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andrea

Tifoso Juventus
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  1. I FAGIOLI IN FRANCIA MOTTA RIPENSA ALLA COPPIA FERGUSON-ZIRKZEE Dopo il Psg, anche il Marsiglia sul regista che vale 25 milioni. E in difesa con Silva avanza Hancko di Filippo Cornacchia TORINO · 30 nov 2024 A Nicolò pensano anche in Arabia, ma i club francesi sono in vantaggio: c’è già una apertura al trasferimento L’olandese è ai margini dello United e può arrivare in prestito. Lo scozzese è il sogno per il post Fagioli l sacrificio di Nicolò Fagioli e il sempre più possibile addio di Douglas Luiz allargano gli orizzonti della Signora per gennaio. Un po’ sarà riparazione visti i gravi infortuni di Gleison Bremer e Juan Cabal (stagione finita) e un po’ potenziamento. La Juventus, in caso di doppia cessione a centrocampo, non si fermerà a un prestito in difesa (Antonio Silva del Benfica in pole) e a uno di lusso in attacco (Zirkzee del Manchester United il preferito). Il dt Cristiano Giuntoli si prepara a tutto, anche a una ristrutturazione più corposa. Dipenderà dall’assegno che riceverà per Fagioli e dall’incastro (soldi o scambio) che riuscirà a trovare per assecondare la voglia di divorzio del brasiliano, acquistato lo scorso giugno dall’Aston Villa per 50 milioni. All’interesse del Paris Saint-Germain, si è aggiunto quello del Marsiglia per Nicolò. E qualche sondaggio è stato effettuato anche dall’Arabia Saudita. Alla Continassa aspettano di capire da dove arriverà il bonifico da 25 milioni per Fagioli e che soluzione si potrà trovare per Douglas Luiz, ma intanto hanno cominciato a ragionare su come comportarsi. Se le partenze saranno due, la Juventus mette in conto di dover arruolare oltre a un secondo difensore anche un nuovo centrocampista. Il sogno di Thiago Motta per la mediana è il pallino bolognese Lewis Ferguson, fresco di ritorno in campo dopo l’intervento ai legamenti e di rinnovo di contratto con il club emiliano. Dietro, invece, sarà caccia a un jolly, meglio se mancino: il primo della lista è sempre di più David Hancko, centrale-terzino del Feyenoord. I dirigenti bianconeri hanno visionato lo slovacco più volte dal vivo. L’esame più recente glielo ha fatto direttamente Giuntoli, alla vigilia di Aston Villa-Juventus in tribuna a Manchester nel 3-3 tra il City e gli olandesi di Hancko, autore del gol del pari finale. Il tesoretto All’apertura della sessione invernale (2 gennaio) manca poco più di un mese, ma l’addio di Fagioli è ogni giorno più possibile e concreto. Thiago Motta nell’ultimo periodo ha trovato equilibrio e solidità con Manuel Locatelli e Khephren Thuram in mezzo al campo. A farne le spese è stato Fagioli, che a metà mese ha perso anche la Nazionale. Tutti motivi che spingono il 23enne piacentino a volersi rimettere in discussione per tornare a giocare con continuità. Fagioli è intrigato dall’estero e ha già dato un’apertura di massima al trasferimento in Francia. La Juventus valuta il regista 25 milioni e sarebbero tutti di plusvalenza dal momento che il ragazzo è cresciuto nel vivaio bianconero. Un tesoretto importante in vista di gennaio. Alla Continassa contano di arrivare ad Antonio Silva in prestito dal Benfica grazie alla mediazione dell’agente Jorge Mendes, già regista dell’affare Conceiçao con il Porto. In lista resiste Milan Skriniar (Psg), che però ha costi più alti e sembra meno allettato da un trasferimento semestrale. In attacco il radar è puntato su Old Trafford: il Manchester United ha cambiato allenatore, ma la situazione di Zirkzee non è migliorata. Il neotecnico Ruben Amorim non ha ancora schierato l’olandese titolare e in Europa League lo ha tenuto novanta minuti in panchina contro i norvegesi del Bodo Glimt. L’ex Bologna vuole lasciare i Red Devils per riabbracciare Thiago Motta: Giuntoli aspetta l’apertura al prestito degli inglesi per cogliere l’opportunità e garantire al tecnico un attaccante alternativo a Dusan Vlahovic a prescindere dal recupero del lungodegente Arek Milik (l’altra opzione è Schick del Bayer Leverkusen). Affitti di lusso a cui potrebbero seguire investimenti veri e propri grazie ai soldi di Fagioli e Douglas Luiz. In quel caso, l’idea dei bianconeri sarebbe quella di provare ad anticipare delle operazioni in programma per giugno attraverso affari più creativi (prestiti con obbligo): dal jolly difensivo Hancko al sogno Ferguson, Feyenoord e Bologna permettendo.
  2. Vabbè https://x.com/sportface2016/status/1862514575079276626?t=PeHtmhyUskmGiWVMJU904w&s=19
  3. Quest'anno vincono la Champions e tu vorresti penalizzarli?
  4. https://x.com/emmegdr/status/1862465311175331963?t=x0-pf262sosZrV1_E7h_kw&s=19
  5. Per il magistrato tifoso dell'Inter la società nerazzurra è parte lesa in questa vicenda https://x.com/ValePieraccini/status/1862370865813627168?t=2UnaFIwi3MGbcVmQVO4AKQ&s=19
  6. ZIRKZEE+SILVA UN DOPPIO COLPO PER LA SIGNORA di Fabiana Della Valle TORINO · 29 nov 2024 Uscite in mezzo I sacrificabili sono Fagioli e Douglas Luiz: se partono tutti e due serve un altro centrocampista Torna di moda l’ex Bologna, che gioca poco allo United E si lavora con Mendes per il centrale difensivo del Benfica Un difensore, possibilmente giovane e polivalente, in grado di giocare sia al centro sia sulla fascia, e un attaccante, che possa far rifiatare Dusan Vlahovic ed essere funzionale al gioco di Thiago Motta. Al di là delle smentite ufficiali di Cristiano Giuntoli, che davanti ai microfoni continua a parlare di Arek Milik come rinforzo di gennaio per il reparto offensivo bianconero, la Juventus si sta già guardando intorno per il mercato invernale e ha le idee ben chiare su ciò che serve ai bianconeri per puntellare una squadra fiaccata dalla sfortuna. Gli stop di Gleison Bremer e Juan Cabal, entrambi out per tutta la stagione, costringono il club a intervenire per aggiungere almeno un difensore alla rosa, e l’incognita Milik, che si è dovuto operare nuovamente al menisco a inizio ottobre, spingono a non escludere un innesto anche davanti, perché senza Vlahovic la Juventus fa troppa fatica a fare gol. Il grande sogno di Thiago Motta è Joshua Zirkzee, suo pupillo al Bologna e adesso in panchina nel Manchester United, e Giuntoli si sta industriando per cercare di accontentarlo. Per la difesa invece salgono le quotazioni di Antonio Silva del Benfica. Zirkzee, ci pensa Kia L’uomo mercato dei bianconeri ha approfittato della trasferta inglese a Birmingham per tessere la sua tela. Martedì dopo aver assistito alla conferenza stampa di Thiago Motta ha fatto tappa a Manchester per vedere CityFeyenoord. Di sicuro Giuntoli avrà osservato con un occhio di riguardo David Hancko, il difensore slovacco che ha segnato la rete del 3-3 e che è da tempo sul taccuino bianconero. La puntata a Manchester però è stata anche l’occasione, oltre che per sondare il terreno con il City per le cessioni di Fagioli e Douglas Luiz, per un contatto con Kia Joorabchian, procuratore di Zirkzee oltre che del centrocampista brasiliano di proprietà della Juventus. Douglas non ha convinto e non è contento, ora è infortunato ma se arrivasse un’offerta la Signora la valuterebbe. Così come se ci fosse un’apertura al prestito per Zirkzee, Giuntoli sarebbe pronto ad approfittarne. L’assenza prolungata di Milik (che dovrebbe rientrare a metà/fine dicembre) non lascia tranquilli dirigenza e allenatore, che temono di ritrovarsi a gennaio con il solo Vlahovic là davanti. Se Milik non darà garanzie sarà necessario intervenire subito. Zirkzee è stato acquistato dallo United in estate per 42 milioni di euro. L’olandese finora ha messo insieme 721’ e la Signora punta su questo per convincere gli inglesi a lasciarlo partire in prestito. Non sarà facile, ma Giuntoli punta sui buoni rapporti con Kia e sulla voglia del giocatore di riabbracciare Motta. Nel frattempo resta viva la pista Patrik Schick del Leverkusen. Silva, garantisce Mendes Quanto al difensore, c’è sempre la candidatura di Milan Skriniar del Psg, che però ha uno stipendio alto e non fa i salti di gioia all’idea del prestito. Inoltre Motta vorrebbe un giocatore più giovane e più duttile, che possa ricoprire più ruoli. Per questo Giuntoli si è già mosso con Jorge Mendes, procuratore di Antonio Silva oltre che di Conceiçao, per sondare il Benfica. I portoghesi per ora non sembrano intenzionati a cederlo in prestito, ma Mendes potrebbe convincerli ad accettare una formula simil Conceiçao, con un prestito con diritto di riscatto. Nel frattempo Giuntoli lavora anche sulle uscite: se dovessero uscire sia Douglas che Fagioli, la Juve farebbe cassa e a quel punto arriverebbe anche un nuovo mediano.
  7. andrea

    EL PENTAPLETE

    https://x.com/SciabolataFFP/status/1862098885797191698?t=MaK59fsead8EwtUadvbX2w&s=19
  8. https://x.com/AlfredoPedulla/status/1862083014752120936?t=2FTkvlhlDcS5NBAFr-CT_A&s=19
  9. https://x.com/tonnogobbo/status/1862010753282162814?t=PR7G1sv96xpSJFKKmZTMJg&s=19
  10. Anche lui tifa Inter🤦 https://x.com/mirkonicolino/status/1862063789320880199?t=dDRY2-C1zJSluQGrYc74NA&s=19
  11. La vittoria dell'Aston Villa è il risultato più probabile per i bookmakers
  12. https://x.com/Fabio_Wallys/status/1861400704872571358?t=I36RrlD92E1QsIEy7js2ig&s=19
  13. https://x.com/antoniocorsa/status/1861727649967521958?t=20JNI4E082QXW9hCr22jMg&s=19
  14. Dovessimo finire la gara in inferiorità numerica perché non abbiamo giocatori in panchina, ci faremmo ridere dietro da tutti
  15. https://x.com/alecro99/status/1861486082505748733?t=gdZlPJSKZTBT9nVV2SwYrg&s=19
  16. https://x.com/alecro99/status/1861012504224190519?t=JgEl8SowES4J9rZM-8nhsA&s=19
  17. La MarOpta League https://sport-sky-it.cdn.ampproject.org/v/s/sport.sky.it/calcio/migliori-squadre-mondo-classifica-opta/amp?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D#amp_tf=Da %1%24s&aoh=17325497132684&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fsport.sky.it%2Fcalcio%2Fmigliori-squadre-mondo-classifica-opta
  18. Zigoni il ribelle in pelliccia I suoi 80 anni incontrando De André e Pasolini. E studiando Platone e Kant DI ALBERTO FACCHINETTI · 23 nov 2024 “Il calcio mi ha stufato, seguo solo le mie squadre, Verona, Roma e Inter. E quella di mio figlio” “Oggi sarei miliardario perché ero il migliore del mondo. Poi arrivò Maradona” Gianfranco Zigoni è appena uscito dalla sua casa di Oderzo e si incammina, come fa tutti i giorni, verso il circolo ricreativo dove all’esterno campeggia da poche settimane un murale con il suo volto. Un concittadino in bicicletta lo sorpassa appena e gli urla: “Zigo, guarda come cammini ancora bello dritto, sembri un cinquantenne”. L’ex calciatore di Juventus, Genoa, Roma e Verona scuote la testa: “Ma cosa ti meravigli, io sono leggenda!”. “Stai arrivando a una cifra tonda, Zigo”. “Non rompere i co*****i anche tu, lunedì chiudo il telefono e non rispondo a nessuno. La festa si fa quando nasce un bambino, non quando uno compie ottanta anni”. Lunedì 25 novembre Gianfranco Zigoni diventa ottuagenario, rimanendo fedele al se stesso di quando da calciatore negli anni Sessanta e Settanta non sopportava gli arbitri, prendeva squalifiche da record e si sedeva (l’ha fatto una volta) in panchina con indosso una pelliccia e in testa un cappello da cowboy. Quest’ultima è l’istantanea di una carriera, basta digitare il suo nome su Google e quella risulta essere la sua foto più diffusa. Un’icona lo è diventato in quel momento. Al Bentegodi si giocava Verona-fiorentina, Zigoni torna disponibile, guarda caso da una giornata di squalifica, e l’allenatore Ferruccio Valcareggi preferisce far giocare in attacco la coppia Luppi-Marchi, lasciando fuori il suo pupillo. È febbraio, fa freddo e Gianfranco opta per un abbigliamento poco consono per la Serie A di allora come per quella di oggi. C’è da vincere una scommessa fatta in spogliatoio con i compagni. In quel periodo, ma anche adesso che fa ottant’anni, Zigo si sentiva più forte di Pelé ed era amatissimo dai tifosi dell’Hellas: “Dio Zigo, pensaci tu”. L’attaccante ribelle fu anche uno dei protagonisti della Fatal Verona che nel 1973 fece perdere lo scudetto al Milan con un’incredibile vittoria per 5-3 passata alla storia. Arrivato davanti al murale, sembra commuoversi. “L’hanno realizzato degli amici – racconta al Foglio Sportivo – io non avrei voluto, mi sento a disagio quando lo vedo. Cosa ho fatto per meritarlo? Sono stato solo un calciatore, ok, il più forte di tutti. Ma non conta nulla, io sono nulla e non mi frega un c**** di nulla”. All’interno dello spazio ci sono gli amici, un televisore che fa vedere le partite. “Qui soprattutto si mangia salame e si beve vino. Il calcio mi ha stufato, seguo solamente le mie squadre, Verona e Roma, l’Inter per cui tifavo da piccolo e le formazioni dove c’è mio figlio Gianmarco, ora al Taranto”. Come era il suo calcio? “Un tempo il calcio era più povero ma più sicuro, ti promettevano un milione di lire e te lo davano. Il procuratore? Sì, io avevo quello che mi procurava damigiane di raboso. Sarei miliardario oggi se ne avessi avuto uno per davvero, essendo stato io il miglior giocatore al mondo, Maradona è arrivato dopo. Non mi sono mai interessato ai soldi, io sul denaro ho vinto, mentre George Best ha stravinto. Certo oggi averne avuto qualcuno in più, mi sarebbero serviti, ma non per me stesso, per poter donarli ai poveri, alle famiglie con bambini che ne hanno bisogno. Magari anche per lasciare qualcosa ai figli e nipoti per una vita più rilassante, i giovani di adesso hanno mille problemi, un tempo la vita era più lenta. Ora i ragazzi quasi non sognano più”. Gianfranco da piccolo non sognava di fare il calciatore, ma il falegname, perché sia un fratello che un cugino lo erano, il legno e i boschi gli sono sempre piaciuti. Poi però dopo aver iniziato a giocare a pallone nel patronato dietro casa, lo chiama il Pordenone, che aveva allora un legame diretto con la Juventus. Il passaggio a Torino fu quasi scontato per un ragazzino con quel talento. “Piansi perché non volevo uscire dal mio Bronx. Quando arrivai a Torino, vidi per la prima volta in vita un tram. A casa ho una foto di quella formazione bianconera. Tanti dei miei ex compagni sono scomparsi, siamo rimasti vivi solo io e Gino Stacchini. Quando muore un ex calciatore io sto male per giorni, sono fatto così. Ho provato dolore per Aldo Bet, Anastasi, Ginulfi, Vendrame, Mascetti.. Toccandomi i co*****i, io sto bene, spero solo di morire prima dei figli e nipoti”. Negli ultimi anni Zigoni per sua scelta personale è uscito raramente da Oderzo, che definisce “la mia patria”. Si muove a piedi per il paesotto trevigiano, raramente prende l’auto e quando lo fa in automatico si accende il cd di Fabrizio De André. “L’ho conosciuto quando giocavo con il Genoa, un paio di volte è venuto a salutarci. Avrei scoperto più tardi che ero uno dei suoi idoli. Se n’è andato troppo presto, aveva 58 anni e andava per i 59, esattamente l’età in cui è scomparso mio padre. Ascolto sempre La Buona Novella, disco nel quale ci sono canzoni spirituali. Io mi definisco un buddista anarchico. Fatico a credere in Dio anche se ci provo, la ricerca è lunga e difficile. A messa non ci vado, mi annoio troppo, in chiesa vado solo quando un amico sale al cielo. Credo comunque più in Dio che nell’uomo, pensa quanto poco credo in quest’ultimo. Se dovessi fare una scommessa direi che Dio non esiste, sennò i bambini non morirebbero in guerra. I preti mi dicono che è tutto un disegno. Sì, ma un disegno del c****”. Zigoni nella sua vita ha avuto l’occasione di conoscere anche Pier Paolo Pasolini. “Nel 1972 in una partita di beneficenza ho giocato con lui, non ero a conoscenza del fatto che ci sapesse fare con il pallone. Invece mi ha fatto un cross di esterno destro e ioho fatto gol di testa. Madonna, Pier Paolo, questo è un colpo da Serie A. Ma mi prendi per il c**o? mi chiede il poeta. Non mi permetterei mai! E ci siamo abbracciati. Ho visto nei suoi occhi una gioia incredibile. Tre anni dopo ci sarebbe stata la sua tragica morte. Nel frattempo avevo passato insieme a lui una nottata al King’s di Jesolo, la discoteca, non a parlare di calcio. Ma di filosofia”. Zigoni dice che al pomeriggio legge ancora molto. “Io sono un genio in tutto. Hai letto la poesia che ho scritto? Studio Platone, Aristotele, Hesse, Kant. Ma mi diverto ancora guardando i film di Totò, in casa avrò 50 sue videocassette. Appena Totò apre bocca, io mi sento felice”. Senza usare il cellulare per gli auguri: buon compleanno, Zigo.
  19. Con Koop in campo zero gol subito, ha detto qualcuno
  20. I Gunners d'Italia https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/stadio-come-fronte-ndash-polizia-ha-scoperto-provincia-415807.htm
  21. l'importanza del pressing https://x.com/alecro99/status/1859547695385321687?t=eCr6ixX8wGL8rfoKg_uBTA&s=19
  22. «De Zerbi, che colpo Guardo 7 partite al giorno Marsiglia è un laboratorio» Il presidente 38enne ex Juve sta rivoluzionando l’Om Di Monica Colombo · 21 nov 2024 ” La gavetta in Italia All’Atalanta ho imparato i metodi di scouting Al Sassuolo i rapporti, la Juve è stata l’università Il maxi-schermo De Zerbi ha voluto un maxi-schermo tipo quelli degli stadi per la tattica «Quando ero ragazzo avevo capito che le mie gambe non mi avrebbero garantito una carriera da calciatore. Mentre il cervello mi avrebbe spalancato le porte per inseguire il sogno». Pablo Longoria, soprannominato «El Chico de la Play» agli albori della carriera per la passione e il consumo di Fifa e Football Manager, ha 38 anni, presidente dell’olympique Marsiglia da quasi quattro, vicepresidente della Lega francese nonché membro dell’eca. «Da quando ho tredici anni guardo partite di calcio, anche sei o sette al giorno. Il mio obiettivo era quello di diventare uno scout. A 16 anni ho mandato il primo curriculum al Psv Eindhoven, ma senza successo». Non ha dovuto però attendere molto prima di entrare nel mondo del calcio dalla porta principale. «A 18 anni avevo compreso che la mia passione poteva trasformarsi in un lavoro. Avevo tanta fiducia nelle mie capacità e sono stato fortunato a incontrare un agente, Eugenio Botas, che mi aiutò a lavorare con il Recreativo Huelva». L’ascesa del ragazzo di Oviedo che ha trascorso l’adolescenza fra paraboliche e videoregistratori è fulminea. «Prima di diventare guida dell’Om, ho lavorato in Spagna, Inghilterra e Italia. Ho cercato di assorbire ogni conoscenza per aumentare il mio patrimonio di informazioni». Pablo Longoria è a Roma per partecipare a un convegno sul calcio: parla sei lingue, ha dei baffi sottili decisamente inusuali, una padronanza della materia che stride con la carta di identità, un entusiasmo per il lavoro intatto. In genere ci si immagina la figura di «vecchio saggio» per il ruolo di presidente. «Il Marsiglia ha una proprietà americana che crede alla leadership. Abbiamo per il club un progetto di rilancio su base triennale: l’obiettivo è diventare l’anti-psg. Intanto siamo l’unica squadra francese ad aver vinto la Coppa dei campioni». Per consentire all’Om di tornare agli antichi splendori («ma non possiamo paragonarci all’epoca di Tapie: rispetto ad allora è cambiato il mondo») ha fatto tesoro dei percorsi professionali italiani. «All’Atalanta ho imparato una metodologia di scouting. Nel Sassuolo i rapporti umani hanno rappresentato l’aspetto migliore. E la Juventus è stata l’università: quella Juve, intesa come assetto societario, era una macchina da guerra. A Fabio Paratici devo la vita, Andrea Agnelli era il modello da seguire». Magari non per tutto. Per tornare in Champions League ha strappato alla concorrenza di mezza Europa, dal Manchester United al Borussia Dortmund, l’allenatore considerato l’erede di Pep Guardiola. «erano i giorni in cui ero alla ricerca di un tecnico. Un amico mi chiama e mi dà la soffiata: “La prossima settimana De Zerbi si dimette dal Brighton. Non usare l’informazione”. Metto giù e telefono a Edo Crnjar, agente di Roberto, e gli dico: “So che è impossibile ma ci provo”». D’accordo, ma come lo ha convinto? «Con trasparenza, passione e con il progetto. Roberto ha seguito il suo cuore, credo che l’entusiasmo di una città e di una tifoseria come quella del Marsiglia, 49 mila abbonati, abbiano inciso». Come tutti i geni, avrà qualche mania eccentrica. «Un giorno mi ha chiesto quale fosse il budget per acquistare una lavagna elettronica per spiegare gli schemi. Ho risposto che non c’erano problemi, convinto che avrebbe comprato un ipad. Mi sono ritrovato al campo di allenamento un maxi-schermo, come quelli che vengono adottati negli stadi». Longoria ha dato anche all’organigramma un’anima italiana, dal consigliere Fabrizio Ravanelli al ds Medhi Benatia fino a Giovanni Rossi, club manager. «E per aumentare l’impronta juventina è arrivato in estate Rabiot. Devo ammettere che il lavoro diplomatico di Benatia con Adrien e sua mamma è stato grandioso». In passato era stato Gattuso a sedersi sulla panchina dell’olympique. «È arrivato in un momento difficile, ha speso tante energie per debellare certi atteggiamenti sbagliati nello spogliatoio. Alla fine era svuotato». La Superlega è uno spettro da allontanare? «Sono per la meritocrazia. Ritengo che il sistema calcio possa essere migliorato ma con il contributo di tutte le parti in causa, al fine di trovare un punto di equilibrio fra la necessità di generare più introiti e quella di proteggere la qualità dello spettacolo». L’augurio per il calcio francese? «Che possa essere visto anche nel vostro Paese. Tutti gli stranieri che arrivano in Francia dicono che il livello della Ligue 1 è altissimo ma evidentemente siamo un campionato sottovalutato se i diritti tv non sono stati venduti in Italia. Eppure siamo fra i maggiori esportatori di giocatori in Europa».
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