Vai al contenuto

andrea

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    4644
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Days Won

    1

Tutti i contenuti di andrea

  1. Il turco può riposare in vista del ritorno con il Barcellona
  2. Squalifiche per l'Inter!!!!!!!!!!!!! La giustizia sportive colpisce duramente!!!!!!! https://www.dagospia.com/sport/inchiesta-curve-inter-milan-inzaghi-calhanoglu-patteggiano-giornata-433137
  3. Il Barcellona è ancora favorito per il passaggio del turno Inter 2 Barcellona 1,80
  4. andrea

    EL PENTAPLETE

    Voglio vedere chi arbitra la partita di ritorno
  5. andrea

    EL PENTAPLETE

    Simpaticissimo il bambino interista del prepartita sul Nove
  6. https://x.com/GiovaAlbanese/status/1917241807903003063?t=k4EfPjXt0QcCoJm9BMmCzQ&s=19
  7. "I suoi amici di Lissone" nemmeno nei peggiori bar di Appiano Gentile
  8. Sergio Brio L’ex stopper bianconero racconta: «Ogni settimana era una lotta contro un campione. Ero duro ma sempre leale. Eppure stavo per finire al Calimera, in Prima categoria» Di G.B. Oli­vero · 27 apr 2025 Stop­per. Non cen­trale, non brac­cetto, non mar­ca­tore. Sem­pli­ce­mente e mera­vi­glio­sa­mente stop­per. Parola che pro­fuma del cal­cio di una volta, quello in cui il 5 si appic­ci­cava al 9 e il 2 all’11. Parola che rac­conta una mis­sione: fer­mare, in qua­lun­que modo, gli attac­canti. Ser­gio Brio è stato un grande stop­per: «Erano anni bel­lis­simi, in Ita­lia gio­ca­vano punte incre­di­bili. Van Basten, Rum­me­nigge, Gior­dano, Careca, Alto­belli e tanti altri: oggi fareb­bero tutti 3035 gol a cam­pio­nato. Ogni volta era una fati­cac­cia, non potevi distrarti. E appena ricon­qui­stavi la palla dovevi anche saperla gestire: altro che scar­poni, gli stop­per bravi ave­vano anche una discreta tec­nica». Brio, oggi ambas­sa­dor della Juve, ha vinto tutte le coppe inter­na­zio­nali (ci sono riu­sciti in sei) senza mai gio­care in azzurro («Ma non è un cruc­cio. La mia Nazio­nale è sem­pre stata la Juve»). Quando parla, ti tra­smette una sana nostal­gia e anche la gioia di essere stato pro­ta­go­ni­sta di un’epoca forse irri­pe­ti­bile. ▶ Eppure tutto ha rischiato di finire prestissimo, giusto? «Nel 1974 il Lecce mi portò in ritiro con la prima squa­dra e al ritorno mi ven­dette per 400.000 lire al Cali­mera, in Prima cate­go­ria. Mio padre, che non sapeva nulla di cal­cio, mandò un tele­gramma per rifiu­tare il tra­sfe­ri­mento. Pochi giorni dopo esor­dii in prima squa­dra e Vicini mi con­vocò a Cover­ciano con la Junio­res. Si inte­res­sa­rono la Fio­ren­tina e soprat­tutto il Milan, ma Boni­perti fu più veloce e mi acquistò per 80 milioni. In due set­ti­mane dal Cali­mera alla Juve. Andai in pre­stito per tre anni alla Pisto­iese, ma poi iniziò la mia sto­ria in bian­co­nero». ▶Si fece amare dai tifosi con un gol da centravanti in finale di Coppa Italia nel 1979. «A Napoli con­tro il Palermo. Era­vamo sotto 1-0 fin dal 1’ e Tra­pat­toni mi inserì nella ripresa per fare la punta sfrut­tando fisi­cità e colpo di testa. Sulle sca­lette del sot­to­pas­sag­gio incon­trai Boni­perti che mi disse: “Spacca tutto, dob­biamo vin­cere a ogni costo”. Pareg­giai a pochi minuti dalla fine e nei sup­ple­men­tari Cau­sio segnò il gol deci­sivo. All’ini­zio io ero la riserva di Morini, ma non c’era riva­lità: anzi, Fran­ce­sco mi aiutò tan­tis­simo e oggi mi manca molto. Lo stu­diavo per impa­rare». ▶Cosa combinò per far arrabbiare quel cane all’Olimpico nel 1983? «Aha­hah... Sfida scu­detto, Roma in van­tag­gio con gol di Fal­cao, pareg­gia Pla­tini con una puni­zione magni­fica e nel finale io segno di testa su cross di Michel. Vedo che Galeazzi mi sta cer­cando per inter­vi­starmi, gli vado incon­tro e par­liamo men­tre un poli­ziotto si avvi­cina con un cane che aveva il faz­zo­letto gial­lo­rosso al collo. Il cane tira, il poli­ziotto lo molla e così vengo morso alla coscia. Devo tirar­gli un cal­cio per allon­ta­narlo. Nello spo­glia­toio il dot­tor La Neve mi medica e poi va a cer­care il poli­ziotto per chie­der­gli se il cane avesse fatto il vac­cino con­tro la rab­bia. L’agente si scusa e garan­ti­sce sul vac­cino. E La Neve, al volo: “Domani muore il cane, per­ché Brio non è vac­ci­nato”». ▶Quella Juve era tra le due-tre più forti di sempre. Ma arrivò seconda in campionato e perse la finale di Coppa Campioni. Perché? «Dif­fi­cile da capire, dav­vero. Il rim­pianto è Atene, quel gol di Magath. Fu una sera­tac­cia. Se aves­simo bat­tuto l’Amburgo, sono con­vinto che avremmo vinto due Coppe Cam­pioni di fila. Il gruppo era for­tis­simo, non a caso nel giro di pochi anni con­qui­stammo tutti i tro­fei inter­na­zio­nali». ▶ A proposito: lei tirò il primo rigore a Tokyo, nella finale di Coppa Intercontinentale del 1985 contro l’Argentinos Juniors. Come mai? «In alle­na­mento segnavo spesso. Sapevo che, nel caso, sarei stato il primo. La par­tita era stata duris­sima. Prima di incam­mi­narmi verso il dischetto incro­cio Tra­pat­toni. “Come stai, Ser­gio?”. “Sono stanco mister”. “Ma come sei stanco? Tu sei il miglior rigo­ri­sta della Juve. Di solito tira Michel per­ché ci tiene e per­ché i tifosi se lo aspet­tano, ma io farei bat­tere sem­pre te. E se adesso incroci di forza, segni sicuro”. Grande Trap, mi tran­quil­lizzò. Feci gol e vin­cemmo. Avevo un grande rap­porto con lui. Quando andò all’Inter, un giorno mi chiamò: “Vengo a cena da te”. Si pre­sentò e mi disse: “L’anno pros­simo spo­sto Ferri a destra, Man­dor­lini a sini­stra e tu stop­per”. Ma gli dissi no: ero troppo legato alla Juve e a Boni­perti che mi aveva aspet­tato quando mi ero fatto male seria­mente nel 1980. All’Inter mi avreb­bero dato il dop­pio. Anni dopo diven­tai vice di Tra­pat­toni alla Juve e vin­cemmo la Coppa Uefa nel 1993». ▶Ha giocato con Platini e allenato Baggio e il primo Del Piero. In quale ordine li mettiamo? «Tutti e tre sul pie­di­stallo. Se pro­prio devo sce­gliere: Michel, Ales­san­dro, Roberto». ▶ Brio era duro o cattivo? «Cer­ta­mente duro, cat­tivo il giu­sto, leale sem­pre. Ero molto forte fisi­ca­mente e que­sto mi aiu­tava. Il cen­tra­vanti deve avere un po’ di paura dello stop­per, fa parte del gioco. Il mio amico Di Gen­naro mi ha rac­con­tato che Elk­jaer non dor­miva la notte prima di affron­tare me. E il danese mica era uno pic­colo». Gentile-Brio-Scirea o Barzagli-Bonucci-Chiellini? «Non si pos­sono para­go­nare epo­che diverse. Due belle difese, però eh... E Chiel­lini è stato il mio erede. Prima di lui ho molto apprez­zato Kohler e Fer­rara». ▶ Sergio, cosa succede alla Juve di oggi? «Serve pazienza. A volte i tifosi non ce l’hanno per­ché sono abi­tuati bene. Ma il pro­getto c’è e si deve insi­stere. C’era la neces­sità di abbat­tere il costo degli sti­pendi, qual­che dif­fi­coltà è natu­rale. E’ solo que­stione di tempo: la Juve tor­nerà a vin­cere e l’attuale diri­genza sta facendo un gran lavoro per ridurre l’attesa».
  9. andrea

    Sergio Brio

    Altra intervista a Sergio Brio L’ex stopper bianconero racconta: «Ogni settimana era una lotta contro un campione. Ero duro ma sempre leale. Eppure stavo per finire al Calimera, in Prima categoria» Di G.B. Oli­vero · 27 apr 2025 Stop­per. Non cen­trale, non brac­cetto, non mar­ca­tore. Sem­pli­ce­mente e mera­vi­glio­sa­mente stop­per. Parola che pro­fuma del cal­cio di una volta, quello in cui il 5 si appic­ci­cava al 9 e il 2 all’11. Parola che rac­conta una mis­sione: fer­mare, in qua­lun­que modo, gli attac­canti. Ser­gio Brio è stato un grande stop­per: «Erano anni bel­lis­simi, in Ita­lia gio­ca­vano punte incre­di­bili. Van Basten, Rum­me­nigge, Gior­dano, Careca, Alto­belli e tanti altri: oggi fareb­bero tutti 30-35 gol a cam­pio­nato. Ogni volta era una fati­cac­cia, non potevi distrarti. E appena ricon­qui­stavi la palla dovevi anche saperla gestire: altro che scar­poni, gli stop­per bravi ave­vano anche una discreta tec­nica». Brio, oggi ambas­sa­dor della Juve, ha vinto tutte le coppe inter­na­zio­nali (ci sono riu­sciti in sei) senza mai gio­care in azzurro («Ma non è un cruc­cio. La mia Nazio­nale è sem­pre stata la Juve»). Quando parla, ti tra­smette una sana nostal­gia e anche la gioia di essere stato pro­ta­go­ni­sta di un’epoca forse irri­pe­ti­bile. ▶ Eppure tutto ha rischiato di finire prestissimo, giusto? «Nel 1974 il Lecce mi portò in ritiro con la prima squa­dra e al ritorno mi ven­dette per 400.000 lire al Cali­mera, in Prima cate­go­ria. Mio padre, che non sapeva nulla di cal­cio, mandò un tele­gramma per rifiu­tare il tra­sfe­ri­mento. Pochi giorni dopo esor­dii in prima squa­dra e Vicini mi con­vocò a Cover­ciano con la Junio­res. Si inte­res­sa­rono la Fio­ren­tina e soprat­tutto il Milan, ma Boni­perti fu più veloce e mi acquistò per 80 milioni. In due set­ti­mane dal Cali­mera alla Juve. Andai in pre­stito per tre anni alla Pisto­iese, ma poi iniziò la mia sto­ria in bian­co­nero». ▶Si fece amare dai tifosi con un gol da centravanti in finale di Coppa Italia nel 1979. «A Napoli con­tro il Palermo. Era­vamo sotto 1-0 fin dal 1’ e Tra­pat­toni mi inserì nella ripresa per fare la punta sfrut­tando fisi­cità e colpo di testa. Sulle sca­lette del sot­to­pas­sag­gio incon­trai Boni­perti che mi disse: “Spacca tutto, dob­biamo vin­cere a ogni costo”. Pareg­giai a pochi minuti dalla fine e nei sup­ple­men­tari Cau­sio segnò il gol deci­sivo. All’ini­zio io ero la riserva di Morini, ma non c’era riva­lità: anzi, Fran­ce­sco mi aiutò tan­tis­simo e oggi mi manca molto. Lo stu­diavo per impa­rare». ▶Cosa combinò per far arrabbiare quel cane all’Olimpico nel 1983? «Aha­hah... Sfida scu­detto, Roma in van­tag­gio con gol di Fal­cao, pareg­gia Pla­tini con una puni­zione magni­fica e nel finale io segno di testa su cross di Michel. Vedo che Galeazzi mi sta cer­cando per inter­vi­starmi, gli vado incon­tro e par­liamo men­tre un poli­ziotto si avvi­cina con un cane che aveva il faz­zo­letto gial­lo­rosso al collo. Il cane tira, il poli­ziotto lo molla e così vengo morso alla coscia. Devo tirar­gli un cal­cio per allon­ta­narlo. Nello spo­glia­toio il dot­tor La Neve mi medica e poi va a cer­care il poli­ziotto per chie­der­gli se il cane avesse fatto il vac­cino con­tro la rab­bia. L’agente si scusa e garan­ti­sce sul vac­cino. E La Neve, al volo: “Domani muore il cane, per­ché Brio non è vac­ci­nato”». ▶Quella Juve era tra le due-tre più forti di sempre. Ma arrivò seconda in campionato e perse la finale di Coppa Campioni. Perché? «Dif­fi­cile da capire, dav­vero. Il rim­pianto è Atene, quel gol di Magath. Fu una sera­tac­cia. Se aves­simo bat­tuto l’Amburgo, sono con­vinto che avremmo vinto due Coppe Cam­pioni di fila. Il gruppo era for­tis­simo, non a caso nel giro di pochi anni con­qui­stammo tutti i tro­fei inter­na­zio­nali». ▶ A proposito: lei tirò il primo rigore a Tokyo, nella finale di Coppa Intercontinentale del 1985 contro l’Argentinos Juniors. Come mai? «In alle­na­mento segnavo spesso. Sapevo che, nel caso, sarei stato il primo. La par­tita era stata duris­sima. Prima di incam­mi­narmi verso il dischetto incro­cio Tra­pat­toni. “Come stai, Ser­gio?”. “Sono stanco mister”. “Ma come sei stanco? Tu sei il miglior rigo­ri­sta della Juve. Di solito tira Michel per­ché ci tiene e per­ché i tifosi se lo aspet­tano, ma io farei bat­tere sem­pre te. E se adesso incroci di forza, segni sicuro”. Grande Trap, mi tran­quil­lizzò. Feci gol e vin­cemmo. Avevo un grande rap­porto con lui. Quando andò all’Inter, un giorno mi chiamò: “Vengo a cena da te”. Si pre­sentò e mi disse: “L’anno pros­simo spo­sto Ferri a destra, Man­dor­lini a sini­stra e tu stop­per”. Ma gli dissi no: ero troppo legato alla Juve e a Boni­perti che mi aveva aspet­tato quando mi ero fatto male seria­mente nel 1980. All’Inter mi avreb­bero dato il dop­pio. Anni dopo diven­tai vice di Tra­pat­toni alla Juve e vin­cemmo la Coppa Uefa nel 1993». ▶Ha giocato con Platini e allenato Baggio e il primo Del Piero. In quale ordine li mettiamo? «Tutti e tre sul pie­di­stallo. Se pro­prio devo sce­gliere: Michel, Ales­san­dro, Roberto». ▶ Brio era duro o cattivo? «Cer­ta­mente duro, cat­tivo il giu­sto, leale sem­pre. Ero molto forte fisi­ca­mente e que­sto mi aiu­tava. Il cen­tra­vanti deve avere un po’ di paura dello stop­per, fa parte del gioco. Il mio amico Di Gen­naro mi ha rac­con­tato che Elk­jaer non dor­miva la notte prima di affron­tare me. E il danese mica era uno pic­colo». Gentile-Brio-Scirea o Barzagli-Bonucci-Chiellini? «Non si pos­sono para­go­nare epo­che diverse. Due belle difese, però eh... E Chiel­lini è stato il mio erede. Prima di lui ho molto apprez­zato Kohler e Fer­rara». ▶ Sergio, cosa succede alla Juve di oggi? «Serve pazienza. A volte i tifosi non ce l’hanno per­ché sono abi­tuati bene. Ma il pro­getto c’è e si deve insi­stere. C’era la neces­sità di abbat­tere il costo degli sti­pendi, qual­che dif­fi­coltà è natu­rale. E’ solo que­stione di tempo: la Juve tor­nerà a vin­cere e l’attuale diri­genza sta facendo un gran lavoro per ridurre l’attesa».
  10. https://www-rivistaundici-com.cdn.ampproject.org/v/s/www.rivistaundici.com/2025/04/23/champions-league-tabellone-supplementari/?amp=&amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D#amp_tf=Da %1%24s&aoh=17458503097003&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.rivistaundici.com%2F2025%2F04%2F23%2Fchampions-league-tabellone-supplementari%2F
  11. «Non è vera Juve» Gentile: «Soffro e spengo la tv! Vedo Chiellini alla Boniperti» L'ex bianconero campione del Mondo con l’Italia: «Stagione deludente, come il mercato: che amarezza» di Filippo Cornacchia · 26 apr 2025 Tonali sarebbe un bel rinforzo. Mi piace anche Leoni, il ragazzino del Parma Yildiz è una delle poche cose da vera Juve. Ma per lo scudetto serviranno tre colpi top Giuntoli, la Signora è diversa: non è il Napoli... Conte bis? Conosce il dna del club. E vince «Guardo tutte le partite della Juventus, ma spesso non arrivo al novantesimo. Spengo la televisione dalla rabbia. L’ultima volta mi è successo mercoledì, contro il Parma: quando ho visto come Kelly ha marcato Pellegrino in occasione del gol, non ho più resistito». Troppo per molti tifosi e a maggior ragione per Claudio Gentile, l’uomo che tra gli altri francobollò un certo Diego Maradona. L’ex difensore dell’Italia Mundial di Bearzot e della Juventus – 415 presenze in bianconero e 6 scudetti tra il 1973 e il 1984 – soffre nel vedere la sua Signora fuori da tutto con largo anticipo e con la qualificazione Champions a rischio. «Ci sto male perché sono juventino e so cosa significhi indossare quella maglia. E adesso non mi sembra la mia Juventus». ► Perché? «Da vera Juventus come la intendo io, vedo poco.Probabilmente Yildiz, un bel talento che penso sarebbe piaciuto anche all’Avvocato: ma da solo il turco non può bastare. Il resto mi mette amarezza, come i risultati. Ai miei tempi c’erano grandi personaggi come l’Avvocato Agnelli e Boniperti che fin dal primo giorno ti dicevano: “ragazzo, qui sei alla Juventus e certe cose non le puoi fare: è un club diverso”. Avevano ragione. La Juventus è unica per la sua mentalità vincente. Quando giocavo io, arrivare secondi era considerata una mezza tragedia, adesso ci si aggrappa al quarto posto… La Juventus deve almeno lottare per lo scudetto e non essere così lontana dalla vetta». ► Stagione più fallimentare o deludente? «Deludente, ma da tutti i punti di vista. In estate c’erano euforia e grandi aspettative, però pian piano è svanito tutto. Non la penso così soltanto io, ma anche la gran parte dei tifosi con cui mi confronto quotidianamente». ► Chi ha le maggiori responsabilità? «L’allenatore è sempre il primo a pagare e infatti Thiago Motta è stato esonerato. Sicuramente aveva le sue responsabilità e mi dispiace molto: a Bologna aveva abbinato bel gioco e risultati. Ma la Juventus è un club diverso e bisogna vincere. Me lo hanno insegnato Boniperti e i “vecchi” dello spogliatoio quando arrivai a Torino 19enne. Con Boniperti, dopo una stagione così, sarebbe stato quasi impossibile guadagnare bene l’anno successivo». ► Boniperti come avrebbe vissuto la situazione attuale? «Non lo so, semplicemente perché con lui non si sarebbe arrivati a questo punto. Boniperti conosceva la Juventus come pochi e aveva un gran fiuto per i giocatori: raramente sbagliava un acquisto. Visti i risultati attuali, invece, non si può dire lo stesso di Giuntoli: gli errori sono stati parecchi sul mercato». ► È più deluso da Koopmeiners (51 milioni), Douglas Luiz (50) o Nico Gonzalez (33)? «Non mi piace fare nomi, però certe delusioni sono sotto gli occhi di tutti. Vale il discorso fatto per Thiago Motta e il Bologna. Con tutto il rispetto per il Napoli, la Juventus è un club differente. E a Torino devi sempre provare a vincere». ► I bianconeri, attualmente quinti a meno uno dal Bologna quarto, si qualificano per la Champions? «Lo spero con tutto il cuore, però dopo Parma mi è venuta un po’ di paura». ► Lo scudetto chi lo vince? «Una pizza la giocherei sul Napoli di Conte». ► La prossima stagione confermerebbe Tudor sulla panchina della Juventus o punterebbe sul ritorno di Conte? «Tudor è a Torino da poche partite e alla Juventus un allenatore viene giudicato in base ai risultati: vediamo alla fine dove sarà arrivato, è ancora presto». ► Il Conte bis in panchina? «Antonio è un vincente e conosce la Juventus come pochi, il suo ritorno sarebbe positivo. È sempre utile e prezioso avere persone che sanno spiegare ai giocatori dove si trovano e che maglia indossano». ► Pensa anche a Chiellini, oltretutto già in società? «E’ una leggenda e un ragazzo di valore: Giorgio merita di stare al centro della Juventus. Boniperti, quando le cose non andavano, prendeva da parte i giocatori e spiegava che cos’è la Juventus. Chiellini può fare lo stesso, ha il dna bianconero. E poi è stato un grande difensore, uno degli ultimi… Vedere gente che marca è sempre più raro, ormai si guarda soltanto se un centrale sa impostare da dietro». ► Quali sono i suoi difensori preferiti? «Qualcuno c’è. Mi ha fatto una bella impressione anche il ragazzino del Parma, Leoni. Bisogna credere e puntare maggiormente sugli italiani. Era così ai miei tempi, ma pure adesso: Inter e Napoli sono in testa con un blocco azzurro». ► La Juventus, dopo un mercato da oltre 200 milioni e 12 colpi stranieri su 13, ha messo nel mirino Tonali del Newcastle: basta il centrocampista azzurro per far compiere il salto di qualità ai bianconeri? «Sarebbe un bel rinforzo, italiano. E sono convinto che alla Juventus diventerebbe ancora più forte. Ma di acquisti di spessore ne serviranno almeno uno per reparto per tornare a lottare fin da subito per lo scudetto. Una nuova rivoluzione non sarebbe da Juve, però bisognerà alzare il livello della squadra». ► Quale campione dei suoi tempi servirebbe di più a Tudor per centrare la qualificazione in Champions? «Paolo Rossi, un goleador speciale. Vlahovic e Kolo Muani non segnano da un po’, ma anche questo con Boniperti non sarebbe successo: Giampiero si sarebbe inventato qualcosa per aiutarli a sbloccarsi».
  12. https://www.milanofinanza.it/news/tether-sale-al-10-della-juventus-il-gigante-delle-criptovalute-pronti-a-partecipare-a-un-aumento-di-202504241559445774
  13. Cosa dice il regolamento? L’arbitro è tenuto a concedere minuti di recupero anche se la gara è chiusa, come accaduto ieri nella semifinale di ritorno. In tanti sugli spalti si aspettavano almeno quattro minuti di recupero visto il check della Var sul 2-0 firmato da Jovic e i cambi.
  14. 😂😂😂 https://x.com/ACMilanMedia/status/1915152721486709165?t=XNviA-aVlKriQjBFYLNKzw&s=19
×
×
  • Crea Nuovo...