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  1. SCOMMESSOPOLI L'ACCUSATORE DI CONTE Carobbio-fiume solita versione L’ex senese e Masiello confermano tutto di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 11-07-2012) ROMA. Sei ore di interrogatorio, un solo aggettivo: inaspettate. Filippo Carobbio è entrato alle 9.20 al numero 45 di via Po e ci resta fino alle 16 inoltrate, altro che semplici precisazioni. Carobbio ha parlato a lungo con i federali (i sostituti Quartarone , Licheri e Arpino ), cosa si sono detti in così tanto tempo, in parte resta tabù. Difficile che il grande accusatore di Antonio Conte , dopo essersi così tanto esposto, possa aver ritrattato, semmai può aver “rivisto” alcuni dettagli. Ma per Conte, da quel lato, non arrivano sconti. ACCUSE Del filone relativo al Siena, Carobbio è stato il primo ad essere sentito. E non è un caso: la Figc vuole vederci chiaro, ma è difficile che le lungaggini siano relative a nuove e più pesanti accuse, ipotesi di “contorta” strategia difensiva. Su Conte, Carobbio aveva già stradetto: per Novara-Siena («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio»), e per AlbinoLeffe-Siena («Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe»). E aggiungere ulteriori cose non dette a Cremona sarebbe un balletto di dichiarazioni a rate che a quel punto irriterebbe anche il pm Di Martino . Più plausibile allora che i procuratori abbiano ripercorso con lui le rivelazioni fatte in passato, facendo domande a macchia d’olio per valutare la sua attendibilità, specie sui lati più grigi. Nel merito, perché per il resto lo stesso Carobbio resta la base dell’accusa e sarebbe controproducente farlo cadere in contraddizione. Ci sono dichiarazioni che possono essere riviste, e su questo puntano i legali del tecnico juventino, che da un’omessa denuncia mascherata da illecito, potrebbe vedersi contestare soltanto la prima accusa: «Conte sapeva». SIENA E GROSSETO Del resto, quanto dice Carobbio a Cremona su Siena-Varese (« Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c’era la possibilità di perdere la partita»), oltre a dover essere riscontrato con la deposizione di oggi di Coppola, lascia più di una perplessità. Senza escludere la questione relativa alle oltre 50 chiamate che Carobbio fa a Ilievski a cavallo della gara con il Novara. Perché non ne ha parlato anche a Cremona? La gara con il Varese deve aver impiegato diverso tempo dell’audizione, ma poi va considerata anche l’attenzione che i federali stanno perseguendo sul fronte Grosseto. Turati , Conteh , Acerbis , tutti dopo gli arresti aprono a nuove gare e sia Turati che Acerbis parlano esplicitamente del coinvolgimento del patron Piero Camilli (sarà sentito venerdì): chi meglio di Carobbio potrebbe parlare del presidente? In vista del processo alle sole responsabilità dirette, è un lato che alla procura interessa. BONUCCI A dare il cambio a Carobbio è arrivato Andrea Masiello , che in prospettiva patteggiamento ha portato documenti che certificherebbero le compartecipazioni alle combine del Bari. La più delicata vede il presunto coinvolgimento dell’ex patron del Lecce, Pierandrea Semeraro (in Figc manca solo il suo passaggio di denaro nelle tasche dei Masiello) per il derby Bari-Lecce. Masiello è uscito a notte fonda, confermando quanto detto a Bari su Bonucci in Udinese-Bari («Bonucci mi disse: pari? Se si può, ci sto»), accuse che il difensore bianconero dovrà smentire lunedì. Stesso giorno in cui dovrebbe essere sentito Gianello . ___ PROCURA FEDERALE DAL DIFENSORE EX BARI NOVITÀ CONTRO BONUCCI: DOPO UNA PAUSA AUDIZIONE RIPRESA NELLA NOTTE Carobbio rilancia, Masiello fa il bis L'ex del Siena amplia le accuse su Mezzaroma e Conte: oltre 6 ore d'interrogatorio di GAETANO IMPARATO & VALERIO PICCIONI (GaSport 11-07-2012) Ha confermato tutto. Anzi, a precisa insistenza dei procuratori sportivi che lo interrogavano, Filippo Carobbio, uno dei grandi accusatori del calcio scommesse, ha circostanziato il suo racconto, la seconda puntata di una confessione fiume visto che era già stato a via Po il 29 febbraio. Alla fine, dopo sei ore e mezzo di domande e risposte, Carobbio ha però dimenticato una firma ed è stato richiamato da uno dei procuratori in tono decisamente colloquiale, «Pippo, torna su». Segnale del fatto che Carobbio ha collaborato ancora con gli inquirenti. Alla prima deposizione, Carobbio ha aggiunto le parole già raccolte dalla procura di Cremona, puntando l'indice contro il presidente del Siena Mezzaroma per le presunte combine, e su quel «state tranquilli, c'è già l'accordo per pareggiare» attribuito ad Antonio Conte, allora allenatore dei toscani, prima del Novara-Siena della stagione 2010-2011. Mezzaroma e Conte A questo punto, diventano cruciali le prossime giornate di audizioni. Oggi tocca a Ferdinando Coppola, attualmente al Milan, compagno di squadra di Carobbio a Siena, il portiere che aveva smentito combine nel primo interrogatorio e che oggi dovrà però rispondere anche su altre gare. Domani sarà la volta di Massimo Mezzaroma, il presidente del Siena, mentre venerdì arriverà proprio Antonio Conte. Maratona Masiello Ma ieri c'è stata pure un'altra audizione-maratona. Andrea Masiello è stato chiamato a riferire su alcune partite sospette del Bari, ma avrebbe aggiunto nuove circostanze, fornendo altri dettagli sul coinvolgimento di Leonardo Bonucci nella tentata combine di Udinese-Bari 3-3, tanto da rendere necessario lo sconfinamento notturno dell'audizione. Intanto c'è una nuova data per l'audizione di Matteo Gianello, l'ex portiere del Napoli che parlò di una tentata combine per la gara con la Samp, sarà lunedì a Roma. Condanne Ieri la Disciplinare ha squalificato un ex assistente arbitrale e un ex arbitro di lega Pro: Luca Bisceglia è stato condannato a un anno e sei mesi, Bagalini è stato inibito per un anno. Il provvedimento parla di «comportamenti sostanzialmente orientati a favorire l'alterazione di risultati ufficiali» per «agevolare l'effettuazione di scommesse». Fra l'altro Bagalini sarà sentito nuovamente oggi insieme con il fratello Stefano, calciatore della Fermana. ___ Carobbio insiste Conte e la Juve pronti alla difesa Sei ore davanti agli 007, nel mirino l’allenatore Masiello interrogato nella notte: ha detto tutto Il pentito conferma tutte le accuse, ma i legali bianconeri hanno le carte per l’innocenza di Conte Confessione fiume di Andrea Masiello Potrebbero esserci nuove rivelazioni rispetto a Bari di EDMONDO PINNA (CorSport 11-07-2012) ROMA - Carobbio insiste, puntualizza e definisce i dettagli, la Juve e Conte preparano una difesa con sorpresa, Masiello nella notte calda di Roma confessa anche alla Procura federale, tanto da suscitare stupore rispetto alle cose a lui note e che ha raccontato. Una lunga giornata, forse un’altra giornata chiave, che potrebbe portare ad ulteriori novità nelle prossime ore. Di sicuro, è un po’ come la storia del pifferaio magico dei fratelli Grimm: chi viene qui e suona, attira altri tesserati. CREDIBILITA’ - Carobbio è rimasto sei ore negli uffici della Procura federale. Non tutti, pare, a definire, puntualizzare, confermare quanto già detto sia davanti agli uomini dello stesso Palazzi, sia ai magistrati di Cremona. Un teste ritenuto, dopo ieri, ancor più credibile dagli 007 federali, che hanno fatto un vero e proprio tour de force. L’ex attaccante del Siena si è presentato alle 9.22, alle 10 è iniziato l’interrogatorio, che si è protratto fino alle 16.08, fra molte pause dovute a problemi logistici. Al centro dei colloqui ci sarebbero state più le accuse ad Antonio Conte (che sarà ascoltato venerdì) che il coinvolgimento di Mezzaroma (davanti agli inquirenti federali domani). Le partite da tenere sotto osservazione, Novara-Siena 2-2 (30 aprile 2011: «Lo stesso Conte ci rappresento' che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio» ) e Albinoleffe-Siena 1-0 (29 maggio 2011: «Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'Albinoleffe» ). Sul presidente del Siena, Carobbio, nel verbale della Procura di Cremona, disse che «Ferdinando Coppola (che sarà ascoltato oggi, ndr) entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita. In seguito ho appreso da Stellini che la proposta era stata fatta da Mezzaroma anche allo staff tecnico» . DIFESA - Se Carobbio è ritenuto altamente credibile, la difesa della Juventus e di Conte (che comunque resta in bilico) non è rimasta a guardare. Innanzitutto, ci sono otto tesserati del Siena che smentiscono quanto raccontato dal “grande accusatore” (ce ne sono quattro dell’Albinoleffe, però, che confermano la combine). Un solco sul quale i legali bianconeri si sono inseriti, probabilmente allargando il fronte dei partecipanti alle riunioni tecniche, attraverso dichiarazioni giurate che confortino soprattutto la tesi innocentista piuttosto che minare la credibilità del teste dell’accusa. Una strategia già usata dall’avvocato del Bologna, Gabriele Bordone, per il caso-Portanova. COLLABORATORE - Una lunga giornata anche per gli uomini più fidati del procuratore Palazzi. Fino a notte inoltrata il sostituto Giuseppe Quartarone e gli avvocati Antonella Arpini e Ettore Licheri hanno ascoltato Andrea Masiello, arrivato alle 16. 11 accompagnato dai suoi legali, Pino e Manco. Una deposizione fiume, nella quale l’ex difensore del Bari (ora all’Atalanta) avrebbe non solo confermato quanto detto ai pm di Bari, ma avrebbe allargato il fronte, su aspetti magari marginali per la giustizia ordinaria ma fondamentali per quella sportiva. Una pausa per la cena e poi, dalle 22, Masiello e gli 007 sono tornati a riunirsi negli uffici federali. Fino a notte inoltrata.... ___ Calcioscommesse Masiello e Carobbio audizioni fiume su Bonucci e Conte di MATTEO PINCI (la Repubblica 11-07-2012) ROMA — Un giorno in Procura Federale per i superpentiti del calcio scommesse: Filippo Carobbio, accusatore di Antonio Conte e Massimo Mezzaroma, e Andrea Masiello (foto), traino dell’inchiesta barese. Sei ore per la sesta audizione di Carobbio, chiamato a far luce sulla posizione del presidente del Grosseto Camilli, accusato da Turati di aver “comprato” Salernitana Grosseto, ma soprattutto a confermare le accuse a Conte, spiegando alcune incongruenze. Anche in merito all’episodio secondo cui il tecnico, nel corso della riunione tecnica di Novara-Siena, avrebbe annunciato un «accordo per far finire la gara in parità», mai confermato dai suoi compagni. Nel pomeriggio il turno di Masiello, alla sua prima audizione: l’ex capitano del Bari avrebbe presentato nuovi elementi riguardo le accuse al difensore della Juventus Bonucci, e ribadito quelli noti su Bari-Lecce. A Cremona invece Laszlo Strasser ha confermato l’intero impianto accusatorio, ammettendo di essere stato a libro paga del gruppo degli “zingari”. ___ Siena-Varese, test sull'attendibilità di Carobbio di ANDREA ARZILLI (CorSera 11-07-2012) ROMA — Sei ore per blindare l'attendibilità di Filippo Carobbio, per giocare di sponda e capire se le rivelazioni del super pentito rese al pm di Cremona sulle combine del Siena di Conte e Mezzaroma possono davvero costituire l'anima dell'accusa nel prossimo processo sul calcioscommesse, quello che vedrà partire i deferimenti entro un paio di settimane e che a fine luglio prenderà in esame le responsabilità dirette. L'attacco frontale sui presunti «tarocchi» dei toscani contro Novara e AlbinoLeffe ha fornito due versioni contrapposte dalle quali non ci si schioda: quella che, seppure con numerose pause e riflessioni, il pentito ieri ha confermato per intero davanti ai federali, e cioè la famosa riunione tecnica pre-Novara nella quale Conte avrebbe detto ai suoi di «stare tranquilli». E quella degli altri otto tesserati ascoltati, tutti sedicenti estranei ai fatti. È la settimana della verità per Antonio Conte: c'è un rischio di reato associativo per la partita del Novara, un rischio omessa denuncia per quella con l'AlbinoLeffe, ma di patteggiamento alla Juve non si vuol sentir parlare. C'è, semmai, uno studio frenetico delle carte per entrare nel merito. E non tanto per smontare la credibilità del pentito, tattica che, ultime sentenze alla mano, pare non pagare. Quanto, semmai, per svincolare la figura del tecnico dallo specifico degli episodi citati: pentito a parte, niente prova le parole di Conte nella riunione tecnica e nessuno ha confermato che sapesse dell'incontro nel parcheggio con gli esponenti dell'AlbinoLeffe. I federali hanno provato imboccando una terza via, più indiretta. La partita su cui si sono concentrati è quella col Varese; Carobbio con i federali non ne aveva mai parlato. Ne ha tratteggiato il «pre» alla procura di Cremona indicando nel presidente Mezzaroma il «deus ex machina» della combine e citando l'ex compagno Ferdinando Coppola, non a caso convocato per oggi in Figc. «Qualche giorno prima della partita Siena-Varese — si legge nel verbale di Carobbio — Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima, all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita. Questa persona gli aveva detto che il presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta. Intendo riferirmi al presidente Mezzaroma. La squadra oppose un netto rifiuto suggerendo al Coppola di rappresentare a chi lo aveva contattato di non aver voluto riferire la proposta ai giocatori. Ribadisco che il Coppola era quasi sconvolto». E proprio la deposizione dell'ex portiere dei toscani può costituire la prova incrociata che dà forza a Carobbio e alle sue tesi. Ieri gli 007 di Palazzi hanno chiesto uno sforzo al pentito per carpire altri particolari della ricostruzione, altri dettagli da sottoporre a Coppola. Se la verità di Carobbio ne uscisse rinforzata, per Mezzaroma e Conte sarebbe dura dimostrare che invece non è credibile quando parla di loro. Ieri in Figc, fino a notte, ha parlato anche Andrea Masiello sui tarocchi del Bari. Invece alla procura di Cremona, l'ungherese Laszlo Strasser ha confermato la struttura dell'organizzazione internazionale dedita alle combine, così come l'avevano tratteggiata gli inquirenti, con la testa a Singapore e le braccia (degli zingari e, da un certo punto in poi, degli ungheresi) in Italia: Strasser non ha parlato di partite, ha confessato di aver incontrato Gegic, Ilievski, Bressan e Bellavista, ha ammesso di essere un factotum dell'organizzazione, che lo ha premiato negli anni con quattro «gite premio» a Singapore. ___ E a Cremona parla l’«ungherese» Carobbio e Masiello sotto torchio per 6 ore art.non firmato (Libero 11-07-2012) Un vero e proprio interrogatorio fiume per Filippo Carobbio. Dopo le sette ore e mezzo di audizione nel febbraio scorso l’ex giocatore del Siena ieri è stato sentito dai procuratori federali per oltre sei ore. Carobbio, già squalificato per 20 mesi dopo il patteggiamento dell’ultimo processo, doveva confermare le accuse mosse nei confronti di Antonio Conte sulle partite Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011. Inoltre i procuratori federali lo hanno convocato per chiarire le sue affermazioni rilasciate ai magistrati di Cremona sulla partita Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011 e sulla presunta richiesta del presidente senese Mezzaroma di perdere la partita. Concluso l’interrogatorio Carobbio ha lasciato la procura federale senza rilasciare nessuna dichiarazione. Negli uffici di via Po è poi entrato l’altro pentito Andrea Masiello. Il difensore dell’Atalanta è stato chiamato per confermare le tentate combine delle partite Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010 e delle gare contro Lecce, Cesena e Bologna della stagione 2010-11. Oggi intanto verrano ascoltati Ferdinando Coppola, anche lui ex giocatore del Siena, e il presidente del Pecara Daniele Sebastiani, mentre domani sarà il turno di Massimo Mezzaroma, presidente del Siena. A Cremona intanto è stato interrogato Laszlo Strasser, uno dei componenti della banda degli «ungheresi». Senza essere entrato nel particolare delle sospette combine sulle partite Palermo-Bari e Lazio-Genoa, Strasser ha confermato il quadro relativo all’organizzazione degli «ungheresi»: è emerso infatti che era il factotum, il gregario degli altri ungheresi. Inoltre Strasser ha provato a minimizzare l’episodio relativo al suo incontro con Huat Beng Choo che sarebbe stato oggetto di uno scambio di denaro. ___ Interrogato per la prima volta Masiello Tutta la verità di Carobbio Il centrocampista aggiunge nuovi particolari Domani toccherà a Mezzaroma venerdì sarà il turno di Conte di STEFANO CARINA (Il Messaggero 11-07-2012) ROMA - È durata oltre sei ore l’audizione in Procura Figc di Filippo Carobbio, sentito dagli 007 federali nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse. Carobbio, grande accusatore del presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, e di Antonio Conte, ex allenatore dei toscani e attuale tecnico della Juventus, era chiamato a fornire nuovi elementiall’interrogatorio del 29 febbraio. In primis a livello personale, dopo il nuovo racconto ai pm di Cremona che «prima della partita Siena-Varese(poi conclusasi 5-0, ndc), Ferdinando Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita». Ma in un secondo momento, anche delle rivelazioni effettuate, sempre a Cremona, da Conteh (4 gare incriminate, tra queste Ancona-Grosseto dove «le squadre erano d’accordo per il pari e Carobbio mi diede 6. 000 euro») e Turati (riguardo alla manipolazione di Salernitana-Grosseto: «Vincemmo 4-3 in trasferta e venni a sapere da Carobbio che il nostro presidente Camilli, l’aveva praticamente comprata, cioè aveva fatto in modo che noi vincessimo»). Carobbio ha confermato tutto, avvalorando la tesi accusatoria del pool di Palazzi che ha posto ancora una volta domande dettagliate sulle riunioni tecniche andate in scena con Conte prima di Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pari») e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («Fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe») per stabilire eventuali contraddizioni con le precedenti versioni, e avere ulteriori conferme su particolari, sinora sottovalutati. E’ chiaro che dall’audizione di ieri del centrocampista si baseranno i nuovi interrogatori che vedranno protagonisti domani il presidente del Siena, Mezzaroma e venerdì l’allenatore della Juve. Il lavoro della Procura è poi proseguito sino a notte con l’audizione dell’ex capitano del Bari, Andrea Masiello, convocato per la prima volta dai federali per confermare quanto detto ai pm e per fornire informazioni sulle presunte combine di partite 2010-2011 del club biancorosso, compreso il derby con il Lecce (in via Po attendono i riscontri del passaggio di denaro, per chiudere il quadro accusatorio e convocare così anche l’ex presidente Semeraro). Anche in questo caso, Masiello non ha potuto far altro che confermare quanto già emerso dagli atti della procura barese riguardo alle tentate combine delle partite Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010 (Bonucci e Ranocchia saranno ascoltati lunedì, ndc) e delle gare contro Lecce, Cesena e Bologna della stagione 2010-11. Ma poi fornendo anche elementi nuovi all’inchiesta, tanto che nella pausa per la cena un pm federale si è lasciato scappare un sibillino: «Non pensavo sapesse tutte queste cose». ___ Carobbio e Masiello collaborano Scommesse: i due pentiti confermano le accuse di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 11-07-2012) Le attese audizioni «sportive» dei super pentiti Filippo Carobbio e Andrea Masiello non hanno tradito le attese. A Roma la Procura federale, al lavoro sul terzo filone dell’inchiesta sul calcioscommesse, ha raccolto tante risposte e anche molte conferme. Arrivato negli uffici di via Po alle 9. 20 del mattino, Carobbio ne è uscito dopo oltre sei ore e mezzo, visibilmente provato dal lungo interrogatorio. L’ex calciatore del Siena - già ascoltato per sette ore e mezzo lo scorso 29 febbraio, deferito per 12 illeciti commessi ai tempi dell’AlbinoLeffe e del Grosseto e squalificato per 20 mesi - non ha voluto rilasciare dichiarazioni come già accaduto dopo il primo interrogatorio. Proprio come allora Carobbio ha collaborato: il giocatore dello Spezia è stato chiamato per confermare le accuse nei confronti di Antonio Conte sulle partite Novara-Siena e AlbinoLeffe-Siena della primavera 2011, ma soprattutto spiegare quanto dichiarato ai magistrati di Cremona su Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011: «Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita. In seguito ho appreso che la proposta era stata fatta da Mezzaroma anche allo staff tecnico». Accuse pesanti, che oggi pomeriggio verranno verificate dai collaboratori di Palazzi attraverso l’interrogatorio dell’ex portiere del Siena Coppola. Entrato negli uffici della Procura poco dopo le 16, Masiello ne è invece uscito attorno alle 20. 30, ma solo per una pausa-cena: l’interrogatorio è ripreso verso le 21. 30 e si è prolungato fino a tarda serata. Nessuna dichiarazione, ma la certezza che anche l’ex capitano del Bari - convocato per far luce su diverse partite sospette della squadra pugliese, tra cui la gara giocata contro l'Udinese il 9 maggio 2010 e poi contro Lecce, Cesena e Bologna della stagione 2010-11 - ha collaborato pienamente con la giustizia sportiva. Nel frenetico ritmo delle audizioni - la Procura ha fissato nuovamente l’interrogatorio del pentito Gianello per lunedì, ma la presenza a Roma dell’ex portiere del Napoli non è sicura - oggi gli investigatori accenderanno i riflettori sul Pescara: ci sono le audizioni dell'arbitro Bagalini e del presidente del club abruzzese Daniele Sebastiani, ascoltato con ogni probabilità sulla presunta combine della partita Pescara-AlbinoLeffe 2-0 del 26 febbraio 2011 riferita «de relato» da Erodiani. ___ Interrogatori Scommesse, i giorni della verità per Siena di FILIPPO BAFFA (Corriere Fiorentino 11-07-2012) Adesso si fa sul serio. Il secondo processo per il calcio scommesse si avvicina e Palazzi stringe il cerchio ripartendo dai personaggi chiave: ieri ha riascoltato Masiello, il viareggino protagonista principale del filone barese dell'inchiesta, e Carobbio, l'uomo a cui sono legati i destini di Siena e Grosseto. E tra domani e venerdì sfileranno tutti gli attori principali di questo capitolo: Mezzaroma, Conte e Camilli. Da non sottovalutare neppure la giornata di oggi, con due giocatori meno in luce ma le cui testimonianze potrebbero essere decisive perché la Procura propenda o meno per l'accusa di responsabilità diretta delle società: Coppola e Turati. L'interrogatorio di Carobbio (durato 6 ore) ieri è ripartito dalle sue dichiarazioni di qualche mese fa: «Qualche giorno prima della partita Siena-Varese del 21 maggio 2011, Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima, all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al presidente Mezzaroma che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita». Mezzaroma che sarà chiamato domani a rispondere di queste accuse, in aggiunta a quelle di quelle di Gervasoni per le quali fu già convocato a fine aprile ma non si potè presentare per motivi di salute: «Gegic — ha detto Gervasoni ai magistrati — mi riferì di aver appreso da un suo amico del Kazakistan che il presidente del Siena diede soldi ai giocatori del Modena Tamburini e Perna per vincere l'incontro Modena-Siena del 26 febbraio 2011». Ieri a Carobbio sono stati chiesti ulteriori particolari anche sulle gare contro Novara e Albinoleffe in cui accusa Conte di essere stato a conoscenza delle combine: il tecnico sarà raggiunto venerdì direttamente nel ritiro juventino di Chatillon dagli uomini di Palazzi per essere interrogato. Lo stesso giorno a Roma sarà ascoltato anche il presidente del Grosseto. Nel suo caso a metterlo nei guai sono state le confessioni postume degli uomini che secondo Carobbio erano stati incaricati dal ds Iaconi di combinare la gara Ancona-Grosseto ___ Calcioscommesse, il Lecce trema Semeraro jr convocato in caserma L’ex patron domani dai carabinieri per il derby truccato di GIULIANO FOSCHINI (la Repubblica - Bari 11-07-2012) L’EX presidente del Lecce, Pierandrea Semeraro, dovrà presentarsi domani alla caserma dei carabinieri di Bari per raccontare la sua verità sul derby taroccato di due anni fa. La convocazione è stata notificata nei giorni scorsi dal procuratore Antonio Laudati e dal sostituto Ciro Angelillis come atto propedeutico alla chiusura finale del primo fascicolo d’indagine. Semeraro è iscritto nel registro degli indagati ma, per lo meno nelle dichiarazioni pubbliche fatte ai giornali, si è sempre detto innocente: è accusato, sulla base delle dichiarazioni dei compagni di Andrea Masiello e di alcuni accertamenti tecnici, di aver partecipato seppur indirettamente alla combine della gara del derby. Secondo quanto ricostruito dalla procura un imprenditore salentino, Carlo Quarta, ha incontrato Masiello e i suoi amici Carella e Giacobbe in un albergo salentino prima della partita consegnando loro del denaro perché il Bari perdesse il derby. Fu la gara che sancì la salvezza del Lecce, nella quale Masiello segnò il clamoroso autogol del 2-0 salentino. All’appuntamento partecipò, secondo quanto racconta Carella, anche Semeraro. «Ci rechiamo a Lecce con Giacobbe mette a verbale l’uomo - ed avevamo appuntamento con Carlo Quarta, non ricordo il nome della piazza, ricordo il bar, o il bar Centomila o Trecentomila, una cosa del genere. Era una piazza centrale, c'era una fontana. Sono sceso dalla macchina quando è arrivato Carlo, gli ho detto: 'Guarda che mi devi dare una garanzia, io devo fare vedere, o mi dai dei soldi o mi dai un assegno, perché io devo farlo vedere ai ragazzi, perché sennò non mi credono, mica mi credono sulla parola (... ) Dopodiché lui si è allontanato, ha detto: 'Aspetta un attimo'. Io sono tornato verso la macchina da Fabio e ho visto lui che parlava con il figlio di - perché l'ho riconosciuto - con il figlio del Presidente. Io però con lui, con il figlio del Presidente, non ho mai parlato. Ho visto che parlava con lui. Aveva una camicia celeste e un jeans. L’ho riconosciuto perché l'avevo visto in televisione». Le dichiarazioni avrebbero trovato anche riscontri tecnici. La documentazione sta per essere trasmessa dalla procura di Bari agli uffici di Palazzi: se l’ipotesi accusatoria fosse confermata, il Lecce rischia la retrocessione per responsabilità diretta. Ieri proprio davanti al procuratore federale è sfilato Andrea Masiello: un interrogatorio lungo più di sei ore il suo nel quale l’ex terzino del Bari ha confermato quanto raccontato davanti ai magistrati penali sul finale di stagione del Bari nel campionato 2009-2010 e su alcune partite nella stagione precedente. Centrale è Bari-Udinese del 2009 quando Masiello tira in ballo come complice della combine il difensore della nazionale e della Juventus Leonardo Bonucci, indagato da Cremona, che però ha sempre negato ogni addebito su quella partita. ___ La prima partita di Conte: smentire Carobbio Venerdì l’interrogatorio davanti al pool di Palazzi in Figc Fra gli atti in sua difesa, il tecnico avrebbe nuove testimonianze L’EX DIFENSORE Ha confermato le accuse in oltre sei ore di audizione Era già stato ascoltato a febbraio IL NUOVO PROCESSO Entro due settimane i deferimenti Ai primi di agosto il via al dibattimento e le sentenze di GUGLIELMO BUCCHERI (LA STAMPA 11-09-2012) Sei ore, qualche pausa, un panino. Filippo Carobbio, uno dei due grandi pentiti dello scandalo scommesse e il grande accusatore di Antonio Conte, ha giocato, ieri, la sua seconda partita davanti al pool del pm del pallone Stefano Palazzi e, al fischio finale, il destino del tecnico bianconero è rimasto sospeso. Conte sapeva, anzi era a conoscenza fin da principio dell’accordo per il pareggio fra Novara e Siena, sfida del primo maggio del 2011 (2 a 2 il verdetto). E, Conte, era stato informato della stretta di mano fra giocatori alla vigilia di AlbinoLeffe-Siena del 29maggio di un anno, una combine per far vincere i bergamaschi che, sul campo, vinsero 1 a 0 contro un Siena già promosso in serie A: questo aveva raccontato Carobbio nel verbale consegnato agli inquirenti sportivi il 29 febbraio scorso e, questo, ha ribadito, ieri, l’ex difensore agli uomini di Palazzi. L’allenatore campione d’Italia, alla guida del Siena nel campionato 2010/11, venerdì alle 15 busserà alla porta della procura della Figc, in via Po a Roma. La linea difensiva di Conte avrà un punto di partenza ben preciso: Carobbio non verrà indicato come il pentito non credibile, ma, di Carobbio, verranno messe in discussione alcune delle sue ricostruzioni più dettagliate, ma prive di riscontri. Così ad allargarsi potrebbe essere la squadra di chi il primo maggio era presente nella pancia dell’hotel di Novara dove il Siena alloggiava e dove, per Carobbio, sarebbe andata in scena la riunione tecnica dell’accordo: già otto tesserati o ex di quel Siena hanno capovolto le dichiarazioni del pentito nei rispettivi interrogatori in Figc ed è probabile che altri (forse tutti i presenti, nessuno escluso) lo abbiano già fatto perchè Conte e il suo pool difensivo potrebbero, fra gli atti nuovi annunciati, consegnare agli inquirenti una lunghissima serie di documenti con le testimonianze dei giocatori che hanno preso parte alle riunione pre partita senza, però, ascoltare dalle parole di Conte alcun riferimento a possibili accordi fra società. Per il pentito, Novara-Siena fu combinata. Per l’ex tecnico del club toscano, quella, fu una gara vera, verissima dove in gioco c’era già la promozione in A. Per Carobbio, prima di AlbinoLeffe-Siena fu l’accordo nel parcheggio dell’albergo dei bianconeri a scrivere il verdetto. Di Conte, in quel parcheggio non c’è traccia o riferimento. Il pool di Palazzi è impegnato a cercare la verità e, per questo, ha chiesto, ieri, a Carobbio di ripassare con attenzione il verbale che l’ex giocatore aveva fatto redigere quasi cinque mesi fa: il pentito lo ha fatto, fra pause e riflessioni. Conte potrebbe rischiare un deferimento per omessa denuncia o qualcosa di più, ma l’allenatore campione d’Italia ha nella testa soltanto il ritiro della «sua» Juve, che dovrà saltare per un giorno. Entro due settimane, la procura della Federcalcio comunicherà i suoi rinvii a giudizio per il secondo processo sportivo sullo scandalo scommesse di questa estate. I primissimi giorni di agosto, il via al dibattimento.
  2. Il commento NON SI INVESTE SUL FUTURO di ILVO DIAMANTI (la Repubblica SERA 10-07-2012) http://k005.kiwi6.com/hotlink/a89n4g9245/2012_07_10_rsera_i_diamanti_non_si_investe_sul_futuro.mp3 ------- la Repubblica SERA 10-07-2012 Campioni in rosso
  3. «Sei nato con il dono di saper giocare al pallone, ti è andata anche abbastanza bene perché alla fine in qualche squadra decente hai pure giocato, due soldi da parte te li sei messi, e se non eri così deficiente e senza palle, magari riuscivi a giocare una volta in serie A. In Champions League no, ma in serie A sì. Hai avuto un regalo, quella era la tua strada. La mia strada, invece, era avere la faccia del cattivo. » Una cicatrice sul viso, un passato di agente speciale, una Bmw bianca, una pistola carica. E un campionato da manipolare. Hristiyan Ilievski è lo Zingaro, il pregiudicato-latitante macedone che ha minacciato e corrotto centinaia di giocatori diventando il nemico pubblico numero uno del calcio italiano. E questa è la storia (vera) della sua fuga dall'Italia, tra il 1° e il 15 giugno 2011, i giorni dell'arresto di Beppe Signori, i giorni in cui il pallone si scoprì malato ma fece finta di niente. Lo Zingaro e lo scarafaggio è la rielaborazione in chiave romanzesca di un'inchiesta giornalistica lunga più di un anno, condotta per il quotidiano «la Repubblica» attraverso la consultazione di fonti dirette tra Roma, Bari, Cremona, Milano, Singapore e Skopje. Un road movie sulle miserie del calcio italiano, tra i sogni di gloria di una banda sgangherata e la spietata ferocia delle mafie internazionali. È la storia di come si è rotto il giocattolo del pallone, tra la distrazione dei tifosi e il colpevole disinteresse della politica: oggi che in ogni momento, in ogni luogo e su qualsiasi evento sportivo si possono «muovere» milioni di euro, la legge italiana è ancora ferma alla schedina del Totocalcio. Per questo la criminalità organizzata ha scelto di investire sul calcio più che sulla droga: il guadagno è maggiore e si rischia meno di un usciere che intasca una mazzetta di qualche euro. Ma questo libro è anche una ballata triste che celebra personaggi come il calciatore Gervasoni, «lo scarafaggio», che prima si vende e poi si pente, o come l'antieorico portiere Paoloni, accusato di aver avvelenato i propri compagni di squadra per una scommessa a perdere, vero simbolo di un movimento sportivo e, forse, di un intero paese. Un paese che, alla fine, disgusta persino lui, l'orrido Hri lo zingaro: «Voi avete bisogno di gente come me. Vi serve la gente come me, così potete puntare il vostro dito del ċazzo e dire: "Quello è un uomo cattivo". E dopo come vi sentite, buoni? Voi non siete buoni. Sapete solo nascondervi, solo dire bugie...».
  4. Doping e scommesse, palla avvelenata per Mazzola e Spinozzi di MAURIZIO MARTUCCI (il Fatto Quotidiano.it 10-07-2012) Le vie del calcio sono infinite. Come le corsie degli ospedali e le mura in tribunale. Il 19 Luglio Ferruccio Mazzola non sarà del processo per diffamazione di Carlo Tagnin, come lui ex Inter e Lazio, ma pure Torino, come papà Valentino, cuore granata scomparso a Superga. Perché “il terzo incomodo”, fratello del celebre Sandro, ha smesso di accusare doping e combine: è allettato, all’imbocco di un tunnel fuori da regole e tempi supplementari. Ferruccio Mazzola non è solo l’erede di un mito intoccabile: è vita sindacalista da centrocampista e allenatore, tra fasce di capitano e panchine minori prima dell’outing stile Zeman, in lotta contro pastiglie e farmacie negli spogliatoi, infiltrate già nei ’60 del secolo breve. Denunce pubbliche e circostanziate, come le verità ombrate di Carlo Petrini, altra gola profonda del mondo sferico, emarginato malgrado tumori e sofferto addio terreno. Stessa funerea sorte anche per Bruno Beatrice, ‘mastino’ d’incursione su nostalgicialbum di figurine, anzitempo bare su cui non è mai tardi interrogarsi. Come Mattolini, Picchi, Signorini e tanti altri. D’azzardo, Ferruccio Mazzola entrò in tackle sulla ‘Grande Inter’ di Helenio Herrera. Le usanze di pasticca nerazzurra, nel 1969 avrebbero ucciso anche il romanista Giuliano Taccola. A Giacinto Facchetti (anche lui scomparso, soffrendo) toccò difendere la ‘Beneamata’ onorabilità. L’Inter però, senza prove contrarie sul ‘Mago’ yogin e filo-gesuita, perse la causa per diffamazione e fu condannata al risarcimento di 1 milione e 500mila euro: con precetto di pignoramento sull’incasso di San Siro, ne pagò 7mila per l’onorario difensivo di Bradipolibri, editore del ruvido intralcio. Misteriche alchimie d’Ippocrate svelate pure da Arcadio Spinozzi, stopper in combattimento libero sul fuorigioco di invasivi cicli terapici, con una panchina in Ghana mai dimenticata e le riprese di un docufilm (“Centravanti nato”) girato con l’amico ‘Pedro’ su malaffare e tarocco della pedata. In ‘Una vita da Lazio’ (Castelvecchi Editore) scrisse di strane compresse offerte dall’anti-Mago, lo ‘Stregone’ Juan Carlos Lorenzo, già esorcista nella Roma in colletta al Sistina. Nel Bologna di Dossena, Savoldi e Sali, vide gli inganni del Totonero 1980, la Juve di Bettega sfuggire al sensazionalismo di gazzelle e volanti bordo campo, per uno scandalo in odore di Camorra e Banda della Magliana. Persa l’innocenza, vent’anni dopo toccò con mano pure Calciopoli-Moggiopoli-Gea World, bussando alle porte delle procure di mezza Italia per denunciare incongruenze e falle di un’inchiesta anomala, non solo controllato e controllore: “Ci sono magistrati – sostenne il suo avvocato Renato Miele, ex compagno laziale – che in passato hanno fatto parte di corti di giustizia sportiva nominate dalle stesse persone che oggi si trovano a giudicare”. Nessuno ascoltò ‘Spina’ il reietto, finito ai margini del sistema come ‘Mazzolino’ l’ingombrante. Degenti, soli, scordati nel dribbling di sentenze, inchieste e prescrizioni mediche terrificanti, come se nulla fosse e niente sarà. Perché nel calcio, come al circo, quando cade l’acrobata entrano i clown: lo spettacolo deve continuare, in variante palla avvelenata. http://youtu.be/QeQcDO_Qsaw
  5. Calciopoli Moggi non si arrende, ricorso al Tar "Radiazione illogica e contradditoria" L'ex dg della Juve chiede la sospensione dell'efficacia della sentenza dell'Alta Corte del Coni (definita contraria alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo) e un risarcimento danni: "Il trattamento riservato ha carenze gravissime rispetto ai parametri europei e della giustizia nazionale" della Redazione Repubblica.it 10-07-2012 ROMA - Luciano Moggi non molla. L'ex dg della Juventus ha presentato un ricorso al Tar del Lazio per ottenere la sospensione del provvedimento con il quale l'Alta Corte di Giustizia del Coni, il 4 aprile scorso, ha confermato la sua radiazione per la vicenda Calciopoli. Con il ricorso (l'udienza di discussione deve essere ancora fissata) Moggi chiede anche il risarcimento dei danni subiti. I motivi del ricorso al Tar sono tanti e raccolti in 47 pagine: si chiede di sospendere l'efficacia della sentenza, di consentire a Moggi di non ricoprire lo status di radiato fino alla decisione di merito, oltre alla richiesta risarcitoria per danno all'immagine. Secondo quanto reso noto dall'avvocato Federico Tedeschini, sarà proposta al Tar un'istanza istruttoria per nominare un perito per quantificare il danno; se non accolta, la quantificazione sarà fatta con una perizia giurata. Per il resto, la sentenza dell'Alta Corte viene definita illogica, contraddittoria e contraria alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo "perché è fin troppo evidente - si legge nel ricorso - che il trattamento riservato al ricorrente ha avuto, anche sotto il profilo processuale, carenze gravissime rispetto ai parametri europei, oltreché della giustizia nazionale". Secondo i legali di Moggi la radiazione è prescritta. Nel ricorso sostengono infatti che, secondo quanto previsto dal Codice di Giustizia Sportiva vigente al momento dell'irrogazione della prima sanzione disciplinare, il termine "spirava al concludersi della quarta stagione successiva alla commissione dell'ultimo atto diretto a compiere l'illecito", ovvero il deferimento intervenuto nella stagione sportiva 2005/2006. Tra gli altri motivi alla base del ricorso amministrativo c'è il fatto che "il Procuratore federale ha automaticamente e senza alcuna attività istruttoria esercitato l'azione disciplinare 'sulla base delle sentenze rese'". Per i legali invece il procedimento sanzionatorio avrebbe dovuto "esplicitamente menzionare quali fatti e circostanze, certe e provate" fossero alla base dello stesso, pena il considerare l'atto "viziato, quindi nullo e comunque privo di efficacia". ___ Moggi ricorre al Tar contro la radiazione di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 11-07-2012) ROMA. Luciano Moggi ha presentato ricorso al Tar contro la decisione dell’Alta Corte del Coni di confermare la sua radiazione. Nelle 47 pagine del ricorso presentato dal suo avvocato, Federico Tedeschini, l’ex dg bianconero chiede di sospendere l’efficacia del provvedimento fino alla decisione di merito, e una richiesta di risarcimento danni all’immagine. La sentenza del Coni è definita illogica, contraddittoria e contraria alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Inoltre si fa notare come secondo il CGS, la radiazione è da considerarsi prescritta in quanto il termine «spirava al concludersi della quarta stagione (2009/10, ndr) successiva alla commissione dell’ultimo atto diretto a compiere l’illecito». ___ CALCIOPOLI Moggi al Tar contro la radiazione I legali dell’ex dirigente bianconero: «E’ prescritta e viziata» art.non firmato (CorSport 11-07-2012) ROMA - Continua la battaglia personale di Luciano Moggi per ottenere la riabilitazione dopo le sentenze sportive su Calciopoli. L'ex dg della Juventus ha proposto un ricorso al Tar del Lazio per ottenere la sospensione del provvedimento con il quale l'Alta Corte di Giustizia del Coni , il 4 aprile scorso, ha confermato la sua radiazione. DANNI D’IMMAGINE - L'ex dg della Juventus chiede anche il risarcimento dei danni subiti all'immagine. Nelle 47 pagine del ricorso si chiede di sospendere l'efficacia della sentenza e di consentire a Moggi di non ricoprire lo status di radiato fino alla decisione di merito. PRESCRIZIONE - Per i legali dell’ex dirigente bianconero, con in testa l'avvocato Federico Tedeschini, la radiazione confermata dall'Alta Corte di Giustizia del Coni nei confronti di Luciano Moggi è prescritta. Sostengono infatti nel ricorso proposto al Tar del Lazio che, secondo quanto previsto dal Codice di Giustizia Sportiva, vigente al momento dell'irrogazione della prima sanzione disciplinare, il termine «spirava al concludersi della quarta stagione successiva alla commissione dell'ultimo atto diretto a compiere l'illecito», ovvero il deferimento intervenuto nella stagione sportiva 2005/2006. «ATTO VIZIATO» - Tra gli altri motivi alla base del ricorso amministrativo c'è il fatto che «il Procuratore federale ha automaticamente e senza alcuna attività istruttoria esercitato l'azione disciplinare “sulla base delle sentenze rese”». Per i legali invece il procedimento sanzionatorio avrebbe dovuto «esplicitamente menzionare quali fatti e circostanze, certe e provate» fossero alla base dello stesso, pena il considerare l'atto «viziato, quindi nullo e comunque privo di efficacia».
  6. Il caso Torna in discussione l’accordo collettivo; ancora tensione fra serie A e Aic La Lega riscrive una norma: è caos di FABIO MONTI (CorSera 10-07-2012) MILANO — «Anche» è una semplice congiunzione, come spiegano i dizionari italiani. E per una congiunzione si rischia il terzo braccio di ferro consecutivo fra Lega di serie A e Assocalciatori sull'accordo collettivo, che non ha contenuti economici, ma che rappresenta una specie di contratto nazionale di lavoro e che è indispensabile per la validità della ratifica di qualsiasi contratto. In sintesi. Il 18 giugno, dopo mesi di incomunicabilità fra le parti, si fa strada l'ipotesi che il contratto, fortemente innovativo e firmato nel 2011, dopo lo sciopero/serrata del 27/28 agosto, possa essere prorogato di almeno un anno. Il sindacato fa inserire anche per la serie A la stessa clausola approvata per la Lega Pro (e allo studio per la B): automatica sospensione della retribuzione per casi di «illecito sportivo, scommesse e doping». La Lega di A, in maniera carbonara, aggiunge un «anche», lasciando intendere che qualsiasi motivo (anche un contrasto con l'allenatore), ci può essere l'automatica sospensione dello stipendio. Resta in piedi la possibilità di rivolgersi al Collegio arbitrale, ma questo non muta il motivo del contrasto, che ha fatto risalire la tensione fra Lega e Assocalciatori. Adesso si attende l'intervento diretto di Abete, costretto a fare da garante dell'accordo già undici mesi fa, quando le parti nemmeno si parlavano. Nel frattempo, l'Aic ha quantificato la presenza di calciatori stranieri nei campionati pro italiani: nell'ultima stagione hanno raggiunto quota 1.195 (362 in serie A, pari al 47,82%). Erano il 43,71% nel 2010-2011; il 40,11% nel 2009-2010; il 37,94% nel 2008-2009. Nel 1995-1996 (prima della sentenza-Bosman) erano soltanto 66.
  7. SCOMMESSOPOLI VENERDÌ DA PALAZZI Così Conte si gioca tutto Linea strategica condivisa con la Juve: puntare sulle contraddizioni di Carobbio Accanto al suo avvocato, De Rensis, ci sarà anche il legale dei bianconeri, Chiappero. Per ora è no al patteggiamento di VITTORIO OREGGIA (TUTTOSPORT 10-07-2012) TORINO. Domani Andrea Agnelli chiarirà quale posizione intende tenere la Juventus in merito all’inchiesta sul calcioscommesse in cui è stato risucchiato Antonio Conte dalle rivelazioni del pentito Filippo Carobbio , finito in carcere lo scorso 19 dicembre. Al netto del fatto che l’allenatore bianconero viene chiamato in causa per situazioni che risalgono al tempo del suo impegno professionale a Siena, è indiscutibile che “di rimbalzo” anche la società campione d’Italia possa ritrovarsi coinvolta in cascami fastidiosi. Prosciugando le parole, se l’allenatore dovesse incappare in una squalifica, a “pagare” sarebbe pure il club di corso Galileo Ferraris. Squalifica che se fosse circoscritta a un paio di mesi non inciderebbe sul lavoro stagionale, ma che se avesse una pendenza più lunga potrebbe innescare alcuni meccanismi di compensazione. CODICE ETICO A nessuno è sfuggito che l’audizione in Capitale è stata fissata il giorno dopo la partenza per il ritiro di Chatillon: un segnale? Forse. A nessuno, pure, è sfuggito che la Juventus ha preferito non alzare l’asticella e accondiscendere i desiderata di Stefano Palazzi , imbarcando Conte su un aereo per Roma così da tappare bocche e spifferi su un’eventuale disparità di trattamento rispetto ad altri calciatori interrogati. Bene, ma adesso? A cosa è dato sapere e in attesa di conoscere il pensiero del presidente, Conte era e continuerà a essere il tecnico della squadra campione d’Italia a prescindere dall’esito del faccia a faccia con il procuratore federale. La fiducia nei suoi confronti è tale che verrebbero bypassati persino gli ostacoli del codice etico introdotto dagli uomini di John Elkann dopo il 2006, uno “scollinamento” non da poco. Domanda: quale sarà l’atteggiamento da tenersi nella chiacchierata romana di venerdì? Verrà abbassato il profilo dello scontro per ammorbidire l’ipotetica pena oppure si opterà di partire dalle memorie difensive presentate a Cremona al pm Martino - e successivamente trasmesse dallo stesso magistrato alla Procura federale - per ribattere colpo su colpo e non beneficiare di alcun “bonus”? O ci sarà una terza strada da percorrere, che non contempli solo lo «smentire a tappeto e incondizionatamente» la versione di Carobbio ? E’ probabile che tutto vada a ruotare sulle contraddizioni della deposizione fornita dall’ex calciatore del Siena (tra l’altro risentito per la sesta volta: un record), sulle decine di telefonate avute due giorni prima della partita incriminata (Novara-Siena) con Ilievsky - usando tra l’altro una scheda intestata a un egiziano - addirittura su eventuali sentimenti di rivalsa personale. GIUSTIZIA Conte, patteggiando, andrebbe incontro a una pena minima, ma al momento l’allenatore salentino non ha alcuna intenzione di ammettere una combine alla quale giura di non aver aderito. E l’omessa denuncia? Una scorciatoia per mitigare la pena, il «vero cancro» a detta dei dirigenti bianconeri da debellare, però.. . E’ inconfutabile che i meccanismi della giustizia sportiva siano da riformare; che la giustizia stessa debba essere affidata a magistrati non prestati al mondo del calcio “a tempo perso” ma in possesso di mezzi investigativi più ampi; che sarà sempre troppo tardi quando si porrà mano a certe storture, eppure Conte e solo Conte è depositario del proprio destino. Accanto al suo avvocato, Antonio De Rensis , ci sarà anche il legale della Juventus, Luigi Chiappero , in maniera da dare un’immagine di condivisione totale. Venerdì si giocherà una partita delicatissima, senza un favorito, senza tempi supplementari e calci di rigore. Il guaio di Conte è che la tattica non la può fare lui... ------- DI NUOVO ASCOLTATO L’ACCUSATORE DEL TECNICO Carobbio, sesta audizione Iacovelli scagiona Bonucci L’esigenza di stilare i calendari entro inizio agosto darà la precedenza ai procedimenti per responsabilità diretta. E’ il caso del Siena di SIMONE DI STEFANO (TUTTOSPORT 10-07-2012) ROMA. Primo processo per presidenti e dirigenti, con posizioni delicate che comporterebbero la retrocessione. Subito Mezzaroma e il caso-Siena (Conte compreso?), Camilli e il Grosseto, Semeraro e il Lecce. Forse Sebastiani e il Pescara. Stop. Per gli altri si riparte da settembre. Resta un’ipotesi, sussurrata ieri dal direttoregenerale Figc, Antonello Valentini , che al Gr Parlamento ha detto: «Credo che il procuratore con il suo staff stia pensando a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta». Poi, timide conferme federali: sì, Palazzi ci sta seriamente pensando. «Questo - aggiunge Valentini - per accelerare al massimo il procedimento, tenendo presente che vanno garantiti comunque tre gradi entro l’inizio del campionato». Insomma, dal «fare in fretta e fare bene», la Figc ha coniato un terzo comma: «Fare in tempo». Nella prima decade d’agosto arriveranno i sorteggi e le leghe non vogliono stravolgimenti: le retrocessioni vanno risolte ex ante. Quanto a squalifiche e “meno” in classifica, c’è tempo. Ecco perché Mauri , Milanetto , Gianello e gli altri (quindi anche Lazio e Napoli) sono posizioni autonome e potrebbero essere giudicate a partire da settembre, togliendo la Figc dall’impaccio con la Uefa. C’è poi il problema degli atti: manca la parte di Bari su Semeraro (si attende la deposizione di Masiello oltre ai documenti del pm Laudati ), e anche su Mauri e Milanetto si vocifera sia arrivata solo una parte dell’inchiesta cremonese. Molto è basato su riscontri di indagine postumi agli arresti di maggio, l’interrogatorio di oggi a Cremona dell’ungherese Strasser potrebbe aprire un nuovo varco e poi si attende che si costituiscano Gegic e Ilievsky. ECCO CAROBBIO Oggi è la giornata dei pentiti: attesi a Roma Andrea Masiello (dello stesso filone Carella e De Tullio saranno ascoltati a Bari), ma soprattutto Filippo Carobbio , il grande accusatore di Antonio Conte. Sarà una giornata importante, con il pentito alla sua sesta audizione e chiamato a fornire dettagli sui vari «Conte sapeva», oltre a dover fornire precisazioni su Siena-Varese e la presunta richiesta di Mezzaroma a Coppola per perdere la partita. BONUCCI SCAGIONATO Tra gli altri, ieri sentito invece Fabio Quagliarella , chiamato ad allontanare i sospetti su Sampdoria-Napoli 1-0: «Ha detto poco perché poco aveva da dire», tranquillizzano fonti interne. A Bari slitta Fabio Giacobbe, ma è stato ascoltato Angelo Iacovelli, che ha di fatto scagionato Bonucci e Ranocchia per Udinese-Bari: «Non sapevano nulla», ha detto l’ausiliario in quasi 4 ore di audizione. Quanto alle responsabilità del ds del Bari, Angelozzi : «Quando ha captato movimenti strani, ha cacciato tutti dallo spogliatoio, me compreso». ___ SCOMMESSE QUAGLIARELLA SENTITO DA PALAZZI: RESPINTA OGNI ACCUSA Nuova ipotesi Figc: processo spaccato di VALERIO PICCIONI (GaSport 10-07-2012) Il secondo processo sportivo del calcioscommesse bis sarà probabilmente spaccato a metà: prima le società che rischierebbero di brutto, accusate di «responsabilità diretta» (le più esposte sembrano Lecce e Siena), poi i club giudicati per «responsabilità oggettiva». Il direttore generale della Federcalcio Antonello Valentini ne parla al Gr Parlamento: una «corsia preferenziale» a cui stanno pensando il procuratore Palazzi e il suo staff. Quagliarella smentisce Il procuratore capo non interroga mai, lascia a vice e collaboratori l'a tu per tu delle audizioni, ma si fa vedere, per una volta senza cravatta, arrivando sorridente in Vespa. Dentro gli uffici di via Po i suoi sostituti interrogano Fabio Quagliarella, che smentisce categoricamente di essere stato a conoscenza di una presunta combine per Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010. Mentre il giallo Gianello continua: sull'interrogatorio dell'ex terzo portiere napoletano, l'uomo che si era autodenunciato per la partita in questione, non si sa ancora nulla dopo l'audizione saltata per ragioni di salute. Ritratterà? Ieri è stato sentito a Bari anche Angelo Iacovelli, l'infermiere-factotum dello spogliatoio barese, e che nelle quattro ore di audizione ha negato che la società fosse a conoscenza di illeciti e che Bonucci e Ranocchia non sapevano nulla dei tentativi di accordarsi su Udinese-Bari 3-3. Le due corsie Palazzi sarebbe comunque in attesa di nuove carte che dovrebbero arrivare da Bari e da Cremona, sul famoso derby Bari-Lecce (la procura sta valutando la convocazione dell'ex presidente dei salentini, Pierandrea Semeraro) e su Lazio-Genoa (Mauri e Milanetto potrebbero essere risentiti). Il percorso è quindi in divenire. Da qui l'idea di spaccare il processo: garantire a tutte le posizioni più a rischio i tre gradi di giudizio prima del via della stagione. Valentina Mezzaroma Oggi è il giorno degli accusatori. Sarà sentito Andrea Masiello, ma toccherà anche a Filippo Carobbio, l'uomo che tira in ballo il Siena e Antonio Conte (che sarà sentito venerdì a Roma). Ieri Carobbio è stato attaccato a Radio sportiva da Valentina Mezzaroma, la vicepresidente del club toscano: «Dice il falso. Viene ritenuto credibile, ma credibile non lo è per nulla». ___ CorSport 10-07-2012 ------- Subito Siena e Conte, Lazio a settembre? Il dg della Figc, Valentini: «L’idea della Procura, ora a processo le responsabilità dirette». Gli altri giudicati a campionato in corso Palazzi non vorrebbe correre il rischio di iscrivere società che potrebbero essere retrocesse Per tutti gli altri tesserati, il processo si svolgerebbe a settembre, con la serie A già iniziata di EDMONDO PINNA (CorSport 10-07-2012) ROMA - Subito (forse) Siena, Grosseto e Lecce, più l’intricata vicenda del Pescara, più una quinta squadra già passata sotto il primo procedimento di questa lunga estate. Poi le altre, dalla Lazio al Genoa. E’ questa l’idea che si starebbe facendo strada nelle segrete stanze della Procura federale e che il direttore generale della Figc, Antonello Valentini, ha in pratica ufficializzato ai microfoni di “La politica nel pallone” su Gr parlamento: «La Procura sta facendo un lavoro davvero impari. Credo che il procuratore con il suo staff stia pensando a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta» . Il motivo? Non si vuole correre il rischio di iscrivere una squadra che rischia l’esclusione dal campionato (a questo porta l’eventuale condanna per responsabilità diretta, ovvero il coinvolgimento del presidente o di un dirigente con potere di firma). E questo anche perché, più di quello che hanno fatto e stanno facendo, il via Po n. 42 non posso fare, visto che gli uomini di Palazzi sono contati. Meglio, come si dice, il minore dei mali. Ovvero, spaccare il secondo maxi processo in un mini processo subito (entro i calendari di A, previsti il 31) ed in un processo dopo. RESPONSABILITA’ - Posto che la responsabilità oggettiva, per le società, è stata rivista e molto attenuata in termini di penalizzazioni in classifica, i timori di Palazzi e dei suoi uomini nascono dall’eventuale presenza di club coinvolti per responsabilità diretta. In questo senso si stanno svolgendo e si svolgeranno, fino a lunedì prossimo, gli ultimi interrogatori degli 007. Sarà ascoltato il presidente del Siena Mezzaroma, che secondo Carobbio (oggi in Procura federale) avrebbe chiesto al portiere Coppola (in procura federale domani) di farsi portavoce con la squadra per perdere la gara col Varese (una terza persona disse a Coppola che «il presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta» ) e l’allora tecnico, Antonio Conte (venerdì), accusato da Carobbio di essere a conoscenza delle combine. Sarà ascoltato (domani) il nuovo presidente del Pescara, ex amministratore delegato (uno dei cinque) del club, Daniele Sebastiani, del quale parlano sia Erodiani che Lucchesi, che a Palazzi ha dichiarato: «In città circola voce che Sebastiani e Iaconi (ex dirigente del club), siano legati da un rapporto di conoscenza e frequentazione con il signor Massimo Erodiani, anche in relazione alle scommesse» . In attesa che dalla Procura di Bari arrivi l’ultimo tassello il famoso assegno), rischia anche il Lecce per l’ex presidente Semeraro (potrebbe essere convocato a ore), l’accusa è per il derby comprato (e oggi sarà decisivo anche l’interrogatorio di Andrea Masiello). Così come rischia il Grosseto, il presidente Camilli venerdì cercherà di ribattere le accuse arrivate anche dal Iaconi-bis, oltre che da Turati. RINVIO - Tutti gli altri casi potrebbero essere quindi rinviati a settembre, dalla Lazio, al Napoli (il caso Gianello è all’ordine del giorno), il Bologna, il Genoa. Nei loro confronti le ipotesi di accusa prevedono, per il coinvolgimento dei propri tesserati (Mauri, che potrebbe essere risentito, Milanetto, Criscito, ecc), una responsabilità oggettiva, in alcuni casi pure per omessa denuncia (che non porta a punti di penalizzazione), il processo potrebbe cominciare anche a campionato iniziato. ------- GLI INTERROGATORI Oggi Masiello-Carobbio: è decisiva Quagliarella ieri ha parlato agli 007 federali: ecco perché andò via da Napoli di EDMONDO PINNA (CorSport 10-07-2012) ROMA - Ieri Quagliarella, oggi Carobbio e Masiello. E se l’attaccante della Juventus, ex Napoli, ha dovuto chiarire (in un’ora e quaranta) i contorni della vicenda legata alle rivelazioni di Gianello, in particolare al suo passaggio dal Napoli ai bianconeri e a quel premio sfuggitogli dopo Samp-Napoli, che gli amici del portiere avrebbero comunque coperto in caso di sua adesione alla combine (cosa che non avvenne), gli altri due diventano teste chiave in vista non solo delle prossime audizioni (Mezzaroma e Conte, ad esempio) ma anche dei prossimi deferimenti. PARTICOLARI - Filippo Carobbio è già stato ascoltato dagli 007 federali, ma una la nuova audizione non è una sorpresa, era stata programmata. Ci sono alcuni nuovi particolari da confermare (dopo le rivelazioni a Cremona di Conteh e Turati), ci sono gli interrogatori di Massimo Mezzaroma e di Antonio Conte da preparare. Carobbio è considerato dalla Procura altamente credibile, «ha già passato indenne due gradi di giudizio», per questo le sue dichiarazioni e le sue precisazioni avranno un grande peso. Anche se la sorella del presidente del Siena, Valentina Mezzaroma, ieri ha detto, a proposito della credibilità di Carobbio, «che non lo è per nulla. Faremo valere le nostre motivazioni, finalmente possiamo parlare con la procura. Ci sono dei rischi, ma lui ha detto il falso». PRIMA VOLTA - Sarà, invece, la prima volta davanti ai federali per Andrea Masiello. La vicenda è quella legata al derby pugliese Bari-Lecce, a quell’autogol fatto a posta, ad una serie di rapporti illeciti che potrebbero inguaiare anche il club giallorosso dell’ex presidente Semeraro. Sarà una lunga giornata. ___ Scommessopoli Parla il pentito che fa tremare mezza serie A di FRANCESCA MORANDI (Libero 10-07-2012) È sospettato di aver avuto un ruolo nelle combine di Palermo-Bari del 7 maggio 2011 (2-1), Lazio-Genoa del 14 maggio (4-2) e Novara-Siena del 30 aprile 2011. Estradato venerdì, oggi l’ungherese Laszlo Strasser sarà interrogato dal gip Salvini nell’ambito dell’inchiesta di Cremona sul calcioscommesse. Strasser farebbe parte del gruppo di emissari ungheresi interessati alle partite del campionato italiano. Interessati, «gli ungheresi», alle gare truccate e alle scommesse insieme agli «zingari». L’alleanza tra i due gruppi venne sancita il 20 aprile del 2010. Al Meazza si gioca Inter-Barça, semifinale di Champions. Allo stadio si tenne il summit tra i 2 gruppi e l’organizzatore arrivato da Singapore, il boss Tan Set Eng. A confermare agli inquirenti che gli ungheresi venivano a far cassa in Italia è stato il pentito Gàbor Horvàt il 28 novembre scorso. Il suo interrogatorio è stato consegnato alla rogatoria arrivata da Budapest. Così nel verbale: «Per quanto riguarda Borgulya e Schultz vorrei raccontare di una partita italiana di A. In un giorno intorno a maggio 2011, io, Lazar Matyas ed altri eravamo da Kenesei Zoltan nella sua casa di Urom. In quell’occasione Keno ha detto che eravamo arrivati sulla cima. Gli ho chiesto che cosa intendesse e lui ha detto che l’organizzazione sotto la guida del boss, della quale faceva parte anche lui, aveva manipolato una partita italiana di A». È Lecce-Lazio del 22 maggio 2011. In quella stessa rogatoria sono trascritti i colloqui registrati alla vigilia del match. Lazlò Schultz è in partenza dall’Ungheria per la Puglia, dove, secondo l’accusa, deve portare i soldi per corrompere i giocatori: 600 mila euro. Il 21 maggio Schultz parla con suo padre in Ungheria: «Siamo in fondo allo Stivale. Siamo in albergo, partiamo domani sera». A partita finita, due milioni guadagnati. ___ Calcioscommese Sentito alla Procura federale Ecco Quagliarella: Napoli-Sampdoria nessuna combine Fabio ascoltato oltre un’ora dal pool delle indagini Oggi Masiello e Carobbio Palazzi Pensa a un doppio percorso subito i casi di responsabilità diretta poi gli altri di ALESSANDRO FERRI (IL MATTINO 10-07-2012) Roma. Zero dichiarazioni a microfoni e taccuini, poche parole davanti al pool del procuratore Stefano Palazzi. Per Fabio Quagliarella, l'audizione alla Procura della Federcalcio è servita a negare qualsiasi tipo di coinvolgimento nell'inchiesta sportiva sul calcioscommesse. Il giocatore della Juventus, accompagnato dal proprio legale e ascoltato per poco più di un'ora e mezzo, era stato convocato per rispondere sulla tentata combine, rifiutata secondo le ammissioni dello stesso autodenunciante - l'ex terzo portiere del Napoli, Matteo Gianello - per Sampdoria-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010. Assieme all'ex attaccante dei partenopei sono stati interrogati l'assistente infermiere Angelo Iacovelli (interrogato a Bari) e i calciatori Federico Piovaccari (Sampdoria), Luca Ariatti (Pescara), Paolo Acerbis (svincolato), Dario Passoni (Folzano), quest'ultimo già fermato per 14 mesi nell'ultimo processo sportivo, quando aveva patteggiato tale squalifica per due illeciti contestati. E oggi nuovo round. Tocca ai pentiti Filippo Carobbio (Siena) e Andrea Masiello (Atalanta) sfilare in Procura. L'ex capitano del Bari verrà ascoltato su quanto già confessato ai magistrati del capoluogo pugliese, in particolare le tentate combine della partita Udinese-Bari 3-3 del 9 del maggio 2010 e delle gare contro Lecce, Cesena e Bologna del 2010-11. Carobbio, interrogato per sette ore e mezza lo scorso 29 febbraio e squalificato per 20 mesi dopo il patteggiamento dell'ultimo processo, dovrà invece confermare le accuse mosse all'attuale tecnico della Juve, Antonio Conte, sulle partite Novara-Siena 2-2 del 30 aprile 2011 («lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l'accordo con il Novara per il pareggio») e AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011 («fummo tutti d'accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all'AlbinoLeffe»). Inoltre, il pool di Palazzi gli chiederà conto anche delle dichiarazioni rese ai magistrati di Cremona su Siena-Varese 5-0 del 21 maggio 2011 («Ferdinando Coppola - si legge nel verbale di Carobbio - entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita. In seguito ho appreso da Stellini che la proposta era stata fatta da Mezzaroma anche allo staff tecnico»). Il procuratore Palazzi e il suo ufficio stanno prendendo in seria considerazione la possibilità di portare avanti le inchieste su un doppio binario. Il primo, più veloce, riguarderebbe i casi legati alla responsabilità diretta (rischiano Siena, Lecce, Grosseto, e forse anche il Pescara) con un processo da allestire già in agosto per evitare problemi con la compilazione dei calendari dei campionati. Un secondo processo, da avviare dopo aver ricevuto tutte le carte dalle Procure di Cremona e Bari, si aprirebbe invece a campionati in corso e riguarderebbe posizioni legate alla responsabilità oggettiva. La nuova strategia al vaglio della Procura è stata confermata anche dal direttore generale della Federcalcio, Antonello Valentini: «La Procura sta facendo un lavoro davvero impari - ha dichiarato su Gr Parlamento - Credo che il procuratore stia pensando a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta. Questo per accelerare al massimo il procedimento, tenendo presente che vanno garantiti comunque tre gradi entro l'inizio del campionato». ___ Caos scommesse slittano i processi L’idea di Palazzi: subito i «casi urgenti» Il filone sulla serie A si può rinviare di DANIELE PALIZZOTTO (IL TEMPO 10-07-2012) Rinviare il maxi-processo sportivo sul calcioscommesse: questa l’idea della Procura federale, al lavoro sul terzo filone dell’inchiesta Scommessopoli. Nulla di ufficiale, sia chiaro, ma certo un’ipotesi concreta al vaglio della squadra diretta dal procuratore Stefano Palazzi e confermata anche dal direttore generale della Federcalcio Antonello Valentini: «La Procura sta facendo un lavoro davvero impari. Credo che Palazzi stia pensando a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta». Casi urgenti in agosto, dunque, per il resto se ne parla più avanti. Ma quali potrebbero essere i «deferimenti per responsabilità diretta»? Per ora, al vaglio della Procura ci sono i nomi dei presidenti del Siena Massimo Mezzaroma e del Grosseto Piero Camilli, ma i collaboratori di Palazzi aspettano nuovi documenti da Bari sull’ex proprietario del Lecce Pierandrea Semeraro (indagato per la presunta combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011) e vogliono approfondire la posizione dell’attuale numero uno del Pescara Daniele Sebastiani (all’epoca dei fatti non ancora presidente) sulla presunta combine della gara Pescara-AlbinoLeffe 2-0 del 26 febbraio 2011. In ogni caso se l’ipotesi della Procura diventasse realtà, il maxi-processo d’agosto si trasformerebbe in un mini-processo, con poche posizioni da esaminare. Le altre società indagate per il comportamento dei propri tesserati - e tra queste ci sono per ora anche Lazio, Genoa, Chievo, Napoli, Bologna e Udinese in serie A - potrebbero stare tranquille fino almeno all’autunno, mentre la Procura avrebbe il tempo di esaminare con attenzione le nuove carte in arrivo da Bari e soprattutto Cremona. Del resto per la squadra diretta da Palazzi la mole di lavoro è impressionante, come dimostra il ritmo frenetico delle audizioni programmate per i prossimi giorni. Ieri - oltre all’assistente infermiere Iacovelli e ai calciatori Piovaccari, Ariatti, Acerbis e Passoni - gli investigatori federali hanno interrogato l’attaccante della Juventus Quagliarella, professatosi completamente estraneo alla tentata combine della partita Sampdoria-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010, ammessa invece dall’ex portiere partenopeo Gianello. Oggi, invece, i collaboratori di Palazzi aspettano a Roma i super pentiti Filippo Carobbio e Andrea Masiello. L’ex capitano del Bari verrà ascoltato su diverse partite del club pugliese, mentre Carobbio dovrà invece confermare le accuse mosse nei confronti dell’attuale tecnico della Juventus ed ex Siena Antonio Conte e dello stesso Mezzaroma sulle partite giocate nella primavera 2011 dal club toscano contro Novara, AlbinoLeffe e Varese. Poi nei prossimi giorni toccherà proprio a Conte, Mezzaroma, Sebastiani e Camilli. Tanti interrogatori e un’idea: rinviare il maxi-processo sulla serie A.
  8. 10 07 2012 ARRIVANO LE OLIMPIADI E NON ABBIAMO NIENTE DA METTERCI Siamo una Repubblica fondata sul calcio. Che però con lo sport ha sempre meno a che fare Bizzarre, queste estati sportive bisestili in cui gli Europei di calcio e le Olimpiadi sembrano comporre un unico evento televisivo, inframmezzato da un Wimbledon o da un Tour de France. Ogni quattro anni cade questo trimestre che solletica i calciomani, attira i patiti (da pathos, non inteso come malattia) delle discipline olimpiche e aggrega folle di telespettatori di superficie più o meno coinvolti e comunque si spera, sottratti alle frequenti porcate riciclate dalla tv estiva. Perché bizzarre? Perché in realtà, almeno secondo il logografo qui deputato, i 5 cerchi olimpici, simboli dei 5 continenti, in realtà sono 6. Il sesto sarebbe, appunto, quello del pallone, che però fa più da circonferenza generale che da cerchio inanellato. È a sua volta ormai un continente, il sesto, e ce lo dicono mille segnali. Dalla globalizzazione rotondocratica e rotondolalica del pianeta, leggi la colonizzazione recente di Cina e soprattutto India, al fenomeno delle scommesse che ne sta devastando l’organizzazione a ogni latitudine senza adeguate contromisure. Così che anche le Olimpiadi rischiano di essere calcistizzate nel sentire comune, “come se” fossero solo un diversivo tra due eventi calcistici (gli Europei e la ripresa settembrina della stagione), vissuti e soprattutto mercificati e venduti calcisticamente, ossia secondo i canoni di mercato più in voga. DEL RESTO la professionistizzazione dello sport, che ha rotto tutti gli argini fino a presentare calciatori e tennisti (e prima cestisti) ipercontrattualizzati come star del sacro fuoco decoubertiniano e prima greco-antico, ben si identifica nel business a tutti i costi dello spettacolo sportivo che il calcio eleva a potenza. Oddio, a pensarci ci sarebbe anche la Formula 1 e non vedo perché non ne si possa riprodurre l’evento su scala olimpica: un circuito nel villaggio atleti non renderebbe l’idea? Diventerebbe immediatamente un cortocircuito… Accantonati lateralmente gli ideali, il tripode e i valori, fa effetto che qualcuno magari si interesserà meno ai Giochi perché non abbiamo a Londra la nostra Nazionale, inopinatamente eliminata come pure – e addirittura l’Argentina – biolimpionica. Così invece che rimpastare le discipline sovrane dei Giochi, l’atletica (in cui l’Italia boccheggia) e il nuoto (dove invece continua la grande stagione pellegrinesca), con un campo di calcio, ci sarà chi rimarrà più attento ai ritiri della propria squadra o alle sentenze di Scommettopoli. Il tutto nella cornice del tema che più cattura gli italiani appassionati di “notizie sportive”, ossia il calciomercato, che fa vendere più copie della stampa di settore che un Mondiale vinto o un oro portato a casa. Proprio ieri due notizie a una colonna strizzavano l’occhio al lettore su questo habitat misto: quella che voleva il 38enne Giggs, il quasi leggendario funambolo gallese del Manchester United designato capitano della Gran Bretagna ospitante in un’orgia di gioventù e amatorialità… e quella tragica del “nuovo Pelé”, un ragazzino 17enne brasiliano morto per arresto cardiaco dopo essere stramazzato in campo come recentemente Morosini. Sono due facce dello stesso prisma, oppure no? Intanto l’Italia sportiva benedetta da Napolitano e capitanata dalla Vezzali va a Londra in una spedizione assai meno affollata del solito, comunque con una cinquantina di atleti in meno che a Pechino apparentemente assai più lontana (almeno secondo la buonanima di Ruggero Orlando negli anni 60: “Arrivano i cinesi, arrivano cantando, dice Ruggero Orlando che domani sono qui…”). Ma l’aria che tira, calcio a parte appunto già eliminato e nuoto a parte in senso contrario, non è delle migliori. POCHI SOLDI o assai meno, nella crisi onnicomprensiva, una difficoltà a seminare cultura sportiva che significhi reclutamento al di là del denaro puro e semplice, insomma un’altra faccia della calcistizzazione del Paese. Pensare che anche nell’integrazione cromatica e culturale, quest’Italia olimpica è assai più avanti di quella pallonara di Balotelli (che non è appunto ancora “dei” Balotelli). Non ci sarà Andrew Howe, simpatico talento oggi appiedato, ma quasi un decimo della nostra flotta è frutto di integrazione antropo-culturale. Ed è una bella, bellissima cosa. Che personalmente mi mette addosso assai più allegria delle notizie che arrivano da Calciolandia, da uno scandalo ancora tutto da decifrare con l’allenatore campione d’Italia in retta d’arrivo sia per l’interrogatorio in Procura (federale) sia per il ritiro valdostano della Juve. Se gli dovessero dare tre mesi o più per omessa denuncia, che farebbe la Juve che lo ha già riconfermato in secula seculorum, e che direbbe Zeman dal buen retiro romanista da dove si attendono i primi mugugni per “troppo lavoro”? E in questo panorama sempre più afoso e fosco dopo Caronte e Minosse, è una buona idea che non si squagli, bensì si ricandidi alle prossime elezioni della Federcalcio quello stesso Abete jr. appena scuoiato su queste colonne da una semplice ricostruzione biografico-politica? Ed è una buona idea che dopo l’era Petrucci, oggi amabile sindaco di San Felice Circeo coerentemente con l’eterno mantra della “politica fuori dallo sport”, si sia fortemente sviluppata un’ipotesi Pagnozzi come suo successore alla presidenza del Coni di cui è annoso segretario generale in una scala buro-geriatrica da far invidia alla magistratura (recentemente poco interessata alle vicende della federazione delle federazioni)? Ci vorrebbe un tecnico, un tecnico dello sport… Dove trovarlo? E, soprattutto, sarebbe ancora di moda?
  9. Calcioscommesse Processo, la Figc detta le regole Quagliarella nega la combine Il direttore generale della federazione, Antonello Valentini, parla di una corsia preferenziale per i club coinvolti per responsabilità diretta, al fine di completare in fretta i due gradi di giudizio. Il giocatore della Juventus dichiara di non aver ricevuto offerte per un illecito in Sampdoria-Napoli di MATTEO PINCI (Repubblica.it 09-07-2012) ROMA - Sarà una lunga estate, per i processi sportivi al calcioscommesse. Dopo l'ennesima giornata di audizioni in Procura Federale, quella che apre la settimana delle audizioni di Conte e Mezzaroma, aumentano le possibilità che i tempi continuino a diluirsi. Il nuovo orientamento della Figc adesso è abbastanza chiaro: anticipare il processo per i club coinvolti per responsabilità diretta. L'annuncio arriva dal direttore generale della Figc, Antonello Valentini che, a Gr Parlamento, spiega: "Credo che il procuratore con il suo staff stia pensano a una sorta di corsia preferenziale per i procedimenti che dovessero richiedere deferimenti per responsabilità diretta". Una posizione riscontrata anche dalle valutazioni in corso alla Procura Federale. Perché entro l'inizio del campionato è indispensabile aver completato i due gradi di giudizio sportivo per poter consegnare l'elenco definitivo di squadre che prenderanno parte alla prossima serie A e serie B. E se dovesse essere accertata la responsabilità diretta per illecito sportivo, la pena per i club ritenuti colpevoli sarebbe l'ultimo posto nella classifica del campionato precedente, con inevitabile retrocessione. I nomi? Quelli delle società in cui è coinvolto nello scandalo almeno un dirigente responsabile (con potere di firma). È l'esempio del Lecce (la Procura Federale sta aspettando nuovi documenti sulla posizione di Semeraro) e del Siena: giovedì il presidente Massimo Mezzaroma sarà ascoltato in Procura Federale per rispondere delle accuse di Carobbio, che aveva raccontato ai pm di Cremona come "prima della partita Siena-Varese, Ferdinando Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima, all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita". Domani Carobbio dovrà confermare queste accuse anche davanti alla procura Federale: evidente che se fosse ritenuto credibile (la Disciplinare lo ha già certificato nel primo processo) la posizione del club si complicherebbe non poco. Per questo anche Valentina Mezzaroma, la sorella di Massimo, prende posizione sulla vicenda: "Venerdì prossimo mio fratello si presenterà in Procura e, sinceramente, non ne vedevamo l'ora. Carobbio ci accusa ed è ritenuto credibile: ma per noi non lo è assolutamente. Anzi, posso sottoscriverlo: Carobbio sta dicendo delle falsità. Purtroppo, sappiamo di correre dei rischi di natura disciplinare ma la notte dormiamo sereni". Oltre a Carobbio Martedì sarà il giorno di Andrea Masiello, il "super pentito" del filone di Bari. Oggi invece in Procura Federale è sfilato l'attaccante della Juventus Quagliarella. Macchina scura Ncc ad accompagnarlo e a riprenderlo, occhiali da sole, silenzio assoluto. Un'ora e quaranta con gli 007 di Palazzi per negare di aver ricevuto proposte per combinare i match Sampdoria-Napoli 1-0, giocata il 16 maggio 2010. Durante il proprio interrogatorio alla Procura di Napoli, lo stesso Gianello aveva giurato di non aver coinvolto l'attaccante: "Escludo di aver parlato con Quagliarella della proposta del Giusti" per aggiustare la gara, aveva detto l'ex terzo portiere del Napoli. A sostenere il contrario invece è l'ispettore Vittoria: a lui Gianello avrebbe confidato come Quagliarella segnando in quella partita contro la Samp avrebbe raggiunto i 12 gol che gli avrebbero consentito di incassare i 100 mila euro di premio da contratto e che i suoi amici gli avevano offerto la stessa cifra per non segnare, incassando però il "no" dell'attaccante. "La partita finì 1-0 per la Samp e così Quagliarella perse tanto il premio della società quanto i soldi", si legge sulle carte napoletane. Ricostruzione però smontata dall'attaccante.
  10. PRIMO PIANO Gli italiani non comprano più auto alla Fiat basterebbe solo Mirafiori LE PREVISIONI DI FABBRICA ITALIA, IL PIANO PRESENTATO DA MARCHIONNE DUE ANNI FA SI RIVELANO OGGI TROPPO OTTIMISTICHE. MANCANO ALL’APPELLO TRA 600 MILA E UN MILIONE DI AUTO. E GLI STABILIMENTI DA CHIUDERE POTREBBERO ESSERE DUE. FORSE PERFINO TRE di PAOLO GRISERI (la Repubblica AFFARI&FINANZA 09-07-2012) Uno stabilimento su quattro è a rischio, dice Sergio Marchionne parlando dello stato drammatico del mercato italiano dell’automobile. Ma, a fare bene i conti, l’ad del Lingotto pecca di ottimismo. Perché se davvero, come prevede il manager di Torino, il mercato delle quattro ruote rimarrà a 1,4 milioni di pezzi venduti per «i prossimi 24-36 mesi», non ci sarà da chiedersi quale stabilimento verrà tagliato sui quattro oggi in attività in Italia. Piuttosto, si tratterà di capire quale dei quattro è destinato a rimanere. Perché con l’attuale livello del mercato, le 450 mila automobili che verranno prodotte in Italia nel 2012 potrebbero tranquillamente uscire da una sola fabbrica. Rendendo superflue le altre tre. E’ davvero auspicabile che accada qualcosa. O, come dice Marchionne, «cominciando a produrre per gli Stati Uniti con le linee italiane», o trovando il modo di aumentare le vendite in Italia. Magari con quegli incentivi che il Lingotto protesta di non volere nonostante la pressante richiesta di Federauto, l’associazione dei concessionari. Per il momento il calcolo è presto fatto e il risultato è sconfortante. Il panorama è sideralmente distante da quello che Sergio Marchionne aveva immaginato solo due anni fa, al momento del lancio del piano 2010-2014, chiamato, all’epoca, Fabbrica Italia. Quel piano prevedeva «di incrementare gradualmente i nostri volumi di produzione negli stabilimenti italiani fino al 2014, quando raggiungeranno 1.400.000 unità, più del doppio delle 650.000 prodotte nel 2009». La realtà indotta dalla crisi dice che, in luogo dell’incremento graduale previsto, si è verificata una discesa graduale. Nel 2011 la produzione di automobili negli stabilimenti italiani della Fiat è stata inferiore alle 480.000 unità, quasi 200.000 in meno del livello raggiunto nel 2009. Di conseguenza, per raggiungere l’obiettivo di Fabbrica Italia bisognerebbe incrementare la produzione di un milione di automobili nel triennio 2012-2014. In realtà, con il mercato italiano a questi livelli è piuttosto probabile che il numero di auto prodotte negli stabilimenti della Penisola scenda ancora e si avvicini a quota 450 mila nel 2012. Se il mercato dell’auto in Italia resterà tanto depresso, basterebbe un solo stabilimento a soddisfare la richiesta. A Melfi, per fare un esempio, il record produttivo risale al 1999, ma quei livelli sono stati avvicinati più recentemente anche nel 2006. Nel 1999 arrivarono dirigenti e autorità a festeggiare in fabbrica il record: gli incentivi e i buoni modelli avevano portato lo stabilimento a sfiorare quota 400 mila auto prodotte in un anno. Un numero importante. Nel piano Fabbrica Italia presentato da Sergio Marchionne il 21 aprile del 2010 si legge che a Melfi «il numero di vetture prodotte nel 2014 sarà superiore alle 400 mila unità». Al momento delle aspre discussioni con i sindacati sull’introduzione del nuovo contratto aziendale, si calcolava che già senza i 18 turni settimanali a Melfi la capacità produttiva teorica superava le 400.000 unità e che con i 18 turni avrebbe sfiorato le 450 mila. Per questo oggi, da sola, Melfi potrebbe produrre tutte le auto del Lingotto. Si tratta, naturalmente, di un calcolo teorico. Nessuno stabilimento raggiunge, nella realtà, il 100 per cento della capacità produttiva installata. E, soprattutto, Melfi, al momento, non è in grado di produrre il mix necessario per saturare la produzione italiana, ancora oggi compresa tra il segmento mini della Panda di Pomigliano e la piattaforma media di Delta e Giulietta. Ma una simile possibilità ci sarebbe, ad esempio, a Mirafiori dove lo spazio per installare linee diverse non manca e dove l’esperienza dei dipendenti ha consentito negli anni di produrre dalla Punto alla Thesys. Del resto, se la capacità produttiva media di uno stabilimento è intorno alle 300 mila unità all’anno, è chiaro che con un milione di auto in meno del previsto le fabbriche in eccesso potrebbero essere tre. Questo scenario è quello che spaventa il Lingotto. Difficilmente la politica, anche quella italiana molto distratta in questi anni su quel che accadeva a Torino, potrebbe accettare un ulteriore drastico taglio di stabilimenti e posti di lavoro dopo il sacrificio di Termini Imerese. Ma se il mercato non riprende è evidente che la sovracapacità produttiva installata dalla Fiat in Italia sfiora il milione di pezzi. Perché proprio il piano Fabbrica Italia, fissando a 1,4 milioni l’obiettivo per il 2014 diceva che quella soglia corrisponde «alla capacità ottimale di utilizzo». E aggiungeva che del totale faranno parte anche «300 mila veicoli destinati al mercato statunitense ». Oggi nessuno stabilimento italiano produce per il mercato Usa che, a differenza di quelli europei, continua ad essere in crescita. Così, se anche la situazione italiana rimanesse quella attuale, la produzione di 300 mila veicoli per il Nordamerica ridurrebbe a 6-700 mila la sovracapacità, salvando uno stabilimento dalla chiusura. Ne rimarrebbero comunque due di troppo. Una ripresa del mercato delle quattro ruote nella Penisola tra oggi e il 2014 che riporti le vendite intorno a quota 2 milioni (era stato di 2,4 milioni il record del 2007) potrebbe salvare un altro stabilimento italiano ma ,difficilmente potrebbe salvarne due. Non va dimenticato che la Fiat detiene il 30 per cento del mercato domestico e che una quota significativa è stata ottenuta negli ultimi anni grazie alle utilitarie prodotte in Polonia. Per salvare tutta la capacità installata oggi in Italia si può immaginare o un ritorno del mercato ai livelli record del 2007 o un raddoppio delle esportazioni previste negli Usa. Anche in quest’ultimo caso però non mancherebbero le incognite: ammettendo che la Fiat possa produrre in Italia auto con i marchi Chrysler, Jeep e Dodge da vendere negli Stati Uniti, quanto tempo durerà la ripresa del mercato d’Oltreatlantico e per quanto tempo potrebbe assorbire 5-600 mila auto aggiuntive rispetto a quelle prodotte negli stabilimenti statunitensi? Ecco dunque i dilemmi che si trova a dover affrontare in queste settimane l’amministratore delegato del Lingotto. Decisioni non semplici da prendere. A fine mese l’ad incontrerà i sindacati che hanno firmato gli accordi aziendali ed è probabile che in quella sede qualcuno chieda conto delle strategie italiane del gruppo. Quel che appare abbastanza scontato (a meno di clamorose inversioni di tendenza del quadro economico) è che il piano Fabbrica Italia non raggiungerà gli obiettivi previsti. Solo a ottobre, esaminando i dati dei primi nove mesi dell’anno, Marchionne annuncerà quali sono i nuovi obiettivi tenendo conto degli effetti della crisi. Ed è dunque difficile che prima di allora voglia o possa anticipare le sue mosse. Anche perché fissare nuovi obiettivi significa rispondere alla domanda cruciale su quanti stabilimenti saranno necessari in Italia alla Fiat di domani e, nel caso, quanti e quali tagliare. Il problema della sovracapacità non riguarda solo il Lingotto. Nei giorni scorsi la Peugeot ha annunciato l’intenzione di tagliare 10.000 posti di lavoro in Francia (che equivalgono a due stabilimenti della Fiat in Italia) e problemi di eccesso di capacità installata li hanno anche i tedeschi della Opel. La differenza con la Fiat è che l’annuncio della Peugeot è stato seguito, poche ore dopo, dall’annuncio del ministro del Riassetto produttivo, Arnaud Montebourg, di «un piano per salvare la filiera dell’auto francese in una fase di contrazione del mercato» e dall’invito ai vertici di Psa a «fare immediatamente la massima trasparenza sulle loro intenzioni ». In Italia invece, due giorni dopo l’annuncio di Marchionne sul rischio che salti uno stabilimento italiano, il ministro dello sviluppo, Corrado Passera, si è limitato ad affermare che «nessuno può mettere in discussione le scelte di un’azienda privata. Lo Stato - ha aggiunto il ministro - può intervenire con aiuti all’innovazione e alla competitività». Un po’ poco rispetto a quanto fanno in casi analoghi i governi d’oltralpe. L’eventuale chiusura di stabilimenti in Italia avrebbe infatti conseguenze sull’intera filiera dell’auto e metterebbe fortemente in discussione l’esistenza stessa di un’industria che continua a rappresentare, anche oggi, l’11 per cento del Pil italiano. [iL CASO] Un italiano a capo della bibbia di Detroit sull’automotive in versione europea di PAOLO GRISERI (la Repubblica AFFARI&FINANZA 09-07-2012) E’ un torinese il nuovo direttore di Automotive News Europe, la testata europea della rivista specializzata con sede in Gratiot Avenue, a Detroit. Luca Ciferri, 53 anni, vive a Torino da 30 ed è stato nominato il 26 giugno. La sua ascesa alla guida di ANE è una delle vicende simbolo dell’integrazione tra le due sponde dell’Atlantico dopo lo sbarco della Fiat a Detroit. «Mi trovo oggi ad indossare due cappelli - spiega Ciferri - uno come reporter per Fiat-Chrysler e l’altro come direttore di Automotive News Europa». Come giudica le prospettive del Lingotto? «Credo che senza l’alleanza con Chrysler la Fiat sarebbe già stata costretta a chiudere o almeno ad accettare una nazionalizzazione per salvare i posti di lavoro. Insomma, non sarebbe sopravvissuta da sola a questa crisi. Penso invece che con la mossa di Marchionne e gli utili fatti in Nordamerica, per questa volta il gruppo si sia salvato. In ogni caso, per quanto possano andare male le cose in Europa, Fiat ha sempre il 61 per cento di Chrysler e non il contrario». In futuro, secondo Ciferri, «il gruppo dovrà consolidare molto la sua presenza in Asia. Lo stabilimento cinese inaugurato di recente è un punto di partenza ma certo non ci si può accontentare di 150 mila auto in un mercato da 17 milioni. Solo con la gamba asiatica il gruppo Fiat-Chrysler potrà uscire dalla terra di mezzo in cui si trova oggi con 4 milioni di auto vendute. Ne mancano ancora almeno due milioni per competere con gli altri costruttori generalisti». E l’Europa? «Oggi i due mercati principali del gruppo sono il Nordamerica e il Brasile. In Europa Fiat è ormai al sesto posto». [L’ANALISI] La parabola degli Agnelli l’unica grande famiglia che non crede più nei motori GLI ALTRI GRANDI GRUPPI DI QUA E DI LA DELL’ATLANTICO SONO ANCORA TUTTI CONCENTRATI SUL CORE BUSINESS. SOLO LA DINASTIA TORINESE MOSTRA DA ANNI FORTE INSOFFERENZA VERSO IL SETTORE DI ORIGINE E PIÙ ATTENZIONE AD OGNI POSSIBILE DIVERSIFICAZIONE di LUCIANO GALLINO (la Repubblica AFFARI&FINANZA 09-07-2012) La Fiat ha due facce. C’è quella americana, la faccia di chi ha mantenuto le promesse, sconfitto i dubbiosi, vinto difficoltà eccezionali negli anni della Grande Crisi. La Chrysler controllata dalla Fiat macina record di vendite; ha ripagato buona parte dei suoi debiti; generato utili nel 2011 per centinaia di milioni di dollari. A riconoscimento delle sue capacità manageriali, l’ad Sergio Marchionne è stato appena designato il “michiganiano dell’anno”. E’ un onore toccato a pochi altri, tra cui, nientemeno, Clint Eastwood. Poi c’è la faccia europea e italiana. Quella di chi scuote mestamente il capo dinanzi a un mercato europeo che ha visto le auto Fiat perdere a giugno un’altra percentuale di vendite a due cifre. Che annuncia di dover chiudere almeno uno stabilimento in Italia, stima che nella Ue vi sia una sovraccapacità produttiva di oltre 2 milioni di vetture e propone agli altri costruttori europei di elaborare un piano concertato per chiudere impianti in varie parti della Ue. Sentendosi però rispondere, dai tedeschi, che gli impianti li chiudano semmai gli italiani e i francesi, visto che lavorano al 60-65% della capacità effettiva, mentre loro (non solo Volkswagen, ma anche Mercedes e Bmw) lavorano sopra il 90% e non si sognano di chiudere un bel niente. Per tacere del fatto che la faccia europea della Fiat ha pure espresso l’intenzione di chiudere entro il 2012 ben cinque stabilimenti che producono autocarri Iveco in Francia (Chambery), Austria Graz), Germania (Ulm e altre due località). Come mai la Fiat si presenta nel mondo con due facce, e perché proprio all’Italia, dove essa è nata 113 anni fa, sembra toccare la faccia peggiore? Una spiegazione possibile è che il gruppo Fiat, e più ancora la famiglia Agnelli che lo controlla, hanno smesso da decenni di credere che il gruppo dovesse produrre soprattutto automobili. L’ultimo ad che cercò di concentrare sull’auto gli investimenti, la ricerca, le strategie di localizzazione e di vendita, la rete internazionale dei fornitori, fu forse Vittorio Ghidella, negli anni 80. Dopo di allora si sono susseguiti alla testa del gruppo degli ad i quali - di fronte a una famiglia che tale concentrazione non sembrava gradire per niente - o si sono barcamenati per assecondarla, oppure hanno loro stessi elaborato progetti di differenziazione produttiva e finanziaria di cui l’auto era soltanto un elemento. Quando Marchionne ha assunto la direzione del gruppo, recando con sé conoscenze e inclinazioni da nordamericano, si è trovato presto ad aver a che fare con una Fiat che tra le tante attività costruiva anche auto, ed era per di più controllato da una finanziaria familiare, la Ifil poi Exxor, che più o meno poneva sullo stesso piano automobili e industria alberghiera o grande distribuzione; e con un altro gruppo, Chrysler, che in vita sua non ha mai prodotto nient’altro se non automobili. Anche la Chrysler ha avuto un tracollo a causa della crisi, non meno che General Motors e Ford. Ma è sicuramente meno arduo rilanciare sul mercato dell’auto un gruppo che costruisce soltanto automobili, che non un gruppo con un lungo passato di differenziazione in altri settori come Fiat. Con la conseguenza che qualunque investimento nell’industria dell’auto viene visto dalla proprietà, o da parti significative di essa, come un concorrente rispetto a investimenti che si reputano più redditizi. Pare evidente che il nuovo ad abbia cercato il successo dove la posta si giocava tutta sull’auto, e, stando ai commenti (ma anche ai dati) americani, lo abbia ottenuto. All’innegabile successo oltre Atlantico corrisponde l’insuccesso della Fiat nel nostro paese e in Europa, con i costi pagati dai lavoratori italiani e dall’intera nostra economia. Perché ci si può rallegrare per le straordinarie vendite di Fiat-Chrysler in Usa, ma fino a un certo punto. Sarà pur vero che grazie al rilancio di Chrysler e alle accresciute dimensioni derivanti dalla sua acquisizione il gruppo stesso si trova ad essere più solido di prima. E che in Italia si stanno vendendo auto progettate e/o costruite in Usa e in Canada, ma con lo scudetto Lancia sul cofano, cui ne seguiranno altre con lo scudetto Alfa Romeo. Ma in questo modo aumenteranno forse di qualcosa i posti di lavoro nei saloni di vendita in Italia, non certo sulle linee di produzione. Mentre ciò che importa, o dovrebbe importare a tutti noi, a cominciare dai partiti e dal governo, sono i posti di lavoro, il livello di occupazione nel cuore dell’industria automobilistica, fornitori compresi, nelle nostre regioni. E’ qui che la faccia italiana di Fiat mostra i suoi tratti più inquietanti. Pomigliano ha ripreso a produrre, ma la capacità utilizzata non supera il 50%. Come attesta anche il numero dei dipendenti richiamati in fabbrica, circa la metà dei 5. 000 che vi lavoravano un tempo; nonché la minaccia di Marchionne di mettere in cassa integrazione 145 dei neoassunti nel caso che un tribunale del lavoro lo costringesse davvero a riassumere i 145 esclusi dalle procedure di riavvio al lavoro perché avevano una tessera sindacale non gradita all’azienda. Con il corredo di una impeccabile spiegazione tecnico-economica: il mercato, ha detto l’ad, non assorbe più di quello che Pomigliano produce al momento, per cui il personale deve restar fermo al livello raggiunto - la metà di una volta. La faccia italiana di Fiat comprende anche la dichiarazione dell’ad che prima o poi bisognerà chiudere almeno uno stabilimento in Italia, e “portare la produttività in America”. E’ improbabile che la mannaia cada su Pomigliano; se n’è parlato troppo, e si è anche investito abbastanza, per poter fare un simile clamoroso passo indietro. Melfi produce ancora a pieno regime. Lo stabilimento Sevel di Val di Sangro, che produce furgoncini in collaborazione con la Peugeot, è troppo piccolo per fare la differenza in termini di occupati da ridurre in Italia. Lo stesso vale per il modesto numero di vetture costruite a Cassino, di cui pure si è subito parlato come candidato alla chiusura. I motori prodotti a Termoli sono una produzione che tira. Fatti due conti, se Fiat vuole davvero tagliare un consistente numero di posti in Italia, diciamo tra i 5 e i 10.000, la scelta più ovvia, se non la più probabile, al momento parrebbero essere Mirafiori e gli enti centrali del Lingotto. Quale che sia l’impianto su cui cadrà la scure, pare ormai evidente che l’occupazione in Fiat si ridurrà di molto. In tal modo la società che nacque a Torino e per decenni ha dato lavoro a centinaia di migliaia di persone avrà conseguito due primati. Anzitutto quello di una famiglia che fu la fondatrice di uno dei maggiori marchi mondiali dell’auto ma ha evidentemente deciso di occuparsi d’altro. Diversamente, si noti, da altre stirpi europee. La famiglia Porsche controlla tuttora il marchio di auto sportive, ed è robustamente presente nel CdA della Volkswagen. La Bmw è da sessant’anni controllata dalla famiglia Quandt. I Peugeot contano ancora nell’azionariato della fabbrica che fondarono generazioni fa. Il secondo primato potrebbe essere quello di un ad che riduce ai minimi termini la produzione di un marchio mondiale nel paese d’origine allo scopo di rafforzare la produzione interna di un marchio straniero. Due primati che inducono a dire, e spiace proprio dirlo, grazie signora Fiat.
  11. LA SVOLTA Gnudi: «Stadi, presto la legge» Il ministro: «Soldi dei privati per impianti adeguati alle nuove esigenze» Ma restano forti le pressioni delle lobby che vogliono approfittarne per speculazioni edilizie di STEFANO SALANDIN (TUTTOSPORT 09-07-2012) «STIAMO facendo una legge che consentirà, con denaro privato, di costruire nuovi stadi conformi alle nuove esigenze del calcio: più piccoli, dove però si possa vedere bene la partita e che consentano anche un momento di aggregazione tra sportivi e tifosi. In Italia gli impianti sportivi sono pochi, la metà della Francia, soprattutto nel sud d’Italia»: lo ha annunciato il ministro per lo Sport, il Turismo e gli Affari Regionali Piero Gnudi intervenendo alla trasmissione di Tgcom24 “L’intervista della domenica”. «Quei pochi soldi che avevo come ministro dello sport - ha sottolineato Gnudi - li ho investiti in questo: anche il paese più piccolo del sud deve avere un impianto adeguato per fare sport». Gnudi, che ha posto l’accento sul problema del calo delle presenze negli stadi, ha espresso un auspicio ben preciso, e cioè che il calcio ritorni ad essere un rito collettivo assolutamente pacifico: «Quando io ero ragazzo e andavo allo stadio con mio padre era una festa. Adesso si partecipa a episodi di guerriglia urbana. Gli inglesi, con norme di pubblica sicurezza, ma anche rifacendo gli stadi, hanno cambiato il clima. E’ tornato un clima di festa collettiva». LA SITUAZIONE La Legge sugli stadi, intanto, è ancora in attesa di una ratifica parlamentare: «La legge sugli stadi è stata studiata per essere a costo zero per lo Stato - aveva spiegato lo stesso ministro Gnudi qualche settimana fa - Io mi auguro, e mi sembra che le forze politiche siano tutte d’accordo, di arrivare in tempi rapidi a una conclusione. Però, quando si ha da percorrere queste strade e queste procedure, i tempi non sono facili da prevedere - ha proseguito Gnudi -. Credo molto alla legge sugli stadi, in Italia c’è bisogno che ci dotiamo di strutture di stadi diverse dalle attuali. In questi anni c’è stato un forte calo delle presenze negli stadi e andare allo stadio non è solo un fatto sportivo, ma anche di socializzazione. Bisogna, però, stare allo stadio in modo allegro - ha concluso il ministro - senza angoscia della violenza». L’INGHIPPO Al di là delle dichiarazioni di principio e delle banalità retoriche, resta il fatto che la legge è ancora bloccata da veti incrociati e dai movimenti pesanti di potenti lobby palazzinare. Se tutti sono d’accordo in linea di principio, infatti, perché una legge (o un decreto) non è ancora stata promulgata? Semplicemente perché vi sono pesanti pressioni “volumetriche” attraverso le quali si vuol usare lo stadio come un “cavallo di ţroia” per sviluppare lucrosissime speculazioni edilizie. La logica della legge, invece, vorrebbe che lo stadio fosse appunto il centro del progetto e non la scusa per edificare imponenti centri commerciali o nuovi quartieri residenziali. E’ ormai di dominio pubblico, del resto, il fatto che per mesi la legge sia stata bloccata in relazione agli interessi di Claudio Lotito che vorrebbe costruire il nuovo “stadio delle Aquile” bypassando i vincoli artistici, architettonici e culturali che rendono inutilizzabili i terreni sulla via Tiberina dove il presidente della Lazio ha concreti interessi privati. Eccoli, i problemi concreti da risolvere prima di perdersi sulle astratte questioni di principio.
  12. L'intervista Il piano del coordinatore delle squadre giovanili: «Abbiamo sempre cercato solo la vittoria, senza voler convincere» «Bel gioco, accademie, studio Così prenderemo la Spagna» La rivoluzione di Sacchi: «Più corsi anche per i tecnici» di ALBERTO COSTA (CorSera 09-07-2012) Arrigo Sacchi, coordinatore delle squadre giovanili azzurre con un passato da grande rivoluzionario, ha letto l'ultima? Anche Marco Verratti, da tutti considerato il nuovo Pirlo, sta per essere acquistato dal Paris Saint Germain. Ormai il nostro calcio è finito ai confini dell'impero. «In piena globalizzazione bisogna arrendersi all'evidenza: ci sono club che spendono più di noi o che comunque fanno più debiti di noi. Poi però c'è da dire che, credendo poco nei giovani, non ci preoccupiamo di tutelarli. Chi fosse stato veramente interessato a Verratti avrebbe potuto prenderlo già a gennaio, il suo talento era conosciuto. Se però tergiversi, è chiaro che prima o poi se ne accorgono gli altri. La morale è quella di sempre: chi ha conoscenze riesce a vedere le cose prima di chi non ne ha». Quindi questa storia conferma che in Italia non siamo disposti a investire sui giovani. «Il nostro è un Paese dove il calcio è sempre stato usato come rivendicazione sociale. Abbiamo cercato soltanto la vittoria, senza preoccuparci di convincere e di divertire. Tutto è sempre stato abbastanza empirico. E in un contesto del genere sono i giovani ad essere penalizzati». In che senso? «Un calcio difensivo, fatto di espedienti e di trabocchetti, non è un calcio per i giovani. Dei giovani devi sfruttare la freschezza e la generosità, la loro disponibilità a un gioco organizzato, d'attacco. Il calcio italiano è ripetitivo e se ti difendi impari di meno che se attacchi. Il nostro è un ambiente immobile, sostanzialmente vecchio». Pare di sentire Prandelli. «Al confronto del bailamme che ci circonda, la torre di Babele è un'opera lineare e chiara. I presidenti cambiano allenatore ogni tre giorni, pianificare è impossibile, uno dei cori più ricorrenti negli stadi è ‘‘devi morire''. Molti interpretano il calcio come fossimo ancora ai tempi del Colosseo. Un giovane come può sperare di emergere in un ambiente così arretrato che, per andare sul sicuro, punta sul mestiere e sull'esperienza?». Brutto scenario in effetti. «In Italia chi avrebbe fatto come il Barcellona, che ha affidato la sua squadra a un allenatore che veniva dalla tercera, la nostra serie C, e che ha subito chiesto l'allontanamento di Ronaldinho, Deco ed Eto'o? E che dalla serie C ha preso Pedro e Busquets?». Probabilmente nessuno. «Forse il Berlusconi giovane... Quando ero al Real ci criticavano perché i ragazzi della cantera non avevano spazio. Da noi invece non ho mai sentito qualcuno lamentarsi perché una squadra gioca con dieci stranieri». Tutto questo come si riflette in ambito giovanile? «Nel marzo del 2011 abbiamo incontrato la Germania a livello di Under 21: i nostri mettevano assieme 10 presenze complessive in serie A, loro 250. Nello scorso febbraio abbiamo invece giocato con la Francia: loro avevano 13 ragazzi già titolari in serie A e 3 avevano debuttato in Champions League. Delle 5 nazioni calcisticamente più evolute, noi siamo gli ultimi. Finché continueremo a interpretare il calcio come uno sport individuale e specialistico, è evidente che i giocatori più esperti ti daranno maggiori garanzie. Il calcio invece è uno sport complesso, ci si deve muovere in modo armonioso e sinergico». Rimedi? «Innanzitutto è fondamentale sviluppare nei giovani il calcio totale: tutti devono saper fare tutto. Ormai il calcio totale è una necessità. La Spagna ha vinto l'Europeo senza avere praticamente attaccanti. E poi serve una grande organizzazione di gioco per avere tempi corretti in fase offensiva e per portare via rapidamente il pallone agli avversari attraverso il pressing. Insomma serve l'esatto contrario della nostra mentalità: se difendi devi tornare indietro, per il pressing invece devi correre in avanti. Nella stagione scorsa le nostre squadre giovanili hanno giocato 84 partite internazionali. Così i ragazzi si sono confrontati con realtà diverse, con il portiere che gioca la palla e con tutti gli avversari che cercano di farti pressing». Tutte cose che richiedono tempo e investimenti. Voi come vi state muovendo? «In questo momento siamo in ritardo nei confronti dell'Uefa che chiede corsi di aggiornamento per tecnici. È grave: se i maestri sono scadenti, gli allievi non saranno migliori. La Federazione ora ha assunto allenatori che si stanno impegnando molto e anche Ulivieri, al Settore Tecnico, sta facendo un gran bel lavoro, ma bisogna dargli più possibilità di spendere: con poco si ha sempre poco. Ai miei tempi il Supercorso di Coverciano durava un anno, oggi dura 32 giorni, in Spagna quasi due anni. L'ignoranza non aiuta». Altre idee? «Dovremmo ripristinare una norma dei tempi di Allodi, obbligando ogni club ad avere un responsabile tecnico che si sia laureato al Supercorso di Coverciano. Poi servono le Academy, centri interni ai complessi sportivi dei club, dove i ragazzi alternano lo studio agli allenamenti, tra le 16 e le 20 ore settimanali di scuola, altrettante di calcio, mentre da noi la media è di 6 ore a settimana. Soltanto così torneremo a pescare buoni giocatori, ancora migliori. Prandelli con la nazionale all'Europeo ha fatto un mezzo miracolo, però se non hai una base decente il miracolo resta l'unica fonte di sostentamento. Complimenti alla Juve. È la sola società italiana ad avere la sua accademia: tra qualche anno raccoglierà i frutti». Passando al pratico? «Abbiamo ottenuto che il campionato Allievi diventasse più qualificato. Ora è riservato ai soli club di A e di B. Quest'anno abbasseremo l'età del campionato Primavera alla classe '94, come in Spagna, in Francia e altrove. La speranza è che ci siano pochi fuori quota, se non nessuno. Resta il problema dei ragazzi del '93 per i quali il passo verso la prima squadra è troppo grande. La serie C vive una situazione non rosea, molte società sono in difficoltà economiche. A questi ragazzi manca un passaggio. La soluzione potrebbe essere quella delle seconde squadre dei club di serie A in Lega Pro». Sacchi in sostanza qual è il sogno all'orizzonte? «L'obiettivo è quello di creare giocatori migliori. Per noi è fondamentale avere squadre che siano padrone del campo e della palla. E dirigenti che non chiedano ‘‘abbiamo vinto?'' ma ‘‘come abbiamo giocato?'‘. Come si vince vale di più della vittoria stessa».
  13. TUTTOSPORT 09-07-2012 SCOMMESSOPOLI Conte studia il “match” con Palazzi Venerdì il tecnico verrà sentito dal pm federale. Oggi tocca a Quagliarella, lunedì a Bonucci di SIMONE DI STEFANO (TUTTSPORT 09-07-2012) ROMA. Sulle rotaie del rapido Palazzi, l’inchiesta fila via, tra binari morti o sicure rotaie che per molti porteranno al deferimento. Parte la settimana del triangolo Conte-Carobbio-Mezzaroma. In mezzo, le ultime fermate alle stazioni di Bari e Napoli: 21 audizioni in 5 giorni, la coda lunedì prossimo con Bonucci, Ranocchia e Criscito, ma è probabile un nuovo rimpasto di audizioni. Il pm federale avrebbe in questo modo un’altra settimana piena almeno fino al 21 luglio. CONTE E IL SIENA L’attesa è tutta per Conte e Mezzaroma. Il tecnico è atteso a Roma venerdì e dovrà allontanare le accuse di Carobbio sulle riunioni tecniche galeotte, con un ventaglio sanzionatorio che tocca l’omessa denuncia o peggio la squalifica. Il pentito verrà sentito domani per la sesta volta e non è un caso che sia lui il primo. Due le gare che cita Carobbio: Novara-Siena 2-2 («Conte ci disse che potevamo stare tranquilli che avevamo già raggiunto l’accordo per il pareggio») e AlbinoLeffe-Siena che preoccupa Mezzaroma più del triplo “de relato” («Mezzaroma comprò Perna e Tamburini») di Gervasoni su Modena-Siena. C’è Passoni che ammette l’incontro con Carobbio a Stezzano, e Carobbio che cita la dirigenza del Siena al completo. Secondo la procura federale, Carobbio è un teste «attendibile», ma molte sue “verità” sono state negate da tutti, oltre a contrastare se messe in rapporto con Siena-Varese. In cui parla di un Coppola «sbiancato» dopo aver appreso che il suo presidente voleva giocarsi la sconfitta del Siena. I federali domanderanno a Carobbio: ma Coppola c’era anche alle altre riunioni tecniche? E se sì, perché sbianca solo in occasione del Varese? Di quella gara Carobbio parlò solo al pm di Cremona, Di Martino. Rivelazioni a rate, la difesa di Conte esige una sola verità per difendersi. BARI E NAPOLI Entro domani Palazzi avrà già ascoltato tutti i protagonisti del “protocollo Masiello”. Oggi tocca a Fabio Giacobbe e Angelo Iacovelli, domani Andrea Masiello, Gianni Carella e Nico De Tullio. Escluso Masiello, tutti gli altri saranno sentiti a Bari. All’appello manca solo Pierandrea Semeraro, presunto mandante della combine Bari-Lecce, e anche lui verrà sentito da Palazzi a breve. In attesa dell’audizione slittata di Gianello, per Sampdoria-Napoli 1-0 viene ascoltato oggi Fabio Quagliarella, come persona informata sui fatti. Dello stesso filone, oggi anche Santorum, Piovaccari, Ariatti e Passoni. Per quello cremonese invece, convocato l’ex Grosseto Paolo Acerbis, nell’ambito di una presunta responsabilità diretta del patron Piero Camilli chiamato per venerdì. L’11 luglio chiamato l’ad del Pescara Sebastiani, per smontare le conoscenze con l’arbitro Bagalini e le accuse in Pescara-AlbinoLeffe 2-0. Giustizia sportiva che paradosso! di SIMONE DI STEFANO (TUTTSPORT 09-07-2012) I PARADOSSI della giustizia double-face: orgoglio e pregiudizio. L’orgoglio dell’innocente nel processo penale vive fino a prova contraria. Nel processo sportivo no, quella prova è già il pregiudizio che nasce dal pentito. Chi viene colpito ha l’onere di difendersi con le prove, è una roulette russa: parlano di te, sei finito. Sei diversi interrogatori di Carobbio per arrivare al «Conte sapeva». La difesa del tecnico osserverà: già, ma prove non ne ha neanche la magistratura, figuriamoci noi. La mia parola contro la tua. Nove su dieci, nel penale finisce con un buco nell’acqua, nello sport (primo paradosso) con il deferimento. Il secondo paradosso è tutto di Conte, che per ribadire la sua estraneità rischia di dover ammettere il minimo per far contenti tutti e accollarsi un’omessa denuncia. ___ IL RETROSCENA Conte e la serenità della Juve di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 09-07-2012) TORINO - Le indiscrezioni sulle strategie bianconere davanti a un'eventuale squalifica di Antonio Conte affondano radici nella riflessione che un grande club non possa lasciarsi cogliere impreparato. Inevitabile, quindi, che s'ipotizzino soluzioni alternative e, in caso di lunga durata, successioni di prestigio, eppure, in corso Galileo Ferraris, non mentono quando giurano serenità. Non c'è contraddizione con la comprensibile ansia di chi aspetta una sentenza delicata, brutto apostrofo tra una stagione vincente e un ciclo felice da portare avanti: chiunque sarebbe teso, seccato e dispiaciuto, ma la fiducia nell'allenatore induce a pensare positivo e non considerare il peggior "the end" di una vicenda ritenuta surreale. RISPETTO - Anche in questi giorni di vacanze al tramonto, nell'imminenza del ritiro (giovedì a Chatillon) e dell'interrogatorio della Procura Federale (il giorno successivo a Roma), il presidente Andrea Agnelli e l'ad Beppe Marotta hanno manifestato la loro vicinanza e solidarietà al tecnico, ribadendo in lunghi colloqui telefonici quanto dichiarato pubblicamente: «Il ruolo di Antonio è vicino all'insignificante - il pensiero del presidente - la società ha avuto modo di conoscere i suoi valori di onestà e integrità. E' giusto esprimere il massimo appoggio agli organi inquirenti, però è altrettanto giusto esprimere rispetto per le persone che si ritrovano coinvolte in queste situazioni in una posizione di debolezza. La Juve società e io personalmente sono al suo fianco e voglio bloccare sul nascere ogni tipo di illazione: Antonio è e resterà il nostro tecnico anche il prossimo anno in Champions League». Parole condivise da John Elkann (« Piano B? Mio cugino è stato chiaro») e approfondite da Marotta che ha paventato strumentalizzazioni. PROBLEMA - Certo, se i giudici dovessero credere a Filippo Carobbio, ex calciatore del Siena che ha tirato in ballo Conte; se dovesse essere applicata una sanzione; se non dovesse trattarsi di una squalifica di pochi mesi.. . Se, appunto... La Juve non può far finta di nulla, ma rinvia il problema perché si fida di Conte e dei giudici, è convinta che l'allenatore saprà dimostrare la propria estraneità. In fondo, ripetono, nel calderone scommesse è stato risucchiato da accuse isolate, smentite da testimonianze già raccolte dagli inquirenti e da altre raccolte dai legali per la memoria difensiva. Una serenità difficile da proteggere, perché la posizione è comunque scomoda e il sentirsi innocente gonfia la rabbia, ma tutto sommato solida ed estesa anche ai tifosi: «La maggioranza - recita un comunicato di Vecchia.Siognora.com, sito di riferimento - si schiera, ed è pronta a schierarsi, al fianco del proprio allenatore e, fiduciosa anche delle parole del proprio presidente Andrea Agnelli, non prende neanche in considerazione l'ipotesi di un cambio al timone della squadra». ------- CALCIOSCOMMESSE Da Quagliarella a Bonucci Palazzi ascolta la Juve di EDMONDO PINNA (CorSport 09-07-2012) ROMA - Da Quagliarella a Bonucci, passando per Antonio Conte. Otto giorni decisivi. Fino a lunedì prossimo il procuratore della Federcalcio, Stefano Palazzi, ascolterà tutti i big dello scandalo scommesse. Con un intreccio di nomi e date da brividi, con atti della procura di Cremona che si intersecano con quelli di Napoli e di Bari. Ci sarà anche la Juventus, da Quagliarella a Bonucci. Finiti gli Europei, scemato l’effetto-Italia, gli 007 federali ricominciano la serie di audizioni che porteranno ad un secondo processo, probabilmente negli ultimi giorni di luglio e i primi di agosto. NAPOLI E BARI - Tutto ruota attorno a Matteo Gianello, l’ex portiere del Napoli coinvolto sulle scommesse. E’ lui ad aver tirato in ballo Grava e Cannavaro, che rischiano l’omessa denuncia per Samp-Napoli 1-0 del 16 maggio 2010. Ma non solo. E’ lui, Gianello, che avrebbe confidato ad un suo amico poliziotto che alcune persone del Nord avrebbero assicurato a Quagliarella la stessa cifra che De Laurentiis aveva promosso al bomber come premio in caso di arrivo a 12 gol. Con l’attaccante della Juve saranno ascoltati oggi anche Piovaccari (Samp), Ariatti (Pescara), Acerbis (svincolato), Passoni (Folzano) e poi Giacobbe (uno dei due amici di Masiello) e Iacovelli, l’infermiere factotum amico dei giocatori del Bari. DECISIVA - Sarà anche la settimana di Carobbio e Antonio Conte. L’ex giocatore del Siena sarà ascoltato (ed era previsto) in “preparazione” delle audizioni di Massimo Mezzaroma, il presidente del club toscano (giovedì), e di Conte (venerdì), l’allenatore che tiene la Juve campione d’Italia col fiato sospeso. I collegi difensivi stanno già preparando le strategie, la Procura federale ovviamente punta su Carobbio - così come aveva fatto per Gervasoni - per sostenere l’impianto accusatorio, mirando a confermare la credibilità del teste. Lunedì prossimo toccherà a Leonardo Bonucci, reduce dalla finale di Kiev dell’Europeo, Andrea Ranocchia (rimasto a casa proprio all’ultimo dalla spedizione azzurra) e Domenico Criscito, che sull’aereo per Polonia&Ucraina stava per salire, prima del blitz degli investigatori a Coverciano. Senza dimenticare l’interrogatorio del presidente della Delfino Pescara, Sebastiani. ___ CALCIOSCOMMESSE Quagliarella oggi atteso da Palazzi art.non firmato (GaSport 09-07-2012) Fabio Quagliarella è l'uomo copertina della giornata odierna di audizioni nell'istruttoria sportiva sul calcio scommesse. Lo juventino sarà chiamato a rispondere allo staff del procuratore Stefano Palazzi sulla tentata combine, rifiutata secondo le ammissioni dello stesso autodenunciante, l'ex terzo portiere del Napoli Matteo Gianello, per Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010. E' lo stesso caso che ha provocato l'arrivo in procura di Mazzarri, Cannavaro e Grava. Venerdì scorso i tre avrebbero dovuto essere interrogati dopo lo stesso Gianello, che però era indisposto. Finora i procuratori hanno collezionato smentite totali sul tentativo di combine. Ma l'attenzione non è concentrata solo sugli uffici federali perché c'è un giallo su Gianello, nato anche da una diversità di strategie dei suoi due avvocati, lo «sportivo» Edoardo Chiacchio, che è contrario a qualsiasi «passo indietro» che rischierebbe di non essere creduto, e il penalista Vincenzo Maria Siniscalchi, che ha presentato una memoria alla procura di Napoli. Oggi saranno interrogati anche Giuseppe Santorum, Federico Piovaccari (Sampdoria), Luca Ariatti (Pescara), Paolo Acerbis (svincolato), Dario Passoni (Folzano), Fabio Giacobbe e Angelo Iacovelli. Domani toccherà ad Filippo Carobbio e ad Andrea Masiello. ___ IL TEMPO 09-07-2012 ___ GaSport 09-07-2012 ___ la Repubblica SERA 09-07-2012
  14. L’analisi I riflessi del caso Conte-Juve Mistero Gianello ma il processo ora perde quota di ANTONIO CORBO (la Repubblica - Napoli 08-07-2012) IL 13 luglio la Procura federale inaugura l’interrogatorio “a domicilio”. Il suo capo arriverà nel ritiro della Juventus in Val d’Aosta, a Chatillon. «Buongiorno, signor Conte. Sono Stefano Palazzi. È così cortese da dedicarmi un minuto? Mi scusi, ci sono due partite del Siena da chiarire e qualcosa che riguarda lei, ricorda? ». Antonio Conte è accusato dal suo ex giocatore Filippo Carobbio. Subì una perquisizione della polizia, è indagato a Cremona, quindi dalla procura federale. Ed è indignato perché «il pm di Cremona poteva chiamarmi». Gli mandò invece la Mobile in un’alba di fine maggio, com’è prassi in Italia. L’interrogatorio a domicilio, a gentile richiesta, svilisce l’inchiesta federale ed il lavoro di 4 procure della Repubblica, tonnellate di carte e di bobine, una spesa che farà arrossire i tecnici dello spending review. Non è un errore di Juve e Conte: hanno chiesto e ottenuto. Meglio se avessero accettato le regole: rispettarle è lo stile vero dei campioni. Tutto in poche ore: aereo, interrogatorio in via Po a Roma, come per tutti, e nessuno che potesse stupirsi. È invece un nuovo segnale che dà la giustizia sportiva: rileva con sufficienza le indagini dei magistrati ordinari. Rimarca la tendenza al perdonismo: squalifiche che calano da 29 a 9 punti a club con 11 illeciti e 9 giocatori coinvolti come l’AlbinoLeffe, patteggiamenti più cordiali che miti, una voglia matta di correre in ferie e aspettare le nuove partite. In questo clima, il Napoli è fermo. Un suo tesserato, il terzo portiere Matteo Gianello, una comparsa niente di più, avrebbe tentato di far perdere la sua squadra con la Samp il 16 maggio 2010 per favorire due amici scommettitori. Basta per rischiare un deferimento: “illecito sportivo” se scatta la responsabilità oggettiva. Visti gli altri verdetti, il Napoli può patteggiare un’ammenda. Ma gli avvocati hanno strategie comuni? Gianello è ad un bivio. 1) Racconta la proposta («Una ingenuità...») a Cannavaro e Grava con drastico rifiuto dei due, come risulta negli atti di una ferrea inchiesta della procura di Napoli. E ottiene una breve squalifica, un anno. Ne ha 35. È la linea dell’avvocato Eduardo Chiacchio, esperto di diritto sportivo. 2) Ritratta tutto, ma il penalista Vincenzo Maria Siniscalchi dovrà demolire i riscontri, come il rapporto di G. V. poliziotto infiltrato, finto amico. Gianello deve decidersi. O aspetta anche lui una visita di Palazzi nel suo borgo veneto? ___ La svolta Gianello va da Palazzi Calcioscommesse: assente venerdì scorso per malattia, l’ex portiere azzurro dal procuratore federale verso il 20 luglio Chiacchio, legale del giocatore «Ipotesi patteggiamento, il Napoli non rischia la penalizzazione» La difesa «Il mio assistito non ha procurato alcun danno al club partenopeo» L’audizione Domani sarà sentito dagli 007 federali anche Fabio Quagliarella di PINO TAORMINA (IL MATTINO 08-07-2012) Matteo Gianello resta l’uomo del giorno. Anzi, meglio, il ragazzo del giorno. Perché ha solo 36 anni e sin qui li ha vissuti con la leggerezza del calciatore di provincia. «Mi ha detto che ha paura di tornare a Napoli, ma al Napoli lui non ha procurato alcun danno. Non deve essere criminalizzato anche perché il club azzurro, e mi pare evidente anche dopo le audizioni di venerdì, non rischia punti di penalizzazione per questa vicenda». A ribadire questo aspetto è l’avvocato Eduardo Chiacchio, uno dei massimi esperti internazionali di diritto sportivo, legale dell’ex terzo portiere azzurro. Ha difeso l’Albinoleffe in procura federale nel filone di Cremona del calcioscommesse: Palazzi ha deferito i bergamaschi chiedendo 27 punti di penalizzazione. In appello i punti in meno sono passati da 15 a 9. «Una vittoria netta, la responsabilità oggettiva dei club viene riscritta in queste sentenze. È evidente che la giurisprudenza sportiva sta andando nella direzione di non punire una società che viene penalizzata da un comportamento di un proprio tesserato». È il caso del Napoli, insiste l’avvocato Chiacchio. «Per questo insisto: se non si ammette, si viene puniti. Meglio patteggiare in sede sportiva, non c’è dubbio. Il Napoli non avrebbe null’altro che un’ammenda. Gianello mi ha detto che appena starà meglio verrà in procura federale». Prima di fare una scelta, Chiacchio ne dovrà parlare con il difensore in sede penale di Gianello che è Vincenzo Maria Siniscalchi. Un vertice che potrebbe avvenire a Roma a metà settimana. Gli uomini della task force sportiva nei prossimi giorni aggiorneranno il calendario delle audizioni e Gianello dovrebbe essere convocato negli uffici della superprocura di via Po intorno al 20 luglio. Coliche renali permettendo. La fase istruttoria sportiva su Sampdoria-Napoli del 10 maggio del 2010 si è aperta ufficialmente con gli interrogatori di Grava, Cannavaro, Mazzarri e Mascara. L’inchiesta penale condotta dai pm Antonello Ardituro, Stefano Capuano, Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo ha passato ai raggi X il Napoli e suoi giocatori più rappresentativi. Agli atti ci sono intercettazioni, perquisizioni e interrogatori. E anche il verbale dell’ispettore della squadra mobile che ha pedinato Gianello. Interrogato il 15 giugno 2011, Gianello ha ammesso di aver offerto «alcune decine di migliaia di euro» per agevolare il successo della Samp per conto di Silvio Giusti. Prima giura di non ricordare a quali compagni avesse rivolto la proposta, poi riferisce di aver girato l’offerta a Cannavaro e Grava. Ricostruzione smentita seccamente dai due sia davanti ai pm che venerdì al cospetto degli 007 federali. L’avvocato Siniscalchi ha presentato in procura un memoria chiedendo un nuovo interrogatorio per il suo assistito. Che, convocato per giovedì mattina, non si è presentato perché malato. Cannavaro, Grava e il Napoli, nell’indagine napoletana, sono usciti pulitissimi. Tolta Samp-Napoli, non sono emersi elementi tali da ipotizzare tentativi di «combine» per nessuna partita compresa per esempio Napoli-Parma 2-3, quella dove fu fotografato a bordo campo il boss Antonio Lo Russo. Domani ci sarà l’audizione di Fabio Quagliarella.
  15. CALCIO E IMMIGRAZIONE Le due vite di Salim La storia di Cissé da clandestino a giocatore A vent’anni gioca nella massima serie portoghese. Dalla Guinea all’Italia e senza permesso di soggiorno. Ma un giorno si avvicinò a un campetto alla periferia di Roma... di LORENZO LONGHI (l'Unità 08-07-2012) SALIM, DA DUE GIORNI, SI ALLENA IN UN CENTRO SPORTIVO DAL NOME SUGGESTIVO: ACADEMIA DOLCE VITA. ACADEMIA, CON UNA SOLA “C”, PERCHÉ SIAMO IN PORTOGALLO, PIÙ PRECISAMENTE A COIMBRA, MENTRE DOLCE VITA È IN ITALIANO, PROBABILE MA NON SCONTATO OMAGGIO A UNO DEI PIÙ CELEBRI FILM NOSTRANI A LIVELLO INTERNAZIONALE. Salim, 20 anni, da giovedì è un calciatore professionista, da quando cioè ha firmato un contratto di tre anni con l’Associação Académica de Coimbra, club della massima divisione portoghese. E sempre da giovedì Salim ha anche un procuratore dal nome altisonante, ovvero Davide Lippi. Logico che, in pochi giorni, nella scheda ricaricabile del suo cellulare italiano abbia finito tutto il (poco) credito residuo: «Il calcio per me è un sogno, ce l’ho nel cuore per quello che mi ha permesso di raggiungere. Adesso voglio affermarmi ». Questo è Salim, attaccante, nuovo numero 92 dei bianconeri di Coimbra. Musulmano praticante, immigrato regolare, professione calciatore, giovane adulto con un’opportunità di riscatto nel mondo di chi guadagna prendendo a calci un pallone. E pensare che, poco più di due anni fa, Salim non aveva mai giocato seriamente a calcio. Perché allora Salim Cissé era in Italia, illegalmente secondo le nostre leggi. Era arrivato dalla Guinea, Africa occidentale, in fuga da un Paese che aveva da poco vissuto il colpo di stato militare di Moussa Dadis Camara, in fuga anche da alcuni membri della sua famiglia. Un viaggio lungo, sotto certi aspetti misterioso - chi è passato per quelle rotte ha migliaia di remore a raccontare cosa accade - e popolato di personaggi ambigui e promesse, sino a ritrovarsi vicino Roma. Da solo, senza nulla, senza conoscere la lingua. Ma a pochi passi da un campo da calcio alle cui reti di recinzione, Salim, si appoggiava per guardare divertirsi i ragazzi del Borgo Massimina, Prima categoria laziale. «Lo vedevamo spesso lì assieme ad un altro ragazzo - racconta oggi Francesco Anzalone, presidente della piccola società e dirigente dell’Atletico Arezzo, in serie D - e un giorno il nostro allenatore lo invitò a giocare con noi. Rimediammo gli scarpini e una maglietta. Provai a fargli qualche domanda, io non conosco il francese e provammo con l’inglese. Ma non c’è bisogno di parlare la stessa lingua per capire che una persona ha fame». Cissé, a tutti gli effetti, in Italia è un clandestino. È l’incontro che cambia la vita di Salim, che lo instrada sulla via della legalità. Chiusi i flussi migratori, impossibile regolarizzarlo con un posto di lavoro, è proprio Anzalone a consigliargli di rivolgersi al centro di accoglienza di Castel di Porto e Salim, che ai tempi era un minore, comincia la pratica per ottenere la protezione internazionale. Anzalone ne diventa così il tutore. Il tutto mentre Cissé, nei giorni in cui la squadra si allena, si fa vedere sempre più spesso. Ci sa fare. Ha un mancino di qualità, un fisico potenzialmente da grande atleta, ha l’umiltà delle persone perbene. «Nei suoi occhi e nei suoi modi ho sempre visto una grande dignità, una grande pulizia: anche quando aveva bisogno di qualcosa, lo ha sempre chiesto con educazione e delicatezza. Ho due figli, con Salim me ne sono fatto un terzo. Così, quando ha ottenuto il permesso di soggiorno e, più avanti, lo status di rifugiato, gli ho proposto di provare sul serio con il calcio e lo abbiamo tesserato con l’Atletico Arezzo». La storia calcistica è nota: 13 gol nei Dilettanti al suo primo vero campionato, il nome che comincia a girare, qualche titolo sui giornali e diversi osservatori che, ad intervalli regolari, vanno a dare un’occhiata a questo attaccante, diamante grezzo con doti eccellenti e solo appena scoperte, perché prima della stagione di Arezzo Cissé, con schemi e tattiche, non aveva mai avuto familiarità. Perché, semplicemente, le priorità della sua vita erano altre. Sopravvivere e farsi riconoscere come persona anche in un Paese dalle politiche migratorie discutibili. Così come lo sono le normative sui tesseramenti dei calciatori extracomunitari all’interno della Figc e le stesse scelte, in materia, di tanti club italiani. Ecco perché, oggi, il trampolino di lancio di Cissé è diventato il Portogallo. Dove, Salim spera, fra poche settimane potrà riabbracciare la madre. Non la vede da tre anni, da quando lasciò la Guinea, e Anzalone sa quanto gli manchi: «Per lui è il punto di riferimento principale, la sogna sempre. Abbiamo chiesto e ottenuto dal Coimbra di permettergli di andare in Guinea, o meglio ancora di attivarsi per portare la madre in Portogallo, quando finirà il ritiro». Per questo Salim sprizza gioia, in attesa di quell’abbraccio. Grazie al riscatto dovuto al calcio «e ai gol, che sono quello che mi piace di più. Devo adattarmi qui,mavoglio che i tifosi siano allegri vedendomi giocare», dice ridendo. Dolce Vita, appunto.
  16. A me questa candidatura ormai conclamata sta poco simpatica: non sia mai che la Juventus ed AA permettano questo ulteriore smacco ed entratura anti-juventina.
  17. Anto', per il prossimo fine settimana te lo confermerò (ho già prenotato il libro). Una curiosità che mi vorrei togliere, se possibile: quel che hai in avatar... è un labrador?
  18. CALCIOMERCATO NUOVE NORME SUI BILANCI: I CLUB DEVONO STRINGERE LA CINGHIA di LUCA DE CAROLIS (Il Fatto Quotidiano 08-07-2012) Niente acquisti folli, ma operazioni fatte col misurino tra entrate e uscite. Con largo spazio a parametri zero e risoluzioni di contratto. Questo (almeno sinora) il mercato estivo dei principali club italiani, figlio della crisi ma anche e soprattutto del fair play finanziario: il meccanismo voluto dalla Uefa per costringere i club europei a tenere i conti in ordine, pena massima l’esclusione dalle Coppe europee. Uno spauracchio fortemente voluto dal presidente della Uefa, Michel Platini, che entrerà di fatto in vigore dalla prossima stagione, per produrre le prime sanzioni nel 2014. O almeno dovrebbe, visto che più d’uno dubita della sua effettiva applicazione. Ma le norme sono dettagliate e dure. Dal prossimo anno, la Uefa comincerà a controllare i bilanci e dal 2014 scatteranno provvedimenti per i club che nel biennio 2012-2013 avranno avuto un deficit superiore ai cinque milioni: cifra che potrà salire sino a 45 milioni se la differenza verrà colmata con versamenti diretti della proprietà o con aumenti di capitale, nel caso di società quotate in Borsa. Dal 2014-2015, il disavanzo non potrà superare i 30 milioni. Vietato il ricorso a prestiti, fideiussioni o a espedienti contabili, come l’autovendita del marchio o plusvalenze gonfiate (esempio, scambi di giocatori volutamente ipervalutati). Non sono considerate uscite di bilancio le spese per nuovi stadi e centri sportivi e per i settori giovanili, settori sui quali la Uefa incentiva i club a investire. Le sanzioni vanno da semplice avvisi, a multe e alla trattenuta di parte dei premi Uefa, sino al divieto di iscrivere giocatori ai tornei internazionali e a punti di penalità. Per arrivare all’esclusione dalle coppe, anche a torneo in corso. POCHE settimane fa Platini ha ribadito: “Non si torna indietro, senza queste regole il calcio morirà perché tanti club scompariranno. Nel 2010 le società europee hanno messo assieme debiti per un miliardo e 600 milioni, con un aumento dei debiti del 36%”. Secondo una simulazione della Uefa, con il fair play già in vigore 13 club sarebbero stati esclusi dalle Coppe. Tutte società di prima fila, comprese Milan e Inter. Domanda: come farà il Paris Saint Germain degli sceicchi, che compra giocatori in serie? “I proprietari del Psg non vorrebbero limiti, ma dovranno adeguarsi” assicura Platini. Nell’attesa, provano ad adeguarsi le italiane. Il Milan ha preso due parametri zero (giocatori svincolati), l’azzurro Riccardo Montolivo e il centrocampista del Mali Traoré, un prestito (Constant, dal Genoa) e ha acquistato in comproprietà Acerbi, sempre dai rossoblù. Principale spesa, la conferma di Thiago Silva. Possibile colpo, Destro, inseguito da altri tre club. Nel contempo, i rossoneri hanno sfoltito la rosa di veterani con ingaggi pesanti come Seedorf, Gattuso, Van Bommel e Nesta. L’Inter ha speso oltre 24 milioni per Palacio, Silvestre e Handanovic, ma compenserà con la risoluzione del contratto di Forlan (va in Brasile) e la cessione di Maicon al Chelsea. Possibile la cessione in prestito di Pazzini, mentre sarà complicato piazzare Julio Cesar, con cui è rottura. Il Napoli ha appena venduto Lavezzi al Psg per 30 milioni, mentre la Lazio ha preso un brasiliano svincolato, Ederson. Rimane la Juventus, che di soldi ne ha spesi, eccome: oltre 36 milioni (spalmabili in tre anni) per Asamoah e Isla, 11 per Giovinco. I bianconeri inseguono anche Destro e l’olandese Van Persie, quotato tra i 15 e i 20 milioni. Nonostante l’ex juventino Platini.
  19. La storia Undici comparse arruolate con la maglia del Togo La finta nazionale pagata per perdere un’amichevole vera Il colpo grosso di Perumal, il n. 2 degli scommettitori asiatici: attori al posto dei giocatori di GIULIANO FOSCHINI & MARCO MENSURATI (la Repubblica 08-07-2012) UNDICI divise da calciatori, undici attori arruolati per strada, un paio di dirigenti compiacenti e una partita internazionale da trasformare in una miniera d’oro a suon di scommesse. Non ci sono solo giocatori corrotti e criminali spietati nella piaga mondiale del calcioscommesse, ma anche autentici colpi di genio. Il più incredibile è finito agli atti della procura di Cremona, la stessa che in un anno di indagini ha messo a soqquadro il calcio italiano e ha decapitato a suon di arresti l’organizzazione più articolata (e pericolosa) del mondo. Raccontata così, questa storia fa sorridere ma la sua importanza va oltre il suo folklore, perché rende perfettamente l’idea di quanto capillare e potente fosse il sistema che ha devastato l’intero movimento calcistico internazionale, Serie A compresa. Il protagonista è Wilson Perumal, un tipo sveglio. Adesso è in carcere in Finlandia, ma prima del piccolo incidente che gli è costato la libertà era una delle persone più potenti del calcioscommesse mondiale. Di fatto era il numero due dell’organizzazione che faceva capo all’asiatico Den, l’uomo di Singapore che aveva come braccio operativo gli zingari del super latitante Hristiyan Ilievski. Questo Perumal era in grado di manomettere eventi di ogni tipo, dal calcio al basket, al cricket; e poi di guadagnarci sopra, attraverso le scommesse, quanto voleva, in ogni valuta, euro, yuan, dollari. Era considerato un fuoriclasse, nell’ambiente. Ma lo status della sua reputazione rasentò il livello di leggenda nel settembre 2010, quando fece il “big deal”, forse il colpo più eclatante che l’intera storia del calcioscommesse ricordi. L’organizzazione aveva bisogno immediato di molti soldi e lui decise, per una volta, di cambiare strategia: non avrebbe comprato due o tre giocatori, né una squadra intera, come si faceva di solito. Ma avrebbe “inventato” una partita. Da zero. Attraverso i suoi agganci negli uffici del potere calcistico mondiale mise in piedi un’amichevole tra Togo e Bahrein da disputarsi nello stadio di Manama. Il Togo era una nazionale di tutto rispetto mentre la squadra di casa era una piccola realtà. Le quote per le scommesse erano sbilanciate a favore del Togo. Lui scommise sulla vittoria del Bahrein, pure con molti gol di scarto. E, ovviamente, vinse: il Bahrein tritò gli avversari con un secco tre a zero. E a Singapore festeggiarono a champagne. Peccato che gli avversari non fossero affatto ciò che sembravano. In campo, quel giorno, non scesero i giocatori della nazionale, ma undici comparse arruolate chissà come e chissà dove da Perumal. Li aveva scelti lui, uno ad uno, fisico vagamente atletico e facce ordinarie. Aveva dato loro pochi dollari e la divisa ufficiale del Togo: maglietta gialla e pantaloncini bianchi, e aveva persino vestito con un bell’abito scuro un paio di persone più attempate, i finti dirigenti. La partita – le immagini sono su Youtube - fu una meraviglia, con i finti difensori togolesi che entrano scomposti in ogni parte del campo (il 2-0 è segnato su rigore) e quelli del Bahrein più stupiti che altro. «Mai visto giocare una squadra di pallone così male» fu l’unanime commento al termine dell’incontro. Il giorno dopo ministro dello Sport del Togo lesse sul giornale di quella partita e incredulo scrisse una lettera alla Fifa: la nazionale, quella vera, era impegnata in Botswana nelle qualificazioni della Coppa d’Africa. La Fifa aprì un’inchiesta ma era troppo tardi: Perumal aveva già incassato il frutto del suo capolavoro. E con i suoi amici stava preparando la campagna d'Italia.
  20. Zeman insiste: «La Juve ha 30 scudetti? Credo che già 28 siano troppi» di GIANLUCA PIACENTINI (CorSera 08-07-2012) RISCONE DI BRUNICO — Se fosse dipeso da lui, il problema della terza stella della Juventus non sarebbe nemmeno sorto e non si sarebbero passati alcuni mesi a discuterne. Perché per Zdenek Zeman gli scudetti conquistati «regolarmente» dalla formazione bianconera sono ancora meno dei 28 che gli sono stati riconosciuti. Il tecnico giallorosso lo ha ribadito ieri in conferenza stampa dal ritiro di Riscone di Brunico. «Per me — le sue parole — gli scudetti della Juventus sono tanti quanti le sono stati assegnati». Niente di strano, verrebbe da dire. Una posizione condivisa da buona parte degli sportivi italiani, esclusi gli juventini ovviamente. La frase però non è completa, rimane a mezz'aria e solo dopo la stoccata finale se ne può cogliere completamente il senso. «Certo che se poi leggo qualche dichiarazione o qualche libro, qualcosa è stata scritta. Credo che già 28 siano troppi». Il sorriso dipinto sulla bocca, segno inconfondibile della consueta ironia del boemo, non riesce ad attenuare il peso delle sue parole, destinate a sollevare altre polemiche. Non certo le prime con la società bianconera. È infatti una partita infinita quella tra l'attuale allenatore della Roma e la Juventus, cominciata nell'estate di 14 anni fa quando Zeman parlò per la prima volta di doping nel calcio e tirò in ballo Alessandro Del Piero e Gianluca Vialli, puntando il dito contro i loro muscoli, a suo dire cresciuti in maniera innaturale. «Il calcio italiano deve uscire dalle farmacie e dagli uffici finanziari», fu la frase che contribuì a scatenare uno degli scandali più grossi del calcio italiano e che diede il via a un processo per doping che coinvolse la società bianconera. Ieri a Riscone è andato in scena l'ennesimo capitolo del match infinito, che tra poco più di un mese di trasferirà in mezzo al campo dove la Roma dovrà cercare di recuperare il gap con i campioni d'Italia. «Io voglio competere per fare risultato, poi gli avversari si possono chiamare Juventus, Milan o Pescara. Bisogna vedere dove si arriva masi parte tutti alla pari. Sarà una stagione in cui ci saranno gioie e dolori, la mia speranza è che le gioie siano di più». Battere la Juventus, in questo senso, avrebbe una volta di più un sapore speciale. ___ c’eravamo tanto odiati Guerra scoppiata nel '98 con i muscoli bianconeri di ALESSANDRO CATAPANO (GaSport 08-07-2011) Quattordici anni dopo, siamo tutti più vecchi e, forse, pure un po' stufi. Sarà per questo che la polemica a distanza con la Juventus oggi risulta ridondante. Anche a Zeman, probabilmente. «Mi fate sempre la stessa domanda...». Stavolta, è sul numero degli scudetti: 28 o 30? «Per me quelli che le sono stati assegnati sono pure troppi». La considerazione solletica gli umori dei romanisti. Ma stavolta lì si ferma, anche perché l'argomento è trito e ritrito. Farmaci, muscoli, politica Quattordici anni fa, invece, le dichiarazioni del boemo sulle farmacie nel calcio ebbero ben altra eco. La questione era inedita e scottante. E mai prima di allora un uomo dentro il Sistema aveva osato tanto. Scatenarono un terremoto mediatico, polemiche che sarebbero continuate per anni, soprattutto provocarono l'intervento della magistratura, audizioni e indagini che sarebbero sfociati in un processo penale fino alla Cassazione che nel 2007 ha assolto per prescrizione, pur ritenendo provato l'abuso nella somministrazione di farmaci ai calciatori della Juventus, cioè esattamente quanto aveva denunciato Zeman dal ritiro di Predazzo e in un'intervista all'Espresso del 7 agosto 1998. Nella quale, ad onor del vero, il piatto forte erano state le perplessità dell'allenatore romanista sui muscoli di Vialli e Del Piero. «Pensavo che certi risultati si ottenessero solo con il culturismo — disse Zeman —. Il calcio è altro, almeno il mio...». Frasi che provocarono uno scontro politico senza precedenti. Il primo Roma-Juventus, qualche mese dopo, fu un delirio, in campo e nello spogliatoio: nell'intervallo Ferrara e Conte tentarono di mettere le mani addosso a Zeman, i giallorossi si imposero 2-0. Di nuovo in pista Nella sua crociata il boemo fu dapprima sostenuto, poi scaricato da Franco Sensi. Una cosa gli va riconosciuta: con quelle denunce il tecnico boemo ci ha soltanto rimesso. E se da allora — come gli ricordano puntualmente i suoi detrattori —, non ha vinto nulla di importante, forse non è solo per demeriti suoi. Calciopoli nel 2006 è stata la sua grande rivincita. «Si è dimostrato che il calcio non era sano». Ma non è servita a riabilitarlo tecnicamente. Si è rimesso in pista solo quest'anno, a Pescara. Ora la Roma gli dà la chance di far parlare solo il campo. Magari con qualche divagazione, ogni tanto. ___ LA POLEMICA Zeman tira al bersaglio Juve «Ventotto scudetti sono troppi» di PIERO MEI (Il Messaggero 08-07-2012) ZEMAN va subito all’attacco, e sennò che Zeman sarebbe? Così, per dirne una, a richiesta sulla terza stella della Juve, quella poi tradotta con la semplice scritta «30 sul campo » che ha fatto ironizzare il web («ma non erano 14 in campo, 11 giocatori, un arbitro e due guardalinee?» battuta più feroce degli oltre 100 aces di Serena Williams a Wimbledon) ha riposto: «Gli scudetti sono quelli assegnati, cioè 28; poi, se leggo dichiarazioni e libri, sono anche di meno». Lo ha detto con quella lentezza e quelle pause che tiene solo per sé e che sono l’esatto contrario di quello che vorrebbe dai suoi giocatori: perché il calcio lento non è il suo genere, e la pausa non è nemmeno quella del fumo di una sigaretta, essendo una ciminiera continua. Lo ha detto con quell’aria di star declinando un aforisma di quelli da citazione, perché Zeman è così, e niente lo ha cambiato, né le disavventure di prima, pure in terra straniera, né la meravigliosa avventura di Pescara, quando ha trasformato postadolescenti in campioni che perfino il povero mercato dei nostri giorni rincorre proponendo cifre d’altri tempi. È già lo Zeman che piace ai più: non parlate di progetto in questa stagione giallorossa che sta per ripartire, perché la parola è bandita dal vocabolario romanista dopo il campionato spagnolo, che però spagnoli non ha avuto i risultati. È «la mano del boemo», così spesso cantata a quei tempi: che è anche la mano dell’ironia che affonda nella verità. Perché mica ci sono stati soltanto gli scudetti della Juve, dei quali si è perso il conto giacché dipende da come li si consideri: c’è stata quella che se non volevamo lavorare andavamo al villaggio turistico, e anche quella che conta i minuti della partita, quelli del campione con la palla al piede e si domanda cosa fa in tutti gli altri minuti. E via «zemanando». La premessa è dunque una promessa: quella che la Roma che verrà sarà divertente e divertita, seria e impegnata, piena di giovanotti che sono alla loro prima occasione guidati da Zeman che è forse all’ultima. In questo calcio che ha visto l’Italia di Prandelli far di nuovo innamorare di sé, con l’idea di proporre un gioco (perché il calcio deve essere un gioco, non un bilancio economico perfino truccato, una scommessa forse taroccata, una sperimentazione farmaceutica probabilmente pericolosa nei suoi effetti a medio e lungo termine), la Roma di Zeman ci sta bene. Il risultato è garantito: non quello «sul campo», come i famosi scudetti della Juve, ma quello nel piacere di ritrovare lo sport che ha affascinato tutti quando il pallone balzava in un cortile, e continua pure nelle scuole calcio. Lo sport che ci dà pure la possibilità di guardare a un’Italia nuova, multietnica, rispettosa delle regole e degli interlocutori, che siano amici o avversari. Zeman lo sa. E lo fa, con il sorriso che magari non mostra. Gli scudetti con il ringhio non sono un gran successo. ___ Passeggiando col Boemo di TONINO CAGNUCCI Vincitore del Premio lirico "Aho', semo i tifosi più tifosi del mondo" 2012 (IL ROMANISTA 08-07-2012) Il quesito è uno: meglio la risposta sul numero degli scudetti della Juventus o il coro dei tifosi sulle note di Dalla: “a modo mio Zdenek Zeman come Padre Pio”? Di blasfemo c’è solo la richiesta della stella. Quelle qui a Riscone di Brunico non le guarda nessuno perché con Zeman gli slogan non funzionano e perché qui ci sono soprattutto giornate lunghe di nuvole e sole, ieri più di sole finalmente. Pieno, ha brillato attorno a mezzogiorno quando è spuntato il Boemo in conferenza stampa. Albe e tramonti a go-go. Svisate. Qualche aurora boreale. E il Maestro è stato al centro del suo sistema dialettico come sa esserlo soprattutto lui: pause, silenzi masticati, sguardo fisso e sottile persino più delle labbra strette, smorfiette, dicendo a mo’ di mozzicone di sigarette, normalmente tutto, cose semplici, anche banali, ma altre profonde, alcune eccezionali. Con nonchalance perché si vede che c’è la preparazione (è sempre figlio del Circolo Linguistico di Praga). La conferenza stampa di Zdenek Zeman 7 luglio 2012 è stata un’intera giornata a Riscone, iniziata con un Villaggio Vacanza e finita con una lunga passeggiata nei boschi. In mezzo il mazzo che gli fa, altroché, ai giocatori e alle attese. In questo arco di tempo concetti che andrebbero messi nei programmi di educazione civica o che starebbero bene in qualche canzone di Gaber per i bambini: “La differenza fra i giocatori non la fa chi costa di più” non solo perché le parole sono importanti (“non conosco la definizione di top player”) ma per quello che racconta questa semplice asserzione: una visione, un mondo, in cui si crede nel lavoro e nella forza dell’idea, non al denaro, in cui si crede negli uomini e quindi nella loro organizzazione e preparazione (“credo sia tutto”). Zdenek Zeman continua a essere un manifesto politico della politica quand’era politica, soprattutto quando semplicemente racconta di come le partite inizino sempre dallo zero a zero, di come anche i campionati inizino con uno zero a zero (forse questa è stata la cosa più preziosa e delicata, trovando il modo di citare il Pescara vicino a Juventus e Milan) di come solo i ruoli siano necessariamente definiti, non le gerarchie, non i giocatori che li dovranno interpretare. Altro che quella corinthiana (forse è anche per questo che il Boemo ieri ha espresso una predilezione spiccata per Dodò che arriva da lì) questa è la democrazia boema. Perché come al solito non sono parole, ma verità, cose, nomi, animali e città. Esempi. Un Esempio? L’esempio: Francesco Totti. Ieri a quattro minuti dalla fine della seconda seduta pomeridiana il Capitano stava per rientrare negli spogliatoi prima del tempo, Zeman lo ha richiamato per farlo andare a fare stretching insieme agli altri, anche prima aveva fatto la stessa cosa nell’esecuzione di un esercizio. Prima e dopo ci ha scherzato, e qui oltre alla democrazia, c’è anche la psicologia (viene sempre dalla terra di Freud). Una collettivizzazione del lavoro raccontata e contemporaneamente applicata. Che va al popolo. E per questo il popolo va a lui. Ieri mattina a un certo punto è partito un lungo applauso verso di lui che stava sulla linea di centrocampo a guardare la linea della sua squadra, di fatto è stato il primo lungo e collettivo applauso dei tifosi della Roma verso Zeman. Perché loro lo sanno meglio di altri che di Zeman ce n’è uno. Come di 28 (che è pure troppo). ___ LA REPLICA DI UN EX BIANCONERO Tacchinardi «E’ prevenuto I titoli sono 30» di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 08-07-2012) TORINO - Alessio Tacchinardi, bianconero ai tempi delle accuse sul doping: Zdenek Zeman attacca ancora la Juve, stavolta sul numero degli scudetti. . . «Preferisco non replicare: significherebbe scivolare nella polemica. Dico soltanto che per me, sul campo, sono trenta e che il presidente Agnelli fa benissimo a portare avanti la battaglia. Questa è la mia opinione, l’allenatore della Roma ha la sua». Dal terreno di gioco, è l’unica prospettiva: non c’è calciatore passato da Torino che intravveda un’ombra, anche minuscola. . . «Chi si è allenato duramente e ha lottato ogni domenica sa che i campionati sono stati vinti con merito e sudore. Se mi dicono che ci aiutavano gli arbitri, e la battutina qualcuno inevitabilmente la fa, io ribatto che non è mai successo: da fuori c’è chi è prevenuto e guarda anche una punizione nitida con sospetto, da dentro sappiano di esserci battuti alla morte e di aver vinto solo con le nostre forze. Se avessi un minimo dubbio, credetemi, lo direi, perché amo vincere, ma vincere pulito: non ci sono mai stati favori pilotati, al massimo sudditanza psicologica, ma quella ci sarà sempre e vale per tutte le grandi squadre». Antonio Conte, già suo capitano, sostiene che chi vince è antipatico. . . «E’ la verità. E questa Juve diventerà antipaticissima. Nessuno dice che vincevamo perché andavamo a letto presto la sera o davamo il ducento per cento negli allenamenti settimanali: più facili le dietrologie. Chi vince dà fastidio e anche questo vale per tutti, anche se la Juve ha la particolarità di essere amata o odiata senza vie di mezzo: qualche anno fa era comunque simpatica, mentre era malvista l’Inter di José Mourinho, adesso è tornata antipatica e lo sarà sempre di più perché è una corazzata». ___ Il Giornale 08-07-2012
  21. CALCIOSCOMMESSE INDAGATO A CREMONA, SARÀ INTERROGATO IL 13 DAL PROCURATORE FEDERALE PER IL PROCESSO SPORTIVO Conte in trasferta: venerdì sentito a Roma Il tecnico decide di saltare un giorno di ritiro: chiaro segnale di rispetto verso Palazzi La linea difensiva mira a evidenziare le incongruenze nelle dichiarazioni di Carobbio di FRANCESCO CENITI (GaSport 08-07-2011) Si svolgerà a Roma l'audizione di Antonio Conte: il tecnico della Juve è atteso dal procuratore Stefano Palazzi il prossimo venerdì, alle 15, nell'ambito dell'inchiesta sul calcioscommesse. Il filone è quello di Cremona e l'allenatore è stato chiamato in causa dal pentito Carobbio (arrestato lo scorso 19 dicembre) per due gare del campionato di B con il Siena (Novara e AlbinoLeffe), promosso in A proprio con Conte in panchina. La scelta di presentarsi nella capitale nonostante il contemporaneo ritiro dei bianconeri (appuntamento giovedì a Chatillon, in Valle d'Aosta) è stata presa dal tecnico d'accordo con i suoi avvocati, Antonio De Rensis e Luigi Chiappero. Il motivo? Un chiaro segnale di rispetto nei confronti degli inquirenti che stanno svolgendo un lavoro importante per fronteggiare un fenomeno pericoloso come scommesse illecite e combine. Ecco perché pur andando incontro a un disagio (saltare il secondo giorno della preparazione), Conte scenderà a Roma. E la difesa potrà ribattere ad accuse e illazioni e scoprire carte che potrebbero riservare sorprese. Partita aperta I legali dell'allenatore, infatti, nelle ultime settimane non sono rimasti a guardare. Da quando la Procura di Cremona ha ufficializzato l'iscrizione di Conte nel registro degli indagati, è iniziato il lavoro per studiare nei minimi particolari gli atti e le accuse. Dopo un paio di contatti con il pm di Martino (anche questi nel pieno rispetto dei ruoli e con la massima fiducia nella magistratura), le attenzioni si sono spostate sul procedimento sportivo. Conte ha sempre ribadito con forza la propria estraneità a ogni illecito, ma lo stesso tecnico è consapevole che potrebbe non bastare la sua parola a smontare lo scenario descritto da Carobbio per Novara-Siena (il tecnico, secondo l'ex centrocampista, il giorno prima della sfida avrebbe parlato dell'accordo per un pari nella riunione tecnica davanti a tutta la squadra) ed evitare il deferimento. Ecco che gli avvocati potrebbero aver architettato la difesa in modo diverso da quello fatto finora dagli altri tesserati chiamati in causa dai pentiti. La linea impostata prevederebbe di non puntare a contrastare Carobbio (che guarda caso sarà riascoltato dopodomani dalla Procura) contestandone l'attendibilità in linea di principio o sulla mancanza di altri riscontri, ma lavorando proprio su quelle accuse e mettendo in evidenza le diverse incongruenze. Insomma, far cadere gli addebiti presentando prove e fatti precisi, non il classico «Non c'entro nulla: è la mia parola contro quella di Carobbio». Quest'ultimo canovaccio nei processi ha portato spesso alla condanna degli imputati. Scenari Venerdì, dunque, ci sarà un confronto aperto e leale con gli inquirenti. Confronto ancora difficile da decifrare fino a quando non saranno scoperte tutte le carte (fermo restando che Conte respingerà qualsiasi addebito sulle combine). Ecco perché al momento un'ipotesi di patteggiamento poggia sull'acqua. Solo dopo l'audizione si capirà se davvero accusa e difesa troveranno un punto d'incontro. ___ Il caso Conte spacca i tifosi Il nostro sondaggio: metà dei sostenitori bianconeri vuole un nuovo tecnico in caso di squalifica Lui attende con serenità l’audizione di venerdì prossimo presso la Procura federale a Roma Ma inevitabilmente circolano le voci su possibili soluzioni ad alto livello: Capello o Prandelli di ANTONIO BARILLÀ (CorSport 08-07-2012) TORINO - Spiccioli di vacanze marchigiane. Antonio Conte è pronto a ricomiciare. Giovedì la sua Juve si radunerà a Chatillon con la Supercoppa dietro l'angolo, lo scudetto da difendere e la Champions da rivivere dopo un paio di stagioni. E' la sua squadra, sono i suoi risultati: progetta un ciclo e non considera null'altro. TESTIMONIANZE - Il famoso piano B, che la Juve nega e le indiscrezioni diffondono, non è una preoccupazione né una ferita. Semplicemente non è, perché Conte che si sente tranquillo. «So quello che ho fatto» ha dichiarato a Chi, in un'intervista sotto l'ombrellone, pur faticando a nascondere l'amarezza per essere stato risucchiato in una storiaccia dalle parole d'un suo ex calciatore ai tempi del Siena: adesso lo ribadisce agli amici più cari e lo scrive nella memoria difensiva. Erano in tanti, quando, secondo il pentito, Conte parlò d'un risultato aggiustato: nessuno dei presenti, sin qui ascoltati, ha confermato, e i legali produrranno altre testimonianze, tutte d'identico tenore. PROCURA - «Antonio non patteggerà, perché gli innocenti non patteggiano» ripete chi gli sta accanto, mentre lui non vede l'ora di poter chiarire. In primo luogo davanti alla Procura federale che lo interrogherà venerdì a Chatillon, appena un giorno dopo l'inizio del ritiro. Si potrebbe discutere sull'opportunità della data, bisbiglia qualcuno nell'ambiente bianconero, ma prevale la voglia di esprimere il proprio punto di vista e dimostrare la propria estraneità. Non è piacevole, anche se la coscienza è a posto, vivere una situazione simile, l'allenatore però si sforza di tirar dritto, forte dell'appoggio del presidente Andrea Agnelli che il 28 maggio, giorno della perquisizione nell'abitazione torinese, volle affiancarlo in conferenza stampa per ribadire la fiducia della Juve. PERIODO - L'ansia, attorno al tecnico, aspettando le sentenze serpeggia comunque. E circolano i nomi di Cesare Prandelli e Fabio Capello. Bianconeri di ieri candidati a rilevare la panchina in caso di lunga squalifica, un'ipotesi da considerare benché respinta da Conte nella consapevolezza d'essere estraneo ai fatti. Perché se mai dovesse accadere, la Juve non può affacciarsi in Europa con un allenatore squalificato... pochi mesi va bene, avanti con Angelo Alessio aspettando il ritorno, ma in caso contrario come si fa? Questione di etica e di opportunità, in fondo tecnicamente si può fronteggiare anche un lungo periodo. SPIRAGLI - Lui non ci bada. Non comprende e non accetta le indiscrezioni: ripete che non c'è un riscontro, che non ha fatto niente, che è finito dentro il calderone in seguito al racconto d'un solo calciatore. Riaffiorano le parole del presidente e quelle di Beppe Marotta, i sospetti di strumentalizzazione legati alla visibilità, la solidarietà dimostrata più volte e minata solo dal rischio di una squalifica consistente: quella che a pochi giorni dal ritiro lascia spiragli per una successione clamorosa, per altro non condivisa da quasi metà degli sportivi sensibili al caso. CONSOLAZIONE - Già, perché il sondaggio del notro sito internet («La Juventus deve cambiare allenatore in caso di lunga squalifica di Conte?») spacca letteralmente i votanti: è d'accordo infatti il 50, 6 per cento, ma il 49, 4 per cento dice no. Non è solo questione d'affetto e riconoscenza da parte dei cuori bianconeri, ma di fiducia in un allenatore che deve difendersi da un'accusa isolata. Una consolazione in un momento complicato. Dal punto di vista del tecnico, più che per le ombre di Capello e Prandelli, per il fatto di sentirsi innocente eppure costretto a tirarsi fuori dagli impicci.
  22. SportEconomy.it 18:04 - sabato 07 luglio 2012 Editoriale/Calcioscommesse: Fontana: se questo è un colpevole... Nella giornata di ieri la giustizia sportiva italiana ha dato il peggio di sè: edulcorando le penalizzazioni previste per molti club e andando giù con la mannaia (non valutando caso per caso, come avrebbe dovuto fare) sul fronte dei calciatori presunti colpevoli. Questa "linea dura" che sa tanto di scelta politica, più che di analisi ragionata dei diversi casi, oltre ad essere sbagliata tecnicamente sta creando una serie di errori giudiziari. Il caso più eclatante in tal senso è quello del secondo portiere del Novara calcio, Alberto Fontana, reo solo di essere stato convocato per difendere la porta del suo club in una partita di Coppa Italia con il Chievo Verona. Una gara finita nella lista dei match sottoposti ad indagine da parte della procura di Cremona, che, da tempo, ascolta, nemmeno fosse un "oracolo", solo ciò che esce dalla bocca del pentito Gervasoni. Un "pentito" che ha un suo teorema: nelle partite indagate non può non esserci il portiere. E così anche il povero Alberto Fontana, utilizzato in quella partita "maledetta", insieme alla seconde linee della società piemontese, è finito tra i deferiti della procura federale. E' bastato essere convocato per finire nel tritacarne mediatico di New Last Bet (l'ultima indagine collegata a calcioscommesse). Se avesse avuto un raffreddore o fosse stato infortunato oggi Fontana sarebbe già in ritiro con i suoi compagni. Questa è la realtà. E' il classico esempio di "uomo sbagliato nel posto sbagliato". Uno sliding doors dal profumo calcistico, che dà il senso, però, di quanto la sorte o il destino può decidere il presente o futuro di un uomo. Il numero uno del club piemontese si è difeso come un leone durante l'appello, scegliendo autonomamente di rilasciare una dichiarazione spontanea, mettendoci la faccia, non avendo il timore di guardare dritto negli occhi chi l'avrebbe giudicato nuovamente colpevole. Il caso in esame ci deve far riflettere anche su quello che è il senso della giustizia in questo Paese. La giustizia non può avere una direzione "politica" (come può apparire dalle decisioni prese nella giornata di ieri), non può avere una chiave di lettura colpevolista (come in questo preciso momento storico) o innocentista a priori. Deve essere certa e deve dare a tutti la possibilità di difendersi e di dimostrare di essere innocente. Alberto Fontana è sicuramente innocente. E' sufficiente risentire la sua dichiarazione ai giudici, leggere le carte dell'avvocato (Davide Gatti) o l'intervista che ripubblichiamo come agenzia. E' sufficiente avere il coraggio di assolvere una persona che non ha fatto nulla se non quello di rispondere, come dovuto, a una convocazione del proprio club. Se fossi stato tesserato del Novara e avessi risposto alla convocazione adesso anche il sottoscritto sarebbe indagato e costretto a difendersi. Gervasoni ha la responsabilità di aver tirato in ballo persone che nemmeno ha conosciuto (come nel caso di Rijat Shala, seguito giornalisticamente come caso proprio da questa agenzia, e assolto in 1° grado). Ma mi spingo a dire che, se per un'atmosfera da "caccia alle streghe", si dovesse arrivare a condannare davanti al TNAS Alberto Fontana (solo perchè Gervasoni oggi viene ritenuto credibile) allora ci troveremmo veramente in un Paese NON democratico e poco credibile come l'intero sistema calcio tricolore.
  23. La prima rifondazione con i vecchi di STEFANO OLIVARI dal blog GUERIN SPORTIVO.it 07-07-2012 Massimo Moratti sta proseguendo nel ridimensionamento dell’Inter, fra i complimenti della maggior parte dei media (teorema enunciato più volte da Silvio Berlusconi: le gente è tifosa, legge solo della sua squadra e accetta solo articoli in positivo) e la soddisfazione di quelli che in teoria sarebbero avversari ma che l’Inter della prossima stagione potrebbe vedere solo con il binocolo. Solo adesso si sta capendo il senso dell’operazione Stramaccioni, passato nel giro di pochi settimane da traghettatore a uomo della Provvidenza (e senza nemmeno grandi risultati), in luogo dell’ingaggio di un Villas Boas che avrebbe preteso ben altro mercato e che soprattutto non avrebbe più voluto vedere nessuna delle anziane facce che di fatto stanno gestendo tecnicamente l’Inter condizionando scelte grandi e piccole. Cambiasso, Zanetti, Samuel, Milito: una piccola e vecchia Argentina che ha creato un asse con Stramaccioni favorendo l’arrivo di Palacio e Silvestre, oltre che la permanenza di Alvarez. Assurdo analizzare tutto in chiave nazionalistica, ma la cronaca dice che Lucio è sta accompagnato alla porta, così come Julio Cesar. Sulla rampa di lancio anche Stankovic e probabilmente Maicon, all’ultimo giro buono per incassare soldi. Un po’ di saluti freddi, qualche giovane buttato lì tanto per raccattare complimenti (non si sbaglia mai, con i ‘gggiovani’), strategie che non vanno oltre la pura sopravvivenza. L’idea di base è che il livello della serie A sia sceso a livelli penosi e che anche questa Inter né carne né pesce potrebbe arrivare terza. La premessa è giusta, ma di sicuro le distanze con Juventus e Milan non sono state ridotte. Come si può spiegare tutto questo? Con meno soldi e la mancanza di chiarezza nel dichiararlo. Così servono punti di riferimento e capri espiatori già serviti.
  24. Calcioscommesse Niente punizioni al club per omessa denuncia. Gianello in una memoria ritratta l’illecito Pescara senza handicap, il Napoli spera «Solo chiacchiere» Sentiti Mazzarri, Grava e Cannavaro. Ma l’ex accusatore ora parla di semplici «chiacchiere» di ANDREA ARZILLI (CorSera 07-07-2012) ROMA — Da ieri la responsabilità oggettiva fa un po' meno paura: la Corte di giustizia federale ha tolto il -2 al Pescara, ridotto le penalizzazioni di Novara e Reggina, entrambe da -4 a -3, e regalato un super sconto all'Albinoleffe, dal -27 della richiesta di Palazzi al -15 del primo grado fino al -9 del secondo. Anche il Monza passa da -5 a -4. L'appello del processo relativo alle carte sulla serie B dell'inchiesta della procura di Cremona ha alleggerito la posizione dei club confermando la mano pesante sui tesserati. Segnale di una rilettura in chiave moderna della responsabilità oggettiva. Il caso del pescarese Nicco è la prova lampante: aveva preso 3 anni perché per la Disciplinare aver collaborato a «taroccare» Piacenza-Pescara del 9 aprile 2011, ma l'illecito è stato derubricato a «omessa denuncia», il tesserato si è visto ridurre la pena a un anno e la squadra neopromossa in A si è vista azzerare l'handicap per la prossima stagione. «Giustizia è stata fatta — il commento del presidente Daniele Sebastiani —, avevamo sempre detto di essere del tutto estranei a questa vicenda». Ovviamente c'è omessa denuncia e omessa denuncia. Ma la sentenza di ieri può davvero fare giurisprudenza e regalare tranquillità al Napoli, per esempio. Ieri Mazzarri, Paolo Cannavaro e Grava sono andati a deporre in procura Figc (e Mimmo Criscito è stato chiamato per il 16 luglio). Non è andato Gianello, fino a ieri grande accusatore del filone napoletano. Solo fino a ieri perché il portiere, che alla procura di Napoli aveva confessato di aver tentato di coinvolgere Cannavaro e Grava nella combine di Samp-Napoli, non si è presentato, ma ha fatto sapere di aver pronta una memoria difensiva nella quale aggiusta il tiro della confessione resa davanti al giudice: non più un «tarocco» tentato e fermamente rifiutato dai due napoletani, solo chiacchiere da spogliatoio in un clima tutt'altro che delittuoso. Con la ritrattazione e il precedente Nicco-Pescara, la stagione del Napoli sembra poter partire col piede giusto. Continua il lavoro della procura di Cremona: ieri è arrivato in Italia, estradato dall'Ungheria, Laszlo Strasser, che sarà interrogato lunedì dal gip Guido Salvini. Strasser è colui che accoglie a Malpensa il singaporiano Choo Beng Huat (che secondo l'accusa porta soldi per pagare i calciatori), è sospettato di aver partecipato alle combine di Palermo-Bari e Lazio-Genoa (alloggia nell'hotel di Milano dove c'è anche Milanetto), è in contatto costante con il capo degli zingari Ilievski. ___ Tutti in Procura: l’esordio tocca al Napoli MAZZARRI E MEZZO CLUB ASCOLTATI PER IL FILONE PARTENOPEO DELLE SCOMMESSE; AUDIZIONI A RAFFICA DALLA PROSSIMA SETTIMANA di LUCA DE CAROLIS (il Fatto Quotidiano 07-07-2012) Il Napoli si è presentato, il suo accusatore no. Ma il giorno più caldo in via Allegri sarà il 16 luglio, con Criscito, Bonucci e Ranocchia. Ieri, nell’ambito dell’inchiesta del calcio scommesse, la procura federale ha ascoltato a Roma il tecnico degli azzurri, Walter Mazzarri, il capitano Paolo Cannavaro e due ex del Napoli, Gianluca Grava e Giuseppe Mascara. Tutti convocati per dare risposte su Sampdoria-Napoli del 16 maggio 2010 (1-0), e in particolare alle accuse di Matteo Gianello, ex terzo portiere dei partenopei. Ai pm di Napoli, dove è indagato per concorso in frode sportiva, Gianello ha raccontato di aver provato a truccare assieme a Silvio Giusti, suo ex compagno nel Chievo quella gara di fine campionato, senza riuscirci. In particolare, l’ex azzurro sostiene di aver proposto ai compagni Cannavaro e Grava di aggiustare la gara in favore della Sampdoria, ricevendo “il secco no” di entrambi. Versione che ieri il portiere avrebbe dovuto ripetere agli inquirenti della giustizia sportiva. Ma all’ultimo minuto Gianello ha marcato visita, ottenendo dalla procura un rinvio per “motivi di salute”. Così a sfilare davanti al procuratore Palazzi sono stati i tesserati del Napoli. A partire da Cannavaro e Grava, che se venisse provata la versione di Gianello rischierebbero una squalifica per omessa denuncia. MA ENTRAMBI hanno respinto la ricostruzione dell’ex compagno, come avevano già fatto davanti ai pm. Sulla stessa linea Mazzarri, che ai cronisti ha assicurato di essere “assolutamente sereno”, e Mascara. Morgan De Sanctis, il portiere del Napoli, era già stato sentito martedì scorso, appena rientrato dagli Europei con la Nazionale. E anche lui aveva negato tutto. Buon per il club, che nell’inchiesta sportiva rischierebbe sanzioni per responsabilità oggettiva. Intanto gli 007 federali, che lavorano da settimane sul materiale arrivato dalle procure di Bari, Napoli e Cremona, continuano ad aggiornare il calendario delle audizioni. La giornata più trafficata di big è quella del 16 luglio. La data in cui verranno sentiti Andrea Ranocchia, difensore dell’Inter, ex Bari e Genoa, e due giocatori della Nazionale: Domenico Criscito, escluso all’ultimo momento dai 23 per l’Europeo per l’avviso di garanzia ricevuto dalla procura di Cremona, e Leonardo Bonucci, partito per il torneo anche se indagato a Bari. La prossima sarà una settimana cruciale per le audizioni della procura. Lunedì verrà ascoltato l’ex Napoli Fabio Quagliarella, ora alla Juventus. Il 12, sarà sentito il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma. Il giorno dopo, toccherà all’allenatore della Juventus, l’ex tecnico del Siena Antonio Conte, che verrà ascoltato nel ritiro juventino di Chatillon, in Valle D’Aosta. Intanto ieri la Corte di Giustizia federale ha emesso le sentenze d’appello per il primo processo sportivo sulle scommesse. Annullati i due punti di penalità per il Pescara, neo promosso in Serie A. In B, ridotte le pene a Novara (da – 4 a – 3), Albinoleffe (da – 15 a – 9) e Reggina (da – 4 a – 3). ___ Calcioscommesse L'ex portiere del Napoli ammalato non si presenta in Procura Gianello salta l’interrogatorio spunta un’ipotesi: patteggiare di PINO TAORMINA (IL MATTINO 07-07-2012) Roma. Un certificato medico e un sospetto. Una diagnosi ed una ipotesi investigava. Alle ore 9 di ieri mattina, Matteo Gianello non era presente nel palazzo della Figc. Doveva raccontare, lui unico che avrebbe ammesso la tentata combine ai magistrati della procura di Napoli, cosa era successo alla vigilia di Sampdoria-Napoli. Giannello, però, è rimasto a casa sua. A Venezia. Al suo posto un certificato medico che parla di «coliche renali». E una telefonata al suo avvocato. Non è un colpo di scena, ma l’assenza dell’ex portiere del Napoli sorprende, e non poco, il suo legale, l’avvocato Eduardo Chiacchio. «Deve stare molto male per non essere venuto qui. Mi ha detto che ha perso cinque chili ma sarebbe stato meglio per tutti, per lui e pure per il Napoli che fosse venuto». Chiacchio è uno dei massimi esperti italiani di diritto sportivo. «Lo stanno criminalizzando, ma lui si sta comportando bene. Ha difeso tutto e tutti, altro che... Smentire? Non vedo come sia possibile alla luce di quello che ho letto. Fosse per me valuterei il patteggiamento: una condanna morbida sarebbe l’ideale. Anche per il Napoli che ne trarrebbe grande giovamento: rischierebbe il minimo del minimo. Forse solo una piccola ammenda». Ma non c’è solo il processo sportivo e la carriera di allenatore dei portieri in bilico in caso di squalifica pesante. I guai veri vengono dall’inchiesta della procura di Napoli dove è indagato, ed è l’unico tra gli azzurri e gli ex azzurri, con chiusura dell’inchiesta ormai notificata, preludio del possibile rinvio a giudizio. In sede penale lo assiste il celebre penalista Vincenzo Maria Siniscalchi che, nei giorni scorsi, ha presentato una memoria scritta ai pm napoletani chiedendo che Gianello venisse nuovamente ascoltato. L’avvocato Siniscalchi racconta: «Ho sollecitato io un nuovo interrogatorio: rileggendo il verbale di quello precedente durato circa cinque ore sono rimasto assai sorpreso dalla decisione dei magistrati di indagarlo. È necessario che Gianello spieghi meglio». L’appuntamento col pm Vincenzo Ranieri era previsto per giovedì. Ma è saltato pure questo per la malattia del portiere. In sintesi: l’ex portiere avrebbe proposto a Grava e Cannavaro (che negano) di perdere con la Samp. Ricevendo un netto rifiuto (Grava e Cannavaro negano anche questo). Ai suoi presunti complici, Giusti e Cossato, al telefono dice: «Non ci stanno». È intercettato. Davanti ai pm Gianello prima nega poi ci ripensa: «Ricordo ingenuamente di aver parlato... ». Da ieri si sa anche che Gianello era pedinato da un poliziotto. Siniscalchi spiega: «Solo chiacchiere di spogliatoio, nulla di rilevante penalmente. Spiegherà per bene le cose appena starà meglio». E conclude? «Patteggiare con la giustizia sportiva? E perché? Vedrete che verrà assolto anche da quella ordinaria». ------- Calcioscommesse Il tecnico e gli azzurri ascoltati su situazioni diverse, sembra allontanarsi la scure di sanzioni anche minime Il Napoli si difende: «Nulla da temere» di PINO TAORMINA (IL MATTINO 07-07-2012) Roma. Novanta minuti di interrogatorio, o meglio di audizione. Come in una partita di calcio. Solo che contro Paolo Cannavaro e Gianluca Grava ieri pomeriggio avevano gli 007 della Procura federale che volevano sapere tutto su Matteo Gianello e quel Sampdoria-Napoli del 10 maggio del 2010. La coppia di difensori ha negato ogni addebito, confermando la versione già fornita davanti al procuratore aggiunto Giovanni Melillo che, alla luce della parole dei tesserati azzurri, aveva disposto l’archiviazione delle loro posizioni. Per la procura di Napoli, Cannavaro, Grava e lo stesso Napoli sono completamente innocenti. Ma per la giustizia sportiva questo non è sufficiente. Cannavaro e Grava si sono mostrati assolutamente sereni davanti alla folla di giornalisti che li attendeva a via Po, quasi infastiditi dall’essere stati tirati in ballo per questa storia. Ma i cattivi pensieri, dopo il pomeriggio di ieri, il Napoli può metterli da parte. Una volta negli uffici della Procura Federale il capitano azzurro, arrivato qualche minuto prima delle 16,30, si è preso persino il lusso di scherzare con una guardia giurata tifosa del Napoli che gli ha chiesto l’autografo. «È vero, si è svolto tutto nella massima serenità. Come era giusto che fosse: Cannavaro ha risposto a ogni domanda. E sapete cosa ha detto agli inquirenti? Se Gianello o chiunque altro si fossero avvicinati a me per propormi una sconfitta del Napoli non l’avrei solo denunciato... Perché sono il capitano di questa squadra e tifo per gli azzurri da quando avevo due anni», ha raccontato il suo avvocato Luciano Ruggiero Malagnini svelando alcuni particolari del faccia a faccia. Gli inquirenti guidati da Stefano Palazzi (ma gli interrogatori sono stati tenuti dai suoi sostituti) hanno maneggiato con cura le 40 pagine che il pool diretto da Melillo ha inviato alla procura federale. Le attenzioni si sono soffermate solo sulla sfida di Marassi: nessuna richieste delle altre gare pure finite al centro del filone napoletano. Ovvero quelle contro Parma (10 aprile 2010), Lecce (8 maggio 2011) e Inter (15 maggio 2011). Il difensore della Loggetta ha spiegato che «Matteo (Gianello) è un giocherellone, uno che ama scherzare tantissimo e che strappava sorrisi a tutti negli spogliatoi ma che non frequentava al di fuori degli allenamenti». Ovvio che né lui né Grava si spiegano perché l’ex terzo portiere li abbia coinvolti in questa faccenda. «Paolo non ha negato nessuna accusa, perché non era accusato di niente. Lui ha raccontato la verità, dichiarandosi assolutamente estraneo alla vicenda», conclude. Nessuna contestazione e la rassicurazione che non che non ci fu alcuna combine. Né quel giorno né mai in una gara del Napoli. Anche l’interrogatorio di Grava è durato un’ora e mezza circa e il giocatore casertano - che è giunto negli uffici federali verso le 14,20 - ha più volte ha ribadito la stessa tesi: «Non ci sono dubbi sulla regolarità della partita con la Sampdoria e del suo risultato finale, io e i miei compagni abbiamo giocato nel modo più vero possibile. E Gianello non ci disse mai nulla». La Sampdoria, come è noto, vinse uno a zero con gol di Pazzini. Il suo legale Luisa Delle Donne spiega ancora che «Grava ha negato che ci sia stato un tentativo di truccare la gara. Cosa ci aspettiamo? La cosa più ovvia: che non scatti il deferimento». Mascara detto ”dentino” come si legge spesso nei verbali è arrivato quasi a fine giornata. Ora gioca negli Emirati Arabi. Ha confermato di non aver nulla a che vedere con le storie della gare taroccate. ___ La Corte di Giustizia Federale cancella la penalizzazione al club abruzzese. Respinti i reclami di Siena e Samp Pescara graziato sconti solo ai club Tolti 6 punti all’Albinoleffe, 1 alla Reggina Ieri in Figc ascoltato anche Mazzarri Prima era toccato a Grava e Cannavaro di CARLO SANTI (Il Messaggero 07-07-2012) ROMA - La Corte di Giustizia Federale ha cancellato diverse penalizzazioni alle società. La sentenza sui ricorsi del processo del calcioscommesse bis tenutosi all’inizio del mese scorso ha annullato la penalizzazione di 2 punti che il Pescara avrebbe dovuto scontare nella prossima stagione in serie A, ha ridotto quella dell’AlbinoLeffe da 15 a 9 punti mentre a Novara, Reggina e Monza ha tolto 1 punto passando da 4 a 3 per i primi due club e da 5 a 4 per il Monza. La lettura della sentenza della Corte di Giustizia, che su un totale di 46 ricorsi tra club e tesserati ne ha accolti 7, mostra un ammorbidimento sulla responsabilità oggettiva delle società. Che rimangono responsabili per quanto commettono i loro tesserati, ma le colpe vengono modulate. Nel caso del Pescara Nicco è stato parzialmente assolto - la sua pena passa da 3 anni a un anno (il calciatore era responsabile in relazione alla partita con il Piacenza dell’aprile 2011) e il club è stato assolto (pagherà una penale di 30 mila euro) e nella prossima stagione in serie A partirà alla pari con le altre. Sono stati respinti invece i reclami di Siena, Spezia, Empoli, Sampdoria e Padova. Inammissibili quelli della Nocerina, del Vicenza, del Barletta, in parte inammissibili e in parte respinti quelli del Cesena e del Gubbio. Rimangono inalterate le pene comminate dalla Commissione Disciplinare, segno che l’impianto accusatorio di Stefano Palazzi è stato accolto totalmente. Ed è, questo, un segnale preciso per i prossimi processi del calcioscommesse che infuocherà l’estate visto che adesso entrano in scena personaggio e club di maggiore caratura. Resta ancora strano come tre club, adesso coinvolti per questioni marginali, non siano stati scagionati. Ci riferiamo a Sampdoria, Siena (che la settimana prossima sarà sotto la lente d’ingrandimento per questioni ben più gravi) e Spezia sanzionati con multe perché loro tesserati hanno commesso degli illeciti quando erano sotto contratto con altre società. Niente da fare per Alberto Fontana. L’ex portiere del Novara era stato squalificato per tre anni e sei mesi e lui, difendendosi davanti alla Corte di Giustizia aveva cercato di far saltare il «teorema del portiere» spiegando che Gervasoni lo aveva tirato in ballo perché gioca in porta. Il suo ricorso è stato respinto. Tra i tesserati, oltre a Nicco, riduzione (da 3 anni e 9 mesi a un anno) per De Falco. Intanto in via Po continuano le audizioni. Ieri è stato il giorno del Napoli cominciato, però, con una defezione, quella di Matteo Gianello. L’ex terzo portiere del Napoli ha presentato un certificato medico motivando l’assenza con una colica renale. Gianello aveva parlato, con gli inquirenti della Procura della Repubblica di Napoli, di una combine per Samp-Napoli del 16 maggio 2010 chiamando in causa i compagni Paolo Cannavaro e Gianluca Grava. L’ex terzo portiere, che forse ha millantato facendo il nome dei due titolari con i quali potrebbe non aver mai parlato, sembra intenzionato a tornare in Procura a Napoli (quella della Repubblica) magari per ritrattare le sue prime dichiarazioni. I titolari della squadra, il capitano Paolo Cannavaro e Grava, interrogati a Roma, hanno ribadito quanto affermato davanti ai magistrati di Napoli, ossia che entrambi sono estranei e non hanno mai saputo nulla di quella presunta combine. All’ora di pranzo è arrivato anche Walter Mazzarri. L’allenatore del Napoli è stato chiamato come persona informata dei fatti e non come incolpato. Non è rimasto moltissimo con i procuratori Ricciardi e Laporta che lo hanno interrogato. Quattro domande in tutto, sulle partite con la Samp e con l’Inter e una precisa su Gianello. «Gianello è leggerino?», gli hanno domandato. Il tecnico, subito ripartito per la Toscana in attesa, martedì, di cominciare il ritiro del Napoli, ha ribadito quando già detto agli inquirenti napoletani. «Sono venuto a dare il mio contributo ai giudici in un momento in cui c’è bisogno di chiarezza - ha detto Mazzarri - come ho fatto l’altra volta, e con grande serenità». A chi gli ha chiesto «ha paura di qualcosa?», Mazzarri ha risposto puntuale: «Ma state scherzando?». Intanto la Procura ha convocato per il 16 luglio Domenico Criscito, il difensore dello Zenit che ha ricevuto un avviso di garanzia dalla Procura di Cremona ed è stato escluso dalla nazionale di Prandelli. ___ CASO NAPOLI IERI L’AUDIZIONE SULLA PRESUNTA COMBINE TENTATA DUE ANNI FA NELLA PARTITA CONTRO LA SAMPDORIA Giallo Gianello: non si fa vedere da Palazzi L'avvocato: «Meglio che confermi tutto» Negano Grava e Cannavaro di VALERIO PICCIONI (GaSport 07-07-2012) Doveva essere la sua giornata e invece è saltato tutto. Matteo Gianello è rimasto a casa: ammalato. E così niente audizione presso la procura federale diretta da Stefano Palazzi a Roma in una giornata in cui sono stati interrogati proprio i giocatori, Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, che il loro ex compagno di squadra al Napoli ha tirato in ballo parlando del rifiuto del tentativo di combine per addomesticare Samp-Napoli del 16 maggio 2010. E' stato ascoltato anche Walter Mazzarri, ma «da persona informata dei fatti e non da indagato» ha precisato il legale del Napoli, Mattia Grassani. L'ultimo incontro è stato quello con Giuseppe Mascara, che ha dichiarato la sua «assoluta estraneità» sui fatti raccontati sempre da Gianello ma per Brescia-Catania. Ritrattare? Quello di Gianello è un giallo. Non fa notizia il suo forfait di ieri. Piuttosto il fatto che il giorno prima Gianello fosse atteso alla procura di Napoli per un nuovo appuntamento, saltato per l'indisposizione. Si è sparsa la voce che Gianello abbia chiesto l'incontro con gli inquirenti per smontare, comunque ridimensionare il racconto pronunciato nel primo interrogatorio. Una ritrattazione? Di certo Edoardo Chiacchio, il suo legale «sportivo», e Vincenzo Maria Siniscalchi, il suo penalista, che ha depositato alla procura di Napoli una memoria, sembrano avere posizioni differenti. Per il primo non si può tornare indietro: «Consiglierò a Gianello di confermare quanto dichiarato ai pm napoletani. Lui è davvero dispiaciuto, ha commesso una leggerezza, l'obiettivo è ridurre al minimo le conseguenze per il Napoli che rischia il deferimento per responsabilità oggettiva». Insomma, ci sarebbero troppe circostanze per fare retromarcia. Le intercettazioni, ma anche la testimonianza del poliziotto a cui il portiere confidò l'intervento di «gente del nord» per Samp-Napoli. Nessuna anomalia Grava, Cannavaro e Mazzarri sono stati categorici: non solo nessuna combine, ma neanche nessun tentativo. Distinguo non ininfluente perché naturalmente i due giocatori, anche nel caso di una proposta respinta al mittente, rischierebbero l'omessa denuncia. «Ha risposto in assoluta tranquillità su quanto già chiesto dalla Procura di Napoli. L'audizione si è limitata a Sampdoria-Napoli», ha detto l'avvocato Ruggiero Malagnini raccontando l'interrogatorio di Paolo Cannavaro. Grassani, legale del Napoli, aveva invece accompagnato Mazzarri: «E' durato tutto meno di un'ora. E' stato un confronto sereno su aspetti tutti già noti. Mazzarri ha risposto che non ci fu nessuna anomalia nell'avvicinamento a quelle partite. I procuratori sono rimasti molto soddisfatti delle risposte». «Tutto bene, è andato tutto bene. Forza Napoli», ha detto invece il tecnico. Intanto una novità nel calendario delle audizioni: lunedì 16, oltre a Bonucci e a Ranocchia, sarà sentito anche Domenico Criscito. ------- SCOMMESSE Sorridono solo i club Al Pescara tolto il -2 L'appello conferma quasi tutte le condanne per i giocatori Sconti a Novara, Reggina, Monza (1 punto) e AlbinoLeffe (6) Ridotta a un anno la squalifica di Nicco. Soltanto una multa per gli abruzzesi di ROBERTO PELUCCHI (GaSport 07-07-2012) La responsabilità oggettiva resterà un caposaldo della giustizia sportiva, non sparirà come vorrebbe qualche presidente, ma dalla Corte di giustizia federale arriva un messaggio ai naviganti molto chiaro: chi si trova a fare i conti con calciatori «infedeli» non può pagare due volte. Il dispositivo della sentenza del processo di appello sul calcioscommesse è una mano tesa alle società, anche a futura memoria: quattro (Novara, AlbinoLeffe, Monza e Reggina) hanno avuto ulteriormente sforbiciate le penalizzazioni, una (il Pescara) potrà cominciare il campionato di A da zero, dopo che al suo calciatore Nicco è stata derubricata l'imputazione, da illecito sportivo a omessa denuncia, così come accaduto al d.s. Franco De Falco. Agli altri tesserati, anche quelli che sembrava potessero sperare in un proscioglimento, confermate tutte le pene, comprese le radiazioni di Cassano, Santoni, Sartor e Zamperini. Le indiscrezioni circolate giovedì su una possibile cancellazione dell'ammenda alla Samp per l'articolo 9 (associazione) di Bertani, invece, non hanno trovato conferme. Premiate Da questo secondo processo esce vincitore ancora una volta l'avvocato Eduardo Chiacchio. Un anno fa era riuscito a portare il Benevento da -14 (richiesta di Palazzi) a -2 (condanna definitiva del Tnas), adesso è riuscito a fare avere all'AlbinoLeffe «solo» 9 punti di penalizzazione, dopo una richiesta «monstre» di -27 e un pesante -15 in primo grado. Dimezzata anche l'ammenda (45 mila euro). Un capolavoro, se si pensa che il club bergamasco aveva 13 giocatori coinvolti e 9 gare combinate, e che prima del processo davanti alla Disciplinare, Palazzi aveva proposto un patteggiamento di 10 punti. E c'è ancora il Tnas... Anche il Novara ha visto premiata la propria strategia difensiva. Penalizzazione dimezzata rispetto alle richieste della Procura federale (da -6 a -3) e niente ammenda. L'avvocato del club, Cesare Di Cintio, è stato bravo a far capire che il Novara aveva messo in atto tutti i possibili strumenti per prevenire le combine e fatto in modo «che il cancro non si diffondesse», come ha detto durante il dibattimento. Associazione Sconto di un punto anche per Monza (da -5 a -4) e Reggina (da -4 a -3), mentre potrà incominciare il campionato di A senza zavorre il Pescara, che la Disciplinare aveva condannato al -2. In questo ha pesato la riduzione della squalifica di Nicco, da 3 anni per illecito sportivo a un anno per omessa denuncia. «Giustizia è stata fatta», ha commentato il presidente Sebastiani. Doccia gelata per la Samp: dopo che il tribunale del Riesame di Brescia aveva fatto cadere l'accusa di associazione per delinquere nei confronti di Bertani, sembrava quasi scontato che cadesse anche l'associazione sportiva (articolo 9), unico motivo per il quale la Samp era stata deferita. Invece, è passata la linea di Palazzi, che non ritiene che le due cose viaggino sullo stesso binario. I tesserati Sono i veri sconfitti di questo appello. Se si fa eccezione per Nicco e Franco De Falco, tutti i ricorsi sono stati respinti. Per De Falco, ex d.s. del Piacenza, Palazzi aveva chiesto 4 anni e 6 mesi e la Disciplinare era scesa a 3 anni e 9 mesi. Per la Corte, invece, non ha partecipato alla combine di AlbinoLeffe-Piacenza del 20 dicembre 2010, ma era al corrente e non ha denunciato. Omessa denuncia anche per Gianluca Nicco, e questa è una sorpresa visto che era accusato direttamente da Gervasoni, uno dei pentiti-chiave dell'inchiesta, per Piacenza-Pescara. E ancora più sorprendente se si pensa che la stessa linea non è stata seguita per altri casi controversi (come quelli di Ferrari, Fontana e Iacopino, solo per citare quelli che avevano fatto emergere i maggiori dubbi durante il dibattimento), nei quali le accuse di Gervasoni erano state «de relato» e/o non confermate da altri «collaboratori». Ora non resta che attendere le motivazioni (a cavallo di Ferragosto). Poi resterà il Tnas, ma con speranze di revisione ridotte al lumicino. ___ Il processo Gianello ancora assente ma il Napoli non rischia L’Uefa conferma il club in Europa League Solo un’ammenda se gli avvocati (troppi) indovinano la strategia. I dubbi dell’ex portiere di ANTONIO CORBO (la Repubblica - Napoli 07-07-2012) IL NAPOLI è entrato ieri nel ciclone dei processi sportivi al calcio truccato. Dagli interrogatori di Mazzarri, Cannavaro, Grava e Mascara non emerge nulla di nuovo: tutto rimane fermo al 30 maggio, alle 44 pagine della Procura di Napoli, quando fu notificata la chiusura dell’inchiesta a Gianello. L’ex portiere, personaggio chiave, unico indagato, ben lanciato verso il rinvio a giudizio per frode sportiva, non si è presentato nella sede di via Po. Ma atmosfera e indiscrezioni sono rassicuranti per il Napoli. UNA informazione riservata supera le notizie del giorno. Risale ai campionati europei. In un contatto tra dirigenti dell’Uefa e della Federcalcio fu comunicato l’orientamento del presidente Michel Platini. Porte aperte all’Europa League per Napoli e Lazio. I tempi non consentono modifiche ai calendari. Le norme per l’ammissione prevedono l’esclusione di club puniti per illecito sportivo. Nelle norme 2 e 3, fu ribadito in Polonia, l’Uefa si riserva di «valutare la posizione dei club con la più ampia discrezionalità». Precisazione ambigua. L’Uefa può glissare su una modesta condanna, ma anche intervenire in seguito «se in successive indagini risultasse conclamata la responsabilità del club». Non è il caso del Napoli. È finito nel processo sportivo solo perché era nel giro delle scommesse Matteo Gianello, un suo tesserato, personaggio irrilevante. Mazzarri lo definisce «elemento mediocre», «messo lì come terzo portiere», «un tipo leggero», che «si impegnava poco in allenamento», «uno che ho trovato quando sono arrivato e con i dirigenti ho deciso di escludere a fine campionato». La descrizione di Mazzarri, ascoltato come testimone ieri, coincide con quella resa ai pm di Napoli. Mazzarri ha dovuto chiarire meglio l’infelice spiegazione del pareggio del 15 maggio 2011, utile sia al Napoli e all’Inter per l’ingresso in Champions. «Una legge non scritta del calcio». Anche ieri l’allenatore toscano, sempre loquace, ha parlato per un’ora. La posizione del Napoli non solo è molto sfumata, quello azzurro è tra i club danneggiati dai tesserati: le manovre tendevano a far perdere la partita. In questo caso, la giustizia sportiva si mostra clemente nell’applicare l’istituto della responsabilità oggettiva. Lo dimostrano i successi di Eduardo Chiacchio, un avvocato napoletano, difensore anche di Gianello. Proprio Chiacchio ha convinto i giudici federali sui danni derivanti alle società dalle scommesse dei tesserati. Ha difeso l’Albinoleffe, riducendo la condanna da 27 a 15 punti in primo grado, da 15 a 9 nel verdetto finale ieri, nonostante 13 giocatori sotto accusa e 9 illeciti contestati. Il Napoli è coinvolto in astratto solo per l’incontro con la Samp del 16 maggio 2010. Può cavarsela con un solo punto di penalizzazione e persino con la sola ammenda: questa l’ipotesi emersa a Roma. Ma gli esperti indicano una condizione: che sia indovinata la strategia dagli avvocati. Per il Napoli ed i suoi tesserati ce ne sono forse troppi, e distanti. Non è un vantaggio. Il Napoli si affida come sempre a Matteo Grassani, ma solo Mazzarri si è fatto assistere ieri dal legale bolognese. Paolo Cannavaro è con Ruggiero Malagnini di Nola, scelto dal suo procuratore Enrico Fedele. Per Mascara, l’avvocato Giudice di Catania. Matteo Gianello ne ha due: in sede penale Vincenzo Maria Siniscalchi, una celebrità, esperto di cinema, amico di De Laurentiis. In sede sportiva, Eduardo Chiacchio. Giovedì era evidente la mancanza di contatti. Siniscalchi aveva ottenuto un interrogatorio urgente in Procura, Gianello era quindi atteso dal pm Antonello Ardituro con i colleghi Danilo De Simone e Vincenzo Ranieri. Per un cambio di versione? Per smentire tutto e tentare di sal- vare il Napoli? Ma non si è presentato. Chiacchio, che segue da sempre i processi sportivi, consiglia di confermare la confessione resa in procura a Napoli con tutti i riscontri. Gli basta per avere una squalifica lieve e allenare tra un anno i portieri di squadre venete. Gianello per ora tace. Ha inviato un certificato medico (colica renale) ai pm di Napoli giovedì e ieri agli inquirenti federali. Tutto ruota intorno a lui, quindi. Conferma o smentisce? Le carte dicono finora che prima di Samp-Napoli avrebbe chiesto a Cannavaro e Grava la sconfitta, per conto di due scommettitori, gli ex compagni del Chievo, Giusti e Cossato. Ricevendo un netto rifiuto. Cannavaro e Grava hanno negato sia la proposta che il rifiuto in Procura e ieri a Roma. Gianello, che era intercettato ed anche pedinato da un poliziotto infiltrato nel giro del Napoli (G.V.) confermò il tentativo di combine, dopo aver ascoltato in Procura la sua nitida telefonata ai presunti complici. «Non ci stanno». Noiose queste coliche. Che dirà quando finalmente sarà guarito?
  25. Porto Franco a cura di FRANCO ARTURI (GaSport 07-07-2012) ___ IL TEMPO 07-07-2012
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