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andrea

Tifoso Juventus
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  1. andrea

    EL PENTAPLETE

    https://www.dagospia.com/sport/tristissima-scena-dei-tifosi-dell-inter-se-ne-vanno-dopo-gol-raphinha-433720
  2. andrea

    EL PENTAPLETE

    Nei prossimi giorni troverà una testa di cavallo sull'uscio di casa
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    EL PENTAPLETE

    Perché ha un mafioso come presidente
  4. andrea

    EL PENTAPLETE

    Mauro Suma è più sobrio
  5. andrea

    EL PENTAPLETE

    Per qualche fenomeno paranormale quest'anno il c**o del Real è passato all'Inter
  6. andrea

    EL PENTAPLETE

    Passeranno il turno con o senza porcate dell'arbitro?
  7. https://x.com/IvanBiancoNeroJ/status/1919563536985939988?t=osMn3D3FfKISX7Nnb6ZPWg&s=19
  8. Di G.B. Olivero · 3 mag 2025 Ha giocato in tutti i ruoli: «Ma proprio tutti, dal terzino destro al centravanti. Mi sono divertito e sono contento di quello che ho fatto». Dino Baggio ha segnato gol importanti, ha vinto trofei ed è stato sempre fedele a se stesso, anche a costo di pagarne le conseguenze. Poi, quando ha chiuso la carriera, ha messo via non solo le scarpette ma anche il pallone: «Il calcio non mi piace più. Dal 2006 c’è stata una caduta libera. Nei settori giovanili non curano più la tecnica: insegnano la tattica e fanno fare pesi. Vedo poche invenzioni, poca qualità, poca fantasia. E pochi italiani nelle squadre. Di quegli anni mi mancano gli stadi pieni e l’adrenalina: ma solo quello». Dino aveva due passioni: «Il calcio e la Formula 1. Da piccolo ero bravo e dopo la seconda media il Torino mi chiamò per un provino. Quell’anno avevo fatto 60-70 gol ed ero ancora bassino e leggero. Mi hanno preso subito e nel settore giovanile ogni stagione cambiavo ruolo». ▶ La duttilità è una qualità naturale o si allena? «Io ce l’avevo e gli allenatori l’hanno sviluppata. Nasco attaccante, a Tombolo segnavo un paio di gol e poi il tecnico Cesare Crivellaro mi spostava libero, così non passava nessuno. Nella Primavera del Toro Vatta mi fece fare il difensore centrale per completare il percorso. E al debutto in A marcai Riedle, alla terza giornata mi toccò Aldo Serena. Alla Juve una volta ho fatto il centravanti con Del Piero e Robi Baggio alle mie spalle». ▶La Juve la prestò all’Inter per avere Trapattoni. «Così pare anche se a me non l’ha mai detto nessuno. La Juve mi comprò dal Toro, feci la presentazione e partii per le vacanze. Pochi giorni dopo mi chiamò Boniperti per dirmi che sarei andato un anno in prestito all’Inter. E alla presentazione in nerazzurro fui fischiato dai tifosi». ▶Lei era l’uomo dei gol decisivi nelle partite importanti: con la Juve nella finale di Uefa contro il Borussia Dortmund, con il Parma nella finale di Uefa contro la Juve, con l’Italia più volte. Si esaltava nelle sfide in cui non si poteva sbagliare? «Amavo le finali, le gare secche. Cercavo di sfruttare le mie qualità, di inserirmi: mi è sempre piaciuto segnare. E quando contava molto, ancora di più». ▶ Il primo ricordo del Mondiale 1994? «Il caldo tremendo, soffocante. Negli spogliatoi con l’aria condizionata c’erano 18 gradi, uscivi in campo e ne trovavi 40. Ci allenavamo alle 7,30-8 del mattino. Poi negli stadi c’erano i riflettori accesi anche di giorno e gli stadi alti e stretti non facevano passare l’aria. Correvi mezzora ed eri morto: davvero durissima». ▶ Italia più forte nel 1994 o nel 1998? «Forti uguali, due grandi squadre con filosofie diverse ma tanta qualità. Se non avessimo incrociato la Francia nei quarti, avremmo vinto il Mondiale nel 1998. E comunque... sempre i rigori». ▶Era titolare in Nazionale. Perché andò via dalla Juve? «Perché cambiò la dirigenza. Furono Giraudo e Bettega a decidere, prima ancora che arrivasse Moggi. Poi fu lui a venire in America durante il Mondiale per trovare un accordo. Io non volevo andare via, stavo benissimo, ma Moggi mi disse che non poteva fare più nulla. Avevo avuto problemi a un ginocchio e forse alla Juve non si aspettavano che potessi fare quel Mondiale strepitoso. Magari si pentirono. Comunque al Parma ho vissuto sette anni meravigliosi, lì ho ancora tanti amici». ▶Gennaaio 2000, Parma-Juve, rosso per fallo su Zambrotta e squalifica per il famoso gesto dei soldi nei confronti dell’arbitro Farina. Pentito? «No, lo rifarei. Non ce l’avevo con Farina, con cui mi sono chiarito poco prima che morisse. Ce l’avevo con un sistema marcio. E la pagai cara: ero titolare fisso in Nazionale e non fui più chiamato. Mai più. Il presidente federale Nizzola mi disse che era una sospensione temporanea, ma fu definitiva. Zoff era un padre per me, mi faceva giocare anche con una gamba rotta, ma non poté più convocarmi. Avevo fatto arrabbiare qualcuno». ▶ Ma quel fallo era da espulsione? «Oggi sì, all’epoca no...». ▶ Adesso, in compenso, è più difficile prendersi un coltello lanciato dagli spalti. «Paz­ze­sco. A Cra­co­via un tifoso mi lanciò addosso un col­tello a ser­ra­ma­nico aperto. Per for­tuna non mi colpì la lama. Manara, il medico del Parma, mi mise sei punti con la graf­fetta a bordo campo e via a gio­care con la maglia intrisa di san­gue». ▶ Perché con la Lazio finì male? «Per­ché Lotito decise di tagliare lo sti­pen­dio a me e N***o. Con altri com­pa­gni aveva spal­mato, con noi no. E ci faceva alle­nare da soli. Ci prese di mira senza un motivo. Facemmo causa per mob­bing. La cosa che più mi dispiace è non aver mai potuto par­lare diret­ta­mente con Lotito: non l’ho mai visto». ▶ Fecero discutere alcune sue dichiarazioni a proposito delle sostanze che venivano somministrate anni fa. «Ne facevo un discorso di salute, non di doping. Era­vamo con­trol­la­tis­simi, impos­si­bile vio­lare le regole. Sono sicuro che fosse tutto lecito, mi domando solo se inte­gra­tori e anti infiam­ma­tori pos­sano aver lasciato con­se­guenze nel fisico». ▶ Se dovessimo spiegare a un ragazzo di oggi come giocava Dino Baggio, che paragone potremmo fare? «Mi piace Mcto­mi­nay, bra­vis­simo. Ci sono alcuni cen­tro­cam­pi­sti ecce­zio­nali davanti, come Bel­lin­gham. Ma mi chiedo se in fase difen­siva sanno dare lo stesso apporto che davo io. E credo di no».
  9. https://www.ilgiornale.it/news/sport/pisa-promosso-se-penso-che-pap-gir-gullit-e-van-basten-2474284.html
  10. andrea

    EL PENTAPLETE

    Lautaro e Pavard verso una maglia da titolare
  11. Spiaze, e se lo dice lui... https://x.com/zizuuuuu_/status/1919298950818898249?t=fnnBSbPeFMjp8faPS5NGkA&s=19
  12. https://x.com/SuperflyVideo/status/1919288841673883666?t=vT4oWdhVMsNV7UMeCEuEPA&s=19
  13. Questa squadra non ha le palle per affrontare, da sfavorita, trasferte a Bologna e a Roma
  14. https://www.lastampa.it/sport/2025/05/04/news/urbano_cairo_superga_tifosi_toro-15130976/
  15. andrea

    EL PENTAPLETE

    https://x.com/gmlavolpe/status/1919001406809190413?t=PldlXKCrMZuA_u1nO6lGqg&s=19
  16. Se il Napoli dovesse perdere, giocherebbe l'Inter-2?
  17. andrea

    Gigi Del Neri

    Di Sebastiano Vernazza · 30 apr 2025 C'era un ragazzo che, nel Friuli degli anni Sessanta, sognava di giocare in Serie A: «A 16 anni ero apprendista alla Marzotto, la grande azienda tessile. Dopo un periodo di tirocinio a Valdagno, Vicenza, mi assunsero come operaio nello stabilimento di San Giorgio a Nogaro, in provincia di Udine: facevamo tappeti per camere da letto e per bagni. Guadagnavo 32mila lire al mese, ma lasciavo tutto in famiglia perché funzionava così». Gigi Delneri viene da lontano, dall’Italia del dopoguerra e del boom economico: «Cultura del lavoro e del sacrificio. Giocavo a pallone nell’Aquileia e, quando la Spal mi chiamò per un provino, allo stabilimento chiesi il turno dalle 6 alle 14, perché il test al campo ce l’avevo alle 15.30. E quando mi dissero: “Va bene, vieni a Ferrara”, domandai alla Marzotto un anno di aspettativa: non sapevo come sarebbe andata a finire». ▶Pochi anni prima, la Spal aveva scelto Fabio Capello e Edy Reja, friulani come lei. «Fabio è di Pieris e io ho sposato una ragazza di Pieris, Daria. Conoscevo bene il papà di Fabio, il maestro Guerrino, uomo di grande spessore: ai suoi studenti trasmetteva cultura e insegnava loro la vita tramite lo sport». ▶ A Ferrara lei conobbe Paolo Mazza, leggendario presidente della Spal allora in Serie A. «Un dirigente formidabile, un secondo padre. Aveva una rete capillare di osservatori, specie a Nordest. Manteneva tutti gli impegni: se il giorno degli stipendi cadeva di domenica, anticipava la paga al venerdì. D’inverno voleva che i suoi giocatori indossassero le mutande lunghe di lana, perché temeva il freddo e l’umidità di Ferrara. Ce le forniva lui e ogni tanto controllava: giù i calzoni, e chi non portava i mutandoni veniva multato». ▶ Che giocatore era Delneri? «Ero un centrocampista, un 8 o un 10, leggevo il gioco con due-tre secondi di anticipo. Prima di ricevere la palla, sapevo a chi passarla. Oggi scorgo qualcosa di me in Calhanoglu. Anni fa, ai tempi del mio Chievo, mi immedesimavo in Corini». ▶ Chi è stato il più forte della sua epoca? «Gianni Rivera del Milan, per distacco. Ai tempi le partite non si vedevano in tv, così ogni volta che lo affrontavo lo studiavo per “rubargli” qualcosa. E poi c’era Luis Suarez della Grande Inter, altro numero dieci meraviglioso. Rivera però...». ▶È mai stato sul punto di firmare per una grande squadra? «Nel ‘75 sembrava fatta per me e Giuseppe Pavone dal Foggia all’Inter. Poi l’Inter prese Pavone (futuro ds, ndr) e basta. Un po’ di rimpianto ce l’ho, ma ho giocato lo stesso in Serie A e va bene così». ▶ Delneri allenatore: a chi si è ispirato? «Per la gestione del gruppo e per il concetto di lavoro di squadra, a Massimo Giacomini, che mi ha allenato all’Udinese. Per il resto ad Arrigo Sacchi». ▶Bearzot e Zoff, Capello e Reja, e poi Delneri: in pochi chilometri quadrati di Friuli, tanti giocatori poi allenatori di successo. «Credo che c’entri l’educazione al lavoro e al rispetto. Siamo gente di frontiera e siamo abituati a rispondere “comandi” a chi si rivolge a noi. Ci hanno cresciuti con il senso del dovere». ▶ Il segreto del suo bellissimo Chievo? «Fuorigioco, pressing, un 4-4-2 che era un 4-2-4 perché sulle ali avevamo gente molto offensiva. Abbiamo anticipato delle tendenze, per esempio le aggressioni uno contro uno di cui tanto si parla oggi. Non voglio passare per presuntuoso, ma l’altra sera, contro il Real, ho visto il Barcellona praticare il fuorigioco che noi facevamo al Chievo». ▶ Lei ha fatto bene anche alla Samp, qualificata nel 2010 al playoff Champions, e all’Atalanta. Non è andata come avrebbe voluto nelle grandi piazze: perché? «Perché al Porto, alla Roma e alla Juve non hanno accettato i cambiamenti che avrei voluto imporre. Al Porto, il pre­si­dente Pinto da Costa mi eso­nerò dopo un mese, in sede, alle tre del mat­tino. La squa­dra aveva appena vinto la Cham­pions con Mou­ri­nho e a Da Costa non pia­ceva che volessi lan­ciare dei gio­vani come Pepe. Alla Roma, suben­trai in un’annata dif­fi­cile, comin­ciata con la rinun­cia di Pran­delli. Alla Juve, ottimo girone di andata e pes­simo ritorno per via degli infor­tuni, su tutti quello di Qua­glia­rella, il nostro golea­dor. Mi infa­sti­di­sce che si prenda la mia Juve come pie­tra di para­gone del peg­gio, io a Torino non ho goduto di certi inve­sti­menti eco­no­mici. Una cosa l’ho capita: chi va alla Juve deve porsi la vit­to­ria come primo obiet­tivo, il resto viene dopo». Chi è il giocatore più forte che abbia mai allenato? Promemoria: lei ha avuto Totti alla Roma, Cassano alla Samp e Del Piero alla Juve. «Come fac­cio a sce­gliere? Par­liamo di tre fuo­ri­classe. Li col­loco tutti sullo stesso piano». La risposta diplomatica non vale. «Riba­dito che sono stati tre feno­meni, metto Totti davanti: sapeva fare tutto, avrebbe potuto rico­prire qua­lun­que ruolo, se la sarebbe cavata anche in porta. Era com­pleto, strut­tu­rato al meglio». Quale “cassanata” può raccontarci? «Guar­date che Anto­nio era ed è un bravo ragazzo. Non si capa­ci­tava che gli altri non aves­sero la sua gran­dezza tec­nica. Faceva tutto facile e per lui tutto era facile, ma per gli altri era dif­fi­cile. Con me, par­cheg­giava l’auto a bordo campo, tutto qua». Delneri, a 74 anni si considera in pensione? «In teo­ria sì. In pra­tica, non lo so: stu­dio, mi aggiorno. Se mi arri­vasse la pro­po­sta giu­sta e impor­tante... Ho ancora un certo fuoco den­tro».
  18. Per chi pensasse di andare a fare una gita a Bologna, segnalo che secondo i bookmakers l'1 è il risultato più probabile
  19. Contro il Verona mancheranno le sovrapposizioni di Inzaghi sulla fascia (dal web)
  20. https://www.dagospia.com/sport/mal-francia-per-dazn-piattaforma-streaming-rescisso-contratto-ligue-1-433200
  21. andrea

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    https://www.dagospia.com/sport/i-segreti-quel-divino-maranza-lamine-yamal-i-movimenti-433217
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    https://www.dagospia.com/sport/i-segreti-quel-divino-maranza-lamine-yamal-i-movimenti-433217
  23. andrea

    EL PENTAPLETE

    Gli amici di Lissone sul fuorigioco si sarebbero inventati qualcosa
  24. Decisione presa il Primo Maggio, domani i giornali non escono
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