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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
CRAZEOLOGY ed huskylover, comprendo il timore. A più riprese mi sono stati indicati autori da tagliare (ved.P.Ziliani, Anna Laura, S.Olivari. M.Pagani, A.Scanzi...). Alcuni di loro ogni tanto li adocchio ed evito. Però dare la patente a tutti mi sembra un'impresa più gravosa del compito di ricercare voci farsopolare nel mucchio dei giornalisti. Ad esempio, a me piace moltissimo come scrive di sport Beccantini: ovviamente sappiamo che su Calciopoli lascia a desiderare; che faccio? non riporto i suoi articoli? Suppongo che vi siano antipatie o simpatie maggiori anche per altri. E poi se avessimo davvero voluto ingolfare i forum sarebbe bastato poco. Ritengo che riportando in questo calderone o zibaldone articoli e commenti sul calcio marcio non rischiamo nulla (a parte queste diatribe, di tanto in tanto). -
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Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
A me basta questa come sollecitazione. Se è necessario aprire un altro topic, non c'è problema (l'avevo già fatto sullo Juventus Forum ma era praticamente un clone di questo in Farsopoli: e non vorrei stare a rivangare l'assurdità di certe sud-divisioni argomentative). -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Juve, la City investe Un fondo d’investimenti inglese acquista il 2,2% del club Il Lindsell Train Investment di Londra, che ha nel suo portafoglio società come la Nintendo, entra nel capitale bianconero di GIANNI LOVATO & GUIDO VACIAGO (Tuttosport 14-02-2012) LA CITY sbarca a Torino. La City, non il City, inteso come Manchester. Notizia di ieri: un fondo d’investimento inglese, il Lindsell Train Investment Trust , ha acquisito il 2,201% del capitale della Juventus. La cifra investita per certi versi è risibile, dal momento che supera di poco i 4 milioni di euro. Ma, in fondo, è il pensiero che conta, perché dal punto di vista strettamente simbolico si tratta pur sempre di un investitore straniero che crede in un’azienda italiana, in un momento in cui l’economia del nostro Paese non è esattamente popolare all’estero e negli ambienti finanziari. E poi, non è detto che non si tratti di una prima mossa che potrebbe preludere a ulteriori investimenti e in questo senso sarà interessante seguire i movimenti di Nick Train . LA RINASCITA Certamente, è un segnale: la Juventus non è tornata solamente a esercitare il suo fascino sui top player, ma l’effetto Stadium e quello che ne consegue ha fatto colpo anche sugli investitori. La sottoscrizione completa dell’aumento di capitale era stata di per sé significativa, ma la notizia, diffusa ieri dalla Consob, che un fondo inglese ha acquisito il 2,2% del club è una conferma di questa rinascita dell’immagine bianconera. L’AFFARONE Ma chi è che ha investito sulla Juventus e come? Il fondo Lindsell Train è uno fra i primi come performance alla Borsa di Londra e anche in periodi di crisi è riuscito a stare in terreno positivo. Negli ambienti finanziari lo descrivono come un fondo che ama investire controcorrente, andando a cercare le azioni che il mercato sta sottovalutando per cavalcare la risalita. L’uovo di Colombo, a patto di esserne capaci. E in questo mister Train sembra saperla lunga. Effettivamente la descrizione è coerente con la decisione di acquistare azioni bianconere che, al momento dell’aumento di capitale valevano 0,15 euro e, anche ora che sono salite a 0,22, sembrano agli osservatori ancora leggermente sottovalutate rispetto al potenziale della società. Soprattutto alla luce del successo che il nuovo stadio sta riscuotendo (dall’inagurazione si è registrato sempre il tutto esaurito e per il tour guidato bisogna prenotarsi con anticipo per trovare un posto libero) e del fatto che i risultati sportivi sono di nuovo in linea con la storia. Fattore che un investitore tiene d’occhio perché la qualificazione in Champions non fa felici solo i tifosi, ma anche gli azionisti che vedono entrare in cassa almeno 25/30 milioni dall’Uefa. L’INTRATTENIMENTO Interessante anche il portafoglio della Lindsell Train che investe il 48,5% del proprio capitale nel Regno Unito, 22% in Giappone, il 12,8% negli Usa, il 12,4% fuori dall’Europa e solo il 4,3 nel nostro continente. Fra i settori favoriti c’è quello delle bevande, ma il terzo pacchetto azionario del fondo è rappresentato dalla Nintendo, il colosso nipponico dei videogames e dell’intrattenimento. Investimento, quest’ultimo, in linea con quella nella Juventus. IL RATING Incoraggiante per la Juventus è invece il fatto che il fondo abbia un rating da tripla AAA e che negli ultimi tempi abbia fatto registrare degli indici quasi sempre superiori alla media. Come dire: le scommesse della Lindsell Train sembrano buone e la Juventus è diventata una di queste. Quando lo sia diventata è difficile stabilirlo, la Consob deve dare notizia di chi acquisisce più del 2% di una società quotata, ma non è chiamata a fornire altri dettagli. Sembra però probabile che la Lindsell Train abbia agito nel momento in cui le azioni inoptate dell’aumento di capitale sono state offerte al mercato: in quel momento, infatti, è passato di mano il 6,3%. Fino a ieri non era noto chi avesse acquisito quelle azioni (per l’esattezza si trattava di 15.944.108 diritti che hanno originato la sottoscrizione di 63.776.432 azioni). Ora sappiamo che una parte le hanno acquistate gli inglesi. ALTRE PASSIONI Inglesi che, per la cronaca, non sembrano appassionati di calcio. uno dei due cofondatori principali, Michael Lindsell , infatti è appassionato di tennis e rugby. Come dire: più di Conte ha potuto Andrea Agnelli (che per altro ha, a sua volta, molti investimenti nella City e sul mercato immobiliare di Londra) e il progetto dello Juventus Stadium che differenzia i bianconeri anche a livello finanziario. L’INTERROGATIVO A questo punto la composizione dell’azionariato della Juventus è da riscrivere un questo modo: il 63,8% appartiene alla Exor, la finanziaria di casa Agnelli, il 2,2% è della Lindsell Train, il resto (ovvero 30%) è flottante sul mercato. Resta da scoprire se gli inglesi potranno diventare con il tempo un socio importante per casa Agnelli o se il fondo britannico ha semplicemente diversificato il portafoglio con un investimento risibile e potenzialmente remunerativo. -
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L’inchiesta Il tifo violento e i rapporti con la società: il presidente del Napoli convocato in Procura Rapine e bagarini, De Laurentiis dal pm L’audizione alla vigilia della partita con il Chievo: colloquio durato due ore di LEANDRO DEL GAUDIO (IL MATTINO 14-02-2012) Il rapporto con il tifo organizzato, la presenza di frange violente di tifosi dentro e fuori gli spalti. Poi: il fenomeno del bagarinaggio, la gestione degli steward, i biglietti omaggio, gadget e trasferte. E non è tutto: in ballo ci sono anche gli interessi economici in vista della Champions (martedì al San Paolo è atteso il tutto esaurito per il Chelsea), un club cresciuto in termini di fatturato e che ha sempre tenuto a distanza ambienti del tifo organizzato ritenuti sospetti. È lo scenario che ha spinto ieri mattina la Procura di Napoli a convocare Aurelio De Laurentiis come persona informata dei fatti. Tecnicamente si tratta di una «sit» - un verbale di sommarie informazione - nel corso di uno dei fascicoli aperti dal pool reati da stadio guidato dal procuratore aggiunto Gianni Melillo. Un paio di ore, tanto è durato l’interrogatorio in Procura del presidente del Napoli. Appuntamento dopo le dieci, De Laurentiis sfoggia un sorriso sereno quando lascia il palazzo del Centro direzionale. Ma ad ascoltare il patron azzurro, l’aggiunto Melillo non era solo. Accanto a lui, anche il pm Antonello Ardituro, titolare delle indagini sui petardi lanciati durante la partita di B Napoli-Frosinone, quella del tentativo di mettere sotto scacco il club azzurro da parte di una certa tifoseria organizzata. Uno scenario che potrebbe riproporsi oggi in forme diverse, visto anche il volume di affari movimentati da una compagine societaria in crescita. Da allora - da quel Napoli-Frosinone del 2007 - ci sono stati arresti e sequestri, un distacco netto rispetto a violenti e trame organizzate, anche se alcuni eventi consumati negli ultimi mesi hanno inevitabilmente acceso i riflettori sul pianeta Napoli, su ipotesi di pressioni nei confronti di esponenti della società azzurra. Calciatori derubati, strane aggressioni a manager e parenti di giocatori, piccoli episodi predatori che hanno fatto registrare numeri significativi in poche settimane. Una indagine, tante facce. Tante storie che finiscono nello stesso fascicolo: furti, rapine o episodi di danneggiamento, c’è una regìa? Negli ultimi tempi, la società ha subìto richieste da parte della «piazza»? C’è un clima di intimidazione attorno al club azzurro? Scenario poco fluido, difficile ricostruire la storia dei rapporti tra il Napoli e alcune frange del tifo organizzato. Cinque anni fa, dopo il lancio dei petardi durante Napoli-Frosinone, De Laurentiis non ebbe alcuna esitazione a denunciare, a fornire un contributo decisivo per bloccare sul nascere un tentativo di estorsione nei confronti del Napoli. Oggi come allora, c’è un clima di massima attenzione attorno al Napoli. Non è impossibile che in questi mesi siano stati avvertiti momenti di fibrillazione, segnali che potrebbero non essere passati inosservati. Probabile che qualcuno ci abbia provato, che abbia lanciato messaggi a scopo intimidatorio nei confronti del club, vedendosi comunque serrare le porte in faccia. Indagine su più livelli, dai problemi ambientali si passa a ragionare con De Laurentiis sui rapporti con il Comune, sulla convenzione che lega Palazzo San Giacomo e club azzurro in merito all’utilizzo dello stesso stadio di Fuorigrotta. E non è tutto. Interrogatorio esplorativo, sono tanti i punti da mettere a fuoco dal pool che lavora sui reati da stadio, su quanto può accadere in una zona come il San Paolo. È così che con il presidente si ragiona anche di calcio scommesse. Poche domande, nel corso del fascicolo che batte l’ipotesi di combine consumate nel campionato dello scorso anno. Ci sono delle telefonate intercettate e un clima che si è fatto improvvisamente pesante attorno al Napoli, forse anche per colpa di chi ha provato a mettere le mani sul miracolo economico del club azzurro. -
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Ghost Dog ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
SERIE A IL CASO Lega, la lettera c'è «Beretta lasci» Gli 8 club ribelli: «Serve un presidente a tempo pieno». Assemblea la prossima settimana di MARCO IARIA (GaSport 14-02-2012) E la lettera, alla fine, arrivò. Ieri pomeriggio gli otto club ribelli della Serie A — Inter, Palermo, Cagliari, Bologna, Siena, Novara, Cesena e Lecce — hanno fatto recapitare al presidente di Lega Maurizio Beretta una missiva con la quale gli chiedono di convocare un'assemblea con il seguente ordine del giorno: formalizzazione delle sue dimissioni ed elezione di un nuovo presidente. Otto club, cioè i due quinti delle società di A, è il numero necessario per poter avanzare una simile richiesta. Pertanto, oggi Beretta convocherà senza indugio il consesso cercando di trovare la data più compatibile con un calendario agonistico intasatissimo, tra campionato e Champions. Considerato il preavviso di 7 giorni, l'assemblea dovrebbe tenersi tra il martedì e il mercoledì della prossima settimana. Tempo pieno Ma cosa dice la lettera? I toni sono garbati. I rivoltosi riconoscono il contributo «prezioso» di Beretta, a capo della Lega dall'agosto del 2009, ricordando la firma dell'accordo collettivo, la vendita dei diritti tv 2012-15, le relazioni istituzionali. «È arrivato però il momento di scegliere una nuova guida. La nostra associazione — è il contenuto della missiva — ha bisogno di un presidente che possa dedicare tutte le sue energie e tutto il suo tempo al servizio e nell'interesse della Lega». Lo scorso marzo Beretta accettò l'incarico di responsabile della struttura Identity and Communications di UniCredit annunciando che avrebbe rimesso il suo mandato da presidente di Lega nelle mani dell'assemblea. È trascorso quasi un anno e Beretta continua a conservare il doppio incarico, visto il silenzio-assenso della maggioranza dei club. Nel frattempo, però, è montato un risentimento via via crescente da parte di alcuni. A turno Paolillo (Inter), De Laurentiis (Napoli), Zamparini (Palermo), Cellino (Cagliari) gli hanno chiesto di lasciare, fino al documento ufficiale di ieri. In assenza di dimissioni sul tavolo (e non semplicemente annunciate), servono però 14 voti per revocare il mandato del presidente, che scade a fine stagione. Obiettivo difficile, vista la contrarietà di una bella fetta della A: Juventus, Milan, Napoli, Roma e Udinese sono consapevoli che il problema della Lega non sia Beretta ma la governance ingessata; Lazio, Genoa, Parma, Catania difendono strenuamente l'attuale numero uno. Avvocati L'assemblea della prossima settimana, comunque, rischia di trasformarsi in una sfida all'O.K. Corral, con gli avvocati in prima linea. I dissidenti avrebbero potuto chiedere di mettere all'ordine del giorno la revoca di Beretta, unico atto (assieme all'elezione) contemplato dallo statuto su cui si possa esprimere un voto sulla persona. E invece reclamano la formalizzazione delle sue dimissioni. Insomma, un modo per farlo uscire allo scoperto. Come spiega un dirigente delle otto: «Le ha sempre annunciate verbalmente ma mai messe per iscritto. Basta con questo equivoco. A quel punto sarà l'assemblea, nel caso, a respingerle con uno scenario ribaltato: servirebbero 14 voti per salvarlo». Scenario, appunto, non previsto dal regolamento, visto che le dimissioni sarebbero immediatamente esecutive: materia bollente per i legali. Beretta, comunque, ha già detto che non ha alcuna intenzione di aprire una crisi al buio: «Non avrebbe senso dimettermi se l'assemblea, nella sua maggioranza, non me lo chiedesse trovando la convergenza sul nome del sostituto». -
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CITAZIONE O OFFESA? Lite Moggi-Baldini nuovo round a Napoli L’ex dg della Juve venne condannato in primo grado per ingiurie al rivale durante il processo Gea. Ora è Moggi a portare in tribunale Baldini, che lo ha definito: «Uomo senza qualità» di ALVARO MORETTI (Tuttosport 14-02-2012) ROMA. Galeotta fu la citazione letteraria: oggi in aula a Napoli, davanti al giudice di pace, Schiano , un altro round del combattimento corpo a corpo tra Luciano Moggi e Franco Baldini . Il giudice napoletano dovrebbe provare a trovare una composizione alla denuncia per ingiurie che l’ex dg della Juve ha presentato per le frasi pronunciate durante la testimonianza del 1 ottobre 2010 al processo di Calciopoli. Un pomeriggio di grande tensione, quello: Moggi, a sua volta denunciato e condannato in primo grado per minacce per uno scontro verbale al processo Gea, s’è sentito ingiuriato per essere stato definito «uomo senza qualità» (con citazione letteraria del capolavoro incompiuto di Robert Musil , sostiene la difesa di Baldini) davanti alla Corte di Napoli. Mancherà il confronto diretto, previsto per il tentativo di composizione della lite: Baldini ieri sera era a Siena, Moggi invece ci sarà. E vorrà dire la sua, come faranno gli avvocati Prioreschi per Lucianone e Mario Stagliano (ex vice capo dell’Ufficio Indagini Figc) difensore del direttore generale della Roma. Oggi il giudice Schiano, esaurito il tentativo di composizione, deciderà gli elementi di prova per questa ennesima querelle. Meno tensione, oggi, in aula davanti al giudice di pace rispetto a quel tesissimo 1 ottobre: con gli avvocati ad incalzare l’allora general manager della nazionale inglese sui rapporti stretti con l’investigatore Auricchio , sunteggiati nella sentenza dalla Casoria considerando «svilita» la genuinità dei discorsi fatti da Baldini al maggiore dei carabinieri che indagava. Poi quel «uomo senza qualità» e Moggi che si alza di scatto dal posto, trattenuto dagli avvocati e con la Casoria che ammonisce il teste. Altri tempi? Mica tanto. -
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Editoria Crescono del 16% le attività digitali. Il margine operativo migliora a 188,6 milioni Ricavi Rcs a 2 miliardi Nuovi interventi sui costi Sulle attività spagnole svalutazione di 300 milioni di SERGIO BOCCONI (CorSera 14-02-2012) MILANO — La svalutazione delle attività spagnole avrà un impatto sul consolidato pari a circa 300 milioni. Lo ha stabilito ieri in via preliminare il consiglio di Rcs Mediagroup, editore del Corriere della Sera, in una riunione durata circa tre ore. L'impairment test sul gruppo Unidad editorial, preliminare e da finalizzare quindi in sede di bilancio, era atteso in relazione soprattutto al possibile impatto su conti e patrimonio. La nota diffusa al termine del consiglio sottolinea in modo implicito che l'intervento non rende necessario il ricorso a un aumento di capitale: «La svalutazione, quanto al bilancio della capogruppo, comporterà effetti che si rifletteranno in parte nell'esercizio 2011 (a conto economico) e in maggioranza su quello 2012 (a patrimonio netto). Il patrimonio netto post fusione di Rcs quotidiani e di altre controllate in Rcs MediaGroup (a decorrere dall'inizio di quest'anno) recepirà anche il risultato del 2011 e i disavanzi derivanti dalla fusione stessa. Si prevede allo stato che tale patrimonio si attesti a circa 700 milioni, a fronte di un capitale sociale di 762 milioni», ai quali vanno aggiunti riserve per 400. Il consiglio presieduto da Piergaetano Marchetti, ha quindi esaminato gli altri dati preliminari. I ricavi del gruppo guidato da Antonello Perricone si attestano a quota 2,07 miliardi, con una flessione del 2,7%. Manca in questa fase di esame preliminare lo split dettagliato dei conti in relazione a settore e area geografica, però va ricordato che secondo i recenti dati Audipress nell'ultimo trimestre 2011 il Corriere della Sera ha aumentato ancora i lettori del 4,8% e la giornalaccio rosa dello Sport dell'8%. La nota sottolinea poi la crescita delle attività digitali (che non comprendono Dada e tv): il fatturato ha superato i 121 milioni con un incremento del 16%. Il calo dei ricavi, si legge sempre nel comunicato diffuso dopo il consiglio, è perciò «attribuibile principalmente alla contrazione registrata da Unidad editorial, cui si aggiungono in misura minore la flessione dei ricavi pubblicitari netti». Migliora poi di 2,6 milioni portandosi a quota 188,6 il margine operativo pre oneri e proventi non ricorrenti, mentre quello post (cioè dopo i 21 milioni di oneri netti principalmente attribuibili a interventi «nell'ambito delle risorse umane» passa da 186 a 167,5 milioni. Infine, diminuisce di 33 milioni l'indebitamento, che si attesta a 938. Il consiglio ha poi preso in esame le previsioni sul piano triennale 2011-2013. La crisi economica non consentirà di raggiungere gli obiettivi per quanto riguarda i ricavi, «alla luce anche dei risultati attesi per Unidad editorial nei prossimi due anni, significativamente inferiori rispetto a quanto indicato» nel business plan. Perciò il gruppo Rcs, anche per contenere effetti negativi sul margine operativo, svilupperà ulteriori azioni rivolte all'aumento di efficienza, «salvaguardando sempre la qualità e l'autorevolezza dei brand». Infine, il gruppo intende continuare a ridurre l'indebitamento anche al netto di «eventuali operazioni straordinarie». Sul mercato si parla da tempo di manifestazioni di interesse per la francese Flammarion. Ma dal consiglio di ieri non risultano novità sulle possibili cessioni ___ Rcs ammette il buco spagnolo ma rinvia la resa dei conti L’EDITRICE DEL “CORRIERE” SVALUTA DI 300 MILIONI LE CONTROLLATE IBERICHE. PER ORA NON SERVE L’AUMENTO DI CAPITALE di GIOVANNA LANTINI (il Fatto Quotidiano 14-02-2012) Lo status quo è salvo. Almeno per il momento. Il consiglio di amministrazione di Rcs prende infatti tempo sull’affaire spagnolo che per ora costerà all’editrice del Corriere della Sera “soltanto” una svalutazione da 300 milioni di euro. E con effetti spalmati su due anni, il 2011 e il 2012, che rimandano così all’andamento del futuro il tema della ricapitalizzazione del gruppo editoriale controllato da un patto di sindacato dove siedono tra gli altri Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Fiat, Pirelli (Tronchetti Provera), Italmobiliare (Pesenti) e Dorint (Della Valle). Senza contare le quote di Fondiaria Sai ed Edison in procinto di cambiare proprietà e il socio di peso fuori dal patto, Giuseppe Rotelli. Per i quali, con la quadratura del cerchio sulla svalutazione spagnola, si profila appunto il mantenimento degli equilibri attuali. NELLA NOTA diffusa ieri, infatti, Rcs ha precisato che la svalutazione degli asset spagnoli “quanto al bilancio separato di Rcs MediaGroup spa, comporterà effetti che si rifletteranno in parte sull’esercizio 2011 (a conto economico) e in maggioranza sull’esercizio 2012 (a patrimonio netto). Il patrimonio netto post fusione in Rcs MediaGroup spa di Rcs Quotidiani e di altre nove società controllate (a decorrere dal primo gennaio 2012) recepirà altresì, in particolare, il risultato dell’esercizio 2011 e, successivamente, i disavanzi derivanti dalla fusione medesima. Si prevede, allo stato, che tale patrimonio netto si attesti a circa 700 milioni (a fronte di un capitale sociale di 762 milioni)”. Un rapporto, quest’ultimo, che benché poco brillante, non rende necessaria per il momento una ricapitalizzazione. Il futuro, però, non sembra molto roseo se dalla casa editrice si precisa che l’andamento della controllata spagnola Unidad Editorial e le relative proiezioni per i prossimi due anni, “significativamente inferiori” alle precedenti previsioni, non garantiranno il raggiungimento degli obiettivi di fatturato previsti dal piano industriale al 2013. TANTO CHE PER NON modificare anche le attese sui margini e, quindi, sui risultati finali, Rcs “implementerà ulteriori azioni di efficientamento al fine di contenere parzialmente i suddetti effetti negativi”. Ovvero si prevedono nuovi e corposi tagli. Non solo. La società prevede anche che “si continuerà a perseguire il trend di riduzione dell’indebitamento finanziario netto, anche a prescindere da eventuali operazioni straordinarie”. Locuzione, quest’ultima, che lascia il campo molto aperto: si va dalle cessioni di partecipate, di rami d’azienda o di proprietà immobiliari come ventilato nei giorni scorsi, alle ristrutturazioni e/o ricapitalizzazioni di controllate. Come la stessa Unidad Editorial che aveva chiuso il 2010 con un rosso di 19,45 milioni portando il saldo delle perdite del triennio 2008-2010 a 83,55 milioni e per i primi nove mesi del 2011 aveva realizzato un margine di poco più di 2 milioni. Quanto alle cessioni, della Francese Flammarion e/o dell’immobile milanese di via Solferino, per ora nessun “aggiornamento rilevante”, sottolinea la società tenendo ancora in sospeso i sindacati in agitazione per il trasloco che comporterebbe la vendita della storica sede milanese. È probabile, del resto, che di tutte queste delicate questioni se ne occuperà il nuovo consiglio di amministrazione che verrà nominato in aprile e per il quale i giochi sono ancora aperti. Chiusi, invece, i conti preliminari del 2011, che hanno evidenziato ricavi in calo di 56,8 milioni sul 2010 a 2,075 miliardi, “principalmente” per la contrazione in Spagna, e un margine operativo lordo dimagrito di 18,5 milioni a 167,5 milioni, mentre l'indebitamento finanziario netto è calato di 33 milioni a 938 milioni. ___ Editoria. Fatturato a 2.075 milioni Ricavi Rcs in calo, interventi sui costi di SIMONE FILIPPETTI (Il Sole 24 ORE 14-02-2012) La tegola Spagna cade sui conti Rcs. Dai dati preliminari di bilancio della casa editrice che pubblica il Corriere della Sera, il numero più eclatante è la svalutazione di Unidad Editorial, la controllata iberica che pubblica il quotidiano El Mundo e lo sportivo Marca. Un costo di 300 milioni di euro che sono quasi due volte il Mol del gruppo: l'impatto sul bilancio, a livello di capogruppo, avrà effetti sull'esercizio 2011, per la parte di conto economico, e perlopiù sul 2012 (a patrimonio netto). Per quanto riguarda il bilancio, comunicato solo fino al livello del Mol senza indicazioni sul risultato netto, i ricavi consolidati, a perimetro omogeneo, si sono attestati a 2,07 miliardi, in calo di 56,8 milioni rispetto al 2010. Il calo è colpa proprio di Unidad Editorial, a cui poi si sono aggiunti, in minore misura, la contrazione dei ricavi pubblicitari netti e una diversa pianificazione editoriale dei prodotti collaterali. Vanno bene, invece, le attività digitali che sono in crescita del 16% rispetto al 2010, superando i 121 milioni. La tenuta sui costi e il piano di tagli hanno permesso di tenere la barra sulla redditività: il Mol escludendo oneri finanziari e a perimetro omogeneo, è rimasto pressochè stabile a 188 milioni (in miglioramento di 2,6 milioni rispetto al 2010). Al netto di oneri non ricorrenti, 21,1 milioni legati a costi di tagli del personale e investimenti di business, il Mol scende a 167,5 milioni (186 milioni nel 2010). L'indebitamento netto registra un lieve calo di 33 milioni e si attesta a circa 938 milioni. Il calo dei ricavi, ha informato la società, non garantirà il raggiungimento del piano triennale: il gruppo adotterà ulteriori azioni di contenimento dei costi. ___ Unidad editorial pesa sui conti del gruppo che così non centrerà gli obiettivi del piano Rcs svaluta la Spagna e taglia ancora Il write-off della controllata non supererà i 300 milioni e impatterà sul conto economico del 2011 e sul patrimonio netto di quest'anno ma non obbligherà i soci all'aumento di capitale. Nuovi interventi sui costi di ANDREA MONTANARI (MILANO FINANZA 14-02-2012) La Spagna è una grana meno seria del previsto per Rcs Mediagroup. Almeno in termini finanziari e patrimoniali. Perché, come è emerso dalle valutazioni fatte dai consulenti Mediobanca (primo azionista della casa editrice) e Deloitte sugli impairment test della controllata Unidad Editorial, l'impatto sarà notevolmente inferiore a quello previsto. Come anticipato l'8 febbraio da MF-Milano Finanza, il write-off sarà contenuto «nell'ordine di circa 300 milioni», si legge nel comunicato diffuso ieri dalla società dopo l'approvazione dei risultati preliminari consolidati del 2011. Una svalutazione che «comporterà effetti che si rifletteranno, in parte, sul conto economico del 2011 e, in maggioranza, sul patrimonio netto dell'esercizio 2012». Il patrimonio netto, comunque, resta solido anche dopo questa revisione perché a fine 2011, in seguito alla fusione per incorporazione di una serie di controllate, si sarebbe attestato a quasi 700 milioni. In questo modo, la società presieduta da Piergaetano Marchetti e guidata dall'amministratore delegato Antonello Perricone, non dovrà procedere ad alcun aumento di capitale e potrà riflettere con calma sulla cessione di asset quali la francese Flammarion o gli immobili di Via San Marco. La decisione sulla dismissione degli asset verrà tuttavia presa dal nuovo cda che entrerà in carica a fine aprile e del quale potrebbero essere esclusi Marchetti e Perricone. Intanto ieri il board ha approvato i conti del 2011 forti di ricavi per 2,075 miliardi (-2,7%), di cui 121,3 milioni derivanti dalle attività digitali (+16%), un ebitda post oneri ricorrenti di 167,5 milioni (-10%) e un debito di 938 milioni, in miglioramento di 33 milioni rispetto al 2010. «Tenuto conto del perdurare della grave crisi economica, della conseguente contrazione dei ricavi pubblicitari e del permanere dell'incertezza sulle prospettive economiche, il gruppo ha posto in essere rilevanti interventi di contenimento dei costi che hanno consentito di mantenere nel 2011 un ebitda operativo sostanzialmente in linea con le previsioni del piano industriale». Stime sulle quali in termini di fatturato consolidato peseranno «nei prossimi due anni i risultati di Unidad Editorial, significativamente inferiori alla attese». Ecco perché nei prossimi mesi verrà trasferito in Spagna Alessandro Bompieri, oggi in Rcs Libri. -
14 02 2012 Quando l’Airone non è Passera Per una sera avrei voluto essere zambiano, festeggiare e congratularmi con uno sceneggiatore divino. Nel 1993 nei pressi di Libreville, in Gabon, cade l’aereo con la Nazionale dello Zambia, destinata probabilmente a far buona figura in Coppa d’Africa. Nel 2012, ier l’altro, per la prima volta la Coppa d’Africa viene vinta dallo Zambia, a sorpresa, a spese della Costa d’Avorio ben altrimenti famosa fosse anche solo per Drogba. Dove? A Libreville. E la vince ai rigori, dopo che il summenzionato eroe eponimo ivoriano aveva sbagliato un penalty durante i tempi regolamentari, e nessuno aveva segnato neppure in quelli supplementari in un match teso e scadente come capita assai spesso in circostanze del genere. E non bastano i 5 per parte di prammatica: tra errori e sospiri, disperazione ed enfasi se ne tirano altri. Saranno 15 in totale, con lo Zambia campione: e sì, ci sarebbe da essere zambiani per una notte, anche perché un Paese giovanissimo forse celebra i simboli e vi si immedesima con un altro animismo, come se fosse un sogno e quindi più vero del vero. PER TROVARE qualche faccenda di cuore qui da noi in una domenica in saldo di partite causa “blizzard” (chi sa se ancora oggi si trovano presidenti di A che chiedano di acquistarlo come accadeva un tempo per “l’amalgama” preteso dagli allenatori?), bisogna fare capolino al Meazza e poi allo stadio di Bergamo. Sulla ruota di Milano esce il Novara con il suo airone, che non è Passera bensì Caracciolo, così che chi ha puntato sull’ultima in classifica possa riscaldarsi le manine infreddolite... Mondonico festeggia la sua praticità e la sua voglia di vivere messa a dura prova in questi ultimi anni da un malaccio, dispone la squadra a coprire almeno metà campo e qualche folata in più, aspetta l’Inter come a dire “se segnate bene, altrimenti è comunque zero a zero”, che non sarà einsteiniano ma funziona. Se poi l’Inter non è cattivissima, è sfortunata, non raccatta rigori di cui uno almeno sacrosanto, allora c’è spazio per Caracciolo e finisce come è finita. Sono certo che sul piano della carica agonistica l’emotività esistenziale del “Mondo” sarà stata un notevole propellente, quasi da cuore a cuori, presumo però che anche l’impegno del presidente del Novara alla vigilia, cioè “se vi salvate vi do un milione in più da dividervi”, non sia dispiaciuto del tutto alla ciurma. A VOLERLO leggere metaforicamente (quindi senza associazioni improprie di nomi e circostanze), si può pensare a un “giocate di più e scommettete di meno”, oppure “correte e vi sarà dato” o altri moniti simili. Non sarebbe male se potessimo ricominciare a vedere le partite “come se fossero vere” , specie in un momento in cui l’autenticità del tutto fa acqua o neve. Vedete, come per Calciopoli su Scommettopoli verifico le mie tesi sul campo. Delle notizie. E nero su bianco. Quando scoppiò l’ultimo bubbone, nell’estate scorsa, da un lato me la presi con la giustizia sportiva insabbiatrice, dall’altro paventai che la Procura di Cremona avesse ragione lasciando filtrare che il bubbone era in realtà una pestilenza da serie A. Come sia andata nei mesi successivi e nel silenzio mediatico per non “bruttare il brand pallonaro”, lo sapete. Poi sempre qui, su queste colonne, sono tornato alla carica dicendo che forse l’unico motivo per cui sarebbe stata tenuta “bassa” tutta questa vicenda, poteva essere che l’Italia di Monti non si può permettere la deriva dell’arma di distrazione di massa più efficace. Staremo a vedere. E sempre per offrire materiale di esame e di confronto con i fatti, magari facendo uno sforzo per capire prima che arrivino i verbali nel merito, qui esterno ancora. Vi pare possibile che in questo scandalo c’entrino gli scommettitori, i “truccatori” cioè i giocatori coinvolti, i faccendieri del ramo e non i club? Intendo nessun club? Perché coi giocatori la giustizia sportiva può anche “scherzare”, ma un eventuale coinvolgimento di qualche club sarebbe funesto per il sistema. Dunque c’è qualcuno che vuole sapere un po’ più di verità, o faremo come nell’altro caso? Tutto ciò mi riporta allo stadio di Bergamo, lasciato in sospeso. Trovo tracce di grande passione applicata nel ricordare da 15 anni ogni 12 febbraio la morte di un ragazzo delle giovanili dell’Atalanta, perito in un incidente stradale con la sua ragazza: è qualcosa che ha un filo rosso con lo Zambia, la stessa Libreville della tragedia e del trionfo, la vittoria che sublimina la memoria ecc. Come, rovesciando la clessidra, ci troviamo allo striscione orobico (non è una parolaccia, si dice così da sempre) che dice a Doni e alle sue magagne scommettitrici “Cristiano, ******!”. Sempre di passione, anche se tradita, si tratta. Nel frattempo l’Udinese gioca bene quasi come contro la Juventus, prima di Natale, e nessuno si giocherebbe un nichelino su un Milan orfano di Ibra e decisamente sottotono anche se ha il complesso di giocatori migliore in circolazione: poco ritmo, una pericolosità da prefisso telefonico, lentezza in difesa contro un uomo solo, anche se geniale, tal Totò. Poi all’Udinese gira tutto storto, perde Isla per l’intiera stagione, esce Di Natale scazonte e invece di difendere aspettando si butta avanti. Morale: il giovane egiziano dalla capigliatura scolpita prima crea confusione favorendo Maxi Lopez e poi fa un gol meraviglioso per coefficiente di difficoltà. Nove volte su dieci quel pallone anche i bravi lo tirano in cielo. Così la Juve non si annoierà, si preoccuperà perché per la proprietà transitiva il Milan fa più punti, cioè perde e vince e loro pareggiano, si disporrà al campionato a rate per i recuperi che ha sostituito il torneo-spezzatino dispiegato per la tv. Ma che importa, stasera sono zambiano...
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Beha: “Maltempo in testa alla classifica e il cuore di Mondo” di OLIVIERO BEHA (il Fatto Quotidiano.it 13-02-2012) Dopo il campionato spezzatino, col maltempo arriva il campionato a rate. Le televisioni infatti avevano indotto la federazione a spalmare le partite durante l’arco della settimana (per monetizzare i diritti). Ora gelo e neve stravolgono il calendario. Si gioca quando il tempo lo permette, con buona pace dello show televisivo. Intanto il Novara, ultimo in campionato, batte la corazzata Inter. Ai nerazzurri è andato tutto storto. Mondonico ha rispolverato il catenaccio, ritrovato un buon Coracciolo, e il Novara ha ripreso quota. Sarà per i premi milionari promessi dal presidente in caso di salvezza. Il Milan vince a Udine. Friuliani padroni del campo fino a un quarto d’ora dalla fine. Poi hanno mollato, e la squadra di Allegri ne ha approfittato. Già domani i rossoneri tornano in campo contro l’Arsenal per la Champions League. Mercoledì, invece, arriverà un altro verdetto: il governo di Mario Monti darà l’assenso per la candidatura di Roma alle olimpiadi del 2020? -
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CODICE DI COMPORTAMENTO SPORTIVO Approvato dal Consiglio Nazionale del CONIdel 2 febbraio 2012 CODICE DI COMPORTAMENTO SPORTIVO Principi fondamentali Premessa Il presente Codice di comportamento sportivo specifica i doveri fondamentali, inderogabili e obbligatori, di lealtà, correttezza e probità previsti e sanzionati dagli Statuti e dai regolamenti del CONI, delle Federazioni sportive nazionali, ivi compresi quelli degli organismi rappresentativi delle società, delle Discipline sportive associate, degli Enti di promozione sportiva e delle Associazioni benemerite. I tesserati alle Federazioni sportive nazionali, alle Discipline sportive associate, agli Enti di promozione sportiva e alle Associazioni benemerite, in qualità di atleti, tecnici, dirigenti, ufficiali di gara, e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo, in eventuali altre qualifiche diverse da quelle predette, comprese quelle di socio cui è riferibile direttamente o indirettamente il controllo delle società sportive, sono tenuti all'osservanza del Codice e la loro violazione costituisce grave inadempimento meritevole di adeguate sanzioni. L'ignoranza del Codice non può essere invocata a nessun effetto. Il Garante del Codice di comportamento sportivo, istituito presso il CONI, adotta istruzioni, vigila sulla corretta attuazione del Codice e segnala ai competenti organi degli Enti di appartenenza i casi di sospetta violazione, ai fini del conseguente giudizio disciplinare, fermi restando i poteri di controllo del Coni. 1. Osservanza della disciplina sportiva I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo sono obbligati all'osservanza delle norme statutarie, regolamentari e sulla giustizia, nonché delle altre misure e decisioni adottate dal CONI e dall'Ente di appartenenza, ivi compreso il presente Codice. Essi sono tenuti ad adire previamente agli strumenti di tutela previsti dai rispettivi ordinamenti. Gli organi competenti adottano le misure dirette a facilitare la conoscenza e il rispetto della normativa vigente. Le società, le associazioni e gli altri Enti dell'ordinamento sportivo rispondono dei comportamenti adottati in funzione dei loro interessi, da parte dei propri tesserati, dirigenti o soci e devono adottare codici organizzativi idonei alla prevenzione degli illeciti. 2. Principio di lealtà I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono comportarsi secondo i principi di lealtà e correttezza in ogni funzione, prestazione o rapporto comunque riferibile all'attività sportiva. I tesserati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo cooperano attivamente alla ordinata e civile convivenza sportiva. 3. Divieto di alterazione dei risultati sportivi E' fatto divieto ai tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo di compiere, con qualsiasi mezzo, atti diretti ad alterare artificiosamente lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un indebito vantaggio nelle competizioni sportive. 4. Divieto di doping e di altre forme di nocumento della salute E' fatto divieto ai tesserati, gli affiliati e agli altri soggetti dell'ordinamento sportivo di tenere comportamenti comunque in violazione o in contrasto con la disciplina antidoping in vigore. I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono astenersi da qualsiasi altra condotta atta a recare pregiudizio alla salute dell'atleta. 5. Principio di non violenza I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono adottare comportamenti o rilasciare dichiarazioni che in qualunque modo determinino o incitino alla violenza o ne costituiscano apologia. I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono astenersi da qualsiasi condotta suscettibile di ledere l'integrità fisica e morale dell'avversario nelle gare e nelle competizioni sportive e adottano iniziative positive per sensibilizzare il pubblico delle manifestazioni sportive al rispetto degli atleti, delle squadre e dei relativi sostenitori. 6. Principio di non discriminazione I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono astenersi da qualsiasi comportamento discriminatorio in relazione alla razza, all'origine etnica o territoriale, al sesso, all'età, alla religione, alle opinioni politiche e filosofiche. 7. Divieto di dichiarazioni lesive della reputazione I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione dell'immagine o della dignità personale di altri persone o di organismi operanti nell'ambito dell'ordinamento sportivo. 8. Dovere di riservatezza Salvo il diritto di adire gli organi di vigilanza e giustizia nei casi previsti dall'ordinamento sportivo, i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo sono tenuti a non divulgare informazioni riservate relative a procedimenti in corso prima che gli atti e i provvedimenti finali siano formalizzati e pubblicizzati. I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono fornire a terzi informazioni riservate relative all'Ente di appartenenza o da questi detenute. 9. Principio di imparzialità I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono operare con imparzialità ed evitare disparità di trattamento nei confronti dei soggetti con cui hanno rapporti in funzione dell'attività che svolgono nell'ambito sportivo. Al di fuori di rapporti contrattuali leciti e trasparenti, i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non chiedono né accettano, per sé o per altri, somme di denaro, regali o altri benefici, qualora essi accedano il modico valore e siano offerti in connessione con lo svolgimento dell'attività in ambito sportivo. 10. Prevenzione dei conflitti di interessi I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo sono tenuti a prevenire situazioni, anche solo apparenti, di conflitto con l'interesse sportivo, in cui vengano coinvolti interessi personali o di persone ad essi collegate. E' fatto divieto ai tesserati e agli altri soggetti dell'ordinamento sportivo di effettuare scommesse, direttamente o per interposta persona, aventi ad oggetto i risultati relativi a competizioni alle quali si partecipi o alle quali si abbia diretto interesse. 11. Tutela dell’onorabilità degli organismi sportivi Ferma restando la previsione di cui all’art. 5, comma 3, lett. b) e c), dello Statuto del CONI, al fine di tutelare l’onorabilità e l’autorevolezza degli organismi centrali e territoriali del CONI, nonché degli organismi delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate, degli Enti di promozione sportiva e delle Associazioni benemerite, ivi compresi anche gli organismi rappresentativi delle società, sono automaticamente sospesi in via cautelare i componenti che sono stati condannati, ancorché con sentenza non definitiva, per i delitti indicati nell’allegato “A” o che sono stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza personale. La sospensione permane sino alla successiva sentenza assolutoria o alla conclusione del procedimento penale o alla scadenza o revoca delle misure di prevenzione o di sicurezza personale. 12. Dovere di collaborazione I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo sono tenuti a collaborare con il Garante del Codice di comportamento sportivo e con gli organi di giustizia endoassociativi ai fini della corretta applicazione della normativa vigente. A tal fine, essi sono tenuti a comunicare agli uffici competenti dell'Ente di appartenenza ogni provvedimento di autorità giudiziarie o sportive di cui siano destinatari rilevante ai fini dell’applicazione del presente Codice e a fornire ai medesimi tutte le informazioni relative e le integrazioni richieste. Disposizione finale Le Federazioni sportive nazionali, ivi compresi gli eventuali organismi rappresentativi delle società, le Discipline sportive associate, gli Enti di promozione sportiva e le Associazioni benemerite integrano, con proprie disposizioni, le modalità e gli ambiti di attuazione del presente Codice con riferimento ad altre fattispecie particolarmente rilevanti in relazione al proprio specifico ambito di attività. ALLEGATO “A” - Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestine e tutela alla correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche (legge 13/12/1989, n. 401). - Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping (legge 14/12/2000, n. 376). - Disciplina del fallimento, del concordato preventivo, dell’amministrazione controllata (legge 16/03/1942, n. 267) – Titolo VI – Capo I e II – Reati commessi dal fallito – Reati commessi da persone diverse dal fallito – da art. 216 a art. 235. - Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui (legge 20/02/1958, n. 75). - Delitti contro la personalità individuale (da art. 600 a art. 604 c. p. ). - Delitti contro la libertà personale (da art. 605 a art. 609 decies c. p. ). - Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo internet (legge 6/02/2000, n. 38). - Norme di attuazione dell’art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete (legge 25/01/1982, n. 17). - Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (D. L. vo 6 settembre 2011, n. 159). - Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope (DPR 9/10/1990, n. 309). - Disposizioni penali in materia di società e di consorzi previste dal Codice Civile (Titolo XI – Libro V). - Testo unico delle disposizioni in materia in materia di intermediazione finanziaria (D.L.vo 24 febbraio 1998, n. 58). - Delitti contro la Pubblica Amministrazione di cui agli art. 314, 316, 316bis, 316ter, 317, 318, 319, 320, 321, 322, c.p. - Delitti contro la fede pubblica (da art. 453 a art. 498 c. p. ). - Delitti contro il patrimonio di cui agli art. 628, 629, 630, 640, 640 bis, 644, 646, 648, 648bis, 648ter c.p. - Delitti associativi di cui agli art. 416, 416bis c. p. - Interferenze illecite nella vita privata (615bis, 623bis c. p), installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire conversazioni telefoniche o telegrafiche (617bis, 623bis c. p. ). - Disposizioni penali relative alle armi da guerra e clandestine. La misura cautelare si applica anche ai presenti reati nella ipotesi del tentativo, laddove configurabile, ex art. 56 c.p. LEGENDA ALLEGATO “A” - Interventi nel settore del giuoco e delle scommesse clandestine e tutela alla correttezza nello svolgimento di competizioni agonistiche (legge 13/12/1989, n. 401): “frode sportiva”. - Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping (legge 14/12/2000, n. 376): “doping”. - Disciplina del fallimento, del concordato preventivo, dell’amministrazione controllata (legge 16/03/1942, n. 267) - Titolo VI – Capo I– Reati commessi dal fallito – Capo II - Reati commessi da persone diverse dal fallito, da art. 216 a art. 235: art. 216: “bancarotta fraudolenta”; art. 217: “bancarotta semplice”; art. 218: “ricorso abusivo al credito”; art. 220: “denuncia di creditori inesistenti e altre inosservanze da parte del fallito”; art. 227: “reati dell’institore”; art. 228: “interesse privato del curatore negli atti del fallimento”; art. 229: “accettazione di retribuzione non dovuta”; art. 230: “omessa consegna o deposito di cose del fallimento”; art. 233: “mercato di voto”; art. 234: “esercizio abusivo di attività commerciale”. - Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui (legge 20/02/1958, n. 75). - Delitti contro la personalità individuale (da art. 600 a art. 604 c. p. ): art. 600: “riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù” – art. 600 bis: “prostituzione minorile” – art. 600 ter: “pornografia minorile” – art. 601: “tratta di persone” – art. 603: “plagio”. - Delitti contro la libertà personale (da art. 605 a art. 609 decies c. p. ): art. 605: “sequestro di persona” – art. 609 bis: “violenza sessuale” – art. 609 quater: “atti sessuali con minorenne” – art. 609 quinquies: “corruzione di minorenne”. - Disposizioni in materia di lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo internet (legge 6/02/2000, n. 38). - Norme di attuazione dell’art. 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete (legge 25/01/1982, n. 17). - Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione (D. L. vo 6 settembre 2011, n. 159) - Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope (DPR 9/10/1990, n. 309). - Disposizioni penali in materia di società e di consorzi previste dal Codice Civile (Titolo XI – Libro V). - Testo unico delle disposizioni in materia in materia di intermediazione finanziaria (D. L. vo 24 febbraio 1998, n. 58) - Delitti contro la Pubblica Amministrazione di cui ai seguenti artt. c. p. : art. 314 (“peculato”); art. 316 (“peculato mediante profitto dell’errore altrui”); art. 316 bis (“malversazione a danno dello Stato”); art. 316ter (“indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato”); art. 317 (“concussione”); art. 318 (“corruzione per un atto d’ufficio”); art. 319 (“corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio”); art. 320 (“corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio”); art. 321 (“pene per il corruttore”); art. 322 (“istigazione alla corruzione”) . - Delitti contro la fede pubblica (da art. 453 a art. 498 c.p.): capo I – “Della falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo, da art. 453 a art. 466 c.p.; capo II – “Della falsità in sigilli o strumenti o segni di autentificazione, certificazione o riconoscimento”, da art. 467 a art. 475 c.p.; capo III – “Della falsità in atti” (ad esempio, “falso ideologico”, “falso materiale”), da art. 476 a art. 493bis c.p.; capo IV - “Delle falsità personali” (ad esempio, “sostituzione di persona”, “false dichiarazioni sull'identità o su qualità personali proprie o di altri”, “possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi”, “usurpazione di titoli o di onori”), da art. 494 a art. 498 c. p. - Delitti contro il patrimonio di cui ai seguenti artt. c. p. : art. 628 (“rapina”), art. 629 (“estorsione”), art. 630 (“sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione”); art. 640 (“truffa”); art. 640 bis “(truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”); art. 644 (“usura”), art. 646 (“appropriazione indebita”); art. 648 (“ricettazione”); art. 648bis (riciclaggio); art. 648ter (“impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita”). - Delitti associativi di cui all’art. 416 c.p.: (“associazione per delinquere”) e all’art. 416 bis c. p. (“associazione di tipo mafioso”). - Interferenze illecite nella vita privata (615bis, 623bis c.p), installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire conversazioni telefoniche o telegrafiche (617bis, 623bis c. p. ). - Disposizioni penali relative alle armi da guerra e clandestine. La misura cautelare si applica anche ai presenti reati nella ipotesi del tentativo, laddove configurabile, ex art. 56 c.p. -
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CAMPIONATI TAROCCATI E NON TAROCCATI di ALVARO MORETTI dal blog "Filo spinato" (Tuttosport.com 13-02-2012) Alcune considerazioni sui 29 scudetti. Ma se il campionato 2004-2005 non è stato taroccato dall’operato di Moggi e compagni, colpevoli di tentativi di frode senza alcuna prova di effettivi condizionamenti delle partite, se i sorteggi non sono taroccati, se non ci sono prove sulle ammonizioni a comando, se Paparesta non è stato chiuso nello spogliatoio, perché la Juve ha perso lo scudetto 2004-2005? Dice: ma ci sono le schede… Eh no, le schede nel 2006 nel processo sportivo erano appena un accenno. Lasciamo a Corte d’Appello e Tar decidere sull’assegnazione dello scudetto 2006, cominciamo a fare giustizia a partire dal 2004-2005, riconsegnando al calcio italiano un’intera stagione cancellata. Che di campionati taroccati assai di recente, tra un po’ grazie alle Procure di Cremona e Bari, ne scopriremo diversi. Con riscontri e indagini non tacciabili di parzialità, magari. In ogni caso il calcio senza Belzebù Moggi ci regala una deregulation dei comportamenti dei giocatori e società imbelli e incapaci di contenere i comportamenti di intere torme di propri tesserati in preda al vizio delle scommesse o contigui ad associazioni malavitose. Viste le condanne piovute per il pericolo di ipotesi di tentativo di frode a Napoli, chissà cosa toccherà ai colpevoli di Scommessopoli per frodi vere e perfezionate… -
GIUSTIZIA Tre nomi ancora in corsa per guidare la Procura Per la poltrona lasciata vacante da Lepore è gara al Csm tra Mancuso, Colangelo e Lembo di DARIO DEL PORTO (la Repubblica.it - Napoli 13-02-2012) Partita a tre per la Procura di Napoli. Fra oggi e domani la commissione Incarichi direttivi del Csm potrebbe esaminare la pratica per la guida dell'ufficio inquirente del Centro direzionale. Ma a differenza di quanto accaduto per Roma, dove le correnti hanno proposto all'unanimità il nome di Giuseppe Pignatone, per la poltrona lasciata vacante da Giandomenico Lepore l'intesa appare molto più lontana. La rosa dei candidati, in tutto 22, si è ristretta, nei fatti, ai procuratori di Nola, Paolo Mancuso, Potenza, Giovanni Colangelo e Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo. Il Csm vorrebbe chiudere il primo atto prima di mercoledì, quando la seduta plenaria sarà presieduta dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano In questo momento Mancuso, Colangelo e Lembo, tutti magistrati di altissimo livello e consumata esperienza, sembrano aver messo fuori gioco altri candidati pure autorevoli e accreditati fra i quali il vicario Sandro Pennasilico, che sta dirigendo con mano sicura la Procura da quando, il 14 dicembre scorso, Lepore è andato in pensione, e il procuratore aggiunto Francesco Greco, che coordina il pool Mani pulite. Nessuno dei tre però è riuscito a unire tutte le diverse componenti di Palazzo dei Marescialli. Anzi, non si esclude neppure una spaccatura che potrebbe far arrivare in plenum di tre distinte proposte, una per ciascun candidato. La commissione Incarichi direttivi è presieduta dal "togato" Tommaso Virga, di Magistratura indipendente e composta da Glauco Giostra, "laico" di centrosinistra, dai "togati" Paolo Carfì, del Movimento per la giustizia, Francesco Cassano, di Magistratura democratica, Pina Casella, di Unità per la Costituzione e dal "togato" di centrodestra Bartolomeo Romano. Gli schieramenti di partenza indicano Colangelo sostenuto da Unicost, Mancuso dalle correnti di sinistra e Lembo da Mi e dall'area moderata. La "diplomazia" delle correnti lavora in queste ore per evitare la tripla proposta. Ma almeno in commissione non sembrano esserci i presupposti per un voto unanime, come fu otto anni fa per Lepore. Poche ore, e il quadro sarà più chiaro. Unica incognita il maltempo, che potrebbe far slittare la discussione.
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Quando il calcio confonde la religiosità con la scaramanzia di ALESSANDRO OLIVA dal blog "VIVA LA FIFA" (LINKIESTA 13-02-2012) Della scaramanzia Napoletana credevo di conoscere tutto. Tipo il cornetto rosso, tanto per intenderci. Mi sbagliavo. Ci stanno di mezzo pure santi e affini. Da tempo, nel tunnel dello stadio San Paolo che porta dagli spogliatoi al campo, erano appese al muro 4 immagini sacre. Nell'ordine: Padre Pio, la Madonna dell'Arco, San Gennaro e il Beato Errico. I giocatori si dedicavano al sacro (e privato) rito di baciare le immaginette. Pare portasse bene, nonostante il Napoli non molti anni fa si sia sciroppato due anni di serie C. Improvvisamente, le immagini sono sparite. Apriti cielo. No, non c'è stata nessuna reazione divina (e ci manca solo quella). Ma quella dei tifosi sì. I supporter del Napoli non hanno gradito la sparizione ed hanno protestato. Il tecnico del Napoli, Walter Mazzarri, si è sentito in dovere di spiegare: «Li abbiamo solo spostati nello spogliatoio perché anche gli avversari baciavano i santini e ne traevano beneficio. Ma se ci tenete tanto li rimetteremo lì già stasera». Non è per avercela con Napoli o il Napoli. Parla uno che quando l'Inter vince (pardon: vinceva) indossa quello stesso paio di mutande fino a che il loro effetto svanisce. Il problema sta nel confondere religione e superstizione, fino a sovrapporle. Un po' come certe statuette della Sicilia post-unitaria, che raffiguravano la Madonna che indicava la strada al brigante in fuga inseguito da un carabiniere. O un po' come Giovanni Trapattoni, che durante il Mondiale del 2002, di nascosto versava davanti alla panchina l'acqua santa da una boccetta durante le partite. -
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CALCIOPOLI LA SVOLTA SPORTIVA DELLE MOTIVAZIONI Revisione: Guardiola insegna «La diversità dei verdetti dei giudici sportivi e di quelli ordinari può essere il varco nel quale innestare l’articolo 39» di ALVARO MORETTI (Tuttosport 13-02-2012) ROMA. Si fa presto a dire revisione o revocazione : ma risalire la china di una giustizia sportiva anche sbagliata, dribblando prescrizioni che hanno minato l’equità quanto a Calciopoli non è un’operazione semplice. L’articolo che prevede la possibilità di emendare errori di giustizia sportiva c’è. Il mitico “39”: evocatissimo da quando, il 31 marzo 2010, si scoprirono le telefonate interiste e a seguire tutto il resto, fino alla pubblicazione delle motivazioni del processo di Napoli, lunedì scorso. Nel frattempo, il 20 maggio del 2009, la Corte di Giustizia della Figc (presieduta dall’appena dimesso Giancarlo Coraggio) ha scritto una sentenza che cancellava una sanzione per doping ai danni di Pep Guardiola , proprio seguendo l’articolo 39. Nel collegio difensivo, come consulente dell’avvocato Tommaso Marchese , c’era Flavia Tortorella che nel destino poi si sarebbe ritrovata nel collegio che sta cercando di evitare a Luciano Moggi e Innocenzo Mazzini la radiazione per i fatti di Calciopoli. Guardiola ce l’ha fatta, nel 2009: come si può ottenere giustizia anche a distanza di anni dalla Figc? «Il tecnico del Barcellona era stato trovato positivo nel 2001 quando giocava col Brescia, scontò i 4 mesi di condanna sportiva e venne incolpato anche a livello penale. Poi, però, dopo la condanna in primo grado venne l’assoluzione in appello e la decisione divenne definitiva nel 2008: le scoperte scientifiche successive dimostrarono l’inadeguatezza del sistema adottato nel 2001. Quello era il “fatto nuovo” previsto all’articolo 2 per la revisione, poi arrivò la sentenza di assoluzione penale “inconciliabile” con la condanna sportiva. La sentenza di Coraggio è un piccolo trattato sull’articolo 39. In essa è possibile cogliere la reale portata della revisione: primo passo avere il sì alla ammissibilità, per poi successivamente passare al merito». Revocazione e revisione: la Juventus esclusa da ogni responsabilità dalla corte di Napoli può chiedere un nuovo processo alla Figc? «Gli aspetti di inconciliabilità per ciò che riguarda la responsabilità della Juventus sono facilmente intuibili. La questione pregnante, tuttavia, per quanto riguarda una possibile revisione della sentenza, ovvero una cancellazione vera e propria, risiede nel momento giusto in cui agire: per l’applicazione del comma 2 dell’articolo 39, infatti, si dovrà attendere che la sentenza penale diventi definitiva, quindi inappellabile. Guardiola chiuse tutto in secondo grado, per Calciopoli credo si arriverà anche in Cassazione. La logica è ovvia: l’appello potrebbe ribaltare tutto in una direzione o nell’altra». C’è il problema dei tempi per far scattare l’articolo 39: 30 giorni da? «Il dubbio viene leggendo l’articolo 1, paragrafo d), dell’art. 39 che a mio avviso potrebbe essere immediatamente attivato: il processo di Napoli ha dimostrato - così come conferma la sentenza scritta dalla Casoria - che ci furono fatti ignorati frutto di un’indagine parziale, ma anche che architravi dell’accusa a Moggi e alla Juve sono letteralmente crollati. Il caso Paparesta, fra tutti, si è concluso a Reggio con l’archiviazione: nessun sequestro. Si legge che il sorteggio non era truccato; che non c’erano atti fraudolenti in campo come le ammonizioni mirate. E altro lo diceva la relazione Palazzi: tutto ciò che è emerso da allora sino ad oggi avrebbe portato certamente ad una pronuncia diversa. Eccoli i “fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia”. A Napoli scrivono persino che la stagione 2004-2005 non è stata affatto alterata radicalmente come veniva attestato nelle sentenze sportive» Servirebbe un’attualizzazione... «Il presidente Abete all’indomani della sentenza di condanna dell’8 novembre sostenne che il Tribunale di Napoli s’era pronunciato confermando l’impianto delle sentenze sportive del 2006. Niente affatto: nessuna sovrapponibilità, se - dopo un dibattimento vero - si dice che il campionato “marchiato” non fu falsato, che l’indagine fu parziale, il sorteggio regolare e gli stessi magistrati parlano di indizi labili. Esattamente nella diversità dei verdetti emessi dai giudici sportivi e da quelli ordinari può cogliersi il varco attraverso il quale innestare un giudizio di revisione, per inconciliabilità dei fatti posti a presidio della verità. Che deve necessariamente e sempre essere una». Tutti i dubbi della Juve sull’art. 39 di GUIDO VACIAGO (Tuttosport 13-02-2012) TORINO. Nella grande battaglia legale che sta ingaggiando la Juventus nei confronti delle istituzioni sportive non c’è ancora un ricorso all’articolo 39. I bianconeri ci pensano e stanno valutando con grandissima attenzione quella pista, l’unica che potrebbe - al limite - restituire gli scudetti e riscrivere la storia sportiva di quel pasticcio chiamato Calciopoli. Ma al momento alla Juventus giudicano più proficui e urgenti i ricorsi presso la giustizia civile (Corte d’Appello di Roma) e amministrativa (Tar del Lazio e Corte dei Conti). Pur essendoci le basi, e anche piuttosto solide, per ricorrere all’articolo 39, restano anche dei rischi di vedersi ancora una volta respinti dalla giustizia sportiva che, per esempio, potrebbe far pesare la condanna di Moggi per l’utilizzo delle sim svizzere. Insomma, quella strada non è chiusa, ma la Juventus vuole sparare quel colpo a botta sicura. -
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SPY CALCIO di Fulvio Bianchi (Repubblica.it 12-02-2012) Il Coni aspetta 5 milioni per lo sport nella scuola All'appello mancano 5 milioni di euro, quelli che il Coni aveva destinato per il progetto, ormai avviato, dell'alfabettizzazione motoria nella scuola primaria. Ecco cosa è successo: dopo una lunghissima vicenda, con minacce di andare in tribunale, finalmente è stato trovato l'accordo per la spartizione del 10 per cento dei diritti tv, in base alla legge Melandri. Soldi quanto mai indispensabili soprattutto per i club di serie B e di Lega Pro (dove non mancano anche quest'anno le penalizzazioni per ritardato pagamento degli stipendi). La Lega di A ha saldato quanto stabilito ma Lega di B, Lega Pro e Lega Dilettanti si sono "dimenticati" di dare al Coni quanto spetta per legge, vale a dire lo 0,5 per cento, quei 5 milioni di euro di cui parlavamo prima. Sostenendo, pare, che quei soldi, in fondo, al Coni non servono. Per carità, non si fermerà per questo il progetto scuola-sport, avviato ormai da tempo da Petrucci e Pagnozzi, ma al Foro Italico sono assai infuriati per quella che ritengono come un'appropriazione indebita. Nei prossimi giorni pare che i vertici del Coni faranno sapere la loro posizione, e cosa vorranno fare. Intanto, continua l'agitazione nella Lega di A: 8 club (vedi Spy Calcio del 10 febbraio) hanno chiesto un'assemblea straordinaria per chiedere le dimissioni di Maurizio Beretta. Qualcuno minaccia anche il commissariamento (ma al momento non dovrebbero esserci gli elementi). Il problema è semplice: i venti padri-padroni del pallone non si mettono d'accordo su chi dovrebbe prendere il posto di Beretta. Servono 14 voti. I club medio-piccoli potrebbero avere la maggioranza e imporre un loro candidato sgradito però ai grossi club, ma in mancanza di accordo si dovrebbe arrivare a scadenza naturale (giugno di quest'anno) per Beretta. Da nominare però un vicepresidente di Lega e un consigliere federale al posto di Claudio Lotito, sospeso in via cautelare dopo il nuovo codice etico del Coni. Anche Enrico Preziosi, n.1 del Genoa, non è eleggibile per cariche di Lega. Anche qui non sarà per niente raggiungere un accordo. "Nutritevi con i colori della vita", via alla campagna E' partita dallo stadio Olimpico di Roma, in occasione della partita del "Sei Nazioni" tra Italia-Inghilterra, la campagna di informazione "Nutritevi dei colori della vita" promossa da Unaproa ( Unione Nazionale tra le Organizzazioni di Produttori Ortofrutticoli Agrumari e di Frutta in Guscio) e finanziata con il contributo dell'Unione Europea e dello Stato italiano. E' stato allestito uno stand animato e colorato all'interno del Villaggio fuori dello stadio, dove i tifosi hanno potuto ricevere tutte le informazioni utili sui principi salutistici e i valori nutrizionali della frutta e della verdura europea (a partire dai cetrioli per interisti, ndt). -
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IL CASO IN LEGA LA LETTERA DEGLI 8 CLUB RIVOLTOSI SARÀ INVIATA NEI PROSSIMI GIORNI, IL PRESIDENTE CONVOCHERÀ SUBITO L’ASSEMBLEA PER DECIDERE SUL SUO MANDATO Beretta: «Nessun problema, si voti su di me» Guaraldi (Bologna) «Nulla contro di lui, ma scelga tra noi e UniCredit Basta part-time» di MARCO IARIA (GaSport 12-02-2012) I club «rivoltosi» hanno apposto le loro firme, tecnicamente manca solo quella del Siena che arriverà domani. All'inizio della prossima settimana, quindi, si passerà dalle parole ai fatti: una lettera indirizzata a Maurizio Beretta per chiedergli di convocare un'assemblea in cui mettere ai voti le sue dimissioni da presidente di Lega, enunciate sin da marzo, cioè da quando ha assunto un altro incarico in UniCredit, ma mai ratificate dagli «azionisti» della Lega stessa, cioè le società di Serie A. Inter, Palermo, Cagliari, Bologna, Siena, Cesena, Lecce e Novara chiedono una svolta? Beretta ha scelto di seguire le regole di funzionamento dell'organismo, «il meccanismo migliore in tutti i casi». Ciò significa che «quando la lettera arriverà sul mio tavolo non perderò tempo e convocherò rapidissimamente un'assemblea ad hoc. A quel punto, sarà l'assemblea stessa a esprimersi». Per il n. 1 di via Rosellini un documento del genere rientra «nell'ordine delle cose» e non c'è «nessun problema a darne seguito». Ma resterà deluso chi s'immaginava che il peso politico della lettera avrebbe potuto indurlo a fare un passo indietro autonomamente. Percorso Beretta si rimetterà al volere dell'assemblea: quelle 8 società gli ronzeranno pure in testa, ma per scalfire le sue certezze servirà il voto della maggioranza, pari a 14. Come ha detto altre volte, «non avrebbe senso presentare le dimissioni senza che ci sia la convergenza sul nome del sostituto, perché una crisi al buio la Lega non può permettersela». Il ragionamento di Beretta è il seguente: non voglio assumermi io la responsabilità di aprire la porta al rischio del commissariamento (visto che il consenso su un successore ancora non c'è), semmai lo faccia la maggioranza dell'assemblea, che è sovrana. Finora, il partito degli «attendisti» è sempre prevalso, confidando sul fatto che il tempo scorre e la scadenza del quadriennio olimpico, fissata per la fine del campionato, si avvicina. Nelle geometrie variabili della Lega, il terremoto prodotto dalla separazione dalla B ha messo in un angolo le grandi, come si è visto nella battaglia sui bacini d'utenza. Juventus e Milan temono più di tutte la crisi al buio perché, a quel punto, può succedere di tutto, cioè che passi un candidato non gradito. Il fatto che l'Inter, a esse legata da interessi economici, sia diventata una dirimpettaia non fa che aumentare l'incertezza. Aut aut Le otto, comunque, vanno avanti per la loro strada. Il manifesto è chiaro e lo riassume Albano Guaraldi, presidente del Bologna: «Non ho nulla contro Beretta, è un manager stimabile, ma voglio un presidente a tempo pieno. È lui che ha scelto di fare un altro mestiere: se decidesse di tornare a dedicarsi solo alla Lega, sarò ben contento, altrimenti si faccia da parte. Se poi non riusciremo a eleggere un sostituto, è giusto che la Lega venga commissariata, ma una decisione va presa: smettiamola di litigare». laPuntura di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 12-02-2012) Serio. Onesto. Colto. Ironico. Intelligente. Preparato. Dinamico. Disponibile. Propositivo. I presidenti di Serie A hanno le idee chiare, ecco come vogliono che sia il nuovo presidente della Lega Calcio di Marte. -
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RIECCO ANCELOTTI: LO CHIAMEREMO CARLÒ di ROBERTO BECCANTINI dalla rubrica il mitico Beck (GUERIN SPORTIVO | MARZO 2012) Ha giocato a Roma, ha allenato a Torino, Milano, Londra, allena a Parigi. Sulla panchina di Carletto Ancelotti non tramonta mai il culatello. Basta adeguarne l'accento: Ancelottì come Platinì. In alto le forchette. Ci sarebbe un piccolo dettaglio, questo: Antoine Kombouaré, l'allenatore che il Paris Saint-Germain (cioé Leonardo, cioé Blanc) aveva esonerato a dicembre, era primo in classifica. Bocciato in estetica: come Gigi Simoni da Massimo Moratti. Simoni non era primo ma veniva da due successi, in Champions (Real Madrid) e in campionato (Salernitana). Alzi la mano chi è stato cacciato da leader. Potrebbe alzarla Radomir Antic, che all'alba dei Novanta guidava il Real e, nonostante fosse balzato in cima alla Liga, venne brutalmente accompagnato alla porta. Con tutto l'affetto (e l'affettato) per Carlò, stringo idealmente la mano a Kombouaré, i cui sceicchi si sono dimostrati biechi sceriffi. Non incantava, il suo Paris, ma tranne il Barcellona chi incanta, oggi? Nessun dubbio che "da Carlà a Carlò" suoni bene, molto bene, ma insomma: nemmeno Zamparini è arrivato ai livelli di ferocia toccati dal giocondo Leonardo, lui, Zampa, che di tecnici ne divora tre all'anno. Kombouaré si è sentito offeso nell'onore. Non riesco a dargli torto. SUAREZ, "NEGRO" SU BIANCO Bianco su negro, brutte storie anche in Inghilterra. Sabato 28 gennaio, ad Anfield, i tifosi del Liverpool hanno vendicato Luis Suarez riservando tonnellate di "boos", i nostri "buuu", a Patrice Evra del Manchester United. Ogni volta che il francese entrava in azione, era tutto un brusìo. Suarez, in tribuna, stava scontando la squalifica di otto turni inflittagli dopo gli insulti razzisti che il 19 dicembre, nell'ennesima sfida tra Liverpool e Manchester United, aveva rivolto all'avversario. Per la cronaca, e per la storia, nelle 115 pagine del rapporto dedicato al caso Evra-Suarez, la parola "negro", urlata o sussurrata dall'attaccante uruguagio, compare sette volte. Nel fine settimana dedicato alla Coppa d'Inghilterra, era in programma anche Queens Park Rangers-Chelsea. Protagonisti, John Terry e Anton Ferdinand, bersaglio di un'accusa razzista del capitano dei blues, roba che ha incuriosito persino i tribunali, e di minacce assortite da parte dei tifosi del Chelsea. Nessuna stretta di mano tra i due ma, per fortuna, nessuna apocalisse: fischi a Terry, cori a Ferdinand. Morale della favola: mai abbassare la guardia, mai voltarsi dall'altra parte. E, se possibile, dare potere alla memoria e non solo memoria al potere. L'ULTIMO ANTI-MARCIO La pattumiera scoperchiata dalla procura di Cremona ha infiammato dicembre e agitato gennaio. Dal 1980, confine della ricerca, non ci siamo negati niente: totonero, scommesse sparse, fondi neri, doping farmaceutico e amministrativo, passaportopoli, calciopoli, bilanciopoli, premiopoli e, appunto, il filone estremo di guano generalizzato, "Last bet". In attesa che le giustizie facciano il loro corso, tra arresti domiciliari e classifiche spolpate, la responsabilità oggettiva resta sotto assedio. Per la cronaca, e per la storia, l'attacco più grave le è stato portato dal Sion, escluso dall'Europa League per aver fatto mercato in tempi proibiti dagli organi supremi. Si è mossa l'Uefa, si è scaldata la Fifa. Arringhe di fuoco, intemerate da Sant'uffizio. Siamo arrivati, credo, al punto di non ritorno. Si nota fin dalle piccole cose, tipo la renitenza a espellere i giocatori per paura di menomare lo spettacolo. Discutiamone pure. Lavoriamoci su. Attenzione, però: se in poco più di trent'anni il calcio italiano è diventato così marcio, così sporco, figuriamoci lo squallore nel quale sarebbe precipitato se dalla parte della legalità stuprata non ci fosse stato lo scudo della responsabilità oggettiva. FARINA DEL NOSTRO SACCO Quando gli estremi si toccano. Joseph Blatter e Simone Farina. Il diavolo e l'acqua santa. Lo gnomo che "trucca" il calcio e l'umile servitore che, rifiutando 200mila euro, ha smascherato il trucco. L'Io onnipotente ha invitato l'oscuro gregario alla festa del Pallone d'oro, organizzata dalla Fifa la sera del 9 gennaio. Ecco, a proposito di giochi di parola: il difensore del Gubbio non ha certo avuto fifa. Ora, senza farlo più grande di quello che è - e dopo aver chiesto scusa a Fabio Pisacane, primo a segnalare una combine e poi dimenticato - brilla l'importanza transitiva dell'atto. Soprattutto in un Paese come il nostro che confonde la denuncia di una certa realtà con l'evasione dalla comodità. Auguriamoci che Farina sul palco con Messi e Xavi non rimanga una semplice cartolina da Zurigo. Simone era già stato invitato dal Ct Cesare Prandelli al raduno di Coverciano (27 febbraio) per l'amichevole tra Italia e Usa. «L'importante è che non resti solo» si dice e si ripete, nella speranza che il mantra aiuti a scongiurare un infido isolamento. Il pericolo è proprio questo: fare di Farina un eroe e, come tale, allontanarlo troppo dall'uomo della strada. Viceversa, ne va coltivata la normalità del coraggio. Perché possa diventare Farina di ogni sacco, e non solo del suo. SOSPETTI O PENTITI SOSPETTI? Per Giancarlo Abete, presidente a volte "incompetente" e a volte no, la cultura del sospetto, così radicata nelle viscere del calcio italiano dai tempi di Italo Allodi, e poi di Luciano Moggi, "sta diminuendo". Evviva. Il "diritto all'"errore" bisogna meritarselo sul campo. Diritto che, traditi dai designatori, gli arbitri persero durante gli avventurati anni di Calciopoli. A proposito di Calciopoli. Il 24 marzo si celebrerà l'appello di Antonio Giraudo, condannato in primo grado a tre anni per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (rito abbreviato). Su alcuni giornali del 23 dicembre, un'intervista di un ex carabiniere investigatore e, all'epoca, "intercettante", ha scoperchiato il lato B dello scandalo: lite fra capi, indagini forzate, il pm Narducci e il tenente colonnello Auricchio non proprio imparziali. Ripeto: un ex carabiniere. Anonimo alla massa, ma non ai giornalisti che lo hanno incontrato. Sorgono spontanee due domande: 1) Perché il "pentito" non si è rivolto ai magistrati?; 2) Perché, data la gravità delle accuse, nessun Guariniello ha aperto un fascicolo? E così, in attesa degli sviluppi, restano in sospeso virgolette oscure che infiammano i bar sport e rallentano il disarmo della cultura del sospetto. CASO PATO, CHE BARBA(RA) Silvio adora Barbara che adora Pato che (non) adora Massimiliano che adora Adriano che adora Carlitos che non adora Massimo e neppure Leonardo. L'"Harem globetrotters" del Milan ha tenuto banco per tutto il mercato d'inverno. Hai voglia. L'accordo Galliani-Tevez e poi Galliani-Manchester City, i 25 milioni più 3 di bonus fatti scivolare da Moratti, il Pato venduto e il Tevez arruolato. Fino, naturalmente, alla discesa in campo di "lui", il signor padrone del Milan: questo matrimonio (col Paris Saint-Germain; tranquilla, Barbara) non s'ha da fare. Pato va per i 23, Tevez per i 28: mai nella vita avrei piazzato il primo per fare cassa e ingaggiare il secondo. Il quale Tevez, fra parentesi, ha un carattere un po' così e non gioca da tre mesi. Pato, lui, fa poco per darmi ragione. E poi 'sto fidanzamento imbarazzante: non una colpa, ma di sicuro una gran seccatura. Allegri è un toscano che non spreca nemmeno la cenere. Arrivò e impiegò Ronaldinho, cocco del Cavaliere, finché il campo non gli diede ragione, Dinho tornò in Brasile e Ibra firmò lo scudetto. Il derby perso dal Milan (anche) per colpa di Pato ha sollevato polvere da sparo. Allegri, si fa per dire: il cerino rimane sempre in mano a Galliani, come la notte di Marsiglia. Che barba(ra). -
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La posta di MATTEO MARANI (GUERIN SPORTIVO | MARZO 2012) DIRETTORE, MA PERCHÉ CE L'HAI TANTO CON IL TAVOLO DELLA PACE? Rimango sbigottito e sorpreso dal tuo editoriale di dicembre ("Tavoli amari"). Da persona equilibrata come ti reputo (perdona il "tu", ma siamo coetanei e facciamo parte della "famiglia" del Guerino) non me lo sarei aspettato. Ridicolizzare il tavolo della pace? E in cinque anni non era il caso di ridicolizzare l'inerzia della Federazione, davanti agli sviluppi di Calciopoli, alle nuove intercettazioni, al modus operandi del Signor Guido Rossi? Non era da ridicolizzare la docufiction "operazione off-side" davanti a tutte le pecche investigative? Non era il caso, visto che adesso il Guerin è un mensile, di approfondire le tematiche relative ai rapporti tra inquirenti e Baldini, tra Nucini e l'Inter e di svelare se e quante partite avrebbe taroccato Moggi (a questo punto: nessuna!)? E del presunto "pentito" del gruppo dei "Cavalieri senza macchia e senza paura" e dei loro metodi di selezione sul rilevante e l'irrilevante? Come mai lo scoop lo fa il Corsport (stessa casa editrice)? Il Guerino ha perso la grinta? Al Guerin interessa il calcio giocato? Ma se è diventato un mensile di "approfondimento e cultura", dovrebbe fare molta più informazione per controbilanciare la disinformazione di altri. E non giriamoci intorno: questa è inchiesta, è capire come funzionano certi gangli, comprendere cosa sta dietro tutto quel polverone. Altro che la "noiosa calciopoli". Provare a togliere i coperchi per vedere cosa effettivamente bolliva in pentola. Scrivo cosi perché mi è sempre piaciuto questo settimanale, ora mensile. Mi si dica perché nessuno ha censurato i giornalisti che hanno portato le notizie (poi pubblicate) sulla vita privata di Alessandro Moggi (il tentativo di "attracco" con la D'Amico): era da pubblicare? Erano attinenti? Era necessario danneggiare il rapporto familiare di quest'uomo? E per continuare nell'esempio, tornando al Guerin Sportivo, mi si spieghino oggi le battute sferzanti sulla presenza dei Della Valle all'inutile "tavolo della pace". Un Tribunale li ha condannati: vero! Ma mancano ancora due gradi di giudizio, nei quali dovrà essere dimostrato qual era il torto dei dirigenti viola. "Ridicolo" forse, quel "tavolo"; ma quantomeno è qualcosa davanti al nulla di cinque anni. E perché il Bologna di Gazzoni dovrebbe dirsi danneggiato? Da chi? Quando? In quali incontri? Danneggiato sulla base di sentenze o di sentori/sensazioni? Da uno che ti legge, ti sente alla radio e ti ha visto intervenire pure su Sky, certe opinioni (Della Valle e Casoria) non potevo accoglierle in silenzio. Un caro saluto. Andrea Nuzzo Caro Andrea, ho ridotto drasticamente la tua torrenziale mail. Il succo è chiaro: non ti sta bene come ho giudicato il tavolo della pace. Che andrebbe chiamato della guerra. Ma non fartela con me, prenditela coi protagonisti, i quali hanno trasformato l'incontro in una farsa. Ribadisco che non ho capito perché ci fossero tutti i carnefici (Juve, Inter, Milan, Fiorentina, più il Napoli che stava all'epoca dei fatti in Serie C) e non le vittime (Bologna, Brescia e Atalanta). Calciopoli non era solo in alto, dove ognuno difendeva i propri privilegi, ma anche in basso. Ricordi quelle squadre che facevano grandi campionati e - scomparso Moggi dal panorama - sono precipitate in B o sono addirittura sparite?· Ultima cosa: l'intercettazione di Alessandro Moggi resta un'indecenza. Chi la pubblicò, spero abbia capito negli anni il danno procurato a una famiglia, spezzata da quella stupida millanteria. Come quel Libro nero: purtroppo anche del giornalismo. -
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Conte lo stregone, Pirlo il mago, Ibra il guerriero Tra Milan e Juve è tornato il clasico all'italiana di GIUSEPPE CERETTI (Il Sole 24 Ore.com 11-02-2012) Milan-Juventus è un "clasico" all'italiana che mancava da tempo quale incontro al vertice e ora viene riproposto in quattro sfide grazie al campionato e agli incroci di Coppa Italia. Le prime due partite se le sono aggiudicate i bianconeri e con pieno merito. La sfida di mezza settimana, sia pure al termine di un incontro non esaltante (non si adombrino i tifosi delle due sponde, ma Real e Barcellona per ora producono spettacolo migliore), ha detto che il gruppo Juve è più forte dei solisti rossoneri, pur dotati di una classe individuale superiore. Conte, con quell'aria spiritata e in perenne trance agonistica, guida la squadra minuto per minuto e se potesse fermerebbe ogni istante di gioco anche per dettare il più banale dei passaggi. Può far sorridere, ma il risultato è un collettivo che si muove all'unisono, con velocità e schemi collaudati, tali da rendere facile l'inserimento contemporaneo di tre giocatori in un solo colpo: dal redivivo Caceres, autore di una doppietta, a Padoin e Marrone. Conte, diamogli merito, ha sempre la soluzione pronta: Pepe e Marchisio hanno il fiato corto? Ecco Giaccherini, un tempo fisso sulle fasce e ora freccia che si muove partendo da dietro sull'intero fronte. Certo le geometrie non sarebbero tali se là in mezzo non ci fosse l'immenso Pirlo che anche in una serata non eccezionale, come quella dello scorso mercoledì, guida la squadra in ogni istante. Così dalla sponda rossonera si guarda stupefatti e con mille rimpianti al gioiello avuto per tanti anni. Il Milan manca proprio laddove incomincia la Juve, in cabina di regia. Le tante, troppe assenze sono senza dubbio una giustificazione, anche se nessuno degli illustri infortunati (Aquilani, Flamini, Boateng) pesa da solo tanto sulla bilancia milanista quanto Pirlo su quella juventina. E' in questa area di mezzo che si consuma la piccola crisi rossonera più che sull'eccessiva dipendenza da Ibrahimovic che comunque, anche in serata dove schiuma solo rabbia e impotenza (salvate il guerriero Ibra), si dimostra l'unico in grado di sparigliare veramente le carte. Ora saranno proprio le due o tre giornate di assenza del guerriero svedese a dire di che stoffa è fatta la casacca rossonera. Fra tre settimane un'altra puntata del clasico all'italiana 2012, sempre a San Siro, darà una significativa risposta. Tocca alla Juve, che a differenza degli avversari ha il complesso delle partite facili, dimostrare il diritto alla testa della classifica. Se è vero che il campionato si vince nelle grandi sfide, è altrettanto vero che si può perdere nelle gare a pronostico fisso. Le due squadre sono attese nel prossimo turno da incontri cruciali: la Juve deve dimostrare la legittimità delle sue pretese scudetto contro il Bologna, mentre il Milan deve sfatare a Udine il tabù che sinora la vuole non vincente e spesso sconfitta contro le prime della classe. Luciano Moggi? Il migliore Per Andrea Agnelli è il migliore, con la emme minuscola per evitare blasfeme coincidenze con un celebre tifoso juventino di tanti e tanti anni fa, assai meno amato dalla casata, Palmiro Togliatti. Il signore in questione, tanto elogiato e rimpianto, è Luciano Moggi. Nella sentenza del tribunale di Napoli che lo ha condannato in primo grado, è scritto che sono emersi "gli elementi di prova per ravvisare l'esistenza di una struttura organizzata per raggiungere il fine della frode sportiva". Secondo i giudici, dunque, è reato distribuire agli arbitri schede telefoniche svizzere. Il giovane presidente juventino, dopo aver rilasciato nei giorni successivi all'annuncio della condanna parole che parevano ignorarlo, tanto da provocare la stizza dello stesso Moggi ("quelle schede non sono andato io in tabaccheria a comprarle"), pare abbia cambiato idea. E' il più bravo, come sostiene anche il giubilato Capello. Che "i più bravi" abbiano guai con la giustizia pare un accidente marginale o una provocazione degli avversari. In fondo, chi sostiene il contrario, è sicuramente una persona in malafede, interista, milanista, romanista che sia. L'importante è solo vincere, come spiega in un'intervista il rampollo dell'illustre casata, il resto non conta. L'etica è come il chewing gum Dalla Ġazzetta dello Sport dell'8 febbraio, notizia a una colonna di pagina 5. Cassano in nazionale, un caso negativo. Il patron della Sampdoria, Luciano Garrone, lamenta le ripetute convocazioni in Nazionale del fuoriclasse barese dopo la condanna inflittagli dal collegio arbitrale per il mancato rispetto degli impegni contrattuali e gli insulti rivolti al presidente. Si chiede Garrone: "Come si può pensare che ci sia etica in questo mondo?" . L'etica, presidente, nel calcio è come il chewing gum, la vecchia e cara gomma americana. Si mastica, si modella a proprio gusto e profuma l'alito. I più abili ne fanno un pallone: non si fa in tempo a dire "bravo!" che quello scoppia e ci lascia il viso imbrattato. Buon campionato a tutti. -
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L'ANALISI Sconcertanti motivazioni sentenza Calciopoli. Lo sport s’indigna! 'La società bianconera è riconosciuta del tutto estranea ai fatti, e allora in ultima analisi ci chiediamo se non sia il caso di mettere la parola fine a questa vicenda ridicola e costosa' di SIMONA AIUTI (Italia Chiama Italia 10-02-2012) La Juventus, per quanto sia sempre stata amatissima dai tifosi, sappiamo quanto sia stata detestata dagli altri e forse lo è stata di più nella veste della “triade”, ovvero in un momento in cui vinceva tantissimo. Tuttavia come si può restare indifferenti davanti alle sbalorditive e incredibili motivazioni della sentenza di Calciopoli? E’ sconcertante leggere che “il dibattimento non ha dato conferma del procurato effetto di alterazione del risultato finale del campionato di calcio 2004-2005 a beneficio di questo o quel contendente”. Quindi ci danno ragione, ci condannano e dovremmo tacere? Il campionato preso in esame dall’inchiesta non è stato alterato, non ci sono prove e lo scudetto N°28 era regolarissimo, poi si sfila alla Juventus il 29° senza motivo e tutto ciò deve bastare? Tutto questo basta invece a far continuare il “popolo juventino” con a capo Andrea Agnelli ad andare fino in fondo a questa storia ad ogni costo. Secondo le fruscianti carte, la Juventus non deve pagare i danni, perché Moggi avrebbe agito di sua iniziativa, attraverso la GEA, che però a Roma è stata assolta e se è stata assolta, è lecito chiedersi, per cosa Moggi è stato condannato. A quanto pare per ciò che avrebbe pensato o tentato di fare, quindi non si tratta di frode e non si è concretizzato un fatto, ma solo l’ipotetica intenzione. Da anni noi ripetiamo che non c’è niente di concreto nei confronti della dirigenza Juve e le motivazioni lo attestano, invece abbiamo i file e le intercettazioni nei confronti della dirigenza interista, quindi non si dovrebbe riprendere il discorso in tutt’altra maniera? A pagina 90 si dice “che il sorteggio non sia stato truccato, così come hanno sostenuto le difese” e francamente non ne possiamo più di quelle maledette palline scrostate e colorite, al punto che la Juventus avrebbe fatto meglio a donare senza nulla a pretendere un set nuovo di palle, piuttosto che finire nei guai senza aver frodato chicchessia. Piuttosto che motivazioni per una condanna, le cinquecento pagine sembrano una sentenza d’assoluzione, e in ogni caso tutto questo si presta a essere facilmente smontato in appello, poiché ogni singola riga sembra sbeffeggiarci, ed è veramente troppo. Ma, poiché al peggio non c’è mai fine, si riconosce perfino che le indagini sono sempre state a senso unico, per cercare di colpire Big Luciano, e che i carabinieri, nelle loro deposizioni, hanno mancato di genuinità e si sono mostrati a più riprese “maliziosi” e qui il riferimento al Colonnello Auricchio è puramente casuale! Nel faldone, si evidenzia un uso eccessivo delle intercettazioni ed è riconosciuta l'estrema difficoltà incontrata dalle difese nel gestire un materiale caotico che si sorbisce ancora Nicola Penta, perito di grandissima professionalità e maestria, senza il quale non avremmo saputo tantissime cose, rimaste misteriosamente occulte per tanto tempo. Ciliegina sulla torta, Nucini e Martino, secondo la Procura di Napoli come testimoni hanno prodotto un contributo “inconsistente” e sulla vicenda Telecom Inter, si definiscono esplicazioni di “forme molto odiose di spionaggio” e questo credo farà gola agli avvocati di Bobo Vieri. Le famigerate sim svizzere per la Procura non valgono sempre, ma solo in determinati casi e per taluni capi d'imputazione e in modo grottesco e rocambolesco, in una vicenda che sembra non avere più nulla di logico, ma tutto di Kafkiano, e c’entra l’ottuagenario Aldo Biscardi. Dunque sempre secondo le motivazioni, se dopo aver contattato gli arbitri o i designatori su linee riservate Moggi chiamava Biscardi o Baldas, per l’idiozia della “Patente a punti degli Arbitri”, allora il tentativo, o meglio il pensiero di reato, che ricorda il “desiderare la roba d’altri o la donna d’altri”, di frode sportiva si può considerare accertato! Infine la Juventus esce dalla vicenda intonsa, immacolata, vincitrice del campionato preso in esame che non è stato truccato, vincitrice del successivo, vincitrice morale del mondiale 06’ poiché aveva una valanga di campioni presenti, e allora perché è andata in B? La società bianconera è riconosciuta del tutto estranea ai fatti, e allora in ultima analisi ci chiediamo se non sia il caso di mettere la parola fine a questa vicenda ridicola e costosa, restituendo alla Juventus il mal tolto e magari prendendo finalmente dei provvedimenti verso tutti quelli che le regole le hanno violate davvero! -
[ Serie A ] Bologna - Juventus 1-1
Ghost Dog ha risposto al topic di mirko (Vucinic) bologna83 in Stagione 2011/2012
Bellissima! Crozza in agguato... -
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E.Chiari recidiva -
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Un bel calcio all'educazione Tutto quello che tuo figlio avrebbe disimparato dall'ultima settimana di sport, se glielo avessi affidato. E cinque buone ragioni per spedirlo a suonare il violino anche se è stonato. di ELISA CHIARI (Famiglia Cristiana.it 11-02-2012) Sport maestro di vita. Impari a superare i tuoi limiti, ma anche ad accettarli perché c’è sempre uno più bravo di te. Impari a rispettare compagni, avversari e regole del gioco. Perché senza regole non si gioca a niente, ci si azzuffa e basta. Impari che il successo ha un prezzo e si chiama fatica. E che, comunque, si può perdere anche dopo aver sputato l’anima. Però, barare mai. Perché vincere barando fa schifo. Questo ti dici, quando iscrivi i figli a calcio e quando ti emozioni per le imprese di chi, dopo aver dato tutto, è riuscito a dimostrare di essere il migliore. Poi guardi indietro, all’ultima settimana di sport di vertice. E vedi l’orario delle lezioni: 1. Il capitano dell’Inghilterra ha vomitato una volgarità razzista addosso a un avversario. L’allenatore dell’Inghilterra, invece di applaudire la Federazione che ha tolto al suddetto capitano la fascia giudicandolo immeritevole di rappresentare il paese, sbatte la porta sdegnato perché si sente esautorato. Sul merito dell’insulto razzista e della sua gravità neanche una parola. 2. Il registra di una squadra che ambisce al campionato italiano rimedia tre giornate di squalifica per aver mollato uno schiaffo a un avversario, a gioco fermo. La società fa ricorso: «non era violento, solo antisportivo». Come se uno dei migliori giocatori al mondo potesse permettersi di essere palesemente antisportivo e far passare una scorrettezza per un gesto d’affetto. 3. Il miglior ciclista al mondo, già trovato positivo all’antidoping, becca due anni di squalifica, perché il Tas, secondo e definitivo grado di giudizio sportivo, non beve la tesi difensiva che dava la colpa a una bistecca avariata. E tutti a dire che la giustizia sportiva è stata troppo lenta, che il ragazzo e il suo sport sono perseguitati. Neanche una parola sul merito del fatto che il miglior ciclista al mondo, se vuol restare tale, dovrebbe vincere senza macchia nel curriculum. 4. Una plebaglia pallonara (in continuo allargamento), composta di calciatori che hanno perso il treno dei migliori, si è venduta la dignità, l'anima e un sacco di partite in cambio di denaro. 5. Il presidente di una blasonata società sostiene che Moggi «a fare il suo lavoro era il più bravo». Evidentemente una sentenza di primo grado che giudica Moggi colpevole di associazione a delinquere non incide sulla bravura, benché l’associazione fosse nell’esercizio delle funzioni. Fai la sintesi degli insegnamenti: 1. Essere razzisti non è una cosa grave. 2. Le controversie si regolano a manate. 3. L’importante è vincere, il fine giustifica i mezzi e i giudici sono dei rompiscatole. 4. I soldi sono importantissimi, per guadagnarne val la pena di tradire la squadra e vendere l’anima. 5. Essere bravi è più importante che essere onesti. E la bravura resta riconosciuta anche se esercitata illegalmente. Butti via gli scarpini con tutti gli euro che ti sono costati e spedisci tuo figlio a studiare il violino, anche se è stonato. Prima che sia troppo tardi. Siccome è stonato il violino non lo impara, ma almeno non disimpara l’educazione. -
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“La gente torni negli stadi” E la tessera del tifoso cambia Vincoli più morbidi. L’Osservatorio: “È finita l’emergenza” di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 11-02-2012) Il nome è nuovo, il messaggio anche. La Tessera del tifoso arriva a metà stagione, o poco più, e va incontro ad un restyling impensabile nei giorni degli ultrà in corteo per protesta o delle società in fermento per trovare una via d’uscita. Tutto nasce da un presupposto, ovvero provare a costruire l’immagine di un calcio italiano se non dagli stadi avveniristici quantomeno senza preoccupanti vuoti sulle tribune. Così, terminata quella che il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive del Viminale, Roberto Sgalla, definisce «la fase emergenziale...», ecco il passo in avanti. «Il calcio è passione se c’è gente allo stadio e il nostro obiettivo è proprio quello di riportare i tifosi sulle tribune. In questi mesi - precisa Sgalla - la tessera è stata vissuta come qualcosa di punitivo da parte degli appassionati e questo anche per colpa di una cattiva informazione. Abbiamo deciso di ripensare qualcosa...». La rivoluzione è immediata, la frattura con il recente passato anche, tanto che i tempi delle riflessioni dell’ex ministro degli Interni Roberto Maroni sul tema appaiono preistoria. Due sono i confini prima nemmeno sfiorabili, oggi aperti: l’abbonamento, o meglio carnet di biglietti per le partite interne, senza aver sottoscritto alcun tipo di tessera e la possibilità di mettersi in viaggio al seguito della propria squadra senza card, ma con il tagliando d’ingresso allo stadio (settore ospiti compreso) acquistato da un amico che la fidelity card ha firmato. Quest’ultima appare come la novità più sorprendente perché riapre le trasferte, fino a poche ore fa chiuse categoricamente ai non possessori della tessera. «La nostra filosofia deve essere inclusiva e per questo abbiamo pensato ad una soluzione che potrei sintetizzare "porta un amico con te": se, però, l’amico sgarra, paga e a chi gli ha comprato il biglietto viene ritirata la card. Dobbiamo facilitare - spiega Sgalla - la possibilità di comprare il biglietto ai tifosi e togliere gli alibi a quei club che, dietro alla tessera del tifoso, nascondono il proprio immobilismo in materia: tolte le eccezioni di Juve e Roma, impegnate ad andare incontro agli appassionati, non c’è nulla. Noi, invece, pensiamo ad una serie di servizi, senza alcun fine commerciale, che le società devono mettere in campo per i tifosi». La Tessera del tifoso non si chiama, o chiamerà, più così. «Diamogli il nome dei singoli club.. . », così Sgalla. Un primo passo verso uno scenario cosiddetto di normalizzazione che, per l’Osservatorio del Viminale, deve avere un punto d’arrivo già fissato. «Dall’inizio del prossimo campionato - precisa Sgalla - in serie B o Lega Pro avremo degli stadi senza barriere fra i settori: li abbiamo già individuati, spero che presto anche la serie A ci segua...». Gli impianti di B o dell’ex C1 e C2 aperti saranno almeno sei o sette per categoria. Per la serie A i tempi non sembrano ancora maturi, ma nemmeno tanto lontani. «La fase dell’emergenza è finita e lo testimoniano i soli undici incontri con feriti, in netto calo rispetto alle ultime stagioni. Dobbiamo - afferma il presidente dell’Osservatorio premiare e favorire la presenza sugli spalti dei tifosi veri, che sono la stragrande maggioranza». La nuova tessera del tifoso è pronta: cambiargli il nome è, per il Viminale, il primo punto di svolta per far passare il messaggio che, come dice Sgalla, «non stiamo parlando di uno strumento di polizia». Gli ultrà annotano e rilanciano: le curve vorrebbero cancellare anche la norma che vieta a chi ha avuto il Daspo, anche se già scontato, la possibilità di sottoscrivere qualsiasi tessera. -
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Il caso Diritti tv: negato al Coni lo 0,5% Lega di A nel caos Otto club scrivono «Beretta vada via» di FABIO MONTI (CorSera 11-02-2012) MILANO — Sale la tensione nella Lega di serie A. L'assemblea di ieri, che ha discusso di diritti tv in chiaro (dopo l'offerta giudicata inadeguata da parte della Rai), ha convinto otto club che è stato superato ogni limite in fatto di violazione delle regole. L'azionista di maggioranza della Lazio, Claudio Lotito, che non può ricoprire incarichi istituzionali (era consigliere federale), dopo la condanna (in primo grado) al processo di Napoli per Calciopoli, prima ha dato la propria delega al presidente del Genoa, Enrico Preziosi, poi ha partecipato attivamente all'assemblea, prendendo la parola in più occasioni. Il tutto senza che il presidente, Maurizio Beretta, intervenisse, imponendo il rispetto delle regole. Così sta prendendo forma un documento, sottoscritto da otto società (Bologna, Cagliari, Cesena, Inter, Lecce, Novara, Palermo e Siena), nel quale viene chiesta la convocazione di un'assemblea straordinaria, per votare la sfiducia a Beretta, mettendolo nelle condizioni di dimettersi. C'è la fondata convinzione che la mozione possa essere votata in assemblea da almeno undici società. In questo caso si potrebbe arrivare a proporre un nuovo candidato, che però dovrebbe essere votato da 14 club. In caso di fumata nera, si arriverebbe al commissariamento della Lega per superare la paralisi: dopo sette mesi, non c'è ancora il vicepresidente. Il presidente del Cagliari, Cellino, è stato chiaro: «Nulla da dire su Beretta come persona, ma è immobile. La Lega non funziona; ci vuole un presidente che porti avanti i programmi». C'è anche un problema con il Coni. Giovedì, in una riunione fra Lega di A, di B, Lega Pro e Dilettanti, si è proceduto a dividere la quota che deriva dalla cessione dei diritti tv della A e che viene assegnata dalla legge Melandri alla Fondazione. Il problema è che è stato ignorato lo 0, 5% che la legge assegna al Coni. Per ora dal Foro Italico hanno scelto il silenzio: parleranno al momento opportuno. Di certo non hanno gradito: quello 0,5, che può valere il cartellino di un calciatore extracomunitario da mettere in panchina, è quanto costa al Coni il progetto per l'attività fisica nella scuola primaria.