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andrea

Tifoso Juventus
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  1. Oggi si sposa, tra gli invitati Massimiliano Allegri https://www.dagospia.com/rubrica-30/sport/impepata-nozze-quot-condor-quot-galliani-che-come-dago-dixit-407580.htm
  2. Qua invece non si scherza https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/calcio-pugni-coltellate-2022-gennaro-musella-nipote-madrina-407542.htm
  3. “Così è scoppiato il mercato” “Diffidenza, estero, intermediari”. Parla Perinetti, che ne ha viste tante DI FRANCESCO GOTTARDI · 7 set 2024 “Adesso oltre al procuratore, si affacciano altri elementi e le cifre sono esorbitanti” “Tra i ricordi la cessione di Ancelotti al Milan, le scoperte di Cafu e Dybala. E Weah...” C’è un solo modo per definire il pasticciaccio attorno a Victor Osimhen: inefficienza di (calcio)mercato. La domanda e l’offerta che vanno in tilt, fino a dirottare uno dei migliori attaccanti del momento nel periferico campionato turco. Un insulto al pallone. “Il problema sono i ricatti dei procuratori”, tuona Aurelio De Laurentiis. E non solo: cifre impazzite, bolle arabiche, vuoti normativi, codici d’onore dimenticati. Come si è arrivati a questo punto? “Una volta le strette di mano avevano valore”, racconta al Foglio sportivo uno dei veterani di questo mondo. Giorgio Perinetti ha 73 anni e si appresta iniziare “più o meno il mio cinquantesimo campionato da direttore sportivo”. Oggi l’Avellino in Serie C. Ieri il Palermo di Dybala, la Roma di Zeman e il Napoli di Maradona. “Ho vissuto tutte le generazioni del direttore sportivo. Le grandi squadre da giovane e le altre in età matura, tuffandomi nel calcio più puro: il mio mestiere è molto più difficile in queste categorie. Ma ogni realtà ha la sue caratteristiche”. E allora iniziamo insieme al dirigente un lungo viaggio nel tempo. Fino agli albori delle trattative moderne. Anni Ottanta. Milanofiori, L’allenatore nel pallone al cinema – “Canà, indovini chi le ho comprato!” – e la finestra dei trasferimenti che chiudeva ben due mesi prima dell’inizio della Serie A (non è eresia ma nostalgia, l’appello degli allenatori odierni). “All’epoca il ds era una sorta di direttore commerciale”, spiega Perinetti. “Un deus ex machina dell’area tecnica: a seconda del club in cui si operava, da titolo o da salvezza, cambiava un po’ la ratio delle cessioni. Ma i ricavi provenivano soltanto dagli incassi al botteghino e dalle plusvalenze reali. Il marketing ancora non esisteva. I diritti tv nemmeno. C’era un limite ai giocatori stranieri. I presidenti s’interessavano soltanto dell’amministrazione. E il ds allestiva la rosa in autonomia”. Anni Novanta, sentenza Bosman e regolamentazione. “Entra in scena la contrattualistica, l’agente. Una figura in rapida evoluzione: da rappresentante del calciatore a consulente dei proprietari durante la campagna acquisti. Fino a invadere il territorio del ds”. S’intravedono le prime crepe. “Il loro interesse però è piazzare i giocatori, non costruire la squadra. Un dettaglio che per almeno un altro decennio ha fatto mantenere le distanze”. E così arriviamo ai giorni nostri. “Ora il ds resta un profilo di riferimento tecnico, ma diventa anche un coordinatore: i presidenti sono scesi in campo, le trattative sono più complesse e internazionali, c’è crescente necessità di competenze fiscali e manageriali. Dunque il direttore sportivo deve saper giostrare le sue capacità. Facendo i conti con nuovi settori esplosi con rilevanza: su tutti l’invasività dei social media”. E degli intermediari. “Il caso Osimhen è l’apice di un fenomeno esploso in modo esponenziale”, sottolinea Perinetti. “Troppo alte le cifre in ballo: non può più non esserci la gestione diretta da parte della proprietà. Sono numeri che spostano gli equilibri. Gonfiati dalle commissioni”. È questa la variabile impazzita. “Nei trasferimenti di una volta il giocatore si spostava da una squadra all’altra con una procura del 5-10 per cento, pagata dalla società direttamente all’agente”. Semplice procedura standard. “Adesso invece, oltre al procuratore, si affacciano altri elementi per agevolare i negoziati e pretendono cifre esorbitanti: la commissione non ha prezzario”. Un esempio? “Gosens dall’atalanta all’inter, gennaio 2022. I due club distano appena 40 km: fosse accaduto un paio di decenni fa, avrebbero eseguito il transfer negli uffici societari. C’erano molti più incontri fra dirigenti, più fiducia e conoscenza diretta. Con la prassi odierna si mandano avanti i procuratori. Se questo non basta viene chiamato in causa un intermediario. Poi spuntano padri, fratelli, un fiume di personaggi invadenti. Tante trattative sono saltate proprio per questo”. Un incubo. “In certi casi le commissioni superano le richieste di trasferimento: si pensi a Dybala quest’estate”. Dalla Roma all’Arabia, anzi no. “Il mercato sta andando fuori controllo per due ragioni”, continua Perinetti. “La legge di compensazione: in Italia c’è l’obbligo di fideiussione, che aumenta i costi e terrorizza i proprietari. Dunque si cercano sempre più calciatori all’estero. L’altro aspetto è la debolezza di un meccanismo che fatica a regolamentarsi da sé e ha smesso di autotutelarsi”. Al dirigente torna in mente “quell’antica stretta di mano davanti al contratto sancito: il rispetto e la collaborazione fra i club dettavano legge. Ormai ci vogliono blocchi di carte infiniti che nemmeno tutelano le parti. Una totale dispersione di energie”. Come si reagisce? “Il calcio italiano – e non solo – ha bisogno di fare sistema: le nostre assemblee sembrano liti condominiali. Manca ogni visione d’insieme. Ciascuno guarda al proprio orticello. Ma senza una politica organica che effettui riforme strutturali e affronti le problematiche della modernità, dai diritti tv alle commissioni, continueremo a ristagnare”. L’appello è ai club, ai vertici federali. Per il resto Perinetti è sereno. Si è divertito, nella sua lunga carriera. Highlights? “Beh, non scorderò mai il giorno in cui Dino Viola m’incaricò di trattare la cessione di Ancelotti dalla Roma al Milan”. Calda estate del 1987. “Ero alle primissime armi, eppure con potere di firma: mi sono ritrovato tra Galliani e Berlusconi, affiancato dal figlio di Viola, con Gaucci e il padre di Malagò nel cda giallorosso. Un imprimatur da giganti. Ma anche una trattativa record: vendemmo Carletto per 5,8 miliardi di lire”. Soddisfazioni. “Poi Cafu dal Palmeiras alla Capitale: che gran colpo. Ma voglio menzionare anche un affare mancato: Weah dal Monaco al Napoli. Ce l’avevo in pugno. Svanì per piccoli dettagli. Forse ero troppo giovane, chissà”. Porte girevoli. “Andò bene invece con Dybala al Palermo. E checché se ne dica, Zamparini era un generoso”. Qual è l’attimo più adrenalinico per un ds? “Le compartecipazioni erano molto intriganti”, sorride Perinetti. “E un istituto determinante per i club: risolveva problemi economici e di organico. Così metà giugno diventava un periodo cruciale per capire quanto denaro avevamo a disposizione per il mercato. Risolverla alle buste significava riscattare, perdere, vincere, nascondere le proprie intenzioni. Nemmeno questo esiste più”. E quei 5,8 miliardi per Ancelotti, anche a parità di potere d’acquisto, oggi non varrebbero manco l’attenzione degli intermediari. Contento Osimhen.
  4. Il calciomercato degli ultimi dieci anni in Europa (peggiori e migliori squadre) https://x.com/fmeetsdata/status/1832719331119005880?t=EG8we4C8Wh8UmL3qXbZxwg&s=19 https://x.com/fmeetsdata/status/1832473529784136138?t=48iyTO4sbcVjpt027sP8kw&s=19
  5. Bremer e Gatti, muro senza crepe E Danilo si scalda Motta ha blindato la difesa: zero gol subiti Ora il brasiliano e Kalulu. Occhi su Hancko di Filippo Cornacchia TORINO · 8 set 2024 L’ex City al decollo Il capitano verdeoro manda segnali dalla nazionale: «Sto bene fisicamente e mentalmente» Presente e futuro L’ex Milan cresce e tenta Thiago. Per il futuro seguito il jolly slovacco del Feyenoord Thiago Motta, mattone dopo mattone, è riuscito a costruire un muro resistente in appena 60 giorni. Dai gol subiti nel precampionato alle zero reti incassate nelle prime tre giornate di Serie A tra Como, Verona e Roma. Michele Di Gregorio, arruolato a giugno per il post Szczesny, per il momento non ha dovuto nemmeno sfoderare la sua esplosività tra i pali. Pochi tiri e zero pericoli. Merito del lavoro svolto dall’allenatore bianconero e di una fase difensiva finora perfetta. «Vlahovic è il nostro primo difensore perché orienta il pressing», ripete Thiago Motta. Dietro l’exploit della Juventus, c’è un lavoro di squadra. Merito di tutti e un po’ di più della coppia centrale. Federico Gatti e Gleison Bremer non hanno risentito del nuovo modo difendere, anzi... Assetto e atteggiamento diverso, solidità anche maggiore. Meglio di così la Signora non poteva iniziare, non a caso era da dieci anni (2014-15, prima stagione di Allegri a Torino) che la porta non restava inviolata dopo 270 minuti di campionato. Eppure, tanto per il presente quanto per il futuro, alla Continassa stanno progettando delle novità. Se Thiago Motta pensa a una rinfrescata della retroguardia allargando le rotazioni a Danilo (5’ finora col Verona) e Pierre Kalulu (13’ col Verona), il d.t. Cristiano Giuntoli guarda molto più avanti. I bianconeri hanno drizzato le antenne su David Hancko, difensore del Feyenoord e della Slovacchia allenata da Francesco Calzona. Sms dal Brasile Priorità al presente e alla ripartenza della Juventus, pronta a iniziare il tour de force Serie A-Champions. Sabato prossimo la trasferta di Empoli, poi il debutto in Champions contro il Psv (17 settembre) e dopo qualche giorno (21 settembre) all’Allianz Stadium si presenterà il Napoli dell’ex Antonio Conte e di Romelu Lukaku, già a segno all’esordio in azzurro. Un po’ i rientri dalle nazionali e un po’ l’esigenza di gestire le forze. Motta sta studiando qualche rotazione. A partire dal lancio vero e proprio di Danilo, che in questo avvio ha pagato il ritardo di condizione e l’esplosione del giovane Nicolò Savona. Il brasiliano, unico della rosa ad aver vinto la Champions (2 volte ai tempi del Real Madrid), sarà prezioso soprattutto in Europa. Ai segnali incoraggianti degli ultimi allenamenti alla Continassa si sono aggiunti quelli con la nazionale verdeoro. Danilo è il capitano del Brasile e l’altra notte nel successo contro l’Ecuador ha giocato novanta minuti. «Mi sento bene fisicamente e mentalmente», ha confermato l’ex Manchester City e Real Madrid. Appunti importanti per Motta, come quelli raccolti sull’ex milanista Pierre Kalulu negli ultimi giorni a Torino. Se Danilo è l’unico tra i bianconeri ad aver alzato la Coppa con le grandi orecchie, il francese è quello che ha vinto lo scudetto più recentemente: nel 2022 con il Milan di Stefano Pioli. Esperienza che Thiago Motta mixerà con l’energia e l’esuberanza di Gatti, Bremer e anche del jolly colombiano Cabal, nelle prime uscite testato sempre da terzino sinistro. Ma l’ex Verona, unico mancino del reparto, può diventare una valida alternativa anche al centro. Il mercato non finisce Lo shopping difensivo di Giuntoli, però, è destinato a proseguire anche nel 2025. Se Kalulu è in prestito con diritto di riscatto, Danilo ha 33 anni e il contratto in scadenza (il rinnovo fino al 2026 è tutt’altro che scontato). Senza contare che Daniele Rugani (attualmente in prestito all’Ajax) e Tiago Djalò (al Porto) non rientreranno alla base. Per tutti questi motivi, nei radar della Juventus è finito David Hancko, 26enne jolly di piede sinistro. Lo slovacco gioca al centro, sulla fascia e intriga gli uomini mercato della Continassa. Il Feyenoord è una bottega cara, ma con gli olandesi i rapporti sono ottimi dopo la recente cessione in prestito con diritto/obbligo di riscatto del giovane uruguaiano Facundo Gonzalez, ripartito dall’Olanda dopo le buone prestazioni in B con la Sampdoria.
  6. Stravolta chiudono la curva, quella juventina intendo
  7. MOTTA CERCA LA VERA JUVE THURAM PIÙ KOOPMEINERS PER LIBERARE DOUGLAS LUIZ di Matteo Nava · 6 set 2024 Il talento dell’ex Aston Villa può risplendere con l’aiuto dei due compagni di reparto: Thiago studia il piano perfetto A Torino c’è un investimento da 50 milioni di euro da far sbocciare. Nel frenetico vortice di fine mercato che ha portato alla Juventus tre calciatori nel giro di una manciata di giorni, il rischio è di scordarsi che già prima di Teun Koopmeiners i bianconeri avevano in rosa l’acquisto più costoso dell’estate italiana: Douglas Luiz. Nonostante un centrocampo a lungo in attesa dell’olandese e delle due ali inseguite dal direttore tecnico Cristiano Giuntoli, il brasiliano finora non ha ancora cominciato una partita ufficiale dal primo minuto. Ha accumulato 55 minuti totali tra Como, Verona e Roma, con Thiago Motta che di partita in partita gli ha gradualmente concesso sempre più spazio. Le contingenze di questa sosta dedicata alle nazionali, però, stanno offrendo all’allenatore le condizioni perfette per studiare l’habitat migliore in cui far splendere il talento del brasiliano acquistato dall’Aston Villa. Full immersion Finalmente, verrebbe da dire, sabato 14 settembre la Juventus dovrebbe presentarsi a Empoli con il centrocampo al completo. Khephren Thuram dovrebbe tornare in gruppo in tempo utile per essere schierabile e, eccetto Nicolò Fagioli che è impegnato con la Nazionale, tutti gli altri componenti del reparto sono stati “risparmiati” per vari motivi dalle chiamate dei rispettivi selezionatori. Così, in questi giorni, Motta sta studiando il modo migliore per far girare la squadra, ma in particolare sta approfittando delle contingenze per concentrarsi sul centrocampo da oltre 120 milioni di investimenti che per forza di cose dovrà essere il traino di tutta la Juventus. Così come sono fluide le interpretazioni delle posizioni in campo, allo stesso modo non si può isolare il lavoro nell’incubatrice della Continassa: i singoli calciatori danno ovviamente il massimo per tornare in campo nelle migliori condizioni possibili, ma degli sforzi individuali beneficia tutto il collettivo, inteso come squadra e reparto. La missione Senza nascondere l’evidenza, la tripla panchina di Douglas Luiz ha sorpreso tutti. Più all’esordio contro il Como che nelle due partite successive, in realtà, perché nel frattempo i tifosi juventini hanno capito che Motta schiera chi reputa nelle migliori condizioni al di là del valore del proprio cartellino. Così come il brasiliano ha mostrato lampi di qualità sopraffina nei 55 minuti giocati, la condizione atletica non è sembrata particolarmente brillante. Insieme agli altri sudamericani reduci dalla Coppa America, anche il centrocampista è stato tra gli ultimi a unirsi al gruppo - acquisti last minute esclusi - e quindi è normale che la forma non sia al top. Tutti a Torino, dall’allenatore alla società fino ai tifosi, non vedono l’ora di godersi Douglas nella miglior versione possibile. Ora, finalmente, Thiago ha tempo e uomini per studiare la ricetta perfetta per riuscire a metterlo nelle condizioni migliori. Robo-Koop Il primo uomo chiave è l’olandese arrivato dall’Atalanta per 51 milioni a termine di una trattativa estenuante: si è intravisto contro la Roma, ma con pochissima autonomia nel serbatoio. Nonostante il versatile pedigree da tuttocampista, il posto sulla trequarti sembra essere quello disegnato per lui. E la qualità e la generosità di Koopmeiners possono rivelarsi fondamentali per Douglas Luiz, perché il dinamismo ragionato del nazionale oranje può liberare spazi per i suoi inserimenti o, in alternativa, può favorirne la voglia di avvicinarsi alla porta con sponde e triangolazioni. Non va infatti dimenticato che nel 4-2-3-1 concepito da Motta i due “mediani” tendono spesso e volentieri ad avere posizioni tutt’altro che parallele, soprattutto in fase di possesso e di riaggressione. Douglas Luiz tenderà verso la trequarti, con possibilità di dialogare proprio con Koopmeiners. La spalla Il secondo uomo chiave è Khephren Thuram, che Motta sta ancora attendendo in gruppo dopo l’infortunio muscolare di Juventus-Como. Sin dalle prime partite si è notata la sua centralità nell’idea di Thiago e all’esordio aveva dimostrato estrema efficacia: piede, fisico e intelligenza tattica per schermare la difesa e ripartire in velocità, il mix perfetto per coprire le spalle al suo vicino di banco senz’altro più avvezzo alle lusinghe dell’area avversaria. Ovviamente non è scontato che il francese sia titolare già a Empoli e le ultime due giornate di Serie A hanno confermato che a fare le sue veci è Manuel Locatelli, anche lui al lavoro alla Continassa in questi giorni (e provato anche da centrale di difesa). Rispetto a Thuram imposta di più e ha meno struttura fisica per difendere, ma offre qualcosa di diverso in fase di impostazione. Verso il ritorno in campo Motta ha diverse occasioni di provare combinazioni e soluzioni tattiche, ma l’obiettivo resta uno: fare finalmente splendere il talento di Douglas Luiz.
  8. dal Corriere della Sera Dalla Calabria, intanto, sono arrivati a Milano diversi familiari della vittima. Almeno quelli che non sono in carcere. Il timore di una vendetta immediata agita le cosche. Nella piana di Gioia Tauro, tra condoglianze e cordoglio, i clan più influenti della Calabria si starebbero già muovendo per «raffreddare gli animi». Una faida adesso avrebbe effetti nocivi sugli affari di tutti. Ma la morte del rampollo di un casato così importante non potrà restare impunita. E questo Beretta, in isolamento nel carcere di Opera, lo sa fin troppo bene."
  9. Riparte la NFL con Kansas City che cercherà di vincere il titolo per la terza volta consecutiva, impresa mai riuscita a nessuno https://www-giornalaccio rosa-it.cdn.ampproject.org/v/s/www.giornalaccio rosa.it/Sport-Usa/05-09-2024/nfl-al-via-chiefs-a-caccia-del-terzo-titolo-di-fila-detroit-la-sfidante_amp.shtml?amp_gsa=1&amp_js_v=a9&usqp=mq331AQIUAKwASCAAgM%3D#amp_tf=Da %1%24s&aoh=17255771916872&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&ampshare=https%3A%2F%2Fwww.giornalaccio rosa.it%2FSport-Usa%2F05-09-2024%2Fnfl-al-via-chiefs-a-caccia-del-terzo-titolo-di-fila-detroit-la-sfidante.shtml
  10. Analisi della coppia Gatti-Bremer https://x.com/alecro99/status/1831640771440632215?t=JDdRVwQlYRTw0ez03QOCkQ&s=19
  11. Milik, rinforzo d’autunno Deve conquistare Motta: si gioca il futuro in 4 mesi Il polacco verso il recupero dopo l’intervento al ginocchio: l’allenatore lo aspetta entro fine mese,, obiettivo Napoli di Matteo Nava · 5 set 2024 Domenica sera c’era anche lui all’Allianz Stadium: ha indossato con eleganza la debuttante terza maglia della Juventus prima della partita e poi si è guardato il match contro la Roma dalla tribuna per tutti i 90 minuti. Indisponibile, per il terzo impegno ufficiale della stagione su tre. Il purgatorio di Arkadiusz Milik sta però quasi per finire e tra un paio di settimane comincerà la missione personale del polacco: conquistare un posto in questa nuova Juventus e conquistare anche Thiago Motta. Anzi, la rincorsa del centravanti polacco è già cominciata con tutto il lavoro fatto per riprendersi al meglio dall’intervento al menisco di inizio estate e a breve inizierà la fase due sui campi della Continassa. Crac Il calvario trimestrale di Milik inizia lo scorso 7 giugno durante l’amichevole Polonia-Ucraina, quando dopo pochissimi minuti l’attaccante si scontra con Ruslan Malinovskyi e resta a terra dolorante: è un test match di preparazione all’Europeo, ma il selezionatore della Polonia Michal Probierz annuncia subito che lui lo salterà. La Juventus sottopone Arek agli esami strumentali al ginocchio sinistro e decide di operarlo visto l’infortunio al menisco mediale. L’intervento di meniscectomia artroscopica selettiva al J Medical riesce alla perfezione, poi però inizia il lavoro di riabilitazione che continuerà anche in questa benefica sosta per le nazionali. La rincorsa Milik spera di tornare tra i convocati per JuveNapoli di sabato 21 settembre, perché il tempo corre veloce e lui ha già saltato le sfide a Como, Verona e Roma. Da una parte è un attimo trovarsi fuori dalle rotazioni in una stagione dal calendario fittissimo, dall’altra i fatti dicono che Thiago Motta basa tutto su quanto vede in allenamento e quindi Arek ha già il manuale delle istruzioni tra le mani: sudare, sudare e sudare. Qualunque sia il modulo, la Juventus è ideata per giocare con un solo centravanti e, dopo Dusan Vlahovic, la prima alternativa è lui. Questa è la realtà dettata dalle caratteristiche del polacco e degli altri calciatori in rosa, ma il numero 14 bianconero sa benissimo che non ha un secondo di tempo per “sedersi”. Sulla carta la concorrenza è relativa e da reinventare, ma Motta non gli garantirà minuti se non lo vedrà farsi in quattro durante le sedute. «Chi non è aggressivo, non esiste», ringhiava Simon Colinet a fine luglio durante il ritiro estivo nella tedesca Herzogenaurach e il concetto è arrivato senz’altro anche a Milik. Lui quando è stato bene è sempre stato utile alla causa juventina - 9 gol nella prima stagione e 8 nella seconda -, quindi a Torino sanno tutti di poter contare su di lui. Ha un buon biglietto da visita, insomma, ma a breve dovrà confermarsi oltre le ottime referenze. La sfida Alle questioni di campo va però accostato il futuro del giocatore. Nella frenetica estate bianconera il reparto centravanti non è stato toccato, ma Milik non può davvero sentirsi al sicuro. O meglio: può farlo se conferma la sua efficacia aggredendo i quattro mesi che lo separano dalla sessione invernale di gennaio, altrimenti è lecito che il direttore tecnico Cristiano Giuntoli possa finire per guardarsi intorno alla ricerca di un altro vice Vlahovic. Convincere Motta non gli varrà quindi soltanto minuti in campo, ma anche un’assicurazione sul futuro prossimo. Un futuro di cui può sicuramente fare parte, ma è chiamato a dimostrarlo concretamente già da fine mese, quando dovrebbe tornare in gruppo.
  12. Juve SONO PRONTO FA GLI STRAORDINARI E LA FORMA CRESCE LA SIGNORA RITROVA IL VERO KOOPMEINERS di Filippo Cornacchia · 5 set 2024 L’OBIETTIVO Dopo l’esordio part-time contro la Roma, l’ex Atalanta cambia marcia per prendersi la Juve a suon di assist e gol L’olandese in missione... alla Continassa per essere al top già contro Empoli e Psv: corsa, lavori in gruppo e allenamenti in più Due settimane per ritrovare l’armatura e tornare il vero RoboKoop. La missione di Teun Koopmeiners è iniziata lunedì, il giorno dopo il debutto part-time con la maglia della Juventus, e se tutto andrà secondo programmi terminerà in tempo per il primo snodo della stagione: la trasferta di Empoli (sabato 14 settembre) e il debutto casalingo in Champions League contro i connazionali del Psv Eindhoven (martedì 17). Un doppio antipasto che preparerà i bianconeri al big match contro il Napoli di Antonio Conte (21 settembre, allo Stadium). I segnali che arrivano dalla Continassa sono incoraggianti. Il tempo non è molto, ma il 26enne tuttocampista olandese già a Bergamo era famoso per entrare in forma in fretta. Thiago Motta e il suo marine, il preparatore atletico Simon Colinet, stanno sfruttando ogni momento della sosta per tirare a lucido il grande colpo del mercato, sbarcato a Torino a pochi giorni dal gong di fine trattative per 51,3 milioni (più 6 di bonus) e dopo venti giorni vissuti ai margini dell’Atalanta e chiuso in casa in seguito ai vari certificati medici presentati al club nerazzurro. Koopmeiners ha svolto la preparazione con Gasperini e non si è mai fermato del tutto, nemmeno nella propria abitazione. Ma i tredici chilometri giornalieri di tapis-roulant casalingo, menù base durante il periodo di massima tensione e distanza dalla Dea, ovviamente non sono come allenarsi tutti i giorni ad alta intensità con la squadra e giocare le partite. La Juventus ha trovato Koop in condizioni discrete ma non ottimali, comunque meglio di come se lo aspettasse dal punto di vista atletico: non a caso Motta prima lo ha convocato per la Roma e poi lo ha fatto esordire nel secondo tempo nella speranza di sbloccare lo zero a zero contro i giallorossi. Un Koopmeiners voglioso, ma ovviamente arrugginito dagli ultimi mesi: non disputava una gara vera da giugno, anche a causa dell’Europeo saltato per infortunio. Una sorta di RoboKoop senza armatura e super poteri. Questione di condizione, che adesso Teun sta ritrovando con determinazione a suon di allenamenti con la squadra, integrazioni con lo staff e veri e propri straordinari. Mai sosta del campionato più benedetta, tanto per l’olandese (non convocato dalla nazionale) quanto per la Juve. Un giorno in più La settimana dei bianconeri che in questi giorni stanno lavorando alla Continassa terminerà oggi. Mentre quella di Koopmeiners – e degli ultimi arrivati – proseguirà fino a domani. Un giorno in più per i test atletici e per verificare i progressi effettuati nei primi giorni. Un tagliando per calibrare i passi successivi e l’avvicinamento al top della condizione e del minutaggio. Koop, mix di quantità e qualità, ha bisogno che il suo motore vada a pieni giri per essere decisivo sulla trequarti a suon di imbucate, assist, inserimenti e conclusioni dalla distanza. Il d.t. Cristiano Giuntoli, estimatore dell’ex Az Alkmaar fin dai tempi del Napoli, ha messo nel mirino Koop lo scorso dicembre. E se poi lo ha aspettato fino a fine agosto, è perché lo considera l’uomo giusto al posto giusto per alzare il livello della Signora. Dentro il gioco Dove finisce la corsa contro il tempo per migliorare la condizione di Koopmeiners, inizia quella per velocizzarne l’inserimento nel gioco. L’olandese si è visto tutte le amichevoli e le prime giornate dei bianconeri, già immaginandosi in campo, e in questi giorni si sta dimostrando uno studente modello, di quelli che apprendono in fretta. Umile e intuitivo: qualità apprezzate tanto dalla dirigenza e da Thiago Motta, quanto dai compagni. Koopmeiners, grazie alla sua duttilità, si candida per giocare in varie posizioni. Un 8 totale, proprio come il numero di maglia scelto. Un po’ trequartista e un po’ mediano d’assalto. E sono in molti a pensare che Teun entrerà presto a far parte anche del gruppo dei senatori eletto da Thiago: da capitan Gatti al vice Locatelli, da Cambiaso e Bremer fino a Vlahovic. Assaggi di Torino Sempre più dentro alla Juve, Koopmeiners, ma già colpito dal centro di Torino. Merito dell’inseparabile compagna, Rosa, con lui fin dal primo giorno dell’avventura sotto la Mole. Così Koop, in attesa di scegliere la nuova abitazione, si divide tra la Continassa, il J Hotel e un hotel a ridosso di Piazza San Carlo, dove soggiorna la fidanzata.
  13. È stato raggiunto un accordo con il calciatore professionista Victor James Osimhen e la sua società SSCN Napoli SPA in merito alla cessione temporanea a titolo gratuito del calciatore. Al calciatore verrà corrisposto un ingaggio stagionale netto pari a 6.000.000 di euro per la stagione 2024-2025.
  14. Sono sicuro che ci siano dei giornalisti anti juventini che si divertono come matti a fare titoli e articoli per prenderci per i fondelli. Con un titolo così immagino le risate che si saranno fatti.
  15. No, vabbè https://x.com/Adnkronos/status/1831344870146863436?t=-3zL-zP4tAYrSG9QyCT7Hw&s=19
  16. Il monte ingaggi continua a calare https://x.com/ValePieraccini/status/1831227578146775128?t=rG42s4kfkTix6IzW9MLl5w&s=19
  17. Analisi della partita con video https://x.com/alecro99/status/1830346405191254313?t=nCt4fgW3tD8-9DIJ3mPyqQ&s=19
  18. https://x.com/FrankPiantanida/status/1830336558584521015?t=8i8E-bkBpxboNMJRH_FM1g&s=19
  19. La difesa della Roma https://x.com/alecro99/status/1830205393609404518?t=Z44wuMT4M7bsvQh2143iwg&s=19
  20. https://x.com/fmeetsdata/status/1829984544524550355?t=b89YXK9X8jFMhkwYwNMS7g&s=19
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