euro. «Sì, è proprio quello che mi ha chiesto Ronaldo, ma non mi ricordo se c'era lo sconto o no» dice Alvaro Lopez Tardon, un altro trafficante a capo dei «Los Maiami». In cambio Laurentino si siede in tribuna d'onore, a fianco della crema finanziario-politica spagnola. Nei suoi tour notturni offre cene e incontri, ma mostra i calciatori come trofei. Ha solo pochi anni in più e tutte le chiavi della movida. Ufficialmente fa l'impresario notturno. Giro grosso. Ristoranti, discoteche. Apre un locale, presta denaro, crea il «giro che fa tendenza». Avrebbe organizzato lui la festa per l'arrivo di Madonna. Solo il dj gli costò 20mila euro l'ora. Lauro aveva denaro che gli usciva dalle orecchie, come i giovani calciatori. Perché avrebbero dovuto insospettirsi? Ai suoi tempi si era sbagliato persino Maradona. Indimenticabile la sua foto in un'ostrica gigante del clan Giuliano. La polizia ha sequestrato all'organizzazione mafiosa di Lauro 27 milioni di euro in contanti, auto e appartamenti per 200 milioni e 276 chili di cocaina. Il silenzio con cui lo scoop di Interviù è stato accolto ieri dai siti spagnoli è imbarazzante. Vero che le indagini sono «in corso», ma tra i fiumi di denaro e le donne a gamba lunga delle notti di Lauro, la coca non mancava mai. Se si scoprisse che tra i tanti favori ai campioni c'era anche qualche pista bianca sarebbe l'ennesimo colpo al Real in contrasto con la banda dei bravi ragazzi del Barcellona. La squadra di Mourinho sta dominando il campionato con un buon margine sul Barça, ma il clima è cupo. Colpa degli scontri diretti dove il Real perde e non riesce ad ammetterlo. Dal dito nell'occhio al viceallenatore del Barcellona all'agguato all'arbitro in garage, lo stile di Mourinho ha troppo macchiato il blasone del Real. Molti lo danno in uscita a giugno. Il caso «mafiosi e calciatori» è un'altra cosa. La stagione dei Blancos si complica.
  6. Attualità CALCIO E AFFARI / UN LIBRO INCHIESTA CASA AGNELLI in contropiede Andrea gestisce la Juve sotto l'ala protettrice del cugino Jaki, maggiore azionista. Perché lo scudetto è vitale per la famiglia di GIANFRANCESCO TURANO (l'Espresso | 9 febbraio 2012) È in libreria "Fuorigioco" di Gianfrancesco Turano, che racconta il potere in Italia attraverso dieci ritratti di presidenti di club di serie A. Ecco un estratto del capitolo su Andrea Agnelli, dalla primavera 2010 numero uno della Juventus. La squadra bianconera è campione d'inverno 2011-2012 dopo una serie di stagioni deludenti e forti perdite finanziarie. La Juventus è una storia di famiglia. Nessuna squadra in serie A e nessun club di primo piano al mondo hanno un legame così antico con la proprietà. Gli Agnelli sono i padroni della società bianconera dal 1923. Circa novant'anni e parecchi scudetti dopo, alla guida della Juve c'è ancora un Agnelli, Andrea, unico maschio della sua generazione a portare il cognome del capostipite. Il trentaseienne presidente dello Juventus Football Club è un rappresentante del ramo cadetto della famiglia. Questa situazione ha una conseguenza sostanziale sulla gestione del club: per finanziare la Juventus - com'è accaduto con l'aumento di capitale da 120 milioni di euro deciso a giugno del 2011, dopo quattro anni di disastri sportivi e finanziari - Andrea Agnelli deve avere l'autorizzazione del cugino John, detto "Jaki", più giovane di quattro mesi. E magari anche quella di Lapo, tifoso appassionato. La Juventus dunque non è solo una storia di famiglia, ma è la storia di un rapporto dialettico, spesso di contrapposizione, fra due gruppi. Da una parte l'Avvocato e adesso i suoi nipoti. Dall'altra il Dottore, Umberto, e adesso i suoi figli. Guidare la Juve con successo è considerata la premessa per guidare il gruppo Fiat con successo. Anche perché la Fiat è stata per decenni l'azionista diretto della squadra, prima di passare il controllo alle finanziarie Ifi-Ifil, sparite nel 2009 per essere incorporate da Exor, attuale proprietaria dei bianconeri con il 60 per cento e della Fiat con il 30 per cento. Nei vari riassetti del potere familiare guidare la Juve è rimasto il rito di passaggio per eccellenza, che solo per l'ultima generazione è stato affiancato da un periodo alla catena di montaggio sotto anonimato in mezzo agli operai italiani o polacchi. È un classico: il principe gentile si traveste da plebeo per conoscere e alleviare le sofferenze del suo popolo. La Juve no, non c'entra con la gentilezza. Alla Juve bisogna vincere e basta, vincere comunque. O il popolo si inquieta. Gli equilibri di potere attuali sono la conseguenza del trauma del 2006 quando, al termine del processo sportivo di Calciopoli, la Juventus è finita per la prima volta in serie B per illecito sportivo a causa delle operazioni dietro le quinte di Giraudo, amministratore delegato e azionista del club con il 3, 6 per cento, e di Luciano Moggi, direttore generale. Dopo il ritorno in serie A, alla fine del 2009 i risultati sportivi sono stati giudicati insoddisfacenti. Il gruppo dell'Avvocato ha dovuto fare un passo indietro. Cobolli Gigli è stato ringraziato ed esonerato. Blanc lo ha seguito qualche tempo dopo con l'accusa di "incapacità" da parte di Andrea Agnelli. Prima che il figlio di Umberto venisse eletto alla guida del club, per un periodo si è parlato di John Elkann alla presidenza. Ma Jaki è diventato presidente della Fiat in sostituzione di Luca Cordero di Montezemolo. L'importanza dell'incarico nella fase di integrazione con il gruppo Chrysler, le tensioni sindacali in fabbrica con i referendum sul contratto a Pomigliano d'Arco e a Mirafiori, infine la lunga lite sull'eredità del nonno che ha contrapposto la madre Margherita a due colonne portanti del gruppo come Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens, hanno dissuaso il giovane Elkann da un impegno diretto nel club di calcio. Nel maggio del 2010 si è insediato Andrea, amatissimo dai tifosi perché Agnelli di fatto e di nome, ma soprattutto per il suo legame esibito con l'epoca in cui i bianconeri vincevano in campo e i dirigenti distribuivano agli arbitri schede sim svizzere e slovene per evitare che i colloqui più imbarazzanti fossero intercettati. La nomina di Andrea, per una volta, non ha comportato una separazione così netta fra i due rami del potere familiare nella Juve. I due cugini, Andrea e Jaki, hanno moltiplicato le visite pastorali congiunte al centro sportivo di Vinovo dove la squadra si allena. Il loro intento è di mostrare la coesione della famiglia nei momenti di difficoltà sportiva ed economica, come dopo il bilancio 2010-2011, chiuso con una perdita record di 95,4 milioni di euro, la più grave nella storia del club. Una perdita in stile Moratti, con 141 milioni di euro investiti nel calciomercato in due anni. La governance della società di calcio riflette la cogestione Elkann-Agnelli. Quindi, d'accordo la cogestione del club e l'intesa cordiale fra i rami della famiglia, ma nell'accomandita, in fabbrica e in campo comandano gli Elkann. Al contrario di quanto predicava Enrico Cuccia, in casa Agnelli le azioni si contano e solo dopo, semmai, si pesano. Nella spartizione delle responsabilità fra i cugini, Jaki segue le vicende delle fabbriche a Torino, Belo Horizonte, Detroit o Tychy, e magari spiega all'amministratore delegato Sergio Marchionne perché la Exor debba destinare 81 milioni di euro a Del Piero e compagni mentre nell'industria automobilistica gli investimenti si riducono e la battaglia globale per la sopravvivenza si gioca sulla pelle dei lavoratori. Macchine e pallone hanno in comune la caratteristica di essere capital intensive, cioè richiedono l'investimento di moltissimo denaro per essere efficienti e, magari, redditizie. È significativo che la famiglia Agnelli sia stata più volte tentata di cedere il settore auto mentre non ha mai parlato di vendere il club, sebbene negli anni il consumo di risorse economiche del calcio sia diventato abnorme. Basti pensare che circa un quarto dell'ultimo finanziamento Exor alla Juventus (poco più di 18 milioni di euro sugli 81 dell'aumento di capitale) proviene dalla cessione, a metà del 2011, del palazzo di corso Matteotti 26 a Torino dove hanno vissuto Gianni con i fratelli e le sorelle e che, in seguito, è stata la sede del gruppo Fiat per decenni. Corso Matteotti, venduto con una considerevole plusvalenza, vale sette milioni in meno rispetto ai 25 milioni spesi per Diego, presunto campione brasiliano acquistato durante la gestione di Cobolli Gigli e rivenduto a 19 milioni. Il senso di appartenenza ha portato il presidente della Juventus a una contesa legale per recuperare lo scudetto cancellato nel 2005-2006. La riconquista della gloria passata è diventata importante quanto i campionati a venire ed è centrale nella gestione di Andrea. La lotta per la restituzione dei titoli cancellati dalla giustizia sportiva è una battaglia nello stile della vecchia Juve, fatto di vittorie e arroganza. Il concetto di base della rivendicazione è che Calciopoli ha coinvolto tutti. Del sistema avrebbe beneficiato anche l'Inter, che si è vista premiata con uno scudetto assegnato a tavolino, il primo vinto da Massimo Moratti. Andrea Agnelli ha affermato che le accuse rivolte al suo club erano infondate e che i fatti non sussistevano. "Semmai dovessero emergere comportamenti penalmente rilevanti sarebbero da ascrivere a Moggi personalmente". ha dichiarato il presidente. In altre parole, se Moggi non era un manovratore di arbitri, la Juve ha diritto agli scudetti. Se lo era, la Juve ha diritto ugualmente agli scudetti perché la colpa delle manovre non è della Juventus ma di Moggi, una sorta di scheggia impazzita che agiva all'insaputa del suo diretto superiore (Giraudo, condannato per gli stessi reati di Moggi) e, a maggior ragione, degli azionisti. Agnelli ha poi aggiunto, riecheggiando un collega in rossonero, che la colpa di Calciopoli è dei giornali, perché "rivelare intercettazioni coperte da segreto è un reato". Insomma, se i giornali non avessero denunciato che la procura federale stava dormendo sulle suddette intercettazioni, la procura avrebbe continuato a dormire, come hanno diritto di fare tutti gli enti stanchi, e l'Inter non si sarebbe impadronita di campionati altrui. Rebus Libia Nel marzo del 2011, durante la sua visita con Jaki Elkann al salone dell'automobile di Ginevra, Sergio Marchionne ha smentito che la famiglia Gheddafi o fondi di investimento libici, in particolare la Libyan Investment Authority (Lia) creata nel 2006, siano ancora azionisti del gruppo Fiat. Ma i veicoli degli investimenti somigliano alle vie del Signore e, come Marchionne può insegnare, sono infiniti. È possibile che il clan nordafricano abbia soltanto frazionato la sua quota al di sotto del minimo del 2 per cento con obbligo di segnalazione. Sulla fedeltà della Lafico alla Juve, invece, non ci sono dubbi. La partecipazione è rimasta ben visibile anche dopo la fine della guerra civile. L'ingresso nel club di calcio è arrivato a ridosso del secondo acquisto di azioni Fiat, nel febbraio del 2002, e a spingere fu l'ingegner Sa'adi Gheddafi, uno dei figli di Muhammar e ospite a Tripoli della Supercoppa italiana Juventus-Parma proprio nel 2002, con foto ricordo dopo il match abbracciato a Giraudo e ai bianconeri vincitori. Sa'adi aveva il sogno di giocare in serie A per coronare una carriera folgorante nel campionato libico, dove i difensori svenivano di fronte ai suoi dribbling e i portieri si inchinavano al sinistro letale di colui che, fra i vari incarichi, era capitano della Nazionale e presidente della locale Federcalcio. Il suo sogno Italia è diventato realtà e Sa'adi ha fatto la sua trafila nei club di serie A amici del sistema Triade. Come azionista nella Triestina e come centrocampista offensivo nel Perugia di Luciano Gaucci e nell'Udinese di Gianpaolo Pozzo. A Perugia come a Udine, albergatori, ristoratori e commercianti ricordano ancora con affetto le spese faraoniche del clan di Sa'adi. Meno piacevoli le memorie dei connazionali di Sa'adi: l'ingegnere-calciatore sotto mandato di cattura Interpol dopo la caduta del regime di Tripoli, è accusato dell'omicidio di un allenatore che l'aveva criticato e di avere retto con il terrore e le minacce il calcio libico. All'aumento di capitale della Juventus deciso a fine 2011 la Lafico non ha potuto aderire a causa del blocco dei fondi del clan Gheddafi da parte dell'Unione europea.
  7. La polemica Dopo la clamorosa svista di Banti, il club protesta. C’è un dossier dei tifosi: in classifica azzurri primi Bufera arbitri: dalla Fiorentina al Cesena al Napoli mancano quattordici punti di PINO TAORMINA (Il Mattino 03-02-2012) Ecco la versione di Walter Mazzarri. «Cinque punti persi nelle ultime tre giornate di campionato per colpa degli arbitri». Il tecnico del Napoli è fatto così: quando la tensione si alza, la classifica si mette male, gli arbitri non sono esattamente impeccabili e il Napoli magari non vince da tre partite, Mazzarri diventa protagonista, tirando fuori polemiche urticanti, spesso memorabili. Un mese di cose strane, dice. Eppure ha completamente ragione. Per fortuna nessuno arriva a gridare al complotto. Neppure De Laurentiis che si limita a invocare «i sei arbitri in campo come in Europa». Ovviamente la sacrosanta allergia azzurra ai torti arbitrali è direttamente proporzionale all’andamento altalenante del rendimento in campo. Al San Paolo, in quella che cioè dovrebbe essere casa loro, gli azzurri hanno messo assieme una collezione di poco invidiabili primati: l’ultima vittoria conosciuta risale al 21 dicembre scorso (6-1 al Genoa) e dei 33 punti disponibili soltanto 17 sono andati a rimpolpare la magra classifica attuale. Un errore dell’arbitro è più facilmente tollerabile in caso di successo. Ma quando sbaglia al 92’ e sullo 0-0 diventa assai difficile mandarlo giù. Sotto accusa, in particolare, il primo assistente Fabio Galloni, reo di aver sbandierato l’offside inesistente del macedone: per lui Braschi, il designatore, pensa a una giornata di stop. Galloni col Napoli è sfortunato: il 30 agosto del 2010 la fece grossa a Firenze quando segnalò il gol valido a Cavani ma la palla non aveva varcato la linea. Pure Luca Banti (livornese come Mazzarri) quando è al San Paolo vede le streghe: ha arbitrato Napoli-Lazio dell’aprile scorso (4-3) mandando su tutte le furie Lotito e Reja. Eppure il Napoli non ha torto a lamentarsi. Tante le decisioni sfavorevoli accumulate dall’inizio del campionato. Nove partite sott’accusa. Proviamo a ricordare anche noi gli episodi. Quinta giornata, l’arbitro è Valeri: contro la Fiorentina (0-0) i partenopei protestano per due rigori non concessi. Il più evidente è quello non fischiato a Pasqual, che di mano intercetta un cross di Zuniga. Settima giornata, Napoli-Parma (1-2): Mazzoleni non vede un fallo netto di Gobbi su Lavezzi. Decima giornata: Catania-Napoli (2-1). Arbitro Celi. Dopo 43 minuti viene espulso Santana per doppia ammonizione. Il secondo giallo sembra davvero un’esagerazione. Undicesima giornata, al San Paolo c’è la Juventus (3-3). Tagliavento fa ripetere il rigore realizzato da Hamsik: troppi calciatori in area. Lo slovacco lo tira di nuovo e lo sbaglia, ma anche in quella circostanza ci sono uomini in area ma non viene fatto ripetere. Sul secondo gol della Juve c'è un netto fallo di Pepe su Maggio. In Napoli-Lazio (0-0) Rizzoli ferma Maggio lanciato in porta per posizione irregolare. A Novara (1-1), De Marco allo scadere non vede il fallo del portiere Ujkani su Pandev. A Siena (1-1), 19esima giornata, Damato non vede un fallo di mano di Vitiello su colpo di testa di Campagnaro: è rigore. A Genova (3-2) l'azione del terzo gol del Genoa è viziata da fallo su Maggio da parte di Moretti. Volendo essere notarili, 14 punti in meno. E in classifica sarebbe addirittura al primo posto.
  8. Mi pare che... Conte ha in mano una carta d’oro La Lega A è sempre in fuorigioco di LUCIANO MOGGI (Libero 03-02-2012) Una premessa è d’obbligo: non s’era mai vista la richiesta di rinvio preventivo di una gara per neve... eventuale. Galliani l’ha fatta, carta e penna, ancor prima che il Milan scivolasse di brutto all’Olimpico contro la Lazio, e se è vero che le previsioni meteo sono adesso molto più attendibili che in altri tempi, resta il dubbio (o il sospetto, fate voi) che abbia messo le mani avanti più per le condizioni della sua squadra che per quelle del clima e del terreno di gioco, in vista anche della semifinale di Coppa Italia. Giuste ci paiono le contro-richieste di Marotta e Mezzaroma, «le decisioni devono essere uniformi, si gioca tutti o nessuno ». Ovviamente avrebbero avuto maggior valenza se fossero state date all’informazione il 1 febbraio, giorno dell’infrasettimanale, quando ben 4 partite erano state rinviate. Mancano le idee Il problema è più vasto e chiama in causa una Lega che dorme, mai un’idea che sia una, mai una prevenzione atta a salvare il calcio dalle polemiche: prevenire per evitare di curare non è materia che interessa a chi dirige la baracca. E sul banco degli imputati è il turno infrasettimanale del 1 febbraio che si è giocato tutto in notturna. Sappiamo quanto pesi il contratto con Sky, che dal suo punto di vista avverte i naviganti, «il calendario non lo facciamo noi, se volete meno anticipi e posticipi, accontentatevi di meno soldi». Premesso che le Società vorrebbero invece più soldi, si potrebbero ipotizzare allora varianti sul tema, anche occorrendo in corso d’opera, che non snaturino quel contratto, scegliendo campi meno rigidi per qualche gara in notturna (Roma, Napoli, Palermo) facendo giocare tutte le altre alle 15. Certamente il turno infrasettimanale di pomeriggio allontanerebbe gli spettatori che lavorano, a nostro parere i danni sarebbero comunque attutiti e nessuno avrebbe da reclamare. Con tanti rinvii più che un campionato sfalsato, ci pare evidente che abbiamo un campionato falsato. E d’altra parte puntare l’indice soltanto sugli stadi obsoleti è roba che non convince più nessuno. Ma ecco allora la Lega che tuona: domenica in campo tutti alle 15: come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Nel fuoco che cova sotto la cenere, pardon la neve, tornano gli arbitri. Il gruppo difeso ad ogni pie’ sospinto da Nicchi, con l’annessa solfa del clima diverso che si respirerebbe, è in piena bufera. Tuonano De Laurentiis e Mazzarri, «al Napoli mancano cinque punti», si lamenta anche il Milan per un rigore prima dato dall’arbitro Damato e poi fatto revocare dal guardalinee (si era sullo 0-0 e i rossoneri si sarebbero potuti portare in vantaggio sulla Lazio). C’è anche il Palermo tra i danneggiati, Milito in fuorigioco nell’azione del 3-2. È sempre la stessa stucchevole storia, la pletora di errori sarebbe solo occasionale e in buona fede, mentre prima avrebbe celato un disegno ordito a favore della Juve. Fatta la premessa che nessuno nutre dubbi sulla buona fede degli arbitri, ora come allora, perché di grazia tanti reclami, tante invettive a dimostrazione dei torti subiti ? Grave la battuta d’arresto del Milan. Se la Juve dovesse vincere il recupero con il Parma potrebbe portarsi a +4, mentre alle spalle dei rossoneri l’Udinese è a 2 punti, e a 4 la Lazio. Sia l’Udinese che la Lazio sono due realtà. Viste per molto tempo come terze incomode, sono sempre lì e si sentono ora in gara. L’Inter vede ancora possibile il terzo, nonostante abbia mancato ancora un’occasione ghiotta, colpa soprattutto della lentezza dei due centrali difensivi. Il filosofo Baldini Sotto il cupolone intanto le idee sono parecchio confuse. È rimasto solo Baldini a difendere il progetto, dice anzi di non avvertire sensazioni negative rispetto a come pensava: evidentemente la sconfitta di Cagliari, un 4-2 che non ammette discussioni, non lo impressiona. La difesa che fa acqua da tutte le parti, l’attacco che non mette a profitto le occasioni, la confusione che regna nella squadra, sono cose normali per lui che è un filosofo. Luis Enrique, che si intende di calcio, non è però affatto contento, «giocando così non andiamo da nessuna parte ». Il Napoli voleva rifarsi dopo la batosta di Genova, ma gli mancava Lavezzi ed è bastato il piccolo Cesena, pur privo di Mutu, a fermarlo: il gol finale di Pandev sembrava regolare, Banti, ovvero l’assistente Galloni, ha preso lucciole per lanterne. Il punto preso consente ai romagnoli di riattaccarsi al Lecce.
  9. CONSIGLIO CONI SUBITO OPERATIVA LA NORMA SULL’ONORABILITÀ. RIFLESSI NEL CONSIGLIO FEDERCALCIO Lotito sospeso, si può sostituire Il presidente della Lazio sarà sostituito: la Lega di A non perderà pezzi in Consiglio di MAURIZIO GALDI (GaSport 03-02-2012) Una raccomandata è stata già inviata dalla Federcalcio al presidente della Lazio Claudio Lotito per annunciare la sua sospensione da Consigliere federale in virtù dell'approvazione, ieri mattina, della nuova norma a tutela dell'onorabilità degli organismi sportivi. È questa la prima conseguenza dell'approvazione, ieri, in Consiglio Nazionale del Coni delle nuove norme: immediatamente operativa quella sull'«onorabilità», probabilmente dalla prossima stagione sportiva entrerà in vigore quella che riduce i tempi e i gradi della giustizia sportiva. Infatti per la riforma della giustizia sportiva serve che la modifica allo statuto del Coni venga approvata dal ministero vigilante (quello dello sport) per poi essere inserita in quelli federali (ma per quelli ci penserà il commissario ad acta Giulio Napolitano che la Giunta ha nominato). Casa cambia in Figc La Federcalcio, comunque, ha già previsto di modificare alcune norme delle sue Noif. Innanzitutto provvederà alla cancellazione dell'articolo 22 bis (ormai superato dalla norma Coni); in questo modo Lotito, sospeso dal Consiglio federale, potrà tornare ad occuparsi però del suo club: lì la sospensione non si applica. Inoltre la Federcalcio provvederà a consentire un «supplente» alla Lega di A che con la sospensione di Lotito avrebbe un rappresentante in meno in Consiglio federale. Norma calciopoli Ieri è stata approvata anche la modifica dello statuto che prevede siano i Consigli federali a deliberare sull'assegnazione o la revoca dei titoli sportivi. Un cambiamento radicale che eviterà problemi di «non competenza» e che ha determinato grande soddisfazione in Federcalcio: «Se i saggi nominati dal Coni hanno stabilito che la norma andasse riscritta, la nostra decisione di luglio di non competenza a decidere sullo scudetto 2006, era motivata e corretta», è il commento che trapela da via Allegri. La riforma comporta anche una riduzione dei tempi del procedimento sportivo che dovrà durare al massimo trenta giorni. ------- A BRUXELLES IL PARLAMENTO EUROPEO SPOSA TOTALMENTE LA LINEA DELL’UEFA E LE ROI COMMENTA: «UNA PIETRA MILIARE» Dal fair play ai tribunali: l'Ue appoggia Platini di FABIO LICARI (GaSport 03-02-2012) Fair play finanziario, ricorso soltanto a tribunali sportivi, modello europeo dei tornei, partite truccate considerate reati penali: neanche se l'avesse scritta Michel Platini la risoluzione sulla «dimensione europea dello sport» sarebbe stata più favorevole all'Uefa. Il sostegno al documento è stato schiacciante: 550 sì, 73 no e 7 astenuti nel Parlamento Ue di Bruxelles. Platini esulta: «Una pietra miliare molto incoraggiante per il futuro del calcio europeo. L'Ue ha capito le sfide che ci attendono. Sono impressionato». Tas: motivazioni Sion Da domani sarà un pò meno facile opporsi al fair play: per l'Ue i club devono competere «in base ai loro mezzi finanziari effettivi». Si allontana lo spettro di nuovi casi Sion: l'Ue riconosce «la legittimità dei tribunali sportivi per risolvere le dispute». A proposito: il Tas ha comunicato le motivazioni dell'arbitrato sul Sion, dichiarandosi competente perché il club svizzero ha accettato il regolamento di Europa League. E aggiungendo che l'Uefa ha il diritto di non iscrivere giocatori nelle liste e deve garantire uniformità nell'applicazione dei regolamenti. Insomma, l'esclusione del Sion non è abuso di posizione dominante. No superlega E ancora. Truccare le partite è reato penale, dev'essere facilitata la collaborazione tra autorità sportive e statali e devono esserci regole più strette per i gestori di scommesse. Il modello superlega americana non va bene: merita sostegno il sistema europeo con la centralità delle federazioni, con promozioni e retrocessioni. Gli «homegrown player», cioè i giovani cresciuti nei vivai, senza distinzione di nazionalità, devono essere modello per gli altri sport. Controllo agenti Altri principi: assimilare il traffico di sostanze dopanti allo smercio di stupefacenti; favorire lo sport femminile; creare il registro europeo degli agenti sportivi; bandire i tifosi violenti o razzisti da tutti gli stadi; potenziare la formazione scolastica degli atleti. Stop multiproprietà E non è finita. In un'intervista al Guardian, il segretario Uefa Gianni Infantino dichiara guerra al fenomeno di giocatori che non appartengono al club ma a un'altra società come Tevez con la Msi di Joorabchian: «Una minaccia crescente». Poca trasparenza, pericolo di pressioni, dubbi sui flussi di denaro: l'idea è di non far partecipare alle coppe questi giocatori in «multiproprietà».
  10. L’ACCUSA IL PRESIDENTE DEL CAGLIARI AMMETTE GLI ERRORI DEI CLUB E ACCETTA D’INVESTIRE SUGLI STADI Cellino: «Troppe speculazioni Il calcio deve cambiar testa» «Una nuova guida per fare la legge sugli stadi. Ho pensato di lasciare, resto per i ragazzi» di CARLO LAUDISA (GaSport 03-02-2012) Un urlo nel silenzio dei presidenti. E' il mea culpa di Massimo Cellino: «Abbiamo sbagliato in questi anni, contribuendo allo sfascio. Il nodo degli stadi non si scioglie per colpa nostra. Non dei politici». Cioé la legge sugli stadi? «Esatto. La legge è nata per incentivare i nuovi stadi, non per promuovere degli investimenti immobiliari». Invece? «Da mesi si lotta su emendamenti che puntano ad aumentare la cubatura. In modo da sfruttare l'aspetto commerciale dei nuovi impianti. La verità è che alcuni presidenti pseudo immobiliaristi stanno sfruttando la situazione. E chi vuol fare calcio ne paga le conseguenze». A chi si riferisce? «No, non mi faccia fare nomi». Come se ne esce? «Purtroppo diamo un messaggio sbagliato e la gente non capisce cosa sta accadendo. La legge va fatta in fretta, altrimenti il calcio va a rotoli». Intanto il suo nuovo stadio è bloccato da un'indagine. «Il Cagliari è un piccolo club e io mi sono mosso per un investimento in linea con le nostre esigenze. Ma ci sono sempre problemi burocratici. E' meglio, però, che non parli oltre». Sky chiede che i club investano negli stadi invece di sperperare i soldi sul mercato. «Con me sfondano una porta aperta. Lo dico da due anni che è questa la strada virtuosa. Invece di litigare sui bacini d'utenza dovremmo dare più denari ai club che investono nei loro impianti». E perché non lo propone? «Lo faccio da tempo, ma chi ci rappresenta? Non siamo rappresentati. Ho chiesto al presidente di Lega Maurizio Beretta di farsi da parte perché ha tanto altro da fare e ha troppi condizionamenti a Roma per garantire il necessario cambio di velocità. Siamo tutti sotto schiaffo, dobbiamo rendercene conto». Ma lei è consigliere federale «In Figc ci sono andato poco, c'è troppa acredine. In estate ho provato a mediare con Abete sullo sciopero dei calciatori e m'hanno scavalcato, Anche Petrucci è in gamba, ma il suo mandato è a scadenza. E ciò pesa. Basta, allora, con le beghe, va riformato il calcio. Con il gruppo dirigente». E il Cagliari va bene... «A me, però, sembra d'affogare. Stavo per mollare mercoledì sera, ma i ragazzi m'hanno dato forza a restare. Li ringrazio. E' stata grande la prova contro la Roma, ma è una pena giocare in un Sant'Elia mezzo chiuso». ------- CIRCOLO VIZIOSO Dalle tv 8 miliardi negli ultimi 12 anni Spesi 11 soltanto per gli stipendi I club non investono in stadi, dal '99 i giocatori prendono l'80% in più e le pay macinano ascolti di MARCO IARIA (GaSport 03-02-2012) Ci sono presidenti di società che chiedono di ripensare i calendari e invocano nuovi stadi, ci sono calciatori che si lamentano perché giocare al gelo e su campi ghiacciati è pericoloso e nuoce allo spettacolo, ci sono tivù che declinano ogni responsabilità sul calcio-spezzatino e si dicono disposte ad acquistare un prodotto più scarno a prezzi più bassi. Alt, fermi tutti. Lorsignori sono per caso sbarcati da Marte? Il chiacchiericcio degli ultimi giorni, alimentato dai rinvii delle partite per neve, si è trasformato in un estenuante rimpallo di responsabilità, come se pregi e difetti del sistema calcio in Italia non si conoscessero da prima, come se i protagonisti della giostra (tutti, nessuno escluso) non nutrissero interessi perché essa giri e giri senza fermarsi mai. E allora conviene richiamare alla memoria due numeri che rappresentano l'emblema di questo turbinio di complicità. Le società Dal 1999-2000, ossia dall'avvento della vendita soggettiva dei diritti tv, alla scorsa stagione i club di A hanno incassato dalle televisioni 8 miliardi di euro. Una pioggia di denaro che, in qualsiasi altra industria, sarebbe stata reinvestita (non interamente, ma almeno una bella fetta) sul medio-lungo termine, su un futuro più solido, su una crescita più stabile e meno volatile. Nel calcio, tanto per non girarci attorno, sugli stadi. E cosa è successo invece? Che l'overdose da ricavi tv ha accecato talmente tanto i nostri dirigenti da spingerli a una forsennata rincorsa al fuoriclasse (o presunto tale) che ha prodotto una spinta inflattiva sui prezzi di cartellini e stipendi. Così, nello stesso arco di tempo, quegli 8 miliardi sono stati polverizzati e ci si è spinti oltre: 11 miliardi andati via per pagare il personale, cioè calciatori e allenatori. L'obiezione è semplice: nell'industria del pallone l'acquisto dei giocatori rappresenta il principale investimento perché così aumentano le possibilità di vincere e, quindi, di fare crescere il brand. Sarà anche vero, ma nelle leghe che funzionano meglio, Premier e Bundesliga, si sono sforzati di esplorare le fonti di ricavo più disparate. In Italia, invece, ci si è adagiati sulle rendite garantite dalle tv finendo per diventarne succubi. I calciatori Ora, il ragionamento è questo: i soldi dei broadcaster sono entrati nelle casse dei club per finire, subito dopo, nelle tasche dei calciatori. Tutto legittimo, nessun atleta ha puntato una pistola alla tempia al presidente di turno al momento di firmare il contratto. Però se il torneo è uno spezzatino, se il prime time — la fascia prelibata per emittenti e concessionarie — è sempre più frequente e se quindi l'allargamento a dismisura del prodotto televisivo ha consentito un progressivo incremento delle entrate, non c'è ragione perché il sindacato dei giocatori (ma anche gli allenatori) si stupisca del perduto romanticismo. Sapete quant'è cresciuto il monte-stipendi della A negli ultimi 12 anni? L'80%. Le tv Nel frattempo, proprio nel momento in cui il campionato di calcio si è trasformato in un media event a tutti gli effetti, la pay tv è diventata un oggetto di consumo per gli italiani. Non deve essere stata una casualità: le partite di pallone rappresentano il core business della televisione tematica. Oggi Sky vanta 5 milioni di abbonati e Mediaset Premium 4,4 milioni di tessere, i due colossi continuano a macinare record di ascolti per la Serie A, anche in virtù delle maggiori finestre offerte dal calendario, come il felice esperimento del match alla domenica di pranzo. Nel 2009-10 la tv di Murdoch aveva chiuso il girone d'andata con 3,7 milioni di telespettatori a giornata; quest'anno è salita a 5,5 milioni. E il Biscione ha festeggiato un incremento del 14% rispetto al 2010-11. Contenti tutti, contento nessuno? ___ IL COMMENTO Le colpe dei presidenti ricadono su tifosi e calciatori di ROBERTO RENGA (Il Messaggero 03-02-2012) FACCIAMO ridere il mondo (calcistico) con questa storia della neve: partite sospese, litigi, lettere strappalacrime, classifica sottosopra, giocatori con i pattini, nemmeno uno straccio di pallone arancione. Un film comico che, senza arrossire, riusciamo a trasformare in pellicola drammatica. Colpa in sintesi, si legge e si dice, di: 1) stadi vecchi; 2) calendario stilato con una benda davanti agli occhi; 3) televisioni; 4) campionato a venti squadre; 5) clima che cambia (si sostiene pure questo: volevamo essere avvisati). Diciamo la nostra: colpa dei presidenti. Gli stadi sono vecchi e ridotti male, vero. Sono stati fatti per i mondiali del 1934 e ritoccati in peggio nel 1990, quando venne buttata al vento l’occasione per rifarli sul serio. Gli impianti, a parte l’Olimpico, sono di proprietà comunale. Facciamoli, si sente dire. Bene, in attesa della famosa legge, ci chiediamo: chi li costruisce? I presidenti? E come mai sino a oggi hanno pensato ad altro? Chiederanno i soldi allo stato? È il momento o il caso? Il calendario si potrebbe cambiare, giocando di più a fine estate e magari durante le vacanze di Natale. Basterebbe anche programmare partite di notte con il caldo e di giorno con il freddo. Ci pensano solo oggi e ognuno tira la neve dalla propria parte: io non gioco, gioco, dopo, eccetera. Insomma: ricolpa dei presidenti. Ecco, si sostiene, chi ci sta rovinando: la televisione. Siamo seri. Le tv criptate danno un sacco di danaro, grazie al quale il calcio italiano riesce respirare, nonostante tutte le nefandezze che disegna e realizza. Come mai i presidenti (sempre loro) non hanno speso i soldi per risistemare gli stadi? E no: li buttano, si fa per dire, sugli stranieri, su mediazioni incontrollabili e stipendi assurdi. Se si facesse un campionato a 18 o, meglio a 16, potremmo risolvere tutti i problemi e giocare solo quando si deve. Come mai non si fa? Per soldi, sempre per soldi, maledetti e subito. Le squadre in più finirebbero in B e quindi non avrebbero l’ossigeno televisivo. Dunque niente. E chi frena? I presidenti. I primi cittadini dei nostri club si sono uniti nel condominio calcistico che si chiama Lega calcio. All’interno della quale si litiga per qualche euro in più e non per altro. Il presidente da molto tempo è solo in prestito, lavorando notoriamente per una banca. Allora si potrebbe eleggere almeno un vice, tanto per burla. Non ci riescono. Chiedono semmai di lasciare il posto caldo a chi, condannato dalla giustizia ordinaria, dovrebbe avere perlomeno il buon gusto di lasciare la poltrona. Sempre colpa dei presidenti, che una volta erano ricchi e adesso vogliono diventarlo. ___ DAL PALERMO AI FORCONI QUANTO SCALCIA ZAMPARINI, IL PRESIDENTE CONTRO TUTTI HA CACCIATO 38 ALLENATORI IN 25 ANNI. FA AFFARI RITENUTI SOSPETTI. GUIDA UN MOVIMENTO CONTRO EQUITALIA. CHI È, E DOVE VUOLE ARRIVARE, IL RUMOROSO PATRON DELLA SQUADRA DI CALCIO SICILIANA della redazione de IL VENERDI DI REPUBBLICA - 3 FEBBRAIO 2012 Il calcio in Italia è potere, la strategia perfetta per farsi amare dal popolo e far sentire la propria voce ai piani alti della politica senza, però, dover correre il rischio di passare dalle elezioni. Non c’è presidente di una squadra di serie A che non abbia dichiarato le proprie antipatie e simpatie in parlamento. C'è Della Valle, quasi sconosciuto alle masse prima di acquistare la Fiorentina, che da finanziatore della prima ora di Forza Italia si ritrova a scrivere pagine di giornale contro Silvio Berlusconi (altro presidente di calcio) che lo piazzò all'Iri. Ci sono il sinistrorso De Laurentis e il destrorso Lotito, disposto a dare una mano al vecchio governo Pdl-Lega. E poi c'è lui, Maurizio Zamparini, il friulano a capo del Palermo, capace di mandare a casa trentotto allenatori in venticinque anni, di assoldare come vicepresidente Guglielmo Miccichè, fratello del fondatore di Forza Italia e Forza Sud, Gianfranco Miccichè, e ideatore l'anno scorso del Movimento per la gente, che ancora non è chiaro se e come intenderebbe presentarsi davanti agli elettori. Il giornalista dell'Espresso Gianfranco Turano nel suo nuovo libro Fuori Gioco (Chiarelettere, pp. 288, 14, 50 euro), in cui racconta storie, affari e soprattutto retroscena dei presidenti del pallone italiano, presenta la nuova organizzazione di Zamparini come «un’aggregazione di oppressi fiscali dei più vari orientamenti postideologici, che ha tenuto la sua prima convention nel palazzetto dello sport di Fiano Romano ». Zamparini è uno che quel che pensa lo rende pubblico a microfoni accesi: ha definito Monti «troppo snob, sono meglio io», ha detto che «Tremonti ha disastrato l'Italia», ha affermato che «Berlusconi adesso potrà fare danni solo al Milan», ha mandato «a quel paese» la Bce, ce l'ha a morte con Equitalia. Qualche giorno fa, l'ennesima sortita populista: era seduto accanto ai leader siciliani della rivolta dei forconi durante la loro assemblea, assicurando che aderiranno al suo movimento. E alle accuse di infiltrazioni della malavita tra i forconi ha sentenziato che «mafiosi sono quelli che stanno uccidendo l’Italia che produce, non i manifestanti». Difficile non dargli almeno ascolto, visto che il patron ha fatto della trasparenza un marchio di fabbrica, tanto da aver più volte risposto per le rime ai boss che tentavano di mettere le mani sul Palermo. Il suo migliore amico in terra sicula, racconta Turano, è il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che più volte si è palesato in pantaloncini corti e maglietta della squadra ai ritiri precampionato. Il creatore del Mercatone potrebbe sfruttare il vuoto politico per tentare una scalata, un po' come fece il Cavaliere nel '92, anche se per ora scrive su internet di non voler creare nessun partito e che il suo scopo sarebbe quello di produrre idee per uno Stato non più succhiasangue e succhiatasse. Idee che poi ciascun deputato potrebbe fare sue. Si vedrà se l'uomo accusato da mezzo Triveneto di essere uno speculatore edilizio, che ha dichiarato pubblicamente di aver ceduto alle richieste di «donazioni» arrivate dalla famiglia Mastella per avere i permessi per costruire un supermercato nel Sannio, e che ha comprato casa in Egitto perché la seconda moglie si sente vicina a un campo magnetico speciale dal quale è più agevole contattare le forze occulte, darà una svolta alla sua attività imprenditoriale. O se, come molti colleghi, continuerà a fare politica. Coperto, ovviamente, da un bandierone rosanero.
  11. CALCIOPOLI BIANCONERI PRONTI ALLE BATTAGLIE «Erano competenti!» I saggi danno ragione alla Juve, che userà il parere al Tar e alla CdA Istituito un fondo rischi per ogni federazione: è la prima conseguenza della richiesta record dei bianconeri al Tar di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 03-02-2012) TORINO. Rabbia e soddisfazione. Sentirsi dare ragione quando non conta più è, infatti, una sensazione urticante, ma il parere dei saggi messi insieme dal Coni potrebbe tornare utile nelle battaglie legali che la Juventus ha intrapreso presso il Tar, la Corte d’Appello di Roma e la Corte dei Conti. Perché, in sostanza, i saggi che hanno dettato le linee della riforma della giustizia sportiva hanno detto che sul tema di assegnazione e revoca degli scudetti sono competenti i consigli federali. Sì, l’esatto contrario di quanto deciso dal consiglio federale della Figc sette mesi fa, quando davanti alla decisione di revocare all’Inter lo scudetto 2006, Giancarlo Abete fuggì, in sella a una incompetenza che viene oggi smontata dalla riforma che verrà varata in questi mesi. Una smentita arrivata in tempi così brevi che non potrà non dare nell’occhio in sede di giustizia amministrativa e civile, dove la Juventus sostiene esattamente quello che sostengono i saggi nel loro parere. Ovvero che il consiglio federale della Figc era competente a decidere sulla revoca e che quella mancata decisione ha provocato dei danni. PROSSIME MOSSE A questo punto, dimenticata l’arrabbiatura per sentirsi dare ragione dopo aver comunque subito il danno, i legali bianconeri si preparano a impungnare quel parere e produrlo a supporto delle proprie tesi. La prima occasione potrebbe essere la Corte d’Appello, dove la Juventus ha fatto ricorso contro la “non-decisione” del Tnas e discuterà il 14 febbraio. Ma anche al Tar (dove non esistono ancora date certe) e presso la Corte dei Conti (che ha aperto un fascicolo sulla questione) il parere dei saggi tornerà molto utile a dimostrare che qualcosa non torna nel comportamento della giustizia sportiva e della Federazione sull’argomento Calciopoli. SCUDETTO 2006 Come per esempio anche il caso dell’assegnazione dello scudetto 2006. “Caso” tornato d’attualità perché proprio per evitare ciò che fece Guido Rossi sei anni fa, quando consegnò lo scudetto ai nerazzurri senza alcun atto ufficiale (un comunicato stampa come unica “pezza d’appoggio”), è stato previsto che le federazioni dovranno assegnare il titolo con un atto formale, che di conseguenza potrà essere impugnato. Altro punto di fondamentale importanza per i ricorsi della Juventus, che ha sempre fatto notare l’anomalia del 2006. FATTI NUOVI Inoltre per quanto riguarda la revisione di un processo sportivo, questa potrà avvenire solo davanti a “fatti nuovi decisivi” o che siano risultanze di sentenze delle giustizia ordinaria. E anche in questo caso la Juventus può essere interessata, perché di “fatti nuovi e decisivi” ne sono emersi parecchi nel processo di Napoli e ancora ne emergeranno. Una revisione potrebbe essere fattibile. FONDO RISCHI Ma è anche indicativo che sia stato istituito di un fondo rischi per ogni federazione: le conseguenti eventuali richieste danni non potranno essere superiori al budget previsto ad inizio stagione. Una norma per mettersi al sicuro da eventuali richieste danni come quella di 444 milioni della Juventus, che continua a spaventare Figc e Coni. Napoli: sono in arrivo motivazioni e sorprese di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 03-02-2012) CALCIOPOLI sta per vivere un inverno caldissimo. Mentre al Coni viene varata una riforma della giustizia sportiva che, implicitamente, dà ragione ai ricorsi della Juventus sulla questione della “competenza”, a Napoli la giudice Teresa Casoria sta per scrivere le motivazioni della sentenza dell’8 novembre. Motivazioni nelle pieghe delle quali si potranno leggere parecchi elementi utili agli sviluppi. La Juventus attende che la Casoria certifichi la non responsabilità oggettiva nei confronti di Moggi. Moggi attende invece di capire le contraddizioni che sembrano implicite nel dispositivo. Il tutto con qualche sorpresa in arrivo sul fronte delle prove che l’accusa ha portato in aula e che potrebbero essere nuovamente smontate dalla difesa dell’ex dg bianconero.
  12. CALCIOSCOMMESSE "Zingari", minacce e 14 partite truccate Il pm: "Il campionato è stato irregolare" Dall'inchiesta di Cremona emerge che la storia di cui si parla da mesi non era una "cosa di quattro sfigati". C'è un sistema messo in campo da una banda internazionale che in diverse occasioni funziona. L'esempio di Lazio-Genoa. Ci sono riscontri scientifici di telefonate e incontri, c'è insomma, materia per dire che il torneo 2010-2011 "è da considerarsi compromesso" di CARLO BONINI, GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (Repubblica.it 03-02-2012) [LINK R'E LE INCHIESTE] ROMA — Roberto Di Martino, procuratore di Cremona, la dice quasi fosse un’ovvietà, non un’enormità. «Lo scorso campionato di serie A è stato irregolare». Poi, elabora. Ed è peggio. «Alcune squadre hanno compromesso la genuinità della lotta per la retrocessione, altre quella per la qualificazione all’Europa League, altre ancora singole partite». «Mettendole insieme, la quantità di gare truccate è tale che l´intero torneo è da considerarsi compromesso». Insomma, un campionato di cartapesta. Ecco. Per mesi è sembrata una storia di «quattro sfigati» da bar sport, impiccati al linguaggio astruso degli "over", delle giocate "a due e mezzo" o "tre e mezzo". Popolata da fanfaroni, millantatori, calciatori sul viale del tramonto, comunque marginali nel calcio (scommesse) che conta. Un album di macchiette che evocava vicende inverosimili: il sonnifero nel tè, la vecchia gloria imbolsita (Signori), il portiere instabile (Paoloni), il capitano con la scimmia del "picchetto" (Doni), il tabaccaio e il medico di provincia chiacchieroni (Erodiani e Pirani). A ben vedere, una benedizione per il Palazzo del calcio, le tifoserie organizzate, gli addetti ai lavori. Un modo per dire che, sì, la vicenda era drammatica, ma niente affatto seria e convincere e convincersi che il giocattolo non si sarebbe rotto. Le cose, a quanto pare, non stavano e non stanno così. Nuovi documenti istruttori acquisiti dalle indagini delle Procure di Cremona e, ora, anche Bari, a cui Repubblica ha avuto accesso, raccontano una storia di crimine organizzato che ha appestato il calcio di casa nostra e non solo. Secondo le procure provano che, almeno 14 gare del campionato di serie A 2010-2011 di regolare hanno avuto solo il pallone con cui sono state giocate. IL METODO ILIEVSKI In questa storia c´è un uomo che conta più di altri. Perché è la chiave che, d´incanto, rende nitido un puzzle fino ad allora confuso. Lo chiamano «lo zingaro» e di lui si legge nell´informativa che il 16 gennaio scorso la squadra mobile di Cremona e il Servizio centrale operativo della polizia consegnano alla Procura di Cremona. Il suo nome è Hristyan Ilievski e ha trascorso l´intera stagione calcistica 2010-2011 in giro per gli stadi e i ritiri dei club a comprare calciatori e partite. È brutto, Ilievski. Ha una cicatrice enorme sul volto e non gira mai da solo. Chiunque ne parli lo racconta come una sorta di Uomo Nero. Vittorio Micolucci, ex difensore talentuoso dell´under 21 finito per sbaglio ad Ascoli in serie B, ne è quasi terrorizzato: «Era notte. Un mio ex compagno mi aveva detto che c´erano due che mi volevano parlare. Ci vedemmo in un parcheggio. Arrivarono su una macchina con targa straniera. Alla guida c´era uno straniero che faceva da traduttore ad un altro che aveva una cicatrice (...) I due mi dissero che erano disposti a pagare per alterare i risultati delle partite di calcio. Volevano soprattutto gli "over 2.5 e 3.5". Ma volte volevano direttamente il risultato esatto. Offrivano denaro in contanti. Tanto e in anticipo. Se il risultato finale era quello pattuito i soldi li potevo tenere. Altrimenti andavano restituiti». Il metodo Ilievski sembra infallibile. Ma è stato mai applicato? Riesce? E soprattutto che profitti assicura? DA SINGAPORE A ROMA Per trovare la prima delle risposte è sufficiente sezionare una delle partite che - come documenta una nota di tre pagine depositata agli atti dal procuratore di Cremona, Roberto di Martino - ne è il paradigma: Lazio-Genoa. Il giorno del match, 14 maggio 2011, Ilievski va al campo di allenamento della Lazio, a Formello, vicino Roma. Con lui ci sono il suo inseparabile guardaspalle e l´ex giocatore Alessandro Zamperini (ottimo amico di molti calciatori di serie A, tra i quali anche il laziale Stefano Mauri). In tasca ha un telefonino con scheda intestata a un nome di fantasia: Victor Kondic. L´analisi del traffico sulle celle della compagnia telefonica non lascia dubbi: Ilievski è a Formello alle 12:10, quando ancora il pullman della Lazio non ha lasciato il parcheggio diretto allo stadio Olimpico e i giocatori sono ancora dentro l´impianto. E qui rimane per circa un´ora. Intorno alle 12:42, il suo telefonino comincia a contattare il numero personale di Tan Seet Eng, capo dell´organizzazione di scommettitori che vive a Singapore. Un tipo che ama le suite a 5 stelle, le ciabatte e il lusso pacchiano. Ma, soprattutto, che - secondo il pentito Perumal (membro dell´organizzazione asiatica, arrestato in Finlandia) - è capace di spostare scommesse per un milione di euro su una partita di serie A in tre minuti. Quindici, se il match è di serie B. Dopo il contatto con Zamperini, Ilievsky si sposta nella zona dove alloggia il Genoa in trasferta e incontra Oscar Milanetto, leader dello spogliatoio. L´abboccamento va a buon fine, secondo i magistrati, perché la partita finisce con un rotondo 4-2 per la Lazio. Ma soprattutto con un bel 1-1 alla fine dei primi 45 minuti. Spiega infatti Carlo Gervasoni, giocatore pentito arrestato da Cremona: «L´accordo prevedeva che il primo tempo si concludesse con un "over" (almeno due gol nei primi 45´, più di tre al 90´ ndr). Risultato che venne raggiunto». È un fatto (riscontrato dalle celle telefoniche e dalle schede di presenza degli alberghi) che quella sera del 14 maggio, alle 19. 19, Ilievsky è a Milano, all´Una Hotel Tocq dove lo aspetta Bellavista (ex capitano del Bari che fa parte del giro ed è in contatto con i clan della mafia barese). E dove, il 15 sera, lo raggiungono, alle 20:33, due giocatori del Genoa: Milanetto e Dainelli. «Evidentemente - scrive il procuratore Di Martino - si tratta di un incontro finalizzato alla consegna del denaro ai giocatori, dopo che la partita aveva realizzato il risultato programmato». Lazio-Genoa ha tutto per essere una partita truccata. Ma è stata l´unica? Quante volte gli zingari hanno riprodotto lo stesso format? "80 MILA EURO A CRANIO" Lazio-Genoa non è un unicum. Il format Ilievski si ripete identico in almeno altre cinque partite. Lecce-Lazio (lo «zingaro» è all´Hilton di Lecce dal 20 al 23 maggio 2011), finita con un rocambolesco "over" (2-4 il risultato finale). Bari-Sampdoria 0-1, di cui si "occupa" l´ungherese Lazlo, a Bari, dalla vigilia al giorno successivo la partita come dimostrano le celle telefoniche riscontrate dalla polizia ungherese in un´informativa trasmessa in Italia. Bari-Roma 2-3, quando racconta il giocatore pentito Andrea Masiello, «gli zingari vennero sotto casa a chiedermi di far terminare la partita in "over". Gli dissi di "no". Loro mi dissero che avevano già convinto gli altri». La domenica dopo, il Bari va a Palermo (1-2) e gli "zingari", che sono in Sicilia, catechizzano a modo loro cinque giocatori: Andrea Masiello, Parisi, Padelli, Bentivoglio, Marco Rossi. Offrono 80 mila euro a cranio perché vinca il Palermo con «almeno due gol di scarto». Le cose non vanno così (l´inconsapevole Miccoli sbaglia il rigore nel finale) e i cinque restituiscono il denaro. C´è anche Brescia-Bologna (3-1). Una settimana prima del match, al telefono, uno degli uomini del giro degli zingari dice: «Mi hanno detto che il Brescia con il Bologna prenderà tutto». Dice un investigatore: «Le prove che abbiamo raggiunto su queste sei partite ci consentono oggi di dire con ragionevole certezza che ce ne sono almeno altre otto, di cui parlano i pentiti e abbiamo traccia nelle intercettazioni telefoniche, che sono state aggiustate nello stesso modo». Sono Napoli-Sampdoria (4-0); Brescia-Chievo (0-3); Brescia-Bari (2-0); Genoa-Roma (4-3); Bari-Chievo (1-2); Parma-Bari (1-2); Chievo-Sampdoria (0-0). Ce ne sarebbe anche un´altra: Inter-Lecce (1-0). La partita è appattumata a dovere, ma, racconta Massimo Erodiani (uno degli arrestati a Cremona), accade qualcosa nel tunnel di san Siro mentre le squadre entrano in campo: «L´accordo era che il match dovesse finire con un "over". Con un gol del Lecce, prima dell´Inter. Prima di entrare in campo ci fu un ripensamento. E i giocatori dell´Inter non accettarono. Me lo disse Daniele Corvia (giocatore del Lecce ndr) che gli "zingari" avevano corrotto insieme a lui Rosati, Ferrario e Vives». E ora che succederà? Come reagirà il mondo del calcio? Le squadre cosa rischiano? LA VIA D´USCITA Raccontano fonti diverse che il Palazzo del pallone stia vivendo ora giorni terribili. La favola dell´inchiesta che «non andrà da nessuna parte» non la beve più nessuno. E l´arrivo della Procura di Bari sul proscenio dell´indagine è stato il definitivo campanello d´allarme. Racconta una fonte vicina alla Federazione Gioco Calcio: «Il giorno in cui si è saputo che il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati, interrogava in una località segreta Masiello, è stato chiaro che qui verrà giù tutto». Dunque? Al mondo a parte del pallone e della giustizia sportiva restano pochi mesi. Quelli da qui alla fine di questo campionato. E una scelta da fare: aspettare che le inchieste penali obblighino il procuratore federale Stefano Palazzi a precipitare mezza serie A nel baratro delle penalizzazioni, retrocessioni e squalifiche. Oppure mettere rapidamente mano al codice di giustizia sportiva. Cancellando o modificando quel principio di "responsabilità oggettiva" che consentirebbe di buttare a mare gli indifendibili, "le mele marce" e salvare ciò che resta del calcio professionistico di questo Paese. Vedremo.
  13. Caso Sion, le motivazioni del TAS Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha pubblicato le motivazioni della sentenza in merito al caso UEFA contro FC Sion, emanata il 14 dicembre 2011 in seguito all'udienza del 24 novembre. di UEFA News Giovedì, 2 febbraio 2012, 15.52CET Il Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) ha pubblicato le motivazioni della sentenza nella controversia UEFA vs FC Sion, emanata il 14 dicembre 2011 in seguito all'udienza del 24 novembre 2011. Nelle 62 pagine del documento, il TAS spiega le ragioni alla base della sentenza, che ha confermato e giudicato ammissibile la richiesta presentata dalla UEFA di non riammettere l'OLA (Olympique des Alpes SA) alla UEFA Europa League 2011/12. La sentenza è disponibile in inglese sul sito web del TAS. E' possibile leggere qui il comunicato stampa del TAS. Tra le motivazioni pubblicate, il TAS ribadisce la propria competenza sul caso in forza del modulo d'iscrizione alla UEFA Europa League 2011/12 firmato dal presidente del Sion, con cui si riconosce la giurisdizione del TAS, nonché delle clausole contenute nello Statuto UEFA che conferiscono al TAS la giurisdizione esclusiva. Il TAS rileva inoltre che la UEFA deve essere in grado di assicurare l'applicazione uniforme delle regole a livello europeo ai fini della parità di trattamento verso tutti i club partecipanti alle proprie competizioni. Inoltre, il TAS afferma che la UEFA, decidendo di squalificare il Sion dalla UEFA Europa League 2011/12, non ha abusato di una posizione dominante di mercato in base alla legge elvetica sui cartelli.
  14. ATTUALITÀ Abete: “Riflettiamo su date e calendari, ma il vero problema sono gli stadi” di FIGC News - Roma 02/02/2012 Il vero problema sono gli stadi. A margine del Consiglio Nazionale del Coni, il presidente della Figc Giancarlo Abete, membro di Giunta, ha ribadito che le difficoltà del calcio italiano, messe ulteriormente a nudo dall’ondata di gelo che ha costretto al rinvio alcune partite di campionato, sono legate agli impianti ormai obsoleti. “Il vero problema strutturale – ha sottolineato Abete - sono gli stadi, non certo il meteo. La maggior parte delle partite non si sono giocate a causa delle difficoltà di accesso agli impianti e a causa delle tribune scoperte che, in caso di maltempo, non consentono ai tifosi di fruire dello spettacolo in modo dignitoso”. Quattro gare del campionato di serie A sono state rinviate per neve, mentre la Lega ha comunicato oggi che Cesena-Catania e Roma-Inter, in programma sabato, si giocheranno alle 15 e allo stesso orario è stata anticipata la gara di domenica Milan-Napoli. “Possiamo riflettere su date e calendari, la Figc in merito può proporre un'analisi a 360 gradi su queste problematiche nel prossimo Consiglio Federale. E' chiaro che si può lavorare sulle date, sui calendari e sulla programmazione televisiva, oltre che sulla sosta di Natale che è sempre stato un cavallo di battaglia dell'Assocalciatori. Occorre capire se alcuni tasselli sono migliorabili per la prossima stagione, ma non dobbiamo nascondere che ci sono alcuni problemi strutturali, in primis quello degli stadi. Per questo condividiamo l'auspicio del ministro Gnudi che il disegno di legge sugli stadi possa andare in porto entro il prossimo giugno. Servono impianti che rispettino gli spettatori e che aumentino gli introiti delle società, troppo legati ora ai diritti televisivi”. Rispondendo ad una domanda sulle proteste arbitrali legate alla giornata di ieri, in particolare alla partita tra Napoli e Cesena, Abete ha osservato: “Come sempre, con maggiore o minore emozionalità, si sono commentati degli episodi che mi riservo di verificare ulteriormente. Ma sono sempre episodi al limite, stiamo parlando di fuorigioco con eventuali tocchi di mano: sono valutazioni legittime ma sempre per questioni di centimetri”. Infine sulle scommesse: il Procuratore federale Palazzi è oggi a Cremona e domani sarà a Bari per ricevere la documentazione da parte delle due Procure. “Dopo questi incontri – ha dichiarato Abete - valuterà quando iniziare le convocazioni, probabilmente già dalla prossima settimana”. In merito a questo argomento il presidente del Coni Gianni Petrucci ha dichiarato che “ la Federcalcio si sta muovendo con grande determinazione, sia con il presidente Abete, fortemente impegnato a contrastare questo fenomeno tanto livello nazionale quanto in ambito Cio, sia con la procura federale, con Palazzi, le cui attività di indagine sono risultate preziose anche in funzione dei procedimenti attivati dall'autorità giudiziaria, a conferma di come la collaborazione tra la giustizia sportiva ordinaria e quella sportiva rappresenti un fattore fondamentale per fronteggiare il fenomeno. E a tale riguardo desidero ribadire con fermezza il mio richiamo al mondo del calcio, ovvero che chi sa deve parlare”.
  15. Secondo le ultime, pericolo Guariniello scongiurato a Napoli ___ Giustizia Il caso Veti, pareri, incroci, elezioni Ecco cosa frena la scelta del procuratore di Napoli Lepore: «Ritardo ingiustificabile, logiche correntizie» Casella (Csm): «Noi pronti, nomi entro il 14 febbraio» di GIANLUCA ABATE (Corriere del Mezzogiorno 02-02-2012) ROMA — Sei mesi prima che Giovandomenico Lepore andasse in pensione (l'ha fatto il 14 dicembre scorso), il Csm aveva bandito il concorso per la sua successione. Obiettivo, come sempre accade in questi casi, assicurare una continuità tra il vecchio e il nuovo procuratore. Questa volta, invece, prima di conoscere la rosa dei possibili successori di Lepore bisognerà attendere fino al 14 febbraio. Cioè tre mesi dopo la sua uscita di scena, con l'ufficio ancora affidato alla reggenza di Sandro Pennasilico e l'Anm di Napoli che — all'inaugurazione dell'anno giudiziario — ha chiesto al Csm di far presto e bene. Un concetto che il presidente della giunta napoletana dell'Anm Francesco Valentini ribadisce così: «Fatta salva l'indiscussa professionalità e l'abnegazione di Sandro Pennasilico, è ovvio che il concetto di vicariato mal si sposa con un ufficio come la Procura di Napoli». Durissimo l'ex procuratore Giovandomenico Lepore: «Sandro Pennasilico l'ho scelto io come vicario, è un magistrato validissimo. Ciò non toglie che tutto ciò però sa di provvisorio, e non è assolutamente normale che il Csm ci metta tanto tempo a designare il mio successore. Questo vale per Napoli, ma anche per qualsiasi altro ufficio. È un ritardo che non può essere giustificato se non con questioni correntizie e non di merito». Che avranno certamente pesato (e continuano a farlo), ma non sono state le sole. E così, tra veti incrociati, ritardi burocratici e accavallamento di nomine, la Procura di Napoli rischia (molto verosimilmente) di dover aspettare addirittura marzo prima che il suo nuovo capo venga nominato. Problema che la quinta commissione referente del Csm riprenderà ad affrontare solo la settimana prossima: questa è quella cosiddetta bianca, in cui i consiglieri non si riuniscono, e in più di mezzo ci si mette il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell'Anm. Le elezioni sono previste per il 12, 13 e 14 febbraio prossimi, e la sensazione è che nessuno voglia esporsi prima degli altri per non perdere voti a causa di una scelta contestata. Scelta che, inevitabilmente, s'intreccia con quella della nomina del nuovo procuratore di Roma. Impossibile procedere separatamente, dal momento che il capo dei pm di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone ha presentato domanda per entrambi gli uffici: la sua nomina a procuratore di Roma appare (quasi) scontata, ma prima di rinunciare a Napoli il magistrato vuol essere certo che sia così. Dovesse uscire di scena Pignatone per Napoli, la commissione si ritroverebbe di fatto spaccata. Stando agli schieramenti (sempre però suscettibili di variazioni), i togati Francesco Cassano e Paolo Enrico Carfì e il laico di centrosinistra Glauco Giostra appoggerebbero Paolo Mancuso. Il vicepresidente Tommaso Virga, invece, sarebbe a favore di Corrado Lembo, per il quale potrebbe votare anche il laico di centrodestra Bartolomeo Romano. Giovanni Colangelo, invece, resterà il candidato ufficiale di Unicost, che in commissione è rappresentata dal consigliere Giuseppina Casella. Soluzioni alternative ancora sul tavolo sono quella «esterna» del procuratore di Livorno Francesco De Leo e quelle «interne» dei due procuratori aggiunti di Napoli Francesco Greco e Alessandro Pennasilico. La proposta finale, dunque, dovrebbe arrivare non all'unanimità. E, soprattutto, dovrebbe arrivare prima del 15 febbraio: quel giorno il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano presiederà il plenum del Csm, e per quella data i consiglieri vogliono chiudere la partita di Napoli e Roma (almeno) in commissione. «Siamo pronti, entro il 14 febbraio sarà approvata la delibera con le proposte», conferma Pina Casella. Che non entra nel merito delle nomine ma alle critiche sui ritardi risponde così: «È vero che la vacanza del posto di procuratore di Napoli è stata pubblicata sei mesi prima che Giovandomenico Lepore andasse in pensione. Ed è vero anche che ci dovrebbe essere un automatismo, in questi casi. È pur vero però che una buona parte del ritardo dipende dai Consigli giudiziari: i pareri sui candidati ci sono stati trasmessi appena una settimana fa. E non è un mistero neppure che la scelta per Roma e Napoli debba essere contestuale, dal momento che il dottor Giuseppe Pignatone ha fatto domanda per entrambi gli uffici». Il rischio, adesso, è che una spaccatura in commissione renda più difficile, e quindi lungo, il lavoro del plenum: «Mi auguro che non ci sia alcuna divisione, e personalmente mi adopererò affinché si trovi una soluzione che sia la più condivisa possibile». Oltre a far bene, però, c'è anche da far presto, come ha chiesto l'Anm di Napoli: «Un appello che condivido, registro che si pongono il problema di un ufficio importante». Qualche dubbio, invece, sulla frase usata da Francesco Valentini a Castelcapuano durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario: «L'Anm sarà il cane da guardia del Csm». Un'espressione «un po' forte», dice Pina Casella, che può essere interpretata in diversi modi: «Se con questo s'intende l'esercizio di una doverosa attività di vigilanza, allora è condivisibile. Ma se si sfocia nella delegittimazione istituzionale, come talvolta avviene, be' allora no». Qualsiasi cosa accada in commissione da qui al 14 febbraio, la partita al plenum si annuncia completamente diversa dagli equilibri emersi fino ad ora. Paolo Mancuso è dato tra i «favoriti» (cosa che solitamente accade quando si vuol bruciare qualcuno), ma c'è da capire se il Pdl lo considera ancora una toga rossa o meno. Una fetta di partito sembra riconoscergli oggi, rispetto al passato, «equilibrio» (ricordando che durante l'inchiesta su Berlusconi e Saccà tenne segrete intercettazioni mediaticamente suggestive ma senza alcun rilievo penale), ma se dovesse esserci un veto del Pdl i laici di centrodestra appoggerebbero un altro candidato. Consensi trasversali anche per Lembo e Colangelo, che sembra molto gradito a gran parte dei pm napoletani. La ricerca di equilibri sulla nomina del procuratore, intanto, ha provocato una prima conseguenza immediata. «Congelata» di fatto la nomina del procuratore aggiunto cui aspira l'ex pm anti-casalesi Raffaele Cantone, oggi in Cassazione. Il timore è quello di ritrovarsi un ticket Mancuso-Cantone. Sono quelle «questioni correntizie» di cui parla Giovandomenico Lepore?
  16. Beha: “Morte in Egitto. In Italia, neve e polemiche sugli stadi” di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 02-02-2012) In Egitto il calcio miete vittime: oltre 70 morti e centinaia di feriti a Port Said per gli scontri tra tifoserie. L’Italia invece è stretta nella morsa del gelo che scombina il calendario. La Juve rimane in testa pur saltando il match con il Parma. Il Milan perde con la Lazio. Gli uomini di Reja portano a casa i 3 punti anche grazie ad un rigore non concesso ai rossoneri. I rinvii causa neve rispolverano un vecchio capitolo della storia del calcio italiano, quello dei nuovi stadi. Intanto, sulle date e sugli orari delle partite da recuperare, si scatena la guerra tra coloro che detengono i diritti televisivi e le istituzioni del calcio. “Chi vincerà? I partiti o le partite?”
  17. Coni.it CONI: Comunicato della Giunta Nazionale Si é tenuta questa mattina al Foro Italico la 999ª riunione della Giunta Nazionale CONI, che ha iniziato i lavori approvando il verbale delle precedenti riunioni del 29-30 novembre e del 20 dicembre 2011. Nelle sue comunicazioni il Presidente Petrucci ha informato la Giunta sugli sviluppi dell’iter per la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici e Paralimpici del 2020, in attesa della firma del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti. La Giunta ha poi approvato all’unanimità la delibera da sottoporre alla ratifica del Consiglio Nazionale sul rafforzamento del Codice di Comportamento Sportivo, già in essere dal 2004, e sulle modifiche allo Statuto CONI (art. 12 bis e 12 ter) e ai Principi fondamentali per gli Statuti delle Federazioni Sportive Nazionali e Discipline Sportive Associate, sulla base della relazione presentata dalla Commissione dei Saggi del CONI. Il Presidente Petrucci ha anche informato la Giunta sul commissariamento dell’Istituto per il Credito Sportivo, commissariato dalla Banca d’Italia, auspicando una pronta ricostituzione degli Organi direttivi. Dopo aver esaminato una lunga serie di altri temi a carattere organizzativo ed amministrativo ed aver assunto le relative delibere, la Giunta ha chiuso i propri lavori, alle 10. 45. Roma, 2 febbraio 2012 Di Credito Sportivo sono soliti parlare i vari F.Bianchi di Repubblica e M.Galdi & R.Palombo sulla Gazza. A parte il credito agevolato richiesto ed ottenuto dalla Juve per la costruzione dello Stadium, altre operazioni legate al calcio sono avvolte nella nebbia padana.
  18. SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 02-02-2012) Le partite al gelo, le tv e quel progetto di Platini... Michel Platini aveva proposto di giocare i campionati europei non più d'inverno, ma da marzo ad ottobre. "Tu credi - ci disse lo scorso anno - che la gente preferisca andare negli stadi quando ci sono 15 sotto zero o quando fa caldo?". Non ci sono dubbi: solo che il suo progetto, legato anche ai Mondiali del 2022 in Qatar, è stato subito "impallinato", e sapete da chi? Da Italia e Spagna. Non ne vogliono sapere di cambiare il calendario: così come la Lega (italiana) di A non ne vuole sapere di scendere da 20 a 18 club, lasciando così un margine di manovra maggiore a chi compila i calendari ed evitando turni infrasettimanali in pieno inverno. L'ondata di gelo ha colpito tutta l'Europa con morti e disagi: il 18 dicembre 2010 in Premier League furono rinviate otto partite ma non c'è stato nessuno scandalo. In Italia tutti strillano e se la pigliano con chi fa i calendari. Gli stessi giornalisti Sky suggeriscono di giocare alle 15. Forse dimenticano che le pay tv (Sky, appunto, e Mediaset Premium) tengono in piedi il calcio, pagando tantissimi soldi, ma vogliono, se possibile, partite tutti i giorni e , ovviamente, le migliori in prima serata. Così come chiede (impone) la Rai per la Coppa Italia: c'è una penale di un milione di euro se la gara non va alle 20,45. . . Inoltre, nel turno infrasettimanale, come si fa a giocare alle 15 o alle 18? I primi a ribellarsi (è già successo) sarebbero i tifosi. Insomma, è inutile spargere demagogia e soprattutto è inutile che ognuno tiri l'acqua al suo mulino. In futuro sarà la stessa cosa, sperando in un clima più clemente. A meno che i club rinuncino ad un po' di soldi delle tv: ma non ci pensano nemmeno. Così come i calciatori, caro Tommasi, non accetterebbero di guadagnare di meno. Alla fine Milan-Napoli, prevista per le 20,45 di domenica, verrà spostata alle 15. Impossibile rinviarla, l'unica data libera sarebbe il 9 maggio. Galliani è stato presidente della Lega, sa benissimo quali sono i problemi. Le colpe non sono certo di chi compila i calendari... Diritti tv: c'è anche Cielo oltre a Rai e Mediaset Domani, ore 12, la Lega di serie A aprirà le buste con le offerte per i diritti del campionato in chiaro (highlights), della radio (unica offerta la Rai, "Tutto il calcio minuto per minuto" è salvo) e di una parte dei diritti del digitale pay. Il cda Rai ha deciso che farà la sua offerta, al ribasso, per i diritti del campionato: molto meno dei 25 milioni a stagione che chiedeva la Lega. Ma ci sono due incognite: che farà Mediaset? Inoltre pare che anche Sky, per conto di Cielo (digitale "free"), possa fare un'offerta. La Rai deve salvare le sue trasmissioni di spicco come Novantesimo, Domenica Sportiva, eccetera. Altrimenti, apripiti... Cielo. Osservatorio: "Biglietti più facili e più servizi per i tifosi" Finalmente qualche buona notizia per i tifosi. Come avevamo già rivelato (vedi Spy Calcio del 23 gennaio), è iniziato un percorso che dovrebbe portare, almeno ce lo auguriamo, ad una progressiva cancellazione della tessera del tifoso (come è adesso) e a novità importanti per i chi, i tifosi appunto, tiene in piedi il Gran Circo del calcio. L'obiettivo dell'Osservatorio del Viminale, con il nuovo residente Roberto Sgalla, è quello di semplificare "l'acquisto dei biglietti per lo stadio" e di garantire "più servizi ai tifosi". Il comunicato infatti spiega: "Preso atto degli ottimi risultati raggiunti nella sicurezza delle manifestazioni sportive, l'organismo collegiale (dell'Osservatorio) ha deliberato una serie di misure che aprono un percorso di semplificazione nell'acquisto dei biglietti e di accessibilità negli stadi. Il primo intervento, recentemente richiesto dalla Lega di serie A - e già approvato - riguarda un "carnet elettronico di biglietti" che le società sportive, nell'ambito della propria autonomia di impresa, potranno adottare a partire da subito e sino alla fine di questo campionato. Il carnet, in altre parole un gruppo di biglietti caricati su una card elettronica, rispetta pienamente le normative di sicurezza, ha carattere sperimentale, riguarda le sole partite casalinghe e risponde all'esigenza di favorire al massimo i canali di vendita dei biglietti ed i processi di inclusività negli stadi delle tifoserie sane, voluti dal Ministro dell'Interno Cancellieri". Via libera quindi ad un'iniziativa studiata dalla Roma e che "bypassa" il problema della tessera del tifoso. L'Osservatorio, inoltre, "ha approvato il fac-simile a cui le società sportive dovranno conformarsi, ha raccomandato alle stesse di adottare misure organizzative che facilitino i tifosi nell'adozione di tale strumento, secondo logiche di servizi e non solo di mera attività commerciale". È stato inoltre costituito "un gruppo di lavoro ristretto che, per la prossima riunione, presenterà il pacchetto di misure di semplificazione per l'acquisto dei biglietti, in particolare per i minori, e per l'uso della tessera del tifoso". Finalmente (lo ripeto). Sono successe, anche di recente, cose ridicole (vedi il bambino di 5 anni senza documenti. . . ). Caduto il governo Maroni, ora si guarda con meno repressione al tifo. E' arrivato il momento della svolta: i tifosi facciano sentire la loro voce. Ecco perché Luis Enrique non legge i giornalisti italiani Luis Enrique, il tecnico della Roma, che qualcuno ha battezzato "Zichichi" perché si sente uno scienziato, ha assicurato che lui non legge mai i giornali italiani. Male: scoprirebbe che la sua Roma sperimentale ha 7 punti in meno dell'anno scorso (e una gara da recuperare, a Catania, chiusa sotto il diluvio sull'1-1), è stata eliminata dall'Europa League ai playoff, è fuori dalla Coppa Italia, e in campionato, al momento, è a dieci punti dalla zona Champions. Se leggesse i giornali italiani, scoprirebbe anche che la Roma può contare su una tifoseria eccezionale, che sinora ha fatto tantissimi sacrifici (economici) aspettando che la squadra "esplodesse". Per carità, il progetto del mister spagnolo, che si atteggia un po' troppo a Mourinho senza esserlo, richiede tempo, ma la pazienza dei tifosi della Roma non è infinita. E sabato c'è l'Inter, una rivale storica. Lo sa mister Luis?
  19. LA NOVITÀ Mini-abbonamenti senza la tessera Sì del Viminale La Roma ne aveva fatto richiesta. Si parte subito art.non firmato (GaSport 02-02-2012) L’Osservatorio del Viminale ha dato il via libera alla vendita da parte delle società di un «carnet elettronico di biglietti» che le società sportive nell’ambito della propria autonomia di impresa, potranno adottare a partire da subito e sino alla fine di questo campionato, vendendolo anche a chi non ha la tessera del tifoso. Il carnet, sottolinea l’Osservatorio, «rispetta pienamente le normative di sicurezza, ha carattere sperimentale, riguarda le sole partite casalinghe e risponde all’esigenza di favorire al massimo i canali di vendita dei biglietti». No a fini commerciali L'Osservatorio ha però chiesto alle società di «adottare misure organizzative che facilitino i tifosi nell’adozione di tale strumento, secondo logiche di servizi e non solo di mera attività commerciale» in osservanza di quanto stabilito dalla recente decisione del Consiglio di Stato. L’okay di oggi viene dopo una richiesta avanzata dall’intera Lega di Serie A, anche se in un primo momento da apripista era stata la Roma per favorire i propri tifosi. Per la prossima stagione l’Osservatorio ha anche dato il compito a un gruppo di lavoro di elaborare un sistema di semplificazione per l’acquisto dei biglietti soprattutto per i minorenni. ___ I confini del Daspo Divieto di stadio? Salve le amichevoli di FRANCESCA MILANO (Il Sole 24 Ore 02-02-2012) Non è possibile obbligare un tifoso a presentarsi in commissariato durante tutte le partite di calcio di una squadra perché non si possono conoscere tutte le date degli incontri, comprese quelle delle partite amichevoli. Con questa motivazione la Terza sezione penale della Corte di cassazione ha accolto il ricorso di un tifoso del Modica. Nella sentenza n. 4369/2012, infatti, la Corte di cassazione ha spiegato che «il riferimento a "manifestazioni sportive specificamente indicate" richiede non che queste siano indicate nominativamente, ma che esse siano determinabili, con certezza, dal destinatario del provvedimento». Ma se le partite di campionato sono determinabili, lo stesso non può dirsi per le "amichevoli" che possono essere decise, senza una preventiva programmazione, «in rapporto alle esigenze del momento, alla individuazione delle squadre avversarie, all'accordo con le stesse, alla disponibilità dell'impianto». Insomma, troppe variabili per un calendario certo. E «in ipotesi del genere – sottolinea la Cassazione – il destinatario del provvedimento verrebbe esposto a divieti indeterminati che potrebbe non essere in grado di rispettare». Cosa non del tutto priva di problemi, visto che la legge prevede, in caso di inosservanza dell'obbligo, la reclusione da uno a tre anni e la multa da 10mila a 40mila euro. «Nel caso in cui gli incontri amichevoli non siano adeguatamente pubblicizzati (stampa, sito della società, radio, televisione) – conclude la Corte – deve ritenersi, quindi, non esigibile l'obbligo di osservanza della prescrizione». La sentenza si riferisce al caso di un tifoso al quale il questore di Siracusa aveva vietato l'ingresso per un anno in tutti gli stadi, obbligandolo a comparire in commissariato tra il decimo e il quindicesimo minuto del primo e del secondo tempo di tutti gli incontri del Modica. Questo obbligo, per la Cassazione, non può essere rispettato, vista l'imprevedibilità dei calendari delle partite amichevoli. ___ I controlli Potenziati i controlli agli ingressi: un altro ragazzo denunciato perché nascondeva un coltello Allo stadio con tre bombe al tritolo arrestato un giovane piastrellista di FRANCESCA RUSSI (la Repubblica - Bari 02-02-2012) TRE candelotti di tritolo nascosti nella giacca. Erano ordigni artigianali e pericolosi quelli sequestrati martedì sera da polizia e carabinieri all'ingresso dello stadio San Nicola. Nel corso delle operazioni di filtraggio fatte prima dell'arrivo ai tornelli, militari e agenti hanno bloccato e arrestato un tifoso del Bari 19enne. Il giovane operaio di Carbonara stava cercando di entrare nello stadio per assistere al match Bari-Padova con tre bombe carta fatte in casa: una da 189 grammi, l'altra da 191 grammi e la terza da 176. Più di mezzo chilo di tritolo. Il ragazzo è stato fermato davanti al cancello numero 10 della curva nord intorno alle 21 a partita già iniziata. Forse sperava di eludere i controlli. Ha provato a nascondere le bombe nella tasca della giacca, ma è stato bloccato da un carabiniere. Il 19enne piastrellista incensurato, su disposizione del pm Carmelo Rizzo, è stato arrestato e sarà punito anche con il Daspo, il divieto di assistere a manifestazioni sportive. Durante i controlli è stato inoltre trovato con un coltello di circa 23 centimetri di lunghezza un 21enne barese ed è stato denunciato a piede libero. Si è salvato invece un cameriere che, arrivato in fretta al San Nicola dopo aver finito di lavorare, aveva dimenticato in tasca un cavatappi: il tifoso è stato "graziato" ma il cavatappi sequestrato. Solo due petardi sono stati esplosi nel corso del match con il Padova finito 3 a 1 a favore dei biancorossi. «I controlli saranno sempre più severi - ha spiegato il vicequestore aggiunto Giorgio Oliva - i tifosi devono capire che allo stadio non si possono portare neanche i fumogeni. Vale in serie A come in serie B». Ieri intanto è stato interrogato per due ore l'infermiere Angelo Iacovelli, indagato nell'inchiesta sul calcio scommesse condotta dalla Procura di Bari per concorso in frode sportiva. L'audizione si è svolta nella caserma dei carabinieri di via Tanzi davanti al pm Ciro Angelillis. Il verbale d'interrogatorio è stato secretato, ma da alcune indiscrezioni pare che l'uomo abbia ammesso di aver fatto da collegamento tra i calciatori e i diversi scommettitori che avrebbero usufruito delle dritte dei calciatori. Iacovelli avrebbe negato contatti con la malavita barese. Nei giorni scorsi sono stati interrogatori gli ex difensori del Bari Andrea Masiello e Marco Rossi. Venerdì sarà a Bari invece il procuratore federale della Figc Stefano Palazzi per assumere informazioni sull'inchiesta e avviare eventualmente procedimenti di giustizia sportiva.
  20. IL PERSONAGGIO Alessio, per tutti negli Usa è il Legionario romano di DEBORAH AMERI (Il Messaggero 02-02-2012) LONDRA - Negli Stati Uniti e nel resto del mondo lo conoscono come il Legionarivs. E' un gigante di muscoli, un metro e novanta per 87 chili senza un filo di grasso. A 30 anni Alessio Sakara, romano, è ai vertici dell'Ufc, acronimo di Ultimate fighting championship, l'organizzazione statunitense delle arti marziali miste (Mma). Ed è il primo e unico italiano ad essere stato ammesso nel circuito che negli Usa, in Gran Bretagna, Canada e Brasile è seguito da milioni di telespettatori. Gli incontri si tengono all'interno di un ottagono e i combattimenti si basano su un miscuglio di diverse arti marziali. Per un match a medio livello gli atleti guadagnano circa 70. 000 euro. Al top si arriva anche a 150.000. Alessio, come si è appassionato a questo sport? «Quando avevo 19 anni un amico mi ha mostrato una cassetta di un incontro di Ufc e mi sono innamorato subito di questa disciplina. A differenza della boxe, che pure ho praticato, è uno sport molto completo. Così sono partito per il Brasile dove facevo parte di un team abbastanza modesto. Poi il mio nome ha iniziato a circolare, sono cresciuto e nel 2005 sono entrato a far parte dell'Ufc». Perchè ha scelto Legionarivs come nome d'arte? «E' perfetto perché sono nato a Roma, mi sento molto legato alla mia città e sono appassionato di storia antica. Ho anche scoperto che il mio cognome proviene da una zona nel sud dell'Egitto colonizzata dai romani». Molti ritengono l'Ufc uno sport troppo violento. Che cosa risponde? «Rispondo che siamo atleti ad altissimo livello, seguiamo una disciplina ferrea e duri allenamenti. Ciò che si vede all'interno dell'ottagono non è una rissa da strada, ma una forma d'arte. Sono più violenti altri sport, che vengono socialmente accettati, come la boxe e il calcio». Come e quando si allena? «Due o tre mesi prima di un match vado negli Stati Uniti. La mia giornata passa così: mangio, mi alleno, dormo. Trascorro 5-6 ore al giorno in palestra e seguo una dieta particolare. Che purtroppo non comprende i miei piatti preferiti: porchetta, tiramisù e gelato». Quali discipline pratica? «La muay thai, la boxe, la lotta greco-romana, la lotta a terra e il wrestling, che sto migliorando». Il prossimo incontro? «Sarà molto importante per me perché vengo da un'operazione al ginocchio. Il 14 aprile a Stoccolma combatterò contro Brian Stann, un ex marine statunitense, famosissimo nel mondo dell'Ufc». E quando non si allena? «Vivo a Roma con la mia famiglia e insegno in una palestra, la Victory. Ho anche fondato insieme ad altri la Legionarivs League che ha l'obiettivo di far crescere il dilettantismo e le Mma nel nostro Paese. . La sua famiglia appoggia la sua scelta di vita? «Sono contenti per me perché sanno che è una grande passione e che faccio quello che amo. Ho due figli e il più grande di 2 anni e mezzo già lo porto con me in palestra».
  21. Scommesse L’atalantino invita al pentimento, ma lui è restio a collaborare «Doni faccia solo una cosa confessi quello che sa» Il pm Di Martino: «Finora ha detto poco...» di CLAUDIO DEL FRATE (CorSera 02-02-2012) MILANO — «C'è una persona che per prima dovrebbe rispondere all'appello a presentarsi dai magistrati lanciato da Cristiano Doni: è Cristiano Doni stesso...». In attesa di incontrare oggi il procuratore della Federcalcio Stefano Palazzi, il pm della calciopoli di Cremona Roberto Di Martino si concede una battuta. Magari per consolarsi del fatto che, da quando l'ex capitano dell'Atalanta ha invitato tutti i suoi colleghi a collaborare con la giustizia, nessuno ha bussato alla sua porta. «Doni ci ha raccontato davvero poco — commenta Di Martino — e solo dopo essere stato arrestato. E non sempre è stato chiaro». Vista la risicata collaborazione raccolta fino ad oggi, la Procura di Cremona va a caccia delle prove senza aspettare che gli arrivino sull'uscio: è di ieri la notizia che funzionari della questura sono volati a Budapest per cercare di sapere qualcosa di più (e sollecitare la trasmissione di atti) a proposito di Gabor Horvath: quest'ultimo, mediocre calciatore del campionato ungherese, ha cominciato a collaborare con le autorità del suo Paese che stanno indagando sulle partite truccate. Anche Horvath dice di aver conosciuto alcuni degli «zingari» su cui indaga l'Italia e anche Horvath, a sorpresa, ha inserito nella lista degli incontri a suo dire «taroccati» Lecce-Lazio (2-4) dello scorso campionato. Cosa potesse sapere l'ungherese delle scommesse della serie A italiana standosene a centinaia di chilometri di distanza è un mistero, ma guarda caso quello è uno degli incontri su cui ha gettato ombre anche Carlo Gervasoni, l'ex difensore di Mantova e Albinoleffe rivelatosi una delle «fonti» più preziose dell'inchiesta cremonese. Il vero salto di qualità, tuttavia, l'indagine lo farebbe qualora venisse arrestato Almir Gegic lo «zingaro» ed ex calciatore del campionato svizzero considerato da più di un testimone il depositario dei segreti della serie A italiana. Ma se a Cremona fino a oggi il pm Di Martino ha raccolto nel suo lavoro collaborazioni spontanee piuttosto rare, un po' meglio va a Bari, l'altra Procura in questi giorni particolarmente attiva sul fronte del calcioscommesse. Ieri dal pm Ciro Angelillis si è presentato per la prima volta a deporre Angelo Iacovelli, un infermiere che nel Bari, pur non avendo alcun incarico ufficiale, si presta a lavorare come factotum per molti giocatori. Secondo quanto trapela dal capoluogo pugliese, Iacovelli avrebbe ammesso di aver fatto in qualche occasione da «postino» (di informazioni ma non solo) tra i calciatori e gli scommettitori interessati a pilotare il risultato degli incontri del Bari; l'infermiere ha però negato che i suoi interlocutori appartenessero al «giro» della malavita organizzata; referente degli scommettitori sarebbe stato invece Antonio Bellavista, ex centrocampista del Bari e già inquisito a giugno nell'inchiesta di Cremona. Bellavista costituirebbe dunque un punto di saldatura tra le due Procure. Infine c'è da registrare la trasferta di oggi di Palazzi a Cremona: la Federcalcio ha già ottenuto gli atti prodotti dall'inchiesta di Cremona tra dicembre e gennaio e ora potrebbe chiedere il permesso di interrogare gli ultimi indagati che ancora si trovano agli arresti domiciliari. L'obiettivo resta quello di giungere a una sentenza da parte della giustizia sportiva entro la fine del campionato. ___ L'inchiesta Ulteriori pericoli per le squadre pugliesi dopo l'interrogatorio di Iacovelli «Sì, scommettevano» Bari, l'infermiere conferma. C'è un pentito in Ungheria di VINCENZO DAMIANI (Corriere del Mezzogiorno - Bari 02-02-2012) BARI — Da un lato le conferme che giungono dalle parole dell'infermiere barese, Angelo Iacovelli; dall'altra parte un nuovo «pentito» ungherese, Gabor Horvath, che potrebbe accelerare le inchieste sul calcio scommesse delle Procure di Bari e Cremona e inguaiare il Lecce e il club biancorosso. Ieri mattina, nella caserma dei carabinieri di via Tanzi, è stato interrogato Iacovelli: l'uomo, difeso dall'avvocato Andrea Melpignano, è accusato dal pm Ciro Angelillis di concorso in frode sportiva, avrebbe fatto da tramite tra i giocatori biancorossi indagati e gli scommettitori, tra i quali anche l'ex capitano del Bari, Antonio Bellavista. L'interrogatorio era stato chiesto dallo stesso Iacovelli, all'indomani delle dichiarazioni rilasciate alla magistratura dal difensore Andrea Masiello, per chiarire alcuni aspetti della vicenda. Per circa due ore l'infermiere è stato ascoltato dal pm e dal maggiore dei carabinieri, Riccardo Barbera, il verbale è stato secretato. Secondo alcune indiscrezioni avrebbe ammesso di aver fatto da trait d'union, ma avrebbe escluso di aver mai avuto contatti con la criminalità. In sostanza, lo scorso campionato, a lui sarebbe stato affidato il compito di comunicare agli ex giocatori biancorossi l'offerta da parte degli scommettitori per truccare la singola partita e riportare a destinazione la risposta. Qualora la proposta veniva accettata i soldi (da 50 a 80mila euro, a seconda del match) venivano consegnati ai calciatori, in caso di scommessa fallita la somma tornava indietro. Gli inquirenti non escludono che Iacovelli abbia anche puntato per conto dei giocatori, ai quali la legge sportiva vieta le scommesse. All'infermiere è stato chiesto l'identità delle persone che puntavano, da dove arrivavano i soldi, quali calciatori, oltre a quelli noti, fossero coinvolti, e quali le partite truccate. Al momento, le sfide sospette dovrebbero essere dieci. Gli interrogatori non sono terminati, già oggi sarà ascoltato un altro giocatore, mentre domani il procuratore federale, Stefano Palazzi, sarà in Procura a Bari per raccogliere informazioni. Ma anche a Cremona le acque si muovono: gli agenti dello Sco sono in Ungheria per acquisire e portare sulla scrivania del pm Roberto Di Martino le copie dei verbali tradotti del «pentito» Gabor Horvath, calciatore che ha militato nella basse serie magiare e che ha deciso di collaborare con la magistratura del suo Paese. L'uomo ha ammesso di aver partecipato alle combine dei tornei ungheresi ma ha fatto rivelazione anche sui campionati italiani. Ha raccontato di aver avuto contatti con alcuni componenti del «gruppo degli zingari» (gli stessi indagati a Cremona e che per due volte sarebbero stati nel capoluogo pugliese, anche nei giorni precedenti Bari-Sampdoria), di aver partecipato a scommesse su alcuni match di serie A. In particolare, Horvath avrebbe parlato di Lecce-Lazio (2 a 4) del maggio 2011, confermando quindi la confessione di un altro indagato, il difensore Carlo Gervasoni (altro ex biancorosso) ___ CALCIOSCOMMESSE Iacovelli: «Davo i soldi ai calciatori per le combine» A Bari interrogato l'uomo-chiave dell'inchiesta E a Napoli sentito di nuovo Malesani di FRANCESCO CENITI (GaSport 02-02-2012) Un infermiere dopo Andrea Masiello e Marco Rossi. Ieri a Bari, infatti, è stato interrogato Angelo Iacovelli, indagato nell'inchiesta sul calcio scommesse condotta dalla Procura del capoluogo pugliese. La sua è una figura centrale: è stato proprio l'infermiere a consegnare le buste con i soldi ai calciatori per alterare alcune partite dello scorso campionato di A. Nei mesi scorsi Iacovelli aveva reso delle dichiarazioni spontanee, poi una volta finito nel mirino dei magistrati si era avvalso della facoltà di non rispondere. La svolta nella scorsa settimana: la deposizione dei due giocatori (a loro volta indagati) che avevano concordato con gli inquirenti l'interrogatorio, fatto importanti ammissioni e rivelazioni sul sistema delle combine, ha «consigliato» una strategia diversa pure a Iacovelli che ha chiesto l'audizione svolta in una caserma dei carabinieri alla presenza del pm Ciro Angelillis. Top secret Il verbale è stato secretato, come è accaduto con quelli di Masiello e Rossi, ma sono filtrate alcune indiscrezioni: l'infermiere avrebbe ammesso di aver fatto da collegamento tra i calciatori e i diversi scommettitori, prestandosi a portare le buste con i soldi (80 mila euro a testa) per i tarocchi. I nome dei giocatori sarebbero sempre gli stessi: oltre a Masiello e Rossi, anche Bentivoglio, Belmonte e Parisi, ma non sono escluse delle novità. Iacovelli avrebbe negato i contatti con la malavita barese. Intanto oggi Stefano Palazzi, procuratore Figc, sarà a Cremona dal pm Di Martino per acquisire materiale utile a imbastire i prossimi processi sportivi. Domani, invece, si recherà a Bari dal procuratore Laudati. Inchiesta Napoli Ieri Alberto Malesani, ex allenatore di Bologna e Genoa, è stato ascoltato per la seconda volta in tre mesi come persona informata sui fatti dai magistrati che hanno aperto due fascicoli distinti su inchieste per gare truccate e scommesse illegali. Malesani si è trattenuto oltre un'ora negli uffici dei pm Ardituro e Sirlo, coordinati dal procuratore aggiunto Melillo. L'indagine è quella in cui è indagato Matteo Gianello, ex portiere del Napoli, per frode sportiva.
  22. Il caso Ancora tre partite rinviate, campionato sconvolto e tante polemiche Meno squadre in serie A, orari sensati e nuovi stadi La neve fa saltare il banco, ma i problemi sono altri di ALBERTO COSTA (CorSera 02-02-2012) MILANO — «Giocare di sera a gennaio? Buona idea. Sia per noi (giocatori) e anche per chi viene a vedere le partite. . . Scienziati». Valon Behrami, 26 anni, centrocampista della Fiorentina: uno di noi. Perché è proprio grazie agli «scienziati» che il nostro calcio ha perduto per l'ennesima volta la faccia. Per Maurizio Beretta, presidente della Lega dei club di serie A, vale a dire la Confindustria del calcio, programmare in maniera scientifica un turno di campionato tra la notte del 31 gennaio e la notte del 1° febbraio è la cosa più naturale di questo mondo, tanto è vero che il suo mantra preferito è quello di sempre: «Il calendario è obbligato e ricalca quello di altri Paesi». Come dire: non rompete, please. Beretta comunque non ha torto: anche negli altri Paesi si gioca a gennaio. Il problema è che altrove le cose funzionano in un modo e da noi invece all'opposto e il presidente evidentemente non se n'è accorto. La verità è che la serie A pensa soltanto ai soldi, ha venduto pure l'anima alla tv (come ieri ha prontamente ricordato Jacques Reynaud, vicepresidente dei canali sportivi di Sky, precisando: «I calendari non li facciamo noi») perdendo così qualsiasi contatto con la realtà e con il buon senso. Lamentarsi come fa ora il general manager juventino Beppe Marotta («Mi auguro che l'anno prossimo si valutino i calendari con più attenzione») significa infatti eludere il problema: dov'era infatti il potente club di Agnelli quando gli «scienziati» piazzavano il secondo turno del girone di ritorno nel bel mezzo dei giorni della merla? Il fatto è che nella categoria degli «scienziati», opportunamente evocata da Behrami, vanno inclusi pure i colleghi dello stesso, i calciatori, rappresentati ora da Damiano Tommasi, divenuto il sindacalista di punta dopo la secolare presidenza dell'avvocato Campana. Storicamente, infatti, l'Aic si oppone allo smantellamento della piramide dei club professionistici, alla loro indifferibile riduzione, per salvare posti di lavoro che sovente risultano essere fasulli visto che ormai si è perso il conto degli stipendi non pagati, dei contributi evasi e delle crisi più o meno latenti. Un'operazione di corretto snellimento dell'elefantiaco apparato professionistico dovrebbe invece partorire in tempi brevi una riduzione della serie A da 20 a 18 squadre. Sembra nulla, ma 2 club in meno significano 4 partite in meno e, di riflesso, con la scomparsa dei turni infrasettimanali, da un lato si ridurrebbero di parecchio le possibilità di danni a livello di calendario da parte degli «scienziati» e dall'altro aumenterebbero invece le date disponibili per il recupero di partite rinviate o disputate parzialmente per qualsivoglia motivo e comunque le settimane da dedicare interamente agli allenamenti. C'è poi un altro motivo per auspicare il pronto dimagrimento della serie A: con la diminuzione degli incontri si contrarrebbe infatti quella zona nera del campionato che, da sempre, produce partite a rischio di tarocco quando di mezzo ci sono le formazioni che galleggiano nella terra di nessuno, salve ma senza traguardi concreti. Il grottesco esito di questo turno infrasettimanale è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il tempo delle parole è scaduto: gli «scienziati» — da Beretta ai presidenti che pensano soltanto agli affaracci loro, dai vertici della Lega B a quelli della Lega Pro, alla Federcalcio divenuta ostaggio di gente avida di soldi — puntino al rinascimento del nostro calcio. In attesa di stadi come quello della Juve (campa cavallo!) diamo un'accelerata alla riforma della serie A. E comunque ha senso parlare di serie A in presenza di formazioni che, già a metà percorso, lamentano 30 punti di distacco dall'élite del campionato e che non mollano l'osso soltanto per mettersi in tasca le briciole dei proventi televisivi? «In Italia si vuole l'uovo, il c**o caldo e la gallina. Quando la gallina ha fatto l'uovo va via. Quindi non può avere il c**o caldo. Noi italiani vogliamo tutto e subito»... Giovanni Trapattoni, il vecchio Trap: uno di noi. ___ La Serie A finisce a palle di neve Che polemiche su stadi e calendario. E ora spunta la grana weekend Galliani: «Spostate Milan-Napoli» La Juve si oppone L'a.d. rossonero: «Domenica previsioni nere» Marotta: «Allora rinviamo l'intera giornata» E la Roma pensa a sabato alle 15 con l'Inter di MIRKO GRAZIANO & MARCO IARIA (GaSport 02-02-2012) L'Italia è sommersa dalla neve e il pallone s'è sgonfiato. Quattro partite rinviate in un solo turno di Serie A, non è un record ma poco ci manca. Negli Anni 50 per ben tre volte i fiocchi bianchi fecero saltare cinque gare: 27 gennaio 1952, 19 febbraio 1956 e 10 novembre 1957. Niente, però, in confronto alle polemiche di questi giorni, scatenate dalla miscela stadi vecchi-calendario ingolfato. Polemiche che investono anche gli equilibri di quella che, un po' troppo pomposamente, viene definita la Confindustria del calcio. Perché ieri mattina succede che Adriano Galliani, il vicepresidente esecutivo del Milan, precorra i tempi di quattro giorni e chieda al presidente della Lega di differire il match con il Napoli, in programma alle 20. 45 di domenica a San Siro esercitando i suoi poteri alla luce dell'articolo 31 del regolamento. Cosa significa? Se c'è la richiesta di una o di entrambe le società interessate, Beretta ha la facoltà di spostare una partita. Previsioni Il motivo lo spiega il dirigente rossonero nella sua missiva: «Tutti i bollettini meteorologici per i prossimi giorni, e in particolare per il fine settimana, prevedono condizioni climatiche proibitive, quali non se ne vedevano da 27 anni: a Milano, neve e temperature fra gli 8 e i 10 gradi sotto lo zero. In queste condizioni, credo fortemente che giocare sia assai più che inopportuno. Le condizioni davvero estreme che tutte le fonti prevedono, mi inducono pertanto a chiederti di differire la partita predetta a data nella quale sia climaticamente possibile disputare una gara normale». Galliani trova subito la sponda del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis: «È una presa di posizione condivisibile. Non si può giocare in certe condizioni climatiche». Ma non può sottrarsi al fuoco di fila di chi, dietro la sua richiesta, intravede una convenienza a rinviare la gara di domenica per evitare un tour de force nell'avvicinamento alla supersfida Milan-Juventus di mercoledì prossimo in Coppa Italia, tanto più se i futuri rivali hanno già goduto del vantaggio di saltare l'infrasettimanale. Risposta Non a caso, a stretto giro di posta arriva la replica della Juventus, in un duello rusticano che dalla lotta per lo scudetto si sposta nelle stanze della Lega. L'amministratore delegato bianconero Beppe Marotta lancia un'idea che sa di provocazione: «Noi come Juve non vogliamo entrare nella richiesta specifica, crediamo però che a questo punto vada valutata l'intera giornata di campionato, non solo la singola partita. Dunque, la Lega dovrebbe valutare e poi decidere in questo senso: rinviare o no l'intera giornata, non la singola gara. Serve uniformità nelle decisioni, anche per una questione di regolarità del campionato». Insomma, se si decide di differire Milan-Napoli perché lo chiede Galliani, allora spostiamo per intero il 22o turno. In Lega hanno già fatto due conti e, calendario alla mano, ne vien fuori che la prima data libera per rossoneri e azzurri sarebbe addirittura il 9 maggio: entrambe le squadre, infatti, sono in corsa in Champions e non è possibile riprogrammare il match sperando che una delle due venga eliminata prima delle semifinali. L'orientamento, semmai, è di anticipare l'orario di inizio alle 15. Tra l'altro, pare che anche la Roma abbia chiesto di giocare nel pomeriggio la gara casalinga di sabato con l'Inter. Cure Il maltempo a ogni modo, ha riportato alla ribalta vecchi e inconcludenti dibattiti: dal format dei campionati all'ammodernamento degli stadi. La Juventus, per esempio, approfitta della polemica di giornata per caldeggiare una cura dimagrante della Serie A. Marotta prima dice che «bisognerà mettersi in testa di disegnare meglio i calendari», poi però va al cuore della questione e spiega: «Di più, forse è il caso di prendere atto che è proprio il campionato a 20 squadre a comprimere il calendario». Come dire: meglio un torneo a 18 o addirittura a 16 squadre. «Anche perché — aggiunge l'a. d. bianconero — io credo che per fare uno spettacolo all'altezza, serva il contesto adatto. E oggi non ci sono condizioni adatte, sotto molti punti di vista». Altre reazioni In queste ultime ore gli appelli al Parlamento a licenziare la legge sugli stadi si sono sprecati. «È troppo facile tirare fuori le ricette dopo — risponde il presidente del Coni, Gianni Petrucci —. La realtà dice che le partite di calcio vengono rinviate anche da altre parti e non solo in Italia. Non mi sento assolutamente di condannare la Lega». Si fa sentire pure l'Aic, col presidente Damiano Tommasi: «Sicuramente vanno rivisti i calendari, magari aumentando il numero di partite in periodi dell'anno in cui il clima è migliore». E Demetrio Albertini, vicepresidente federale, propone: «In attesa che gli stadi vengano sostituiti, cominciamo il campionato in agosto e magari ampliamo la pausa invernale, per evitare il periodo più freddo». ------- LA LEGA DECIDE OGGI Beretta pensa alla domenica pomeriggio Il presidente: «Non ho altri giorni». Sky: «I nostri soldi per nuovi stadi: chi lo fa?» di ANTONELLO CAPONE (GaSport 02-02-2012) Maurizio Beretta deciderà oggi sull'emergenza maltempo «con la bussola del buonsenso, del realismo, ritenendo fondamentali l'incolumità dei giocatori e del pubblico, ma anche la centralità della Lega come organizzatrice della Serie A nell'interesse di tutti e come titolare dei contratti televisivi con Sky, Mediaset e Rai che vanno salvaguardati». Sembra che lo spazzaneve ampli sempre più la carreggiata che porterà a far disputare le partite di domenica alle 15 evitando il freddo glaciale della notte. La gara del sabato sera è Roma-Inter: più possibile la notturna, ma il discorso è sospeso. E Genoa-Lazio alle 12.30 di domenica è già più favorevole delle 15. Tutto il resto al pomeriggio avrà il senso di «una tantum» che faccia comprendere «l'eccezionalità». «Il vice presidente del Milan Adriano Galliani ha chiesto il rinvio ad altra data della gara col Napoli, altri presidenti chiedono che allora si rinvii tutto, ma dato che noi facciamo fortissimamente il tifo per Milan, Napoli e Inter in Champions League, francamente trovare ora una data utile per piazzare un'intera giornata è impossibile. . . ». Basta questa considerazione di Beretta per far comprendere dove butta l'ago. I soldi di Sky Sky e Lega hanno interesse ad agire senza strappi. L'a. d. Andrea Zappia si è intrattenuto a lungo con Beretta venerdì scorso al convegno di HRC allo Juventus Stadium, presente Andrea Agnelli della Juventus. E ieri il vicepresidente di Sky Sport Jacques Reynaud ha battuto su un concetto ribadito anche da Beretta: «Parma-Juve è stata annullata per motivi di ordine pubblico. Purtroppo l'Italia è indietro con gli stadi di proprietà». Per Beretta «urge la legge che consenta anche ad altri club di intraprendere la strada della Juventus», mentre Reynaud accusa: «Sul nostro miliardo e 600 milioni ricevuto in questi due anni soltanto la Juve ha destinato soldi per un nuovo stadio. In ogni caso il calendario lo fa la Lega, non la pay tv. Meno partite in diretta? Ok, meno soldi...». I club non ci pensano neanche. E il segnale di Sky vale pure per la A a 18 squadre... ------- l’Editoriale di ANDREA "SFIDUCIATO" MONTI (GaSport 02-02-2012) MILAN E NAPOLI GIOCATELA ALLE 15 Ci mancava solo Burian, il gelido vento della steppa. Nel prossimo weekend, un calcio già in tilt per l'arrivo del più prevedibile tra gli avvenimenti in calendario — cioè l'inverno — rischia di finire nel congelatore. Temperature di 10, 15 gradi sotto lo zero. Così Adriano Galliani, cui toccherebbe di rischiare la squadra in notturna sul patinoire di San Siro, chiede di rinviare la partita. Da Napoli, sferzata dalla pioggia gelida, Aurelio De Laurentiis, suo avversario di domenica sera, si dice d'accordo. La decisione della Lega è attesa per oggi ma già si aggomitola l'inevitabile strascico di polemiche e malignità. Perché Inter e Palermo sì al mercoledì sera, in condizioni non certo caraibiche, e Milan e Napoli no alla domenica, stesso stadio, stessa ora? Forse l'a.d. rossonero non vuole che i suoi si presentino alla sfida di coppa Italia con la Juve (che ieri non voleva giocare e non ha giocato) con una partita in più nelle gambe? Spera di recuperare qualche infortunato? E via inzigando… Alt. Il gioco dei sospetti, da noi, è un rigore a porta vuota. Troppo facile e neppure divertente. In realtà, la richiesta di Galliani poggia su una precisa norma del regolamento e ha una sostanza logica su cui la giornalaccio rosa non può che concordare: l'incolumità degli atleti e degli spettatori va tutelata, e viene prima di ogni spettacolo sportivo. Il problema è che negli ultimi tempi ogni turno di campionato si gioca a singhiozzo e la classifica, vittima di sempre più evidenti strappi temporali, può uscirne falsata. Ogni precedente, ormai, ha un antecedente e la catena dei rinvii con motivazioni diverse rischia di far saltare ogni regola. Di questo si deve preoccupare la Lega: affermare principi validi per tutti e in ogni circostanza al di là degli interessi particolari. Quelli di ciascuna squadra e quelli, ancor più possenti, delle televisioni. Non invidiamo Beretta, la questione del gelo scotta come il fuoco. Certo, si potrebbe dire che il calcio italiano è, come sempre, vittima delle proprie scelte e delle proprie magagne. Le ha ricordate ieri con puntualità Alessandro de Calò: la subalternità dei calendari alle esigenze delle tv che portano a un calcio indebitato, e quindi facilmente orientabile, un miliardo tondo l'anno; stadi antiquati e inadatti ad affrontare condizioni appena fuori dalla normalità; un campionato a venti squadre che comincia presto, si interrompe per un mese e non finisce mai; una quantità esorbitante di partite soprattutto per le squadre impegnate nelle coppe che logora il fisico dei calciatori e talvolta anche i nervi degli appassionati. Tutto vero. Ma ora si tratta di uscirne, cominciando da domenica. Non sappiamo se le previsioni che nella giornata danno sole e gelo si avvereranno. Molte volte ci azzeccano, altre no, come insegna il rinvio di Napoli-Juve a novembre o l'allarme neve di domenica scorsa su Milano, che pure non ha visto un fiocco. Più che alla meteorologia, dunque, sarebbe bene affidarsi alla saggezza. A lume di buon senso, alle tre di pomeriggio in una giornata fredda e tersa, si può giocare a calcio. E bene. Lo fanno in Inghilterra, in Russia e in Olanda in piena sicurezza. Dunque, una soluzione c'è: rinunciamo alla notturna e scendiamo in campo tutti insieme alle 15, sempre ovviamente che le condizioni di ciascun campo lo permettano. Certo, Sky e Mediaset non faranno i salti di gioia. Forse si dovrà litigare su qualche penale. Ma intanto il nostro calcio, attraverso la Lega, avrà dato un segnale di equilibrio e di indipendenza. Una bella domenica di pallone come una volta, il sapore antico e tanto chic della sfida minuto per minuto. La gente, ne siamo sicuri, apprezzerà. ___ Galliani e il rinvio alla carta di STEFANO OLIVARI dal blog "Guerin Sportivo.it 02-02-2012" L’amministratore delegato del Milan vuole rinviare la partita prevista con il Napoli domenica sera a San Siro, giustamente lui deve fare gli interessi della sua società ma meno giustamente il resto del calcio italiano lo prende sul serio. Ogni inverno i dirigenti dei club scoprono che a gennaio e febbraio, nel Nord Italia ma non solo, è difficilissimo giocare a calcio a un livello decente. Questo a prescindere dagli orari (quelli pomeridiani sono il minore dei mali), dal numero di partite, dalle preciptazioni atmosferiche e dall’allarmismo demente dei media (quanti titoli ‘Italia nella morsa del gelo’ abbiamo letto fra ieri e oggi?). Tasto demagogia: se il pendolare intrappolato nel treno locale non può decidere il suo ‘calendario’, non si può dire la stessa cosa della Lega di Beretta. Sorvolando sulla follia della serie A a 20 squadre (2 di meno significherebbe risparmiare 4 turni e quindi un mese di partite), iniziare il campionato a metà agosto come quasi tutti i principali tornei europei darebbe più tempo per i recuperi. E non costringerebbe a dover tifare per l’eliminazione dalla Champions League delle italiane per trovare date utili a non fa imbizzarrire Prandelli. Salterà qualche triangolare triste di agosto, ma le perdite finanziarie sarebbero inferiori all’ingaggio lordo di certi panchinari. Questo il discorso generale, mentre quello particolare è ordinaria furbizia. La Juventus riesce ad andarsene indenne da Parma, dove la neve avrebbe ridotto le differenze tecniche fra le due squadre, con la proposta di giocare alla 15 arrivata dopo le 15? E noi mica siamo scemi: in vista della semifinale di Coppa Italia di mercoledì prossimo chiediamo il rinvio preventivo sulla base di semplici previsioni meteo. Nemmeno di neve, perchè domenica su Milano non è prevista, ma solo di freddo. Meno 5 gradi, meno 8, meno 10, le abbiamo sentite un po’ tutte. Ma si chiama freddo, un fattore che decide il risultato molto meno di valore sportivo, fortuna, errori arbitrali, errori e prodezze tecnici, taroccamenti vari. E’ evidente che la danneggiata principale danneggiata dallo spostamento sarebbe la Juventus, sia in chiave Coppa Italia che per la lotta scudetto. Altrettanto chiara è una norma Uefa (fonte: Pietro Guadagno del Corriere dello Sport) che dice che in assenza di altri impedimenti atmosferici clamorosi (neve, pioggia, vento oltre i limiti tollerabili) la temperatura fino a cui si deve giocare è di meno 15 gradi. Oltre i meno 15 la palla passa alla discrezionalità dell’arbitro, unita alla volontà comune delle squadre. Non entriamo poi nel discorso sui prefetti-tifosi, che in Italia si sovrappone a quello sulle regole di Figc e Lega. Insomma, anche il freddo è un’occasione per mostrare chi è più furbo e più forte fuori dal campo. Inutile dare la colpa alle tivù, con il solito temino che rimpiange il calcio di Novantesimo Minuto, perché le tivù sono la fonte principale di sostentamento del sistema. Comprano solo ciò che è in vendita. ___ MALI DI STAGIONE LA MERLA INATTESA CHE FERMA IL CALCIO di GIANCARLO PADOVAN (Il Fatto Quotidiano 02-02-2012) Nei giorni della merla possono venire solo idee assonnanti e conseguenti. Partendo da questo assunto, il calcio italiano ha pensato di organizzare un turno infrasettimanale di serie A e B alle 20, 45, con il termometro in picchiata verso lo zero e la neve che scendeva prevista e abbondante in mezza Italia. Risultato: ancor prima di finire e, in molti casi, ancor prima di incominciare, sono fioccati i seguenti bollettini tecnico-meteo: sei partite rinviate tra la rabbia dei tifosi fradici e intirizziti mentre infuria la polemica sulla regolarità del campionato. Chi è l’autore di questa straordinaria pensata? Naturalmente la Lega di Serie B e, prima di essa, la Lega di Serie A, presieduta dall’inamovibile Maurizio Beretta, dimissionario da oltre sei mesi, eppur convinto di non poter lasciare fino a quando non si appaleserà qualcuno meglio di lui. Strano, basterebbe Frate Indovino. Tv a pagamento e stadi inadeguati avranno le loro colpe, ma se si pensa di giocare nelle notti della merla è inevitabile fare figure di merla. ------- Nevica e si ferma il calcio italiano: paragone impietoso con Germania e Inghilterra L'ondata di gelo ha causato il rinvio di quattro gare della Serie A (sette dall'inizio dell'anno, 21 dal 2002). In Germania e in Inghilterra, con condizioni climatiche molto più difficili di quelle italiane, si gioca sempre grazie a impianti sportivi all'avanguardia e organizzazione capillare di DARIO PELIZZARI (il Fatto Quotidiano.it 02-02-2012) “E’ troppo facile tirare fuori le ricette dopo. La realtà dice che le partite di calcio vengono rinviate anche da altre parti e non solo in Italia. Stadi italiani vecchi? Allora, gli stadi sono questi, il clima lo abbiamo visto tutti: non mi sento assolutamente di condannare la Lega“. Gianni Petrucci, il presidente del Coni, entra nel merito delle polemiche seguite al rinvio di quattro partite nell’ultimo turno di campionato (a Bergamo, il caos: gara prima spostata, poi cancellata con gli spettatori già dentro lo stadio) e rispedisce al mittente una questione di cui si parla da anni e per la quale non è ancora stata trovata una soluzione definitiva. Perché se è vero che giocare al calcio in inverno è più difficile un po’ ovunque, che quando nevica o piove per giorni anche il migliore impianto entra in crisi e rischia il collasso, è altrettanto vero che altrove, vedi Germania e Inghilterra, le cose vanno diversamente. Nella Bundesliga, il massimo campionato di calcio tedesco, i rinvii a causa del maltempo si contano a fine stagione sulle dita di una mano, anzi meno. E si parla di un Paese certamente più freddo del nostro. Finora, nel torneo in corso, è stata posticipata soltanto una gara (contro le 7 della Serie A, che diventano 21 se si considerano gli ultimi dieci anni secondo quanto comunicato dalla Lega Calcio). Ma non a causa di pioggia e/o neve, la ragione è di tutt’altra natura. L’arbitro Barak Rafati ha tentato di togliersi la vita una quarantina di minuti prima dell’inizio della partita tra Colonia e Magonza, storia del novembre 2011. Calcio tedesco fermo in attesa di sviluppi e turno di campionato da sistemare nelle settimane successive. Altro che nevicata. “Non c’é paragone tra gli stadi tedeschi e quelli italiani – spiega a ilfattoquotidiano.it il giornalista del quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, Julius Müller-Meiningen -. Per i mondiali del 2006 sono stati rifatti tutti gli impianti. Dalle nostre parti dobbiamo fare fronte a condizioni meteorologiche pesanti, per questo la maggior parte degli stadi possono contare su sistemi che consentono il riscaldamento del manto erboso. Era una necessità perché d’inverno nevica sempre, e spesso e volentieri si forma anche il ghiaccio. In caso contrario, viste le temperature che stiamo raggiungendo in questi giorni, avremmo dovuto sospendere chissà quante partite”. E ancora, per chiudere in bellezza: “Se escludiamo lo Juventus Stadium, gli stadi italiani sembrano di un altro secolo”. “Negli ultimi dieci anni sono state rinviate in Bundesliga soltanto 8 gare, di cui 5 a causa del maltempo”, fanno sapere dalla redazione del magazine sportivo tedesco Kicker, sottolineando che in Germania il massimo campionato si ferma addirittura per un mese nel periodo invernale. Nella stagione in corso, la Bundesliga è andata in vacanza dal 19 dicembre al 20 gennaio. Pausa che in Inghilterra, fronte Premier League, non sanno nemmeno cosa sia. Si gioca sempre, anche nei giorni di festa di fine anno. E il freddo, il gelo, la neve e la pioggia? “Non abbiamo avuto alcun rinvio finora – dice a ilfattoquotidiano.it Paul Wilson, reporter dell’Observer -. Non a causa del maltempo, almeno. Tottenham-Everton non è stata disputata per la rivolta che si stava svolgendo a Londra. Mentre invece tra il dicembre 2010 e il gennaio 2011 due giornate di campionato sono saltate per la neve che non ha lasciato scampo al calcio inglese. Era da tempo che non accadeva una cosa simile, non si poteva proprio fare diversamente”. La conferma arriva dall’ufficio stampa della Premier League, che spiega al fattoquotidiano.it che “è raro che vengano rinviate gare nel campionato inglese, perché le regole del torneo prevedono che tutte le squadre iscritte facciano ricorso ad importanti misure di protezione, come il riscaldamento del campo. In ogni caso, nelle ultime stagioni, la maggior parte delle partite che sono state posticipate hanno subìto questa sorte a causa del contesto esterno dello stadio. Quando nevica in modo importante, la viabilità è messa a dura prova, questo è noto”. Ricapitolando: in Germania e in Inghilterra, Paesi che non passano per essere baciati dal sole più di quanto non lo sia l’Italia, si gioca anche in condizioni metereologiche proibitive. Più che una notizia, un fatto incontestabile. Se poi si sceglie di giocare la sera, magari per venire incontro alle esigenze delle tv, le cose non possono che peggiorare. La soluzione? Certo, ripensare agli impianti, che soffrono di un logorio che è fonte di difficoltà senza fine. Ma anche, parola del vicepresidente della Federcalcio, Demetrio Albertini, “iniziare il campionato a fine agosto per evitare il più possibile le notturne invernali in impianti vecchi, pericolosi per i giocatori e scomodi per i tifosi”. ___ La neve seppellisce calendario e Lega di RICCARDO SIGNORI (Il Giornale.it 02-02-2012) La solita congrega di svampitoni al potere ieri non ha fatto che ripeterci due-tre concetti (oltre non vanno sennò se li dimenticano) circa stadi non adeguati, calendari mal pensati, e la necessità di «varare una legge che consenta di avere stadi più sicuri, riscaldati, con nuove tecnologie» (questa è una chicca del presidente di Lega Beretta, uno che fino ad oggi stava sulla luna). Concetti assolutamente condivisibili, se non avessero la muffa. Forse non è un caso se 13 delle ultime 16 gare sospese, o rinviate, in serie A sono state a causa della neve. Bologna poi ha il guinness: cinque partite negli ultimi tre anni. Dice la statistica che solo nel 1985 il tempo fece più danni e rinvii, in due week end furono fermate due partite di serie A e tre in serie B, ma le gare si giocavano alle 14,30. Oggi, invece, più c'è freddo, gelo e neve e più si gioca in notturna. Preferibilmente al nord. Il presidente del Coni Petrucci, solitamente lucido nelle sue valutazioni, ieri ne ha detto una di troppo: «I fenomeni arrivano sempre dopo, troppo facile tirare fuori le ricette dopo». No, qui i fenomeni sono quelli che dispensano queste ricette da tempo, che dettano i calendari, che non oppongono mai alcuna resistenza. Vi sembra normale disputare una giornata di campionato nel mese più freddo dell'anno e tutta in notturna? E non venite a dire che lo fanno anche gli inglesi. Perché non è necessario imitare gli inglesi in tutte le loro stupidate. Magari bisognerebbe imitare il loro modo di accogliere i tifosi e la gestione degli stadi. Ormai da anni abbiamo occhio ai problemi, da anni sappiamo che tra dicembre e gennaio c'è pericolo di maltempo, gelo, neve e nebbia. E ormai da anni i fenomenali presidenti delle società parlano tanto e girano la faccia dall'altra parte. Oggi di chi è la colpa? Non certo delle tv che comprano un prodotto e propongono i loro interessi. Piuttosto di questi presidenti, della Lega e, perché no?, della federazione: non vigilano, neppure per sbaglio, sull'interesse loro e del campionato, dei calciatori e degli spettatori. È vero che basterebbe chiudere lo stadio al pubblico, tanto c'è la Tv e si può veder lo spettacolo stando caldi e seduti in poltrona. Ma poi, frignano addetti e giocatori, manca l'incasso, manca il calore del pubblico, manca l'ambiente. Tutti refrain sentiti migliaia di volte. Appunto discorsi da fenomeni. Ieri è calata dalla luna una proposta di buon senso dettata da Galliani: se ci sarà troppo freddo evitiamo la notturna fra Milan e Napoli. In un mondo dettato dalla logica, si sarebbe evitata la notturna a prescindere. In un mondo di presidenti fenomeni o di fenomenali imprevidenti sarebbe intelligente se vincesse, per una volta, una idea da esseri normali. E capaci. ___ Stadi di 90 anni fa: in serie A quattro le partite rinviate Neve sugli spalti. Il calcio italiano indifeso davanti ai consueti fiocchi invernali. Ma la legge per i nuovi impianti è ferma di GIANNI PAVESE (l'Unità 02-02-2012) Gli stadi italiani sono così vecchi che difetta loro la memoria: così, la neve li prende alla sprovvista. C’è chi si ricorda ancora i fiocchi del ‘56, e quell’altro gennaio incredibile, nel 1985. Gli stadi, no. Così sono impreparati. Scoperti. I terreni duri come piste di pattinaggio. Sono vecchi e sono anche invecchiati male, acciaccati. È colpa degli stadi, allora, se non si sono giocate 4 partite di serie A, record di ogni tempo: mai si era stati costretti a un rinvio collettivo così ampio. Eppure c’è una legge che ringiovanirebbe i nostri stadi, e che stagiona in parlamento come un prosciutto appeso in una cantina: si fa, non si fa. Si chiama - appunto - legge sugli stadi. Vincolerebbe le società a possedere il loro stadio di proprietà e garantirebbe l’accesso al credito sportivo per (chi) debba costruirlo ex novo. Se ne discute - grossomodo - da vent’anni. Perché uno stadio nuovo “restiste” al maltempo: così è accaduto alla Juventus, che ha battuto l’Udinese sotto una fitta nevicata. Fra i problemi sollevati per l’inagibilità ci sono nell’ordine: difficoltà di accesso agli stadi, perché spesso sono nei centri cittadini, con la viabilità sconvolta dalla neve. A Torino lo stadio è in un pezzo di città sguarnita. Facile da trovare, da parcheggiare, da defluire. Altro problema: gli spalti sono gelati, la neve impedisce agli spettatori di stare seduti, e pezzi di ghiaccio creano problemi e pericoli. Nel nuovo Juventus Stadium gli spalti - tutti - sono coperti. Nessuna gradinata congelata. Ecco: gli stadi nuovi, moderni, permetterebbero di giocare. Non così per lo stadio di Bergamo, quello di Siena e di Bologna. Il primo è stato costruito nel 1928. L’Artemio Franchi di Siena è cinque anni più vecchio: del 1923. Ristrutturato per essere disponibile per al serie A, non ha subito sostanziali modifiche, ma solo artigianali adeguamenti di capienza. Il Dall’Ara di Bologna è del 1925, quindi quasi coetaneo: fu ristrutturato nel 1990, per i Mondiali, ma le modifiche non andarono in senso di comodità. Fu introdotta una inutile ma obbligatoria pista d’atletica, e fu coperta la tribuna, e solo quella. Lo stadio Ennio Tardini di Parma è anch’esso degli anni venti. Cinque anni fa ci misero mano, per sostituire una tribunetta fatta di tubi innocenti. Anche l’aggiunta nuova è comunque provvisoria. Il Tardini è uno degli stadi più belli d’Italia per la visuale degli spettatori, ed ha la copertura in due settori (entrambe le tribune). Ma il resto è da rivedere: è piccolo, coprirlo tutto costerebbe anche relativamente poco. Quattro partite rinviate in stadi tutti ultranovantenni, in una Serie A che finge di scoprire il freddo, e ogni anno ne fa una questione, ma non la risolve. Il gelo record ha portato Galliani a chiedere il rinvio di Milan-Napoli, di domenica prossima, prevista alle 20.45: a quell’ora, in città sono previste temperature di -10 gradi. Questo è freddo eccezionale, che impone decisioni nuove. D’accordo. Ma la neve no. Quella è un fenomeno normale, specie in città come Bologna, Bergamo, anche Siena. Sono gli stadi che non sono normali. IL CONI Il presidente del Coni Gianni Petrucci, che tante volte ha pungolato Parlamento e Lega Calcio sugli stadi, per una volta però non vuole infierire. «È troppo facile tirare fuori le ricette dopo. La realtà dice che le partite di calcio vengono rinviate anche da altre parti e non solo in Italia. Stadi italiani vecchi? Allora, gli stadi sono questi, il clima lo abbiamo visto tutti: non mi sento di condannare la Lega». ___ IL SORRISO DI CONTE IL CAOS DEGLI STADI di GIANNI MURA (la Repubblica 02-02-2012) Vince l’inverno, perde il calcio. Ma anche la Lazio vince, e il Milan perde confermandosi alquanto allergico agli scontri diretti. In sostanza, la Juve resta prima, e con una partita in meno, cosa che, oltre a propiziare una fuga, fa bene al morale. l’Udinese (2-1 sudato al Lecce) e Lazio tornano a farsi sotto. Senza Klose, emigrato Cissé, Reja può affidarsi al solo Rocchi in attacco, e ne viene ripagato (assist per Hernanes e gol). Poco brillante e di molta sostanza, la Lazio. L’esatto contrario il Milan, sotto ritmo e con un po’ di presunzione. Guai a entrare in campo pensando d’aver già vinto. Dietro alle prime quattro, la grande frenata. Sotto la neve a San Siro (e con un pallone giallo che si fatica a vedere) un’altalena di gol per un 4-4 finale fra Inter e Palermo che esalta Milito (4 centri, uno in fuorigioco) e Miccoli (3). Ancora sostituito Sneijder. Polemiche in vista. Perde la Roma, difesa pessima, e il Cagliari ringrazia: 4-2. Solo a Napoli, 0-0 col Cesena, ci sono poche emozioni e nessun gol. Viste le premesse, poteva andare peggio. Intendiamoci: non è uno scandalo se il maltempo fa saltare quattro partite, ma è preoccupante che ad agosto si programmi un mercoledì di recupero nei giorni tradizionalmente più freddi dell’anno, e tutto in notturna. E’ preoccupante che da un turno infrasettimanale dimezzato si allunghi un’ombra gelida sul fine settimana. Galliani ha già chiesto il rinvio di Milan-Napoli, la Juve ha già fatto capire che se non si gioca a San Siro non si gioca da nessuna parte. Evidente che, nella corsa-scudetto, ognuno tiene a difendere la sua posizione. Allo stesso modo, il Parma voleva giocare, la Juve molto meno. Abbiamo un campionato extralarge e stadi inadeguati. Solo la Juve ne ha uno suo e i benefici si son visti nella gara con l’Udinese. Altrove, non si sarebbe giocato. D’altra parte, non tutte le squadre possono dotarsi di uno stadio in tempi brevi. Sorprende che molti presidenti invitino la Lega a vigilare sui calendari, come se non fossero essi stessi parte della Lega. La verità è che la Lega quanto a vigilanza può fare (e fa) poco o nulla, avendo messo il calcio in mano alle tv a pagamento. Sono loro che decidono orari, anticipi e posticipi. Toccando ferro, perché neve o acqua non disturbino il cosiddetto evento. E sono i prefetti a decidere sull’agibilità dell’impianto, non del solo campo di gioco. E’ giusto tutelare l’incolumità di tutti, ma sarebbe utile decongestionare il calendario riducendo a 18 le squadre di A. Molti dicono: perché i turni infrasettimanali non si giocano in marzo o aprile? Perché oltre alle tv il calcio, tutto, deve fare i conti con l’Uefa: precedenza assoluta e totale mancanza di concorrenza per Champions e Uefa. Paradossalmente, anche se fossero eliminate tutte le italiane in aprile non si potrebbe giocare all’ora di cena Siena-Catania. Così si gioca, o non si gioca, tra un viavai di disposizioni (a Bergamo) o di sospetti. ------- Quattro partite saltate "Calendario da rivedere" Sky: non lo facciamo noi Galliani: "No a Milan-Napoli domenica notte" di EMANUELE GAMBA (la Repubblica 02-02-2012) La ventunesima giornata di campionato è finalmente cominciata, a spizzichi e bocconi, con ventiquattr'ore di ritardo sull'orario di partenza. Dopo ParmaJuventus di martedì, la neve ha congelato anche Siena-Catania e Bologna-Fiorentina, che si sarebbero dovute giocare alle 20.45: in questi casi, la decisione del rinvio è arrivata in mattinata, risparmiando a squadre e tifosi la tiritera delle polemiche e le incertezze dell'attesa. L'annullamento di Atalanta-Genoa, che era in programma alle 18, è stato invece differito, di proroga in proroga, per tre quarti d'ora, con la gente (pochina, ma tra loro molti ragazzini) già dentro lo stadio, gli inservienti che tentavano di vincere la battaglia con la neve a colpi d'aria calda e inutili righe rosse tracciate sul campo. Alle 18.45, l'arbitro Gava ha infine, e finalmente, deciso che giocare non avrebbe avuto un senso, anche se il prato dell'Azzurri d'Italia è uno dei tre, assieme a quello di Torino e di Milano, dotato di serpentine che lo riscaldano. Ma la neve, implacabile, ha continuato a cadere, ricoprendo anche la più pia delle intenzioni. Pure a San Siro, una quarantina di chilometri più a ovest, ha nevicato con insistenza, ma si è giocato: il campo ha retto e la copertura degli spalti (soltanto parziale a Bergamo, così come a Bologna, Siena e Novara, teatro di un'altra partitaa rischio: il posticipo di stasera con il Chievo) ha garantito l'incolumità degli spettatori. A Udine la temperatura è scesa sotto lo zero, ma il cielo è rimasto sereno: con il ghiaccio attorno, ma si è giocato. Comunque sia, tra il calcio e il maltempo ha stravinto il maltempo: non era difficile immaginarlo. Il cumulo di rinvii ha ovviamente scatenato un'infinità di polemiche, alimentate anche dall'inconsueta iniziativa di Adriano Galliani, che ieri mattina ha spedito una lettera alla Lega chiedendo il posticipo della partita di domenica sera contro il Napoli: «Avremo condizioni climatiche proibitive quali non se ne vedevano da 27 anni. Credo che giocare una partita sia assai più che inopportuno». Inconsueta, la richiesta, perché Galliani non ha chiesto un anticipo al pomeriggio, in orario meno siberiano, ma un rinvio a chissà quando. Difatti la Juve ha subito rizzato le antenne, vedendoci forse la somiglianza con una furberia. A un certo punto, è sembrato che potesse saltare per intero la ventiduesima giornata, ma con ogni probabilità stamattina la Lega si limiterà a decidere lo spostamento al pomeriggio di Milan-Napoli. La situazione è comunque confusa, e mostra un calcio disorganizzato. «L'anno prossimo il calendario andrà pensato meglio» ha tuonato Marotta, scuotendo uno degli aspetti del problema. «L'altro sono gli stadi. Serve fare qualcosa per accelerare la legge che sorvoli le pastoie burocratiche. È vero che noi lo stadio l'abbiamo, ma ci abbiamo messo dodici anni a farlo». Nell'attesa, bisognerà ridurre le notturne invernali, trovare nuove date e «ridurre il campionato a diciotto squadre», suggerisce Marotta. «La Lega dovrebbe far partecipare l’Assocalciatori alla stesura dei calendari - protesta Morgan De Sanctis, portiere del Napoli, e soprattutto farli con maggior buon senso. Non sono i calciatori che vogliono più vacanze a Natale, piuttosto è la Lega che per i soldi fa giocare ad agosto il torneo marmellata e quello cioccolata». Più o meno tutti alludono al fatto che il campionato sia in mano alle tv, che pagano molto e dunque pretendono un prodotto da prima serata: è chiaro che se i club volessero giocare di pomeriggio, dovrebbero rassegnarsi a incassare di meno da Mediaset e Sky. Ma la tv di Murdoch non ci sta: «I calendari non li facciamo noi, e di certo non abbiamo nulla a che fare, a differenza di amministrazioni comunali e società, con le condizioni degli impianti», ha comunicato, con stizza, Jacques Reynaud, vice-presidente dei canali sport di Sky. «Paghiamo alle società 1600 milioni di euro, ma i club non hanno mai investito una parte di questi soldi per gli impianti. Il calendario lo decide la Lega in totale autonomia. Si vogliono diminuire anticipi e posticipi? Basta chiedere un prezzo accettabile per un prodotto minore». Reynaud, in pratica, ammette una verità: la serie A si è svenduta alla tv. Il punto è: i club sono disposti a diminuire i ricavi, a risparmiare su acquisti e ingaggi e a spendere per gli stadi? La risposta, nemmeno quella, è difficile da prevedere. ___ L’antigelo del calcio: weekend senza notturne Stop ad altre 3 gare. Posticipo di domenica, tensione Galliani-Juve di PAOLO BRUSORIO (LA STAMPA 02-02-2012) Il calcio italiano finisce sotto una valanga bianca: è un mercoledì nero. L’effetto è devastante oltre che cromaticamente in linea con uno dei club congelati, la Juventus. Ieri altre tre gare rinviate dopo quella dei bianconeri contro il Parma di martedì sera: Bologna-Fiorentina, Siena-Catania e Atalanta-Genoa. Campi e spalti innevati, effetto Alta Badia al Dall’Ara e al Franchi; prato calpestabile ma tribune patinoire a Bergamo. Identica soluzione finale, ma percorsi ben diversi. Lineare nei primi due casi perché l’epilogo era chiaro fin dal mattino (a Bologna addirittura fin dalla sera prima) tanto da comunicare a mezzogiorno che non si sarebbe giocato, decisamente più contorto a Bergamo. Qui è andato in scena un pomeriggio quantomeno caotico: partita programmata per le 18, ma (con il pubblico già in tribuna) rinviata definitivamente dopo una serie di posticipi a singhiozzo. Nessuno che si volesse prendere la responsabilità di far saltare l’incontro, così nel frattempo si è visto di tutto: inservienti con le scope intenti a spazzolare il campo, soffioni di aria calda per un tardivo de-icing del campo e delle tribune, Atalanta e Genoa d’accordo per non giocare, sopralluoghi che ribaltano il verdetto, calciatori docciati dopo il riscaldamento e poi costretti a rivestire maglia e pantaloncini, dirigenti furibondi. Insomma, il solito caos fino al verdetto inappellabile delle 19: «Non si gioca» dice il Gos (sigla entrata nel mischione: Gruppo Operativo Sicurezza) e tanti saluti a chi allo stadio ci era comunque andato. Il sistema è collassato, poche storie. Il rimpallo di decisioni, le tv buone quando elargiscono quattrini e dispotiche quando «consigliano» le scelte, gli stadi che gridano vendetta: ce n’è abbastanza per registrare l’ennesima figuraccia. Al Nord, lo Juventus Stadium e San Siro hanno retto l’urto del maltempo; gli altri impianti, marci e obsoleti, in parte scoperti e con accessi medievali, hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza. Giornata dunque mozzata per la quasi metà degli incontri e la prossima potrebbe essere ancora peggiore. È in arrivo un weekend polare, ormai lo sanno anche i sassi, tanto che qualche club ha provato a coprirsi: il Milan per esempio. Adriano Galliani, che dei rossoneri è l’amministratore delegato, ha inviato una lettera («In queste condizioni, credo fortemente che giocare Milan-Napoli sia assai più che inopportuno») a Maurizio Beretta, il presidente della Lega, per chiedere il rinvio della gara in programma domenica sera a a Milano. La domanda non è passata inosservata e non solo negli uffici del governo pallonaro. Saputo dell’iniziativa dei rivali, la Juve ha alzato subito le antenne: «Il Milan fa parte della Lega e la Lega è in grado di valutare uniformemente le condizioni di praticabilità dei campi. Mi auguro comunque che l’anno prossimo si valutino i calendari con più attenzione». La traduzione delle parole di Marotta, ad bianconero, è abbastanza chiara: rinvio per tutti o per nessuno. Sbriciolare il campionato non è mai bello, in questa fase cruciale poi lo è ancora meno. Per dire: se venisse accolta la richiesta di rinvio del Milan, l’unica data potabile (tra Champions e Coppa Italia), sarebbe il 9 maggio, mentre le gare annullate tra martedì e ieri verrebbero giocate tra il 15 e il 22 febbraio. Nei giorni della Champions e, per rispettare il regolamento Uefa, nel pomeriggio. La Lega barcolla. Alcuni club, la Juve in testa, avrebbero gradito anche un coinvolgimento e un tavolo di discussione, e allora il governo del pallone sta valutando una soluzione che salverebbe capra e cavoli, tv e regolarità (e di rimbalzo anche il pubblico): anticipare tutta la prossima giornata alle 15. Cancellare le notturne di sabato e domenica e avvertire gli spettatori con almeno 48 ore in anticipo. Escamotage che potrebbe trovare l’avallo di Sky e Mediaset e garantire la continuità di un torneo già sbalestrato dallo sciopero dei calciatori, dall’alluvione(GenoaInter), dalla sospensione preventiva per un acquazzone (Napoli-Juve). Mancavano neve e gelo: sono arrivati e ci hanno sorpreso in mutande. Fa molto freddo e non è neanche un bel vedere. ------- RETROSCENA Sky attacca “Le pay tv non decidono i calendari” di ELIO PIRARI (LA STAMPA 02-02-2012) Sei partite rinviate in due giorni tra A e B, non era mai successo. Mentre la polemica su cosa conti di più tra audience, una gara rinviata e una tifoseria congelata infuria, dopo Parma e Juve martedì, ieri anche Siena e Catania, Bologna e Fiorentina, Atalanta e Genoa non hanno giocato in serie A. Abete, tautologico, ha spiegato che siccome fa freddo «le avverse condizioni climatiche non agevolano il regolare svolgimento delle gare». Nel frattempo Galliani ha chiesto a Beretta il rinvio di Milan-Napoli del 5 febbraio alle 20, 45 «a una data che preveda condizioni climatiche normali». Tutti in ginocchio, ma le più colpite dal gelo e dall'inadeguatezza dei gestori del vapore sono le pay-tv, i soggetti cioè che sostengono il caotico baraccone. Per la prima volta le pay si trovano a dover fare i conti con le abitudini radicate degli abbonati e con palinsesti il cui grande appeal sfugge alla logica degli eventi naturali. In caso di maltempo, quando entrano in gioco problemi di ordine pubblico il compito di dare l'agibilità allo stadio spetta alle prefetture; agli arbitri resta quello di verificare la praticabilità del campo. Le regole sono chiare. Alle tv non resta che registrare. «L'assunto che siano le tv a decidere orari e rinvii è sbagliato», dice Ettore Rognoni, responsabile dello sport Mediaset, «le decisioni vengono prese in Lega in base alle valutazioni sportive dei club, i calendari li fanno loro». Una gara in prima serata però fa gola soprattutto a voi. «Anche quella delle 12,30 fa gola, ma per quanto ci riguarda anticipi e posticipi classici sono sufficienti». Per voi una partita rinviata cosa significa? «Poco. Il discorso temporale è ininfluente. Il rinvio di Juve-Siena non ha spostato nulla». Perché tutte queste polemiche allora? «Perché, se escludiamo Torino, andare allo stadio vuol dire andare in guerra, ma questo è un altro discorso». Jacques Raynaud, vice presidente di Sky sport, ha ribadito il concetto: «Le tv non hanno nulla a che fare con le condizioni degli stadi, cosa che non si può dire per alcune amministrazioni locali e alcuni club che dagli abbonati negli ultimi due anni hanno ricevuto 1 miliardo e 600 milioni di euro. Purtroppo le società di calcio, ad eccezione della Juventus, non hanno investito quasi nulla di questa cifra straordinaria negli stadi dove accolgono ogni domenica i loro tifosi, con le evidenti conseguenze di queste ore». ------- Intervista Il presidente di Lega “Rinviare il Milan? Non ci sono date...” di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-02-2012) Presidente Maurizio Beretta, Italia sotto zero, calcio in frigorifero e la sua Lega sotto accusa. Come pensa di rompere l’accerchiamento? «Detto che davanti a questioni di pubblica sicurezza tutto passa in secondo piano, fatemi dire che il calendario del campionato non è frutto dell’improvvisazione...». A cosa si riferisce? «Venti squadre in A significano trentotto partite, poi ci sono le coppe, c’è la Nazionale, la sosta di almeno due se non tre settimane per Natale e, quest’anno, ci si è messo anche lo sciopero dei calciatori: ditemi se si può improvvisare un calendario con tutte queste variabili». Niente lasciato al caso. Poi arriva la neve e. . . «In queste ore ho letto e sentito di tutto. C’è chi scomoda addirittura l’Uefa lodando il massimo organismo europeo del pallone per la sosta di Champions League ed Europa League da dicembre a metà frebbraio. Questi signori non sanno che se si ferma l’attività fuori confine non si può fare altrettanto con quella nazionale. ». Eppure una via d’uscita per far convivere calcio ed inverno ci sarà. «È una questione di sistema. Si potrebbe pensare di cominciare il campionato prima o di terminarlo più tardi sempre che gli impegni della nazionali lo consentano. Stando così le così, con gli spazi durante la stagione tanto affollati se non inesistenti, trovare una soluzione non è semplice». Quanto influisce la mancanza di stadi nuovi e funzionali? «Influisce eccome. Guardate cosa è accaduto per Juve-Udinese della settimana scorsa: a Torino nevicava, ma si è giocato lo stesso. In sicurezza e garantendo lo spettacolo: aspettiamo con fiducia una legge sugli stadi che ancora non c’è». L’amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani, ha già chiesto il rinvio della sfida fra i rossoneri e il Napoli di domenica sera a San Siro. «C’è un aspetto da non dimenticare mai: nostro compito è quello di garantire la regolarità del campionato. Se non esistono date utili perché le squadre sono impegnate nelle coppe europee, non ci si può mica augurare che vengano eliminate o che quella determinata partita sia fatta svolgere a fine stagione...». Come ha vissuto l’attesa per la decisione definitiva su Parma-Juve? Quel lungo tira e molla ha dato fastidio a molti. «Determinate decisioni non spettano a noi, o soltanto a noi intesi come Lega Calcio. In questo caso, se far giocare Parma-Juve o rinviare la gara, dipendeva da altri organismi». ___ Maltempo sul campionato Le ragioni di Galliani sbattono sul calcio gestito ad minchiam di IVAN ZAZZARONI (Libero 02-02-2012) Chissà perché mi ritorna in mente una quasi sera d’inverno del 2002. Era il 24 gennaio, al Tardini si stava giocando (si fa per dire) la sfida di coppa Italia tra Parma e Brescia, la temperatura non era sopportabile, il terreno uno scherzo di pessimo gusto, quattro spettatori in croce, giunse la notizia della morte in un incidente stradale di Vittorio Mero che, squalificato, era rimasto a casa. Baggio, sconvolto e col ginocchio ballerino e pronto a saltare di nuovo, decise lo stop. Una partita impossibile fu sospesa per causa di forza maggiore (spinta emotiva). Niente è cambiato da allora. Dieci anni dopo - ripeto, dieci - quattro notturne sono state rinviate per neve: si è incredibilmente scoperto che nei giorni della merla in Italia può nevicare e la temperatura scende sotto lo zero e gli stadi fanno schifo e allora la lega si è infilata (la) Beretta e per la centesima volta ha ripetuto che è necessaria la legge sugli stadi, mentre Galliani-Giuliacci le ha inviato una lettera di invito a congelare Milan-Napoli di domenica sera in attesa di tempo migliore. Siamo un calcio ripetutamente ridicolo e non ho alcuna intenzione di gridare allo scandalo, ora, dal momento che l’estate scorsa, sfogliato il calendario della Serie A, mi dimenticai - come tutti del resto - di scrivere che era una follia programmare un turno serale a inizio febbraio. Siamo ridicoli, ma siamo italiani. Dal vostro rinviato speciale, due parole su quello che è successo sui campi praticabili, ovvero a Milano (on ice), Udine, Roma, Cagliari e Napoli. Della serie il mercato invernale non ha cambiato nulla, ecco a voi il gol di Pazienza dopo appena due minuti e, per contro, l’impiego dall’inizio di El Shaarawy - che l’arrivo di Tevez avrebbe allontanato dal campo - al fianco di Gulliver e Robinho. L’assenza di Klose ha indotto Reja ad aumentare la densità della Lazio che ha tolto lo spazio a Ibra. Hernanes e Rocchi hanno fatto un regalo alla Juve. Guarìn, infortunato, è rimasto a guardare Sneijder che, partito dietro Milito-Pazzini, è stato spostato a sinistra lungo la fascia meno innevata per il 4-4-2 che rassicura Ranieri. L’Inter, con Poli (Nord) in mezzo e il Principe illuminato, si è mossa bene ma ha ballato dietro. Divertente (anche per l’attacco del Cagliari) la Roma dalla difesa emozionante (e non è solo colpa di Kjaer); confuso il Napoli ridisegnato da Mazzarri - è anche una questione di linguaggio e consumo: il Mou italiano “arriva” di meno ai suoi. PS. Qualcuno spieghi a Conte che i calendari li stabiliscono le tv a pagamento le quali non sono interessate alle dirette infrasettimanali alle 15. La lega è schiava. Dei milioni che riceve. ___ Zamparini: “Rinvii? Se ne parla perchè lo chiede il Milan. Basta notturne ma le tv hanno ragione” di GIOVANNI CAPUANO (Blog PANORAMA.it 02-02-2012) La parola figuraccia non gli piace. Però quello che è successo in questi due giorni deve spingere il calcio italiano a cambiare: “Non a campionato in corso però” dice Maurizio Zamparini, presidente del Palermo che non digerisce l’idea che possa essere l’iniziativa di una singola società a far cancellare una partita per freddo: “Se lo chiedesse il Palermo o l’Atalanta non l’ascolterebbe nessuno. Siccome c’è di mezzo il Milan magari lo ascoltano”. Però qualcosa bisogna fare a patto di non demonizzare le televisioni che con i loro soldi consentono al calcio italiano di sopravvivere: “La verità è che non si dovrebbe giocare alla sera d’inverno però le televisioni hanno il diritto di dire la loro”. Presidente Zamparini, cosa ne pensa della figuraccia cui ci siamo esposti in questi due giorni di neve e gelo che hanno cancellato mezza serie A? “Perché figuraccia? In fondo non nevica dieci volte all’anno e quando viene… Semmai la figuraccia la facciamo a non dire che non si deve giocare di sera al Nord in inverno”. Ma quello del suo Palermo ieri sera a San Siro è stato calcio o no? “E’ stato calcio perché anche sui campi del Nord Europa si gioca in queste condizioni. Il campo non era in buone condizioni però anche una volta c’erano i campi ghiacciati. Non era diverso”. Allora ha torto Galliani quando dice che domenica sera non si può giocare e secondo le previsioni San Siro sarà in condizioni migliori rispetto a ieri? “Non so perché chieda di cancellare la partita. Non si può cambiare le cose a campionato in corso ma al massimo deciderle in via preventiva e organizzarsi. Ripeto: bisogna evitare di giocare alla sera e programmare le partite invernali al pomeriggio”. Si rischia di creare un precedente? Passasse la tesi di Galliani da domani ogni presidente potrebbe legittimamente chiedere di cancellare una partita per particolari condizioni… “Se lo chiedesse il Palermo o l’Atalanta non l’ascolterebbe nessuno. Siccome c’è di mezzo il Milan magari lo ascoltano. E’ questo che stona. Per me è indifferente però queste cose vanno previste a inizio campionato facendo leva sulla nostra esperienza. Devo anche dire che negli ultimi anno le cose sono migliorate; ricordo partite giocate sul ghiaccio senza troppe discussioni”. C’è il rischio di esagerare anche nella nostalgia del calcio di vent’anni fa? “Si sta esagerando. I teloni che ieri ha messo l’Inter una volta non c’erano e nelle condizioni di ieri sera non si sarebbe giocato a Milano”. Abete ha detto che è inutile che i club si lamentino dopo aver inseguito i profitti delle televisioni. I tifosi in queste ore la pensano allo stesso modo. Cosa risponde? “I tifosi vogliono che si acquistino i giocatori di un certo livello e i soldi delle televisioni servono a quello. Noi facciamo il 70-80% del nostro fatturato con i soldi delle tv e siamo condizionati alle loro condizioni. Dobbiamo accettare la situazione cosi com’è. La televisione ha diritto di dire la sua”. Quindi quando voi dirigenti dite che bisogna evitare di programmare partite in notturna di inverno fate un’affermazione di principio difficilmente applicabile? “Bisogna mettersi a un tavolo anche con le televisioni e chiedersi che tipo di spettacolo sia se poi dobbiamo cancellare le gare per la neve oppure si giocano partite che non sono calcio. In Inghilterra e Germania giocano comunque. Facciamo come loro” Il presidente dell’Aic Tommasi vorrebbe cambiare i criteri e riscrivere tutti i calendari. Non hanno colpe anche i calciatori? “Non si tratta di distribuire colpe. Ci sono corporazioni. Tommasi difende la corporazione dei calciatori e altri ne difendono altre. Quello che manca è il buon senso. Sediamoci attorno a un tavolo e facciamo tesoro delle esperienze anche degli altri per migliorare”. Sarebbe disposto a far iniziare il campionato ad agosto a Palermo? “A Palermo in agosto si gioca meglio che a Milano se si gioca di sera. Bisogna vedere se la corporazione dei calciatori vuole giocare in agosto”. Sky ha detto: meno partite, meno dirette, meno squadre in campionato uguale meno soldi. C’è poco margine per trattare? “In Inghilterra e Germania sono a venti squadre. Inutile fare polemiche su questo. In Italia siamo abituati a polemizzare su tutto. Siamo noi che dobbiamo cambiare in meglio, non la situazione atmosferica”. In Lega Calcio siete divisi. Difficile che riusciate a mettervi d’accordo per prendere decisioni importanti… “Le decisioni importanti non le prendiamo noi che abbiamo solo un potere consultivo e il nostro consiglio non lo chiedono quasi mai. Bisogna avere il buon senso di sedersi intorno a un tavolo anche con le televisioni e trovare una soluzione guardando ai paesi che sono più evoluti di noi”. Pronostico su come finisce la questione sollevata da Galliani? “Non mi piace fare pronostici”. Però il fatto stesso che se ne discuta però è già un precedente? “In Italia discutiamo sempre di tutto… Siamo un paese di precedenti”.
  23. LA RIVOLUZIONE NUOVE PROCEDURE E RIFORMA CODICE ETICO Revoca scudetti? Decide la Figc Vi anticipiamo le decisioni del Coni sulla giustizia sportiva: due gradi di processo e inchieste rapide di MAURIZIO GALDI (GaSport 02-02-2012) È il giorno delle nuove norme etiche e della riforma della giustizia sportiva che saranno valide per tutte le federazioni sportive. La Giunta, prima, il Consiglio nazionale del Coni, subito dopo, stamattina daranno seguito al grido d'allarme lanciato dal presidente Gianni Petrucci: «Ormai nello sport siamo al doping legale». Riforma della giustizia sportiva Il Coni gioca d'anticipo. Mentre la giustizia ordinaria discute sulla riforma della giustizia, il Coni nomina una commissione di studio di sette esperti di alto profilo e vara le nuove linee guida che, dopo l'approvazione da parte del ministero allo sport delle modifiche allo statuto Cini, saranno inserite negli statuti federali attraverso il lavoro di un commissario ad acta (Giulio Napolitano) già nominato dal Consiglio nazionale. Processo breve La principale riforma riguarda i tempi di giudizio sportivo. Il procedimento non potrà (salvo casi eccezionali) durare più di quindici giorni e i gradi di giudizio passano da tre a due L'impugnazione di un giudizio potrà avvenire non oltre i dieci giorni per le società e i trenta per i singoli tesserati. Infine l'appello alla sentenza di primo grado sportivo potrà essere presentato o presso l'organo di appello federale o direttamente all'Alta Corte di giustizia sportiva (o al Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport ma solo per questioni che riguardano danni materiali). Tempi rapidi La Procura federale lavori in fretta. L'inchiesta deve durare al massimo novanta giorni e non può comunque essere attivata oltre l'anno dai fatti. Ma questo non è in contrasto con quanto già fatto dalla Federcalcio per l'illecito sportivo, infatti per i casi segnalati dall'autorità giudiziaria ordinaria non ci sono questi limiti. Insomma nel caso di un futuro calcioscommesse (le nuove norme si applicano soltanto per i prossimi procedimenti) la prescrizione resta quella attuale, anche se Palazzi dovrà lavorare in tutta fretta. Per lui restano i novanta giorni per svolgere le indagini. Norma calciopoli La vicenda calciopoli ha sicuramente dato una spinta alla riforma. Rispondendo anche alle richieste della Juventus sull'esposto per lo scudetto 2006, i sette saggi hanno voluto fare chiarezza anche sulla competenza: d'ora in poi il Consiglio federale sarà «competente» a deliberare sull'assegnazione o sulla revoca di un titolo sportivo. E lo dovrà fare anche a seguito di una decisione degli organi di giustizia sportiva. Insomma d'ora in avanti nessun consiglio federale potrà dirsi «non competente» a decidere sulla revoca di uno scudetto. E se arriveranno cause risarcitorie? Nessun problema, le federazioni dovranno stipulare delle assicurazioni per poter sostenere le spese di eventuali cause risarcitorie. Ma si punta a una clausola compromissoria che stabilisca come solo il Tnas possa stabilire l'eventuale risarcimento. La federazione, a inizio di ogni stagione, dovrà comunque stabilire quanto ogni singola società dovrà versare per l'assicurazione. Revisioni Anche il capitolo che riguarda la revisione di un processo sportivo ha subito l'influenza di calciopoli. Innanzitutto la revisione può essere chiesto solo quando emergano fatti nuovi «decisivi» o se questi sono accertati dalla giustizia ordinaria in procedimento, comunque la revisione non può essere chiesta oltre i 30 giorni dalla scoperta dei fatti nuovi o dalla pubblicazione della sentenza della giustizia ordinaria. La revisione riguarda solo i tesserati e non le società, ma queste potranno «in caso di provvedimento illegittimo» contare sempre nell'intervento del Consiglio federale. E in questo capitolo va inserita anche la norma che stabilisce che una sentenza non sia annullabile se nel suo testo ci sono errori puramente «formali». Era il caso delle motivazione della sentenza su Doni nella quale era richiamato un interrogatorio che non era mai avvenuto. Etica Norma sull'onorabilità (immediatamente esecutiva con l'obbligatorio recepimento al primo Consiglio federale utile) che prevede l'ineleggibilità (e la decadenza) di quei consiglieri federali condannati anche solo in primo grado per reati con ripercussioni sportive (frode, illecito, concussione, fallimenti). Riguardano sicuramente Lotito, Morzenti e Preziosi, ma è probabile che anche componenti del Consiglio Nazionale del Coni possano a breve incappare in condanne di primo grado. Nulla da fare. La norma sarà anche retroattiva perché si tratta di etica e non si tratta di ulteriori sanzioni sportive. Una norma, quest'ultima che ha subito ricevuto il plauso del ministro allo sport Gnudi. CHI SONO I sette saggi che hanno riscritto le norme I sette saggi della riforma della giustizia sportiva sono: Piero Alberto Capotosti (Corte costituzionale), Lamberto Cardia Ferrovie dello Stato), Riccardo Chieppa (Alta corte di giustizia sportiva), Giulio Napolitano (univ. RomaTre), Pasquale De Lise (consiglio di Stato), Paolo Salvatore (Garante del comportamento sportivo) e Giovanni Verde (Csm). Le novità Indagini in 90 giorni giudizio in 15 e un solo appello Processi Il processo sportivo non potrà durare più di 15 giorni salvo casi di particolare complessità. Indagini La Procura federale deve svolgere la sua attività investigativa al massimo in 90giorni e comunque non oltre un anno dai fatti, eccetto le inchieste ereditate dalla giustizia ordinaria. Gradi Ci saranno solo due gradi di giudizio: il primo interno alle federazioni, l’appello (da formalizzare entro 7 giorni dalla pubblicazione della sentenza) potrà essere presentato alla Corte di giustizia federale o all’Alta corte presso il Coni (in alternativa al Tnas). Titoli Sarà il Consiglio federale ad assegnare o revocare i titoli sportivi a seguito delle decisioni degli organi di giustizia sportiva e non ci sarà una società direttamente favorita dall’esito di un procedimento a danno di una diretta concorrente. Revisioni La revoca di un provvedimento potrà avvenire solo davanti a «fatti nuovi decisivi» o che siano risultanze di sentenze della giustizia ordinaria. laSvolta di RUGGIERO PALOMBO (GaSport 02-02-2012) GIUSTIZIA: BENE L'INTERVENTO DEL CONI ORA PERÒ VELOCIZZIAMO LE SENTENZE Svolta epocale. La giustizia sportiva e l'etica girano pagina oggi in Giunta e Consiglio Nazionale. Una rivoluzione, in parte annunciata, in parte quasi inedita. Un po' di sentenze della giustizia ordinaria, l'intera vicenda Calciopoli e quel «doping legale» intorno al quale Petrucci e Pagnozzi hanno costruito lo sfortunato ma non inutile tavolo della pace di dicembre hanno suggerito al Coni un'azione risoluta e meritoria. Che non piacerà a tutti, e che in corso d'opera sarà certamente perfettibile, ma della quale, tra incompetenze varie e processi sportivi interminabili, si avvertiva un'assoluta necessità. I dettagli li trovate (nell'articolo di Maurizio Galdi "Revoca scudetti? Decide la Figc"). Qui preme fare qualche breve valutazione: 1. impropriamente definita legge Lotito, Preziosi e Morzenti (altri si aggiungeranno strada facendo), la norma che vieta di ricoprire cariche in federazioni e leghe a quanti hanno subito una condanna penale di primo grado è sacrosanta. E il fatto che la Commissione di insigni giuristi che ha varato la riforma abbia convenuto sulla legittimità dell'effetto retroattivo non consente altro che una rispettosa presa d'atto. 2. Mai più incompetenze. Anche questa è una buona notizia, dopo l'indecoroso balletto di Calciopoli. Il Consiglio federale avrà sempre l'ultima parola, per assegnare e togliere scudetti. E sarà pure assicurato contro gli eventuali danni. D'ora in poi i consiglieri tremebondi non avranno più alibi. 3. Processi e indagini veloci. Non piacerà a Palazzi, ma se ne dovrà fare una ragione. 4. Due gradi di giudizio. E non più tre, con la facoltà per il ricorrente di scegliere in appello tra Federazione e Coni. Meglio così anche se qualcuno potrà forse sollevare un problema d'incostituzionalità. 5. Più Alta Corte, meno Tnas. Con competenze ben definite. Gli arbitri (Tnas) facciano solo gli arbitri, al resto pensa l'organo di giustizia sportiva di livello più alto. C'è quasi tutto. Cosa manca? Un termine temporale per le sentenze. Da 5 mesi aspettiamo notizie sull'appello dei radiati di Calciopoli, e per sapere che l'assemblea elettiva della Federsci non era valida ci sono voluti 15 mesi. Troppo. Un altro piccolo sforzo, ed è fatta. ___ Coni Processo breve contro i ricorsi come cambierà la giustizia sportiva di FULVIO BIANCHI (la Repubblica 02-02-2012) Processo breve, il mondo dello sport ci prova: oggi la Giunta del Coni voterà le nuove norme studiate dai Saggi, e che poi saranno approvate dal Consiglio nazionale. Una riforma rivoluzionaria, che molte federazioni (Figc in testa) avevano tentato invano di varare. Un modo per mettere un freno ai ricorsi continui e a quello che Petrucci aveva definito il «doping legale». Ora le indagini delle procure federali dovranno avere «massima rapidità», concludendosi entro «90 giorni dalla ricezione della notitia criminis e, in ogni caso, non oltre un anno dal momento in cui l'evento si è verificato». Addio, quindi, alle indagini-lumaca di Stefano Palazzi, che duravano anni a forza di proroghe. Il processo sportivo, poi, non può «superare i 15 giorni», e i gradi di giudizio saranno ridotti da tre a due. Inoltre, altra novità importante, i consigli federali saranno chiamati a «deliberare, sulla base di considerazioni di merito sportivo, l'attribuzione di un titolo o la partecipazione ad un campionato di una o più società in luogo di quella destinataria della sanzione sportiva da parte di un giudice». La Figc ci mise 14 mesi per dichiararsi «incompetente» di fronte all'esposto della Juventus che chiedeva la revoca dello scudetto 2006 assegnato all'Inter: ora non sarebbe più possibile, il consiglio federale dovrebbe prendere una decisione. Inoltre è stato consigliato alle federazioni di dotarsi di una buona polizza assicurativa contro i rischi di «eventuali azioni risarcitorie» (la Juve ha chiesto 400 milioni ad Abete). La Giunta, all'articolo 11 («tutela dell'onorabilità degli organismi sportivi»), stabilirà poi che i dirigenti condannati, «ancorché con sentenza non definitiva», sono «automaticamente sospesi in via cautelare». Scelta elogiata dal ministro dello sport, Gnudi. E così adesso Giovanni Morzenti, il 31 marzo, non potrà candidarsi per la presidenza della Fisi, e Claudio Lotito non potrà più fare parte del consiglio federale della Figc (e dovrà essere sostituito dalla Lega di A). ___ TARDI PER LA JUVE I saggi Coni “La Figc sarà competente sugli scudetti” di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 02-02-2012) Se la Commissione dei sette «saggi» del Coni fosse stata chiamata ad indicare la via d’uscita dal cortocircuito fra sport, avvocati e tribunali prima dell’estate, il consiglio federale della Federcalcio del 18 luglio scorso si sarebbe dovuto dichiarare competente sulla revoca o meno dello scudetto assegnato a «tavolino» all’Inter nel 2006. Molte sono le novità contenute nel lavoro dei «saggi» del Foro Italico che, questa mattina, verranno votate dal Consiglio nazionale del Coni e che finiranno, poi, sul tavolo del ministro per lo sport Piero Gnudi in quanto dicastero vigilante. Pasquale De Lise, ex presidente del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, Giulio Napolitano, professore di diritto pubblico (e figlio del Capo dello Stato), Paolo Salvatore, ex presidente del Consiglio di Stato, Piero Alberto Capotosti e Riccardo Chieppa, ex presidenti della Corte Costituzionale, Lamberto Cardia, ex numero uno della Consob, e Giovanni Verde, ex vice presidente del Csm, hanno risposto all’esigenza sollevata da Petrucci di portare lo sport fuori dal «doping legale». Le riflessioni della Commissione in punto di diritto avranno valore per tutte le federazioni sportive, ma è innegabile come il loro impatto più attuale sia sulla Federcalcio e la giustizia del pallone. Così, oltre alla futura competenza sull’assegnazione di scudetti o retrocessioni per i consigli federali, a cambiare saranno tempi e modi di vivere i processi sportivi. Tradotto: le inchieste si dovranno concludere entro 90 giorni dalla loro apertura, solo due saranno i gradi di giustizia (dopo il primo, bisognerà decidere se farsi giudicare dall’organo di appello della propria federazione o di rivolgersi all’Alta Corte presso il Coni o al Tnas) e i club o tesserati non potranno più chiamare in causa la pletora di avvocati per invocare come nullità del procedimento i soli vizi formali. Lo sfogo, duro e senza precedenti, di Petrucci si consumò alla vigilia del tavolo della pace, poi naufragato, su Calciopoli. La Commissione dei sette «saggi» ha anche previsto la nascita di un fondo rischi per ogni federazione: le conseguenti eventuali richieste danni non potranno essere superiori al tesoretto previsto ad inizio stagione. In sintesi, la Juve non avrebbe potuto avanzare una richiesta di 444 milioni di euro al Tar del Lazio per i danni di Calciopoli. E la sospensione dalle cariche federali dei dirigenti anche se condannati soltanto in primo grado? Da oggi sarà immediata senza bisogno di alcuna ratifica dei consigli federali.
  24. Egitto, 70 morti per una partita GLI ELICOTTERI DELL’ESERCITO PER PORTARE VIA I CALCIATORI di FRANCESCA CICARDI (Il Fatto Quotidiano 02-02-2012) È stato il giorno più violento in Egitto dalla rivoluzione del 25 gennaio 2011: almeno 70 morti e centinaia di feriti negli scontri tra le tifoserie di Al Masry e Al Ahly del Cairo, scoppiati in seguito a una partita nello stadio di Port Said, a nord del Paese, sulla costa mediterranea. I tifosi della squadra locale, Al Masry, hanno invaso il campo alla fine della partita, vinta per 3-1 sulla formazione della capitale. Sembra fossero armati, coltelli e non solo, e hanno attaccato direttamente i calciatori dell’Ahly, tra cui anche la stella, Mohamed Abutrika. I giocatori si sono rifugiati negli spogliatoi e sono stati evacuati poi in elicotteri militari. La tv della squadra Ahly ha trasmesso immagini del panico vissuto dai giocatori nello spogliatoio, e lo stesso Abutrika ha detto: “Questo non è il calcio, è una guerra e la gente è morta davanti ai nostri occhi. Nessuna ambulanza e niente polizia”. Queste le prime accuse: la forze di sicurezza non sono intervenute, anche se tra le vittime ci sarebbero diversi agenti di polizia. La maggior parte delle vittime sarebbero morte schiacciate, nel caos che è seguito all’invasione del campo. Anche al Cairo, momenti di tensione quando è stata annullata la partita per i fatti di Port Said, e un piccolo incendio è stato appiccato nello stadio della capitale. La Daura (il campionato egiziano) è stato sospeso immediatamente, la procura ha promesso un’indagine e il parlamento ha convocato una riunione d’emergenza per oggi. Questa volta dietro alle violenze non ci sono motivi politici, almeno in apparenza, anche se l’attacco contro l’Ahly potrebbe essere premeditato e organizzato perchè la squadra ha giocato dalla parte della rivoluzione. Gli ultras sono stati una presenza importante in piazza Tahrir e hanno avuto un ruolo fondamentale negli scontri con le forze di sicurezza. Sono sempre stati in prima linea di battaglia, a tirare le pietre e i cocktail molotov, e non si tiravano indietro neanche davanti agli spari. Protagonista degli ultimi scontri, in via Mohammed Mahmud a novembre e di fronte al Parlamento a dicembre. La storia di odio tra le forze dell’ordine e gli ultras è ormai vecchia e risaputa, accentuata ancora di più negli ultimi mesi di lotte e sconfitte per la polizia di fronte ai manifestanti. Anche per questo, gli agenti non fanno più il loro lavoro nelle strade egiziane dove la delinquenza è riapparsa prepotente. La sensazione di impunità e la mancanza di un governo forte fa si che molti egiziani si sentano liberi di commettere qualsiasi atto, criminale o no, come coloro che ieri sera hanno ammazzato i tifosi della squadra rivale. Per i Fratelli Musulmani, principale forza politica, “gli eventi a Port Said sono pianificati e sono un messaggio da quel che resta del passato regime”, quello del’ex presidente Mubarak, che un anno fa avvertiva gli egiziani che senza di lui sarebbe stato il caos. ___ Bend it like Mubarak: calcio e politica in Egitto IN BREVE da Studio 02-02-2012 La notizia la sapete già: ieri sera più di settanta persone sono morte e un migliaio rimaste ferite durante gli scontri seguiti a una partita di calcio a Port Said, nel nord dell’Egitto. Ottanta egiziani si sono ammazzati per una partita di calcio, un Paese che sta ancora contando le vittime (circa 900) della rivoluzione di piazza Tahrir. Date le circostanze, sorge spontaneo chiedersi quanto gli scontri di Port Said abbiano davvero a che vedere con il calcio in sé e per sé, e quanto piuttosto con la politica. Non sta a noi dare risposte. Ricordiamo che al momento l’Egitto si trova in una fase estremamente delicata – con l’esercito che controlla ancora, formalmente ad interim, la cosa pubblica e i partiti islamisti (salafiti e Fratelli Musulmani) che hanno fatto incetta di voti e forse sono pronti a fare accordi con i generali. E segnaliamo un articolo da leggere: Bend it like Mubarak. How football has been reduced into a political game and the game of football into politics of populism, scritto da Larbi Sadiki, docente di scienze politiche alla University of Exeter, per il sito di Al Jazeera. Sadiki punta il dito contro le Forze Armate – “quelli che ci guadagnano da questo caos” – e scrive: Perché 70 o 80 persone muoiono nel corso di un incontro off di calcio? Questa volta non c’è trofeo. O forse un “trofeo” c’è, e c’è un gioco, ma il suo nome non è “football”. E’ l’unico gioco in città, ha portato il vento della primavera araba e la gioventù rivoluzionaria di Tahrir : la dignità, pane e libertà – il gioco della democrazia, come dicono gli occidentali. Il resto lo trovate, in inglese, qui.
  25. Oggi Galliani ha superato se stesso, anzi ha superato il punto di non ritorno: dopo di lui il diluvio o il gelo.
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