Vai al contenuto

andrea

Tifoso Juventus
  • Numero contenuti

    4648
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Days Won

    1

Tutti i contenuti di andrea

  1. https://x.com/DAZN_IT/status/1925643229778632707?t=FAEfVhCCNPlVj5S3NyYQgw&s=19
  2. https://x.com/mirkonicolino/status/1925251481545904230?t=4aiH9-zaft2vJ-fO1gZsqw&s=19
  3. https://x.com/DanieleBibo/status/1924881406263476407?t=uqzZUES9pQ8GHWdsJx5ijQ&s=19
  4. "URBANO, UN NOME INCISO NEL DESTINO. QUANTI NUOVI SOGNI ED IMPRESE SUL TUO CAMMINO…” https://www.dagospia.com/media-tv/video-flash-l-italia-suo-trump-cairo-urbanetto-si-scatena-festa-435426
  5. https://www.fanpage.it/sport/calcio/lettera-shock-di-un-arbitro-perche-in-inter-roma-nessuno-ha-bussato-in-sala-var-come-fa-rocchi/
  6. https://www.fanpage.it/sport/calcio/ne-maradona-ne-pele-liffhs-elegge-il-calciatore-piu-forte-della-storia-la-classifica-fa-discutere/
  7. https://x.com/stegoi3/status/1925137710982774895?t=KgqMgIQXmtD6repUdT8LGA&s=19
  8. Non è che anche voi la sottovalutate? https://x.com/SerieA/status/1924211148536041633?t=ed9CwyFbWdbHBR98Itrykw&s=19
  9. https://x.com/RidTheRock/status/1924346183767474646?t=9SFYo5OyqCPSHZshHU9KUA&s=19
  10. andrea

    Massimo Carrera

    di G.B. Oli­vero · 17 mag 2025 Nell’estate del 2012 a Cha­til­lon, sede del ritiro estivo della Juve, fu orga­niz­zata una par­tita serale di cal­cetto tra lo staff di Anto­nio Conte e i gior­na­li­sti al seguito della squa­dra. Tra i ricordi più intensi di quell’oretta spen­sie­rata, l’evi­dente diver­ti­mento di Mas­simo Car­rera. D’altronde a 44 anni era ancora un cal­cia­tore pro­fes­sio­ni­sta in Serie C2 con la maglia della Pro Ver­celli: «Il segreto è la pas­sione. L’ultimo anno vivevo a Ber­gamo e gio­cavo a Ver­celli: facevo avanti e indie­tro tutti i giorni e tro­vavo ancora gli sti­moli. Mi pia­ceva con­fron­tarmi con le nuove gene­ra­zioni, volevo para­go­nare la men­ta­lità dei ragazzi con la mia, fatta di sacri­fi­cio, lavoro, ambi­zione. Io non ero un feno­meno, ma ho fatto una grande car­riera. Ho visto ragazzi che si accon­ten­ta­vano, che non ave­vano la luce negli occhi indi­spen­sa­bile per arri­vare in alto. E allora par­lavo con loro, cer­cavo di dare l’esem­pio e di tra­smet­tere qual­cosa che li aiu­tasse. Non avrei mai smesso, ma il fisico ha detto stop». ▶ Massimo, il percorso per arrivare alla Juve è stato lungo? «Lungo e lineare. Ho debut­tato a 16 anni con la Pro Sesto in Pro­mo­zione mar­cando Pie­rino Prati, che si diver­tiva a fine car­riera nella Pader­nese. Poi Russi, Ales­san­dria, Pescara con Catuzzi che mi portò a Bari. In Puglia tre sta­gioni in B e due in A prima della squa­dra del mio cuore. La rea­liz­za­zione del sogno di bam­bino». ▶Era la Juve della restaurazione, post Montezemolo e Maifredi. Che atmosfera si respirava? «L’atmo­sfera che ti aspetti: alla Juve si avverte sem­pre l’obbligo della vit­to­ria. Lì ho capito cosa signi­fica il peso della maglia. Il com­pi­tino non te lo puoi per­met­tere, anche negli alle­na­menti c’era ago­ni­smo. Erano gli anni del Milan di Capello, dif­fi­cile con­qui­stare lo scu­detto. Però vin­cemmo la Coppa Uefa dispu­tando alcune grandi par­tite». ▶ Con Trapattoni faceva il terzino destro, con Lippi si spostò in centro. Uomo o zona era lo stesso? «Trap mi disse subito: “Tran­quillo, gio­chi con il 2”. Nel cal­cio di una volta signi­fi­cava che mi sarei dovuto appic­ci­care all’ala sini­stra avver­sa­ria. Tra­pat­toni chie­deva poche cose, ma chiare e sem­plici. Con Lippi pas­sammo alla zona e diven­tai un cen­trale. Noi della vec­chia guar­dia era­vamo avvan­tag­giati per­ché sape­vamo difen­dere a zona ma pote­vamo usare ciò che ave­vamo impa­rato in anni di mar­ca­tura a uomo. Per me era tutto abba­stanza facile, anche per­ché una volta si pren­deva l’uomo nella zona di rife­ri­mento. Adesso ci sono con­cetti diversi, si marca lo spa­zio. Non tutte le squa­dre però: alcune difen­dono come face­vamo noi». ▶ Più sorprendente lo scudetto 1994-95 (vinto in campo) o il 2011-12 (vissuto in panchina con Conte), entrambi arrivati dopo una lunga astinenza? «Il secondo, anche per­ché i grandi nomi in campo non erano tanti. Anto­nio fu bra­vis­simo a por­tare la men­ta­lità vin­cente e a con­vin­cere il gruppo che era pos­si­bile strap­pare lo scu­detto al Milan. Pure Lippi aveva fatto un gran lavoro dal punto di vista psi­co­lo­gico: quello era il primo cam­pio­nato in cui la vit­to­ria frut­tava tre punti e noi inter­pre­tammo bene la novità pro­po­nendo un cal­cio aggres­sivo. E poi quello era un gruppo di amici, privo di gelo­sie». ▶ Il trionfo in Champions fu l’ultimo atto in bianconero. Perché in finale non andò nemmeno in panchina? «Scelta tec­nica di Lippi. Mi dispiac­que, ma da bordo campo tifai come un pazzo. L’estate pre­ce­dente, pro­prio per vin­cere la Cham­pions, il club aveva acqui­stato Vier­cho­wod: avevo capito che avrei gio­cato meno, ma mi rita­gliai comun­que uno spa­zio impor­tante. A Roma guar­dai i rigori piaz­zan­domi die­tro alla porta». ▶All’Atalanta è stato un leader. «Sette sta­gioni stu­pende. Mi calai in un ruolo nuovo, mi dedi­cai ai gio­vani, cer­cai di farli cre­scere con l’esem­pio. Biso­gna sem­pre dare tutto: puoi per­dere, ma non devi mai avere rim­pianti». Con la Juventus da giocatore e poi da tecnico ▶Com’è stata l’esperienza nello staff di Conte? «Bel­lis­sima. È stata la mia gavetta. Ho impa­rato tanto e non le dico la sod­di­sfa­zione quando in campo i gio­ca­tori repli­ca­vano quello che ave­vamo pro­vato in alle­na­mento». ▶Nel periodo della squalifica di Conte e del suo vice Alessio, lei ha guidato la Juve con un bilancio lusinghiero: 7 vittorie e 2 pareggi, coppe comprese. «Ini­zial­mente sem­brava che in pan­china dovesse andare Baroni, che era l’alle­na­tore della Pri­ma­vera della Juve. In un’ami­che­vole a Salerno Anto­nio mi disse che avrei gui­dato io la squa­dra. Fu sod­di­sfatto e così pro­se­guimmo. A volte mi faceva diri­gere gli alle­na­menti, per met­termi a mio agio». ▶Perché lasciò Conte proseguendo da solo? «Anto­nio doveva andare al Chel­sea, ma non poteva por­tare tutto lo staff. A me arrivò la pro­po­sta dello Spar­tak Mosca per entrare nel team di Ale­ni­chev. Conte non aveva ancora cer­tezze sul numero dei col­la­bo­ra­tori e allora andai. Ma sarei rima­sto tutta la vita con Anto­nio, anche se a Mosca ho vis­suto un’espe­rienza mera­vi­gliosa diven­tando primo alle­na­tore e vin­cendo uno scu­detto che man­cava da sedici anni. Mosca è mera­vi­gliosa, lì ho ancora amici che mi invi­tano. Fu bel­lis­simo vedere la città in festa». ▶Adesso cosa fa? «Gioco a padel, guardo le par­tite, mi godo la fami­glia. Se arri­vasse qual­cosa di inte­res­sante tor­ne­rei in pan­china. Vor­rei costruire il gruppo che alleno, ho sem­pre preso in corsa squa­dre create da altri. La pas­sione non si spe­gnerà mai».
  11. Inter in silenzio stampa 🤡🤡🤡🤡🤡
  12. Si prospetta una bella giornata di M***A
  13. https://x.com/livescore/status/1923801047027360027?t=O-gOu6xGJCI2RSLiDzuXzQ&s=19
  14. La soluzione https://x.com/RidTheRock/status/1923765600595177731?t=g8uyMR0PvYEns0XW-OELKw&s=19
  15. Pagare per giocare? «Si sa da anni» Il servizio tv delle Iene su Salvatore Bagni non sorprende gli esperti piacentini: «La colpa è dell’ambizione dei genitori» Redazione Online 15 maggio 2025 Ha scatenato un putiferio il servizio della trasmissione di Italia 1 “Le Iene” con protagonista Salvatore Bagni. Stando alle riprese, pare proprio che l’ex calciatore, oggi consulente di molte società sportive, avesse promesso di poter piazzare un giocatore mai visto in una squadra professionistica, dietro il pagamento di 30mila euro per sé e 20mila per la società o un suo dirigente. A Piacenza, tra gli addetti ai lavori, c’è indignazione, ma non sorpresa. Addirittura a Daniele Moretti, ex gloria del Piacenza in Serie A e attuale responsabile dell’Academy di Quarto che porta il suo nome, scappa un sorriso amaro: « Non ce lo dovevano certo dire Le Iene - commenta - purtroppo sono cose che succedono da sempre, naturalmente in quelle realtà che lavorano in un certo modo. I dirigenti che accettano soldi sbagliano, ma la vera colpa di quei genitori che cercano scorciatoie che non vanno bene per portare i figli qualche anno in una Primavera o in una realtà di un certo livello. Chiuse quelle stagioni, dovrebbero però acquistare delle intere società per farli arrivare in alto o restare almeno in Serie C…». Pulmini e sponsor Pratiche squallide, che proprio nei settori giovanile sembrano trovare terreno fertile. E non c’è bisogno di una busta contenente denaro (quello delle Iene peraltro era chiaramente finto...), anzi. Il papà di un ragazzo tuttora in attività, passato da una Primavera professionistica (non piacentina), svela altri metodi a quanto pare in voga da anni per aiutare la carriera del proprio “campione”: «Alla fine di una stagione - dice chiedendo di restare anonimo per non coinvolgere il figlio - abbiamo scoperto che per le trasferte della squadra erano stati utilizzati pulmini pagati di tasca proprio da un genitore. È stato inevitabile fare il collegamento con il fatto che questo ragazzo fosse quasi sempre titolare nonostante le prestazioni non propriamente esaltanti». Ma anche nel calcio provinciale, non mancano gli esempi negativi: « Non nascondiamoci dietro un dito - aggiunge - ci sono genitori che con la propria ditta fanno da sponsor alla società in cui gioca il figlio. Niente di male, anzi, in molti casi sono soldi che servono per garantire il proseguimento dell’attività. Ma purtroppo a volte c’è dietro dell’altro e la meritocrazia passa in secondo piano. Credo sia frustrante per tutti, in primis per i giovani coinvolti».
  16. «Per giocare basta pagare»: Bagni nella trappola delle Iene L’ex calciatore promette di portare un ragazzo alla Vis Pesaro e si fa dare 30 mila euro. Ma viene smascherato Di Monica Scozzafava · 15 mag 2025 Imbarazzo e anche un fortissimo disagio. Salvatore Bagni non è riuscito a dissimulare la vergogna, davanti alle telecamere delle Iene che lo hanno appena smascherato (ha preso 30 mila euro per assicurare l’ingresso in una squadra di C a un ragazzino) dice cose all’apparenza senza senso, resta incredulo verso se stesso: si è fidato e gli è andata male. Si infila in auto, bermuda blu e camicia azzurra, e prende letteralmente il largo. Il giorno dopo è quello degli avvocati, del telefono spento o che squilla a vuoto. Ore di riflessione, valutazioni, alla ricerca di una strategia che possa avere una credibilità. Il filmato mandato in onda martedì sera sulle reti Mediaset è squalificante, il «guerriero» promette una spiegazione, appena l’eco mediatico si sarà spento. Guerriero era il suo soprannome quando giocava a calcio (Bagni ha vinto uno scudetto col Napoli, ha giocato con Maradona e conta 300 partite in serie A) un modo di essere che ha mantenuto negli anni. Un combattente per necessità, anche a seguito di vicende personali terribili: ha perso suo figlio Raffaele in un incidente stradale, aveva appena 3 anni. Cosa ha fatto Bagni? L’inchiesta delle Iene è chiara: l’ex mediano gestisce con il figlio Gianluca un’agenzia. Scopre e vende giocatori in tutto il mondo. Viaggiano tanto, sempre pronti a far le valigie e partire. L’inviato delle Iene Luca Sgarbi si è finto il fratello di un ragazzo che ha il sogno di sfondare nel mondo del calcio. Contatta Bagni, chiede come fare a valorizzarlo. Lui, schietto, spiega: «Vediamo calciatori in tutto il mondo, se siamo noi a cercarli li paghiamo. Ma se invece sono i ragazzi a contattarci ci devono pagare». Chiede quale sia il livello di questo ragazzino, incontra nella sua villa di Cesenatico il fantomatico fratello e gli garantisce la squadra. Sarebbe la Vis Pesaro, serie C. C’è un prezzo: 30 mila euro, più 20 mila al direttore sportivo che poi «è mio amico e lo farà giocare titolare». Affare fatto, l’appuntamento successivo è nel parcheggio del centro sportivo della squadra, l’inviato delle Iene prima gli consegna i soldi e poi lo smaschera. La scena è desolante, nulla di quel che accade rende giustizia alla storia professionale — calcistica e non — di Bagni che finge indifferenza, è evidentemente imbarazzato e va via. Il servizio nella puntata di martedì delle Iene ha scatenato un terremoto («per giocare basta pagare», le parole di Bagni sono inequivocabili), la Vis Pesaro ha tutelato la sua immagine con la sospensione del d.s. Michele Menga. Bagni ha interrotto le comunicazioni, lo spettacolo offerto in tv non è edificante per il calcio e per la sua credibilità. I filmati finiranno sotto la lente della Procura.
  17. Di G.B. Oli­vero · 14 mag 2025 Non basta cor­rere, biso­gna saperlo fare. Ed è impor­tante capire i tempi, le situa­zioni, gli ambienti, il peso e la spe­ci­fi­cità delle maglie. Ste­phan Licht­stei­ner è par­tito da Adli­gen­swil, 5.000 abi­tanti vicino a Lucerna, ed è diven­tato lo stra­niero più scu­det­tato della Serie A. «Ho vinto sette cam­pio­nati e molti tro­fei, ma ho anche perso tanto: due finali di Cham­pions con la Juve, una di Europa Lea­gue con l’Arse­nal. Lo sport è così. Da gio­vane col­ti­vavo i miei sogni, ma mi alle­navo dura­mente per rea­liz­zarli men­tre pren­devo il diploma assi­cu­ran­domi un even­tuale impiego in banca, se con il cal­cio non fosse andata bene». Invece è andata molto bene, su e giù per la fascia, difen­dendo e attac­cando, in quat­tro dei cin­que cam­pio­nati più impor­tanti (alla col­le­zione manca solo la Liga), con tanti momenti a cui ripen­sare anche se Licht non è tipo da stare seduto sul divano a farsi coc­co­lare dai ricordi: «Ho alle­nato nel set­tore gio­va­nile e adesso sono sulla pan­china del Wett­swil-Bon­stet­ten, quarta divi­sione. Voglio matu­rare con calma, devo capire se sono capace di fare que­sto lavoro». ▶ Quando ha capito di essere un bravo giocatore? «Quando alla Lazio Delio Rossi e Reja mi hanno aiu­tato a miglio­rare la fase difen­siva. Mi aveva scelto Wal­ter Saba­tini, fu una bella espe­rienza. Nel 2009 vin­cemmo la Coppa Ita­lia ai rigori con­tro la Samp­do­ria. Parità dopo i primi cin­que tiri. Io cal­ciai il sesto: me la sen­tivo, mi piace la pres­sione posi­tiva. E segnai». ▶Arrivò alla Juve nell’estate del 2011, il momento della svolta. Quanto erano massacranti gli allenamenti con Conte? «Molto. Però non è quella la cosa che più mi resta nella mente. Conte ti man­dava in campo sapendo tutto: cosa avreb­bero fatto gli avver­sari, cosa sarebbe suc­cesso, come rea­gire a ogni situa­zione tat­tica. Ave­vamo sem­pre qual­cosa in più. Gio­care con la Juve è com­ple­ta­mente diverso e Conte te lo faceva capire. Ci diceva sem­pre che per restare nella sto­ria biso­gna vin­cere. Il primo anno all’ini­zio cre­deva solo lui di poter fare qual­cosa di grande. Noi ci fidammo di Anto­nio, gli andammo die­tro, riu­scimmo a reg­gere lo stress men­tale e negli ultimi due mesi era­vamo con­vin­tis­simi di far­cela». ▶ Il suo nome resterà per sempre nella storia dello Stadium, grazie a quel primo gol al Parma che mostrò la speciale connessione con Pirlo. «Vero, ma io pre­fe­ri­sco restare nella sto­ria per i sette scu­detti. Quel gol, comun­que, fu impor­tante per­ché nelle ami­che­voli estive qual­cosa non fun­zio­nava e vin­cere al debutto ci diede fidu­cia. Con Andrea c’era que­sto fee­ling spe­ciale: se scat­tavo con i tempi giu­sti, la palla arri­vava. Era una cosa natu­rale, non la pro­va­vamo nem­meno tanto in alle­na­mento. E non c’era biso­gno che gliela chia­massi, per­ché Andrea aveva occhi dap­per­tutto». ▶ Quale scudetto si è goduto di più? «Sem­brerà banale, ma sono dav­vero tutti uguali. Certe volte è sem­brato che per noi fosse facile, ma non lo è mai per­ché men­tal­mente senti di dover vin­cere per forza. Nel 2015-16 la rimonta fu incre­di­bile: dopo il gol di Cua­drado nel derby cominciò una serie lun­ghis­sima di vit­to­rie con­se­cu­tive. Non fu mica una cosa nor­male. L’ultimo scu­detto, cioè quello del 2017-18, è stato il più sof­ferto: noi siamo stati bravi, ma non per­fetti e il Napoli ci stava addosso. Me lo sono goduto, anche se sapevo che sarei andato via». ▶ Tre momenti meno felici. La finale di Berlino? «Era­vamo vici­nis­simi, dopo il pareg­gio di Morata pote­vamo pas­sare in van­tag­gio. Il piz­zico di for­tuna che a volte ave­vamo in cam­pio­nato non l’abbiamo mai avuto in Europa. Ma non biso­gna cer­care alibi, piut­to­sto capire con­tro chi abbiamo perso le finali: il Bar­cel­lona di Messi, Sua­rez e Ney­mar, il Real Madrid di Ronaldo. Con tutto il rispetto per altre squa­dre, non è la stessa cosa». ▶ Il problema al cuore? «Non ho avuto paura. Mi hanno spie­gato la situa­zione, ero in ottime mani e non ho mai temuto di dover smet­tere». ▶ Le due esclusioni dalla lista Champions? «Scelte tec­ni­che di Alle­gri, ma in entrambi i casi a gen­naio sono rien­trato. C’ero rima­sto male, ma nella vita le cose nega­tive suc­ce­dono. Biso­gna rea­gire». ▶Ha mai visto Buffon arrabbiato come al Bernabeu dopo quel famoso rigore? «No, mai. Ma il ram­ma­rico dob­biamo averlo per lo 0-3 dell’andata: era­vamo forti, non doveva suc­ce­dere. Poi, certo, resta quella deci­sione sba­gliata dell’arbi­tro, ma fa parte del cal­cio. Non era giu­sto, però si deve accet­tare». ▶ Perché disse no all’Inter? «Per serietà: amo la Juve e quindi non potevo gio­care nell’Inter. Adesso sof­fro da tifoso, ma pre­sto tor­ne­remo a vin­cere». ▶ Il “4 e a casa” a Lamela durante Juve-Roma? «Non sapevo del gesto simile fatto da Totti anni prima. Lamela con­ti­nuava a par­lare e a insul­tare, era­vamo 4-0 per noi, gli ho fatto pre­sente che era meglio smet­terla...». ▶ Cosa le resta dentro degli anni alla Juve? «La men­ta­lità: devi dare il mas­simo, vinci, ti godi il momento e rico­minci subito a dare il mas­simo inse­guendo un’altra vit­to­ria. Ci sono gio­ca­tori fatti per la Juve e altri, pur bravi, che non sono fatti per la Juve. Nel primo gruppo ci sono quelli che rie­scono a gestire lo stress, che hanno la luci­dità di andare oltre il momento o il risul­tato, che sanno lan­ciare i mes­saggi giu­sti ai com­pa­gni, che capi­scono cosa signi­fica dav­vero indos­sare quella maglia, che impa­rano da chi c’era prima di loro e poi inse­gnano a chi arriva».
  18. https://m-tuttosport-com.cdn.ampproject.org/v/s/m.tuttosport.com/amp/news/calcio/serie-a/juventus/2025/05/14-140670349/juve_ecco_van_aarle_il_difensore_si_annuncia_che_sogno_non_vedo_l_ora?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQGsAEggAID#amp_tf=Da %1%24s&aoh=17472591543621&csi=0&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.tuttosport.com%2Fnews%2Fcalcio%2Fserie-a%2Fjuventus%2F2025%2F05%2F14-140670349%2Fjuve_ecco_van_aarle_il_difensore_si_annuncia_che_sogno_non_vedo_l_ora
  19. https://x.com/robertofunoat/status/1922659570540798211?t=yUpKPGwzNKmHTeFTPX94EQ&s=19
  20. Porta pure sfiga https://x.com/Fabio_Wallys/status/1922623265756856578?t=y-AX8TVN4XU7J2BSPUVgEA&s=19
×
×
  • Crea Nuovo...