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vanpeebles

Tifoso Juventus
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  1. Che tra l'altro, a parte il concetto di base, non tornano proprio i dati: ASPI fattura meno di 6 mld, come fa a pagarne 9 di tasse? L'utile dell'anno scorso è stato di 1 mld, la concessione gli costa meno di 400mln...
  2. Mi sembra però che le cose non siano chiarissime nemmeno a chi ha scritto quell'articolo. Queste le conclusioni: Non risultano “penali” in senso stretto per l’Italia nel caso in cui decida di uscire dal progetto TAV. Roma dovrebbe però restituire un finanziamento europeo di oltre 800 milioni di euro, che non potrebbe usare per altri scopi. In questo caso però non spenderebbe nemmeno i fondi italiani necessari, insieme a quelli europei, per il completamento dell’opera. Il problema maggiore dunque è quello dei possibili risarcimenti che Francia e Unione europea potrebbero chiedere all’Italia se questa uscisse unilateralmente dalla TAV: un miliardo abbondante di euro, che questi due attori hanno già speso per le opere preliminari (senza contare i 350 milioni spesi dall’Italia, “inutilmente” a quel punto). Qui invece il ragionamento fatto (da un consulente dei No-TAV) è più complicato Fonte: https://altreconomia.it/tav/ Come sono ripartite le spese? AP Dunque, quelle previste ammontano a 8,6 miliardi per il Tunnel di Base, più le tratte nazionali che possiamo stimare a 4,4 per l’Italia, più 2 miliardi, causati da una variazione al progetto che ha fatto ricadere sulla tratta nazionale italiana un pezzo di quella frontaliera. La Corte dei Conti francese ha stimato, nel 2012, un costo totale dell’opera pari a 26,1 miliardi di euro, quindi con una spesa per la Francia di 11 miliardi.Ma è importante dire che dei 57,5 chilometri solo 12,5 sono in Italia e il resto ricade sul territorio francese, ma le spese sono ripartite al 58% all’Italia e 42% alla Francia. Perché nei primi accordi nel 2004 la Francia si lasciò convincere solo a fronte della promessa italiana di sostenere la quota maggiore delle spese. L’Europa come partecipa? AP La partecipazione definitiva alle spese da parte dell’Europa non è ancora stata deliberata. Sarà oggetto di discussione dopo il 2020 e potrà arrivare al massimo a coprire il 40% sul costo del solo Tunnel di Base, meno del 13% sull’intera Torino-Lione. Inoltre, la società italofrancese titolare dei lavori, Telt, deve essere in grado di rispettare gli impegni presi. Nel periodo 2007-2013 la Commissione europea ha revocato oltre 270 milioni di euro di contributi alla Torino-Lione a causa del notevole ritardo dovuto a difficoltà amministrative e tecniche. In ogni caso, anche nell'ipotesi peggiore, va calcolato un risparmio di circa 15 miliardi.
  3. Peggio... fonte: http://www.itasportpress.it/calcio/saviano-nel-calcio-ce-monnezza-scudetto-nessun-dubbio-vincera-il-napoli/ CALCIO 17 ottobre 2017 - 13:30 Saviano: “Nel calcio c’è monnezza. Scudetto? Nessun dubbio, vincerà il Napoli” “Il Napoli per me è una religione” di Redazione ITASportPress “Nel calcio c’è monnezza”. Comincia così l’intervista che Roberto Saviano ha rilasciato ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. Il 38enne di Napoli, noto per aver scritto il romanzo Gomorra, ha anche detto la sua sul Napoli, squadra per cui fa il tifo: “Il Napoli calcio per me è una religione. Scudetto? Nessun dubbio, quest’anno lo vinciamo. Se non lo vinciamo mi sono rovinato con questa dichiarazione, ma lo ribadisco: lo scudetto sarà nostro”.
  4. Hai ragione, eccolo http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/07/04/ronaldo-juventus/
  5. Ormai ci ragiona sopra anche il sole24ore http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/07/04/ronaldo-juventus/ Ronaldo alla Juventus è un’operazione che sta in piedi? Facciamo due conti scritto da Leonardo Dorini il 04 Luglio 2018 VENDERE E COMPRARE In un post di qualche tempo fa ci chiedevamo se fosse vero che la finanza generi mostri; cercavamo di fare un po’ il punto sull’ammodernamento in corso dell’industria calcistica e di comprendere se un settore così refrattario a essere ricondotto a principi basilari dell’economia aziendale (la programmazione, l’efficienza, la misurabilità dei fenomeni aziendali) potesse invece essere riabilitato agli occhi di possibili investitori. Le conclusioni erano incoraggianti, grazie a varie dinamiche, per la verità un po’ contradditorie, che da alcuni anni si stanno facendo strada: sì, anche il calcio può essere un settore in cui investire, concludevamo. Ebbene, ecco che la cronaca si è incaricata di fornirci un caso di scuola su cui esercitarci; in un sonnacchioso pomeriggio di fine giugno il sito Juventibus lancia un’indiscrezione: a margine dell’affare Cancelo, la Juve sta trattando per l’approdo a Torino di Cristiano Ronaldo, la stella che da diversi anni si contende con Messi il podio più alto nell’olimpo calcistico, a suon di gol, trofei e palloni d’oro. Da quel momento è stato un crescendo di indiscrezioni ed ormai ne parlano tutti i giornali, italiani e stranieri: Ronaldo potrebbe approdare alla Juventus. Non sappiamo come andrà a finire e non sappiamo quanto di vero ci sia in tutte queste notizie; il “calcio mercato” è sicuramente uno degli elementi più peculiari di questo strano mondo dell’industria calcistica: è con il calcio mercato che le squadre creano la propria “forza produttiva”, i giocatori sono i “macchinari” per fare i propri fatturati; e la gestione del parco giocatori, nelle sue componenti di costo e di ricavo, è senza dubbio una delle aree da possono derivare importanti componenti di reddito (si pensi alla famosa cessione di Paul Pogba, che portò alla Juve una lauta plusvalenza nello scorso bilancio). Ma veniamo a questa possibile operazione, una vera e propria “esercitazione sul campo” per chi voglia vedere all’opera i meccanismi di funzionamento della finanza applicata al calcio. Si parla di un’”operazione da 500 milioni”, ma è importante spacchettare il tutto e guardare ad essa con un maggiore grado di analisi: Il giocatore dovrebbe percepire uno stipendio fra i 30 ed i 40 milioni annui netti; poniamo 35, il che porta il costo annuo per il Club in un intorno di 70; a questo costo annuo andrà aggiunto il costo del cartellino del portoghese: pare che la clausola rescissoria da un miliardo possa essere derogata e le voci parlano di un valore di 100 milioni; se si arrivasse a 150, inclusi i costi accessori (gli agenti, nel calcio, si fanno pagare di più che nel mondo immobiliare…), con un contratto quadriennale, ecco che l’impatto degli ammortamenti dovrebbe ammontare a 37,5 milioni annui; il che collocherebbe, sotto queste ipotesi, in un intorno di 100 milioni il costo annuo a conto economico dell’operazione Ronaldo. Ma un Club che si mette a conto economico 100 milioni per più anni come pensa di poter recuperare ricavi per almeno 101 ogni anno e quindi di avere un qualche profitto dall’operazione? Qui il discorso diventa complicato, ma anche interessante; nel pezzo che abbiamo citato, abbiamo enfatizzato molto due aspetti della gestione tipica del Club calcistico: il primo è che il valore di un Club è quello del suo marchio, cioè della capacità di attirare ricavi; la Juventus è sicuramente fra i primi 10, forse 5, marchi al mondo; proprio in questi giorni, purtroppo, si assiste alla caduta di un altro importante brand, quello del Milan, proprio per la incapacità di generare flussi certi e costanti di ricavi. Il secondo aspetto che abbiamo messo in evidenza è quello dell’allargarsi – anche in Italia – del novero dei possibili ricavi derivanti dallo sfruttamento dei propri assets: non più solo diritti televisivi, ma anche Stadio, merchandising, licensing, sponsorizzazioni. Allora proviamo a fare i conti in tasca di questa operazione: la Juve fattura poco meno di 100 milioni fra sponsorizzazioni e merchandising; il Real Madrid (dato tifosobilanciato.it) fattura oltre 2.5 volte questo importo; in merito, sempre il sito Juventibus, forse gettando il cuore del tifo oltre l’ostacolo, ha parlato di un ordine di maglie presso Adidas di 10 volte superiore alle normali forniture; dopo il trasferimento di Pogba al Manchester United, due anni fa, fece clamore il numero di magliette rosse con il numero 6 che fu venduto in pochi giorni. Sono effettivamente numeri da capogiro. Sponsorizzazioni: il “reach” che un volto così potrà aggiungere al marchio Juve è sicuramente rilevante, dato il numero di “follower” (stimato in 100 milioni di persone se si vuole limitarsi al mondo social) del personaggio CR7. Questo naturalmente può essere esteso a tutti gli ambiti, anche di Gruppo, e incrementare la forza del marchio Juve (ricordiamo che il restyling del marchio, un anno fa, aveva proprio questo significato: incrementarne lo sfruttamento commerciale). Noi ad esempio non sappiamo quante Jeep in più si venderanno se Cristiano Ronaldo sarà testimonial; ma forse gli uomini marketing FCA lo sanno con un buon grado di approssimazione! La Serie A vale di più, se ci viene a giocare Cristiano Ronaldo? Ma se poi egli va alla Juve non si riduce ulteriormente l’appeal di questo campionato? Sono probabilmente vere entrambe le previsioni, ma di certo la presenza di una stella di questa grandezza attirerà più interesse per il nostro campionato, da cui potrà derivare un più elevato ritorno per i Club, inclusa ovviamente la Juventus; I risultati. Naturalmente i trofei, in primis la tanto agognata Champions League, sono ricavi veri, sonanti, immediati. Già la Juventus, arrivando due volte in finale negli ultimi 4 anni, ha incrementato parecchio questa voce, e la cosa idealmente dovrebbe continuare, se arriva un giocatore come Ronaldo. Stadio: pochi giorni fa ha fatto scalpore l’incremento del prezzo degli abbonamenti allo Juventus Stadium (che comunque rimane un 20% sotto quello dei principali top team europei); ovviamente un’operazione come quella in esame cambierebbe parecchio le valutazioni su questa mossa della Società bianconera. Il management della Juventus non è certo sprovveduto e ha dato dimostrazione di programmare in maniera accorta i propri passi; se l’affare Ronaldo-Juve, come si dice, è solo un modo per spuntare condizioni migliori al PSG o al Real Madrid, l’operazione non si farà; noi però avremo colto l’occasione per un’altra riflessione sul pazzo mondo della finanza applicata al calcio.
  6. Su Marca adesso Real Madrid Cristiano lleva dos semanas buscando nueva casa en Turín Real MadridHoy por hoy, Ronaldo tiene la cabeza fuera de Madrid Jesús Sánchez Madrid Compartir en Facebook Compartir en Twitter Enviar por email 04/07/2018 10:53 CEST Cristiano Ronaldo, si finalmente se va del Real Madrid, sabe que dejará atrás una ciudad donde tanto él como su familia se encuentran encantados. El futbolista portugués ha sido muy feliz viviendo en la capital, disfrutando de las enormes posibilidades que le ofrecía Madrid, a una hora y media en avión de su casa en Portugal, donde conoció a la que es su actual pareja y donde sus más allegados se encuentran encantados tanto por la comida como por el clima. Pero Cristiano ya piensa en italiano. Y busca casa en Turín. De Madrid a Turín El futbolista luso lleva las dos últimas semanas viendo opciones para establecer su residencia en Turín. Busca casa. No se trata de una ciudad tan cálida como Madrid. Los inviernos son duros en las faldas de Los Alpes. El clima no será tan benevolente como en España. Cristiano lo sabe. También considera que le será complicado encontrar una residencia como la que tiene en una lujosa urbanización de las afueras de la capital. Cristiano sí tiene buen recuerdo de las visitas a Turín con el Madrid, especialmente de los aficionados de la Juventus. El tono amistoso que siempre le mostraron y la intensidad con la que viven el fútbol, en cualquier partido, sí le resultan realmente atractivos al portugués, que ya ha jugado en la Premier y en LaLiga. Ahora desea conocer el Calcio por dentro.
  7. Non ho le competenze per valutare i risultati dello studio, ma qualcosa sul piano metodologico posso aggiungere. Prima di tutto, hanno lasciato fuori la Grecia, che è un po' come un mondiale senza l'Italia Poi, hanno prodotto uno studio cumulativo, in cui non si mostrano i risultati stato per stato, ma solo complessivi. E qui è difficile valutare: a occhio, immagino che mettere insieme Germania e Belgio faccia pendere il risultato dalla parte della Germania e annulli i dati del Belgio. Non si dà alcun peso alla distinzione regolari/irregolari, anzi sembra che gli irregolari non siano oggetto di valutazione. Ma anche questo pesa sui risultati: se prendo la Germania, con una migrazione quasi solo regolare, e la confronto con l'Italia, in cui da dieci anni tutti i migranti economici sono irregolari (i flussi ammessi sono azzerati), avrò che apparentemente l'Italia ha molti meno migranti. Su quelli calcolerò gli effetti su PIL, pensioni ecc., ma saranno dati solo teorici. Soprattutto, mi pare che lo studio parta da un postulato falso: loro prendono uno "shock" migratorio e pretendono di valutare cosa succede dopo. Ma qui non c'è nessun dopo. C'è un fenomeno costante con picchi in uno stato o nell'altro. Infatti se si guarda il grafico dei migranti in Italia si chiude con il 2015 in calo. Peccato che nei due anni successivi (fuori dall'intervallo dello studio e dopo il presunto shock) si sia battuto ogni record.
  8. La Castelli, che sa come sono composti gli organi direttivi dell'Istat, si è preoccupata di avvertire che il vento è cambiato. Visto che invece qui molti credono ancora a Babbo Natale, riporto di seguito la normativa sulla composizione degli organi dell'ISTAT. Decreto legislativo 6 settembre 1989, n.322 - Norme sul Sistema statistico nazionale e sulla riorganizzazione dell'Istituto nazionale di statistica, ai sensi dell'art.24 della legge 23 agosto 1988, n. 400 Art.14 Istituto nazionale di statistica 1. L'Istituto centrale di statistica, istituito con legge 9 luglio 1926, n.1162, assume la denominazione di Istituto nazionale di statistica (ISTAT)59. 2. L'Istituto nazionale di statistica è persona giuridica di diritto pubblico ed ha ordinamento autonomo secondo le disposizioni del presente decreto. 3. Sono organi dell'Istituto: a) il presidente; b) il Comitato per l'indirizzo e il coordinamento dell'informazione statistica; c) il Consiglio;d) il Collegio dei revisori dei conti. 4. L'ISTAT è sottoposto alla vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri. Art.16 Presidente 1. Il presidente dell'Istituto nazionale di statistica, scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, è nominato, ai sensi dell'art.3 della legge 23 agosto 1988, n.400, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. La designazione effettuata dal Governo è sottoposta al previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, che possono procedere all'audizione della persona designata. La nomina è subordinata al parere favorevole espresso dalle predette Commissioni a maggioranza dei due terzi dei componenti. Egli ha la legale rappresentanza. DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 7 settembre 2010 , n. 166 . Regolamento recante il riordino dell’Istituto nazionale di statistica. Art. 4. Consiglio 1. Il consiglio dell’ISTAT programma, indirizza e controlla l’attività dell’Istituto. 2. Il consiglio è composto: a) dal presidente dell’Istituto, che lo presiede; b) da due membri designati, tra i propri componenti, dal comitato di cui all’articolo 3; c) da due membri nominati dal Presidente del Consiglio dei Ministri scelti tra professori ordinari oppure direttori di istituti di statistica o di ricerca statistica. 3. Il direttore generale dell’Istituto partecipa alle riunioni del consiglio e ne è il segretario. 4. I membri del consiglio, di cui alle lettere b) e c) del comma 2, sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e durano in carica quattro anni. In caso di cessazione anticipata dalla carica di taluno di essi, il mandato del membro nominato successivamente si esaurisce comunque al compimento del mandato quadriennale dei membri rimasti in carica. Sul controllo governativo dei dati statistici bisognerebbe poi chiedere a Prodi, che ci ha provato in maniera più seria. http://www.iltempo.it/politica/2006/11/20/news/la-newsletter-della-cdl-accusa-prodi-commissaria-l-istituto-602140/ Com'è che queste cose vi preoccupano solo adesso che non siete più al governo? O davvero pensate che questo "chiarimento" fra presidente ISTAT e governo sia avvenuto ora per la prima volta? O magari pensate che la scelta ISTAT di conteggiare tra gli occupati quelli che lavorano 2 ore alla settimana sia una scelta "tecnica" e "neutrale"?
  9. http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-06-10/convenzione-onu-e-accordi-europei-regole-mare-dietro-no-viminale-185223.shtml?uuid=AEDbjr3E CONVENZIONE ONU E ACCORDI UE Migranti, perché Salvini può chiudere i porti (anche se la scelta fa discutere) 10 giugno 2018 Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha negato l’autorizzazione alla nave Aquarius, con 629 migranti a bordo, di approdare in un porto italiano e ha chiesto alle autorità di Malta di accogliere l’imbarcazione in quanto quello della Valletta è «porto più sicuro». In base a quale regole il Viminale, in accordo con il ministero delle Infrastrutture, ha potuto prendere questa decisione? La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (approvata nel 1982 e ratificata dall’Italia nel 1994) stabilisce all’articolo 19 che il passaggio di una nave nelle acque territoriali di uno Stato è permesso «fintanto che non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero». Il comma 2 precisa: tra le attività che potrebbero portare a considerare il passaggio non inoffensivo c’è anche «il carico o lo scarico di materiali, valuta o persone in violazione delle leggi e dei regolamenti doganali, fiscali, sanitari o di immigrazione vigenti nello Stato costiero». Quindi se c’è il sospetto che la nave possa violare le leggi sull’immigrazione italiane, il diritto internazionale permette alle autorità italiane di impedire l’accesso della nave nelle acque territoriali. Inoltre, come ricostruisce un dossier dell’agenzia Agi, il Codice della navigazione stabilisce (all’articolo 83) che il ministero dei Trasporti possa vietare, «per motivi di ordine pubblico, il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale». Ci sono poi le regole europee sulla gestione di migranti in mare. A febbraio è scaduta la missione Triton, sostituita dall’operazione Themis: la novità principale è il venire meno della clausola che obbligava di fatto qualunque imbarcazione a portare i naufraghi soccorsi in Italia. Con Themis gli interventi di salvataggio potranno trasportare i migranti in un porto greco, libico, spagnolo o proprio a Malta, l’isola che finora ha sempre limitato al massimo gli sbarchi nei suoi porti: in questo modo verrebbe applicata la legge del mare stabilita dalla convenzione di Amburgo in base alla quale i naufraghi debbono essere portati nel porto più vicino al punto di soccorso. Con l’operazione Triton, spiegò il direttore esecutivo di Frontex, Fabrice Leggeri «era stato chiaramente scritto che tutti gli sbarchi» dei migranti soccorsi «sarebbero dovuti avvenire in Italia. Con Themis torniamo al fatto che sono i Centri di coordinamento di soccorso marittimo (Mrcc) che devono decidere dove farlo. Quindi non sarà più nel 100% dei casi in Italia». In base alla Convenzione di Amburgo tutti gli stati costieri del Mediterraneo sono tenuti a mantenere un servizio di Sar (programma di assistenza e salvataggio ) e le Sar dei vari stati devono coordinarsi tra di loro. Il Mar Mediterraneo è stato suddiviso tra i Paesi costieri nel corso della Conferenza Imo (International maritime organization) di Valencia del 1997. Secondo questa ripartizione, l’area di responsabilità italiana rappresenta circa un quinto dell’intero Mediterraneo; il governo maltese, responsabile di una zona vastissima, si è avvalso sinora della cooperazione dell’Italia per il pattugliamento della propria zona di responsabilità. Migranti, ambasciatore Francia: cooperazione con Roma solida Nella prassi il centro di coordinamento regionale Sar maltese non risponde alle imbarcazioni che la contattano né interviene quando interpellato dal Centro di coordinamento regionale Sar italiana. La mancata risposta dell’autorità maltese, tuttavia, non esime la singola imbarcazione che ha avvistato il natante in panne dall'intervenire: a seguito della mancata risposta (o risposta negativa) della Sar maltese, l’imbarcazione chiederà l’intervento della Sar italiana che coordinerà l'intervento. Quindi, in caso di soccorso di migranti in mare, da parte di Ong o navi mercantili, e dopo aver attivato l’intervento della nostra Guardia Costiera bisogna stabilire il “place of safety”, il cosiddetto luogo sicuro. Per l’Italia, il “place of safety” è determinato dall’Autorità Sar in coordinamento con il ministero dell’Interno.
  10. Tutto questo avrebbe un senso, dal suo punto di vista, se fosse sicuro di andare alle elezioni fra qualche mese. Se invece pensa di andare avanti in questo modo per qualche anno, alla fine perderà anche i suoi elettori storici.
  11. Canarie = Spagna -> Trattato di Dublino -> la Spagna deve farsi carico dei richiedenti asilo. Se arriva il barcone non può rimandarlo indietro ecc. E' esattamente la stessa cosa di Lampedusa. Anche lì è pieno di turisti
  12. La Spagna non è solo continentale, ci sono anche le Canarie, a meno di 100 Km dal Sahara occidentale e dal Marocco. Per chi viene dalla Nigeria, dal Senegal o dal Mali è più semplice passare da lì invece che attraversare il Sahara, finire nei campi libici e attraversare il Mediterraneo. Una domanda interessante potrebbe essere: perché alle Canarie non arrivano ogni giorno barconi con centinaia di persone?
  13. La Grecia è messa peggio di noi, ma per la Spagna proprio non c'è paragone. fonte: http://www.masquecifras.org/, per un rapporto completo ma non aggiornato v. anche https://www.cear.es/wp-content/uploads/2017/06/Informe-Anual-CEAR-2017.pdf i nostri numeri sono questi: 2016 2017 Variazione % Totale richiedenti 123.600 130.119 5% Il loro massimo è meno di un quarto della nostra media di richieste. In pratica riconoscono meno di 600 rifugiati all'anno. I nostri dati sono questi. fonte: http://www.libertaciviliimmigrazione.dlci.interno.gov.it/sites/default/files/allegati/dati_asilo_2017_.pdf Esiti 2016 % 2017 % Rifugiati 4.808 5% 6.827 8% sussidiaria 12.873 14% 6.880 8% umanitaria 18.979 21% 20.166 25% diniego * 54.254 60% 46.992 58% altri esiti** 188 0% 662 1% Totale esaminati* 91.102 100% 81.527 100%
  14. Se facciamo un discorso puramente teorico sì, però la situazione politica attuale lo rende in pratica impossibile. Penso che nemmeno un governo LEU-Potere al popolo riuscirebbe a far passare una legge che dice "cittadinanza a tutti". D'altra parte, nemmeno gli stati storicamente di grande immigrazione (USA, Argentina ecc.) hanno mai avuto una legge del genere. In gran parte è vero, ma questo aggraverebbe il problema: se oggi ne arrivano 100.000, quanti ne arriverebbero con la prospettiva di diventare cittadini? Poi qualcuno che non la vuole la cittadinanza c'è. Per es. la Cina non riconosce la doppia cittadinanza, se diventi italiano non sei più cinese e diventa complicato tornare a casa. Infatti di solito i cinesi non vogliono prendere la nostra cittadinanza, soprattutto se a casa hanno parenti. Ricordo poi il problema costi: un cittadino è per sempre, quanti possiamo permettercene? Sono d'accordo e penso anch'io che sia criminale dire "c***i loro". Però bisogna anche partire dagli errori fatti finora: non si può lasciare tutto il carico su Grecia e Italia, tanto meno fare un gioco in Turchia che "salva" paesi dell'est e tedeschi e fare il contrario sul Mediterraneo. Non si può nemmeno dire come ha fatto l'Italia finora "ci penso io", poi lasciare le frontiere aperte e farli andare in giro per l'Europa "di nascosto" finché gli altri ci chiudono le porte e scoppia il casino. Non va bene nemmeno l'aspetto costi: finora la UE, a parte le chiacchiere, ci ha dato circa 500 milioni/anno e ci ha consentito di indebitarci per altri 4 miliardi/anno per il problema migranti (grazie tante!) Insomma, se il problema è europeo, non è possibile che noi lo affrontiamo a spese nostre. Se è un problema nostro, allora non possono dirci come comportarci.
  15. Guarda che finora tutti meno l'Italia hanno proprio fatto così: 1) la Spagna ha costruito muri col filo spinato in cima e ha sparato ai migranti 2) la Francia non solo ha chiuso tutti i porti ma ha respinto la gente d'inverno nella neve (v. donna incinta morta) 3) tutti gli stati dell'est hanno chiuso le frontiere e rifiutano qualunque soluzione 4) Svezia e Danimarca dopo alcuni anni di apertura totale oggi rifiutano tutti. 5) Solo la Germania ne accoglie ancora, ma si tratta di economia forte, in espansione e inoltre, dato da non trascurare, si sceglie gli immigrati, espellendo gli altri.
  16. Anche questa è una semplificazione, perché 1) per dargli la cittadinanza dovresti cambiare la legge, che oggi non prevede questa ipotesi 2) non è detto che la vogliano. A quel punto che fai, li dichiari cittadini italiani per forza? 3) soprattutto, forse molti non lo sanno, ma i cittadini dei paesi UE possono risiedere in altri paesi UE solo a certe condizioni: studio, lavoro, ricongiungimento con familiari (se lo stato di arrivo ti autorizza) oppure se dimostrano di avere proprie fonti di reddito. Altrimenti, dopo 3 mesi te ne vai. Questo giochino lo hanno tentato in passato rumeni e polacchi, ma ad es. Francia e Germania li hanno buttati fuori. 4) in ogni caso, una volta che sono cittadini italiani, hanno diritto a istruzione, sanità, invalidità, pensioni sociali ecc. Calcolando che ne arrivano fra i 100.000 e i 200.000/anno, quanti possiamo permettercene? Naturalmente, se si accetta questa idea, poi non si può piagnucolare su questo governo di spendaccioni che non sanno gestire il bilancio e aumenteranno il debito pubblico. 5) Se dai la cittadinanza a tutti quelli che arrivano, è molto probabile che ne arriveranno ancora di più, peggiorando il punto 4). Fra il "chi se ne frega, affoghino pure" e "prendiamoli tutti" c'è il mondo. Trovare la soluzione giusta però sta lì in mezzo ed è la cosa più difficile. Infatti nessuno l'ha ancora trovata.
  17. Sì, hai ragione. Tieni però presente che, mentre il rifugiato può restare in Italia senza limiti, perché il permesso è quinquennale rinnovabile senza ulteriori controlli, il sussidiario ha un permesso max triennale con nuova verifica alla scadenza, e l'umanitario ha un permesso annuale, con nuova verifica alla scadenza.
  18. Quello che ho scritto prima riguardava in generale i diritti di chi è all'interno di uno stato, in modo regolare o meno. La questione dei barconi è diversa e, almeno per me, per niente chiara. Ci sono molte questioni che si intrecciano e complicano le cose. Un primo intreccio è tra il "naufrago" e il "richiedente asilo". Il primo devi soccorrerlo e portarlo nel porto sicuro più vicino. Qui cominciano i problemi. 1) Si può ritenere naufragio quello di un battello che non ha i requisiti per arrivare da nessuna parte, spesso è senza motore e viene trainato appena fuori dalle acque libiche? 2) Chi li recupera fa soccorso o traghetto? 3) Il più vicino porto sarebbe uno libico, ma non è considerato sicuro. Allora c'è Malta, ma finora è stata tenuta fuori perché molto piccola. 4) Noi abbiamo concordato anni fa di coordinare i soccorsi in quella zona, ma non è automatico che coordinare significhi farsi carico. Questo accade per scelta dei passati governi. 5) A ciò devi aggiungere il trattato di Dublino, che impone al paese UE di arrivo di farsi carico di tutta la pratica. 6) Non puoi rimandarli indietro perché vige il principio di diritto internazionale di "non respingimento" del richiedente asilo. La Corte europea dei diritti dell'uomo ci ha condannato nel 2012, ma l'anno scorso ha condannato anche la Spagna. 7) Non puoi respingere il barcone, ma è dubbio che tu non possa respingere la nave che li ha raccolti. Vedremo che succede. 8) D'altra parte se, dopo essere arrivati in UE, vanno in un altro stato, questo non può rimandarli indietro senza consenso dello stato di partenza (Corte di giustizia, quest'anno, contro la Francia). Dunque migrante -> naufragio -> soccorso -> porto sicuro sempre italiano-> all'arrivo richiede asilo -> è in carico all'Italia. Poi Austria e Francia sospendono il trattato di Schengen (chiudendo le frontiere), i paesi di provenienza rifiutano il rimpatrio ed ecco che tutti quelli che arrivano restano qui. Sono qui, e finché sono richiedenti asilo hanno uno status tutelato. Però, alla fine della procedura di verifica della domanda, oltre l'80% non ha diritto di starci (perché il diritto di asilo non è riconosciuto ai migranti economici) e dunque non solo non gode di diritti sociali, ma dovrebbe proprio essere espulso. E qui comincia un altro casino.
  19. Infatti è un bel casino e non si presta agli slogan. Però alcuni punti fermi si possono mettere. Prima di tutto la distinzione tra diritti sociali e libertà fondamentali. La Carta ONU dei diritti riguarda solo le seconde. Così anche la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e quella Interamericana. Mentre sulla tutela delle libertà (parola, stampa, religione, ecc.) c'è ormai un sistema generalmente condiviso, sui diritti sociali (istruzione, sanità, pensioni ecc.) non solo non c'è accordo, ma non ci sono nemmeno strumenti di garanzia. La stessa Corte europea dei diritti dell'uomo giudica gli stati solo per le violazioni dei diritti umani, mentre sui diritti sociali c'è una Carta che ha solo valore di indirizzo e un Comitato con funzioni di monitoraggio, senza potere di condanna. Anche la Carta dei diritti del cittadino UE sui diritti sociali rinvia alle legislazioni nazionali. All'interno degli stati: nessuno stato riconosce diritti sociali a chiunque. Anche la Finlandia, che sta sperimentando il reddito di cittadinanza, lo modella sui soli cittadini residenti in Finlandia. I criteri per il riconoscimento dei diritti sociali sono in genere residenza regolare e versamento dei contributi richiesti. Agli immigrati irregolari in linea di principio non è riconosciuto niente. In Italia e nei paesi della Convenzione europea (ma non in tutto il mondo) si garantiscono agli irregolari le cure salvavita in caso di emergenza/urgenza (es. incidente stradale), ma non oltre.
  20. Direi proprio di sì, da quando Francia e Austria hanno chiuso le frontiere.
  21. Ops! Li hanno accolti, ma non se li terranno. Per la cronaca, l'anno scorso ne sono arrivati 28.000 e ne hanno espulsi 21.000. fonte: https://okdiario.com/espana/2018/06/13/gobierno-no-puede-acoger-como-refugiados-forma-masiva-inmigrantes-del-aquarius-2425625 Aquarius El Gobierno no puede acoger como “refugiados” de forma masiva a los inmigrantes del ‘Aquarius’ Tripulantes del Aquarius recibiendo asistencia de las ONG responsables. (Foto: SOS Mediterranée) Segundo Sanz 13/06/201818:14 5 Comentarios El Gobierno dará tratamiento de refugiados a los 629 inmigrantes del ‘Aquarius’ La Comisión Española de Ayuda al Refugiado (CEAR) ha lanzado una fundada advertencia al Gobierno de Pedro Sánchez después de que éste deslizara en el día de ayer su intención de dar tratamiento de “refugiados” a los 629 rescatados por el Aquarius (ni devolución ni envío a los CIEs como ocurre con inmigrantes irregulares). Según esta ONG, el Ejecutivo no puede conceder el estatus de refugiado de forma masiva a estos migrantes, que viajan ya hacia el Puerto de Valencia asistidos por dos navíos de la Marina italiana. La llegada está prevista para el sábado. Desde el Ejecutivo, la propia ministra de Trabajo, Migraciones y Seguridad Social, Magdalena Valerio, aseguró este miércoles que el Gobierno de Pedro Sánchez “no descarta” otorgar el estatuto de refugiado a los 629 migrantes del barco que fue rechazado por las autoridades de Italia y Malta. “Se tendría que analizar caso por caso, no son refugiados porque sí”, ha subrayado a Ep la coordinadora estatal del servicio jurídico de la Comisión Española de Ayuda al Refugiado (CEAR), Paloma Favieres, que ha asegurado que no existe ningún precedente de concesión del estatus de refugiado de manera masiva sin identificación individualizada previa. “Lo normal sería que se les autorice la entrada por razones humanitarias previstas en la ley de Extranjería para no aplicar procedimientos de devolución, garantizar el acceso al procedimiento de asilo y luego, que el Ministerio del Interior haga el estudio de los casos individuales, sus necesidades, así como las circunstancias de su país de origen”, ha agregado. Según ha explicado, para recibir el estatus de refugiado la persona debe cumplir con los requisitos que establece la ley de asilo 12/2009 y la Convención de Ginebra sobre el estatuto de los refugiados firmada por España. Si se admite su petición de asilo, se procederá a confirmar si son merecedoras de recibir el estatuto de refugiado, beneficiarse de protección subsidiaria, o bien, optar a otras formas de protección previstas en la legislación, como la autorización de residencia temporal por razones humanitarias. “Miedo fundado” La condición de refugiado, según establece dicho convenido internacional, la recibe una persona que “debido a un miedo fundado de ser perseguido por razones de raza, religión, nacionalidad, membresía de un grupo social o de opinión política en particular” no pueden retornar a su país de origen. Las personas que huyen de un conflicto bélico pueden obtener la protección subsidiaria. En 2017, 4.126 expedientes tuvieron una resolución favorable a la protección subsidiaria, principalmente personas procedentes de Siria (3.347), de acuerdo a los datos oficiales. Para aquellas personas en las que no concurre ninguno de los anteriores motivos, existe una tercera vía de protección, que es la que se basa en razones humanitarias. Los requisitos para aspirar a tenerla es haber sido, por ejemplo, víctima de trata con fines de explotación sexual, o por tener enfermedades que requieren tratamiento en España y no accesible en su país de origen. A excepción de los menores extranjeros no acompañados (MENAS) -que son 123 y deben quedarse en la Comunidad Valencia porque es la que tiene la guarda y tutela de los menores de edad-, los adultos y los menores que estén junto a sus padres recibirán una vez desembarquen un volante en que podrán manifestar su voluntad para solicitar el acceso al procedimiento de asilo. CEAR da por hecho que la petición de las personas rescatadas que iban a bordo del ‘Aquarius’ será admitida a trámite porque el propio Gobierno español es el que ha ofrecido un puerto de sus costas para que pueda desembarcar Distintas nacionalidades El Gobierno de Pedro Sánchez justifica su intención de otorgar el estatus de “refugiados” a los migrantes del Aquarius en que la respuesta de España en este caso no ha sido ante un movimiento migratorio más, sino ante una “crisis humanitaria”después de que los Ejecutivos de Malta e Italia se negaran a acoger el desembarco. Sin embargo, sobre el papel, la situación de los migrantes del Aquarius no difiere de la de los migrantes que llegan a las costas españolas en patera, cayuco o lancha neumática y que son rescatados por Salvamento Marítimo, según fuentes jurídicas consultadas por Ep. La única diferencia, apuntan tales fuentes, es que los 629 migrantes del Aquarius pueden llevar en el mar muchos días y en condiciones que van empeorando su situación física y psíquica, lo que podría justificar, según los expertos, un trato diferenciado. De la mayoría de las personas que rescató el Aquarius se sabe seguro que partieron de Libia, un país donde fueron maltratados, aseguran los expertos. No obstante, añaden, habrá muchas nacionalidades y primero hay que recibir a estas personas, acogerlas y a partir de ahí estudiar cada caso pormenorizadamente.
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