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vanpeebles

Tifoso Juventus
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Tutti i contenuti di vanpeebles

  1. https://onefootball.com/it/notizie/napoli-il-club-non-avrebbe-creato-la-bolla-dopo-la-positivita-al-tampone-di-zielinski-31363172 ma cercando un po'...
  2. meglio tardi che mai. E ora sotto con il processo vero, quello penale
  3. Non è nemmeno il silenzio. E' che qualunque argomentazione più lunga di 30 secondi non è permessa, qualunque scritto più lungo di un tweet non è pubblicabile e se lo pubblichi nessuno lo legge. C'è un rifiuto diffuso e compatto della complessità, nessuno vuole perdere tempo con le riflessioni, le sfumature. Se esponi un problema senza appiccicargli una soluzione-slogan diventi immediatamente un cacadubbi. Gli intellettuali ci sarebbero ancora, ma nessuno li vuole in tv, nè sui giornali. Lo vedi anche in questa piccola storia ignobile: passa un "giornalista" che spara esame truccato giuve rubba e tutti dietro. Poi bastano dieci fessi su un forum a smontare tutto. Bastava controllare, leggere, riportare le frasi per intero. Ma approfondire, chiarire ecc. non interessa a chi fa "informazione".
  4. Ancora una volta c'è di mezzo un personaggio interessante: https://www.umbria24.it/cronaca/guerra-sulla-procura-di-perugia-ricorso-al-tar-contro-la-nomina-di-cantone-macroscopici-errori Guerra sulla procura di Perugia: ricorso al Tar contro la nomina di Cantone Per Masini «errori macroscopici» e «ingiustizia manifesta», ma il Csm non arretra: «Tutto infondato, delibera immune da vizi» https://www.lacnews24.it/cronaca/procura-perugia-reggino-paci-contro-nomina-cantone_123712/ Procura di Perugia, il “reggino” Paci ricorre contro la nomina di Cantone «Le ragioni addotte dalla Commissione» per preferire Cantone «si fondano sul servizio prestato dal vincitore quale presidente di un organo di nomina politica, l'Autorità nazionale Anticorruzione».
  5. Vedo McKennie ovunque. Quanti ne abbiamo presi?
  6. Se posso aggiungere, pescando dai ricordi, direi che: 1) Trapattoni era un azzardo assoluto come allenatore 2) Boninsegna preso al posto di Anastasi era visto come un bollito ormai inutile 3) Benetti preso al posto di Capello fece gridare allo scandalo: una squadra senza regista e con un centrocampo di muscolari (Benetti, Furino e l'ignoto Tardelli)! 4) L'aneddoto della foto della sconfitta sulla scrivania di Boniperti è sia nel libro di Zoff che in quello di Gentile, sicché penso che sia proprio vero. 5) A tutto ciò va aggiunto che il Torino ci aveva appena battuti e quell'anno sembrava ancora più forte, mentre noi andavamo verso (come si direbbe oggi) il ridimensionamento.
  7. Sì, sono in crisi da astinenza. Mi andrebbe bene anche il torneo dei bar. Se ricomincerà il campionato (non ci credo ancora) lo guarderò per il piacere di vedere qualche partita. Non sarà come prima, ma meglio di niente... Spero di non assistere alle solite polemiche. Ma vedo Lotito già in rampa di lancio, con tutti i media al seguito.
  8. L'arbitro ha già fatto capire quale risultato vorrebbe. Nel secondo tempo provvederà.
  9. Comunque questa stagione, con il Milan, la Fiorentina, il Napoli in queste condizioni, alla fine potrebbe darci qualche discreta soddisfazione. Senza contare Genoa e Samp in rampa di lancio per la B...
  10. L'entusiasmo dell'arbitro quando ha fischiato il rigore contro di noi spiega la partita e probabilmente tutto il campionato.
  11. Secondo me il problema maggiore non è nemmeno rigore sì/rigore no, e infatti anche qui ne stiamo discutendo da due giorni. Il problema è la gestione "oculata" della gara: per tutto il primo tempo quelli hanno menato impunemente e alla fine l'unica ammonizione... l'ha presa Alex Sandro (per carità, giusta a termini di regolamento, ma dopo tutti quei falli non sanzionati, a volte nemmeno fischiati, puzza un po'). Il fallo sistematico sulle nostre ripartenze e ogni volta che saltavamo l'uomo non è mai stato punito, quindi è stato incoraggiato. Questo ha consentito ai cartonati di arginare i nostri nei momenti di difficoltà senza pagare dazio. Comoda la vita così... A fine partita poi, a giochi fatti, arriva la prima ammonizione per loro, tanto per sistemare il referto e poter dire "ma io ho sanzionato il gioco duro, di chiunque!" Infine, la conferma: tutto il giornalame entusiasta della perfetta direzione arbitrale. In effetti è stato perfetto: ha tenuto la partita in equilibrio senza farlo notare troppo. Con un arbitro quelli erano in 10 già nel primo tempo.
  12. Ieri sera mi sono divertito, e da un po' non mi succedeva. Però. Però, dopo la partita, mi è toccato pensare che per una bella stagione, soprattutto in Europa, ci vorrebbe che un po' troppe cose andassero a posto: 1) che Danilo facesse un po' meno cappellate del solito 2) che Alex Sandro non si rompesse, perché non abbiamo un cambio 3) che De Ligt crescesse 4) che Rabiot e Ramsey si inserissero al meglio 5) che Douglas Costa facesse almeno 20 partite a buon livello (cosa mai successa negli anni scorsi) 6) che Higuain, a questa età e in queste condizioni, facesse la stagione della vita. Tutto questo, sperando che Cristiano non prenda nemmeno un raffreddore. Non so, a questo punto il gioco mi sembra il minore dei nostri problemi. Scusate la botta di pessimismo cosmico.
  13. In due partite e mezzo, due gol regolari annullati col VAR, un'espulsione, due ammonizioni inventate e un rigore osceno. Ci trattano peggio del Frosinone.
  14. Anche peggio, Letta ha fatto il 3,1% e gli hanno abbuonato un po' di debito per le banche.
  15. Che buffo, è la stessa cosa che ci è capitata con Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, per restare agli ultimi della lista. E anche loro ne hanno presi di muri, e anche lì ne hanno sfasciate di teste. Basta guardarsi in giro. Eppure il panico vi prende solo ora, prima andava tutto bene. Quella cosa in cui a volte vinci e a volte perdi, e si decide a maggioranza anche per quelli che hanno perso, si chiama democrazia. Non c'entra niente con l'aver ragione. Come disse una volta De Gaulle "Lei è in minoranza, dunque ha torto". L'alternativa è il colpo di stato.
  16. Beh, avremmo dimezzato il rapporto debito/PIL
  17. Non conosco questo Lops né sono competente in materia, ma è un'intervista al presunto inventore della soglia, pubblicata dal Sole 24 ore. Quindi non è più attendibile nemmeno quel giornale.
  18. Qui c'è l'ultimo DEF Gentiloni. Si noti che prevedeva lo 0,8%, ottenuto essenzialmente aumentando il prelievo fiscale (v. andamento imposte dirette e indirette) e mantenendo fermi gli investimenti a fronte della crescita della spesa corrente.
  19. Beh, qui forse dà ragione un po' a tutti e due fonte: https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-01-29/parla-inventore-formula-3percento-deficitpil-parametro-deciso-meno-un-ora-102114.shtml?uuid=ABJHQ0s Parla l'inventore della formula del 3% sul deficit/Pil: «Parametro deciso in meno di un'ora, senza basi teoriche» di Vito Lops29 gennaio 2014Commenti (30) «La decisione di abolire l'Imu sulla prima casa va nella direzione opposta alle raccomandazioni» diceva lo scorso settembre il commissario europeo Olli Rehn intervenuto alla Camera aggiugendo che «se i piani di bilancio dell'Italia non risulteranno in linea con gli impegni presi con l'Ue, la Commissione ha il dovere di chiedere correzioni». Messaggio chiarissimo con altrettanto netto riferimento ai rischi di sforamento del paletto del 3% sul deficit/Pil, proprio quando l'Italia era appena uscita dalla procedura d'infrazione. Un mese dopo, dato che le stime indicavano uno sforamento di uno o due decimi (3,1-3,2%) l'Italia è stata "costretta" ad aumentare l'Iva dal 21 al 22%, nonostante uno scenario di consumi calanti e nonostante questi rappresentino a tutt'oggi la prima voce del Prodotto interno lordo. Ancora una volta è caduta la scure del parametro deficit/Pil che non può superare il 3%. Ma da dove nasce questo paletto che oggi condiziona più di ogni altro l'attività di governo (certo molto di più di quello sul debito/Pil al 60% a giudicare dal recente upgrade di Moody's sull'Irlanda pur in presenza di un debito/Pil balzato nell'ultimo anno al 121%)?. Il quotidiano tedesco «Frankfurter Allgemeine Zeitung» e prima ancora il francese «Aujourd'hui en France -Le Parisien» hanno svelato l'arcano, poi ripreso anche da molti blog. La soglia del 3% sul deficit/Pil è stata elaborata negli anni '80 da un sconosciuto funzionario del governo di François Mitterand: Guy Abeille, ai tempi non ancora trentenne. La storia è andata così. Dopo la vittoria alle elezioni del 1981 in Francia i socialisti guidati da Mitterand per mantenere le costose promesse elettorali avevano portato il deficit da 50 a 95 miliardi di franchi. Per "darsi una regolata" Mitterrand incaricò Pierre Bilger, a quel tempo vice direttore del dipartimento del Bilancio al ministero delle Finanze di implementare una regola per evitare spese pubbliche all'impazzata. Bilger contattò due giovani esperti che avevano una formazione economica e matematica all'Ensae: Roland de Villepin, un cugino del futuro primo ministro Dominique de Villepin e Guy Abeille. Sarà quest'ultimo ad elaborare il paletto del 3% sul Pil, nato però, per sua stessa ammissione, senza alcuna base scientifica: «Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6 % del Pil. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un'analisi teorica». Aujourd'hui en France Le Parisien rivela un altro virgolettato di Abeille: «Abbiamo stabilito la cifra del 3 per cento in meno di un'ora. È nata su un tavolo, senza alcuna riflessione teorica. Mitterrand aveva bisogno di una regola facile da opporre ai ministri che si presentavano nel suo ufficio a chiedere denaro […]. Avevamo bisogno di qualcosa di semplice. Tre per cento? È un buon numero, un numero storico che fa pensare alla trinità». Sperimentato in Francia questo paletto resse nel corso degli anni '80, ad eccezione del 1986, anno in cui il governo spese a deficit di più. A dicembre 1991 quella regola entrò fu promossa da "francese" ad "europea" ed entrò a pieno titolo nei parametri di Maastricht. Secondo quanto documenta la Faz l'allora Ministro delle Finanze tedesco Theo Waigel ha svelato come Trichet convinse la Germania a dare l'ok al paletto del 3%: «Il livello di indebitamento europeo all'inizio degli anni '90 era pari a circa il 60% del Pil. La crescita nominale era circa il 5%, e l'inflazione al 2%. In questa situazione i debiti potevano crescere al massimo di un 3 % all'anno, per non superare la soglia del 60%». Ma perché proprio il 3%, e non il 2,5 % o il 3,5 % o il 4%? «Economicamente è difficile da giustificare», disse una volta l'ex presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer, mentre osservava da vicino la nascita del criterio. L'ex governatore della Bce, Jean-Claude Trichet ha però aggiunto a posteriori che il 3% è un parametro troppo favorevole perché basato l'assunto di una crescita al 5%. «Purtroppo era troppo ottimista, come sappiamo oggi.Avremmo dovuto fissare dei limiti all'indebitamento più bassi, perché la crescita è stata inferiore». Il "padre della regola" che è diventato l'incubo di mezza Europa oggi ha 62 anni, e assiste agli sviluppi con un certo divertimento: «Non l'avremmo mai immaginato». Tuttavia è rimasto un sostenitore della disciplina di bilancio. Le Parisien sottolinea che «l'ironia della storia è che i tecnocrati di Bruxelles si sono ispirati a questo famoso 3 per cento anche per creare un'altra regola iscritta nel nuovo trattato di bilancio europeo e altrettanto falsamente cartesiana, quella che obbliga a limitare il deficit strutturale degli Stati allo 0,5 per cento. Perché non l'1 o il 2 per cento? Nessuno lo sa». La pensa così, oggi, lo stesso Abeille che considera alquanto utopici i calcoli sul deficit strutturale, al momento di gran moda, che ignorano l'impatto congiunturale. Insomma, che Rehn lo sappia o meno, appare chiaro che la scienza fu messa in secondo piano nei palazzi di Maastricht al momento di decidere la nuova architrave europea che detta ancora oggi la linea.
  20. ci stiamo preparando festanti e gioiosi ad uno scenario più cruento, sto giro e siete anche in buona compagnia... auguri
  21. fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/non-ne-posso-piu-la-maglietta-rossa-e-limpotenza-della-sinistra/ Non ne posso più. La maglietta rossa e l'impotenza della sinistra di Angelo d’Orsi Indosserò domani 7 luglio la maglietta rossa d’ordinanza, contro razzismo, sciovinismo e salvinismo, ma mi si lasci dire che non ne posso più. Non ne posso più della nostra impotenza. Mi sono stufato, per esprimere la nostra opposizione (politica, sociale, culturale, etica) a magliette, scarpe, bandiere; mi sono stufato di assistere – inizialmente perplesso, poi attonito, infine sgomento –, alla trasformazione della lotta politica in mera simbologia, che sembra rinviare più alla moda che alla critica, frutto di passività e inerzia, più che segno di volontà di riscossa. Mi sono stufato di imbattermi nella parola “populismo”, chiave di volta universale che ormai non apre più nessuna porta, concetto che non spiega nulla, così come viene declinato. Renzi era (è) meno populista di Salvini e Di Maio? Per non parlare di Berlusconi… Mi sono stufato di sentirmi dire che i leghisti sono fascisti, ma senza mai che nessuno mi spieghi perché non soltanto il vituperato sottoproletariato e l’odiosa “vecchia piccola borghesia”, ma la stessa classe operaia li votino. Mi sono stufato della ripetizione del grido “Razzisti!” rivolto agli stessi, ma poi nessuno mi fa capire perché al Sud ricoperto di ingiurie e minacce dagli stessi leghisti nel corso degli anni, proprio gli uomini e le donne di quel partito, vengano votati. Mi sono stufato persino di vedere insultato Salvini (che fa schifo al punto che dovremmo smettere di dedicargli battute e disegni, che servono a noi da sfogatoio, mentre lui si compiace della popolarità che i social, oltre ai media, gli hanno costruito), quasi che la sua politica in fatto di migrazioni sia molto diversa da quella di Minniti, lessico, volgarità e sgangheratezze a parte. Mi sono stufato di coloro che rispondono all’accusa stolta e meschina di “buonismo” (parola che nulla spiega e nulla dice) rivendicandola con orgoglio, invece di urlare che si tratta di una assoluta cretinata, degna della signora Santanché, e miserabili sodali. Mi sono stufato di vedere rivendicare come repertorio politico la serie di parole consunte quali accoglienza, solidarietà, umanità eccetera: nella nostra bocca non suonano meno scontate e stonate che sulla bocca degli avversari; e soprattutto non ci fanno fare un passo avanti nella costruzione dell’alternativa radicale alla linea che ci ha condotto all’attuale Caporetto. Mi sono stufato di leggere che l’1,1% della lista “Potere al Popolo” il 4 marzo 2018 è stato un successo. Non ne posso più di coloro che a sinistra spiegano la sconfitta con la cattiveria altrui, non ne posso più della rinuncia programmatica all’autocritica, non ne posso più di sentir dire che è colpa degli altri quando perdiamo. Non ne posso più del silenzio sulla sconfitta epocale che la sinistra ha vissuto e sta vivendo da troppi anni. Mi sono stufato della mancanza di analisi sulle cause interne di quella sconfitta, sui nostri deficit e sui nostri errori. Mi sono stufato della faciloneria con cui vengono liquidati i vincitori di oggi (leghisti e cinquestelle), rinunciando persino a guardare da vicino i due movimenti, per la paura di sporcarsi le mani, rifiutandosi di distinguere, ma accontentandosi di condannare, in modo semplicistico, e alla fin fine, cretino. Mi sono stufato di leggere (e, ahimè, temo anche scrivere) testi nei quali si percepisce rabbia, sdegno, ribrezzo, persino, invece che analisi concrete e proposte realistiche; mi sono stufato delle ripetizioni pappagallesche e autoconsolatorie che nulla ci dicono del successo M5S e Lega, e della sconfitta di PaP, e di come uscire dal pelago in cui siamo finiti, e con noi l’Italia. Mi sono stufato anche di vignette e barzellette. Sono il segno di una impotenza da cui non solo non sappiamo ma chissà, neppure vogliamo uscire. Sono il nostro “ius murmurandi”. In fondo questa impotenza è comoda e protettiva, e ci ritroviamo, sempre meno, ma persuasi che siamo i migliori, i più belli, i più intelligenti mentre gli altri, i nostri avversari, sono brutti sporchi e cattivi. E se vincono è colpa del popolo che nulla capisce, alla fin fine. Ma a quello stesso popolo noi ci appelliamo, e crediamo persino di conoscerlo meglio di coloro che fanno il pieno nelle piazze e nelle urne. Indosserò la mia maglietta rossa d’ordinanza domani. Ma non ne posso più della nostra impotenza. Essa non è soltanto frutto del destino, ma innanzi tutto dei nostri errori. (6 luglio 2018)
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